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ISCHIA ISOLAVERDE-LECCE APERTA LA PREVENDITA, INFO & COSTI

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Si comunicano le modalità e i prezzi dei tagliandi per la partita contro il Lecce in programma sabato 27 Febbraio alle ore 14.00 presso lo stadio “Mazzella”. La società, inoltre, tiene a precisare che sono sospesi tutti gli accrediti e gli ingressi di favore.

PREZZI:

  • TRIBUNA CARPISA-YAMAMAY:  € 22,50 (+ 1,50 € di prevendita) Ridotti: 10/15 anni più Donne: € 16,00 più Over 65 (+ 1,50 € di prevendita)
  • TRIBUNA GOLD:  € 18,50 (+ 1,50 € di prevendita) Ridotti: 10/15 anni più Donne € 12,00 più Over 65 (+ 1,50 € di prevendita)
  • TRIBUNA SILVER: € 10,00 (+ 1,50 € di prevendita)
  • GRADINATA: € 5,00 (+ 1,50 € di prevendita)

Sarà possibile acquistare i biglietti presso i seguenti punti vendita:

  • Stuzzicheria” – Ischia,Via Fondobosso, adiacente lo stadio (solo sabato)
  • “Unpack” – Casamicciola Terme, Corso Luigi Manzi

Al di là della sfortuna, non è più il solito Napoli

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“Quello che ci è mancato stasera è solo un po’ di fortuna”, queste le dichiarazioni di Sarri a fine gara e come dargli torto.

Effettivamente anche contro il Milan il Napoli ha fatto la solita partita: tanto possesso e molte occasioni senza concedere nulla a livello difensivo. Eppure non è arrivata la vittoria.

Gli azzurri hanno giocato una prima frazione di gara a ritmi elevati nonostante un Milan arroccato in difesa: Insigne da fuori con deviazione riesce a sbloccare ma dopo pochi minuti Bonaventura gela il San Paolo su assist involontario di Koulibaly. Nel secondo tempo la squadra è un po’ calata: il palo ferma Mertens , Higuain sfiora la rete e nel finale El Kaddouri spara addosso a Donnarumma. Sicuramente un periodo in cui gli episodi non sono dalla parte degli uomini di Sarri complice anche l’ atteggiamento tattico degli avversari, basti vedere al Milan che ieri ha privilegiato la fase difensiva e ha tirato solo una volta nello specchio trovando la rete.

Al di là degli episodi sfortunati nelle ultime uscite la manovra degli azzurri ha sicuramente smarrito quella brillantezza che l’ aveva contraddistinta fino a questo momento. Complice tanta stanchezza e un periodo non esaltante degli uomini chiave: Hamsik è troppo statico e poco lucido, non riesce a innescare la manovra offensiva. Jorginho , nonostante una prestazione molto dispendiosa, non trova mai il varco giusto in quanto costretto dagli avversari ad impostare sempre per vie orizzontali. Higuain appare meno brillante del solito poichè ,poco assistito dai compagni di attacco, è costretto ad arretrare la sua posizione.

Sarri non è dello stesso parere e nel post fa notare: “Mi sembra strano che siamo stanchi solo negli ultimi metri e per il resto del campo no? E’ normale che ci siano dei cali nel corso della stagione, qualcuno sarà al 97%”.

In questo momento,più che mai, è vietato mollare: il Napoli resta sempre una grande squadra e se gli avversari mostrano questo atteggiamento speculare un motivo ci sarà.

Sergio Contessa: “I nuovi ci stanno aiutando. A Cosenza non dobbiamo perdere.” (VIDEO)

In conferenza stampa al comunale di Casola, per la conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato il terzino della Juve Stabia Sergio Contessa. Ecco le sue dichiarazioni, raccolte dalla nostra redazione in quel di Casola:

“Ci tenevamo tantissimo a tornare alla vittoria al Menti, siamo stati bravi a coglierla con un risultato così largo.

Lisi? Sta facendo bene e mi sta aiutando sulla mia fascia, per me esterno o terzino non cambia, sono a disposizione.

Il Cosenza sta facendo bene per questo deve essere considerata come una big a tutti gli effetti, l’importante per noi sarà non perdere. Durante il corso della partita vedremo come si mette la situazione, ma noi abbiamo tanta voglia di fare bene anche in terra calabrese.

Migliorini? La B non si può rifiutare, avrà sicuramente occasione per dimostrare di essere un grande calciatore e un grande uomo.

I nuovi acquisti? Si sono integrati bene, ci hanno aiutato anche psicologicamente perché ci eravamo un po’ spenti, hanno portato vivacità e voglia di vincere, ci stanno aiutando molto.

I tifosi? Spero ci siano vicini anche a Cosenza, così come a Caserta, perché fuori casa è ancora più importante avere tifosi a spronarti. In un campo difficile come quello cosentino può essere determinante.”

 

Stefano Del Sante: “A Cosenza per vincere. Non abbiamo paura di nessuno.” (VIDEO)

StefanoDelSanteIn conferenza stampa al comunale di Casola, per la conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato l’attaccante della Juve Stabia Stefano Del Sante. Ecco le sue dichiarazioni, raccolte dalla nostra redazione in quel di Casola:

“Avevamo tantissima voglia di vincere in casa e ci siamo riusciti al termine di una prestazione specialmente nel primo tempo da grandissima squadra. Siamo entrati in campo con la cattiveria di una squadra che ha fame e abbiamo fatto benissimo, chiudendo la partita con un sonoro 6-0.

