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Il valore del 25 aprile (Celso Vassalini)

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Conversazione tra Celso Vassalini e Vivicentro.it:

Celebrazioni dunque ieri, in tutta Italia per la festa della liberazione. Alla manifestazione a Roma non ha partecipato la Brigata Ebraica, in polemica con la presenza dei centri sociali e associazioni filo-Palestinesi considerati anti-israeliane. Momenti di tensione si sono verificati a Milano al passaggio della Brigata Ebraica all’interno del corteo del 25 aprile in piazza San Babila, abituale luogo di ritrovo di associazione per la liberazione della Palestina. Al grido di “fascisti” e “fuori i sionisti dal corteo” il corteo è faticosamente passato tra reciproci insulti. Un centinaio di manifestanti appartenenti ad aree antisioniste e a movimenti per la liberazione della Palestina hanno aspramente manifestato prima contro il gruppo che si trovava sotto le bandiere della Brigata Ebraica e poi contro il passaggio dello spezzone del Partito Democratico. Al grido di “sionisti” e di “venduti” da una parte e dall’altra e di “studiate la storia” e canzoni partigiane intonate a gran voce, i più facinorosi si sono confrontati anche con qualche momento di forte tensione ma senza nessun contatto, al momento, per il muro operato da un folto schieramento di donne e uomini lavoratori delle forze dell’ordine.
Nel momento in cui si compie questo rito di celebrazione, che è comprensibile perché in Italia, ma anche allora nasce dalla liberazione, nel momento in cui si compie c’è qualcuno da una parte che vuole spostare i tempi, tutto il ventennio berlusconiano e leghista c’è stato dentro la destra qualcuno che ci spiegava che no, che si trattava di due parti buone dell’Italia, che avevano una visione diversa della storia ma entrambi volevano fare il bene del proprio Paese. E naturalmente un anti-fascista non poteva che opporsi a questa lezione perché una delle due parti rappresentava il peggior male e non soltanto politico ma anche culturale che abbia colpito l’Europa negli ultimi secoli. Poi improvvisamente compare da una presunta sinistra, certo totalmente priva di orientamento e di radici, compare una sinistra che ci vuole dire che dobbiamo nel giorno della resistenza “la resistenza italiana va dedicata alla resistenza Palestinese”. Che vuol dire a tutti i popoli che combattono per la propria libertà. Benissimo io per esempio la dedicherei al Tibet e ai monaci tibetani che si immolano per non vedere il loro Paese letteralmente depredato e occupato dalla Cina. Lo dedicherei a tutte le minoranze malesi che vengono ricacciate nella giungla e costrette a vivere nella giungla perché la maggioranza malese non vuole saperne di condividere le proprie risorse con le minoranze. Le condividerei come molti di noi abbiamo in tanti imparato dal Partito Radicale, o la vastissima minoranza islamica cinese che viene oppressa perseguitata sistematicamente in Cina. C’è una lista dell’orrore, un elenco dei primi 50 Paesi al mondo dove i cristiani vengono oppressi, uccisi, cacciati. Allora se si fa un discorso del celebrare la Resistenza vuole dire celebrare tutte le resistenze potrebbe avere logicamente avere un senso. No, questi mi vengono con le bandiere di un gruppo che al quel tempo era nazista. Quindi il disorientamento è così forte che richiede un’opposizione e una protesta. Perché se si cambia un pezzo della storia, si cambiano tutti gli altri tempi. Allora se non era vero che le persone da salvare erano tutte coloro che venivano perseguitati dai politici agli ebrei e, quindi le persecuzioni politiche, le persecuzioni raziali. Se non è vero che il dramma tremendo che ha vissuto l’Europa è stata la dittatura feroce sanguinosa del fascismo e del nazismo. Se non è vero, di quella dittatura feroce sanguinosa facevano parte gli alleati arabi e tutti erano schierati dalla parte del nazismo, allora non sono vere tutte le cose precedono la resistenza e non sono vere tutte le cose che seguono la Resistenza. Cioè la conseguenza fondamentale che è resistenza e libertà, resistenza e democrazia, resistenza e liberazione…

Celso Vassalini

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Contro lo spreco del latte: 10 milioni di euro per donarlo agli indigenti

