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L’ORDA AZZURRA – Ore 19:30 con tanti ospiti e curiosità

Questa settimana la puntata comincerà alle 19:30

Questa sera non perderti l’appuntamento con L’Orda Azzurra, il programma che va in onda sulle frequenze di Vivi Radio Web la radio ufficiale di Vivicentro.it. Tutto quello che c’è da sapere sul Napoli, sempre live…

A condurre il programma, Ciro Novellino (giornalista di Vivicentro) e al suo fianco Mario Vollono (vicedirettore di Vivicentro). Tanti ospiti al telefono e in studio, ma i protagonisti siete voi, come sempre. Mandate i vostri messaggi sulla pagina Facebook della radio, o chiamate allo 081 048 73 45 oppure mandare un messaggio Whatsapp al 338 94 05 888.

Gli ospiti di questa sera: Alessio De Bode, ex calciatore del Genoa e della Juve Stabia, il giornalista Massimo Sparnelli, oltre al presidente del Club Napoli Rimini Azzurra, Vincenzo Luisi e altri ancora…

Non mancate, L’Orda Azzurra sta arrivando…!

Come sempre potrete ascoltarla in diretta a questo indirizzo:

Cliccando questo link https://www.vivicentro.it/viviradioweb/

dalle 19:30 e in differita due ore dopo la fine della trasmissione a questo indirizzo https://www.spreaker.com/show/tracce-di-lorda-azzurra

Denuncia di Confcommercio: ” Burocrazia costa 230 ml di Pil “

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Per il 2016 prevista una crescita dell’1,6% del Pil, sostenuta dai consumi e dagli investimenti, ma sul dato esiste il rischio di una revisione al ribasso

PIL  – Senza i freni rappresentati dagli eccessi di burocrazia, dall’illegalità, dai difetti di accessibilità e capitale umano, l’Italia riceverebbe benefici per 230 miliardi di euro, con un balzo del 16% del Pil. E’ la stima dell’Ufficio studi della Confcommercio diffusa al Forum di Cernobbio che – tuttavia – considera solo le miglior performance regionali nelle varie voci, ottenute da Valle d’Aosta, Trentino, Lombardia e Piemonte, calcolando gli effetti della rimozione dei gap delle varie regioni se i valori si adeguassero alle migliori pratiche: “Siamo dentro un esercizio di fantasia – riconosce lo studio – seppure ragionevole. Questi aggiustamenti richiederebbero anni di tempo e in alcuni casi costituiscono un limite difficilmente raggiungibile”.

Confcommercio propone quindi un calcolo alternativo “molto più raggiungibile in tempi brevi rispetto al primo” basato su un aggiustamento del 5% dei parametri di accessibilità, burocrazia e legalità e una crescita dell’1% sul capitale umano. L’esercizio darebbe benefici per 45,3 miliardi di euro, con un aumento del Pil del 3,2%: 750 euro a testa per ciascuno dei 60 milioni e oltre di cittadini italiani (circa 1.800 euro a nucleo familiare).

Per il 2016 l’associazione dei commercianti prevede una crescita dell’1,6% del Pil, sostenuta dai consumi e dagli investimenti, ma sul dato esiste il rischio di una revisione al ribasso. Per i consumi è attesa una crescita dell’1,4%, contro l’1,1% del 2015, mentre gli investimenti fissi lordi dovrebbero salire del 3%, rispetto allo 0,8% dello scorso anno. Sempre ferma l’inflazione, 0,2% annuo contro lo 0,1% del 2015.

Secondo il direttore, Mariano Bella, il 2016 “presenta un puzzle di informazioni di difficile composizione: la fiducia di famiglie e imprese resta sui massimi, i consumi a gennaio appaiono deboli, i dati sull’occupazione sono positivi”, mentre “la deflazione appare più un pericolo teorico che una reale minaccia”. Secondo Bella la crescita del 3% degli investimenti “non è per nulla ottimistica. Le perdite subite nel recente passato sono di dimensioni eccezionali, dunque una modesta ripresa degli investimenti è fisiologica”. Le tendenze “dovrebberorafforzarsi moderatamente nel prossimo anno. Non c’è nulla di straordinario e nulla di cui rallegrarsi con particolare enfasi per l’eventuale realizzazione di questo quadro macroeconomico”. Per il 2017 si prevede +1,6% del Pil, +1,7% dei consumi, +3,7% degli investimenti.

larepubblica / La denuncia di Confcommercio: “La burocrazia costa 230 miliardi di Pil”

Ischia, a Foggia con il 4-4-2 ?

Foggia-Juve_Stabia

Settimana di fuoco in casa Ischia,dopo l’esonero di Mister Di Costanzo,nella giornata di ieri i gialloblu hanno svolto il secondo allenamento settimanale al “Kennedy A”,sotto la guida tecnica del nuovo allenatore Antonio Porta. Nei prossimi giorni verrà comunicata l’ufficialità. Il tecnico procidano è atteso subito da un banco di prova molto difficile,impegnato in trasferta con la corazzata Foggia di De Zerbi. Una trasferta molto insidiosa,ma anche con diverse assenze pesanti nel pacchetto difensivo,dove sarà costretto a ridisegnare la retroguardia gialloblu. Moracci e Bruno squalificati,il rientrante Sirigu ma non ancora al meglio della condizione fisica,dopo uno stop di tre settimane e il mediano Manuele Blasi: l’ex Juventus è in permesso dall’inizio della scorsa settimana per problemi familiari. Tra i pali confermato Iuliano,in difesa Filosa dovrebbe essere affiancato da Savi in cerca di riscatto dopo la prestazione opaca offerta nella gara casalinga contro il Lecce. Sulle fasce Porcino e Florio. Quasi certamente con molta probabilità il pacchetto difensivo sarà confermato,in virtù della squalifiche. Per quanto riguarda il centrocampo e l’attacco ci sono ancora alcuni dubbi da sciogliere. Porta sa benissimo che di fronte avrà un avversario di un certo spessore. L’unico che sembra essere sicuro per un posto da titolare a centrocampo,è Mattia Spezzani,con al suo fianco uno tra Acampora,Di Vicino e Palma con quest’ultimo che spesso ha trovato poco spazio sia con Bitetto che con lo stesso Di Costanzo. In mediana capitan Armeno con Pepe. In attacco rientra Gomes,dopo la squalifica che lo ha costretto a saltare la partita con la Fidelis Andria,che farà coppia con il senegalese Kanoute alla ricerca del gol che manca da cinque partite. In alternativa,Porta potrebbe anche optare di schierare Di Vicino alle spalle di Kanoute,con Gomes in panchina. Passando così ad un 4-4-1-1.