Il presidente del Martina può dire quel che vuole, noi abbiamo strameritato la vittoria perchè dal primo al 95′ minuto abbiamo dato tutto per portare a casa una vittoria importantissima.

Fisicamente sto abbastanza bene, ho avuto qualche acciacco all’inizio della mia avventura a Castellammare e ora sto migliorando fisicamente e sotto porta, con due gol finora siglati. Sono a disposizione del mister, gioco in qualsiasi modulo anche se credo che con il 4-4-2 si possa fare benissimo, l’abbiamo dimostrato sabato contro il Martina. Dobbiamo, però restare con i piedi per terra dopo una goleada del genere.

Il Cosenza? Una squadra fortissima, ma se giochiamo come col Martina ce la giochiamo con tutti. Andremo a fare la nostra partita e giocheremo per i tre punti. Massimo rispetto per loro che stanno facendo davvero benissimo, ma non abbiamo paura di nessuno, vogliamo salvarci a tutti i costi.

Roselli? È stato il mio tecnico a Lecco, è molto preparato e fa giocare bene le sue squadre, sta dimostrando di essere un grande allenatore, ma a Cosenza faremo di tutto per metterlo e metterli in difficoltà.”

 

Vienna è la città con la più alta qualità della vita. Milano stacca Roma

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La capitale austriaca si conferma al vertice della classifica Mercer seguita da Zurigo e Auckland. Il capoluogo milanese è lontano dalla top ten, ma supera New York e Tokyo.

MILANO – Milano meglio di New York, Washington e Tokyo, ma anche di Madrid e Lisbona: il capoluogo lombardo è al 41esimo posto nella classifica mondiale Mercer per la migliore qualità della vita e stacca Roma che al 53esimo posto scivola di un gradino rispetto al 2015. Nella graduatoria sulla sicurezza, però, la situazione peggiora per entrambe le città italiane che scendono alla 63esima e 82esima posizione.

La top ten, però, rimane ancora lontana con Vienna che si conferma al primo posto seguita Zurigo, Auckland e Monaco di Baviera. Vancouver, quinta classificata, è la città con la più alta qualità della vita in Canada, ed è ancora l’unica città nord-americana nelle top 10. Completano l’elenco delle migliori città in cui vivere Dusseldorf, Francoforte, Ginevra, Copenhagen e Sydeny. Singapore (26) è la città asiatica con il piazzamento più alto, Montevideo (78) e Dubai (75) confermano le leadership per area geografica ottenute nel 2015, rimanendo al primo posto per il Sud America e per il Medio Oriente rispettivamente.

Dallo studio emerge dunque che le città dell’Europa Occidentale dominano la classifica. Con un’evidenza nuova: la sicurezza è sempre più un fattore chiave che le multinazionali devono tenere in considerazione quando inviano lavoratori all’estero, sia in riferimento alla loro incolumità personale sia in relazione all’impatto che la sicurezza ha sul costo dei programmi di mobilità globale.

Per la prima volta, infatti, Mercer ha redatto una classifica ad-hoc in materia di sicurezza personale, che ricomprende indicatori legati alle relazioni internazionali, alla stabilità interna al Paese, all’ordine pubblico ed al tasso di criminalità. Lussemburgo, capitale dell’omonimo stato, occupa il podio più alto, seguita dalle svizzere Berna, Zurigo e dalla finlandese Helsinki, tutte pari-merito in seconda posizione. Le città meno sicure al mondo, ultime in graduatoria sono Bagdad e Damasco, in fondo alla lista anche nella qualità della vita complessiva. In It alia, Roma paga, rispetto a Milano, i temi legati alla micro-criminalità. Le capitali del Brunei, degli Emirati, dell’Oman sono considerate più sicure per l’espatriato rispetto al capoluogo lombardo, che tuttavia sorpassa sia Parigi che Londra sul tema: in tema di qualità della vità complessiva, però, la capitale inglese resta davanti, anche se la distanza si riduce.

Abu Omar, quel triangolo Italia-Egitto-Usa. CARLO BONINI*

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L’analisi: “Il segreto di Stato usato per coprire i colpevoli” dice la Corte. E le doppie verità dei governi.

In un singolare ma significativo incrocio di destini che ha a che fare con le doppie verità di Stato, con la tortura, con l’intelligence “non convenzionale” nel triangolo Italia-Egitto-Stati Uniti, dal caso Regeni alle intercettazioni illegali della Nsasulle utenze telefoniche dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, irrompe la Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. La condanna del nostro Paese per la complicità assicurata nella “extraordinary rendition” dell’imam egiziano Abu Omar (sequestrato da agenti della Cia a Milano nel 2003 con la complicità del Sismi di Niccolò Pollari e quindi avviato alle torture nelle galere del Cairo), smaschera infatti la cattiva coscienza e le mosse abusive di quattro diversi governi (Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta) che hanno opposto il segreto di Stato sulla vicenda (segreto la cui legittimità era stata per altro confermata dalla Corte Costituzionale) garantendo l’impunità agli uomini del nostro Servizio segreto militare consapevoli, in quel 2003, di consegnare alle pratiche disumane del regime egiziano un cittadino straniero per il quale, per giunta, esisteva un procedimento in Italia (nel 2013, Abu Omar è stato infatti condannato nel nostro Paese a 6 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale).

