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Dalla Francia: “Lemina piace al Napoli ma non solo”

I dettagli

Il futuro di Mario Lemina non ha molte certezze. E dalla Francia si parla di diversi club interessati a lui, che è sotto contatto dell’Olipique Marsiglia, in prestito alla Juventus: Arsenal, Leicester, Valencia, Siviglia, Borussia Dortmund ma anche il Napoli. Non ha trovato molto spazio a Torino, sotto la guida di Allegri e non avrebbe alcuna intenzione di affrontare un’altra stagione da seconda linea. Lo riferisce Le10sport.com.

UFFICIALE – Sarri allenatore dell’anno per Football Leader 2016

E’ Maurizio Sarri il vincitore del premio “Football Leader – Allenatore dell’anno” per il 2016.

L’allenatore della SSC Napoli è stato votato dalla giuria speciale composta da: Alberto Brandi (Direttore SportMediaset), Paolo De Paola (Direttore di Tuttosport), Gianluca Di Marzio (giornalista Sky), Xavier Jacobelli (Direttore Editoriale di Corrieredellosport.it e di Tuttosport.com), Matteo Marani (Vicedirettore SkySport), Andrea Monti (Direttore della Gazzetta dello Sport), Enrico Varriale (conduttore Rai) e Alessandro Vocalelli (Direttore del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo), in accordo con l’Assoallenatori (AIAC) presieduta da Renzo Ulivieri.

Sarri si aggiudica per il secondo anno consecutivo il premio “Football Leader”, avendo vinto lo scorso anno il riconoscimento “Panchina Giusta” assegnatogli dai tecnici iscritti all’Aiac.

Questa la motivazione per l’edizione 2016: 
“Per aver guidato con personalità e intelligenza il Napoli, conferendo una precisa identità tattica e proponendo un gioco spettacolare, vincente ed internazionale. Grazie ai suoi metodi di allenamento e di gestione ha inoltre contribuito alla crescita e alla valorizzazione della rosa del Napoli”. 

ll Premio “Allenatore dell’anno” di Football Leader 2016 verrà consegnato a Maurizio Sarri nel corso della manifestazione in programma il 24, 25 e 26 maggio nella splendida cornice del Grand Hotel Il Saraceno di Amalfi.

Tre enigmi e la rivincita del bomber trascurato Gabbiadini

Antonio Corbo-La Repubblica

Diventa enigmatica anche una vittoria così attesa e perentoria. Il Napoli riprende il ritmo della Juve, ma teme che ora sia tardi, sei punti a sei turni dalla fine spargono la mestizia di una resa. Ha ritrovato nella sfrontata allegria del gioco un risultato netto ed il suo pubblico felice, ma appena fuori dello stadio il Napoli si disperde nel grigiore di troppi dubbi. Almeno tre. Il primo: la sconfitta di Udine. Che cosa portò il Napoli a liquefarsi l’altra domenica, che cosa lo ricompone adesso in un’identità di gioco irresistibile. Quel Napoli affondava persino nella fatica di perdere, si offriva sfilacciato alla modesta Udinese ieri sconfitta dalla Sampdoria, lasciava che Higuain andasse da solo a sbattere con la sua rabbia contro l’arbitro. In sette giorni, quale magia ha trasformato uno scadente filmaccio in bianco e nero in un moderno 3D? L’irritante arbitro di Udine, che avanzava petto in fuori verso Higuain per poi raccontare di esserne stato spinto, non basta a spiegare la sconfitta né il divario: a Udine il Napoli non era in campo, ieri c’era tutto. Questione di nervi? Sarà, ma in questi sette giorni c’è la storia di un anno. Il secondo enigma deriva da un altro evento lieto. Alla 21esima vittoria ed a quota 70, con 14 punti in più del Napoli di Benitez, la squadra arriva con Gabbiadini. Sostituisce con decoro Higuain. Con i ritrovati Hamsik, Insigne, Callejon e Jorginho, ieri Gabbiadini ha segnato e deciso quasi tutto. Domanda: siamo certi che nel febbraio nero non siano state trascurate le sue risorse? Cambiare non è mai un errore e si è vista qualche novità ieri, assente Higuain. Il gioco si è svolto anche sulla destra, dove Hysaj e David Lopez hanno marcato di più, con Callejon più avanti da attaccante puro per incrociare i tagli da sinistra di Insigne ed Hamsik. Terzo dubbio: il silenzio stampa che dalle lontane Maldive si abbatte su Sarri e i giocatori. Un altro test per misurare l’infinita pazienza di un allenatore già carico di meriti. Il presidente da uno dei 26 atolli dell’Oceano Indiano osservava senza parlare, ha lasciato Sarri da solo, poi è calato il bavaglio. Che cosa potevano e non dovevano dire? Ricordando l’assedio dei procuratori che battono cassa viene il sospetto che si voglia arginare la richiesta di bonus, premi, conferme. Calma, rimane ancora un pezzo di campionato. Il Napoli che gioca meglio della Juve, che la batte nei gol fatti 66 a 58, che se vuole vince anche senza Higuain, merita serenità. Lo scudetto è più lontano, ma chissà.

 

Gazzetta elogia i napoletani: “Niente isterismi o esagerazioni…”

La Gazzetta dello Sport scrive sul pubblico dello stadio San Paolo

“La protesta c’è stata. Moderata, ma c’è stata, così com’era stato annunciato dal tifo napoletano. Niente isterismi, dunque, o esagerazioni: il San Paolo ha dato una grande lezione di comportamento, diversamente da chi ha provato in tutti i modi ad incendiare la domenica di Fuorigrotta. Un solo striscione, esposto in curva B, che ha racchiuso il senso della contestazione: «Di questo schifo non mi meraviglio, si tramanda da padre in figlio. Di abbattersi ora non è il momento, combattete col cuore e grinta e non sarà mai un fallimento». Un chiaro riferimento alla proprietà della Juventus, club antagonista del Napoli in questo finale di campionato”.

Il Napoli riesce in una grande impresa…

Il Napoli riparte subito, 3-0 all’Hellas Verona, dopo il tonfo rumoroso della Dacia Arena la scorsa domenica

Come racconta l’edizione odierna del Corriere della Sera, la squadra allenata da Maurizio Sarri è riuscita in una piccola impresa, ovvero “far scivolare via i cattivi pensieri che hanno animato la sua delicata settimana. Il rischio era che la squadra si avvitasse su se stessa dopo il capitombolo friulano, a maggior ragione senza i gol di Higuain e le parole del profeta Sarri, entrambi in tribuna squalificati, come Koulibaly e Mertens”. Non ha avuto molta difficoltà il Napoli, ieri pomeriggio: il Verona non è stato in grado di opporre una resistenza efficace.

