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ISCHIA: ”OGGI SI RITORNA SULL’ISOLA, I TIFOSI RIABBRACCERANNO LA SQUADRA”

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L’Ischia oggi finalmente torna sull’isola. Dopo tanti mesi di polemiche, riunioni con i tifosi, da oggi inizia un nuovo ciclo per i gialloblu, con l’obiettivo di raggiungere la salvezza diretta. Proprio per questo i supporters gialloblu saranno al fianco della squadra per sostenerli durante gli allenamenti ma soprattutto nelle partite casalinghe al “Mazzella”. Un ingrediente che va aggiunto a questa ricetta, che spesso e volentieri ha fatto una grande differenza,che ha portato la squadra isolana col passare degli anni a diverse salvezze storiche, come quella della scorsa stagione nel playout contro l’Aversa Normanna, sia all’andata che al ritorno. Appuntamento oggi alle ore 14:30 al “Mazzella”, dove la squadra riabbraccerà i suoi tifosi. Ci sarà anche chi in questi mesi, soffrendo da lontano, non è entrato allo stadio fino a quando la squadra non tornasse ad allenarsi sull’Isola. Ad annunciare il ritorno sull’isola è stato lo stesso presidente Luigi Rapullino, durante la conferenza stampa di lunedì all’Hotel Re Ferdinando. Per la squadra isolano saranno tre mesi durissimi, si dovrà lottare tutti insieme per raggiungere l’obbiettivo. Per la partita di sabato contro il Catania in programma alle ore 14:00, ci si attende una grande cornice di pubblico.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: “Aveva paura”. KATIA RICCARDI*

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Controlli di polizia davanti all’obitorio dove si trova la salma di Giulio Regeni (reuters)

Indiscrezioni sui risultati dell’autopsia: la morte provocata da un forte colpo alla testa, sul corpo segni di accoltellamento, tagli, ustioni. Renzi chiede “piena chiarezza e subito rimpatrio salma”. Mattarella: “Collaborazione con autorità egiziane, sia fatta piena luce”. Per la polizia “morto in incidente d’auto”. Scriveva sul Manifesto sotto pseudonimo: “Negli ultimi tempi era preoccupato”. I familiari diffidano il quotidiano dal pubblicare l’ultimo articolo. Il suo paese proclama lutto cittadino. Sette investigatori italiani seguiranno le indagini al Cairo

IL CAIRO – Il cadavere di Giulio Regeni, scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato ieri, dieci giorni dopo, “presenta chiari segni di percosse e torture”. Secondo le prime indiscrezioni sui risultati dell’autopsia, emerge che la morte è stata provocata da un forte colpo alla testa.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “auspica che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato, che non può rimanere impunito”.

Ma le indagini degli investigatori egiziani sono al momento contrastanti. Il procuratore egiziano – che ha disposto l’autopsia – riferisce che sono stati trovati segni di coltellate sulle spalle. Il corpo, ha aggiunto, era martoriato: un orecchio mozzato, tagli sul naso, ustioni di sigarette sulle braccia, ecchimosi da pugno in faccia.
“È stata una morte lenta”, ha concluso. Il cadavere è stato trovato senza vestiti dalla vita in giù, buttato sul ciglio della strada che collega Il Cairo ad Alessandria, in un luogo lontano sia da casa sua (el Dokki, quartiere centrale di Giza) sia dal luogo dove aveva appuntamento con il suo amico il 25 gennaio (centro del Cairo). Accompagnati dall’ambasciatore italiano, Massimo Massari, i genitori hanno riconosciuto il corpo del proprio figlio all’obitorio di Zeinhome. Poi, in serata, hanno sentito al telefono il premier Renzi. Per tutta la giornata sono rimasti in silenzio. Non si sa quando faranno ritorno dall’Egitto.

La Procura ha “ordinato di interrogare immediatamente gli amici del dottorando italiano”.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni

Ma non ci sono elementi chiari. Ashraf al Anany, direttore dell’ufficio stampa del ministero dell’Interno egiziano, smentisce la ricostruzione fornita da Hosam Nassar, direttore della procura di Giza: “La questione è delicata e nessuno dovrebbe fare simili osservazioni. Non c’è stata alcuna tortura e l’assenza di segni è stata confermata dai funzionari dell’obitorio di Zeinhom, dove si trova il corpo del ragazzo”.

Veli che si levano, e dalla redazione de il Manifesto, il giornalista Simone Pieranni conferma quanto raccontato ai microfoni di Radio Popolare dal collaboratore Giuseppe Acconcia: Regeni aveva scritto più volte per il quotidiano, sotto pseudonimo. Aveva preferito non firmare gli articoli perché “aveva paura per la sua incolumità“. Il quotidiano annuncia l’intenzione di pubblicare l’ultimo articolo ricevuto una decina di giorni prima della sua sparizione sui movimenti operai egiziani. Ma la famiglia del ricercatore si oppone e, attraverso il proprio avvocato, invia una diffida al giornale che, però, non cambia idea. “L’inchiesta di Regeni – confermano al Manifesto – sarà in edicola”. 