Scrivono i giudici della Corte europea nelle motivazioni della loro sentenza (qui la sintesi integrale diffusa da Strasburgo oggi): “La Corte sottolinea come, a dispetto dello sforzo prodotto da investigatori e giudici italiani (l’indagine sul sequestro di Abu Omar fu condotta dagli allora procuratori aggiunti di Milano Pomarici e Spataro, oggi procuratore di Torino ndr.) che ha consentito l’identificazione dei responsabili e garantito le loro condanne, queste ultime non hanno avuto effetto per l’atteggiamento tenuto dal governo italiano. Il legittimo principio del “segreto di Stato” è stato infatti chiaramente applicato solo per consentire che i responsabili della vicenda non ne dovessero rispondere. Per questo motivo, infatti, l’indagine e il successivo processo non hanno portato alla punizione dei responsabili cui è stata di fatto garantita l’impunità”.

A ben vedere, del resto, per l’extraordinary rendition di Abu Omar, ad oggi nessuno sta scontando la pena in una prigione italiana. Non gli “impuniti”, che si chiamano Niccolò Pollari (ex direttore del Sismi, 10 anni di condanna “annullati” dal segreto di Stato), Marco Mancini (allora capo della divisione antiterrorismo del Servizio, 9 anni annullati dal segreto) e i funzionari del Servizio Raffaele Di Troia, Luciano Di Gregori e Giuseppe Ciorra (a loro il segreto ha evitato di scontare 6 anni). Non chi patteggiò la condanna (gli ex funzionari del Sismi Pio Pompa e Luciano Seno, 2 anni e 8 mesi per favoreggiamento), il “giornalista”, a libro paga del Servizio con nome in codice “Betulla”, Renato Farina (6 mesi per favoreggiamento convertiti in 6.840 euro di pena pecuniaria), il carabiniere del Ros e aspirante agente Sismi Luciano Pironi (21 mesi). Non gli uomini della Cia che materialmente condussero l’operazione di sequestro e rendition all’Egitto e per i quali, gli stessi governi italiani che hanno opposto il segreto di Stato hanno garantito nel tempo l’impunità con un escamotage che ne ha assicurato la latitanza.

Armando Spataro accoglie la sentenza di Strasburgo afferrandone il cuore. “La Corte Europea dei diritti dell’uomo – osserva – ha sposato la tesi della Corte di Cassazione, della Procura e della Corte di appello di Milano che, nel condannare gli italiani, avevano sostenuto che il Segreto di Stato non fosse opponibile per attività non istituzionali di alcuni appartenenti al Sismi. E’ una decisione che deve fare riflettere, specie se si considera che anche il Senato Usa, nel dicembre del 2014, ha approvato un rapporto in cui afferma di condannare rendition e prigioni segrete e di ritenere del tutto inutile queste inaccettabili prassi per contrastare il terrorismo”. E non diverse sono le parole di Claudio Fava, oggi vicepresidente della Commissione Antimafia e, nel 2007, parlamentare europeo nella commissione che indagò, documentò e denunciò la pratica delle extraordinary rendition. “La sentenza della Corte di Strasburgo – dice – conferma quello che denunciamo da anni: l’uso strumentale, illegittimo e improprio del segreto di Stato su questa vicenda. Un’illegittimità sulla quale si sono impegnati tutti i governi in carica in Italia negli ultimi dodici anni, nessuno escluso”.

Al contrario, tacciono Governo e Parlamento (gli stessi che in questi giorni chiedono al regime di Al Sisi giustizia e verità per le torture e la morte di Regeni inflitte dagli stessi apparati cui Abu Omar venne consegnato). Senza neppure provare a dissimulare l’imbarazzo per una vicenda in cui, per giunta, mentre Roma si spendeva con l’alleato di Washington per assicurare copertura e impunità nel caso Abu Omar in nome della “lotta al terrorismo”, quello stesso alleato ascoltava abusivamente i telefoni di Palazzo Chigi attraverso il grande orecchio della Nsa. Del resto, in perfetta continuità con i suoi predecessori, lo stesso Matteo Renzi non ha esitato a opporre il segreto di Stato sugli uffici coperti del Sismi di Pollari in via Nazionale a Roma. Una “fabbrica di dossier” illegali nei confronti di magistrati, giornalisti, politici, scoperta proprio durante le indagini condotte da Spataro sul sequestro di Abu Omar e figlia di quella disinvolta e a abusiva stagione della “lotta al terrorismo” che ora, tra Washington Roma e il Cairo sembra improvvisamente senza padri. E che, se non fosse per la Corte di Strasburgo, tutti avrebbero una gran fretta di far dimenticare.

*larepubblica

“DEADPOOL” (Critica di Patricia Santarossa) TRAILER

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Wade Wilson è un ex agente dei corpi speciali. Malato terminale, accetta una dolorosa cura sperimentale: essa, pur salvandolo e dandogli dei poteri speciali, lo deturpa orribilmente. Si trasforma in Deadpool. Vuole costringere il suo salvatore a ridargli volto e identità.

“DEADPOOL” (Critica di Patricia Santarossa) TRAILER

I Marvel Comics sono un universo senza fondo: i suoi personaggi sono talmente tanti; essi si generano e si combinano coi già esistenti sviluppandone le potenzialità narrative in maniera esponenziale: come lo scorrere di un fiume in piena. Come il Multiverso della religione induista. Si differenzia dall’altro universo “concorrente” della D.C.Comics, per una maggiore sperimentalità pianificata, per così dire, industrialmente.

