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TORNEO DELL’AMICIZIA ISOLA D’ISCHIA 4a EDIZIONE 2015-2016. COLCHONEROS: ”CREDICI! UNA VITTORIA PER CONTINUARE A VOLARE”

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Questa sera alle ore 22:15 presso il campo sportivo di Forio “Baiola Stadium” va in scena il match tra Colchoneros- Centro Revisioni Calise, gara valida per l’11 giornata girone di andata del Torneo Dell’Amicizia. Sarà un match di alta quota,dove si affronteranno due squadre che occupano rispettivamente il secondo posto in classifica che viaggiano con la stessa media punti a partita. Per i padroni di casa non sarà di certo facile, portare a casa l’intera posta in palio. Gli ospiti nella scorsa settimana hanno vinto il derby contro la ViolaBet per 7-5,match deciso soltanto nei minuti di recupero grazie all’esperienza di giocatori presenti in squadra come Mattera, Barbieri e Coppa. Stesso discorso per i Colchoneros che hanno portato a casa una vittoria sofferta,ma voluta fino all’ultimo secondo contro la Concessionaria Fiorauto per 8-7. Decisivo un gol a trenta secondi dal termine di Spera. C’è un aspetto che prevale tra le due squadre:i minuti di recupero,che per la partita potrebbe essere un fattore determinante a portare a casa l’intera posta in palio. I Colchoneros di Mister Raffaele Filoso, recuperano due pedine imporanti. Tra i pali il capitano Michele D’Ambrosio. In difesa torna Gigi Desiato che dovrebbe fare coppia con Carmine Abbandonato. In avanti sempre presente e pronto ancora a trascinarsi la squadra sulle sue spalle Vito Impagliazzo con i suoi 17 gol realizzati,che agirà con Raffaele Di Meglio che ritorna titolare.

Pronti a subentrare in campo ci saranno Mario Tedeschi, Luciano Impagliazzo e Davide Spera, con quest’ultimo pronto a segnare ancora una volta gol pesanti ma soprattutto decisivi. Non saranno presenti per la partita Salvatore Cosimato ne il presidente Andrea Silvestro, impegnati all’estero. Come già anticipato sopra il Centro Revisioni Calise gode di ottimi giocatori,questa sera ci sarà da tenere testa al loro bomber Mattera Emanuele dove fin’ora ha collezionato 16 reti. Si prospetta un vero big match. I Colchoneros battendo il Centro Revisioni Calise potrebbero incominciare a sognare in grande blindando così il secondo posto. Appuntamento questa sera alle ore 22:15 “Baiola Stadium” la parola spetta al campo…! 

Giulio Regeni, la pista del delitto politico. CARLO BONINI*

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Improbabile che gli autori appartengano alla criminalità comune o al terrorismo islamico: il 25 si parlò dell’arresto di un giovane straniero. I sospetti su servizi e squadroni della morte

NON esiste in realtà alcun mistero su come sia stato assassinato Giulio Regeni. La cortina di bugie con cui il ministero dell’Interno e le autorità di polizia egiziane tentano per 24 ore di dissimulare la verità, per occultare o comunque confondere il movente dell’omicidio, non regge.

NON regge alla prova delle prime, inconfutabili circostanze di fatto che è possibile fissare in questa storia. Interpellate da “Repubblica”, tre diverse e qualificate fonti (diplomatiche, investigative e di intelligence) descrivono le condizioni del cadavere del ragazzo (trasferito ieri sera nella morgue dell’Umberto I, l’ospedale italiano al Cairo) con un medesimo aggettivo: “Indicibili “. Evidenti i segni di tortura sul corpo. Ustioni di sigaretta, la mutilazione di un orecchio, incisioni da taglio, ecchimosi profonde e diffuse. Esattamente come riferito nell’immediatezza del ritrovamento del cadavere dai magistrati della Procura di Giza, Hosam Nassar e Ahmed Nagi, frettolosamente e goffamente smentiti dal generale Khaled Shalabi, capo del dipartimento di indagini di polizia giudiziaria, e dal portavoce del ministero dell’Interno, nel tentativo di accreditare un’inverosimile confusione tra le tracce lasciate da una morte tanto “lenta” quanto atroce con quelle di un incidente stradale.

C’è di più. Giulio Regeni – proseguono le fonti di Repubblica – non solo è stato vittima di uno scempio, ma, come apparso evidente a chi ha potuto constatare lo stato di decomposizione del cadavere, è morto non molto tempo dopo essere stato sequestrato (il 25 gennaio non lontano da piazza Tahir). “Diversi giorni prima del 3 febbraio”, quando il corpo è stato ritrovato sul ciglio della strada che collega il Cairo ad Alessandria. Chi ha ucciso Giulio, dunque, ha avuto ad un certo punto fretta di liberarsi del cadavere. E lo ha fatto con una goffa messa in scena. Abbandonandolo nudo dalla cintola in giù, per poter accreditare prima un “delitto a sfondo sessuale” (questo il tenore delle prime informazioni trasmesse dalla polizia egiziana alle nostre autorità nella notte di mercoledì), quindi la pista della criminalità comune e, infine, la storia di cartapesta dell’incidente stradale.

L’ultima corrispondenza. Sapere come è stato ucciso Giulio Regeni non equivale a indovinare chi lo ha ucciso. Ma certo offre un indizio robusto che consente di escludere con ragionevole certezza sia la matrice terroristica (la morte rituale islamista dell’infedele non prevede cadaveri abbandonati clandestinamente e, soprattutto, ai boia islamisti l’osservanza coranica vieta il fumo e lo strumento di tortura dei mozziconi di sigaretta) che quella della criminalità comune, nelle cui leggi universali è scritto che ci si manifesti per avere un riscatto del proprio ostaggio.

E dunque, a meno di non voler accreditare il gesto di uno psicopatico di cui non c’è traccia nella vita e nelle relazioni intrecciate da Giulio al Cairo, resta una sola altra possibile mano. Quella mossa dal movente “politico”. Che trova un primo, significativo riscontro. Nell’ultima mail inviata il 9 gennaio al quotidiano il Manifesto, con cui aveva cominciato a collaborare con pseudonimo scrivendo un articolo a doppia firma pubblicato nel dicembre scorso, Giulio si raccomandava e confessava la sua paura. “Se decidete di mettere il mio nuovo articolo, mettetelo con lo pseudonimo, perché sono preoccupato”. Preoccupato, evidentemente, della pressione che aveva cominciato ad avvertire sui contatti egiziani con cui lavorava alla sua tesi in economia. Ma anche della pressione sull’ambiente dei professori e dei ricercatori dell’American University (che frequentava) i cui cellulari, da ieri, sono rimasti significativamente muti alle chiamate dalla redazione delManifesto.