Secondo Acconcia, la testimonianza di una giornalista egiziana che avrebbe visto uno straniero arrestato alla fermata della metropolitana di Giza, al Cairo, è molto importante. Che Regeni volesse intervistare “attivisti per i diritti dei lavoratori” è quanto rivelato al quotidiano filogovernativo Al-Ahram anche da uno degli amici egiziani di Regeni, che ha preferito restare anonimo. La fonte ha spiegato di aver ricevuto diverse mail e telefonate dal giovane che gli chiedeva contatti di attivisti per i diritti dei lavoratori da poter intervistare per la sua ricerca.

Egitto, morte Regeni: il corpo all’obitorio del Cairo (VIDEO)

L’Italia si muove. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato nel pomeriggio con l’omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Gli ha rappresentato l’esigenza che la salma – attualmente in un ospedale italiano al Cairo – sia presto restituita alla sua famiglia, all’Italia, e che sia dato pieno accesso ai nostri rappresentanti per seguire da vicino tutti gli sviluppi delle indagini. Il presidente al-Sisi ha detto al premier italiano di aver ordinato al ministero dell’Interno e alla Procura generale di “perseguire ogni sforzo per togliere ogni ambiguità” e “svelare tutte le circostanze” della morte di Giulio Regeni, un caso al quale “le autorità egiziane attribuiscono un’estrema importanza”. “L’Italia troverà una cooperazione costruttiva da parte delle autorità egiziane”, ha aggiunto al-Sisi, esprimendo le proprie condoglianze.
Su indicazione del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, il segretario generale della Farnesina Michele Valensise ha convocato con urgenza l’ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy.

“Chiediamo che la verità emerga fino in fondo” ha detto a Londra Gentiloni. “Lo dobbiamo in particolare alla famiglia colpita in modo irreparabile ma che almeno pretende di conoscere la verità”, ha aggiunto. E nel frattempo il ministero degli Esteri egiziano ha convocato l’ambasciatore italiano, per “seguire gli sviluppi” delle indagini. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio. L’indagine contro ignoti è affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone al pm Sergio Colaiocco.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni 

“Com’è potuto accadere?”, “sul corpo segni di violenza e tortura”, sono alcuni dei tweet che da ieri sera ininterrottamente partecipano al dolore per la morte di Giulio Regeni. Messaggi inviati all’hastag #whereisGiulio, anche in lingua inglese come quello di un’amica che chiede: “…and now we want to know the truth! The real one #whereisgiulio”.

Il tono dei messaggi è cambiato rispetto ai giorni scorsi quando si chiedeva di sapere dove si trovasse. Da ieri l’attenzione è puntata sul tentativo di capire cosa sia realmente accaduto.

Sui social i pensieri degli amici rivolti ai familiari. E appare anche il tweet di Paolo Dean, sindaco di Fiumicello negli anni in cui Regeni era primo cittadino dei ragazzi: “Una notizia che non avrei mai voluto apprendere.. Ancora adesso spero non sia vera.. Ciao Giulio..”.

Giulio Regeni da settembre, abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull’economia egiziana presso l’American University. Era scomparso il 25 gennaio. Era il quinto anniversario dell’inizio della rivolta studentesca di piazza Tahrir, breve momento di democrazia nella sua millenaria storia. Regeni aveva un appuntamento in piazza Tahrir. Ma quel giorno la piazza e il resto dell’immensa metropoli erano presidiate anche più del solito da forze armate e polizia.

All’appuntamento non è mai arrivato e dopo tre giorni la polizia aveva escluso l’ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani. Si pensava che potesse essere incappato in una retata durante una manifestazione antiregime che si era svolta proprio il giorno della scomparsa. Ipotesi smentita con forza dai servizi di sicurezza egiziani.

La giunta comunale di Fiumicello ha proclamato il lutto cittadino, di fatto già in atto, e ha annullato la festa del patrono, San Valentino, del 14 febbraio. È stato deciso questa mattina al termine di una riunione alla quale era presente il parroco. In paese le bandire di tutti gli edifici pubblici sono già listate a lutto. “A Giulio Regeni sarà intitolato il Centro di aggregazione giovanile di Fiumicello”, ha deciso la giunta. Il centro è sorto di recente e l’amministrazione ha preferito decidere subito in merito. “A Fiumicello siamo unitissimi, è come se fosse venuto a mancare un figlio nostro” ha detto il sindaco Ennio Scridel, “il clima è pesantissimo ed è piombato un silenzio che esprime più del dolore”. Così domenica pomeriggio ci sarà una fiaccolata organizzata dal consiglio comunale dei ragazzi, per ricordare quello che è stato per anni il “sindaco dei piccoli”.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni a 12 anni, quando era sindaco dei ragazzi