Mentre gli exploits autorali di Batman (DC Comics), ad esempio, appartengono ad importanti e geniali autori contemporanei come Alan Moore/Brian Bolland che fanno riferimento a sé, non immediatamente alla casa DC; e a cui il visionario Christopehr Nolan si è ispirato per la sua nuova trilogia di film. Deadpool, come i Guardiani della Galassia, Ant Man, fanno parte del còté ironico della Marvel: il cui antesignano e certo più popolare è l’Uomo Ragno; che, almeno sulla carta, è pieno di frizzi e di sfottò spesso autoironici.

Questi spunti sono stati più evidenti nella prima trilogia, diretta da Sam Raimi: meno nei successivi. Ma Deadpool ha delle caratteristiche più marcate in tal senso: anzi, proprio da stravolgimento. Egli è nato nel 91, dalle idee di Fabian Nicieza e dai disegni di Rob Liefeld e fin dall’inizio è un chiacchierone, un po’ sullo sbruffunciello, sessista (anche se nel film questo aspetto è più castigato), la sua formazione è a pane e serie tv, irriverente, fuori dalle regole comunemente seguite. Segue comunque un codice comportamentale a suo modo etico: anche se lo fa con numerose e spesso rilevanti eccezioni, e di cui magari non si compiace. Ma ha una sua propria caratteristica che lo differenzia in modalità artistico-progettuale e a mio avviso molto raffinata da tutti gli altri personaggi sia Marvel che DC: è l’unico che dialoga direttamente col suo pubblico di lettori, sia sulla carta che al cinema. Egli “sa” di essere un eroe disegnato.

Ne è consapevole e “ci ragiona”: certamente non in modalità saputamente colta; ma sempre con quel fare scanzonato e impunito; e sempre senza distrarsi dalle sue varie missions narrative. Soprattutto, senza interromperne il ritmo e l’efficacia cinematografiche. Però di fatto tutto ciò lo pone, piaccia o non piaccia, in un livello letterario di elevata metatestualità semiotica, direbbe il compianto Umberto Eco.

Il protagonista del film (USA,16) è Ryan Reynolds: ma ne è stato anche produttore. Egli ha dichiarato che proprio questa atipicità del personaggio l’ha affascinato e per proteggerla dai “cervelloni” degli Studios l’ha prodotto: quelli l’avrebbero trasformato in ulteriore “eroe con tutina”.

Suo complice è stato il regista Tim Miller, che viene dalla Blur Company, specializzata in Effetti Speciali. Insieme ai due sceneggiatori (Paul Wernick e Rhett Liefeld), il regista ha molto ben definito, fin dalle primissime immagini del film, il senso dell’operazione: l’ha padroneggiato con una sicurezza autorale, senza alcun vezzo o prosopopea d’artista pippeur compiaciuto. Ciò l’ha reso spumeggiante, accattivante e originale. Ha usato non solo effetti fisici (SFX), ma soprattutto effetti visuali (VFX): addirittura c’è un personaggio che è stato realizzato e concepito interamente così.

Lo stile adottato mette insieme fin dall’inizio tecniche diverse: come il fermo immagine (lo stop motion dei cartoni, anche se in live action), il ralenti e il flashback: sono tutte tecniche che rimandano con intelligenza alla provenienza disegnata del testo. Ma il miracolo della loro efficacia “totale” è operato dal montaggio. Che è sempre impeccabile: Julian Clarke, canadese, non ancora quarantenne, con una vasta esperienza professionale, ha saputo renderlo vertiginoso e scoppiettante, senza perdere il senso narrativo imposto. Missione difficile, perché si tratta di dare in più, in mezzo tutto quel rutilante insieme, lo spazio dovuto ai siparietti ironici, le “allocuzioni” al pubblico in sala, senza stemperare la forza e l’impatto dell’azione: le pause devono essere molto ben calibrate.

E’ chiaro che molto si deve al carisma, la simpatia e consapevolezza intellettuale dell’attore protagonista, che ha perfettamente e fisicamente introiettato la sua complessità. Oltre a tutte le eccellenti professionalità tecnico- artistiche, mi ha molto colpito la scenografia, la sua generale e mirata organizzazione. Affidata al production designer Sean Haworth, ha saputo esprimere  quell’atmosfera un po’ ingrigita, da periferie urbane, di gente e luoghi comuni, se non proprio di sfigati (nerds), che caratterizza spesso l’identità del mondo Marvel e dei suoi eroi. Così spesso antieroi.

Patricia Santarossa

CAMPIONATO GIOVANILE NAZIONALE, TURNO DI RIPOSO PER L’ISCHIA ISOLAVERDE

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Giornata di riposo per le giovanili gialloblù che partecipano ai campionati nazionali.

Iniziamo da quello Under 17, dove militano gli Allievi di Lega Pro. La capolista Ischia Isolaverde, dopo aver nettamente battuto la Paganese (4-0), fra otto giorni (19a giornata) sarà di scena sul campo del Catanzaro, squadra che occupa una posizione di centro classifica. I ragazzi di mister Fusaro domenica pomeriggio hanno affrontato la Casertana, squadra che milita nel Girone E: il test è stato vinto dai ragazzi di mister Fusaro col risultato di 1-0.

