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Mandato al Governo per il via libera alla riforma del Mes: risoluzione approvata con 156...

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Mandato al Governo per il via libera alla riforma del Mes: risoluzione approvata con 156 voti favorevoli, 129 contrari e 4 astensioni.

Mandato al Governo per il via libera alla riforma del Mes

Per il Governo Conte ieri è stata una giornata di confronto decisivo durante il quale non sono mancate scintille dall’opposizione ma anche fuoco proveniente da “fuoco amico” del solito Renzi che, per l’ennesima volta, ha dato conferma alla validità del detto: “Dagli amici mi guardi Dio, ma dai nemici mi guardo io”.

Comunque sia, dopo l’approvazione alla Camera della risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del Presidente Conte, queste hanno superato anche l’esame del Senato con 156 voti favorevoli, 129 contrari, 4 astensioni, ed un alka seltzer per Renzi dato che il tutto non è bastato a Conte per sancire una nuova tregua all’interno delle forze che sostengono il governo.

Conte si dice “tranquillo” sulla tenuta della maggioranza ma, di fatto, l’esecutivo, anche grazie al fuoco amico di Renzi e dalla sua Italia Viva, si è di fatto spaccato sul Recovery Plan.

Rottura resa evidente dal duro intervento di Renzi contro Conte durante le dichiarazioni di voto al Senato nel quale, la cosa più gentile e magari sensata che ha detto è stato il: “Se vuole poltrone, le nostre sono a disposizione”.

Ne è conseguito che, per ora, il Cdm sul Recovery Plan è stato rinviato e pertanto Conte si è dovuto accontentare di andare oggi al Consiglio europeo con un mandato positivo che eviterà così all’Italia di fare la figura di porre un veto inconcepibile ponendosi così allo stesso livello del gruppo di Visegrad, pur se limitato a Polonia e Ungheria, che hanno già posto il loro veto al Recovery Fund della UE.

A seguire, dopo quello dell’intervento alla Camera, vi rendiamo disponibile anche il video dell’intervento del Presidente Conte al Senato ed anche di questo vi diamo la trascrizione testuale.

Consiglio Europeo del 10 e 11 dicembre, le comunicazioni del Presidente Conte al Senato

Mercoledì, 9 Dicembre 2020

Le comunicazioni del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre.

 Gentile Presidente, gentili Senatrici, gentili Senatori,
il Consiglio Europeo del 10 e 11 dicembre presenta un’agenda densa, densa di temi di elevata priorità per l’Unione Europea, sia per quanto riguarda la sua coesione, prosperità e stabilità, sia per quanto attiene al suo ruolo di attore globale.

Il tema centrale rimane la lotta alla pandemia da Covid, su cui è fondamentale che, da parte europea, provenga un segnale chiaro di coesione.

Al riguardo, il Consiglio europeo è orientato a dare impulso politico al mutuo riconoscimento dei test e a un efficace coordinamento europeo sui vaccini, con particolare riguardo alla loro distribuzione.

Solo una risposta internazionale ed europea può del resto consentire di superare la pandemia, obiettivo cui l’Italia lavora intensamente anche nella prospettiva del Global Health Summit, che ospiteremo il 21 maggio 2021, nel quadro della Presidenza italiana del G20.

A tal fine, stiamo lavorando in stretto contatto con la Commissione Europea.

La dimensione sanitaria della risposta europea al Covid deve essere costantemente accompagnata da quella economica e sociale.

Rimane urgente, a tale scopo, una soluzione che, dando attuazione all’accordo raggiunto in seno al Consiglio europeo del 21 luglio scorso, superi il veto ungherese e polacco e consenta il tempestivo avvio di “Next Generation EU” e del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale.

Porrò con la massima determinazione e urgenza l’esigenza che l’ambizioso programma di investimenti e riforme, finanziato con debito comune, per il quale l’Italia si è spesa fin dall’inizio della crisi pandemica, possa essere avviato nel più breve tempo possibile.

I cittadini dei 27 Stati Membri non perdonerebbero un segnale che contraddica lo storico accordo raggiunto sull’adozione di strumenti centrali per la ripresa sociale ed economica e che rappresentano un profondo – aggiungo irreversibile – cambiamento di paradigma nelle politiche economiche perseguite dall’Unione europea.

Per la prima volta, infatti, l’Unione europea si è fatta promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito autenticamente europeo e orientate al raggiungimento di strategie condivise e di obiettivi comuni.

Questa è una risposta evidentemente radicalmente diversa rispetto a quella posta in essere in passato, quando, di fronte ad altre crisi – pensiamo a quella del 2011 – si adottarono scelte ancora fondate su una logica di austerità, ispirate al prioritario criterio del contenimento del debito.