Lentamente i profili degli amici di Giulio iniziano a scomparire. Cose che erano apparse negli articoli, ora sono sostituite da scritte che avvertono ‘contenuto non disponibile’, qualcosa che non c’è più. La ricerca di Giulio Regeni è finita, ora resta quella della verità.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Noura Wahby, è stata la prima a dare l’allarme della scomparsa di Regeni. Il suo profilo Fb è stato attivo fino al giorno del ritrovamento del corpo del suo  amico. La foto di loro due insieme non è più visibile ma questo è l’ultimo post: “Giulio è il mio migliore amico. E’ scomparso dal 25 gennaio. Ci siamo incontrati all’inizio dei nostri studi nel 2014 a Cambridge, Regno Unito. Studia la lingua araba da anni. Ama l’Egitto. Ama la gente. Pensa che meritiamo il meglio. Era mia guida a Cambridge. Avrei dovuto essere la sua guida al Cairo. Ho avuto modo di guardare la mia amata città attraverso i suoi occhi. Abbiamo bevuto ‘nos darba’ in piccoli negozi di succhi di frutta. La scorsa settimana aveva appena scoperto il sahlab (una bevanda tipica a base di latte, ndr). Il 15 gennaio è stato il suo compleanno. Ha imparato a fare il tiramisù nella nostra cucina per la sua ragazza. Sua mamma ne ha mangiato la metà. Questa è una foto di noi due quando abbiamo passato gli esami di primo anno. Allora avevo pensato che avremmo dovuto rifare la stessa foto il giorno della laurea. Dobbiamo fare quella foto. Trovatelo. Per favore”

FilmAuro in rosso a causa del Napoli

Il Napoli capolista sta regalando gioie calcistiche al presidente Aurelio De Laurentiis, ma il club partenopeo continua ad avere un notevole impatto, e stavolta molto negativo, sui conti del gruppo Filmauro, la storica casa di produzione e distribuzione cinematografica fondata nel 1975, cui fa capo il controllo della società di calcio. Come raccontano i colleghi di Calcio e Finanza, “la perdita di 13,1 milioni registrata nell’esercizio fiscale 2014-2015 dal Napoli, la prima dopo otto anni di profitti, ha impattato sul bilancio consolidato della FilmAuro, che ha registrato una perdita superiore a 10 milioni, mentre la capogruppo ha invece beneficiato dei risultati positivi, seppure in netto calo sul fronte di ricavi, del tradizionale business di famiglia”.

Il fatturato 2014-2015 dell’area cinema, home video, tv e diritti musicali, pesa solo per l’11% dell’intero giro d’affari della FilmAuro e si è attestato a 13,4 milioni, “in flessione del 40% rispetto allo stesso dato dell’anno precedente, ma grazie al contestuale taglio dei costi, scesi da 26 a 16,7 milioni, il margine operativo lordo è risultato positivo per 9,1 milioni (-33,9%) generando un utile netto di 2,2 milioni (-35,2%)”.

Nel frattempo i ricavi sono scesi da 277,8 a 165,5 milioni di euro visto che da luglio 2014 a giugno 2015 sono mancati i proventi della Champions League e non ci sono state plusvalenze come accaduto negli anni scorsi grazie alle cessioni al Paris Saint-Germain di Ezequiel Lavezzi ed Edinson Cavani: “il margine operativo lordo è sceso da un +19 milioni a -5,7 milioni, il risultato netto ha visto una perdita appunto di 10,6 milioni contro un utile di 24 milioni per l’anno precedente”.

calcioefinanza.it

L’intercettazione di Lavezzi con l’agente: “Ho detto a De Laurentiis che non ce la fai più…”

Il Mattino riporta le parole di Lavezzi e del suo agente Alejandro Mazzoni in un’intercettazione telefonica. C’è anche un passaggio nel quale si parla del progetto di Lavezzi e del suo manager di andare via da Napoli per sistemarsi in un’altra squadra nella telefonata fra il calciatore argentino e il suo manager Alejandro Mazzoni, del 20 gennaio 2012, che ha dato spunto all’inchiesta della Procura di Napoli sulla presunta evasione fiscale in cui sono coinvolte numerose società nonché giocatori e procuratori. Nella telefonata Mazzoni riferisce di avere parlato con il presidente al quale ha detto: «Nessun problema, solo che il ragazzo non ce la fa più. Vive da cinque anni chiuso in casa. In un carcere di lusso e di questo ne abbiamo già parlato l’anno scorso in barca e lui mi ha detto: ‘si, si, ma come prima cosa si deve trovare la squadra che paghi la clausolà». «Gli ho detto: ‘pres, la clausola è un prezzo orientativo in modo che la società sia protetta, un prezzo alto quando l’abbiamo messa». Lavezzi: «Ma noi siamo stati chiari!». Mazzoni: «…è normale, ognuno fa il suo discorso. Ovviamente uno cercherà di trovare i quei soldi… credo che se uno trova la società … se gli interessi a una società come il Manchester City, Paris Saint-Germain (la squadra alla quale sarà ceduto, ndr) quei tipi di società che spendono quantità di soldi, si rispetta la clausola altrimenti io penso che il prezzo logico è 25 milioni di euro… ovviamente lui ha detto: ‘noi l’abbiamo valorizzatò. ‘no, presidente, non è così, quando lui è arrivato era già un campione, sono cresciuti insieme, io credo che il Napoli gli ha dato molto però anche lui ha dato molto al Napoli»

La moviola: “Dubbi sull’1-0 del Napoli”