U.17 – CLASSIFICA Gir. F: 

  1. Ischia Isolaverde 42;
  2. Martina Franca 40;
  3. Juve Stabia 39; 
  4. Matera 29;
  5. Monopoli 27;
  6. Cosenza 26;
  7. Catanzaro 25;
  8. Napoli 24;
  9. Akragas 20;
  10. Lecce 18; 
  11. Paganese 17;
  12. Catania 16;
  13. Fidelis Andria 14;
  14. Messina 11.

La formazione Giovanissimi nazionali, ancora rammaricata del pareggio (abbastanza stretto) rimediato a Benevento, continua ad allenarsi in vista dell’impegno interno in programma l’altra domenica contro la capolista Bari, in netto vantaggio sull’inseguitrice Benevento.

U.15 – CLASSIFICA Gir. G: 

  1. Bari 38;
  2. Benevento 33;
  3. Casertana e Martina Franca 29;
  4. Lecce 27;
  5. Avellino 24;
  6. Juve Stabia 23;
  7. Fidelis Andria 19;
  8. Ischia Isolaverde e Monopoli 12; 
  9. Foggia 11;
  10. Melfi 8.

Ci sono ombre sul contratto di Insigne

Il Mattino dedica spazio al perdiodo di forma che sta attraversando Lorenzo Insigne, anche ieri a segno nella sfida col Milan. Il titolo del quotidiano è il seguente: “Insigne, il gol non vale il sorpasso. Ora c’è un’ombra sul contratto”. Di fatto vengono ripotate alcune dichiarazione del suo agente che non ha gradito una risposta della società in estate, dopo un sondaggio fatto circa un ritocco dell’ingaggio, che ad oggi è di circa 1.4mln a stagione. «Il contratto? Dipenderà solo dal club– ha spiegato il suo procuratore Fabio Andreotti a Radio Crc- ci è stata data in estate una risposta che non ci è piaciuta. Lorenzo sta bene a Napoli e De Laurentiis conosce bene la nostra volontà. Non ho avuto nessun contatto con il Bayern Monaco per Lorenzo ma l’interesse di questi grandi non mi meraviglierebbe»

Gol Milan, Reina meno reattivo del solito mentre Hysaj è fuori posizione

La Repubblica scrive su Reina e Hysaj e sul gol di Bonaventura: “La doccia fredda si è tuttavia fatta attendere poco, col rocambolesco pari del Milan al suo primo tiro verso la porta. Traversone di Honda, spizzata involontaria di Koulibaly e tap-in di Bonaventura da due passi: con Hysaj fuori posizione e Reina meno reattivo del solito”.

ISCHIA, LA LOTTA PER LA SALVEZZA SI COMPLICA. SQUADRA IN RITIRO AD ISCHIA.

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La brutta sconfitta di Melfi, ha dato un chiaro segnale negativo. Contro i lucani i gialloblu si giocavano una delle tante partite importanti per conquistare punti,in uno scontro diretto per la salvezza. Una prestazione davvero scadente dell’Ischia contro il Melfi.

Sono bastati venti minuti di gioco e la squadra di Mister Di Costanzo si è ritrovata con un passivo di tre reti a zero. E pure la settimana scorsa nonostante la sconfitta subita in quel di Agrigento contro l’Akragas qualcosa lasciava sperare sotto l’aspetto del gioco ed invece in terra lucana si è vista una squadra in netta difficoltà,sul piano del gioco. Prima di queste due trasferte la squadra gialloblu aveva battuto al “Mazzella” una formazione come il Catania. Ora le domanda da farsi è una sola. L’Ischia ha vinto perché ha incontrato un Catania in netta difficoltà? Dopo questa debacle,la squadra da oggi tornerà sull’isola dove svolgerà gli allenamenti. C’è bisogno di una scossa,anche perché il calendario di certo non sorride. Sabato arriverà un Lecce che dopo aver vinto il derby contro il Foggia lotta per il primato in classifica. Poi si andrà a Caserta,si ospiterà l’Andria al “Mazzella” e si andrà ad affrontare un’altra trasferta insidiosa in quel di Foggia. C’è il rischio quindi di raccogliere davvero pochi punti in queste partite contro squadre che hanno obiettivi diversi rispetto alla formazione isolana. Oggi pomeriggio come citato sopra la squadra svolgerà il suo primo allenamento settimanale allo stadio “Monti Di Meglio” di Casamicciola alle ore 14:00.

Il Punto – 23 febbraio

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C’è un modo per evitare che i risparmiatori paghino il prezzo delle insolvenze bancarie. Basta che le banche emettano obbligazioni a più alto rischio riservate a investitori istituzionali per l’8 per cento delle loro passività. Il bail-in si mangia questa parte e poi scatta il bail-out, pagato dai contribuenti ma senza coinvolgere i piccoli obbligazionisti.

Tornando sui primi 24 mesi del governo Renzi, l’annunciata riforma (legge delega e provvedimenti attuativi) delle regole tributarie ha realizzato solo manutenzione e aggiornamento della normativa. Utile ma limitato. Buoni, invece, i risultati della Voluntary disclosure per l’emersione dei capitali nascosti all’estero. Sulla casa c’era da contenere l’emergenza abitativa e contribuire alla ripresa delle costruzioni. Tante misure – dal Piano casa allo Sblocca Italia – spesso contraddittorie fra loro. Con l’arrivo delle città metropolitane e la quasi-abolizione delle province, la legge Delrio ha inciso su un pezzo della mappa del potere locale. È però prematuro trarne un bilancio, soprattutto perché i nuovi enti sono a secco di denaro.
Dalle cause dell’andamento schizofrenico del prezzo del petrolio agli effetti sulle borse e in particolare sui titoli bancari, cerchiamo di capire con una serie di domande e risposte quello che è accaduto e che potrebbe accadere. La crisi non è finita.
Ci sono molti modi in cui l’organizzazione del lavoro aziendale penalizza le donne rispetto agli uomini. Uno dei più frequenti è quando i manager maschi fissano riunioni alle sette di sera: tanto a casa c’è qualcuno che garantisce il welfare familiare. Sarà un caso ma – dice una ricerca – quando il vertice è femminile le pratiche discriminatorie si attenuano.