Polizia, servizi e paramilitari. La paura confessata per mail da Giulio, non appare insomma neutra. Né lo sono il luogo e la data della sua scomparsa (il 25 gennaio, quinto anniversario della rivolta di piazza Tahir), in coincidenza con una serie di retate condotte dal regime di Al Sisi sugli oppositori. Il che porterebbe la ricerca degli assassini dritta dritta agli apparati di sicurezza del Paese. La Polizia e il famigerato Mukhabarat, il Servizio segreto. Non fosse altro perché almeno due testimonianze raccolte al Cairo riferirebbero di un giovane occidentale arrestato nel centro della città proprio quel 25 gennaio di cui non c’è traccia nelle carceri cittadine.

Si obietta che se davvero Giulio fosse stato eliminato da Polizia o Servizi, nessuno ne avrebbe fatto ritrovare il corpo. A maggior ragione in quelle condizioni. Ma, a ben vedere, l’argomento non è in grado di smontare l’ipotesi della mano e del movente politici. Come spiega una nostra qualificata fonte di intelligence, “In Egitto, la situazione degli apparati di sicurezza è, diciamo così, fluida”. Non è da escludere, insomma, che Giulio sia finito nelle mani di qualche squadrone della morte o, comunque, di qualche unità paramilitare o di polizia che, probabilmente, non ha neppure capito chi aveva fermato e nelle cui mani non ha resistito alle torture. Un fatto è certo. Con l’arrivo oggi al Cairo di un team di investigatori italiani (militari del Ros dei carabinieri e dello Sco della Polizia) il tempo per gli egiziani di trovare dei “colpevoli” plausibili per l’omicidio di Giulio si accorcia. E non sarà facile. A maggior ragione se i suoi assassini dovessero avere argomenti “convincenti” con il regime di Al Sisi per non essere consegnati alla giustizia italiana.

*larepubblica

Monterosso: “Inventiamo i danni”, così il sindaco tentò la truffa sulla scuola. MARCO PREVE*

(bussalino)

L’inchiesta sui fondi del post-alluvione. L’operazione saltata per il pressing sui controlli.

GENOVA. “Bisogna essere intelligenti, perché i lavori sono già fatti, non c’è un granché da fare lassù… “. È il 3 novembre del 2011, sono passati otto giorni dalla devastante alluvione delle Cinque Terre e ancora non sono stati ritrovati i corpi di tre delle tredici vittime. Monterosso al Mare è uno dei paesi più colpiti e, grazie anche alla fama di questo tratto di costa patrimonio dell’Unesco, arrivano fin dai primi giorni offerte di aiuto, pubbliche e private. Il complesso scolastico Enrico Fermi è tra i più gettonati in questa gara di solidarietà.

E il sindaco di allora di Monterosso, Angelo Betta, a capo di una lista di centro destra, pensa soprattutto a una gestione “intelligente”. Sì, perché l’allora ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, ha telefonato per mettere a disposizione una somma per il ripristino della sicurezza e una cordata Sky- Repubblica ha già pronti, grazie ad una raccolta pubblica, 330mila euro. C’è un problema: i danni alla scuola sono limitati e i soldi disponibili fin troppo abbondanti. E allora? Allora ecco le istruzioni di Betta per “essere intelligenti”: “se te fai il tetto costa 200mila euro… tutte le opere che mancano è chiaro… sono ordinabili… anche dal cesso di sopra… che ci metta che ha danneggiato che cazzo ne so… qualche cosa sti cazzo di affari dalla parte nuova… i computer rotti bisogna buttarli via se ne comprano degli altri…”.

L’impiegata obietta che “quelli lì non li avevano portati neanche… ” e il sindaco “e chi lo viene a sapere”. E ancora ordina: “Mi deve fare un preventivo da 4/500mila euro… diciamo che le caldaie sono rovinate”. Betta parla poi della frana accanto all’edificio: “C’è pericolo perché va fatto rifare dietro la scuola”. In un’altra conversazione del 14 novembre però Betta parla degli ostacoli che si frappongono tra lui e la gestione “intelligente”. Ovvero le richieste di rendicontazione dei dirigenti di Repubblica. Il sindaco dice al suo assessore Paolo Contardi: “C’ho questo qua, quello della Repubblica che è venuto su a rompere il cazzo per le scuole “.

Proprio la pressante richiesta di trasparenza di Sky-Repubblica, ma anche la scoperta delle cimici della polizia negli uffici, avrebbero convinto Betta e i suoi imprenditori amici ad abbandonare l’idea di dirottare i fondi su altri interventi. E così nel febbraio 2012 Betta ringraziava per i soldi della sottoscrizione e dichiarava a Repubblica: “È grosso modo la spesa che avevamo preventivato, ma che non saremmo mai riusciti a coprire senza di voi”. Per questo filone d’inchiesta per truffa la procura di La Spezia ha poi chiesto l’archiviazione. Restano invece in piedi molti altri episodi per i quali Betta è indagato insieme ad altre dieci persone per reati che vanno dalla truffa al falso, all’abuso e, in un caso, la corruzione.

Per gli inquirenti, a Monterosso vigeva un “sistema Betta”. “Un gruppo di professionisti – si legge negli atti depositati – impegnati a redigere schede con il sistema della somma urgenza in modo svincolato dalle usuali procedure… i conteggi delle opere appaiono effettuati in maniera arbitraria… costi assai alti senza un riscontro della situazione di fatto”. E poi documenti falsificati per non far ricadere nella zona alluvionale un mega park in costruzione. Oppure un metodo che sta tutto nel dialogo tra due degli indagati, un ingegnere e un geometra. “Per tutta la parte a monte ci inventiamo un po’ di numeri”. Il post alluvione come occasione di arricchimento sostiene la procura. E ancora è significativa un’altra intercettazione. Alessandro Destefanis, geologo consulente, tranquillizza un ingegnere dopo che l’allora presidente della Regione Claudio Burlando aveva stretto un accordo con gli ordini professionali per avere “prestazioni al costo”. “Sì…quella brava persona del presidente fa l’accordo così si lavora gratis… ma non è questo l’accordo che abbiamo con il nostro sindaco e io sto tranquillo perché lo conosco…”.

Un Paese nella violenza. ROBERTO TOSCANO*

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L’analisi. È legittimo spostare l’attenzione dal caso al contesto all’Egitto del Generale Sisi.

NO, non è stato un incidente stradale a stroncare, al Cairo, la giovane vita di Giulio Regeni. Lo sosteneva fino a poche ore fa la versione ufficiale della polizia, ben presto confutata dalla magistratura locale e dagli atroci particolari di quello che è un barbaro delitto.

  • Italia-Egitto, una crisi che non deve dividere STEFANO STEFANINI*

Giulio è morto a seguito di ferite da arma da taglio, bruciature, contusioni e il suo corpo è stato buttato in un fossato. Sarebbe azzardato tentare una ricostruzione di quello che può essere avvenuto, ma va detto subito che le modalità del crimine permettono di escludere che si tratti di un episodio di criminalità comune, come una rapina trasformatasi in omicidio. Da quella ferocia traspare invece l’odio, la volontà – che può essere solo politica – di punire una trasgressione o una intromissione in spazi proibiti. Giulio conosceva bene l’Egitto, lo amava, aveva molti amici, uno dei quali avrebbe dovuto incontrare su Piazza Tahrir, il luogo emblematico della protesta del 2011.