Svelato il vero motivo del silenzio stampa del Napoli

La Gazzetta dello Sport scrive il motivo per il quale il Napoli ha deciso di fare silenzio stampa

“Come era stato ampiamente previsto, a fine partita, il Napoli ha deciso di continuare il silenzio stampa. Strategico, sicuramente, studiato per evitare che ai tesserati azzurri venissero rivolte domande scomode sulla squalifica di Higuain. Il club di De Laurentiis ha deciso di adottare un profilo basso per evitare che qualche dichiarazione fuori posto possa influire sulla decisione della Corte d’appello sportiva che, a metà settimana, dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato contro la squalifica del Pipita”

Sarri ha seguito la gara in un luogo anonimo per non avere fastidi

La Gazzetta dello Sport scrive su Sarri e Higuain

“Nei primi venti minuti, le telecamere si sono soffermate su alcune smorfie di disapprovazione, una in particolare, quando Albiol è stato strattonato in area e ha protesto con l’arbitro di porta, Mazzoleni, mostrandogli la maglietta stracciata. Il gesto, tuttavia, non è piaciuto al direttore di gara, Celi, che l’ha ammonito. Ci sono voluti 33 minuti per liberare l’esultanza del vantaggio: è il suo sostituto, Manolo Gabbiadini, a sbloccare la partita dopo un paio di gol falliti e dopo alcune prodezze di Gollini. Il raddoppio di Insigne ha convinto il Pipita a abbandonare la tribuna autorità qualche minuto prima della fine del tempo: la ripresa l’ha seguita in uno dei salottini dello stadio per guardare la partita in tutta tranquillità, mentre Sarri – anche lui squalificato – ha preferito sistemarsi in un luogo anonimo della tribuna per non avere fastidi”.

Con il secondo posto De Laurentiis pronto a rafforzare la rosa

I dettagli

Una delle questioni da risolvere al più presto, da parte del Napoli, è quella del contratto di Maurizio Sarri. Il presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, tuttavia, come riportato dall’esperto di mercato della Rai Ciro Venerato, non avrebbe intenzione di separarsi dal suo allenatore a fine stagione. Anzi. A prescindere dal finale di campionato che vede il Napoli correre uno sprint decisivo per il secondo posto che varrebbe l’accesso diretto alla Champions League, nel caso si finisse secondi a quel punto Sarri riceverebbe un importante adeguamento di contratto sotto il profilo economico. E, soprattutto, la rosa del Napoli sarebbe rafforzata.

Un gesto di Ghoulam dopo il 3-0 lascia intendere che…

La Repubblica si sofferma su un gesto insignificante

ma che racchiude la voglia di non mollare da partedel Napoli: “Un gesto nella sostanza insignificante, di quelli che non incidono sul risultato, ha lasciato intendere che il Napoli non si è arreso. A una ventina di minuti dalla fine della sfida con il Verona, sul 3-0, Ghoulam si è fatto consegnare il pallone da Gollini e l’ha riportato di corsa a centrocampo: per accelerare la ripresa del gioco. Il sogno scudetto dista sempre 6 punti e altrettante sono le partite che mancano alla fine. Ma gli azzurri continuano a pensare alla differenza reti, decisiva nell’ipotetico arrivo in volata con la Juventus: per la perfetta parità tra le due squadre negli scontri diretti. Non basterà neppure aggrapparsi a tutto, quasi sicuramente. Nel frattempo, l’orgoglioso gruppo di Sarri è uscito indenne dalla domenica della grande emergenza: senza alibi o vittimismo”.

Giustizia, Bruxelles bacchetta l’Italia

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Giustizia: nel civile oltre 500 giorni per sentenza primo grado, peggio di noi solo Malta e Cipro. Siamo agli ultimi posti anche per la percezione sull’indipendenza dei magistrati

L’ITALIA conferma il suo record di lunghezza dei processi civili*: secondo il rapporto sulla giustizia nell’Unione pubblicato oggi dalla Commissione europea, nel 2014 ci volevano oltre 500 giorni per ottenere un giudizio di primo grado in un processo civile e amministrativo. Solo a Malta e a Cipro ci vuole più tempo, mentre in tutti gli altri paesi che hanno fornito i dati (una ventina: mancano solo quelli di Belgio, Bulgaria, Irlanda e Regno Unito) la durata dei processi è decisamente inferiore e in una dozzina di paesi, fra cui la Germania, servono meno di 200 giorni. Il dato italiano mostra un miglioramento rispetto a quello del 2013, quando i giorni necessari per un giudizio superavano i 600, ma è peggiore rispetto al primo rapporto del 2010, quando erano sotto i 500.

L’Italia è agli ultimi posti della classifica europea anche per quanto riguarda la percezione sull’indipendenza dei magistrati: il 60% circa degli interpellati (cittadini e imprese) la considera “piuttosto o molto cattiva”, mentre solo per il 25% è “piuttosto buona” e per l’1% “molto buona”. In Italia, si sottolinea ancora nel rapporto, ci sono poco più di 10 giudici ogni 100 mila abitanti (al sestultimo posto) ma circa 375 avvocati (al terzo posto dopo Grecia e Lussemburgo). Il mese prossimo la Commissione pubblicherà le sue raccomandazioni specifiche per paese, che presumibilmente ribadiranno nel caso dell’Italia la richiesta di fare ulteriori sforzi per accelerare i tempi della giustizia civile.

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NOTA:

Processi Civili
Il processo civile è uno strumento giuridico atto a dirimere controversie aventi ad oggetto il diritto privato. Si basa sui principi del diritto processuale civile contenuti per gran parte nel codice di procedura civile.

SSC Napoli, la radio ufficiale: “Ricorso Higuain, ecco le possibili date del dibattimento”

I dettagli dalla radio ufficiale

I motivi del ricorso preannunciato dal Napoli contro la squalifica inflitta a Gonzalo Higuain verranno depositati entro mercoledì 13 aprile alla Corte d’Appello Federale. Successivamente la Corte convocherà formalmente le parti per l’udienza di discussione del reclamo che potrebbe avvenire tanto il prossimo fine settimana quanto l’inizio della prossima settimana. Tutto dipenderà dalla calendarizzazione della Corte d’Appello.

Hamsik: “Il gol era solo questione di tempo, abbiamo fatto una grande gara”

Le sue parole

Marek Hamsik ha rilasciato alcune dichiarazioni al suo sito ufficiale dopo il successo contro l’Hellas Verona: “Già dai primi minuti abbiamo preso in mano il pallino del gioco. Il gol era solo questione di tempo. Abbiamo disputato una grande partita risucendo a segnare tanti gol e creando tante occasioni pericolose. Sono felice per i tre punti e per la gioia che abbiamo dato ai nostri tifosi” .