Insigne, l’ agente: “Confido in Conte, Lorenzo merita la Nazionale”

Fabio Andreotti, procuratore di Roberto e Lorenzo Insigne, è intervenuto a “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma in onda su Radio Crc. Ecco le sue parole:

“Credo che tutta la squadra sia consapevole di potere ambire ancora allo scudetto anche se vi è la tendenza a mascherarlo. La Juve ha dalla sua un vantaggio in termini di classifica ma mancano diversi impegni, chissà. Spero che Lorenzo vada in Nazionale perchè lo merita visto la sua stagione; confido in Conte e posso assicurare che tra il C.T. e Insigne non c’è alcun caso: Lorenzo abbandonò il ritiro in seguito ad una patologia e , infatti, nella sfida successiva fu prelevato dal campo dopo 58 minuti. Quindi sarei molto rammaricato se non verrebbe convocato per questo episodio.

Su Sarri posso dire che, a mio avviso, c’è la volontà del tecnico di continuare questo progetto ma ritengo anche giusto  che venga rivisto il suo contratto,  sta diventando un tecnico importante ambito anche a livello europeo; bisognerà capire quali accordi prenderà con De Laurentiis. Con Benitez il Napoli ha guadagnato molto in termini di immagine visto il suo palmares, ma proprio per questo motivo mi aspettavo qualcosa in più sul piano dei risultati; non dimentichiamo però che Insigne è esploso sotto la sua gestione.

Per quanto riguarda il futuro non posso negare che diversi top club seguono Lorenzo come altri 5 o 6 calciatori del Napoli, un motivo di orgoglio per la società; bisognerà gestire la situazione nel miglior modo possibile”.

Spalletti: “Minimo il terzo posto”

È un Luciano Spalletti ambizioso e consapevole quello che si è presentato poco fa nella sala Champions del centro sportivo Fulvio Bernardini alla vigilia dello scontro diretto per il terzo posto contro l’inter di Roberto Mancini. L’allenatore toscano ritrova il collega a distanza di sette anni. Edward Young diceva che “costruisce troppo in basso chi costruisce al di sotto delle stelle”. Ognuno conosce i propri limiti, certo, ma non bisognerebbe mai smettere di cercare di superarli perché è solo in questo modo che si ottengono grandi risultati. Del resto si sa: c’è un’inversa proporzionalità tra quanto una cosa è complicata e quanto la si vuole veramente.

L’OBIETTIVO MINIMO E’ IL TERZO POSTO! “Se devo cercare qualcosa per migliorare la Roma guardo alla Roma, non alla Juventus. Sono contento di quello che sta facendo vedere la mia squadra. Ovviamente tutto si può migliorare, bisogna essere aperti e lavorare per poter mettere sul piatto sempre dei valori in più, ma la Roma è già una buona squadra. Mi emoziono tutte le volte che la Roma scende in campo, a prescindere dall’avversario. È chiaro però che l’Inter condisce un po’ tutto questo e spero che la squadra sia all’altezza dell’importanza del match. Dico che da qui alla fine del campionato ci sono partite fondamentali per il futuro di ognuno di noi. È fondamentale la partita di domani, dobbiamo difendere la nostra posizione dagli attacchi e guardare anche più in là. Ci piacciono le pressioni, sono qui per tentare di migliorare giorno dopo giorno i risultati di questa squadra. Dobbiamo minimo arrivare terzi e se qualcuno davanti perderà punti dobbiamo provare ad avvicinarci. Una delle cose più belle e soddisfacenti per me è l’evidenza dello sviluppo dell’allenamento: quando vedo i ragazzi dentro la causa, che pedalano con disponibilità, con la voglia di fare il contrasto senza commettere leggerezze è davvero bello. Ho il cruccio di aver trovato solo ora gente di assoluta forza mentale, qualità sul campo ed esperienza come Maicon e Keita, avrei voluto allenarli prima. Strootman ha una faccia che incute timore persino in allenamento. Lotta per ottenere una punizione anche durante la partitella, segno evidente che è vicino a ritrovare la condizione. È ovvio che abbia bisogno della partita vera, ma deve confrontarsi con il resto della squadra, ci sono calciatori che in questo momento stanno facendo bene. Posso dargli spazio, per esempio, se Pjanic dovesse aver bisogno di rifiatare, altrimenti no.”

LA PATATA BOLLENTE E’ TOTTI…“Su Totti, si rischia di banalizzare una delle questioni più importanti della storia di questa squadra. Non bisogna andare a sentire l’opinione di tutti, è giusto transennare, fare da schermo alle uniche due componenti che contano cioè il calciatore ed il presidente. Il metodo giusto è che si incontrino, si parlino e prendano una decisione che renda felici entrambi e noi dovremo a quel punto solo prenderne atto. Io da questo momento smetto di parlarne ed è giusto che la smettiate anche voi, c’è il rischio di banalizzare perché vi raccontano cose distorte. Il mio giudizio non conta. La vicenda è talmente importante che la soluzione può venire solo da loro due.”

