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MAHACHAI. Gli schiavi liberati dalla prigionia del mare diventati eroi da Pulitzer

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MAHACHAI (Sud Thailandia). Zaw Phan Naing è uno di quelli che ce l’hanno fatta a sfuggire alle prigioni galleggianti dove non c’è notte e non c’è giorno per chi pesca gamberetti, tonni e specie marine destinate ai mercati del mondo. Oggi aspetta il rimpatrio in Birmania recluso in una struttura di “controllo e detenzione” del governo thailandese che chiamano Chatra, a nord di Bangkok. Non ha fatto niente di male, ma chi lo ha reso schiavo ne ha fatto anche un “clandestino”, costretto come tutti gli immigrati illegali a subire ogni forma di abuso.

“In mare siamo solo braccia e gambe – racconta cercando di non farsi sentire dai guardiani del centro – se qualcosa non funziona ti gettano fuori bordo in pasto ai pesci. Ho visto con i miei occhi morire così un ragazzo che protestava perché era malato e lo costringevano a issare le reti, il più faticoso dei lavori”.

Altri ragazzi birmani ospiti dello stesso centro spiegano che gli schiavi delle barche sono ovunque, ma invisibili nel vasto Oceano tra il Golfo della Thailandia, l’arcipelago indonesiano e giù verso le coste australi di Papua Nuova Guinea. Provengono da ogni stato dell’Unione del Myanmar, ma ci sono cambogiani, laotiani e qualche thailandese che in genere comanda la ciurma.

Nella città portuale di Mahachai non li vedi passeggiare sul molo a chiacchierare o fumarsi una sigaretta, come fanno quelli che lavorano con tanto di tesserino e permesso di soggiorno in una delle numerose fabbriche di trasformazione del pesce. I pescatori clandestini non possono mettere piede a terra nemmeno dopo lunghe navigazioni perché non hanno documenti o gli sono stati sequestrati. Solo gli operai regolari, che pure vengono dalla stessa miseria, girano con un grembiule e una cuffietta di cotone con sù scritto il nome della ditta, quasi sempre la Thai Union, la più grande manifattura di scatole di tonno e crostacei del pianeta. Ma non sfugge il fatto che a Mahachai siano tutti – compresi i pescatori clandestini – dipendenti dalle stesse quattro, cinque famiglie thailandesi proprietarie di barche e industrie.

Anche i turni alle macchine di preparazione del prodotto in scatola sono lunghi e defatiganti, e una parola di lamentela potrebbe costare le punizioni corporali dei capireparto o un taglio sulla paga. Eppure nessun operaio scambierebbe il suo lavoro con quello dei pescatori. Secondo un rapporto della Fondazione EJF, il 59 per cento delle vittime dei traffici ha assistito all’omicidio di un compagno (nel 2015 ai confini con la Malesia vennero trovate fosse comuni con le vittime del traffico di esseri umani), e nonostante i tentativi dei generali thai di ribaltare l’immagine del Paese che permette tali crudeltà, il commissario europeo per l’ambiente e la pesca, Karmenu Vella, ha detto in una conferenza stampa a Bruxelles che “non ci sono controlli di sorta e nessuno sforzo viene fatto, così che la pesca illegale è quasi totalmente permessa”.

Il caso degli schiavi del mare è esploso lo scorso anno sui media mondiali quando testimonianze analoghe a quella di Zaw Phan sono state raccolte tra i profughi arrestati per pesca illegale in Indonesia e lasciati all’addiaccio sotto una blanda sorveglianza (non saprebbero dove andare) su atolli come Benjina, o lungo le coste di Ambon. L’inchiesta della Associated press premiata con il Premio Pulitzer parlò di migliaia di persone rimaste per anni “prigioniere” degli schiavisti che procurano pesce alle grandi compagnie multinazionali, parte delle quali sono ancora in attesa di tornare dalle loro famiglie.

Da allora sono stati circa duemila gli schiavi rimpatriati, ma si tratta di una minima parte di quei centomila dati per dispersi negli ultimi anni a bordo dei 57mila natanti che salpano ogni anno dal Golfo di Thailandia per cercare acque più pescose e distanti. Qui il patrimonio ittico si è infatti ridotto dell’80 per cento in mezzo secolo di pesca selvaggia, ma l’industria nazionale richiede gli stessi milioni di tonnellate di prodotto per mantenere il terzo posto conquistato tra i più grandi esportatori del mondo.

L’attivista birmano Kyaw Thaung, direttore della Myanmar association in Thailand, spiega che il 98 per cento della flotta da pesca thai è composto di barche e navi fantasma senza alcuna registrazione, luoghi senza legge dove si cambia bandiera secondo la convenienza, anche se la ciurma di 30-50 uomini è sempre la stessa per anni e anni, arruolata fin dall’inizio a condizioni capestro dai mediatori thai e birmani che prendono un anticipo per la loro “compravendita” prima di affidare l’equipaggio al capitano di una nave e ai suoi uomini armati. A questo punto è troppo tardi per fuggire. “In mare passa un tempo che sembra eterno – ricorda Zaw Phan – con l’incubo della morte e il pensiero che non rivedrai più il villaggio della tua famiglia. Ogni giorno vorresti farla finita…”.

La sorte di migliaia di queste vittime della tratta di braccia che coinvolge autorità di frontiera, capitanerie di porto, politici e governi locali corrotti, è nota da molti anni alle autorità internazionali delegate a vigilare sull’applicazione delle norme del lavoro. Ma dalla Thailandia continuano a partire milioni di tonnellate di merce verso gli Stati Uniti che pure avrebbero dovuto imporre l’embargo dopo aver declassato nel 2015 il Regno al livello 3, il più basso dei parametri di rispetto dei diritti umani. A ruota la stessa Unione europea – acquirente nel 2013 di 145.907 tonnellate di pesce d’incerta origine per un valore di 700 milioni – aveva intimato al governo di Bangkok di mettersi in regola se voleva continuare a vendere nel Vecchio Continente, un mercato florido che vede in testa tra gli acquirenti il Regno Unito, seguito nell’ordine da Italia, Germania, Francia e Olanda.