Russia, tre attentatori si fanno esplodere a Stavropol: nessuna vittima

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                                         Russia, attentato a Stavropol

  RUSSIA *, gli uomini hanno attaccato una stazione di polizia. Notizie discordanti sulla presenza di un quarto uomo

RUSSIA *, MOSCA  Tre attentatori hanno attaccato una stazione della polizia facendosi esplodere nella regione di Stavropol *, nella Russia meridionale. Secondo le prime informazioni riferite da Ria Novosti, non ci sarebbero né morti né feriti al di là degli assalitori.

Stando a quanto riferito a Interfax da una fonte locale, “alle 10 del mattino si sono registrati degli scontri presso la stazione di polizia distrettuale e i kamikaze hanno cercato di penetrare nella struttura ma non ci sono riusciti: tre di loro si sono fatti esplodere poco distante dall’edificio”. Secondo quanto riferito dalla Tass, gli assalitori sono stati invece “liquidati” dalla polizia.

L’identità degli assalitori – non è chiaro se fossero tre o quattro in tutto: le prime notizie parlavano di un quarto uomo ucciso dalla polizia – non è ancora nota. A Stavropolye, cittadina della regione del Caucaso settentrionale dove sono avvenuti gli attacchi, è stata lanciata un’operazione anti-terrorismo.

vivicentro.it-cronaca / larepubblica / Russia, tre attentatori si fanno esplodere a Stavropol: nessuna vittima

NOTE:

* Russia
La Federazione Russa, chiamata comunemente Russia, è un paese transcontinentale che si estende tra l’Europa e l’Asia, il più vasto stato del pianeta con una superficie di 17 098 242 km².
Capitale: Mosca
Presidente: Vladimir Putin
* Stavropol’ Città in Russia
Stavropol’ è una città della Russia sud-occidentale, centro amministrativo del Kraj omonimo. La sua popolazione, nel 2015, era di 425.853 abitanti.

* Ria Novosti
L’agenzia di informazione russa Novosti, conosciuta con il nome in inglese RIA Novosti, e originariamente in russo Rossijskoe Agentstvo Meždunarodnoj Informacii Novosti, è stata l’agenzia di stampa di Stato russa con sede a Mosca.
Sede: Mosca, Russia
Fondazione: 24 giugno 1941

Interfax
L’Interfax è un’agenzia di stampa russa, non-governativa, con sede a Mosca, una delle principali della Russia dopo il collasso dell’Unione Sovietica.
CEO: Mikhail Komissar
Fondazione: 1989

Salvini contro Mattarella: “Non mi pento, non mi riconosco in lui”

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                                             Salvini Matteo

  Salvini, leader della Lega Nord: “È un Presidente che non difende gli italiani ed il loro lavoro”. E lancia la sfida: “Mi denunciano? Non me ne può fregar di meno”

ROMA – Dopo il duro attacco a Sergio Mattarella e le critiche ricevute dalle varie forze politiche per aver travisato le parole del Capo dello Stato, Matteo Salvini insiste e dice di non essere affatto pentito: “Il Presidente degli italiani, che tale non mi sembra – ha spiegato intervenendo alla Telefonata di Maurizio Belpietro –  prima di parlare di frontiere e confini aperti dovrebbe difendere la sua gente ed il lavoro della sua gente. Non mi riconosco in lui”.

Come se nulla fosse successo, il capo del Carroccio torna sul tema dei migranti e delle frontiere e ribadisce le sue accuse al Presidente, che invece nel suo discorso si riferiva al vino (video) e al valore dell’export italiano nel settore agroalimentare: “Per me non cambia nulla – si ostina Salvini – Le frontiere e i confini ci sono, tutti li difendono, l’Italia no. Parlo anche dell’ingresso quotidiano di tonnellate e tonnellate di schifezze che arrivano dall’altra parte del mondo: riso pesce, latte, carne, arance, pomodori, che arrivano sulle tavole degli italiani mandando al disastro il lavoro dei nostri allevatori e agricoltori”.

“Non sono assolutamente pentito, anzi – prosegue – Se certi politici facessero due passi tra la gente, parlando con un disabile che prende trecento euro al mese, quando un immigrato ne costa mille, parlando con una vittima della legge Fornero, o con un commerciante rovinato dalla riforma di settore, altro che passeggiate chiacchierone al Vinitaly. Qui c’è una politica lontana dalla vita di tutti i giorni degli italiani”.

“Io ho le spalle larghe – conclude – Se qualcuno mi denuncia non me ne può fregar di meno. Nel mio piccolo difendo i diritti e gli interessi dei cittadini italiani che potenti non sono”.

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CONSTANTIN UDROIU, UN ESPRESSIONISTA “BIZANTINO”

                                                  CONSTANTIN UDROIU

CONSTANTIN UDROIU, affrescoExpozitia lui Constantin Udroiu, un mare pictor roman ,”Academia Romana” la Roma. Il vernissage joi 14 aprilie la orele 18 in prezenta, Ambasadorilor romani in Italia.

Un omagio in onoarea marelui artist roman decedat in 2014.Constantin Udroiu iubea si stima Abruzzo un mare prieten da la Aquila  unde avea importante expozitii din 1985-1989-2000.

Una nota sulla Mostra retrospettiva di Constantin Udroiu all’Accademia di Romania, in Roma. Il vernissage giovedì 14 aprile alle ore 18, presenti gli Ambasciatori di Romania in Italia e presso la Santa Sede.
Un tributo in onore al grande Artista d’origine rumena, scomparso nel 2014. Constantin Udroiu è stato un estimatore dell’Abruzzo e un grande amico dell’Aquila, dove ha tenuto importanti mostre nel 1985, nel 1989 e nel 2000.

All’Accademia di Romania la Mostra retrospettiva in onore di CONSTANTIN  UDROIU, il grande Artista scomparso due anni fa.

“Una musica da vedere: tra sacro e profano” – Roma, 14 – 24 aprile 2016

ROMA – Si apre a Roma giovedì 14 aprile, alle ore 18, all’Accademia di Romania in Piazza José de Martin 1, la retrospettiva del maestro Constantin Udroiu (1930-2014): Una musica da vedere. Tra sacro e profano. L’esposizione, che resterà aperta fino al 24 aprile, è un omaggio alla memoria del grande Artista, uno degli intellettuali rumeni che in Europa ha rappresentato al meglio la cultura del suo Paese d’origine.