Vogliamo saperne di più: lo chiede una famiglia devastata dal dolore, ma lo chiede anche un Paese che si occupa, e si preoccupa, della sorte dei propri cittadini ovunque essi si trovino. Ci vorrà tempo, e speriamo che le contraddizioni immediatamente emerse fra le versioni delle autorità egiziane non siano il presagio di un insabbiamento, di una confusione in cui l’inefficienza burocratica potrebbe intrecciarsi con la volontà di non arrivare a una risposta. Ma già è possibile fare qualche riflessione.

In Egitto la violenza contro gli stranieri è drammaticamente nota, dagli attacchi con bombe e kalashnikov a gruppi di turisti al recente attentato che ha portato all’esplosione in volo di un aereo russo in partenza da Sharm el-Sheikh. Azioni il cui scopo è quello di chiudere un flusso di visitatori da tutto il mondo che per l’Egitto riveste un’importanza vitale. Sono stati certamente dei terroristi a mettere non molto tempo fa la bomba al consolato italiano al Cairo, ma i terroristi non se la prendono con uno straniero isolato, a meno che non si tratti di rapirlo e chiedere un riscatto.

Ripetute denunce di Ong per i diritti umani sia egiziane che internazionali permettono di formulare un’ipotesi più credibile. Vi si parla di numerosi episodi di sequestro, da parte di forze di sicurezza, di persone che vengono torturate per poi essere in alcuni casi rinviate a giudizio, di solito con l’accusa di terrorismo, mentre in altri casi le detenzioni rimangono clandestine e gli arrestati rimangono a lungo nella condizione di “desaparecidos” o vengono ritrovati morti.

L’Italia ha legittimamente chiesto di potere affiancare gli investigatori egiziani per dare risposte credibili a questi angosciosi interrogativi, ma in attesa di chiarimenti che purtroppo potrebbero tardare, è legittimo spostare la nostra attenzione dal caso al contesto in cui questa atroce morte si è verificata: l’Egitto del presidente Sisi. Dopo la delusione delle speranze suscitate dalla Primavera Araba, che proprio in Egitto aveva prodotto gli effetti politici più significativi, con la caduta di Hosni Mubarak, il timore del caos – un caos in cui trova spazio e alimento l’offensiva del jihadismo radicale – ha portato un po’ tutti, americani ed europei (compresi noi italiani) a decidere che tutto sommato era meglio tornare a un passato antidemocratico e repressivo capace di garantire, con l’avvento di un regime stabile, la nostra sicurezza e i nostri interessi economici. Lo chiamiamo realismo, ma lo è davvero?

In Egitto si reprimono nello stesso tempo i sostenitori dei Fratelli Musulmani e i giovani liberali che cercano di preservare spazi di libertà e di pluralismo. Ci si deve però chiedere quanto a lungo sarà sostenibile un potere che non è nemmeno una riedizione dell’autoritarismo di Mubarak, spesso mediato da forme di consenso e inclusione, ma è ormai un regime di militarismo puro. Stabilità regionale, sicurezza e interessi economici sono certamente fattori da tenere presenti nel quadro della nostra politica internazionale, ma si dovrebbe evitare di definire le nostre politiche sulla base del breve termine e della rimozione di un ragionamento serio sulle prospettive anche a medio termine. È giusto essere realisti e incoraggiare, in Medio Oriente e Nord Africa, governi che sono ancora largamente autoritari, ma che non sono costretti, per mantenersi, a puntare su una feroce e indiscriminata repressione – governi che dovremmo cercare di accompagnare in un percorso graduale che dovrebbe tendere a rendere stabilità e democrazia finalmente compatibili. Governi, per intenderci, come quelli di Marocco e Giordania.

Dopo il colpo di Stato del Generale Sisi, all’inizio salutato da molti che constatavano l’inettitudine del governo dei Fratelli Musulmani e ne temevano le intenzioni, l’Egitto si è invece incamminato senza mediazioni su una strada radicalmente diversa in cui la violenza tende sempre più a costituire l’unico terreno della politica creando un contesto in cui aumenta il rischio per tutti – egiziani e stranieri – di diventare vittime.

Italia-Egitto, una crisi che non deve dividere STEFANO STEFANINI*

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Italia e Egitto sono improvvisamente a un bivio che può segnare irrevocabilmente i loro rapporti. E sullo sfondo la già pesante esposizione del nostro Paese a un Mediterraneo in fiamme. Il Cairo e Roma si trovano in una strettoia fra difesa dei diritti umani, in questo caso dell’incolumità di un cittadino italiano, e rispetto reciproco fra due amici, alleati e partner legati da una fitta rete d’interessi e minacce comuni. Gestire la crisi richiede che entrambe le parti non si lascino prendere la mano dall’inerzia della convinzione delle proprie ragioni.  

Quello che è essenziale in situazioni come questa è di lasciare all’altra parte una via d’uscita – di riconoscerne le esigenze e vincoli. 

In primo luogo viene la tragica vicenda di Giulio Regeni. L’Italia non può transigere sulla morte di un connazionale, per di più in una città e fra gente amica. Per di più quando vi sono coinvolti elementi che agivano per lo Stato egiziano. La linea fin qui seguita dal presidente del Consiglio e la composta fermezza dell’ambasciatore Massari sono state impeccabili. È essenziale mantenere quest’atteggiamento, senza sbavature, ma anche senza cedimenti alla tentazione di pronunciamenti pubblici che tradiscano incapacità di mettere l’Egitto di fronte alle proprie responsabilità e dare al Cairo modo, e un minimo di tempo, per assumersele.  

Per l’Italia non è certo il momento di scendere a compromessi sulla pelle di un proprio giovane, ma neanche quello di diktat.  

Ma neppure l’Egitto può transigere sulla necessità di rendere conto all’Italia (e, per inciso, alla comunità internazionale che osserva) di quanto avvenuto. Al Cairo è morto un italiano. Non è stato un incidente stradale. Non bastano scuse o promesse. L’Italia ha il diritto di chiedere, come ha fatto, e di sapere chi siano i responsabili. L’omertà ammantata di scuse e scusanti non è accettabile. 

Cosa può aspettarsi in cambio l’Egitto dall’Italia? Una cosa molto semplice ma cruciale per Al Sisi: che la tragedia rimanga confinata a quello che probabilmente è stata, una brutalità fuori controllo e deprecata vibratamente come tale, senza assurgere a una rottura fra i due Paesi. Quello che il governo italiano può e deve fare è non condannare l’Egitto ma solo i colpevoli scindendo le responsabilità. Ma per arrivare a questo difficile (e non ingiustificato) equilibrio è indispensabile che l’Egitto collabori – anzi, che sia anche l’Egitto a volere la catarsi. 