La moviola della Gazzetta dello Sport: “L’episodio chiave della gara al 23’ p.t., sull’azione del gol che sblocca la parita. Jorginho lancia in verticale per Higuain e Callejon, che al momento del lancio sono entrambi in posizione regolare. Ma il dubbio arriva al momento del mancato controllo del numero 9 del Napoli: le immagini non chiariscono bene, la sensazione è che Higuain pur lisciando il pallone tocchi con la suola e dunque la posizione successiva di Callejon (che serve l’assist a Higuain) sia irregolare. Chiamata comunque difficilissima. È regolare invece la posizione di Callejon sull’azione del 2-0. Nella ripresa Irrati sospende per qualche minuto il gioco per i cori discriminatori della Curva della Lazio, che inneggia al Vesuvio e copre di ululati Koulibaly”.

Le vertigini hanno smesso di fare danni a squadra e tifosi

La Repubblica scrive sulla vittoria del Napoli contro la Lazio: “Era un esame vero, per il Napoli. Il più insidioso da quando la squadra di Sarri si è arrampicata spavaldamente in testa, macinando successi e bel gioco. Le vertigini hanno smesso di fare danni già da un po’ e anche i tifosi hanno imparato a gestire il primato con maturità: accompagnando senza eccessi la marcia della squadra. Ma la trasferta dell’Olimpico contro la Lazio, in serie positiva da sette giornate, aveva comunque un coefficiente di difficoltà maggiore ed era infatti attesa con la guardia alta pure degli azzurri: costretti a rinunciare per squalifica a Hysaj e Allan, due dei titolarissimi che hanno trascinato finora la capolista. Qualche scompenso difensivo c’è stato, in effetti: all’inizio e nel finale. L’emergenza ha però creato più problemi a Pioli, costretto a giocarsela con gli uomini contati e un centrocampo muscolare. Sono mancate molto le geometrie di Biglia”.

Le ragioni di Roma e Londra nella Ue MARTA DASSÙ*

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Perdere Londra, per l’Unione europea, significa perdere molto. Uno dei due membri europei del Consiglio di sicurezza, con le sue capacità militari e di politica estera; una piazza finanziaria dinamica; un modello attrattivo indiscutibile per le giovani generazioni; un attore economico vitale del mercato unico. L’Ue di oggi – già investita da crisi molteplici e in crescita asfittica – non può, letteralmente, permetterselo. Trovare una soluzione è quindi cruciale, non solo per il futuro della Gran Bretagna ma per il futuro del nostro Continente. Il punto è che tale soluzione dovrà consentire di tenere Londra in Europa a condizioni che non ledano l’Unione. 

Se partiamo di qui, il compromesso proposto da Donald Tusk, come presidente del Consiglio europeo, è un buon compromesso. Potrebbe infatti permettere a David Cameron di ottenere prima il via libera degli europei (un passaggio essenziale si avrà già al Consiglio europeo del 18 febbraio) e poi il via libera dei britannici, vincendo il referendum (che si terrà prevedibilmente a giugno). 

Come in tutti i negoziati, il diavolo è però nei dettagli. E’ decisivo capire come potrà funzionare «l’emergency brake», il freno che Londra rivendica – per i Paesi non membri della zona euro – su eventuali decisioni dell’eurogruppo che possano influenzare anche gli interessi finanziari ed economici di chi non fa parte della moneta unica. Donald Tusk ha scritto nero su bianco che Londra non sta ottenendo un potere di veto (punto dirimente per i francesi); ma andrà appunto verificato come funzionerà un accordo che prevede il riesame di singole decisioni. Lo stesso vale per un secondo capitolo negoziale: l’accesso al welfare britannico di cittadini immigrati di provenienza europea. In questo caso il problema essenziale, per Cameron, è di riuscire a «soddisfare» l’opinione euro-scettica inglese (il meccanismo è una sospensione temporanea di parte dei benefici in circostanze eccezionali) senza mettere a rischio il principio della libertà di circolazione in Europa e senza perdere l’appoggio di Paesi come la Polonia. Non a caso, il premier inglese è in missione a Varsavia. 

Per il resto, il pacchetto di Donald Tusk contiene concessioni simboliche importanti per Londra. Il riconoscimento esplicito e formale, anzitutto, che la Gran Bretagna detiene uno «status speciale» in Europa (era nei fatti già così, visti gli «opt out» dall’euro e da Schengen), che la esenta dal condividere l’obiettivo dichiarato dell’Ue: una integrazione politica progressiva. Londra sottrae così se stessa alla dinamica della «ever closer Union», di un’Unione politica sempre più stretta. E’ una posizione che stride con la lettera degli attuali Trattati (che andranno poi rivisti, accenna blandamente Tusk); ma che riflette la realtà delle cose. E la mia conclusione – ascoltando David Osborne ieri a Roma, alla conferenza Aspen con Pier Carlo Padoan – è che l’ambizione inglese sia in realtà diversa dal passato. Per anni, Londra ha cercato di frenare l’integrazione europea nel suo insieme. Oggi, e dopo la crisi finanziaria, la Gran Bretagna riconosce invece che l’area euro deve strutturarsi meglio perché l’economia continentale funzioni, con i suoi riflessi sulla City. L’interesse di Londra, insomma, non è di impedire l’Unione bancaria o fiscale; è di definire meglio i rapporti fra i Paesi «in» e i Paesi «out», difendendo la sovranità inglese e al tempo stesso promuovendo la competitività del mercato unico. 