IL BOLLETTINO MEDICO DI SPALLETTI: “Manolas è stato gestito in settimana ma ha poi sviluppato una quantità di allenamento corretta, questo è invece il primo allenamento che fa Castan dopo una forte influenza. Totti sarà a disposizione dopo il fastidio all’anca, ieri si è allenato e vedremo come andrà oggi. Le scelte si fanno per la partita di domani, non penso ai diffidati in vista del derby. De Rossi è un calciatore che ha tutte le qualità dei giocatori importanti. Quello che diventa fondamentale è la disponibilità a giocare sia da difensore centrale che da centrocampista. Lo valuto in tutte queste posizioni, nessuna esclusa, visto che la disponibilità me l’ha data. Se gioca Dzeko o un centravanti più leggero lo deciderò nelle ore che mi rimangono”.

RITROVERA’ MANCINI…“L’Inter ha giocato tutte le partite per portare a casa il risultato pieno, domani ancor di più perché anche loro mirano a questa posizione in classifica. Come abbiamo fatto noi quando eravamo 5 punti indietro è lecito che ora lo facciano loro.”

SULLA CURVA SUD “Gabrielli ha dato aperture rispetto alla situazione della curva. Ora bisogna cercare di stemperare lo spirito di rivalsa, l’orgoglio che è tipicamente italiano. Non ho letto bene le notizie dell’ultima ora ma dico che siamo vicino alla soluzione perché c’è buonsenso da parte di chi comanda.”

Claudia Demenica

Higuain oggi lavora in gruppo per il Genoa

Tutte le ultime notizie sul Pipita

La giornata di Gonzalo Higuain ieri è stata diversa dal solito. Non ha partecipato all’allenamento con i suoi compagni, è rimasto a curarsi nella sala medica del centro sportivo di Castel Volturno dopo un contrasto con Vasco Regini. Oggi ricomincerà a correre sul dritto, testerà le sue sensazioni e poi si riaggregherà al gruppo per essere a disposizione contro il Genoa.

Pandev: “Verremo al San Paolo per giocarcela”

Le sue parole…

Goran Pandev ha rilasciato alcune dichiarazioni a Sky Sport:  “Il Genoa se la può giocare con tutti e l’ha dimostrato anche quest’anno. E’ una stagione molto difficile, anche per me, ma alla fine la squadra è uscita fuori. Napoli? Sono fortissimi, ma noi dobbiamo fare il nostro. In azzurro mi sono trovato benissimo. Quella napoletana è una piazza importante che vive di calcio. Quest’anno credono nello scudetto e sperano di poterlo conquistare. tuttavia, noi andremo al San Paolo per giocarci la partita. Non abbiamo nulla da perdere”.

Il tweet pro Bayern di Reina può essere incauto

I dettagli

Il Corriere della Sera parla dei tweet pro Bayern di Reina: “La Juve in ogni caso non avrà più impegni infrasettimanali, per cui le esultanze pro Bayern sui social network del napoletano Reina e del romanista Gyomber potrebbero rivelarsi incaute. Ma la situazione degli infortuni, con 35 stop muscolari, va monitorata. Un anno fa da metà marzo in poi la Juve cominciò a volare, pur avendo «sacrificato» Pirlo e Pogba, fermi ai box. A Vinovo si carica molto sui lavori di forza, specie negli spazi stretti. Le controindicazioni non mancano, ma la brillantezza generale dovrebbe aumentare, invece che diminuire. Poi ci sono gli avversari, mai così vicini a questo punto della stagione negli ultimi tre campionati. La Roma aspetta l’Inter sabato sera. Il Napoli domenica alle 18 ospita il Genoa, sapendo già il risultato della Juve”

RANKING UEFA – Il Napoli perde terreno

Ecco la classifica

E’ terminato l’ultimo turno degli ottavi di finale delle due competizioni europee per club, tra Champions League ed Europa League. Il Valencia vince contro l’Atletich Bilbao e guadagna altri punti nei confronti del Napoli che resta 16°. Il Real MAdrid guida la classifica con Bayern Monaco e Barcellona, mentre il Porto allunga con 2500 punti sugli azzurri.

 

Forse tre azurri in Nazionale chiamati da Conte

Eco di chi si tratta

A meno di clamorose sorprese, Antonio Conte dovrebbe convocare sia Lorenzo Insigne che Jorginho per il doppio test amichevole contro Spagna e Germania. La Gazzetta dello Sport anticipa i possibili convocati: “Ecco i probabili nomi (tra parentesi le riserve in preallarme). Portieri: Buffon, Sirigu, Perin (Padelli). Difensori: Darmian, Bonucci, Barzagli, Acerbi, Astori, Antonelli, De Silvestri, De Sciglio (Abate). Centrocampisti: Florenzi, El Shaarawy, Giaccherini, Candreva, Bonaventura, Parolo, Montolivo, Soriano, Bertolacci, Jorginho, Verratti). Attaccanti: Pellè, Eder, Zaza, Bernardeschi, Immobile, Okaka, Insigne (Gabbiadini)”

Referendum : Si o no alle trivelle, cosa sapere per votare

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Il 17 aprile si vota il referendum sul quesito voluto da Regioni preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. Ecco le ragioni dei due schieramenti
Referendum idrocarburi
Referendum idrocarburi

Referendum sfruttamento idrocarburi – Il 17 aprile si voterà sulle trivelle. Il Referendum è stato voluto da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. Non propone un alt immediato né generalizzato. Chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Come è accaduto per altri referendum, il quesito appare di portata limitata ma il significato della consultazione popolare è più ampio: in gioco ci sono il rapporto tra energia e territorio, il ruolo dei combustibili fossili, il futuro del referendum come strumento di democrazia.

La domanda che si troverà stampata sulle schede è “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?” Dunque chi vuole – in prospettiva –  eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuoleche le trivelle restino senza una scadenza deve votare no.