Non è facile risalire alle marche che offrono il prodotto frutto del racket confezionato nelle scatolette del tonno e delle sardine, dei calamari, del pesce azzurro e dei gamberi prive del luogo di provenienza. Ma in un dettagliato rapporto, Greenpeace fa il nome di tre grandi aziende mondiali del tonno con l’80 per cento del mercato Usa – Chicken of the Sea, Bumble Bee e Starkist – che hanno “tratto direttamente – scrive – profitto dalla violazione di entrambi i principi etici del commercio sostenibile e dei diritti umani”. Il loro scatolame è sugli scaffali di giganti della distribuzione come Kroger, Walmart, Carrefour, Costco, Tesco, e tra le marche figurano Fancy Feast, Meow Mix e Iams.

La Thai Union ha annunciato la fine dei rapporti con uno dei grandi fornitori denunciati dal dossier dell’AP, ammettendo di fatto che i racconti di numerose vittime come Phan non erano inventati. Lo stesso ha fatto la multinazionale Nestlè citando a sua volta i risultati delle inchieste giornalistiche.

Ma il pescatore birmano, partito tre anni fa da un villaggio della regione di Pago, è ancora detenuto innocente nel centro di Nonthaburi. A casa lo aspetta un figlio nato dopo la sua partenza. “Per lui sono diventato schiavo – ci dice – e non so nemmeno com’è fatto”.

vivicentro.it-cronaca / larepubblica / AHACHAI. Gli schiavi liberati dalla prigionia del mare diventati eroi da Pulitzer di RAIMONDO BULTRINI

PENSIONI. Ma ai giovani serve il lavoro più di ogni cosa

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Delle pensioni discuteremo nella seconda metà dell’anno, annuncia il ministro dell’Economia Padoan. Si tratta di un problema obiettivamente spinoso.

Di fronte al quale il governo cerca di guadagnare tempo sapendo che un compromesso non sarà facile raggiungerlo. Si ha qui un esempio importante delle difficoltà che presenta la decisione politica oggi in Italia.

All’apparenza, lasciando andare in pensione prima gli anziani si può sperare in maggiori opportunità di impiego per i giovani. Certo è così dal punto di vista della singola azienda: va via uno, ho i soldi per assumere un altro. Ma chi paga, poi, quella pensione in più? Noi tutti, con maggiori tasse o maggiori contributi previdenziali.

Nell’insieme del Paese, dunque, il pensionamento anticipato di un elevato numero di persone si tradurrebbe in maggiori oneri sulle aziende e sulle famiglie. Cosicché le prospettive di lavoro per i giovani ne sarebbero, al contrario, danneggiate. Il governo lo sa, però si trova di fronte a una pressione concentrata da parte dei sindacati, delle opposizioni politiche, della sinistra Pd.

Nel nostro assetto politico-sociale (come pure avviene in parecchi altri Paesi avanzati) gli anziani dispongono di canali di rappresentanza consolidati per far valere i propri interessi; i giovani no. Si aggiunge qui l’errore di visuale delle singole aziende, che vedono il proprio vantaggio nei pensionamenti, ma non il danno all’intero sistema produttivo.

La riforma Fornero ha lasciato numerosi problemi irrisolti. Ha dovuto essere molto brusca a causa delle condizioni drammatiche in cui l’Italia si trovava in quella fine del 2011. In ogni caso è arduo governare con regole omogenee la varietà delle persone, da chi non vede l’ora di lasciare dopo decenni di fatica a chi vorrebbe restare attaccato alla scrivania oltre i 70.

In teoria l’uscita flessibile proposta dal presidente dell’Inps Tito Boeri funziona. La stessa Elsa Fornero ne era una sostenitrice prima e lo resta. Si potrebbe lasciare il lavoro prima con una penalizzazione adeguata, tale da tener conto che si sono versati da uno a tre anni di contributi in meno e si percepirà la pensione per 1-3 anni più a lungo.

Si avrebbe così equità tra chi lascia l’impiego e chi decide di restare. L’ostacolo è nelle regole di bilancio europee, che occorrerebbe aggirare con qualche marchingegno contabile o finanziario come quelli a cui ha accennato ieri il sottosegretario Tommaso Nannicini.

Il guaio è che la proposta Boeri pare, nei suoi numeri esatti da economista, «punitiva» a tutte le forze che premono per le uscite anticipate. Aprire nell’attuale Parlamento un percorso di modifica della riforma del 2011 – quella che appunto il ministro Padoan definisce «pilastro della sostenibilità» dei conti pubblici dell’Italia – comporta rischi seri.

Prima del governo Monti, sempre gli interessi dei più anziani avevano prevalso su quelli dei più giovani. Gli esclusi dalla riforma Dini (occupati da più di 18 anni nel 1995) sono oggi a riposo con trattamenti spesso più alti dei contributi versati.

Può accadere di nuovo. Concedere un ventaglio di opzioni è opportuno e sensato; purché non sottragga risorse meglio impiegate altrove. Non aver trovato ancora un impiego fisso a trent’anni è un dramma assai più serio, e inquietante per il futuro di noi tutti, che dover lavorare ancora per qualche tempo a sessanta.