All’inaugurazione della mostra interverranno S.E. Dana Constantinescu, Ambasciatore di Romania in Italia, S.E. Bodgan Tataru-Cazaban, Ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, il prof. Mihai Barbulescu, direttore dell’Accademia di Romania in Roma. La presentazione critica dell’esposizione è affidata ai prof. Dan Pineta e Claudio Zambianchi. L’evento, promosso dall’Accademia di Romania e dall’Associazione Nikopeia, ha il patrocinio delle Ambasciate di Romania in Italia e presso la Santa Sede, dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna e della Municipalità di Fara in Sabina.

Il titolo racchiude i termini del percorso seguito dall’Artista in decenni di attività appassionata. Legato alla tradizione dell’arte sacra rumena – dalle icone su legno e vetro agli affreschi monumentali – Constantin Udroiu è insieme artista contemporaneo che trova la sua cifra nel tratto pittorico e in esplosivi accordi coloristici. Infatti da un lato egli stesso si dichiarava espressionista, dall’altro i critici hanno parlato del “concerto” dei suoi colori come “musica da vedere”. Constantin Udroiu affianca alla pittura sacra e profana una straordinaria produzione di grafica. Anche in questo campo è un Maestro completo: disegnatore, incisore e stampatore, lascia una serie rilevante di xilografie e incisioni ad acquaforte e acquatinta che contribuiscono a definirlo artista dallo spessore rinascimentale. Questo nell’Arte il suo Credo: Considero il Bizantino Rumeno come il principale punto di partenza per un pittore rumeno. L’arte senza un obiettivo è un postulato illusorio che non accetto. La metafora si sostituisce alla concretezza nell’ordine delle astrazioni, è lo strumento che riflette istantaneamente il concreto.

Sull’arte di Constantin Udroiu saggisti e critici d’arte, un lungo elenco, hanno scritto annotazioni e recensioni di rilevante interesse. Una messe di giornali e riviste, in Italia e all’estero, hanno decritto nel corso degli anni la sua arte e raccontato le sue mostre, sempre cenacoli di dialogo tra culture. Sarebbe lungo darne conto. Tuttavia, credo che questo lacerto d’una presentazione critica di Lorenzo Renzi riesca a dare, sinteticamente, il senso del valore e la profondità dell’arte di Constantin Udroiu. “[…] Per il modo in cui dipinge – ha scritto Lorenzo Renzi, in una sua nota critica – Constantin Udroiu si avvicina, per sua stessa ammissione, agli Espressionisti tedeschi (Marc, Macke, Kirchner, ecc.). Da loro Udroiu riprende i colori dissonanti, puri, fortemente irrealistici. Il nero (con il blu) serve a rilevare le sagome delle figure. A differenza che negli Espressionisti tedeschi, il disegno in Udroiu resta accurato, frutto della fedeltà alla scuola: le pareti non vacillano, i campanili non si abbattono sui campi di grano. Per chi conosce poi la pittura rumena della prima metà del Novecento, è chiaro che per la pittura di Udroiu non contano solo gli Espressionisti tedeschi, ma che ci sono in lui anche gli echi di Luchian, Tonita, del grande Tuculescu. La scuola di Constantin Udroiu è stata la scuola di arte sacra fondata dal grande storico e uomo politico Nicolae Iorga, in Romania negli anni ’20, con l’idea di mantenere in vita la tradizione dell’arte ortodossa di origine bizantina, in particolare quella dell’affresco. Constantin Udroiu, quando può, fa rinascere in Italia quell’arte che aveva imparato, e che forse è rimasto l’ultimo a conoscere. A Benevento, a Matera, ad Airola, a Vitulano, a Faicchio, ecc., gli sono state affidate grandi pareti di chiese, chiese cattoliche naturalmente, da coprire di affreschi. E’ fedele ai canoni pittorici bizantini (li rispettavano ancora Giotto e Simone Martini). La sua pittura religiosa, – conclude Renzi – ancorata alla tradizione, vince spesso la scommessa di riuscire nel suo impegno artistico ed evocativo, scommessa difficilissima come si sa, perché l’arte moderna sembra sia altrettanto inevitabilmente profana quanto quella del passato era religiosa. Se Constanti Udroiu fa eccezione, lo si deve ancora una volta alla fedeltà alle sue origini. Constantin Udroiu, rumeno di Roma, ma anche e soprattutto rumeno di Romania”. Molto significativa ed illuminante la testimonianza che ci ha rilasciato Luisa Valmarin Udroiu, già direttore di Dipartimento di Studi Romanzi all’Università di Roma “La Sapienza” e moglie dell’Artista, e che qui di seguito, con il suo consenso, pubblichiamo.

«Ho conosciuto Constantin nel marzo 1975 a Parigi, dove ero andata per seguire alla Sorbona un convegno sul poeta Mihai Eminescu. Da allora non ci siamo più lasciati. Le nostre vite si sono intrecciate portando a ciascuno di noi gli interessi dell’altro, fino ad una totale compenetrazione di pensieri, ideali, aspirazioni. Non abbiamo avuto una vita facile: le nostre attività, artistica la sua, universitaria la mia, ci hanno spesso separato fisicamente ma, per contro, ci hanno straordinariamente avvicinati sul piano spirituale. Così, Constantin ha da sempre condiviso gli interessi dei miei studi, attraverso cui riusciva a vivere ancora immerso nella sua cultura di origine e nelle pieghe di una letteratura di cui era straordinario conoscitore e degustatore. Fin dall’inizio mi ha accompagnata a convegni e congressi grazie a cui poteva stabilire e mantenere un rapporto vivace e brillante con le personalità, talora di grande rilievo, con cui entrambi avevamo l’occasione di venire in contatto. Allo stesso tempo, ho cominciato – quando mi era possibile – ad accompagnarlo alle mostre accanto alle quali, spesso, organizzava per me delle conferenze attraverso cui presentare la letteratura ed il folklore rumeno ad un pubblico per il quale, negli anni ’80-’90, la Romania era ancora un paese lontano, non ben definito…

In tal modo, le nostre vite hanno preso a intrecciarsi anche al di fuori del piano strettamente affettivo e familiare. Constantin è diventato un collaboratore prezioso e insostituibile anche nella mia vita accademica: sempre vicino a me e alla mia cattedra nell’organizzare convegni, realizzando splendide xilografie come locandine o come copertine per Romània Orientale, la rivista della cattedra. Si è fatto coinvolgere dalla sua passione per la letteratura fino a realizzare in xilografia un centinaio di ritratti di scrittori e artisti rumeni che ha esposto globalmente nel dicembre 1998, in quella che è stata l’ultima attività realizzata da Marian Papahagi come direttore dell’Accademia di Romania in Roma. Non saprei parlare della sua arte se non per dire che i colori smaglianti e assolati dei paesaggi italiani hanno riempito i suoi occhi per trasferirsi in quadri vigorosi e brillanti, quasi frutto del suo “sentirsi” sardo o abruzzese, come gli amici più cari, Nicola e Goffredo; del suo sentirsi figlio del sud, di quel sud che ha conosciuto e amato come il proprio paese e in cui con le sue opere monumentali ha lasciato il ricordo vivo del suo passaggio.