Sarà decisivo come il Cairo e Roma giocheranno la partita nei prossimi giorni. Il nemico principale sono le dichiarazioni pubbliche tonitruanti da cui non si può far marcia indietro. L’Italia si è trovata in passato ad affrontare e gestire tragedie umane che mettevano a repentaglio il rapporto con alleati. Basti pensare, con gli Stati Uniti, all’incidente della funivia del Cermis o agli errori della sparatoria a Baghdad in cui perse la vita Nicola Calipari. Non fu facile, e le soluzioni non furono di nostra completa soddisfazione. Ma gli americani non cacciarono la testa sotto la sabbia, l’Italia ottenne trasparenza d’indagine e accettò che in entrambi i casi la giustizia americana facesse il suo corso. Giustizia – non omertà. 

Oggi Italia e Egitto hanno di fronte a sé un’analoga sfida. Se Renzi e Al Sisi saranno capaci della stessa maturità di allora, la tragedia di Regeni potrà ricevere giustizia senza diventare una crisi fra due Paesi e governi che vogliono restare amici.  

 
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Radio Moria. MASSIMO GRAMELLINI*

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È comprensibile che Radio Maria non si auguri la nascita della Cirinnà, intesa come legge che disciplina le unioni civili. Lascia più perplessi che si auguri la morte della Cirinnà, intesa come persona fisica prima firmataria della legge. «Signora, arriverà anche il suo funerale, stia tranquilla. Glielo auguro il più tardi possibile, ma arriverà», ha vaticinato don Livio Fanzaga dai microfoni dell’emittente cattolica di cui è direttore. Anche in tempi di assuefazione a qualsiasi eccesso, un prete in versione gufo che augura la morte a una pecorella smarrita rientra ancora nel novero degli eventi stupefacenti. Non tanto per l’assenza della minima particella di carità cristiana, difficile da rintracciare in un uomo che ha definito gli amori gay «una sporcizia». Quanto perché, per un credente tutto d’un pezzo come lui, la morte dovrebbe rappresentare un esito positivo, lo skilift per approdare a quella vita eterna che fino a prova contraria rimane il «core business» dell’azienda. Nelle sue parole, invece, la Grande Liberatrice sembra essere diventata una fattura da scagliare contro gli avversari e persino il funerale si trasforma in una minaccia. A meno che.  

 

A meno che don Livio, amando da buon cristiano la morte e i funerali, li abbia augurati alla signora Cirinnà come dimostrazione di affetto. In tal caso se ne potrebbe dedurre che la legge sulle unioni civili non dispiaccia troppo nemmeno a lui. E questo, nei giorni della tournée di padre Pio, sarebbe un autentico miracolo. 

 
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ESCLUSIVA – Montervino: “Io l’anello di congiunzione tra il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’ Napoli: la maglia azzurra è un sogno per tutti”

Alla mostra organizzata a La Cartera di Pompei, dal nome L’Azzurro fa 90!, per festeggiare i 90 anni del Napoli, ha preso parte anche Francesco Montervino. Immersi tra le maglie indossate da Diego Armando Maradona, ci ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva.

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ESCLUSIVA – Ceci, l’amico di Maradona: “Lo scudetto? Una festa insieme a Diego, ma non vinciamolo all’ultima giornata”

Alla mostra organizzata a La Cartera di Pompei, dal nome L’Azzurro fa 90!, per festeggiare i 90 anni del Napoli, ha preso parte anche Stefano Ceci, il più grande amico di Diego Armando Maradona. Immersi tra le maglie indossate dal Pibe, ci ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva.


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ESCLUSIVA – Maradona: “Non mettiamo pressioni a questo Napoli, ma lo scudetto sarebbe una festa insieme a Diego”

Alla mostra organizzata a La Cartera di Pompei, dal nome L’Azzurro fa 90! per festeggiare i 90 anni del Napoli, ha preso parte anche Hugo Maradona, fratello di Diego Armando, simbolo della SSC Napoli. Immersi tra le maglie indossate dal fratello, ci ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva.

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I profughi che arrivano in aereo, ecco il progetto pilota di corridoio umanitario. ANDREA SCUTELLA*

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La piccola Falak, siriana di Homs di 6 anni, è sbarcata oggi a Fiumicino con la sua famiglia. È il progetto pilota di corridoio umanitario organizzato dalla Fcei, dai valdesi e da Sant’Egidio, che si propone di portare mille persone vulnerabili in Italia dal Libano, dal Marocco e dall’Etiopia.

ROMA – “I’m happy”, sono felice. Il sorriso di Yasmine dice molto di più delle sue prime parole: non è felice, è raggiante. Varca le porte dei controlli all’aeroporto di Fiumicino con tutta la sua famiglia: il marito Suleyman, 34 anni, e il figlio Hussein, che stringe in mano un coniglietto di pezza e lo mostra emozionato ai fotografi. Ma la star è la piccola Falak: 6 anni, un occhio portato via da un tumore e l’altro, invece, che ancora si può salvare. Ci proverà l’ospedale Bambin Gesù di Roma, dove Farak inizierà la chemioterapia. Yasmine, Falak, Suleyman e Hussein sono originari delle città di Homs, da cui sono scappati due anni fa. Da allora hanno vissuto a Tripoli. Sono i primi profughi siriani a beneficiare del progetto pilota di corridoio umanitario lanciato dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Comunità di Sant’Egidio, finanziato con l’otto per mille della Chiesa valdese. E Yasmine, con un accento che rasenta la perfezione, canta sorridendo: “Sono un italiano, un italiano vero”.

Priorità ai più vulnerabili. Mille. È la quota massima di persone fissata per il progetto, compreso all’interno del programma Mediterranean Hope della Fcei. Sono appena una goccia, pensando al milione di profughi che ha raggiunto le coste dell’Europa nel 2015 e ai 3.771 che sono morti in mare. In 86 dovrebbero arrivare dal Libano in aereo già entro febbraio, mentre sono in via di definizione gli accordi con il Marocco e l’Etiopia. I beneficiari saranno scelti in base alla vulnerabilità delle situazioni: priorità a disabili, malati, donne e bambini con situazioni particolari.

Un progetto pilota ma “politico”. “Questo è un progetto pilota ma è anche un progetto molto politico, perché dimostra che la società civile riesce dove i governi europei falliscono. È possibile una gestione democratica e pragmatica del dramma dei profughi evitando i morti in mare e che le mafie prosperino su queste persone”, spiega Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope che ha accompagnato Yasmine e la sua famiglia in Italia. “Occorre trovare delle vie alternative al salto della morte, il corridoio umanitario vuole essere anche un’iniziativa che incoraggi paesi e altre organizzazioni a fare lo stesso”, sottolinea Cesare Zucconi della Comunità Sant’Egidio. “Tra l’altro queste persone vengono identificate già prima di partire: le impronte vengono prese a tutti e i nomi sono certi”.