  • Come disinnescare la mina del bail-in
    23.02.16
    Angelo Baglioni

    La Banca d’Italia, in qualità di autorità di risoluzione bancaria, ha la possibilità di evitare che la scure del bail-in colpisca i risparmiatori al dettaglio, in caso di salvataggio con aiuto pubblico. La stessa direttiva dà lo strumento adatto. Basta volerlo usare.

  • Due anni di politica tributaria
    23.02.16
    Tommaso Di Tanno

    Voluntary disclosure e attuazione della riforma tributaria caratterizzano la politica tributaria dei due anni di governo Renzi. La prima misura non è un condono e mira a costruire un dialogo più costruttivo fra contribuente e fisco. La seconda ha alcuni meriti, ma non ha riformato il catasto.

  • Bilancio in rosso per la casa
    23.02.16

    Raffaele Lungarella

    Contenere l’aggravarsi dell’emergenza abitativa e contribuire alla ripresa dell’edilizia: sono gli obiettivi principali del governo Renzi nelle politiche per la casa. Ma sono stati perseguiti con provvedimenti slegati e a volte contraddittori, quindi poco efficaci. Risorse e scelta delle priorità.
  • Senza risorse non esiste la città metropolitana
    23.02.16
    Vittorio Ferri

    Ridimensionate drasticamente le province, la legge Delrio ha assegnato alle città metropolitane funzioni fondamentali che intersecano l’azione delle regioni. È mancato però un progetto strategico di governo delle aree metropolitane. Così come non sono state previste risorse finanziarie specifiche.

  • La crisi che parte dal petrolio: domande e risposte
    23.02.16
    Rony Hamaui

    Alcune domande e risposte sul crollo del prezzo del petrolio e sulle conseguenze che ne derivano. Dalle cause agli effetti sulle borse internazionali e in particolare sui titoli bancari, un’analisi per capire quello che è accaduto e quello che potrebbe accadere. Fragilità italiane e vie d’uscita.

  • Quando l’organizzazione del lavoro discrimina le donne
    23.02.16
    Claudio Lucifora e Daria Vigani

    La presenza di donne in posizioni di vertice contribuisce a ridurre il pregiudizio di genere in modo diretto e indiretto. Mentre le politiche di pari opportunità dovrebbero intervenire sui differenziali retributivi, ma anche sulle modalità di organizzazione del lavoro. I risultati di uno studio.

12 migranti soccorsi, nel mar Egeo, dalla Motovedetta CP292

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Video di alcuni momenti dell’operazione di soccorso condotta la scorsa notte dalla Motovedetta CP292 della Guardia Costiera italiana che sta operando nel Mar Egeo.

 

L’unità della Guardia Costiera ha soccorso 12 migranti a bordo di un gommone di piccole dimensioni in procinto di affondare, nel corso della navigazione dalle coste turche a quelle greche, con condizioni meteomarine avverse.

Tutti i migranti sono stati successivamente condotti in salvo sbarcati nel porto di Kos.

 

Corbo: “Sarri non ha la flemma né il fatalismo di Allegri e si fa espellere”

L’effetto Juve guida anche il Milan. Il cupo tatticismo di Allegri non si è esaurito nella sfida di Torino. Non solo fu sconfitto il Napoli che correva e creava di più, è stato diffuso un messaggio . Questo: basta non farlo giocare per vincere o non perdere. Mihajlovic dice di non aver visto quella partita, avendo preferito un film di James Bond, un’adorabile bugia per coprire i segreti che covava nel viaggio verso Fuorigrotta. Come la Juve, Milan detta il tema tattico. Esaspera il 4-4-2 degli attuali campioni in un più tenace 4-5-1. Perché dietro Bacca, che girava da un polo all’altro come una valigia persa, è Niang a trovare una posizione strategica. Prima fa velo su Jorginho per impedirgli la costruzione, ma Niang raddoppia anche sulle zone esterne, dove Callejon si mostra subito appannato, sia nelle conclusioni nebulose, sia quando stanco favorisce il pari del Milan. Non scala su Bonaventura, lo guarda: Bonaventura è purtroppo solo per il Napoli, sorpreso in una sbandata difensiva che ricorda gli errori fatali della scorsa stagione. Qui Sarri capisce che il Napoli non è più quello che aveva rifondato: era irresistibile. I tentativi di surgelare la partita hanno un limite anche nel disegno di Mihailovic, appena il Milan sottovaluta i triangoli del Napoli nel versante sinistro. Una fabbrica di idee accelerata dal tempo che passa e dall’ansia di Ghoulam, Hamsik, Insigne: hanno poco spazio come a Torino, ma la febbre del primato li trascina in un mulinello vorticoso, in una pressione insopportabile per la verticale opposta. Honda, Kucka e Abate che in un salto dissennato offre un tacco alla perfida sassata di Insigne. C’è un cambio di scena nella ripresa. Se all’inizio il Milan è stretto; se Alex e Zapata incatenano Higuain; se per un’ora il ritmo è stato basso, il Napoli avverte l’urgenza di una reazione. Sarri deve studiare qualcosa, ripensa alla solita mossa, escludere Callejon per inserire Mertens in parallelo con Insigne. Tutto il Napoli deve però accelerare e lo fa schiacciando il Milan, non certo esausto, ancora tosto. Il primato dura solo 5’ . E Sarri non non ci sta. Non ha la flemma né il fatalismo di Allegri, si scalda, protesta, si fa espellere. Ritira lo stremato Allan per slegare anche il malinconico Gabbiadini: quarta punta in attesa di El Kaddouri. Sembra un frammento di sogno, l’ultima speranza, un urlo che rimane in gola. Si fa presto a dire: la corsa scudetto continua, ma gli impegni si accumulano, c’è il Villareal che sollecita una impresa per rimanere in Europa. Dove finisce Napoli-Milan comincia il rimorso: sono stati lasciare passare due mercati. Un esterno ed un mediano, due ricambi di qualità, non avrebbero portato il Napoli alla fase cruciale con Callejon, Allan e Hamsik affannati, fari che danno ora luci appena appena fioche. Ma non è finita, Napoli ci crede ancora.