I dati di ieri sulle assunzioni confermano che l’aumento di impieghi stabili registrato nel 2015 si doveva in gran parte alla riduzione dei contributi a carico delle imprese; occorre insistere su quello strumento. I giovani si aiutano aiutando chi davvero li fa lavorare, non illudendoli sui posti che gli anziani lascerebbero liberi.

vivicentro.it-editoriale / Pensioni. Ma ai giovani serve il lavoro più di ogni cosa STEFANO LEPRI

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Troppe anime per un solo continente

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Anime Anziché sentirsi traditi, gli europeisti dovrebbero ringraziare Helmut Kohl. L’incontro di ieri con Viktor Orban costringe a guardare in faccia la realtà delle molte Europe che coesistono faticosamente nell’Unione. Se vogliamo salvare l’Europa, non possiamo cullarci nell’illusione di un’unità di visione che non esiste. La lungimiranza di pochi padri fondatori è stata una meteora trascinante ma la polvere di stelle non germoglia. Adesso occorrono volontà e realismo, non fede.

Il rigetto populista dell’Europa è una reazione trasversale in tutto il continente, da Ukip a Alternativa per la Germania, cui fanno eco oltre oceano i voti per Donald Trump e Bernie Sanders. Mal comune, mezzo gaudio; la loro sfida ci unisce. In parallelo, un’Europa centrorientale diversa difende strenuamente un’uniformità culturale, religiosa e razziale che a Ovest era venuta meno già prima della caduta del muro di Berlino.

Lo spartiacque è profondo. La resistenza di Orban, Fico, Szydlo a qualsiasi proposta che comporti una ripartizione di rifugiati siriani urta contro qualsiasi principio di solidarietà europea.

Sispiega però benissimo con una passeggiata per le vie di Bratislava o di Budapest, dove è raro vedere un volto velato, comune sui tram di Bruxelles o di Madrid, e sono sconosciuti i provvidenziali venditori di ombrelli nordafricani, onnipresenti in ogni cittadina italiana. L’isolamento dietro cortina è lungo da smaltire. In Europa orientale, «etnico» è l’incrocio di popolazioni di lingua e cultura diverse all’interno dei vecchi imperi austro-ungarico e ottomano, non l’insediarsi di comunità africane e asiatiche nelle vecchie madrepatrie coloniali.

I paesi dell’Europa orientale, in perfetta buona fede, hanno sottoscritto la lettera dei valori comuni europei. Adesso ne scoprono risvolti scomodi e alieni. La Nato era una polizza d’assicurazione contro la Russia. Condividerla con terrorismo e califfato li lascia scettici. Al Forum sulla sicurezza di Bratislava (Globsec), il ministro Witold Waszczykowski (polacco) non ha avuto esitazioni nell’indicare nella Russia, e non in Isis, la minaccia «esistenziale» alla «civiltà» occidentale, a differenza di americani e maggioranza degli europei (con lamentevole assenza politica italiana).

Questo nell’Est dell’Ue. Ma in Germania? Kohl, lo statista che voleva la Germania europea, ha convinzioni contrarie all’immigrazione in massa in Europa. Giuste o sbagliate sono condivise da molti nella Cdu, e nella Csu bavarese. Lo stesso presidente Joachim Gauck, a Torino, ha evitato di prendere posizione contro la decisione austriaca di ripristinare controlli al Brennero, se necessario (cioè quasi sicuramente con l’andamento degli sbarchi in Italia). Per tedeschi e austriaci (e francesi) Schengen è per la libera circolazione degli europei e di visitatori con passaporto e visto, non d’immigranti e rifugiati.

Nell’Ue convivono molte Europe. Senza troppe difficoltà nei tempi felici, emergono e stridono nella tempesta perfetta d’immigrazione, terrorismo, tensioni con la Russia, ribollire mediterraneo, stagnazione e saga del debito, greco e altrui. C’è l’Europa di chi prospera contenendo il deficit, e di chi vorrebbe spendere per riprendere a crescere. Quella che ha il terrorismo in casa, e quella che non se ne sente minacciata. Quella degli sbarchi e quella dei muri. Quella storicamente anti-russa e quella filo-russa. Quella della «grandeur» nazionale francese e quella della potenza economica tedesca. Quella opportunista di un primo ministro olandese che spiega l’europeismo olandese in funzione (e con i limiti) dell’interesse nazionale. Quella amletica del dentro o fuori britannico. Quella riottosa dei referendum irlandesi.

Helmut Kohl è l’ultima persona al mondo a volere il sopravvento delle spinte centrifughe. Non sappiamo cosa lui e Orban si siano detti; certo l’uomo dell’unità tedesca non ha incoraggiato il primo ministro ungherese a rompere con Bruxelles. Mostrare comprensione per visioni storiche, politiche e culturali diverse è la chiave per tenere insieme l’Europa. Che è la vera sfida.

Recentemente ho chiesto a un generale europeo che è stato ai più alti livelli atlantici quale sia oggi la maggior minaccia alla pace e sicurezza internazionale. Mi aspettavo scegliesse fra i soliti Isis o Russia. Mi ha risposto senza esitazioni «la disgregazione dell’unità europea». Se ne rendono conto gli americani, almeno quelli che pensano al resto del mondo (che non comprendono la maggioranza dei candidati rimasti in corsa per la Casa Bianca); Obama lo dirà a Londra e a Berlino. Lo sanno i cinesi che guardano lontano. Sarebbe bene ci riflettesse il Cremlino. Ma tocca agli europei rimboccarsi le maniche.

vivicentro.it-opinione / Troppe anime per un solo continente STEFANO STEFANINI

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Mauro: “Gabbiadini? Spero per lui che lasci il Napoli per mostrare il suo valore”

L’ ex calciatore ed attuale opinionista di Sky Massimo Mauro, al termine della partita tra Napoli e Bologna negli studi di Sky Calcio live ha avuto modo di fare  il punto sulla situazione dell’ attaccante azzurro Manolo Gabbiadini. Queste le sue parole al riguardo:
“Spero che Gabbiadini alla fine scelga di lasciare Napoli per essere titolare in un’ altra squadra mostrando così tutto il suo valore. E’ vero che il Napoli è una grande squadra ma non ha senso che un talento come lui resti solo per fare la panchina”.