Quel garage nella periferia di Tripoli affittato per 200 dollari al mese.Identificare i possibili beneficiari comporta una scelta: la “selezione” delle situazioni vulnerabili. “È una scelta che non mi pesa – spiega Piobbichi – perché lavoro tutti i giorni a Lampedusa da due anni e so cosa succede nel Mediterraneo”. La famiglia di Falak è stata segnalata a Mediterranean Hope, tramite un’associazione, dallo zio giunto Lesbos. Che ha raccontato la storia della sua nipotina senza un occhio, che rischiava di perderne un altro e che viveva con i genitori in un garage nella periferia di Tripoli, affittato a caro prezzo: per 200 dollari al mese. In Libano, Falak, non poteva ricevere la necessaria assistenza medica. Storie comuni, per chi viene da una guerra devastante. “Il compagno di banco di Falak – spiega Piobbichi – ha perso una gamba per colpa di una bomba. Di storie, in Libano, ce ne sono tante: è una nazione con quattro milioni di abitanti e due milioni di profughi”. Anche Piobbichi è stanco, ma è felice proprio come Yasmine. “Ci sono stati intoppi con le autorità libanesi che hanno trattenuto il padre fino a ieri sera, pensavamo di non riuscire a portarlo e invece ce l’abbiamo fatta. Gli ho prenotato il biglietto con il mio smartphone alle 9.30 di sera da un bar di Beirut”.

*larepubblica

Cori razzisti, Irrati non ci sta e sospende la partita. (Pasquale Ammora)

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E’ il 66esimo minuto del secondo tempo della partita Lazio-Napoli, quando dagli spalti dell’ Olimpico echeggiano i soliti cori beceri contro i napoletani ed ululati razzisti nei confronti del difensore franco-senegalese Kalidou Koulibaly.

Nel bel mezzo del gioco l’ arbitro Irrati fischia la sospensione della gara facendo chiaro segno di aver sentito personalmente gli insulti razziali. La partita viene sospesa per pochi minuti per poi riprendere su ordinanza del questore che decide di non porre fine definitivamente al match per una questione di ordine pubblico. 

Il direttore di gara ha certamente fatto la scelta giusta applicando alla lettera il regolamento e la cosa più strana, a mio avviso, è che si è parlato di scelta coraggiosa. Sembra strano, ma nel 2016 ci troviamo ancora a parlare di episodi deplorevoli opera di “pseudo tifosi” che non hanno nulla a che vedere con il calcio. E’ inutile chiudere settori e multare le società, c’è bisogno di una svolta: individuare ed eliminare definitivamente queste mele marce che continuano ad infangare uno sport bellissimo che, al contrario, è sinonimo di rispetto e aggregazione.

L’azzurro fa 90 – Ugo Maradona: “Diego vuole tornare a Napoli ma ad una condizione!” (VIDEO)

La manifestazione “L’azzurro fa 90”, presso La Cartiera di Pompei, è arrivata al suo ultimo giorno.

Gli ospiti presenti sono tanti, tra cui il fratello di Maradona, Ugo Maradona.
 

Prende parola Stefano Ceci: “Emozioni uniche, speriamo che la stagione si chiuda con lo scudetto. Napoli merita dopo tutto questo tempo una gioia unica. Il mio libro ripercorre il percorso della mia vita rincorrendo il campione. Chiunque avrebbe voluto vivere una giornata con lui. Mi è capitata una storia anormale. Ho avuto tanta pazienza. L’ho sentito prima di arrivare qui. Potevo scegliere un’altra strada nel 2000, quando lo conobbi. Aveva smesso di giocare ed era solo. Ero ad un bivio: andare via o restare con lui, ho scelto la seconda opzione”.

Maradona fa un video-messaggio per Ceci: “Il mio amico Stefano sarà contento di fare ciò che non ho potuto fare io, starvi vicino. Il suo libro racconta tutto ciò che ha vissuto con me senza intermediario. Ho pianto con lui, ho riso con lui, Stefano è stato sempre con me!”.

Dopo il video-messaggio, Stefano Ceci continua: “Da tifoso del Napoli, vederlo è una gioia. Mi chiama sempre e mi vuole sempre con lui. Quando lo abbraccio la sera, sento l’affetto di un bambino”.

Ecco che Ugo Maradona, fratello di Diego, dichiara: “Avevo 12-13 anni, eravamo al corrente della firma. C’erano altre squadre ma ha scelto Napoli. Non fu facile…Qualcuno mi scambia per Diego ma io sono più bello. Calcetto? Dicevamo sempre di non farci male, ma al fischio d’inizio era una guerra. Qualche volta veniva anche Bertoni. Diego vuole tornare a Napoli con un ruolo certo ma senza dare fastidio agli altri. Un nome così grosso potrebbe dare fastidio a qualcuno. Guarda tutte le partite del Napoli”.

Così Lucariello: “Il Barcellona non voleva vederlo, i due figli del presidente blaugrana lo adoravano. Lui disse Napoli ti amo e fu finalmente vinta la resistenza, facendolo arrivare in azzurro”.

Poi l’ex Montervino racconta di come essere capitano del Napoli è difficile: “Essere capitano del Napoli è un qualcosa di unico. È qualcosa di importante, è una fascia indossata da Maradona e Bruscolotti, è molto pesante. Sono stato un pezzo discretamente importante della nuova rinascita ed essere ricordato come il capitano è per me bello”.

Presente anche Monica Celentano: “Il rapporto di mio padre con Maradona era un qualcosa di unico: amicizia pura condita dalla fede del calcio. Mio padre era innamorato del calcio e ricordo di quando entravamo negli spogliatoi e vedevamo la gioia di aver vinto lo scudetto. Diego era un po’ il suo figlio maschio”.

Ciro Caruso: “Maradona, ricordi fantastici. La mia infanzia, la mia vita. Io ero nelle giovanili e andavo a caccia di pantaloncini e calzettoni di Diego e Careca. Vedevo la maglia e facevo gli occhi a cuoricino”.

Marolda: “Giocavamo il lunedì partite con Diego. Gli parai un colpo di testa, io ero in porta e da lì finii la mia carriera”.

Dall’inviato: Ciro Novellino

Pietropaolo di Modena per il derby del Torre

Per la quarta giornata di ritorno del campionato di Lega Pro girone C che si disputerà domenica 7 alle ore 14 al “Marcello Torre” di Pagani è stato designato Alessandro PIETROPAOLO della sezione di Modena a dirigere la gara tra Paganese e Juve Stabia.

Pietropaolo, nato a Vignola in provincia di Modena il 25 aprile 1986 è al suo secondo campionato in Lega Pro, nelle stagioni passate non ha mai diretto gare della Juve Stabia.

Gli assistenti entrambi della sezione di Cesena saranno rispettivamente Luca BIANCHINI e Lorenzo BIASINI.