Antonio Corbo-La Repubblica

Il Napoli schiacciasassi non c’è più: assedio al Milan, ma è solo pareggio

La Gazzettadello Sport scrive sul pareggio del Napoli: “Aiuto, il Napoli ha perso la vittoria. Aiuto, il Napoli si è ristretto. Due sconfitte e un pareggio nelle ultime tre partite tra A ed Europa. Senza successi per tre gare di fila era successo soltanto all’inizio stagione. Un solo gol su azione, ieri sera, nelle ultime quattro. Col Carpi la vittoria è arrivata su rigore, che poi è stato l’ultimo gol di Higuain. Il peggio di tutto questo è l’occasione sprecata. Niente contro sorpasso. Si continua a inseguire, e la Juventus ringrazia un buon Diavolo. Un Diavolo duro da battere di questi tempi. Ma è anche vero che il Napoli schiacciasassi non c’è più, o perlomeno si è preso una pausa. Purtroppo per il ciuccio, si è placato nel momento più delicato della stagione. Tutto è ancora in gioco, Europa League inclusa. Ma bisogna ritrovarsi”.

Gazzetta su Higuain: “E’ prigioniero delle sue tensioni”

La Gazzetta dello Sport scrive su Gonzalo Higuain: “Sono tristi le notti di Gonzalo Higuain. I numeri lo scuotono, gli ricordano che non segna da 4 gare. L’ultima rete contro il Carpi, su calcio di rigore. Poi tre gare proprio a secco. Non gli era mai capitata un’astinenza del genere in questa stagione. Per la prima volta, il Pipita s’è scoperto vulnerabile, prigioniero delle sue tensioni e di quelle della squadra che non riesce a ritrovarsi. Anche contro il Milan in lui ha prevalso la rabbia, per l’intera durata della gara s’è lamentato con Banti. Proteste che non hanno avuto una ragione: Zapata lo ha marcato in maniera pulita”

CorSera attacca: “Napoli squadra ansiosa con i muscoli avvelenati dalla stanchezza”

Il fortino del San Paolo ribolle, prima di passione e poi di rabbia ma il Corriere della Sera racconta cosa è successo ieri sera in Napoli-Milan. Con il gol di Lorenzo Insigne che diventa “l’uomo della grande illusione. La notte che doveva scacciare i fantasmi, certifica invece le difficoltà dell’anti-Juve. Una squadra ansiosa che comincia bene ma, con i muscoli avvelenati dalla stanchezza, finisce per pagare il pegno emotivo alla rincorsa”.

Adesso tocca ai diritti delle donne EMANUELE FELICE*

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L’approvazione del ddl Cirinnà rappresenta una tappa fondamentale per la modernizzazione della società italiana. Ma non è certo il punto di arrivo. Piuttosto è il punto di partenza. 

 

La questione omosessuale è solo la punta d’iceberg di un fenomeno assai più ampio, che ci vede fanalino di coda in tutto l’Occidente: la discriminazione di genere. Le donne, cioè la maggioranza della popolazione, in Italia hanno minore reddito (anche a parità di lavoro). 

E anche minore rappresentanza politica e sociale, minore possibilità di affermarsi secondo il merito e di realizzarsi nella vita seguendo le proprie inclinazioni. Ne hanno meno rispetto agli uomini e ne hanno meno rispetto a tutti gli altri Paesi avanzati. 

 

I dati sulle statistiche internazionali sono su questo eloquenti, impressionanti. L’indice mondiale sulla differenza di genere, che da 0 a 1 misura il divario fra uomini e donne in base a criteri economici, politici e sociali, nel 2014 vede l’Italia sessantaseiesima, su 136 paesi. Nella parte bassa della classifica. Tutti i Paesi dell’Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Canada, l’Australia, finanche l’Argentina, si trovano nelle prime 30 posizioni. Noi siamo un caso a parte.  

È sconcertante che non se ne parli mai. La discriminazione sistematica – economica, sociale e culturale – nei confronti di oltre metà della nostra popolazione non riceve da noi quasi nessuna attenzione. 