I due schieramenti sono rappresentate da comitati. Da una parte c’è il Comitato Vota sì per fermare le trivelle “Il petrolio è scaduto: cambia energia!”) a cui hanno aderito oltre 160 associazioni (dall’Arci alla Fiom, da quasi tutte le associazioni ambientaliste a quelle dei consumatori, dal Touring Club all’alleanza cooperative della pesca). Dall’altra un gruppo che si definisce“ottimisti e razionali” e comprende nuclearisti convinti come Gianfranco Borghini (presidente del comitato) e Chicco Testa, il presidente di Nomisma energia Davide Tabarelli, la presidente degli Amici della Terra Rosa Filippini. Ecco, punto per punto, le ragioni dei due schieramenti.

Quanto petrolio è in gioco?

Le ragioni del sì
Secondo i calcoli di Legambiente, elaborati su dati del ministero dello Sviluppo economico, le piattaforme soggette a referendum coprono meno dell’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas. Se le riserve marine di petrolio venissero usate per coprire l’intero fabbisogno nazionale, durerebbero meno di due mesi.

Le ragioni del no
Secondo i calcoli del Comitato Ottimisti e razionali la produzione italiana di gas e di petrolio – a terra e in mare- copre, rispettivamente, l’11,8% e il 10,3% del nostro fabbisogno. (Visto che questo dato comprende anche le piattaforme che non rischiano la chiusura perché non sono oggetto di referendum, su questo punto le stime dei due schieramenti non si allontanano: l’85% del petrolio italiano viene dai pozzi a terra, non in discussione, e un terzo di quello estratto in mare viene da una piattaforma oltre le 12 miglia, non in discussione).

Qual è l’impatto del petrolio in mare?

Le ragioni del sì.
A preoccupare non sono solo gli incidenti ma anche le operazioni di routine che provocano un inquinamento di fondo: in mare aperto la densità media del catrame depositato sui nostri fondali raggiunge una densità di 38 microgrammi per metro quadrato: tre volte superiore a quella del Mar dei Sargassi, che è al secondo posto di questa classifica negativa con 10 microgrammi per metro quadrato.
Inoltre il mare italiano accanto alle piattaforme estrattive porta l’impronta del petrolio. Due terzi delle piattaforme ha sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. I dati sono stati forniti da Greenpeace e vengono da una fonte ufficiale, il ministero dell’Ambiente: si riferiscono a monitoraggi effettuati da Ispra, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Ambiente, su committenza di Eni, proprietaria delle piattaforme oggetto di indagine.

Le ragioni del no
L’estrazione di gas è sicura. C’è un controllo costante dell’Ispra, dell’Istituto Nazionale di geofisica, di quello di geologia e di quello di oceanografia. C’è il controllo delle Capitanerie di porto, delle Usl e delle Asl nonché quello dell’Istituto superiore di Sanità e dei ministeri competenti. Mai sono stati segnalati incidenti o pericoli di un qualche rilievo. Il gas non danneggia l’ambiente, le piattaforme sono aree di ripopolamento ittico.
I limiti presi a riferimento per le sostanze oggetto di monitoraggio e riportati nel rapporto di Greenpeace non sono limiti di legge applicabili alle attività offshore di produzione del gas metano. Valgono per corpi idrici superficiali (laghi, fiumi, acque di transizione, acque marine costiere distanti 1 miglio dalla costa) e in corpi idrici sotterranei.

Fermando le trivelle perdiamo una risorsa preziosa?

Le ragioni del sì
Dopo il rilascio della concessione gli idrocarburi diventano proprietà di chi li estrae. Per le attività in mare la società petrolifera è tenuta a versare alle casse dello Stato il 7% del valore del petrolio e il 10% di quello del gas. Dunque: il 90-93% degli idrocarburi estratti può essere portato via e venduto altrove. Inoltre le società petrolifere godono di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. I posti di lavoro immediatamente a rischio (calo del turismo, diminuzione dell’appeal della bellezza del paese) sono molti di più di quelli che nel corso dei prossimi decenni si perderebbero man mano che scadono le licenze.

Le ragioni del no
L’industria del petrolio e del gas è solida. Il contributo versato alle casse dello Stato è rilevante: 800 milioni di tasse, 400 di royalties e concessioni. Le attività legate all’estrazione danno lavoro diretto a più di 10.000 persone.

Non fermando le trivelle perdiamo una risorsa preziosa?

Le ragioni del sì
Sì, perché le trivelle mettono a rischio la vera ricchezza del Paese: il turismo, che contribuisce ogni anno a circa il 10% del Pil nazionale, dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, per un fatturato di 160 miliardi di euro; la pesca, che produce il 2,5% del Pil e dà lavoro a quasi 350.000 persone; il patrimonio culturale, che vale il 5,4% del Pil e dà lavoro a 1 milione e 400.000 persone.

Le ragioni del no
L’attività estrattiva del gas metano non danneggia in alcun modo il turismo e le altre attività. Il 50% del gas viene dalle piattaforme che si trovano nell’alto Adriatico; nessuna delle numerose località balneari e artistiche, a cominciare dalla splendida Ravenna, ha lamentato danni.

Insistere sulle trivelle è compatibile con gli impegni a difesa del clima?

Le ragioni del sì
Alla conferenza sul clima di Parigi 194 Paesi si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile un taglio radicale e rapido dell’uso dei combustibili fossili. Per mettere il mondo al riparo dalla crescita di disastri meteo come alluvioni, uragani e siccità prolungate, due terzi delle riserve di combustibili fossili dovranno restare sotto terra. In questo quadro investire sul petrolio potrebbe rivelarsi un azzardo economico.