In uno scenario virtuoso, l’esito finale della partita sul Brexit – lanciata da Cameron essenzialmente per ragioni di politica interna – potrebbe essere questo: un’Unione europea fondata più coerentemente su due gambe, quella dell’euro e quella del mercato unico. Non sarebbe propriamente un’Europa a due velocità: la Gran Bretagna non aspira certo a raggiungere l’euro-zona. Sarà un’Europa a più monete e più nettamente differenziata al suo interno: che funzionerà solo se tutte le parti riconosceranno l’interesse reciproco a stare insieme e quindi accetteranno, cosa che oggi non è, l’esistenza di rischi condivisi. Tra i vantaggi, una sana riduzione dello scarto fra retorica e realtà; e la possibilità di condurre su basi più accettabili (l’adesione a un «cerchio» esterno) le trattative per futuri allargamenti (Turchia e Balcani). 

Esiste, inutile negarlo, anche un rischio. Il rischio è che il caso inglese diventi, viste le fratture già esistenti in Europa, un precedente per il proliferare di rivendicazioni nazionali, che finirebbero per fare a pezzi l’Unione. E’ per questo importante che il negoziato con Londra sia considerato parte (così come è presentato del resto nella proposta di Tusk) di una revisione possibile e necessaria del funzionamento generale dell’Ue.  

L’Italia – come la Germania (o come gli Stati Uniti, per andare più in là) – è pienamente consapevole dell’importanza della Gran Bretagna in Europa. E sta giocando la sua parte. Deve anche trarre, dal negoziato con Londra, le lezioni giuste. Un’Europa flessibile, a integrazione variabile è nella realtà delle cose; e avrebbe potenziali vantaggi, anche per i Paesi dell’euro. D’altra parte, l’Italia è in una posizione opposta a quella di Londra: il nostro problema non è di restare fuori ma è di restare parte del «nucleo duro» europeo, in campo economico e nelle politiche migratorie. Scenari diversi ci lascerebbero estremamente esposti all’instabilità mediterranea. Quindi certo: l’Italia – come uno dei principali contributori netti al bilancio comunitario e come Paese che ha retto per anni l’ondata migratoria dalla Libia – può e deve rivendicare ciò che le sembra giusto in termini di flessibilità. Ma non deve perdere di vista, nelle battaglie parziali, la sfida sostanziale.  

 

*lastampa

 
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Tante scuse. MASSIMO GRAMELLINI*

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L’esimio vicepresidente del Senato della Repubblica Italiana, insomma Gasparri, insulta in televisione i portatori di handicap (ndr: rivolto all’intervistatore Enrico Lucci dicendo: «Questo è il “Family Day”, non è l’Handicappato Day…però ci sei anche te!») e davanti alle prevedibili reazioni gasparrofobiche di una parte ostinatamente sensibile della popolazione reagisce piccato: «Ho chiesto scusa su Twitter, che vadano in Rete!». Secondo la versione un tantino forzata di Gasparri, non soltanto il mondo deve sostenere il peso delle sue incursioni quotidiane nei territori del cattivo gusto, ma anche correre immediatamente su Internet per cercarvi e apprezzare le sue scuse, che ormai partono in automatico come il dito medio degli allenatori al primo buu della curva. Perché Gasparri è Gasparri, ma non è il solo. Anzi, se oggi esiste un’immagine che riflette l’anima profondamente cattolica del nostro Paese è quella di un immenso scusificio, dove si sbaglia e ci si scusa quasi in contemporanea e con assoluta nonchalance, pur di potere tornare a peccare al più presto in santa pace. 

 

Ho detto Handicappato Day, ma mi scuso. Ho detto che coi tovaglioli dell’Ikea mi ci pulirò il sedere e glieli rimanderò indietro (sempre Gasparri), ma mi sono già scusato, mi sto scusando, a breve mi scuserò. Ho dato del finocchio al mio rivale, comunque gli ho chiesto scusa. Ho ammazzato mia moglie, lo so, scusate, ho fatto una cavolata. Ho tirato dell’acido in faccia a una persona però mi dispiace tantissimo, proprio tanto: adesso posso andare? Ho preso sotto un ciclista e non mi sono fermato a soccorrerlo, ma ho una voglia matta di chiedere perdono ai suoi familiari, possibilmente subito, perché stasera avrei una cena e se arrivo in ritardo poi mi toccherà scusarmi. 

 

*lastampa

 
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All’Olimpico stupidi, mascalzoni e vigliacchi in curva Nord!