Quelle scelte, è la storia che ce lo dice, si sono rivelate inadeguate a ricondurre i Paesi europei all’interno di una prospettiva di autentica ripresa e di sviluppo. E aggiungo anche che si sono rivelate tutto sommato inadeguate anche per quanto riguarda l’obiettivo del contenimento del debito stesso.

Continuiamo dunque a sostenere gli sforzi della Presidenza tedesca di turno del Consiglio dell’Unione europea e della Presidente della Commissione europea, rivolti ad una soluzione rapida di questa situazione di stallo, causata – l’ho già ricordato – dal veto posto da Ungheria e Polonia. Vi anticipo peraltro ma, ovviamente, lo faccio doverosamente ma con la massima cautela che proprio in queste ultimissime ore sembrerebbe che si intraveda uno spiraglio positivo in questo negoziato.

Vi invito alla cautela perché, diciamo, fino alla fine… adesso stiamo aspettando di leggere quella che potrebbe essere la proposta di una dichiarazione interpretativa condivisa evidentemente dai medesimi Paesi interessati per quanto riguarda la condizionalità dello stato di diritto. Ovviamente non possiamo assolutamente rinunciare a quanto già riconosciuto e affermato sul tema però si tratterebbe di una dichiarazione interpretativa che sarebbe assolutamente compatibile con gli obiettivi e i principi già affermati, però, ripeto, stiamo a vedere… nelle prossime ore sicuramente ci sarà un’evoluzione in questo senso.

Il Vertice-Euro del prossimo 11 dicembre discuterà in particolare il pacchetto di riforme approvato dall’Eurogruppo lo scorso 30 novembre, che consta di tre elementi: la riforma del trattato istitutivo dell’ormai famoso Meccanismo Europeo di Stabilità; la decisione sull’introduzione anticipata del dispositivo di sostegno al Fondo di risoluzione unico, il cosiddetto “Common Backstop”; e ancora l’accordo sulla valutazione della riduzione dei rischi nell’Unione Bancaria.

Come noto, la riforma del MES, approdata sul tavolo dell’Euro-Summit nel dicembre 2019, incorporava l’introduzione del backstop comune al Fondo di Risoluzione Unico a partire però dal 2024.

Il Governo italiano ha agito per ottenere l’introduzione anticipata di questo meccanismo, nel presupposto di rispettare alcuni obiettivi di riduzione del rischio bancario.

È stato importante procedere in questa direzione, poiché il Fondo di risoluzione unico e il meccanismo di backstop che è a suo sostegno rappresentano una forma essenziale di condivisione dei rischi a livello dell’Unione Economica e Monetaria, che è un obiettivo cardine per il nostro Paese.

Originariamente era previsto che si procedesse in sequenza: quindi prima la riforma del MES, poi la valutazione dei rischi e, infine, l’introduzione anticipata del Common Backstop, attraverso la riforma dell’accordo intergovernativo, che regola il trasferimento e la messa in comune dei contributi del MES al Fondo di risoluzione unico.

Grazie sempre al contributo italiano, l’Eurogruppo ha raggiunto un’intesa che consentirà di procedere in parallelo. Sarà ora compito dell’Euro-Summit sancire questo accordo.

Procedere fin da subito in via contestuale consente tra le altre cose di anticipare l’introduzione del backstop all’inizio del 2022, quindi con due anni di anticipo rispetto all’originaria entrata in vigore che era prevista nella riforma del MES, evidentemente sulla base di una valutazione complessivamente positiva dello stato di salute del sistema bancario europeo e di quello italiano, che – prima della pandemia – ha registrato un miglioramento consistente dei propri bilanci. Su tale base è stato possibile raggiungere più facilmente l’obiettivo dell’entrata in vigore anticipata del backstop.

Resta ovviamente nella piena disponibilità delle Camere, attraverso la procedura parlamentare di ratifica, la scelta definitiva sull’adesione dell’Italia al nuovo trattato MES, anche alla luce del più generale stato di avanzamento del pacchetto di riforme dell’Unione economica e monetaria.

Ma se proviamo ad alzare lo sguardo gettando anche gli occhi verso una prospettiva più ampia possiamo convenire che per cambiare l’Europa, soprattutto alla luce della drammatica crisi vissuta in questi mesi, riteniamo decisivo ben altro percorso.

In questa prospettiva, valuto che debbano essere riconsiderate in modo struttura e funzione del MES, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso.

Quindi voglio preannunciare che l’Italia, nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Unione europea, si farà promotrice di una proposta innovatrice che porti a superare la sua natura di accordo intergovernativo, legato a un paradigma che ritengo ormai obsoleto rispetto alle sfide che abbiamo davanti.