Le ragioni del no
Il futuro sarà delle rinnovabili, ma vanno integrate perché la loro affidabilità è limitata. Sole, acqua e vento non sono elementi che possiamo “gestire” a nostro piacimento.  Non siamo pertanto in grado di prevedere quanta energia elettrica sarà, in un dato periodo, prodotta dal fotovoltaico, dall’eolico o dalle centrali idroelettriche. E quindi, senza i combustibili fossili, non possiamo programmare liberamente i nostri consumi, come siamo abituati e talvolta obbligati a fare.

I referendum servono?

Le ragioni del sì
“Si deve comunque andare a votare – afferma il presidente della Camera Laura Boldrini – perché il referendum é un esercizio importante di democrazia, tanto più quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi senza filtri. Il mio è un invito al voto. Dopodiché ognuno vota come ritiene più opportuno”.

Le ragioni del no
Diciamo agli italiani: “Non andate a votare, non tirate la volata a chi vuole soltanto distruggere”.

E quanto costano?

Le ragioni del sì
Il mancato abbinamento alle imminenti elezioni amministrative, deciso per rendere più difficile il raggiungimento del quorum, ha comportato uno spreco di oltre 360 milioni – l’equivalente degli introiti annuali dalle royalties dalle trivellazioni attualmente presenti nel Paese.

Le ragioni del no
Questo referendum non ha senso e non si doveva fare: è uno spreco di 400 milioni.

Si o no alle trivelle, cosa sapere per votare al referendum di ANTONIO CIANCIULLO / larepubblica

Higuain-Man Utd, c’è solo la stima di Mou

I tifosi gli chiedono di restare

La Gazzetta dello Sport scrive sul futuro di Gonzalo Higuain e sulla voce proveniente dall’Inghilterra che vorrebbe il Pipita al Manchester United lo scorso anno: “Nel tardo pomeriggio, invece, Higuain (insieme ad Allan e Mertens) è stato impegnato con uno degli sponsor del Napoli all’interno di un centro commerciale. Centinaia i tifosi che hanno scattato un selfie con il capocannoniere chiedendogli quali fossero le sue condizioni di salute e di restare a lungo a Napoli. A proposito, dall’Inghilterra ieri rimbalzava la notizia di una offerta superiore alla clausola rescissoria di Higuain da parte del Manchester United, che avrebbe pure l’accordo con il Pipita. Al momento risulta solo la stima di Mourinho, candidato alla panchina dei Red Devils, e nulla più”

Il Punto, 18 marzo Analisi, approfondimento e commento

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Il Punto, 18 marzo Analisi, approfondimento e commento

Il Punto, 18 marzo – L’automatismo con cui scatta il bail-in bancario (mettendo a rischio i depositi sopra 100 mila euro) è un’altra causa di fragilità del sistema. Alle prime crepe nel bilancio di una banca, i clienti spostano i soldi altrove e il dissesto si aggrava, con rischi di contagio. Si potrebbe reintrodurre un po’ di quella discrezionalità politica nella risoluzione delle crisi che la nuova legislazione ha voluto escludere. Ma la Ue non ha un ministro del Tesoro. Intanto il credito in Italia continua a mancare, anche se non per tutti allo stesso modo. Da uno studio si vede che il credit crunch ha colpito proprio le già sottocapitalizzate imprese piccole e medie. Territorialmente i prestiti sono mancati non solo nel Centro-Sud ma anche al Nord-Ovest. Sul fronte dei mutui alle famiglie per la prima casa, con il recepimento della direttiva europea si vogliono sveltire le esecuzioni immobiliari delle banche quando il debitore non paga un certo numero di rate (prima sette, poi alzate a 18 nel testo finale). Semplificare si deve ma senza vessare i cittadini in difficoltà finanziarie. Il sistema adottato in Spagna è un esempio da considerare. Utili strumenti finanziari o tossici marchingegni? I derivati possono essere usati come strumenti assicurativi così come per occultare perdite nei bilanci (privati e pubblici). Chi li ritiene strumenti del diavolo li descrive come una mefitica massa di carta pari a 550 mila miliardi di dollari, otto volte il Pil mondiale. Un calcolo meno allarmistico (e più logico) riduce la cifra a 15 mila miliardi.
Tra poco compie due anni il programma Garanzia giovani. Nato con l’obiettivo di aiutare gli under 30 disoccupati a trovare lavoro, la sua realizzazione fino a oggi soffre di una grande pecca: manca una valutazione oggettiva dei risultati per capire se abbiamo speso utilmente 1,3 miliardi dell’Europa.

Un commento di Claudio Pacella all’articolo di Raffaele Lungarella “Senza convenienza non c’è mercato per il prestito vitalizio”. E la replica dell’autore.

  • Quella mancanza di fiducia che rende fragile l’Unione bancaria
    18.03.16
    Marcello Esposito e Rony Hamaui
    Sospendere temporaneamente l’applicazione del bail-in o istituire un meccanismo europeo di garanzia dei depositi non risolve il problema della fragilità del sistema bancario. Il nodo è la mancanza di fiducia reciproca tra gli Stati, che toglie qualsiasi discrezionalità alla ricerca di soluzioni.