 

Questa situazione ha ricadute negative anche sulla crescita economica, giacché in sostanza impedisce a milioni di persone di sviluppare tutto il loro potenziale, anche lavorativo. E non è un caso che al Sud il problema sia più grave che al Nord: sul perdurante divario fra il Mezzogiorno e il resto del Paese, che negli ultimi anni ha continuato ad allargarsi, pesa la questione di genere. 

È sconcertante, forse però non sorprende. Saremmo già una società meno maschilista, se almeno ne parlassimo. E anche il dibattito di queste settimane sul ddl Cirinnà, per come è andato prendendo corpo soprattutto nel mondo dell’informazione e fra la classe politica, dà l’idea di quanta strada ci sia ancora da fare. Mentre tutti gli studi scientifici indicano chiaramente che non vi è alcuna differenza, per il benessere del bambino, a seconda che venga cresciuto da genitori di sesso diverso o dello stesso sesso, da noi si dà per scontato che la differenza esiste; peraltro senza mai accennare al fatto che, se problemi vi sono, questi si devono non certo all’ambiente famigliare, ma alla società che discrimina (e che quindi spetterebbe alla politica non solo di fare la legge, ma anche di promuovere una cultura del rispetto). La conseguenza è che, sull’altare di pregiudizi del tutto privi di riscontro scientifico, si è disposti a sacrificare, ci stiamo avviando a sacrificare, proprio i diritti dei minori che tutti dicono di voler proteggere. E qual è questo pregiudizio, venendo al sodo? Quello secondo cui le donne fanno inevitabilmente le cose in un certo modo, gli uomini in un altro. Il maschilismo, appunto.  

Recentemente la Corte europea dei diritti dell’uomo ha insistito sul fatto che un testo sulle unioni civili, senza l’adozione del configlio, non risolverebbe il problema delle discriminazioni nei confronti delle persone dello stesso. Ha ragione, e sarebbe bene che i nostri governanti se ne ricordassero. Ma potremmo aggiungere, l’evirazione dell’articolo 5 sarebbe anche, sul piano culturale, un ostacolo sulla strada della più ampia uguaglianza di genere: un esplicito tributo a una presunta inesorabilità della divisione dei ruoli su cui si è fondata, per millenni, la vessazione nei confronti dell’altra metà del cielo.  

 

La posta in gioco sul ddl Cirinnà non riguarda quindi solo una minoranza, ma coinvolge tutti. Proprio come riguardavano tutti le leggi sul divorzio e contro l’aborto clandestino, o la riforma del diritto di famiglia nel 1975: riforme approvate con un’ampia maggioranza parlamentare che hanno fatto fare enormi passi avanti alla società italiana. Certo, le leggi da sole non bastano. Quella contro la discriminazione di genere è una grande battaglia sociale e culturale che non può dirsi conclusa nemmeno in Paesi più avanzati di noi e che deve allargarsi a tutte le minoranze (ad esempio le persone transessuali, dal nostro ordinamento semplicemente ignorate). Passa attraverso un’opera profonda di sensibilizzazione nelle scuole, opera sabotata da gruppi oltranzisti che – mentre ci sono giovani che muoiono ancora di omofobia e di bullismo – ritengono che sia sbagliato insegnare ai bambini il valore della diversità e il rispetto per le identità di tutti. 

Ma le leggi sono importanti. Quelle buone possono fare avanzare la società e promuovere un clima diverso, offrendo a chi si sente discriminato tutela giuridica e quindi più forza – anche sul piano morale e culturale – per far valere i suoi diritti. 

E i governi possono fare molto. Non è un caso che con Zapatero la Spagna sia arrivata al dodicesimo posto nell’indice sulla differenza di genere. Distante anni luce di noi. Zapatero portò avanti un programma contro le discriminazioni di genere avanzatissimo, non solo sulle unioni omosessuali: le sue leggi hanno reso la Spagna un Paese più libero e anche più giusto (sono forse l’eredità migliore, e largamente condivisa, di quella stagione politica). Noi che allora perdemmo quell’appuntamento, finendo per scivolare all’ultimo posto nell’uguaglianza di genere, di buone leggi abbiamo ormai disperatamente bisogno. Il ddl Cirinnà non è che il punto di partenza. E bisogna partire bene.  

 

*lastampa

 
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Hamsik: “Abbiamo dominato tutta la partita, il risultato è deludente: ora testa a giovedì”

Marek Hamsik sul suo sito: “Abbiamo dominato tutta la partita, il risultato è deludente. Volevamo vincere, far esplodere di gioia l’intero San Paolo. In alcuni momenti ci è mancata la fortuna, come in occasione del palo di Mertens. E’ un peccato non aver vinto, ma queste partite fanno parte del calcio. Adesso però la nostra concentrazione è rivolta tutta al Villarreal”.

VIDEO ViViCentro – Jorginho: “Solo questione di sfortuna, ma siamo vivi e lottiamo per lo scudetto”

Al termine della gara pareggiata dal Napoli contro il Milan al San Paolo, Jorginho ha parlato ai nostri microfoni in mixed zone: “Dobbiamo guardare a noi stessi, li abbiamo massacrati, la palla non è andata dentro. Abbiamo fatto il nostro gioco come sempre. Io cerco di fare quello che mi chiede il mister. Devo migliorare sotto tanti aspetti, forse devo verticalizzare di più. Però è difficile andare davanti se non c’è spazio. Gol Milan? Dal campo mi sembrava fallo”.

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino

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