Il Corriere dello Sport che scrive: “La mezza Lazio di ieri non poteva reggere il confronto, non aveva lo spessore, la struttura fisica e tecnica, l’ambizione del Napoli. Era di una categoria inferiore. Il Napoli si è messo a palleggiare per far passare il tempo, sembrava in allenamento, la Lazio non sapeva più da che parte attaccarlo”. Un accenno, ovviamente, anche all’incresciosa pausa decretata giustamente dall’arbitro Irrati per i cori offensivi verso Kalidou Koulibaly ed i napoletani: “Gli stupidi, mascalzoni e vigliacchi che stavano urlando la loro idiozia dalla curva Nord si sono scatenati e per 3 minuti la partita è rimasta ferma. Hanno perso la Lazio e i laziali, contenti loro…”.

La gara dell’Olimpico evidenzia due punti deboli del Napoli

La Gazzetta dello Sport scrive sulla settima vittoria consecutiva del Napoli: “Tra le righe la gara dell’Olimpico ha evidenziato due potenziali punti deboli della capolista. Mancavano Hysaj e Allan per squalifica e Ghoulam per ricarica batterie, e i sostituti, i terzini Maggio e Strinic e il mediano David Lopez, non hanno brillato. Prestazioni oneste, ma con qualche sbavatura, ennesima conferma che gli undici titolarissimi sono stra-competitivi per lo scudetto e per l’Europa League, e che qualunque cambiamento può generare scompensi. Del Napoli poi non è piaciuto l’atteggiamento nella prima parte della ripresa, quando la squadra ha ceduto alla tentazione della sufficienza. Mai dare per scontato niente di fronte a nessuno, l’altra lezioncina che si può trarre dalla serata”.

Tegola Caceres, out 6-8mesi! Anche Evra out, numeri chiari: 39 stop stagionali di cui 27 muscolari

Tuttosport scrive sull’infortunio di Caceres: “A Massimiliano Allegri non importa nulla se la tredicesima vittoria di fila arriva nella serata meno indicata per chi intendeva assistere a un match spettacolare. Sarà stata anche (se non soprattutto) colpa di un Genoa chiuso a riccio, pronto a chiudere ogni falla dinanzi ai campioni d’Italia nella loro versione meno intrigante degli ultimi tre mesi. Ma contava portare a casa altri tre punti, aspettando che il Napoli ne perda prima o poi, altrimenti tutto (o quasi) si deciderà nel dentro-o-fuori del 13 febbraio. La Juventus non molla, anche se la questione infortuni rischia di seminare granelli di pessimismo lungo la strada dello scudetto. Se i conti tornano, con i ko di Patrice Evra e Martin Caceres siamo a 39 stop stagionali di cui 27 muscolari. Tu chiamali, se vuoi, numeri… Ma il destino ha voluto scatenarsi senza pietà, anche su chi in teoria non ha il posto fisso alla Juventus ma finché può, prova a rendersi utile. Martin Caceres è uscito in lacrime, battendo i pugni sul prato dello Stadium: si toccava tibia e tallone destro, l’uruguaiano con il contratto in scadenza e alle prese con un futuro incerto all’orizzonte. E la sentenza del dopopartita è stata subito chiara e… dolorosa: lesione del tendine d’achille destro, oggi sono in programma ulteriori accertamenti ma la prima e frettolosa diagnosi parla di 6-8 mesi per il recupero completo”.

Nessuna speranza di vedere i furbetti napoletani allo Stadium: ecco la contromossa studiata dalla Juve

Tuttosport scrive sul divieto da parte dei tifosi napoletani di assistere al big match allo Juventus Stadium del 13 febbraio: “I “furbetti” che sperano di aggirare il provvedimento di chiusura del settore ospiti dello Stadium e il divieto di vendita dei biglietti a tutti i residenti in Campania per la sfida scudetto potrebbero rimanere delusi. Questura e Osservatorio sulle manifestazioni sportive hanno messo in preventivo che tifosi napoletani che abitano in altre parti d’Italia comprino i tagliandi per poi presentarsi allo stadio sabato 13 febbraio, ma non c’è bisogno neppure di mettere in moto le contromisure. Basta vedere i numeri dello Stadium: con 25 mila abbonamenti venduti, restano a disposizione 13 mila biglietti (la capienza è di 40 mila che scende a 38 mila escludendo il settore ospiti). E la maggior parte è già stata “bruciata” nella prelazione riservata ai Member juventini: a ieri sera le curve, la tribuna family, est e ovest 2° anello erano già esaurite, poche centinaia di tagliandi sono rimasti per gli altri settori. C’è da credere che per domani, quando dalle 11 inizierà la vendita libera, di biglietti ne restino davvero pochini, considerato anche l’appeal e il valore della partita. E visto che non è possibile neppure il cambio, di tifosi napoletani ce ne saranno con il contagocce. Del resto è stato applicato il principio di reciprocità: a settembre i sostenitori bianconeri non vennero ammessi al San Paolo, con restrizioni persino più pesanti. Nessuna speranza quindi di vedere supporter napoletani nel settore ospiti dello Stadium per evitare che si mischino con gli juventini in tribuna: la Juventus potrebbe accogliere nei duemila posti liberi i bambini delle scuole calcio”.