Giovanni MATRONE

AVVISO: da domenica 7 treno di perturbazioni sull’Italia con pioggia e neve copiosa sulle Alpi

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Giovedì 4 pioggia eneve a bassa quota su Adriatiche e al Sud, anche con temporali. Venti forti. Domenica 7 Febbraio maltempo e Neve al Centro-Nord. Altre piogge da martedì 9 fino a domenica 14.

 

Situazione ed evoluzione generale
Giovedì 4 migliora al Nord, ultime piogge in Abruzzo, Molise e al Sud, anche con temporali su Messinese e Reggino. Venerdì bellissima giornata di sole. Sabato inizia a peggiorare al Nordovest con prime deboli piogge su Liguria, poi Piemonte. Entro sera piogge diffuse al Nordovest e neve sulle Alpi sopra i 900 metri. 
Giovedì 4 Febbraio 2016
Venti di Tramontana: migliora al Nord, pioggia sul versante adriatico, Calabria tirrenica, Campania, Puglia, Messinese, qui anche con temporale. Neve sui confini alpini a 200 metri. 

NORD

Bel tempo su tutte le regioni con cielo terso e limpido. Neve sui confini alpini a bassa quota.

Temperature

Stazionarie

CENTRO e SARDEGNA

Al mattino ultime piogge  in Abruzzo e Molise. Bel tempo soleggiato sul resto delle regioni. Neve a 500 metri.

Temperature

In leggero aumento.

SUD e SICILIA

Al mattino piogge su Puglia, Campania, Basilicata e Calabria tirrenica. Nel pomeriggio migliora e piogge con qualche temporale potranno interessare il Messinese e il Reggino. Bel tempo entro sera.

Temperature

In leggera diminuzione.

Venerdì 5 Febbraio 2016
Tutto sole e clima mite ovunque. Venti forti di Tramontana su basso Adriatico e Ionio.

NORD

Cielo poco nuvoloso.

Temperature

In aumento le massime, in calo le minime.

CENTRO e SARDEGNA

Bel tempo. Venti da Nord in Adriatico. Più nubi in Sardegna, anche con pioviggine occasionale.

Temperature

In aumento le massime, in calo le minime.

SUD e SICILIA

Tutto sole. Venti impetuosi di Tramontana su Adriatico e Ionio.

Temperature

Stazionarie.

Sabato 6 Febbraio 2016
Tempo in peggioramento. Peggiora gradualmente al Nordovest, alta Toscana, Alpi e Prealpi con nubi in aumento e piogge via via più moderate nel corso del pomeriggio/sera. In nottata piogge diffuse su gran parte della Pianura Padana e alta Toscana con neve sulle Alpi sopra i 700/900 metri. Peggiora al Centro con nuvolosità in aumento.

NORD

Nuvolosità in aumento al Nordovest con piogge deboli in Liguria e Piemonte. Entro sera molto nuvoloso ovunque con piogge diffuse al Nordovest e neve sulle Alpi sopra gli 800 metri.

Temperature

Stazionarie

CENTRO e SARDEGNA

Nubi in aumento sulla Toscana settentrionale con pioviggine. Entro sera peggiora su questo settore con piogge diffuse e neve a 1300 metri. Nubi in aumento anche sulla Sardegna.

Temperature

In leggero aumento.

SUD e SICILIA

Cielo sereno o poco nuvoloso.

Temperature

Domenica 7 Febbraio 2016
MALTEMPO al Centro-Nord. Piogge diffuse al Nord, anche moderate o molto forti in Liguria e forte maltempo sul Friuli Venezia Giulia. Neve copiosa sulle Alpi sopra i 900/1000 metri. Nel pomeriggio peggiora su Toscana, Umbria e Lazio, quindi Campania con piogge diffuse e locali temporali. Venti sostenuti di Libeccio sui mari occidentali e Scirocco in Adriatico. Acqua alta a Venezia.
  • METEO ~ domenica 7, Carnevale a rischio MALTEMPO. Neve sulle Alpi a 900 m, piogge diffuseLunedì 8 Febbraio 2016

Lunedì 8 Febbraio 2016
Molte nubi al Nord, ma con scarse piogge e più concentrate al Nordest, qui con maltempo sulla Venezia Giulia. Qualche pioggia sull’alta Toscana. Temporali sulle coste tra il Lazio e Campania. Piogge sparse su coste tirreniche e ioniche siciliane.

Martedì 9 Febbraio 2016
Nuova fase di maltempo al Centro-Nord con piogge via via più diffuse e forti dal pomeriggio/sera, anche con possibili nubifragi tra Liguria e Toscana e poi su Veneto prealpino e gran parte del Friuli Venezia Giulia. Neve ancora copiosa sulle Alpi sopra i 900/1000 metri. Verso sera e poi notte peggiora anche su Toscana, Umbria, Lazio, Sardegna e Adriatiche interne con piogge intense e diffuse e neve a 1000/1200 metri.

Mercoledì 10 Febbraio 2016
Al mattino ultime piogge al Nordest con maltempo intenso sul Friuli Venezia Giulia, ma migliora. Piogge diffuse e con temporali su Toscana, Umbria e Lazio, piogge sparse su regioni adriatiche, specie settori interni. Maltempo intenso sulla Campania, anche con nubifragi sul Salernitano. Piogge in Basilicata e Calabria, specie tirrenica. Qualche piovasco su Nord Sicilia e settori settentrionali della Sardegna.

Insigne, quel talento cresciuto sotto l’ombra di Maradona, ora unico in Europa

Non ha la numero 10, non è Argentino, ma poco importa. Perché Lorenzo Insigne lo ricorda, e tanto, quel Diego Armando Maradona. Forse per la statura, per quello sguardo un po’ vispo e per quel tocco di palla che è caratteristico dei campioni. L’ha esaltato anche Aurelio De Laurentiis, al termine del match tra i partonopei e l’Empoli, paragonando proprio l’attaccante al Pipe De Oro. Contrariamente, però, Sarri la tocca piano, preferendo rimanere cauto. “Era difficile fare gol da lì– riferiata alla punizione contro i toscani- ma Maradona l’ha fatto anche dentro l’area quindi lasciamolo sempre su un altro pianeta”, ha dichiarato il tecnico azzurro. Parole chiare, chiarissime, di chi lo apprezza, ma allo stesso tempo lo sprona a fare sempre meglio. Maradona è lì, dove risiedono i grandi, che lo guarda e aspetta; uno scudetto e una Europa League per avvicinarsi. Difficile, ma non impossibile.