L’obiettivo è quello di integrare il “nuovo” MES nel quadro dell’intera architettura europea, anche al fine di assicurare un maggiore raccordo con le Istituzioni dell’Unione, che certamente offrono maggiori garanzie di trasparenza e di democraticità.

Il modello al quale ispirarsi nel costruire, a livello europeo, gli strumenti di politica economica del futuro è certamente, ce lo abbiamo davanti ormai,  Next Generation EU, che auspico fortemente, lo ribadirò in tutte le sedi, formali e informali, di confronto con gli altri leader europei, possa diventare “strutturale”.

L’accordo di luglio, che apre la strada a un programma di finanziamento di dimensioni straordinarie che sarà alimentato con l’emissione di debito comune, è un risultato che, fino a pochi mesi fa, sembrava a molti irraggiungibile e che è stato raggiunto grazie a uno sforzo comune lungo un percorso non privo di passaggi critici.

Abbiamo raggiunto questo risultato muovendoci sempre con spirito costruttivo affidandoci alla forza degli argomenti e delle proposte.

Questo accordo, insieme al sostegno senza precedenti fornito dalla Banca centrale europea attraverso il programma straordinario di acquisto di titoli pubblici e privati, sta cambiando oggettivamente la fisionomia dell’intera Unione europea.

Siamo determinati, come Governo, a lavorare affinché la nuova Europa superi definitivamente l’approccio angusto dell’austerità e abbracci definitivamente la strada dello sviluppo sostenibile e della inclusione sociale, della transizione energetica e dell’innovazione digitale, per un’economia europea ancora più competitiva ma anche più equa con particolare riguardo al versante, ad esempio, della armonizzazione fiscale.

Il Governo e, ne sono certo, il Parlamento continueranno a lavorare in questa direzione, consci delle difficoltà, ma consapevoli anche dei significativi vantaggi, per gli Stati e per gli stessi  cittadini europei, che possono derivare da un’Unione più salda e più solidale.

In quest’ottica, non vanno dimenticati altri importanti risultati che abbiamo ottenuto negli mesi scorsi, anche se rischiamo a volto un po’ di trascurarli, come il programma SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), che costituiscono un altro passo verso una maggiore condivisione dei rischi. Anche SURE, infatti, si fonda su un’emissione di titoli di debito comune europeo a favore di tutti gli Stati membri.

Si tratta di progressi che rafforzano l’unità e la solidarietà europea a sostegno della ripresa economica e di una maggiore resilienza, dal punto di vista economico e sociale.

Tornando agli altri temi in agenda al Consiglio Europeo, fra le priorità connesse alla ripresa economica europea vi è indubbiamente quel Green Deal europeo, al quale la Commissione lavora già dalla fase precedente alla pandemia e che impone un consenso pieno sul livello di ambizione dell’Unione in materia di cambiamento climatico e sulle modalità per realizzarlo.

È una priorità questa che l’Italia intende perseguire anche nella prospettiva della COP26, di cui siamo partner insieme alla Gran Bretagna.

È per noi essenziale che questo obiettivo sia accompagnato dal riconoscimento, anche finanziario, degli sforzi già sostenuti in questi anni da alcuni Paesi – fra cui l’Italia – per avanzare verso i target climatici, oltre che da una concreta attenzione europea, anche in termini di incentivi, ai costi sociali ed economici della transizione verde.

Si prevede che il Consiglio europeo adotti conclusioni anche in tema di sicurezza, in particolare con l’obiettivo di intensificare, tanto più a seguito dei recenti attentati occorsi in Francia e in Austria, la cooperazione intra-europea nella prevenzione e nel contrasto al terrorismo.

L’Italia è naturalmente concorde e impegnata al riguardo e condivide l’obiettivo di una migliore collaborazione in ambito europeo tra autorità di polizia e agenzie di “intelligence”.Il nostro Paese concorda inoltre con l’azione continentale di prevenzione e di contrasto alla radicalizzazione, anche attraverso la rimozione dei contenuti terroristici in rete.

Contrastiamo invece, perché inappropriato, il nesso politico tra Schengen e migrazione, riproposto recentemente nel dibattito europeo in materia di sicurezza. In tema di relazioni esterne, il Consiglio europeo esaminerà diverse questioni di grande importanza, a partire da quella turca. Sulla scorta delle Conclusioni dei Consiglio europeo straordinario del 1° e 2 ottobre e del Consiglio ordinario del 15 e del 16 ottobre, anche tenendo conto degli sviluppi degli ultimi due mesi, saremo chiamati a valutare i rapporti con Ankara e le prospettive future.