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Iniziativa del Ministero dell’Agricoltura e del Tavolo indigenti: prevede l’acquisto del latte fresco potenzialmente sprecato con la fine del sistema delle quote, per trasformarlo in Uht e destinarlo agli enti caritativi

MILANO – A poche settimane dall’ok della Camera alla legge anti-sprechi, che si pone l’obiettivo di distribuire le eccedenze dei supermercati agli indigenti, il Ministero dell’Agricoltura lancia un programma dedicato al latte: prevede l’acquisto del latte crudo – che andrebbe potenzialmente sprecato a seguito della fine del sistema delle quote – per trasformarlo in latte a lunga conservazione (Uht) e quindi metterlo nella disponibilità degli enti caritativi. Una prima tranche di acquisti verrà effettuata nelle prossime giornate con una dotazione finanziaria di 2 milioni di euro (di fondi pubblici) e con un quantitativo di circa 60 mila quintali. Ma l’obiettivo è salire a 300mila quintali, mettendo sul piatto 10 milioni.

La decisione di avviare il programma è arrivata dal Tavolo permanente di coordinamento del Fondo nazionale indigenti. Durante l’incontro è stata condivisa con i partecipanti, tra i quali rappresentanti delle istituzioni interessate come il Ministero del Lavoro, degli enti caritativi, dell’industria, della grande distribuzione e della ristorazione, la proposta del ministro Maurizio Martina e del vice Andrea Olivero di “sperimentare per la prima volta un modello di intervento che sarà rafforzato con uno stanziamento che raggiungerà complessivamente i 10 milioni di euro per un equivalente di 300 mila quintali di latte”. L’operazione garantirà agli enti caritativi la disponibilità del latte, che rappresenta uno dei prodotti più distribuiti nei programmi di assistenza alimentare.

“Con le azioni stabilite oggi – ha sottolineato il ministro Maurizio Martina – viene confermata ancora una volta l’operatività del nostro Tavolo indigenti come vero e proprio laboratorio di costruzione di buone pratiche contro lo spreco alimentare e a favore degli indigenti. Abbiamo un modello unico in Europa e anche la decisione di oggi lo dimostra. Il settore lattiero sta vivendo ore molte complicate e per questo è necessario un intervento mirato a impedire che il latte venga sprecato o buttato”. “Il recupero degli sprechi alimentari – ha commentato Olivero – e la loro destinazione al sostegno agli indigenti è una nostra priorità. Davanti alle immagini del latte sversato nei liquami perché non aveva acquirenti non potevamo rimanere fermi. Abbiamo fatto una proposta innovativa che è stata accolta con favore e che può diventare una pratica da ripetere. Salvare il cibo e assistere chi ne ha bisogno è un nostro dovere prima di tutto etico. Il nostro impegno in questo senso sarà sempre massimo”.

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Venerato: “Dopo una stagione come questa il terzo posto è inammissibile”

A Radio Crc nel corso della trasmissione “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Ciro Venerato, giornalista di Rai Sport:
“Il Napoli non ha ancora raggiunto la maturità della grande squadra. Anche il silenzio stampa è ingiustificabile se si considera il fatto che ci troviamo nell’ era di internet e della comunicazione veloce. Per il fuorigioco sbandierato a Callejon vanno fatti i complimenti a De Liberatore, ma mi auguro che possa essere infallibile anche le altre volte. Dopo una stagione condotta a questi livelli è inammissibile arrivare terzi. Guai a sottovalutare la trasferta di Torino: i granata non faranno sconti considerando i rapporti non proprio felici tra il presidente Cairo e De Laurentiis per le vicende di mercato legate a Maksimovic ed El Kaddouri; lo stesso ventura farebbe volentieri un dispetto al presidente azzurro per il suo esonero quando era sulla panchina del Napoli”.