Non saprei parlare della sua arte se non per dire che l’ha sempre vissuta come parte di sé attraverso cui far decantare il dolore di una vita di sofferenza: la dura detenzione subita in gioventù e poi, una volta tornato in libertà, il conseguente disprezzo alternato all’invidia dei suoi confratelli in Romania; la lacerazione del distacco dalla famiglia, dalle sue bambine, dagli amici, dalla patria; la difficoltà di imporre la propria arte in un paese estraneo e non di rado respingente, senza compromessi o deviazioni dai propri principi, etici e artistici. Anni e anni di lotte e solitudine, ma anche di straordinaria forza vitale, ottimismo e soprattutto generosità. Così, i suoi ricordi diventavano il racconto di una vita impagabile, nel bene e nel male: dalle memorie sconvolgenti di quando parlava di Aiud o Poarta Alba agli episodi giovanili, avventurosi come quando accompagnava Gh. Vanatoru a realizzare affreschi monumentali. Del resto, la passione per la pittura sacra monumentale, di cui aveva imparato a padroneggiare la tecnica proprio grazie agli insegnamenti di Vanatoru, gli ha consentito di realizzare opere di straordinario valore nel centro e nel sud dell’Italia, di quell’Italia dove la tecnica della pittura “a fresco” ormai è un ricordo del passato. È una serie di affreschi sacri e profani che culminano in due opere maestose: la Sagra del maggio, antichissima festa popolare immortalata sulla facciata del Comune di Accettura in Basilicata, nel 1976-7, e l’Ultima cena dipinta nel Seminario nuovo di Benevento e inaugurata dal papa Giovanni Paolo II nel 1990. La sua arte, dalla pittura all’incisione, si è parallelamente espressa ai massimi livelli anche nelle innumerevoli icone su legno, realizzate in perfetto stile bizantino, e nelle non poche icone su vetro, di stile popolare sì, ma da cui ha derivato una pittura profana particolarmente raffinata che è divenuta una delle cifre che caratterizzano il suo stile.

Il suo entusiasmo, la sua gioia di vivere, malgrado tutto, la sua generosità lo hanno spinto a creare una scuola di pittura perché quanto aveva scoperto e sperimentato in tanti anni di lavoro non andasse disperso, ma venisse utilizzato e messo a frutto da altri più giovani e meno esperti. Così è nata la Scuola Nikopeia che Constantin chiamava “Fucina d’arte” dove a studenti giovani e meno giovani, oltre che a bambini, ha gratuitamente insegnato le tecniche della pittura e della xilografia lasciando un tesoro di suggerimenti e insegnamenti. La malattia lo ha colto mentre preparava una mostra in omaggio all’Umbria che intendeva portare a Perugia e che provvisoriamente è stata esposta all’Accademia di Romania a Roma nel dicembre 2013. Pochi mesi dopo la sua scomparsa, grazie all’amicizia e all’interessamento di Bogdan Tataru Cazaban, ambasciatore presso la Santa Sede, che ha coinvolto il cardinale Bassetti, arcivescovo di Perugia, la mostra si è aperta nel Museo della Cattedrale, realizzata come l’aveva progettata Constantin: con le sue opere e quelle degli studenti più avanzati della sua Fucina d’arte. Si è concluso così il ciclo della sua attività, ma non la vitalità della sua arte che resta come eredità preziosa per le nuove generazioni in Romania e in Italia, ambedue sue patrie, ugualmente amate e consacrate nella sua pittura».

Costantin Udroiu era nato a Bucarest il 3 febbraio 1930. Intellettuale di spicco della Romania, insegnava all’Università di Bucarest quando, nel 1954, venne arrestato dal regime comunista per dissidenza politica e condannato. Era un testimone vivente dei princìpi di libertà e di democrazia, affermati e pagati a caro prezzo con una condanna a 22 anni di prigione, sofferti con un decennio di dura carcerazione, fino al 1964, quando venne rilasciato a seguito del nuovo clima politico nei Paesi d’oltre cortina, dopo il XX Congresso del PCUS. Giunto in Italia per la sua prima mostra all’estero, nel 1971 a Sassari, inaugurata dall’allora Presidente della Camera Sandro Pertini, restò nel nostro Paese girando in lungo e largo le vie dell’arte bizantina, specie nel Meridione. Intensa la sua frequentazione dell’Europa – Svizzera, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Portogallo – dove ha portato con grande successo la sua produzione artistica ma anche la competenza accademica, partecipando a seminari e convegni promossi da prestigiosi atenei con proprie comunicazioni. Gran maestro dell’arte bizantina, Constantin Udroiu è stato uno dei più fecondi Artisti della diaspora romena che ha mantenuto nella sua opera un luogo centrale all’icona bizantina e alla propria romenità. Tra le sue mostre personali, oltre 200, moltissime in Italia – nel 1985 a L’Aquila la sua 99^ mostra, al Castello cinquecentesco, memorabile -, le più significative all’estero sono state a Parigi, Lutry, Avignon, Amsterdam, Bordeax, Carpentras, Atene, Barcellona, Lisbona e, dopo la caduta del regime comunista in Romania, a Targoviste e Cluj Napoca. Le sue opere sono esposte nei musei di molte città in Romania, Francia, Portogallo e Italia, e in numerose collezioni pubbliche e private in diversi Paesi del mondo. La Romania democratica lo ha risarcito con una rilevante considerazione artistica e personale, manifestata con la presenza dell’Ambasciatore in tutte le mostre che ha tenuto in Italia. Era membro del Senato dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna.