Di Marzio: “E pensare che Gabbiadini era molto vicino all’ addio a gennaio”

Manolo Gabbiadini è stato grande protagonista della vittoria del Napoli sul Bologna siglando una doppietta. L’ ex attaccante della Sampdoria, però, nella sessione di mercato invernale è stato ad un passo dall’ abbandonare il Napoli; a svelare il retroscena, negli studi di Sky Calcio live, è Gianluca Di Marzio:
“ A gennaio De Laurentiis ha rifiutato 25 milioni più 3 di bonus per Manolo Gabbiadini, il giocatore cercava una nuova sistemazione per trovare maggiore spazio e secondo me avrebbe gradito il trasferimento ai tedeschi del Wolfsburg”.

I NUMERI- Sarri eguaglia Mazzarri: il motivo

Con questo trionfo, il Napoli eguaglia il record di Walter Mazzarri relative alle vittorie in casa. Gli azzurri, infatti, centrano la 14esima vittoria di fila tra le mura amiche, così come fece il toscano, nella stagione 2012-2013.

Mauro: “Il Napoli fa bene a concentrarsi sul secondo posto”

Massimo Mauro, ex centrocampista di Napoli e Juventus, ha commentato così negli studi di Sky Calcio live la bella vittoria del Napoli sul Bologna:
“Gli azzurri sono tornati a riproporre il loro gioco spavaldo meritando i tre punti , ma oggi è stato davvero troppo facile contro questo Bologna. La matematica non taglia fuori definitivamente il Napoli dallo scudetto ma è da folli pensare che la Juventus possa perdere il vantaggio di 9 punti in 5 partite. Gli azzurri fanno bene a rimanere concentrati sul secondo posto perché il campionato lo ha vinto la Juve”.

SSC Napoli: “Gabbia bum-bum, tris Mertens e Lopez, l’emozione continua”

6 Bellissimo. La potenza e la freddezza di Manolo, la danza e la grazia di Dries, la prima volta di David. Spettacolo al San Paolo. Gabbia bum-bum, “Tris” Mertens, il battesimo di Lopez. Il Napoli ne segna 6 al Bologna e balla sotto le stelle di Fuorigrotta. Gabbiadini supera la prova del 9 segnando la sua nona rete in stagione. Mertens sale in doppia cifra e conta 11 gol tra coppe e campionato. E dulcis in fondo c’è la gioia di David Lopez che segna il suo terzo gol in assoluto con la maglia azzurra. In poco più di mezzora Manolo accende e cristallizza la partita: diagonale di sinistro e rigore glaciale. Poi nel secondo tempo sale sulla scena l’artista fiammingo: sinistro, destro e arcobaleno sotto la traversa. Olio azzurro su tela per la Galleria d’arte del San Paolo. David Lopez ha il tempo di entrare e allargare la manita a sei dita. Tre, due, uno: spettacolo al San Paolo. E adesso si va all’Olimpico, per il monday night contro la Roma. L’emozione continua…

FONTE: SSC NAPOLI.

Napoli-Bologna, Donadoni: “Mi assumo le mie responsabilità, non abbiamo giocato”

Roberto Donadoni, tecnico del Bologna, è intervenuto ai microfoni di Mediaset Premium: “Abbiamo fatto una brutta figura, siamo tutti responsabili, io in primis. Bisogna ripartire come si deve. Anche se avessimo vinto 1-0, non sarebbe cambiato nulla, siamo stati eclissati da loro. Abbiamo giocato con paura, prima o poi, paghi dazio. Bisogna giocare da uomini: sguardo alto, senza vergognarsi. Bisogna far vedere ciò che sappiamo fare. Ci dispiace essere venuti e non essere stati in grado di giocare. Mi assumo le mie responsabilità. Prepariamoci per la prossima, che sarà determinate. Bisognare reagire. Questa partita è stata un cazzotto. Ritiro? Non so, bisogna valutare. Ho fatto vedere la partita degli azzurri, ai miei ragazzi, anche la partita dell’andata. Volevamo mettere tensione a questa squadra, di questo valore, ma ci ha condizionato la paura. Abbiamo giocato all’indietro. Le partite si possono perdere, ma si devono giocare. Non lo accetto, dal punto di vista personale. Mi piace vedere uno che sbaglia, che ha dei limiti, ma che combatte. Abbiamo quattro partite, dodici punti in palio: c’è tutto da conquistare. Senza paura, bisogna reagire. Siamo una squadra che corre, nelle gambe i ragazzi hanno ancora benzina. Manca la testa.”

I NUMERI- Napoli, sei nella storia! Ennesimo record abbattuto

Un altro record è stato abbattuto: la stagione ancora non è finita e Sarri può ancora togliersi qualche soddisfazione. Era dal 1987 che gli azzurri non siglavano sei reti. Uno score pesante, ma che fa tanto bene, in vista del match contro la Roma, decisivo per gli azzurri, che devono necessariamente conservare il secondo posto, che vale la qualificazione diretta in Champions.