Corbo: “Callejon e Higuain mandano alla Juve da Roma due cartoline del Napoli”

Complimenti all’arbitro Irrati. Così si fermano i monotoni cori di tifosi senza fantasia. Complimenti anche a Sky: non si accorge dei cori di sottofondo all’Olimpico, perde tempo a cercare confronti vani tra giocatori di Napoli lontani, bisogna aspettare il giornalista Condò per sapere che a Torino si è vista una Juve stanca. Se confronto c’è, mi sembra questo. Il Napoli vince con forza 2-0 sulla Lazio, la Juve in casa non travolge certo il Genoa, solo 1-0. Ma è troppo presto. L’umiltà astuta di Sarri è intelligenza.

Giro l’articolo appena scritto per Repubblica Napoli agli amici del Graffio. Sarà l’imprevista fama di Sarri. Una temeraria vanità suscita negli allenatori che incrociano questo fantastico un raptus tattico. Come dire: guardate me, so far giocare moderno come e più di lui. Nell’inganno è caduto pure un compassato viandante del campionato italiano. Pioli non si è fermato neanche dinanzi al segnale rosso di sei infortunati e tre squalificati. Ha osato ancora di più sognando il tracollo della capolista a Roma. Figurarsi, il Napoli non si spaventa, non si lascia condizionare neanche dai cori del raffinato pubblico laziale nello stadio vietato ai napoletani: cantano tutti, che carini. Né si piega all’ipocrita conformismo dei colleghi non udenti l’arbitro: il 37enne avvocato Massimiliano Irrati, toscano di Lamporecchio. Ferma il gioco, minacciando di sospendere la partita. Un arbitro, finalmente. Pioli rischia oltre misura. Ma i sogni non hanno prezzo. Ci prova. Intorno a Klose raccoglie un caparbio quintetto. Il suo disegno ha due scopi. Bloccare le fonti di gioco e sfondare la difesa del Napoli entrando da sinistra. Sposta infatti ma solo all’inizio Candreva in direzione del difensore più vulnerabile, Maggio che subentra a Hysaj. Tenta di bloccare i piedi sapienti di Hamsik e Jorginho, abbinando Parolo al capitano del Napoli, sposta poi Onazi da vertice basso del 4-1-4-1 su Jorginho. C’è anche Klose, prima punta, a far velo. Ci si mette pure Lulic: rincorre Callejon, al rimorchio di Candreva. Già, è quella la corsia che la Lazio ritiene favorevole. Un controllo così serrato impone di spostare molto in avanti anche la linea difensiva. La prima parte incoraggia la Lazio a rischiare: gli ingranaggi del Napoli sembrano ossidati. L’euforia è un vento perfido che spinge la Lazio alla rovina: attacca compatta, raccolta in trenta metri. L’ottimismo è fatale, perché la Lazio non valuta i pericoli. Vanno letti invece nei lanci lunghi di Kolubaly per scavalcare la muraglia avanzata di Pioli. Quei lanci improvvisi e in verticale sfumano spesso in fuorigioco, intanto ribaltano gli equilibri. Ma saranno determinanti. Proprio sul filo del fuorigioco, un millimetro in meno ed uno in più, il Napoli trova la chiave. E la usa con geometrie limpide. Koulibaly e Albiol controllano Klose e i suoi compagni d’avventura, la linea mediana resiste, non c’è Allan per cercare la profondità, ma si industriano i soliti. Insigne sulla sinistra salta sul suo motorino e scorrazza su almeno 50 metri con una vitalità e tecnica che fanno arrossire il Ct Conte in tribuna, Higuain osserva e scatta come nelle emozionanti albe di caccia, per il suo 23esimo gol Callejon lo serve da sinistra spiazzando Konko. La Lazio è ancora punita perché non può giocare con una linea difensiva così alta, se ha giocatori statuari, quindi lenti e facili da piantare negli scatti lunghi. Il delizioso cinismo di Insigne indovina a occhi chiusi il taglio per Callejon che sempre sul filo del fuorigioco si tuffa alle spalle della statuaria difesa laziale per mandare alla Juventus da Roma la seconda cartolina del Napoli. Appuntamento a Torino, sabato 13.

Antonio Corbo-larepubblica.it

Da Maradona a Higuain, si sta scrivendo la storia…

Questo il commento della SSC Napoli dopo la vittoria per 2-0 contro la Lazio: “Un bagliore azzurro lungo 28 anni. Da Maradona ad Higuain, il Napoli vince la settima partita consecutiva in campionato edeguaglia il record del 1988, allorquando avevamo lo scudetto in petto. In 3 minuti i Guerrieri di Sarri si prendono le chiavi dell’Olimpico e volano 3 metri sopra al cielo dell’aquila laziale. Higuain e Callejon sono i gemelli del gol. Golzalo la mette dentro di prepotenza, Calleti di giustezza: un pugno e una carezza. Il Pipa segna come il Napoli pensa: partita dopo partita, 23 perle in 23 giornate. Calleti infila la sua terza rete in 3 giorni e va in doppia cifra stagionale a quota 10 tra coppe e campionato. Per il Napoli è il 77esimo gol in stagione, verso altri capitoli da guinnes dei primati. E’ un caleidoscopio di emozioni, brividi ed iperboli questa squadra che sta scrivendo la storia. E domenica si torna al San Paolo. Undici leoni e sessantamila cuori come una sola famiglia. Un intero popolo innamorato verso l’ottava meraviglia…”