I NUMERI- E’ nato nel 91, quando l’epopea Maradona era terminata già da un bel po’. Sono passati 25 anni da allora, Insigne è cresciuto, ed adesso sta scrivendo la sua, di storia. Col Napoli sempre protagonista. L’era Benitez è ormai dimenticata, così come il brutto infortunio. 23 partite e 10 gol: numeri da vero attaccante, che non sfigurano accanto a quelli di Gonzalo Higuain. 10 anche gli assist messi a segno: un vero e proprio patrimonio per la squadra, dunque. Assist-men e bomber, una duplice funzione che fa sorridere Sarri. Nessuno meglio di lui, né in Italia né in Europa. Messaggio chiaro anche ad Antonio Conte, in vista di Euro 2016. Insigne lavora anche per la convocazione dunque, conscio che tutto passa per Napoli. Tanta strada dovrà percorrere prima di giungere in Francia. La sensazione, però, è che il cammino intrapeso sia quello giusto e che possa fare le fortune del ct e dei partenopei. 

 

METEO ~ domenica 7, Carnevale a rischio MALTEMPO. Neve sulle Alpi a 900 m, piogge diffuse

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Mappa del maltempo previsto per il 7 febbraio

Atteso un peggioramento per domenica 7 febbraio con neve sulle Alpi e piogge diffuse al Centro-Nord

Con questo articolo desideriamo sottoporre ai nostri affezionati lettori il cambiamento delle condizioni del tempo sull’Italia all’inizio del prossimo mese: un primo peggioramento è avvenuto già il 3 Febbraio, mentre un secondo, più incisivo e intenso, si verificherà il 7 Febbraio, con l’inizio del peggioramento già da sabato 6 al Nordovest. Prenderemo come data di riferimento ciò che potrebbe accadere il 7 Febbraio, attraverso la mappa esclusiva del nostro esclusivo modello ETA-ZEUS 2015.


SITUAZIONE Nella settimana che ci porterà fino al primo weekend di Febbraio, il flusso perturbato atlantico inizierà a scendere di latitudine, relegando l’alta pressione a latitudini più meridionali. Questa azione favorirà la discesa di un centro di bassa pressione che dall’Oceano Atlantico si porterà verso il Regno Unito e quindi la Francia. La sua posizione richiamerà intensi venti di Libeccio, con intensità fino a 100 km/h, che sospingeranno una perturbazione ricca di piogge e nevicate sulla nostra penisola. I fenomeni potranno essere localmente forti, con neve abbondante sulle Alpi.


CONSEGUENZE –L’arrivo di questa perturbazione, accompagnata da fortissimi venti di Libeccio e poi fortissimo Scirocco in Adriatico, come ci mostra la mappa visibile in fondo all’articolo, porterà un deciso peggioramento del tempo al Centro-NordDomenica 7 piogge forti e locali nubifragi si abbatteranno soprattutto su Liguria e alta Toscana, maltempo intenso sui settori prealpini di Veneto e Friuli. Precipitazioni intense su tutto l’arco alpino e prealpino con nevicate copiose sulle Alpi sopra i 900/1000 metri e piogge diffuse sulla Pianura Padana, sul resto della Toscana, sull’Umbria e sul Lazio in serata. La neve cadrà copiosa e abbondante sulle Alpi, con possibili accumuli fino a 80 centimetri sopra i 1500/1600, fino a 30 cm sopra i 1000 metri. Attenzione: i venti intensi di Sciroccoriporteranno l’Acqua alta a Venezia.


PEGGIORAMENTO VERSO IL CENTRO ITALIA – Nel corso della giornata di Lunedì 8 Febbraio ultime piogge riguarderanno le regioni centro-meridionali tirreniche, mentre altrove ci sarà già bel tempo.Mappa tecnica prevista per domenica 7 febbraioMappa tecnica prevista per domenica 7 febbraio

APPROFONDIMENTO anche per singole Regioni e Città su:

Nord

Valle d’Aosta

Piemonte

Liguria

Lombardia

Trentino Alto Adige

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Emilia Romagna

Centro

Toscana

Marche

Umbria

Abruzzo

Lazio

Molise

Sud e isole

Puglia

Campania

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

CONCORSO – In gara contro l’omofobia, partecipa anche tu per promuovere una cultura delle differenze nello sport

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In un periodo ‘movimentato’, dove le polemiche tra Sarri e Mancini sono scoppiate per parole forti nei confronti del tecnico dell’Inter, tanto si è detto e tanto si è scritto, mettendo la parola fine la scorsa settimana, quando si giocò Napoli-Positano. L’omofobia, quella parola tante volte sentita e ripetuta in questo periodo, che ha a che fare, principalmente, con il timore, la rabbia e il disprezzo verso tutto ciò che riguarda il mondo omosessuale. Sentimenti che sembrano superati ai nostri tempi, e che invece ancora ci animano.

In gara contro l’omofobia. Promuovere una cultura delle differenze nello sport e attraverso lo sport, è questo il titolo del concorso a premi che il Centro SInAPSi – Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti universitari – dell’Università Federico II (Napoli) ha deciso di promuovere. Si tratta di un’interessante iniziativa rivolta a tutti gli amanti degli sport con l’intento di sensibilizzare le persone ai valori dello sport per contrastare l’omofobia e la transfobia. Il concorso richiede a gruppi di “sportivi”di realizzare un cortometraggio sui temi dell’omo-transfobia, della discriminazione e delle violenze legate al genere e all’orientamento sessuale, previo precedente percorso formativo-esperienziale, della durata di due incontri, previsto nel periodo compreso tra il 12 Maggio e il 13 Luglio 2016. I cortometraggi pervenuti entro il 23 settembre 2016 verranno pubblicati sul sito www.bullismoomofobico.it e sulla pagina fb del Centro di Ateneo SInAPSi dell’Università Federico II, ammirati e valutati dal popolo web tramite un semplice “mi piace”. I 5 video più votati, entro il 31 ottobre 2016, saranno valutati da una giuria di esperti. La partecipazione al concorso è assolutamente gratuita ed è aperta a tutti coloro che svolgono attività sportiva, agonistica e non, ma non a livello professionistico. Per maggiori informazioni è possibile consultare il bando completo di seguito.


L’obiettivo principale del progetto è prevenire e contrastare il fenomeno dell’omofobia negli ambienti legati allo sport, nonché promuovere un’idea condivisa dello sport come fattore di inclusione delle differenze di ciascun individuo. Tale obiettivo sarà realizzato attraverso azioni di formazione e sensibilizzazione mirate.

Il Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo SInAPSi (Università Federico II di Napoli) ti invita a partecipare al concorso “In Gara contro l’omofobia. Promuovere una cultura delle dif- ferenze nello sport e attraverso lo sport”.
Realizza un cortometraggio e potrai vincere uno dei tre premi in denaro in palio!
differenze.sinapsi@unina.it

CATANIA, SONO 20 I CONVOCATI PER LA TRASFERTA AD ISCHIA

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Al termine della seduta d’allenamento odierna, svolta nel pomeriggio a Torre del Grifo Village e seguita dalla conferenza pre-gara, l’allenatore del Catania Giuseppe Pancaro ha convocato 20 giocatori per la sfida all’Ischia Isolaverde, in programma sabato alle 14.00 allo stadio “Enzo Mazzella” e valida per la ventunesima giornata del torneo in corso. Prima convocazione per i neo-rossazzurri Francesco Felleca, Axel Gulin, Florin Logofatu ed Arturo Lupoli. Prima chiamata in vista di una gara di campionato per il centrocampista della Berretti Davide Di Stefano, classe 1999.