Riflessioni “corsare” sulla Festa della Liberazione (Lucio Garofalo)

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In occasione della ricorrenza festiva della Liberazione, come ogni anno si ripropongono stancamente le consuete commemorazioni ufficiali, simili a liturgie rituali e puramente verbali, ereditate dalla retorica resistenziale. Ormai il calendario delle festività di regime ha istituzionalizzato ed assorbito il valore originario del 25 Aprile e della Resistenza antifascista. Eppure, oggi più di ieri, i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione del 1948, sorta dalla Resistenza partigiana, sono aggrediti e minacciati seriamente, per non dire abrogati da una sedicente “riforma costituzionale” che reca, tra gli altri, le firme di Maria Elena Boschi e Denis Verdini. Giusto per menzionarne un paio. Nel ventennio mussoliniano il Paese si spaccò con violenza tra fascisti ed antifascisti. Nel ventennio berlusconiano ha preso il sopravvento una nuova, netta scissione tra berlusconiani ed antiberlusconiani. Oggi, sono diventati tutti (o quasi) renziani, da destra a manca, a celebrare e consacrare, nei fatti, la coalizione delle “larghe intese” ed il “partito della Nazione”. Un esecutivo incostituzionale, guidato da un premier abusivo, mai eletto dal popolo, ha ratificato una serie di provvedimenti antidemocratici che manco i peggiori governi di Berlusconi erano riusciti a varare. Fino all’ultimo atto di matrice “piduista”, che mette addirittura in discussione la Carta Costituzionale. Oggi, tra il fascismo e la democrazia borghese sembra non esserci più alcuna differenza sostanziale, se non nelle forme più esteriori e formali, quindi solo all’apparenza ed in minima parte. Ormai l’essenza del fascismo si conserva e si riproduce addirittura meglio nella “riforma” della “Repubblica democratica”. Mi limito soltanto a ricordare che il fascismo, uscito sconfitto sul terreno militare dalla guerra civile e dallo scontro con le Brigate partigiane, in seguito riuscì a vincere politicamente grazie anzitutto a Togliatti e a quanti sostennero la cessazione delle ostilità interne e propugnarono l’obiettivo di una riconciliazione nazionale tra le classi sociali nel nome di un interesse patriottico supremo. In tale riunificazione interclassista consiste, sin dalle sue origini, l’essenza autentica del fascismo. Essenza assimilata nel “partito della Nazione” di Matteo Renzi. È sempre più palese che la Resistenza deve farsi una lotta di segno anticapitalista, una Resistenza contro la guerra senza quartiere e senza pietà che il capitale finanziario internazionale conduce contro i lavoratori e l’intera umanità. Il fascismo, quello storico, non si è imposto per la volontà malvagia di un partito politico o addirittura per l’avidità o la follia di un unico personaggio, Benito Mussolini. Il fascismo mussoliniano si affermò grazie all’aperto sostegno politico e finanziario dei padroni. Si levò per contrastare le rivolte proletarie contro la miseria crescente e lo sfruttamento. All’inizio degli anni Venti, i lavoratori diedero vita ad un imponente movimento di classe con vaste proteste, mobilitazioni di massa ed occupazioni delle fabbriche. In un clima assai teso, ai padroni serviva un regime terroristico. Le persecuzioni dei comunisti, la repressione del movimento operaio e delle agitazioni proletarie, il mantenimento di un livello disumano di sfruttamento, furono i risultati conseguiti dal fascismo di Mussolini. Oggi quel tipo di fascismo, incarnato in un regime nazionale di stampo poliziesco, apertamente dittatoriale, non è più necessario, né utile al potere neoliberista, che si avvale di un nuovo genere di totalitarismo, quello dei media e dei network televisivi, assai più persuasivo e pervasivo di ogni autoritarismo politico e militare. Nel mondo odierno, il movimento operaio è scomparso dalla scena della storia, ma ciò non significa che siano stati risolti i problemi del lavoro e la questione operaia. L’odierno proletariato è una classe estremamente dispersa e frammentata, ma è uno status diffuso in una società polarizzata tra “proletari e tagliatori di cedole”.

vivicentro.it-opinioni / “corsare” sulla Festa della Liberazione (Lucio Garofalo)

Rimandi esistenziali nell’arte di Silvana Lunetta a Brescia, Galleria ab/arte; dal 7 al 14 maggio

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Un evento unico per la presentazione di un’ampia monografia  sull’opera  di  Silvana Lunetta  – con un testo critico di Andrea Barretta – e una sua mostra per un dialogo tra editoria e arte, capace di assumere la duplice occasione in uno spazio dove farne emergere la storia creativa alternando lavori inediti, mai esposti, ad altri del suo percorso artistico improntato alla ricerca fin dagli esordi negli anni Settanta.