Callejon a radio Kiss Kiss: ” Koulibaly? Ha continuato a giocare come sa”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, è intervenuto Josè Maria Callejon, al quarto gol in quattro partite: “Il dato più importante è che si è vinto, non il mio gol. Era una trasferta difficile, ma siamo riusciti a fare bene. Sapevamo che loro avanti erano forti perchè hanno giocatori di livello. Noi abbiamo fatto un grande lavoro difensivo e poi creato le occasioni da gol. Andiamo per l’ottava vittoria in campionato con il Carpi, vogliamo continuare così. Koulibaly? Sta bene, sa che sono cose brutte da sentire ma ha continuato a giocare come sa. Dobbiamo affrontare tutte le gare come stasera, solo così potremo arrivare lontano. Il mio lavoro è sempre stato lo stesso. Anche noi come i tifosi stiamo sognando, dobbiamo continuare così. non bisogna sottovalutare il Carpi, sarà una gara tosta.”

Insigne: “vittoria importante, sto dando il massimo con questa maglia”. Pasquale Ammora

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Grande vittoria del Napoli sulla Lazio ed ennesima ottima prestazione di Lorenzo Insigne. Si è sacrificato molto per i compagni e ha mandato in porta Callejon con un lancio illuminante per la rete dello 0-2, aggiornando i suoi numeri stagionali: 10 gol e 10 assist fino a questo momento.

Queste le sue parole,a fine gara, ai microfoni di sky sport:

“ vittoria importante su un campo complicato e contro una squadra forte. Higuain grande attaccante, non possiamo fare a meno di lui; ce lo teniamo stretto anche se in panchina abbiamo altri giocatori valorosi come Gabbiadini. Sto dando il massimo con la maglia del Napoli per conquistare la fiducia di Conte con cui ho un buonissimo rapporto, continuo ad impegnarmi giorno dopo giorno per arrivare in Nazionale.”

 

Sarri: “Primo tempo ottimo, la ripresa non mi è piaciuta: ecco perchè…Koulibaly? Sarà amareggiato”

Maurizio Sarri ha parlato a Premium: “Abbiamo fatto un buon primo tempo e siamo andati sul doppio vantaggio. Nella ripresa abbiamo fatto peggio perchè non siamo una squadra di gestione. Cori contro Koulibaly? Faccio i complimenti ad Irrati, la situazione era imbarazzante. Questo ci ha un pò compromessi sul piano dell’attenzione. Non ci ho ancora parlato, ma Kalidou sarà amareggiato. Con i compagni sarà sereno. Ripartenze? Lavoriamo tutte le settimane, con il tempo i meccanismi diventano sempre migliori. Oggi abbiamo lavorato a tratti bene, altri meno. Fatturato? Il calcio è come la vita, qualche volta ci si accontenta con pochi soldi, ma aiutano. Preparato la partita? Il lavoro paga e prepariamo cose diverse in base alle gare e gli avversari. Sapevamo di poter trovare un po’ di spazio in più. Stasera abbiamo fatto riposare tre giocatori, togliendone altri tre, sto imparando anche io a gestire questa situazione”.

Ululati contro Koulibaly e cori di discriminazione contro Napoli, Irrati sospende la gara

Il 3 febbraio 2016 è una data storica! Al minuto 66′ della gara di campionato tra Lazio e Napoli, allo stadio Olimpico, ecco i soliti cori beceri contro i napoletani. L’arbitro Irrati sospende il gioco per diversi minuti. Per la prima volta un arbitro sospende il match per i cori di discriminazione territoriale e gli ululati verso Koulibaly.

7 vittoria consecutiva degli azzurri: eguagliato il record di Ottavio Bianchi, era il 1987-88

E’ un Napoli dai grandi numeri. Primo posto a 53 punti, con 52 gol fatti e solo 19 subiti. Miglior attaccante della serie A, con Higuain, a 23 gol su 23 partite. Record su record da battere dunque, statistiche da stravolgere, e non è finità qui: Sarri non ha intenzione di fermarsi. Contro la Lazio, infatti, è stata la settima vittoria consecutiva, come Ottavio Bianchi, nella stagione 1987-1988. C’era un certo Diego Armando Maradona all’epoca, adesso ci sono i vari Higuain, Insigne e Callejon, per ripetere le stesse imprese del passato e, perché no, andare oltre. 

Vergogna all’Olimpico: Irrati sospende il match per i cori razzisti rivolti a Koulibaly

Cori contro i napoletani e contro Koulibaly: scene di vergogna all’Olimpico. I tifosi laziali, infatti, dopo i canti, piuttosto beceri, contro i partenopei, nel corso della gara, hanno più volte insultato il difensore francese, constringendo l’arbitro Irrati a sospendere il gioco. Nel finale del match, Koulibaly ha invitato gli ultras biancocelesti a gridare ancora più forte, come se non li percepisse, supportato dalla squadra e da mister Sarri.