Da alcuni anni Constantin Udroiu, era andato da Roma a vivere in Sabina, a Passo Corese (Rieti), dove in collaborazione con il Comune aveva aperto la Scuola Nikopeia, centro di formazione artistica senza scopi di lucro dove il Maestro ha insegnato gratuitamente le tecniche pittoriche ad una sessantina di allievi. Fino alla scomparsa, avvenuta a Roma il 26 marzo 2014. Ma la Scuola Nikopeia ha continuato e continuerà a vivere, con l’impegno degli allievi della sua bottega d’arte. Grande emozione ha destato in Romania la scomparsa dell’Artista, nel mondo culturale ed accademico. Tanto che una grande Mostra di opere grafiche – xilografie, incisioni ad acquaforte e acquatinta – si è tenuta nel Museo Etnografico di Cluj Napoca, in Transilvania, dal 15 al 30 ottobre 2015 per ricordare l’Artista insigne e l’intellettuale illuminato. Dunque, anche questo importante evento presso l’Accademia di Romania si connota come un forte tributo d’onore dell’Artista della sua terra natale. Constantin Udroiu è stato un grande amico dell’Aquila, dove aveva tenuto importanti esposizioni: la prima volta nel 1985, con la sua 99^ mostra nella Sala Elephas del Castello Cinquecentesco, poi una mostra nel 1989 a Paganica (L’Aquila) per inaugurare il Centro Civico, una terza all’Aquila a Palazzo Antonelli Dragonetti, nel 2000. Ma anche altre importanti esposizioni aveva tenuto in Abruzzo: all’Annunziata di Sulmona, al Castello Piccolomini di Capestrano, al Centro civico di Villetta Barrea. La grande icona “Madonna dell’Amore”, donata nel 1985 dall’Artista al Comune dell’Aquila, ha illuminato con il suo oro zecchino la Sala della Giunta di Palazzo Margherita d’Austria fino a quel tragico 6 aprile del 2009.

vivicentro.it-terzapagina / CONSTANTIN UDROIU, UN ESPRESSIONISTA “BIZANTINO” di Goffredo Palmerini

Le Procure e la guerra dei vent’anni M. SORGI

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Le Procure e la guerra dei vent’anni MARCELLO SORGI

PROCURE  Tra caso Regeni e crisi diplomatica con l’Egitto, riforme istituzionali al passaggio finale alla Camera, trattative con Bruxelles sul Def (documento di programmazione economica) e referendum sulle trivelle domenica prossima, si apre oggi per Renzi una settimana molto dura, dopo quelle in cui il governo s’è trovato tutto insieme alle prese con il caso Guidi e l’inchiesta sul piano petrolifero della Basilicata.

Una singolare coincidenza ha voluto che l’elezione del nuovo vertice dell’Anm, sindacato dei magistrati, coincidesse con lo scontro più aspro tra Renzi e le toghe.

Per aver criticato il modo di agire dei pm di Potenza, la somministrazione a rate di verbali di intercettazioni riguardanti, prima una ministra, poi un’altra e un altro ancora, per aver chiesto che il lavoro delle indagini si svolga con le necessarie cautele, senza mettere in discussione programmi e obiettivi del governo, Renzi è stato accusato di aver attaccato la magistratura né più né meno come faceva Berlusconi. E il nuovo presidente dell’Anm Pier Camillo Davigo, nome-simbolo, già componente dello storico pool di Mani Pulite, appena eletto, ha messo le mani avanti rispetto all’eventualità che l’esecutivo voglia ridare impulso alla riforma delle intercettazioni, attualmente bloccata al Senato.

Quella tra politica e magistratura, si sa, è una guerra che si trascina da più di un ventennio: da quando, appunto, fu svelata, proprio dal gruppo di magistrati di Milano, guidati dal procuratore Saverio Borrelli, di cui facevano parte Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo e lo stesso Davigo, la rete di corruzione avviluppatasi attorno alla Prima Repubblica, e che ne determinò la caduta. A oggi, un giudizio storico condiviso su quell’esperienza non è stato raggiunto: perché se fu giusto perseguire le trame affaristiche che arrivavano ai vertici dei partiti e dello Stato, i metodi con cui l’obiettivo fu raggiunto e gli scivolamenti, in alcuni casi, nel fare di tutta l’erba un fascio, in seguito hanno dato luogo a numerose critiche e a frequenti interrogativi rimasti aperti. Inoltre la corruzione, in Italia, non s’è certo fermata, ed anzi in un certo senso è peggiorata, talvolta perfino a discapito della politica. Una riforma complessiva della giustizia è stata tentata e mai realizzata lungo questi oltre vent’anni, in tutte le legislature dal ’94 a oggi. La resistenza dei giudici fuori e dentro il Parlamento, quella di politici che a destra e a sinistra hanno trovato conveniente fiancheggiare il giustizialismo, e, da ultima, l’ondata populista che mira a dimostrare la pretesa che la politica sia di per sé corrotta, ne hanno impedito fin qui un serio e sereno esame. In quest’ambito, è evidente, assimilare Renzi a Berlusconi serve a chiudere ogni discorso in materia prima ancora che possa essere riaperto. Sebbene sia fuor di dubbio che esista una differenza tra i due.

Berlusconi infatti protestava contro i giudici che lo perseguivano per le sue attività di imprenditore, precedenti alla sua discesa in politica. Lo faceva, spesso, esagerando e forzando la mano, come quando faceva approvare in Parlamento le cosiddette «leggi ad personam», scritte dai suoi avvocati per bloccare i processi a suo carico. Ma talvolta, occorre riconoscerlo, aveva ragione, considerando le non poche volte in cui le accuse contro di lui sono cadute.

Renzi invece ha sollevato un’altra questione, che non lo riguarda direttamente e concerne più in generale il rapporto tra politica e giustizia. Per inciso, sulle questioni personali o familiari, sue o di suoi ministri, chiede che si faccia presto a emettere i giudizi, e chi ha sbagliato paghi. Per il resto, vuol sapere dai magistrati se siano in grado di garantire che la giustizia faccia il suo corso, senza bloccare o paralizzare l’azione del governo: come sta succedendo in Basilicata e come ha rischiato di accadere in molte altre circostanze in cui le opere pubbliche hanno dato spunto a inchieste anti-corruzione, cominciate con arresti e diffusione di intercettazioni, e sfociate in interruzioni dei lavori, quando non alla rinuncia ai progetti.

Va detto – e Renzi sa di doverne tener conto – che gli esempi del Mose di Venezia o degli inizi dell’Expo di Milano, per citare due esempi recenti, hanno dato ragione alle procure e hanno visto cadere anche teste importanti, senza distinzione, destra o sinistra, di provenienza politica. Ma l’equazione «appalti uguale corruzione» porterebbe il Paese a una sorta di paralisi che non può più permettersi: su questo, Renzi vorrebbe un segnale dalle Procure. E al di là di qualche passaggio sgradevole che il premier s’è lasciato scappare, la sua posizione verso la magistratura, al contrario di quella dell’ex Cavaliere, ha l’ambizione di essere dialogante. Non avrebbe creato un Autorità nazionale anticorruzione, affidandola a un ex magistrato come Cantone, se non fosse consapevole che la corruzione in Italia ha raggiunto il livello di guardia. Non avrebbe nominato Guardasigilli un ministro cauto come Orlando, se non fosse convinto che la riforma della giustizia dev’essere realizzata anche a prezzo di compromessi con i giudici.