Premium- Rinnovo Higuain: filtra ottimismo

I dettagli

Secondo quanto riporta Sportmediaset, una volta archiviata la qualificazione in Champions, il Napoli e gli agenti Higuain si incontreranno per chiarire la posizione del pipita. Rinnovo o non rinnovo? La domanda è questa. Ad ogni modo, filtra ottimismo tra le parti. Il pipita potrebbe rimanere ed accettare il rinnovo- e l’adeguamento- di contratto. Attualmente l’argentino guadagna 7,5 milioni di euro all’anno.

I NUMERI- Prima doppietta in campionato per Gabbiadini

Tre gol in tre partite: ritorna, alla grande, Manolo Gabbiaidini, che non fa sentire la mancanza di Gonzalo Higuain, ancora squalificato. Per il centrocampista è la prima doppietta in seria A. Presenza numero 143 nel massimo campionato italiano. Aspettando il ritorno del pipita, Gabbiadini si gode finalmente le sue reti. Conte osserva attento. L’Europeo si avvicina.

Napoli-Bologna, i voti di ViViCentro: Gabbiadini e Mertens show!

I voti

Il Napoli porta a casa la vittoria contro il Bologna, la migliore risposta che si potesse dare sul campo alla sconfitta di Milano. Uno stupendo Gabbiadini non fa rimpiangere Higuain alla sua ultima giornata di squalifica. Questi i voti di ViViCentro.it:

Reina 6, Hysaj 6.5, Albiol 6, Koulibaly 6.5, Ghoulam 6, Allan 6, Jorginho 6, Hamsik 6.5, Callejon 6.5, Mertens 8, Gabbiadini 7.5. A disp. Rafale, Gabriel, Chiriches, Maggio, Strinic Regini, Valdifiori, David Lopez 6, Insigne 6, Grassi, Chalobah, El Kaddouri 6.5. All. Sarri 6.5

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino

Spezia – Pescara 0 – 1: Lapadula manda ko anche i liguri

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                                                                                 Spezia – Pescara 0 – 1: quarto successo di fila per gli abruzzesi.

Un Pescara cinico e concreto, riesce ad ottenere la sua quarta vittoria consecutiva, espugnando il “Picco” di La Spezia grazie ad una rete del bomber Lapadula nel primo tempo. Successo che permette agli abruzzesi di volare in classifica, e che frena le ambizioni playoff dei liguri. Secondo scontro diretto promozione consecutivo vinto dal Delfino.

LA CRONACA – Spezia e Pescara si sfidano al “Picco” nella gara valida per la 37esima giornata del campionato cadetto. Gara con vista playoff, con entrambe le squadre appaiate a quota 58 punti in classifica. Mister Di Carlo propone il suo modulo 4 – 3 – 3, con il tridente offensivo composto da Catellani, Calaiò e Piccolo. Risponde Oddo con il  4 – 3 – 1 – 2 : coppia offensiva formata da Cappelluzzo e Lapadula, con Pasquato sulla trequarti. Arbitra Di Paolo di Avezzano (Aq).

Primo squillo dello Spezia, con un colpo di testa di Calaiò che si spegne sul fondo, dopo un corner. Al 10’ “Lapacadabra” prova una magia con una sforbiciata, che finisce di poco alta sulla traversa.  Al 17’ Lapadula chiama al grande intervento Chichizola, con uno shot dalla distanza.

Al 22’ un tiro – cross di Verre, scheggia la traversa. Al 24’ geniale colpo di tacco di Lapadula, che smarca Cappelluzzo in piena area di rigore, con il suo tiro troppo centrale, bloccato da Chichizola. Al 34’ tiro franco di Calaiò, con la palla che finisce alta sopra la traversa.

Al 41’ Sciuadone imbecca molto bene Piccolo, il cui tiro in area e da ottima posizione, viene bloccato da Fiorillo. Al 44’ Lapacadabra tira fuori dal cilindro la magia numero 23:  cross perfetto di Verre, inzuccata vincente di Lapadula, che porta in vantaggio il Pescara al “Picco”. Il primo tempo finisce con il Delfino in vantaggio, decide, fino ad ora, il solito Gianluca Lapadula.

L’inizio di secondo tempo vede lo Spezia aumentare la pressione offensiva, senza, però, trovare lo sbocco giusto. Un tiro di Catellani al 56’ viene bloccato da Fiorillo.

Al 65’ cross di Migliore, spizzata di Calaiò, che di testa sfiora la rete del pari. Al 67’ Sciaudone chiama al grande intervento Fiorillo. Al 76’ il tiro di Situm sfiora il palo. Spezia completamente a trazione anteriore. Nei 4’ di recupero non succede praticamente nulla. Il Pescara espugna il “Picco” di La Spezia, grazie al solito Lapadula.

Spezia-Pescara, il tabellino del match

Spezia (4-3-3): Chichinzola, De Col, Valentini, Terzi, Migliore, Pulzetti (77′ Ciurria), Errasti, Sciaudone, Piccolo (88′ Kvrzic), Calaiò, Catellani (63′ Situm). Allenatore: Domenico Di Carlo.

Pescara (4-3-1-2): Fiorillo, Vitturini, Fornasier, Mandragora, Zampano, Torreira (61′ Acosta), Bruno, Verre, Pasquato, Cappelluzzo (70′ Selasi), Lapadula. Allenatore: Massimo Oddo.

Marcatori: 44′ Lapadula.

Note: ammoniti Errasti, Torreira, Sciaudone, Lapadula.

 

CHRISTIAN BARISANI

 

La Cantilena

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La cantilena e’ sempre la stessa , non ci sono piu’ fondi  per mantenere in vita 21 riserve naturali Siciliane. La comunicazione ufficiale e’ stata data dalla stessa Regione Sicilia che con una nota inviata dal Dipartimento dell’Ambiente, annuncia che la somma di 859 mila euro, non potra’ essere stanziata nel 2016, ma e’ sufficiente a coprire le spese fino al 16 Aprile 2016.