Rimandi esistenziali nell’arte di Silvana Lunetta, invito

Le opere di Lunetta segnano l’utopia di un ritorno a un’arte impegnata nella realtà sociale, valore che si esaurisce se non è in grado di compromettersi e raccontare quell’idealismo di credere che l’arte possa servire a cambiarla per costruire un mondo in rapporto all’uomo e la sua terra, qui intesa come luogo universale. E lo fa con il rigore della materia, applicando sulle tele strati spessi e rugosi di colore, colpi di spatola mescolati ad altri materiali, come carte, stoffe, sabbie, foglie o pezzi di juta, quasi a cercare il senso del vivere, disincantata dall’espressionismo astratto che non sia ricerca di fisicità, di spazio-tempo nelle pieghe materiche e pittoriche, come realtà indipendente essa stessa.

L’autenticità di Silvana Lunetta è tutta qui, nel dare forma all’informe, nella lotta con la materia viva e pulsante, nella furiosa legittimazione del connubio tra meditazione e speranza di riscatto e il coinvolgimento totale di corpo e spirito smembrati da slanci espressivi che tentano di dare un senso alla vita, a situazioni di confronto lacerate da rassegnazioni nichiliste, di visioni misticheggianti caratterizzate da bordi sfrangiati e vibranti in un diverso stato di immaterialità. La sua è una denuncia gestuale che rimanda alle forme mutuate dalla natura, nel suo vissuto che è poesia attraverso l’organizzazione di uno spazio sulla tela, come interazione negli anfratti del pensiero, come quando prendiamo un pugno di terra e la sentiamo fluire tra le dita o la conserviamo come memoria di un luogo: gioia e felicità, amarezza e nostalgia, perché la terra è madre, da essa veniamo e ad essa torneremo.

Brescia, Galleria ab/arte; dal 7 al 14 maggio (e su appuntamento fino al 28 maggio): Rimandi esistenziali nell’arte di Silvana Lunetta

“ E se prima Parigi e poi New York hanno prodotto una evoluzione dell’arte moderna, oggi la nostra artista nissena è specchio di un villaggio globale che, dopo l’esperienza informale e quella dell’espressionismo astratto, caratterizza un cantico all’indefinito, percepisce l’astrattismo delle idee di una società ormai da emendare, ne esplora le caratteristiche visive e tattili, rifiuta ogni concetto di forma …”

A cura di Andrea Barretta

Galleria ab/arte, Brescia, Vicolo San Nicola 6 – Inaugurazione 7 maggio 2016 ore 18 

 

Il Punto 26 aprile

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Il Punto 26 aprile –  Analisi, approfondimento e commento di Cronaca, Poitica ed Economia della settimana a cura degli esperti de lavoce.info

Dopo fiumi di parole, ecco finalmente un’analisi statistica del voto al referendum no-triv. Domanda: si è votato sulla sostanza dei quesiti o per dare un sì/no al governo? Risposta (dai dati comunali): la maggioranza di chi è andato ai seggi ha voluto bocciare Renzi. Un sondaggetto da 400 milioni di euro.
In crescita gli immatricolati alle 11 università telematiche. Spesso studenti usciti dalle superiori con voti bassi o quarantenni. Che pagano rette salate per un corpo docente non tra i più brillanti. Un decreto avvantaggia questi atenei così come sono, invece di farli competere alla pari con quelli tradizionali.
Forse è la volta buona per una seria valutazione dei progetti delle opere pubbliche. Riconsiderando anche scelte già fatte. È una novità dell’allegato Infrastrutture al Def 2016. Sfuggono però al calcolo costi-benefici i grandi lavori ferroviari e quelli programmati per la mobilità sostenibile.
Anche se tutti lo fanno, è troppo presto per valutare l’impatto dell’eventuale Brexit su Italia ed Europa. Di sicuro si può dire che le interdipendenze (import-export, investimenti e interessi multinazionali, mobilità studentesca) non mancano e sono cresciute nel tempo.