Ritengo innanzitutto essenziale che l’Unione Europea parli con una sola voce: unita, solidale e credibile. I segnali verso Ankara dovranno essere chiari, ma non innescare dinamiche di escalation. Occorre infatti mantenere una finestra di opportunità per favorire un’agenda positiva, giacché alimentare tensioni non è nell’interesse europeo, a maggior ragione nei confronti di un Paese alleato NATO.

Sempre in tema di relazioni esterne, le Conclusioni del Consiglio europeo prenderanno atto di una discussione sui rapporti transatlantici, nella prospettiva di imprimere slancio, con l’avvento dell’amministrazione Biden, alla collaborazione tra Unione europea e Stati Uniti. Se infatti riteniamo che gli Stati Uniti, almeno nei primi passi della nuova amministrazione, rimarranno concentrati su priorità interne, come la lotta alla pandemia e la ripresa economica, sono anche convinto che il Presidente eletto Biden – come egli stesso mi ha del resto confermato nel corso della nostra prima conversazione telefonica – avrà un approccio molto positivo al multilateralismo e ai rapporti transatlantici e sono certo che considererà l’Europa come un asset per gli stessi Stati Uniti.

Starà comunque all’Unione europea proporre e alimentare un indirizzo politico e un’agenda di lavoro che possano intercettare le priorità americane, in particolar modo con riguardo alle sfide globali della pandemia, del cambiamento climatico, della ripresa sociale ed economica, nel segno dell’equità, dell’inclusività e della sostenibilità, peraltro assi portanti del programma della Presidenza italiana del G20 che come sapete è appena iniziata. Ancora, altri temi che sicuramente rientrano tra le priorità americane e di comune interesse con l’Unione europea: il rilancio del commercio internazionale anche come strumento di crescita, in particolare attraverso la riforma – che è davvero necessaria ormai – dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e l’auspicato superamento di dispute e dazi; la sicurezza e la difesa, anche al fine di superare finalmente le crisi regionali.

Dovremo pertanto mostrarci determinati a rafforzare il contributo europeo alla sicurezza e allo sviluppo internazionali, in linea con le giuste ambizioni dell’Unione a svolgere un ruolo più forte e visibile nel mondo, ma anche a essere chiari e trasparenti con Washington su cosa intendiamo – e qui dovremo noi europei interrogarci con molta attenzione – per “autonomia strategica dell’Unione europea”. Dobbiamo declinare questo concetto, caricarlo di significati politici positivi in piena – se mi permettete – complementarità anche con la NATO.

Per la stabilità europea rimane centrale, in un’ottica di maggiore sicurezza, sostenibilità e prosperità, la realizzazione di un rapporto pieno ed efficace anche con il vicinato meridionale.

L’Italia è attivamente impegnata nel rilancio di un partenariato rafforzato e consapevole, fondato su un approccio strategico e un programma concreto di iniziative, come recentemente condiviso al Vertice italo-spagnolo del 25 novembre scorso.

E nei giorni scorsi si è concluso anche un evento che ormai forse è quello più importante, il Forum più importante del Mediterraneo, il Med Dialogues, quindi ringrazio gli enti promotori e anche il Ministro Di Maio degli Esteri, perché anche quest’anno, pur in modalità remota, questo evento è stato molto proficuo, molto molto intenso per quanto riguarda lo scambio, le relazioni che si sono avvicendate.

Al Consiglio europeo è inoltre prevista la consueta informativa della Cancelliera Merkel e del Presidente francese Macron sullo stato di attuazione degli Accordi di Minsk.

L’informativa risponde all’esigenza, sempre fatta valere dall’Italia, di avere una discussione politica fra leader, prima di procedere al rinnovo semestrale delle sanzioni economiche settoriali nei confronti della Federazione russa (vi ricordo che la prossima scadenza per quanto riguarda il rinnovo è il 31 gennaio).

L’Italia si è sempre adoperata perché ci sia in prossimità di questa scadenza una reale discussione fra leader, chiede sempre di acquisire un aggiornamento sullo stato dell’attuazione degli accordi di Minsk; vogliamo evitare automatismi, rientra nella nostra capacità di dialogo sempre cogliere e attribuire a qualsiasi sistema sanzionatorio la natura strumentale, evitando che sia fine a se stesso.

Ai temi all’esame di questo Consiglio Europeo si potrebbe aggiungere quello della relazione futura tra Unione Europea e Regno Unito, a seguito degli ultimi sviluppi negoziali tra Bruxelles e Londra, la cui perdurante distanza su alcuni temi cruciali ha reso necessario un ultimo tentativo d’intesa, attraverso un incontro, a Bruxelles, tra la Presidente Ursula von der Leyen e il Primo Ministro britannico, Boris Johnson.