  • La stretta creditizia non è uguale per tutti
    18.03.16
    Guglielmo Barone, Guido De Blasio e Sauro Mocetti
    In che misura il restringimento dell’offerta di credito ha contribuito al rallentamento dell’attività economica in Italia? Uno studio recente, che utilizza dati sulle province, suggerisce che gli effetti non sono stati di poco conto. E sono stati diversi tra regioni, settori e categorie di impresa.
  • Due esigenze da conciliare nelle nuove regole sul mutuo
    18.03.16
    Raffaele Lungarella e Francesco Vella
    Le nuove regole sui mutui devono rispondere al problema di conciliare l’esigenza di procedure più rapide e meno costose di recupero dei beni in garanzia con quella di tutelare chi è in difficoltà economica. Gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione sono sufficienti? L’esempio della Spagna.
  • Ma quanti sono i derivati in tutto il mondo?
    18.03.16
    Nicola Borri
    I derivati sono strumenti finanziari largamente utilizzati come forma di assicurazione, ma anche di speculazione. Il loro valore nozionale è otto volte il Pil mondiale. Una bomba a orologeria per l’economia internazionale? Misure più corrette della dimensione del mercato raccontano un’altra storia.
  • Salviamo la Garanzia giovani dai manichei
    18.03.16
    Daniele Fano
    C’è stata molta fretta nell’archiviare la Garanzia giovani. Dettata più da un approccio emotivo che da una cultura del monitoraggio e della valutazione. Il bilancio del primo biennio del programma e l’opportunità di un cambiamento di prospettiva. Mentre il numero delle adesioni supera il milione.

*lavoce.info / Il Punto, 18 marzo Analisi, approfondimento e commento

Rinnovo Sarri, slitta a lunedì il primo incontro

Tutte le ultime

Alessandro Pellegrini, agente di Maurizio Sarri è collegato al contratto del suo assistito con il club partenopeo. A Castel Volturno non si è visto Chiavelli, l’uomo dei contratti, che ha posticipato a lunedì il suo blitz nel quartiere generale del Napoli. De Laurentiis dovrebbe trattenersi a Napoli anche dopo la partita contro il Genoa. E’ logico ipotizzare che ci sia modo di incontrarsi tra tutte le parti in causa.

Reina: “Voglio lo scudetto con il Napoli”

“Terminerò qui la mia carriera”

Pepe Reina ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport:

Reina, quando si dice un idolo. 

“Non so se sia vero, forse sì, però io sento l’affetto di Napoli e ciò è accaduto dal primo giorno. E’ stata empatia allo stato puro, immediata. E’ scoccata la scintilla in maniera istantanea. Lo è stato per me e per la mia famiglia, qui ci siamo inseriti senza alcun problema. Forse perché sono passionali come noi, non so cosa dirle. So per certo che dal primo giorno chiunque, e dico chiunque, s’è spinto a mostrarmi affetto, a darmi qualcosa. Io adoro Napoli”

Il capo carismatico d’una squadra, lasciando a Higuain l’autorevolezza tecnica e dunque «l’altra» leadership. 

“Stiamo parlando d’un calciatore, el Pipa, che è tra i primi cinque attaccanti al Mondo. Non soltanto giocatore straordinario, ma per noi – e per chiunque lo avesse – fondamentale. Il Napoli ha la fortuna di poterselo godere e ce lo godiamo”

Ma Reina sente di aver più personalità o maggior talento?  

“Penso sia giusto che su questi argomenti si esprimano gli altri: di certo, credo che non mi manchi il carattere. Penso che chi ci veda giocare, e magari è spettatore neutrale, con noi si diverta tanto”

La Juve ha un senso pratico maggiore, una potenza – anche cerebrale – che rappresenta la maturità di chi sa cosa vuole.

“Siamo diversi, tutto qua. E c’è a chi sta bene un modo e a chi un altro. Anche sulle teorie, ad esempio su chi gioca meglio, si possono avere pareri discordanti: perché la Juventus non subisce quasi nulla, è difficile farle gol. Però magari noi offriamo uno spettacolo che appaga”

Lo scudetto è legato ad un dettaglio. 

“Loro sono in vantaggio ed il destino è nelle mani della Juventus, non nelle nostre. Se le vincono tutte, è fatta. Però, per il momento, si può essere soltanto fieri di questo Napoli, che è a tre punti dai campioni d’Italia”

Ha fatto arrabbiare gli juventini, con quel tweet al gol di Thiago Alcantara. 

“Ma io sono sempre stato tifoso delle squadre nelle quali ho giocato: un anno fa esultavo quando il Napoli segnava; oggi lo faccio per il Bayern. Io sono amico dei miei amici, tutto qua”

Lei immagina se un bel giorno, all’improvviso. 

“Io non oso immaginare. Perché potrebbe succedere di tutto, magari erutta di nuovo il Vesuvio”

Reina ha un desiderio? 

“Io credo, spero, anzi ne sono quasi certo, che la mia carriera finirà qua, e lo dico anche in presenza dei dati anagrafici. Ma prima che ciò accada, dovrò vincere lo scudetto con questa maglia e per questa gente. Sarebbe il nostro orgoglio, di tutti quelli che sono in questo Napoli, realizzare questa impresa”.

Arriva lo stage di Pasqua di Numeri 1 Style!

Tutti i dettagli all’interno

Da Salvatore Avallone ad Alessandro Pacifico, passando per tanti ospiti illustri del mondo del calcio e della serie A, con i fratelli Donnarumma sempre attivi nel progetto. Numeri 1 in tour continua la sua crescita con un altro stage. Appuntamento a mercoledì 23 marzo dalle ore 10 alle ore 17 per Numeri 1 Style, al centro sportivo Terzo Tempo (San Mango) Salerno. Trasferimento da Napoli-Salerno e da Sorrento-Salerno gratis a tutti i partecipanti allo stage del 23 Marzo!!

 

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La mia storia di fuori corso da 43 anni ROCCO MOLITERNI *

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La mia storia di fuori corso da 43 anni ROCCO MOLITERNI *

ROCCO MOLITERNI – Lo ammetto, non sono uno studente modello. Mi sono iscritto al corso di laurea in ingegneria mineraria del Politecnico di Torino nell’anno accademico 1972/1973 e non mi sono ancora laureato. In Italia le miniere non esistono più e neppure quel corso di laurea, ma io continuo a figurare fra gli iscritti all’ateneo torinese. Credo di essere uno dei fuoricorso più longevi dell’intero pianeta universitario italiano. Così ho preso come un fatto personale l’iniziativa del Poli (a Torino lo chiamiamo familiarmente così) di dare una stretta sui fuoricorso con l’intento di ridurne il numero se non di eliminarli.