Spargete lavoce: 5 per mille a lavoce.info
Destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

  • No-triv o no-Renzi? Le risposte del referendum
    26.04.16
    Massimo Bordignon e Francesco Sobbrio
    Il referendum “no-triv” è stato un costoso sondaggio elettorale. La decisione di recarsi alle urne è dipesa poco dal merito del quesito e molto dalla posizione politica degli elettori. Il Movimento 5 Stelle si conferma il principale avversario politico di Renzi. Il Pd bersaniano e quello renziano.

 

  • Per le lauree online un sostegno di troppo
    26.04.16
    Maria De Paola e Tullio Jappelli
    In Italia operano undici università telematiche, piccole e con tasse di iscrizione elevate. Ora un decreto ha ridotto i requisiti di accreditamento e di conseguenza i costi: un sostegno ingiustificato. Mentre la concorrenza su un piano di parità potrebbe spingerle a offrire un servizio migliore.
  • In arrivo la valutazione delle opere pubbliche
    26.04.16
    Marco Ponti
    L’allegato Infrastrutture al Def dichiara per la prima volta la volontà di valutare tutte le opere in modo omogeneo. E anche di procedere a una revisione di scelte già fatte in funzione di mutate condizioni di mercato. Un grande potenziale innovativo che potrebbe essere limitato da pre-giudizi.
  • Se sarà Brexit, un prezzo da pagare anche per l’Italia
    26.04.16
    Andrea GoldsteinIl nostro paese e il Regno Unito hanno stretti rapporti economici. E le conseguenze per l’Italia e gli italiani di una eventuale Brexit potrebbero non essere irrisorie, anche se è difficile quantificarle in questo momento. Effetti dell’abbandono delle quattro libertà fondamentali comunitarie.

vivicentro.it-terza-pagina / lavoce.info / Il Punto 26 aprile

AUDIO – Maradona a Vivicentro? No, è Squitieri con le sue ‘Mille Voci’

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Diego Armando Maradona ha parlato nel post partita della gara persa dal Napoli ieri contro la Roma che ha creato non proprio pochi problemi per la corsa secondo posto e la qualificazione alla prossima Champions League. Noi abbiamo ricevuto e lo ringraziamo per questo, l’imitazione di Antonio Raoul Squitieri del Pibe de Oro grazie alle sue ‘Mille Voci’.

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Marino: “Sarri ha fatto tanto, ma l’esperienza non si compra”

A Radio Kiss Kiss Napoli è intervenuto Pierpaolo Marino

 “Conservare il risultato non è nel DNA di questo Napoli: è una squadra che se non gioca libera di offendere perde punti. La squadra è fatta di equilibri, interpreta quella che è la filosofia dell’allenatore e Sarri non ha mai badato a non prenderle. E’ sempre stato più concentrato sul darle. Tuttavia, per me il Napoli non rischia di perdere il terzo posto. Col calendario che ha e con la partita che ha giocato con la Roma, secondo me non rischia nulla. Atalanta e Torino sono demotivate, col Frosinone ci sarà qualche pericolo. Il gap non è enorme con la Juve. Manca ancora un po’ di personalità, manca un po’ di esperienza per Sarri e qualche giocatore che possa rendere in maniera competitiva. Ci sono riserve che talvolta possono risolverti la partita, vedi Zaza nella gara contro il Napoli. Sarri ha fatto già un miracolo al suo secondo anno in serie A. E’ abituato a fare molto con poco, a lavorare in provincia. La strategia della provincia è diversa rispetto a quella di una squadra che deve vincere. L’esperienza però non si compra al supermercato. Per questo poi vincono Allegri e compagni. E’ ovvio che bisognerà chiedere alla società una strategia di mercato all’altezza. Quando arrivano i primi infortuni, c’è bisogno di sostituti validi. In questo, ha vinto la Juventus”.