Ridere? Piangere?  questo e’ il dilemma :

Dunque dalla metà di questo mese Lega mbiente, Wwf, Lipu, Cai, Italia Nostra, Gre, Rangers d’Italia e Università di Catania-Cutgana sono “invitate” a sospendere qualsiasi attività di gestione e di relativa spesa per le suddette aree protette.

Signori si chiude…… cala il sipario?

Sembrerebbe di si, tranne che………gli Enti gestori e gli impiegati nelle Riserve utilizzino risorse di altra provenienza, spero che le Autorita’ “Incompetenti”, non intendano furtiva. In ogni caso se dovessero trovare i fondi necessari per non chiudere i battenti, dovrebbero dare comunicazione scritta al Dipartimento dell’Ambiente.

A chiudere i battenti saranno le Riserve naturali

‘Isola di Lampedusa’, ‘Macalbue di Aragona’, ‘Grotta di Santa Ninfa’, ‘Lago Sfondato’, ‘Grotta di S.Angelo Muxaro’, ‘Grotta di Carburangeli’, ‘Grotta dei Puntali’, ‘Grotta della Molara’, ‘Grotta Conza’, ‘Grotta d’Entella’, ‘Monte Conca’, ‘Capo Rama’, ‘Lago Preola e Gorghi Tondi’, ‘Saline di Trapani e Paceco’, ‘Torre Salsa’, ‘Isola delle Femmine’, ‘Biviele di Gela’, ‘Saline di Priolo’, ‘Monte Pellegrino’, ‘Complesso Immacolatelle e Micio Conti’ e ‘Isola Bella’.

Tutti paradisi naturali dove fauna e flora sono rimaste incontaminate, preservando paesaggi e biodiversità, anche grazie al lavoro di uomini e donne che ora rischiano il posto di lavoro dall’oggi al domani.

Oasi che potranno riaprire solo a seguito di un eventuale assestamento del bilancio regionale che preveda un incremento della dotazione finanziaria del competente capitolo. E nel frattempo?

Domani dice all’Adnkronos Margherita Ingrassia del Dipartimento Ambiente ci sarà una riunione con tutti i Gestori delle Riserve per discutere sulla questione.

E’ un fatto gravissimo e senza precedenti che rischia da un giorno all’altro di vanificare l’enorme lavoro di salvaguardia e la corretta valorizzazione dei tesori naturalistici siciliani, dichiara la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi. Si tratta di una decisione incomprensibile che potrebbe avere conseguenze drammatiche non solo per le aree naturali interessate, ma anche – aggiunge la Bianchi, per i tanti lavoratori che hanno garantito (e garantiscono) la gestione delle riserve.

Azzerare i presidi che hanno garantito la protezione e la conservazione di luoghi unici al mondo, avverte Bianchi, significa lasciare territori che tutto il mondo ci invidia, alla mercé della delinquenza, dell’illegalità, del bracconaggio e della criminalità organizzata.

Crocetta dove sei?

Se ci sei….. batti un colpo.

vivicentro.it-isole-opinioni / La Cantilena (Mauro Lo Piano)

  • Polpi e Moscardini Politici (Mauro Lo Piano)

Musil di Rodengo Saiano, Andrea Barretta presenta la mostra d’arte di Pierluigi Ghidini

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Domenica 24 aprile alle ore 11, al Musil di Rodengo Saiano (Museo dell’Industria e del Lavoro), Andrea Barretta presenta la mostra d’arte di Pierluigi Ghidini affermato artista contemporaneo con una propria autonoma ricerca creativa che approda in un mondo parallelo dipinto nell’animo.

E qui ormeggia in una diversa dimensione, andando per quartieri periferici o industriali, indossando il colore forte o visibilmente tremulo alla luce che inonda città ideali lontane dalla miseria dell’esistente e vicine a un presidio resiliente.

L’ingresso è libero con l’occasione straordinaria di poter visitare gratuitamente anche il museo.

Seguirà aperitivo.

 

“Pierluigi Ghidini”, Musil, Via del Commercio 18, Rodengo Saiano (Brescia).

 

ESCLUSIVA – Al San Paolo un osservatore del Middlesbrough FC per Nathaniel Nyakie Chalobah

A Napoli un osservatore speciale per Nathaniel Nyakie Chalobah. 

Il Napoli scenderà in campo alle ore 20:45 contro il Bologna allo stadio San Paolo. Una gara molto delicata ma anche importante per gli addetti ai lavori. All’ingresso riservato alla stampa abbiamo intercettato un osservatore spagnolo del Middlesbrough Fc, team inglese in testa alla classifica della Championship.

Lo stesso, da quanto raccolto in esclusiva dalla redazione di ViViCentro.it, è presente all’impianto di Fuorigrotta per un calciatore in particolare presente nella rosa azzurra: si tratta di Nathaniel Nyakie Chalobah, centrocampista in prestito al Napoli dal Chelsea.

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino

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Nathaniel Nyakie Chalobah (Freetown, 12 dicembre 1994) è un calciatore sierraleonese naturalizzato inglese, difensore o centrocampista del Napoli, in prestito dal Chelsea, e della Nazionale Under-21 inglese

Chalobah è conosciuto per la sua versatilità, per la sua abilità di essere un leader e la conoscenza tattica sia nella fase offensiva che in quella difensiva. È descritto come: “Alto, atletico, sa gestire bene la palla, è difficile metterlo sotto pressione sia quando gioca in difesa che a centrocampo, è bravo nei tackle e nell’effettuare passaggi. Il suo ruolo naturale è quello di mediano davanti alla difesa ma può giocare anche come mezzala, ha ricoperto anche la posizione di difensore centrale.