Questa sera ci dovrebbe essere un ulteriore aggiornamento sul punto.

Quindi vedremo quale prospettiva concreta si viene a delineare nelle prossime ore.
Il nostro quadro di priorità è molto chiaro; su questo l’Unione Europea si è mossa sin qui in modo encomiabile e con una voce sola, e con chiarezza di indirizzo politico.
Tra i temi ancora in discussione abbiamo anche una gerarchia di importanza.

Al primo posto c’è senz’altro la necessità di raggiungere un “level playing field”; noi non possiamo permettere che nessuna forma di partenariato, oggi e domani possa consentire a un paese terzo di avvantaggiarsi delle opportunità, delle potenzialità offerte dal mercato comune senza soggiacere alle medesime regole che tutti gli stati membri rispettano. E questa è la prima priorità.
Poi c’è un problema della governance. Dobbiamo fare in modo che le dispute svolte in modo chiaro, con un meccanismo certo, di risoluziuone anche dei conflitti e infine (sto non a caso indicando un ordine gerarchico di priorità), c’è il tema della pesca che per molti paesi è importante, per noi evidentemente molto meno; diciamo che è un tema di irrilevante rilievo, ma certo sempre un rilievo economico.

Una relazione profonda e ambiziosa tra Unione europea e Regno Unito era e rimane nell’interesse di tutti ma, come sempre abbiamo detto, non ad ogni costo. Dev’essere equilibrata, affinché tutte le imprese italiane ed europee possano competere con quelle britanniche in maniera leale.

Serve quindi anche una “governance” coerente, che impedisca il ripetersi di situazioni come quelle legate all’Internal Market Bill sulla questione nordirlandese.

L’Italia quindi riafferma il sostegno al Capo Negoziatore europeo Michel Barnier e alla Presidente von der Leyen e resta convinta che l’unità tra Stati membri rimanga un passaggio obbligato per tutelare al meglio gli interessi di cittadini e di imprese.

Osservo infine che, nel quadro di incertezza confermatosi in quest’ultima fase negoziale, risulta ancora più essenziale il lavoro che l’Italia, negli ultimi mesi, ha intensificato con tutti gli Stati Membri e con la Commissione europea per misure di comunicazione e di preparazione alla fine del periodo transitorio, così da essere pronti per ogni scenario.

Mi avvio a conclusione, la prossima riunione del Consiglio europeo sarà un altro tassello del percorso che stiamo costruendo per affrontare le sfide che attendono il nostro Paese e la comunità di Stati che si è raccolta storicamente sotto l’emblema Unione europea.

Sono sfide, voi stessi potete misurarle, molto complesse, sono sfide numerose, di varia natura, di varia intensità. Per affrontarle dobbiamo compiere ciascuno uno sforzo, ciascuno per il proprio ruolo, per il proprio compito, in modo da restituire il senso, la sintesi, uno sforzo collettivo. Spesso in Aula, lo ricorderete, ho rivolto un appello al dialogo, all’unità, alle forze di opposizione e in alcuni passaggi questo… devo riconoscere che questo appello ha trovato ascolto, rimane sempre quel che ho ribadito in altre sedi, in altre circostanze, il tavolo del confronto con le opposizioni resta sempre aperto.

Ma è importante anche che ci sia la massima coesione delle forze di maggioranza. È importante parlarsi, è importante il confronto dialettico, è importante la varietà di posizioni ma è anche importante poi superare in una sintesi superiore, con spirito costruttivo, questa varietà di opinioni, perché non dobbiamo mai disperdere le energie, dobbiamo sempre concentrarci sugli obiettivi che ci stanno a cuore e che giustificano la nostra presenza qui, la nostra azione.

La coesione delle forze di maggioranza ci consentono anche, stiam parlando di un prossimo Consiglio europeo, di un futuro importante per l’Europa, ci consentono di continuare a batterci in Europa.

Io vi assicuro ci metterò tutta la più ferma determinazione nel fornire il giusto contributo critico e anche il coraggio necessario a sostenere il programma di riforme, quelle in corso, e anche il processo di rinnovamento che si preannuncia delle Istituzioni europee.

Tra un po’, infatti, inizierà la conferenza sul futuro dell’Europa, nella quale dovremo misurare la nostra capacità di incidenza, la nostra energia rinnovatrice e per questo, state certi, e su questo lanceremo una sfida ambiziosa pure agli altri Governi europei. Grazie.

Stanislao Barretta

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