Pellegrini: “Il Napoli è in credito con la fortuna, a Roma meritavamo di vincere”

A Radio Crc nel corso di “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Alessandro Pellegrini, procuratore di Sarri

“Vagheggi non poteva dire che Allan era senza benzina. Non voglio neppure commentare la partita con la Roma, il calcio è fatto di episodi. Udine è una parentesi che proverei a cancellare, a Milano l’arbitro ha permesso all’Inter di giocare nel miglior modo possibile. Il Napoli non deve vincere grazie agli errori arbitrali, ma questi non ci favoriscono mai e non sono d’accordo con Spalletti quando dice che ieri la partita doveva finire in pareggio perché per le occasioni create dal Napoli sono state tante. Contro Atalanta, Torino e Frosinone il Napoli deve assolutamente vincere. Un professore deve far crescere medici bravi, ma se poi invece di salvare l’umanità questi fanno del male non ci può fare niente, questo per dire che se si creano 6 palle gol contro la Roma, almeno uno deve entrare. Noi non abbiamo la fortuna della Roma perché quel tiro di Nainggolan poteva passare solo lì per fare gol, si parla di un centimetro, lo stesso che a Torino beffò Reina. 

Siamo in credito con la fortuna e mi auguro che nelle restanti partite si facciano le stesse prestazioni come quella con la Roma e che queste occasioni da gol si concretizzano. 

Jorginho? In realtà non è l’unico a dettare i tempi, il secondo palleggiatore è Albiol. Ieri, con Pjanic su Jorginho, giocavamo su Albiol e il pressing la Roma l’ha pagato perché nella ripresa eravamo più freschi. Siamo padroni del nostro destino e vincendole tutte e tre chiuderemo il campionato al secondo posto. 

Se l’allenatore ha deciso di togliere Allan avrà avuto le sue ragioni, poi se non può dire la motivazione in virtù del silenzio stampa è un altro discorso. Potrebbe essere stata una scelta tattica, poi che sia stato Totti a far scatenare un’azione o un altro calciatore non cambia, Nainggolan non doveva essere messo nella condizione di calciare, ma non possiamo pensare che squadre come Roma e Juve non facciano un tiro in porta, ma poi vincono la partita. Non voglio pensare alla malafede degli arbitri, a noi mandano sempre quelli più preparati e credo che se nel dubbio non si sbandiera, questo concetto deve valere per tutti, non significa piangere, ma constatare. 

La Juve è forte soprattutto mentalmente, molte partite l’ha vinte col carattere e il Napoli non lo sa fare. 

Abbiamo visto una reazione del Napoli in termini di personalità e anche ieri ha giocato con personalità facendo la propria partita. Non ero all’Olimpico, ma ad ogni occasione mancata Spalletti si faceva il segno della croce, gli sono venuti i crampi, poi l’ha vinta lui, ma non butto via niente, se non quei 10 secondi. Movimenti sbagliati ci possono stare nell’arco di una partita, ma non sono abituato a buttare via il bambino dal balcone, dobbiamo crescerlo insieme. 

Futuro? Sarri sta lavorando per preparare in maniera attenta la prossima partita che è quella più importante. In questo momento le distrazioni non servono perché solo facendo tre vittorie si potrà dire di aver fatto un grande campionato. Poi, per il resto c’è sempre tempo. 

Nessuno vuole imbavagliare la stampa, ma l’assenza di comunicazione da parte di Sarri consente a tutti di parlare. Mi avrebbe fatto piacere che ci avessero permesso di parlare dopo la partita con la Roma, ma Sarri è un dipendente e si attiene”.

Insigne, l’agente: “Questo Napoli doveva arrivare in Europa League”

Le sue parole

Antonio Ottaiano, agente di Lorenzo Insigne, ha parlato a Marte Sport Live: “Questo periodo di risultati non troppo positivi fuori casa sono forse dovuti al fatto che il Napoli ha sentito troppo la pressione. Qesta squadra era nata per arrivare in Europa League. Roberto? Sta facendo il suo percorso, sta dimostrando di meritare progetti importanti. Bisogna valutare bene le scelte. Sarri è un attento, segue e conosce sicuramente Roberto”.

Lippi: “Per il Napoli un’occasione persa…”

Marcello Lippi ha parlato durante Radio Gol su Kiss Kiss Napoli

“Lo scudetto della Juventus è meritato e nessuno può metterlo in dubbio. Soltanto il Napoli è riuscito in quel rendimento fino ad un certo punto. Non aspettiamoci in futuro un’altra partenza così disastrosa da parte della Juve, hanno tutti perso un’occasione. Alla Juve i calciatori si sono guardati negli occhi e si sono detti sempre che potevano farcela ed alla fine è stato così.