 

Polpi e Moscardini Politici

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Alcune Amministrazioni Pubbliche possono essere paragonate ai polpi, una volta che occupano un territorio, se ne impossessano.

All’occorrenza, cambiano colore (politico), sfruttano questa loro dote naturale sia per mimetizzarsi che per comunicare con i propri simili.
Se il polpo comune ha 8 tentacoli, quello politico ne possiede un numero maggiore, varia da esemplare a esemplare, la “Natura”, quando si devono mantenere in vita alcune specie, in particolar modo quelle non protette (politicamente),  diventa magnanima.
In questo contesto, non bisogna dimenticare i Moscardini Politici, la differenza fra i primi e i secondi sta nelle ventose, il polpo ne ha 2 fila, l moscardini una, cio’ sta ad indicare che la loro presa politica e’ meno rilevante.
Sia i Polpi che i Moscardini posseggono 3 cuori, uno di Dx, uno di Sx, uno Centrale, purtroppo la testa e’ unica, ha pochi collegamenti  col resto del corpo,
La parte piu’ interessante e’ rappresentata dalla bocca, il fatto che stia al centro degli otto tentacoli, sta ad indicare la sua voracita’, termina con un becco corneo, utilizzato per rompere le dure teste dei crostacei politici.
A Messina, Citta’ di 260 mila abitanti che si affaccia sull’omonimo Stretto, coabitano Polpi , Moscardini e Crostacei, pur facendo parte di famiglie politiche diverse, continuano a mantenersi in vita.
Il Sindaco Renato Accorinti e la sua Giunta, in 3 anni di “Amministrazione dal Basso”, hanno portato la Citta’ veramente in basso, alcuni Deputati Nazionali sono intenzionati a portare il caso sia a Roma che a Bruxelles. Sarebbe meglio servire il piatto a Bruxelles, a Roma vivono tanti Polpi, Moscardini e Crostacei della stessa specie.
Messina, e’ una Citta’ invivibile, lo e’ sempre stata in questi ultimi anni, la Giunta Accorinti non ha fatto niente di piu’, e’ rimasta immobile ad aspettare gli eventi. senza alcun piano o prospettiva di futuro, non si va da nessuna parte.
Tanti Messinesi si sono stancati di aspettare, non si riesce piu’ neppure a vivere di elemosine, solo i Polpi e i Moscardini politici, sembra che abbiano trovato il loro Habitat ideale.
vivicentro.it-isole-opinioni / Polpi e Moscardini Politici (Mauro Lo Piano)

Roma, Spalletti: “Rimarrò qui, con Totti è tutto ok . Dzeko? Ora dimostri il suo valore…”

Alla vigilia della sfida di domani sera all’Olimpico contro il Torino di Giampiero Ventura, Luciano Spalletti torna a parlare ai cronisti nella consueta conferenza stampa pre match. Tanta la carne al fuoco, a seguito delle polemiche al veleno seguite al rocambolesco pareggio di Bergamo avvenuto domenica scorsa…

“Mi spiego i pareggi- afferma Spalletti – nel senso che può succedere che ci siamo dei momenti in cui le cose non girano per il verso giusto. Nel duello perdiamo un po’ le nostre caratteristiche e la partita può diventare più fisica, è per questo che ho schierato quella formazione contro l’Atalanta. Sia in questa occasione che in precedenza contro il Bologna, tuttavia, la squadra ha fatto vedere buone cose: anche se mi sarei aspettato più esperienza dopo il 2-0, ci sono state buone reazioni (dopo il 3 a 3, domenica ci è capitata anche la palla del 4 a 3 per ribaltare il risultato). Siamo andati in difficoltà dal punto di vista degli equilibri, non invece dal punto di vista fisico e potremmo andare incontro allo stesso rischio anche contro il Torino di Ventura. Dobbiamo fare attenzione a questa partita perché lui è bravissimo a trasferire ai suoi calciatori i suoi dogmi. Se stiamo attenti possiamo farcela.

VICENDA TOTTI “Non ne parliamo è più, per noi è tutto ok, abbiamo già messo a fuoco ieri tutto quello che è avvenuto, ora siamo concentrati sulla partita di domani. Una squadra non dipende da un giocatore e questo vale per Keita così come per Totti dopo il gol che ha siglato domenica. Debbo moderare questi messaggi, ci sono altri giocatori che sanno giocare la palla e fare contrasti come Seydou. Allo stesso modo, perché togliere i meriti della giocata di Perotti e Dzeko e dei contasti spezza gambe di El Shaarawy ed Emerson e poi della riconquista del pallone di Florenzi su quel gol? È un voler distorcere, è un voler togliere dei meriti a qualcuno per attribuirli a qualcun altro e questo non posso accettarlo. Si sta parlando solo di Totti, giustamente, perché è uno di quelli che hanno fatto la storia della Roma. Io cerco di trovare e di far crescere altri 4 o 5 Totti perché mi servono per avere un collettivo più forte e per farlo devo moderare i messaggi che vengono mandati alla squadra. Nelle 24 ore in cui una giornata si compone, tocca usarne 7 o 8 per dormire, 3 per allenarsi, poi altre per recuperare. Mi hanno chiamato proprio per far rispettare delle regole e per cercare di vincere tutte le partite ed anche se da quello che si legge sembra che abbiamo sbandato totalmente, in  realtà abbiamo ancora il volante dell’automobile sotto controllo. Probabilmente Francesco l’ho fatto giocare poco ma non lo avrei fatto entrare sul 3 a 2 per loro se non lo tenessi in considerazione, sarebbe stato più brutto se lo avessi fatto giocare su un risultato di 3-0 per noi. C’è un capitano e poi c’è la squadra. Io guardo agli interessi della squadra perché mi pongo il solo obiettivo della vittoria della Roma e quando scelgo la formazione non ho né padre né madre né figli. Mi dispiace per Francesco se la interpreta diversamente, ma io dico cose sane, cose che penserebbe qualunque allenatore. Un allenatore sceglie la formazione per vincere e basta, non deve avere un’anima. Mi dispiace per Totti, vedo che si allena bene ma fino a quando ci sarò io lo farò giocare se mi serve”.