Perché mai? Io ho continuato a pagare le tasse e quindi non vedo perché dovrebbero eliminarmi. Anzi proprio per i miei contributi economici un tempo vagheggiavo che, come succede nelle cattedrali, in qualche aula o laboratorio mettessero una targhetta con su scritto «tecnigrafi (strumenti forse sconosciuti agli studenti di oggi: servivano per disegnare quando non c’erano ancora i computer) acquistati grazie alle tasse versate da Rocco Moliterni». Non ho mai fatto i conti esatti ma con 43 anni di versamenti (un tempo due o trecentomila lire l’anno, ora minimo 1400 euro se ho ben interpretato il sito della segreteria e ho alcuni anni arretrati da pagare) un po’ di tecnigrafi o di computer si rimediano.

Per altro in tutti questi anni ho visto più volte considerare i fuoricorso o gli studenti lavoratori ora figure da agevolare ora da eliminare. Io non mi sono mai particolarmente preoccupato, prima che scadessero i sette anni canonici per la decadenza sostenevo un esame o cambiavo piano di studi. L’ultimo esame l’ho «dato» quattro anni fa e ora non dovrei più correre pericoli, perché per legge (statale) una volta che hai «dato» tutti gli esami puoi laurearti quando vuoi. «E allora cosa aspetti a farlo?» mi chiedono tutti. Certe decisioni vanno prese con cautela e poi devo ancora finire la tesi. La prima volta che ne ho depositato il titolo fu nel 1980. Allora si trattava di un lavoro sperimentale finanziato dalla Comunità Europea sulla possibilità di immagazzinare i gas provenienti dall’Algeria nelle miniere di sale siciliane. Ricordo un viaggio bellissimo nell’isola (non c’ero mai stato) in un luglio assolato, con l’arrivo a Palermo dal mare, perché agli studenti, a differenza dei docenti, la facoltà non pagava l’aereo, ma la nave sì. L’ultimo titolo l’ho depositato quattro anni fa, c’entra ancora il gas, ma questa volta si tratta di ripercorrerne l’immagine nelle pubblicità uscite sulla «Stampa» (en passant penso di cambiarlo ancora perché oggi mi sembra «più utile per la mia formazione» studiare gli archivi del Museo di fotografia industriale di Bologna).

Quando mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria questa era un universo plumbeo e maschile al 99 per cento. Le ragazze al massimo aspettavano fuori dei cancelli (l’ingresso del Poli ricorda un po’ quello di una fabbrica) l’uscita degli studenti dall’immancabile valigetta 24 ore, con la calcolatrice e i fogli di carta millimetrata. Oggi faccio fatica a capire se ci sono più ragazzi o più ragazze e sembra di essere, per i mille colori, nei corridoi di un liceo. Eppure la mia fu una partenza sprint: presa la maturità classica mi iscrissi a Scienze Politiche, dopo tre mesi decisi che con quegli studi non avrei mai trovato lavoro e passai a ingegneria. Allora i corsi erano organizzati in modo inverso a oggi: c’era prima un biennio comune a tutti gli indirizzi e poi il triennio di specializzazione (da ingegneria aeronautica a mineraria). Se non davi sette esami entro il biennio finivi fuoricorso. Ebbene io li diedi e ricordo ancora lo sconcerto e la sorpresa del docente di Analisi II che dovendo scrivermi il voto sul mitico libretto blu (lo conservo come una reliquia in un cassetto, anche se non è quello del ’72 perché in una delle tante reiscrizioni me lo sostituirono) si accorse che non avevo ancora «passato» Analisi I. Poi nel triennio la passione per una fanciulla prima e per la politica e il giornalismo poi mi fecero perdere il ritmo. Al quart’anno non diedi Macchine esame allora fondamentale e di lì iniziò la catastrofe (o quasi). In compenso ricordo l’emozione di notti passate a disegnare un capannone industriale per l’esame di Tecnica delle costruzioni (che non sostenni mai) o uno svincolo autostradale per Costruzioni di strade, ferrovie ed aeroporti (presi 28). Ebbi il presagio che mi sarei occupato d’arte nella mia vita, superando (altro 28) l’esame di Arte Mineraria. Perciò vorrei dire ai big del Politecnico non cancellate un’emozione e permettete ai fuoricorso di esistere. Anche perché io sono in parola per fare la festa di laurea in un agriturismo all’interno d’una miniera dismessa.

*lastampa / La mia storia di fuori corso da 43 anni ROCCO MOLITERNI*

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Denis e Lula hoop MASSIMO GRAMELLINI *

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Denis e Lula hoop MASSIMO GRAMELLINI – A dispetto dei gufi, con baffetti e no, ormai Renzi si colloca molto più a sinistra della sinistra sudamericana.
MASSIMO GRAMELLINI – Infatti, mentre in Brasile la compagna Dilma Rousseff è arrivata a nominare Lula ministro pur di evitargli l’arresto, in Italia nessuno pensa ancora di offrire un posto di governo al Verdini condannato a due anni per corruzione. Ci si limita a tenerlo dentro la maggioranza: a portata di mano, pulita o sporca che sia.

Da una parte all’altra dell’oceano, il messaggio che la politica e i partiti cosiddetti progressisti mandano ai cittadini è: chi se ne infischia se un nostro sodale è nei guai con la giustizia, basta che ci sia utile o che lo si debba ricompensare per qualche servigio. La politica è un cinico gioco di potere da molto prima di «House of Cards» e anche di Machiavelli, che ne mise per iscritto la teoria. Rimane il problema di farla convivere con un simulacro di democrazia, che presuppone la partecipazione al gioco da parte dei cittadini. I quali ogni tanto vorrebbero illudersi che la posta in palio siano gli slanci ideali e gli interessi concreti delle persone. Invece la politica si presenta al giudizio degli elettori nella sua nudità, intessuta di bramosie e convenienze completamente sganciate da qualsiasi obiettivo che non sia la conquista o la conservazione del potere. Esimi politologi ci spiegano con un sorriso di degnazione che non può essere che così. Allora la smettano di stupirsi se le urne si svuotano. E se il mantra degli astenuti non è più «non mi interessa», ma «mi disgusta».