Quel che serve capire, adesso, è se la magistratura ha le stesse intenzioni, o ancora una volta sceglierà di resistere alla volontà riformatrice del governo, chiudendosi al confronto e alzando il fuoco di fila delle inchieste e delle intercettazioni. La scelta di un magistrato prestigioso come Davigo farebbe propendere per la prima ipotesi. Le sue prime dichiarazioni, minimaliste e contrarie a seri cambiamenti in materia di intercettazioni (che peraltro Renzi non vuole, puntando solo a un’autoregolamentazione dei pm), qualche dubbio lo lasciano. Ma sono soprattutto le modalità della sua elezione alla guida dell’Anm a spingere verso il pessimismo. Quale sindacato in Italia eleggerebbe un leader carismatico per un solo anno, facendogli in pratica firmare la lettera di dimissioni prima di insediarsi? Cosa potrà fare l’ottimo Davigo nei dodici mesi in cui potrà appena prendere confidenza con il suo nuovo ruolo? Come potrà accettare, sempre Davigo, eletto a furor di toghe sull’onda della rivolta contro le correnti della magistratura, di esser governato e giubilato in così poco tempo da quelle stesse correnti? Sono queste domande, a cui è difficile trovar risposta, a far temere che la lunga guerra tra politica e giustizia non sia affatto finita. E difficilmente possa trovar pace nel confronto, tutto da costruire, tra Renzi e Il nuovo presidente dell’Anm.

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MotoGP AUSTIN, vince Marquez! Rossi subito fuori insieme a Dovizioso

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                     MotoGP AUSTIN, Marquez sul podio di Austin 2016

Dovizioso è caduto nuovamente questa volta a causa di Pedrosa che lo centra in pieno. Caduta anche per Rossi senza conseguenze. La Ducati sul podio grazie a Iannone.

Sulla pista di AUSTIN il dominio di Marquez è stato assoluto, tutto come ci ha abituati nelle sue gare classiche. Manetta aperta dall’inizio alla fine, ha persino ottenuto giri stratosferici nonostante fosse indisturbato dagli avversari usciti di gara. Lo stesso Lorenzo che ha chiuso la gara al secondo posto ha accumulato un notevole distacco precedendo Iannone della Ducati. Quarta e quinta posizione per le Suzuki di Vinales ed A. Espargaro.

MotoGP Austin 2016
MotoGP Austin 2016

Ancora più distacco per i piloti a seguire, Redding con la Ducati Pramac per il sesto posto, P. Espargaro su Yamaha Tech 3 al settimo posto. Ottavo Pirro con l’altra Ducati Pramac, nono Barbera con la Ducati Avintia. A chiudere la top ten l’Aprilia di Bradl che ha preceduto il compagno di squadra Bautista.

Ritornando ai commenti di gara, è stata una competizione all’insegna delle uscite di pista.

Per iniziare Rossi, dopo essersi distinto al via, ha iniziato ad avere problemi nel tenere il ritmo di gara e retrocedere alla sesta posizione, poi al secondo giro di gara è caduto.

Per Dovizioso la dinamica è stata peggiore in quanto è stato preso in pieno da Pedrosa scivolato nella curva uno. Pedrosa aveva lasciato la moto prima dell’impatto con Dovizioso che per poco non è stato colpito alla gamba.

Una gara che all’inizio sembrava mostrare un agguerrito duello tra i piloti, Marquez al via è stato superato da Lorenzo. Successivamente, dopo aver superato Lorenzo per il primo posto, Marquez ha dovuto difendersi dai nuovi attacchi di Lorenzo e Rossi e dalla Ducati di Dovizioso.  Poi le coso sono cambiate e Marquez ha dato inizio alla sua fuga per il gradino più alto del podio, un dominio incontrastato.

Marquez sul podio di Austin 2016
Marquez sul podio di Austin 2016

Il pilota spagnolo della Honda ha preso margine in classifica arrivando a 66 punti, 21 di distacco da Lorenzo e 29 da Rossi. Per Rossi tutto in salita!

APPUNTAMENTO QUINDI IL 24 APRILE PER IL GP DI SPAGNA (Jerez).

Ordine d’arrivo
1 M. MARQUEZ 43:57.945
2 J. LORENZO +6.107
3 A. IANNONE +10.947
4 M. VIÑALES +18.422
5 A. ESPARGARO +20.711
6 S. REDDING +28.961
7 P. ESPARGARO +32.112
8 M. PIRRO +32.757
9 H. BARBERA +34.592
10 S. BRADL +40.211

Classifica mondiale
1.  Marc Marquez (Spain) Honda       66
2.  Jorge Lorenzo (Spain) Yamaha     45
3.  Valentino Rossi (Italy) Yamaha   33
4.  Pol Espargaro (Spain) Yamaha     28
5.  Dani Pedrosa (Spain) Honda       27
6.  Hector Barbera (Spain) Ducati    25
7.  Andrea Dovizioso (Italy) Ducati 23
8.  Maverick Vinales (Spain) Suzuki  23
9.  Eugene Laverty (Ireland) Ducati  21
10. Aleix Espargaro (Spain) Suzuki   21
11. Andrea Iannone (Italy) Ducati    16
12. Scott Redding (Britain) Ducati   16
13. Bradley Smith (Britain) Yamaha   16
14. Stefan Bradl (Germany) Aprilia   15
15. Alvaro Bautista (Spain) Aprilia  14

vivicentro.it-sport-motori / MotoGP AUSTIN, vince Marquez! Rossi subito fuori insieme a Dovizioso (Roberto Teano)

Le foto di Juve Stabia vs Messina (2-1)

Juve Stabia vs Messina le foto di Emilio D’Averio

Guarda le foto di Juve Stabia vs Messina realizzate dal nostro fotografo Emilio D’Averio, che ci racconta così la vittoria di “rigore” ottenuta dalle Vespe con i peloritani al Menti di Castellammare di Stabia.

Oltre alle azioni del match abbiamo fotografato il pubblico sugli spalti, cerca la tua foto e richiedici l’originale per e-mail:redazione.sportiva@vivicentro.it

Clicca qui per rivedere tutte le foto
La Juve Stabia, dopo il buon punto conquistato ad Andria, cerca la vittoria casalinga contro il Messina. Zavettieri si affida alla formazione tipo, con l’eccezione del solo Favasuli che sostituisce lo squalificato Obodo. Tra i siciliani sono presenti gli ex stabiesi Mileto, Burzigotti e Martinelli. In tribuna anche l’ex D.S. delle Vespe, Pavarese.

Juve Stabia 4-4-2: Russo, Cancellotti, Contessa, Maiorano, Polak, Romeo, Lisi, Favasuli, Del Sante, Nicastro, Diop.