DIFESA IN DIFFICOLTA’ A BERGAMO… “Sul primo gol subìto a Bergamo, Manolas entra con la guida della palla sul fianco destro di De Rossi, Digne e Rudiger sono di tre o quattro metri oltre il loro avversario, Zukanovic si apre anche lui per andare a puntare qualora ricevesse palla. La mia squadra non può fare questi errori sul 2 a 0 per noi! Poi Digne riparte e nel recuperare la posizione rallenta un paio di volte, loro trovano quello spiraglio e segnano, la colpa non è di uno solo”.

FUTURO E RAPPORTI CON LO SPOGLIATOIO “Sul mio futuro, se non succederanno cose a livello societario, io rimarrò qui, ho un contratto. Voglio bene ai miei calciatori, cerco di instaurare con loro non soltanto un rapporto, ma addirittura un contatto: li abbraccio, qualcuno l’ho anche baciato. Poi, però, non voglio bene a tutti allo stesso modo, voglio più bene a quelli che si curano i tacchetti prima di entrare in campo per esempio, o che arrivano puntuali all’allenamento. Insomma, distribuisco meriti giusti a quelli che hanno un comportamento giusto.

CASO DZEKO “Dzeko ci deve far vedere che è Dzeko, da qui in avanti dipenderà tutto da lui. Se mi dimostra di essere quel calciatore lì io sto a guardare. In sostanza, se tira fuori le sue qualità lo uso altrimenti no. D’ora in poi ci deve far vedere quanto vale perché non c’è più tempo”.

Claudia Demenica

Ultime piogge al Nordest, poi sole. Ponte del 25: piogge e temporali col ciclone MEDUSA

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Ultime ore di HOT STORM al Sud. Oggi ultime piogge al Nordest, poi sole ovunque fino a Giovedì. Da Venerdì graduale peggioramento.

Situazione ed evoluzione generale
L’alta pressione domina il Centro-Sud e ben presto anche il Nord. Martedì e mercoledì giornate prevalentemente soleggiate su tutta l’Italia. Da Giovedì la nuvolosità aumenterà su quasi tutte le regioni, senza particolare precipitazioni degne di nota, se non in serata sui settori occidentali del Piemonte. Graduale diminuzione delle temperature
Martedì 19 Aprile 2016
Sole su gran parte d’Italia, salvo al mattino ultimi piovaschi o temporali su Veneto, Emilia Romagna e Marche.

NORD

Soleggiato al Nordovest, più nubi e ultime piogge o temporali mattutini su Veneto ed Emilia Romagna.
Temperature
Stazionarie.

CENTRO e SARDEGNA

Al mattino qualche piovasco sulle Marche, sole altrove.
Temperature
Stazionarie.

SUD e SICILIA

Cielo sereno o poco nuvoloso ovunque.
Temperature
Stazionarie.

Mercoledì 20 Aprile 2016
Tutto sole.

NORD

Cielo sereno o poco nuvoloso su tutte le regioni.
Temperature
Stazionarie

CENTRO e SARDEGNA

Soleggiato ovunque.
Temperature
In aumento.

SUD e SICILIA

Ampio soleggiamento.
Temperature
In decisa diminuzione.

Giovedì 21 Aprile 2016
Nuvolosità prevalente, dalla sera piogge in arrivo al Nordovest.

NORD

Cielo sereno o poco nuvoloso ovunque, dalla sera piogge in arrivo al Nordovest.
Temperature
Pressoché invariate.

CENTRO e SARDEGNA

Aumento della nuvolosità su tutte le regioni. Rare precipitazioni.
Temperature
Stazionarie.

SUD e SICILIA

Nubi in aumento, eccetto su Sicilia e Calabria.
Temperature
Pressoché invariate.

Venerdì 22 Aprile 2016
Qualche pioggia sulle Alpi e al Centro. In nottata peggiora in Liguria, Sardegna e tra Veneto e Friuli.

Sabato 23 Aprile 2016
Arriva il CICLONE MEDUSA. Perturbato al Centro-Nord con piogge e temporali possibili su gran parte delle regioni. Nubifragi sullo Spezzino. Piogge e temporali anche in Campania, Lucania settentrionale e Puglia. Più asciutte le due isole maggiori e la Calabria. In nottata migliora al Nordovest, Alpi, Puglia, Liguria ed Emilia.

Domenica 24 Aprile 2016
Ciclone MEDUSA in azione sull’Italia. Maltempo con piogge e temporali al Centro-Nord, nubifragi intenso sull’Emilia Romagna. Temporali su Marche, Toscana, Lazio, Umbria, Campania. Tempo più asciutto su Alpi, Piemonte, isole maggiori e resto del Sud.

Lunedì 25 Aprile 2016
Il ciclone MEDUSA si porta al Centro-Sud, ancora con tempo perturbato e temporali. Calo termico ovunque.

APPROFONDIMENTO anche per singole Regioni e Città su:

Nord

Valle d’Aosta

Piemonte

Liguria

Lombardia

Trentino Alto Adige

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Emilia Romagna

Centro

Toscana

Marche

Umbria

Abruzzo

Lazio

Molise

Sud e isole

Puglia

Campania

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

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