*lastampa / Denis e Lula hoop MASSIMO GRAMELLINI

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18 marzo 1944: sul Vesuvio in fiamme gli americani arrostivano i toast (VIDEO)

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L’ultima grande eruzione fece strage anche di B25: l’inglese George Rodger la fotografò

NAPOLI – Gli aerei americani lambiscono la cima del Vesuvio in fiamme e i fotografi di bordo hanno appena il tempo d’immortalare la colonna di fumo e di cenere che sale in cielo nel nitore della fredda mattina di primavera. A condurre la danza intorno al vulcano più celebre del mondo sono i B25, i potenti incursori a medio raggio carichi di bombe che scivolano verso Nord perché la guerra ai tedeschi è in pieno svolgimento. Dalle torrette di plexiglass lo spettacolo della montagna ardente è impressionante. Tutto è cominciato il pomeriggio del 18 marzo del 1944 con una «gragnuola di pomici e di scorie», come avrebbe detto Amedeo Maiuri, il grande archeologo che in quei mesi si è affannato vanamente a difendere Pompei dalle ingiurie del conflitto (il 24 agosto del 1943 proprio le bombe americane hanno provocato gravi danni all’area del foro).

Di ora in ora le spallate del Vesuvio aumentano. Il giorno 22 la nube eruttiva ha già raggiunto l’altezza di cinque chilometri. Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano sono investite in pieno dai flussi piroclastici. La terra trema. La pioggia di cenere e lapilli comincia a tingere il cielo di viola. Si soffoca. Pompei è sotto una coltre bianco-grigia. Nell’aereoporto militare allestito dagli alleati fra Terzigno e Poggiomarino, i velivoli allineati sulla pista si coprono di cenere, in strati così alti e penetranti che fanno esplodere il plexiglass e inclinano le fusoliere. Più di 70 aerei B25 andranno perduti nell’interminabile giornata del 23 marzo, come raccontato nelle immagini di Francis E. Hudlow, fotografo ufficiale del 57° Fighter Group, di Eddie Little, di Albert Theodore Ostberg, di Byron F. Quivey. I drammatici scatti dei B25 Mitchell soffocati dalla cenere rovente sono oggi negli archivi nazionali di Washington (NARA). Gli operatori di «Combat Film» ci restituiranno invece le drammatiche sequenze della lava che avanza e delle vecchie case rurali che si sgretolano travolte dal magma.

George Rodger, grande fotografo inglese (nel 1947 sarà tra i fondatori della agenzia Magnum Photos) arriva a Napoli nell’ottobre del 1943 al seguito degli eserciti alleati. Al suo fianco l’amico Robert Capa che ha fatto in tempo a riprendere le madri in lutto delle Quattro Giornate. Con le prime avvisaglie dell’eruzione, Rodger si catapulta alle falde del vulcano a catturare la gigantesca colonna che piega verso sud sotto la spinta del vento. Le sue foto per «Life» faranno il giro del mondo. Di notte lo spettacolo delle fontane di fuoco lascia Napoli senza fiato. Dimenticati per un po’ gli affanni del conflitto (a Cassino si continua a morire) il Vesuvio è ora per soldati ed ufficiali di stanza in città un formidabile diversivo turistico. Si va in «gita» nella Valle dell’Inferno e dintorni, anche se nel contempo si moltiplicheranno gli aiuti alleati alle popolazioni colpite. Cinque o sei uomini della Military Police con casco bianco e ghette bianche si mettono in posa davanti all’obiettivo del fotografo: infilzano spiritosamente il pancarrè in lunghi rami appuntiti e lo abbrustoliscono al riverbero della lava.

Melvin C. Shaffer ha solo diciannove anni quando è aggregato all’ospedale militare americano allestito nei padiglioni della Mostra d’Oltremare a Napoli. Il suo compito è quello di riprendere con una cinecamera Kodak gli interventi chirurgici ai feriti che arrivano dal fronte di Cassino. Alla Mostra Melvin allestisce il suo laboratorio fotografico dove svilupperà anche le immagini scattate durante i giorni dell’eruzione. La più bella: quella di due bambini scalzi sullo sfondo della minacciosa nuvola nera che fuoriesce dal cono. Nell’inverno del ’43 Shaffer aveva fotografato gli accampamenti dell’8° ospedale mobile americano a Teano. Qui, un giorno, un gruppo di soldati tira via la tenda in cui la capo-infermiera sta facendo la doccia tra il divertimento generale. Episodio, a detta di Shaffer, ripreso paro paro da Robert Altman per una scena famosa del film «Mash», con «Bollore» che cerca vanamente di nascondere le sue nudità. Nell’aprile del 1945 Melvin C. Shaffer sarà tra i primi fotografi americani a entrare nel campo di concentramento di Dachau appena liberato.

prima edizione 18 marzo 2014/corrieredellasera

Guardia Costiera Italiana : 2 soccorsi a 2 battelli (VIDEO)

2 soccorsi effettuati dalla Guardia Costiera Italiana nel Mar Egeo in favore di due piccoli battelli alla deriva, colmi di persone ed in procinto di affondare.

Guardia Costiera Italiana  –  27 naufraghi sono stati tratti in salvo dalla motovedetta CP 322 a 2 miglia ad Est dell’isola di Samos.

redazione / Guardia Costiera Italiana : 2 soccorsi a 2 battelli (VIDEO)