A disposizione di Mister Zavettieri: Polito, Navratil, Atanasov, Carillo, Liotti, Rosania, Izzillo, Carrotta, Grifoni, Gatto, Mascolo, Gomez.

ACR Messina 4-3-3: Berardi, Barilaro, Zanini, Baccolo, Fusca, Mileto, Fornito, Giorgione, Tavares, Vagenin, Scardina.

A disposizione di Mister Di Napoli: Addario, Burzigotti, Martinelli, Russo, Biondo, Masocco, Bossa, Salvemini, Longo.

Fondamentale vittoria per la Juve Stabia di mister Zavettieri. Le vespe, nel match interno contro il Messina, vanno sotto per un gol irregolare di Scardina e ribaltano il match nella ripresa con la doppietta su rigore di Favasuli. Tantissime occasioni sia per i padroni di casa che per gli ospiti, i quali hanno sfiorato il gol dello 0-2 in più frangenti, così come le vespe hanno sfiorato l’1-1 ben prima della doppietta di Favasuli che permette alla Juve Stabia di effettuare una incredibile rimonta dal dischetto.

La Juve Stabia conquista tre punti di capitale importanza in ottica salvezza.

Sabato le Vespe saranno di scena al Mazzella di Ischia in un derby “amico” ma dall’importanza capitale per entrambe le formazioni.

Le foto di Napoli vs Verona (3-0)

La fotocronaca di Napoli vs Verona

Napoli vs Verona, vittoria per i partenopei davanti al pubblico amico, guarda le foto realizzate dal nostro fotografo Giovanni Somma, che ci racconta attraverso i suoi scatti la partita del San Paolo.

Davanti a circa 40000 spettatori partenopei il Napoli dello squalificato Sarri vince la gara con il Verona portandosi a -6 dalla Juve che nell’anticipo di ieri aveva vinto con il Milan allo stadio Meazza per 2 a 1, risultato che permette ai partenopei di tenera accesa la fiammella della speranza di agganciare la Juventus al primo posto.

Il Napoli cinico e determinato ottiene questa vittoria dopo una settimana piena di polemiche e nervosismo per le squalifiche inflitte a Sarri ma soprattutto per le quattro giornate comminate a Higuain.

Eccellenza, Real Forio salvezza raggiunta

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Il Real Forio festeggia la salvezza
Il Real Forio festeggia la salvezza

CASALNUOVO. E salvezza fu (finalmente!) per il Real Forio. Obiettivamente un risultato meritato dopo la bella stagione disputata dai biancoverdi, colpevoli forse di un finale di stagione trascorso troppo sugli allori. E non si può dire che l’età media bassissima della squadra di Iovine sia un alibi. Quando si impronta un progetto puntando su tanti ragazzi si sa apriori che l’inesperienza può portare ad avere deli alti e bassi nell’arco di una stagione. Il Real Forio ha esaudito le richieste della società (che voleva una salvezza diretta dopo il play-out dell’anno scorso) con un po’ di ritardo per come si erano messe le cose, ma l’obiettivo è stato raggiunto. Il resto sono chiacchiere. In quel di Casalnuovo gli isolani si impongono 2-0 nei confronti di una squadra che ormai non aveva più nulla da dire a questo campionato. Da segnalare che mister Iovine ha dovuto rinunciare negli ultimi due giorni a due perni fondamentali come Chiaiese e De Felice. Il primo era tra i convocati ma per impegni di lavoro ha dato forfait poco prima della partenza; il secondo è stato vittima di problemi di salute abbastanza importanti da non permettergli di scendere in campo. La partita dei biancoverdi inizia subito con un brivido, perché dopo appena un minuto Scippa mette il pallone di poco a lato con una rovesciata. Il Real Forio è come sempre ben messo in campo e non rischia tantissimo. L’unico spunto degno di nota è al 16’, quando Verde è costretto a compiere un miracolo sul tentativo di Sorrentino. I ragazzi di Iovine si fanno vedere dalle parti di Sollo al 26’ con Gianluca Saurino, ma il portiere respinge. Lo stesso attaccante ex Scafatese colpisce il palo pochi minuti più tardi. Il primo tempo termina sullo 0-0. Nella ripresa il Forio scende in campo con un altro piglio. Iovine cambia e inserisce Guarracino al posto di Gianluca Saurino. Al 64’ gli ospiti passano in vantaggio grazie al gol di Stany Mazzella che con il sinistro buca Sollo. L’inerzia della gara è indirizzata completamente a favore deegli isolani. Poco dopo il vantaggio Mattera si rende pericoloso su una bella azione personale ma viene stoppato al momento del tiro. Al 71’ il solito Mora su punizione sfiora il raddoppio . A quattro minuti dal termine il Casalnuovo se la prende con la sfortuna quando il pallone si stampa all’incrocio dei pali dopo una serie di deviazioni. Gol mancato, gol subito. Il Real Forio parte in contropiede e Guarracino mette il sigillo sulla vittoria e quindi sulla salvezza. In pieno recupero l’arbitro annulla un gol di Caprogrosso che secondo il guardalinee era in offside(da rivedere). Sul 2-0 la partita era in ogni caso già chiusa. Al triplice fischio è finalmente festa per il Forio. La salvezza diretta arriva con una giornata di anticipo in un campionato molto equilibrato in cui non era per nulla semplice affermarsi. Complimenti ai ragazzi, al mister e a tutti coloro che hanno collaborato affinché si arrivasse a questo traguardo. La vittoria e la salvezza sono dedicate al mister Michele Castagliuolo che finalmente può gioire non solo per la salvezza del Forio, ma anche e soprattutto per la fine di un lungo periodo difficile. La festa biancoverde è doppia.
ARDOR CASALNUOVO 0
REAL FORIO 2

CASALNUOVO: Sollo, D’Alise(71’ Amodio), Giannino (64’Gallinaro), Romano (74’ Frallicciardi), Cerbone, Capogrosso, Pelliccia, Siciliano, Scippa, Napoletano, Sorrentino G. (In panchina Severino, Amoroso, Raspaolo, Laudando). All. Castaldo
REAL FORIO: Verde, Mattera, Mora, Iacono, De Giorgi, Di Dato, Fanelli, Di Spigna (84’ Di Costanzo), Saurino G. (58’ Guarracino), Saurino C. (79’ Conte), Mazzella S. (In panchina Mazzella C., Sorrentino R., Ruggiero, Arcamone). All. Iovine
ARBITRO: Vitale di Avellino (ass. Pizzoni di Frattamaggiore e Gallo di Avellino)
RETI: 64’ Mazzella S., 87’ Guarracino
NOTE: Ammoniti Cerbone e Napolitano (C)