Questi gli atleti a disposizione di mister Pancaro:

Portieri: Bastianoni, Liverani, Logofatu. 

Difensor: Bastrini, Bergamelli, Ferrario, Garufo, Nunzella, Pelagatti.

Centrocampisti: Agazzi, Di Cecco, Di Stefano, Musacci, Pessina.

Attaccanti: Calderini, Calil, Falcone, Felleca, Gulin, Lupoli.

Bergamo, 11 anni fa fece pipì in un cespuglio: prof licenziato. I social si mobilitano

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La foto di Stefano Rho riportata sul gruppo Fb

Una petizione su change.org e un gruppo Facebook per chiedere che il docente 43enne venga reintegrato

Una petizione su change.org e un gruppo su Facebook: i social si mobilitano per Stefano Rho, docente bergamasco licenziato per un fatto (oltretutto molto banale) avvenuto 11 anni fa. Non solo, sulla vicenda c’è anche l’interrogazione parlamentare di Antonio Misiani (Pd): “È una vicenda paradossale e assurda, chiederò tutti i chiarimenti e gli interventi necessari alla ministra della pubblica istruzione”.

La motivazione del licenziamento, come riporta il Corriere della Sera, è non aver dichiarato in un’autocertificazione per il Ministero dell’Istruzione di essere stato condannato a una multa di 200 euro per aver fatto la pipì in un cespuglio. Fatto che risale a 11 anni fa. La storia di Rho, 43 anni, sposato e padre di 3 figlie comincia nel Ferragosto del 2005 quando a sera tardi viene sorpreso dai carabinieri mentre fa la pipì in un cespuglio di Averara, in valle Brembana. Aveva passato la serata con gli amici a bere a mangiare e, pare, non ci fossero locali pubblici a disposizione per quella necessità.

Nel suo iter la denuncia arriva sul tavolo del giudice di pace e per il professore scatta la multa di 200 euro per “atti contrari alla pubblica decenza”. Il 2 settembre 2013 il docente firma per il ministero dell’Istruzione l’autodichiarazione in cui certifica di non aver subito condanne o provvedimenti. Tre mesi dopo, il dirigente scolastico gli comunica che da un controllo è emerso che risulta “destinatario di un decreto penale passato in giudicato” e, sentite le sue spiegazioni, lo “censura”. Non è dello stesso avviso la Corte dei Conti, secondo la quale a un’autocertificazione non veritiera deve seguire il licenziamento. Così il dirigente scolastico di Bergamo, Patrizia Graziani, ha dichiarato la decadenza dell’insegnante.

VERSO ISCHIA-CATANIA, PANCARO: ”ORA I PUNTI COMINCIANO A PESARE”

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La formazione etnea nella giornata di ieri è partita alla volta della Campania,dove si fermerà a Napoli e soltanto nella giornata di venerdì raggiungerà l’isola di Ischia, per l’impegno di sabato allo stadio “Mazzella” in programma alle ore 14:00. Il tecnico della formazione siciliana è intervenuto in conferenza stampa ai microfoni di catanista.com ,analizzando così la prossima sfida:” “Vincere fa bene soprattutto per il morale e noi ne avevamo bisogno contro il Matera. 

Adesso dobbiamo cercare di andare a vincere anche ad Ischia, con grande rispetto per l’avversario che è vivo e che nelle ultime tre partite ha fatto molto bene. Adesso i punti iniziano a pesare sia per chi si deve salvare, sia per chi deve vincere. Sarà difficile, sarà importante sfruttare gli episodi. Non siamo favoriti, non esistono partite scontate. Le gare diventano facili se sei bravo ad approcciarle nella maniera giusta. L’Ischia ci darà battaglia perché vorrà fare bene di fronte ai propri tifosi. Non abbiamo alternative alla vittoria, ci allontaneremmo molto dalla zona a rischio.

Capitolo Mercato? Sul mercato abbiamo fatto quello che dovevamo fare, sono in linea con le scelte. Questa squadra è forte, non avevamo bisogno di rivoluzione. Dispiace che siano partiti diversi ragazzi però era giusto dargli la possibilità di andare a giocare con più continuità. 

Bombagi per caratteristiche è una mezzala, sa giocare a calcio, ha grossissime qualità tecniche, può ricoprire più ruoli. Per la formazione è ancora presto, mancano tre giorni alla partita. I nuovi si sono allenati solo oggi. Partiamo prima perché è il modo migliore per affrontare questa trasferta. Felleca e Gulin sono due giovani interessanti, bisogna dargli il tempo di adattarsi ed ambientarsi senza mettergli pressioni. Lupoli è un giocatore molto importante, può fare sia l’esterno di destra, sia la punta centrale. Bastrini e Parisi possono essere, all’occorrenza, i vice-Nunzella. Nel nostro centrocampo, nella prima parte di stagione, è andato bene quasi tutto. La partenza di molti giocatori è dettata solo dalla possibilità di farli giocare di più.

Sono soddisfatto di quanto fatto contro il Matera, affrontavamo una squadra molto forte, che non perdeva da ottobre e non prendeva due gol nella stessa partita da settembre. 

Sono molto dispiaciuto per la partenza di Scarsella, è un grande giocatore ed un bravo ragazzo. In questo momento, però, qui aveva meno possibilità di giocare. Merita la possibilità che gli abbiamo dato. Giochiamo sempre fino all’ultimo secondo di partita per vincere, non ci siamo mai accontentati. Abbiamo fatto fino ad oggi molto bene ma ci sono anche gli avversari che ha volte ti possono creare difficoltà.

Dispiace per l’atteggiamento dei tifosi. Li capisco, so cosa hanno dovuto passare e so la delusione e l’amarezza che hanno e non mi permetto di giudicarli. Sicuramente noi stiamo dando tutto quello che abbiamo per questa maglia; i ragazzi stanno dando tutto per cercare di portare il Catania più in alto possibile.

Un Catania che andrà ad Ischia con una serie di infortunati ? L’infortunio di Plasmati ha caratteristiche diverse rispetto a Calil. Peccato per il suo infortunio perché viveva un buon momento, adesso lo perdiamo per un po’. Non facciamo distinzioni tra i tifosi rispetto ai settori in cui stanno. Per noi tutti loro sono importanti, tutti amano il Catania. 

Per la partita di sabato contro il Catania confermato il 4-3-3 o ci saranno delle novità? La continuità è la parola d’ordine, anche se nel girone d’andata, eccezion fatta per qualche partita, ci manca solo qualche vittoria. Bisogna continuare su questa strada e sfruttare meglio qualche episodio. Il 4-2-3-1 è un modulo che potremmo utilizzare anche a inizio partita, anche se col 4-3-3 abbiamo determinate certezze, è sistema che abbiamo avallato“.