Champions? La classifica rispecchia i reali valori. Anche la Roma ha fatto qualcosa di importante con Spalletti, ci si dovrebbe chiedere cosa sarebbe successo se Spalletti fosse arrivato due mesi prima.

Totti? Entra e succede sempre qualcosa perché la sua semplice presenza genera un’alchimia particolare tra il campo e lo stadio intero che coinvolge tutti”.

Italia, salute: cala per la prima volta l’aspettativa di vita.

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 Italia fra ultimi paesi in Ue in spesa per prevenzione
I dati del Rapporto Osserva Salute 2015 sul benessere e sulla qualità dell’assistenza medica nelle diverse Regioni. Rivela che siamo in coda negli investimenti per prevenire le malattie, che oltre la metà dei cittadini è in sovrappeso, che aumentano gli astemi e calano (di poco) i fumatori e soprattutto cresce il divario fra il nord e il sud nella speranza di vita

CINQUECENTONOVANTA pagine, frutto del lavoro di 180 ricercatori. Alla sua tredicesima edizione, il rapporto Osservasalute 2015 è certamente la più grande raccolta e analisi di dati sullo stato di salute degli italiani e sulla qualità dell’assistenza nelle nostre regioni. Dove la devoluzione ha di fatto delineato sanità diverse, se non per regione almeno per macro-aree del paese. Che Italia viene fuori dal maxi-rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane? Un ritratto di un paese sempre più vecchio, oltre un italiano su 5 ha più di 65 anni, con anziani e grandi vecchi in crescita, e un boom di ultracentenari, triplicati dai 5650 casi del 2002 ai diciannovemila del 2015.

INTERATTIVO La mappa Regione per Regione

Aspettativa di vita. Il dato in controtendenza – però – è quello dell’aspettativa di vita, che non aumenta più. Nel 2015 la speranza di vita alla nascita era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne (dati Istat più recenti). Nel 2014 però era più alta: 80,3 per gli uomini e 85 per le donne. Diminuzione non rilevante, certo, ma è un’inversione di tendenza, ed è la prima volta. Oltre a questo dato, che non fa ben sperare, c’è poi la questione delle campagne di prevenzione e degli screening, che non si riescono a fare per mancanza di soldi e che alla salute della popolazione sono ovviamente correlati. L’Italia destina alla prevenzione il 4,1 per cento della spesa sanitaria totale, percentuale che ci piazza tra gli ultimi posti d’Europa. E anche i Lea, i livelli essenziali di assistenza, con le prestazioni che dovrebbero essere garantite a tutti i cittadini, non sono applicabili dovunque, a maggior ragione nelle regioni ancora alle prese con i piani di rientro dal deficit.

Ultimi della classe. “Siamo la Cenerentola del mondo – ammette scoratoWalter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane nonché presidente dell’Istituto superiore di sanità – l’ultimo paese a investire in prevenzione, a cominciare dalle vaccinazioni. E poi ci sono gli screening oncologici, mai partiti o che funzionano a macchia di leopardo, soprattutto per le donne. Ed è preoccupante che per la prima volta l’aspettativa di vita stia diminuendo. Oggi i cittadini di Campania e Sicilia hanno un’aspettativa di quattro anni in meno di vita rispetto a chi vive nelle Marche o in Trentino. Abbiamo perso in 15 anni i vantaggi acquisiti in quaranta. E se è vero che l’Italia ha uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, questo vale però solo per una minoranza di italiani”.

LEGGI Il rapporto Osserva Salute 2014

I tumori. Che di vantaggi ne abbiamo perso tanti lo dimostra anche il dato sui tumori. “Abbiamo un aumento di incidenza dei tumori prevenibili – commenta Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane – soprattutto mammella e polmone per le donne e colon retto per gli uomini. Ma quello che più colpisce del rapporto è il consolidamento delle diseguaglianze: abbiamo divari territoriali sempre più consistenti e le regioni del Sud, che hanno i finanziamenti pro capite più bassi per la spesa sanitaria, sono quelle che invece stanno peggio, in termini di mortalità e di speranza di vita, e dovrebbero avere più stanziamenti”.

I dati. Esaminiamo alcuni elementi analizzati dallo studio, che è estremamente complesso e dettagliato, e che si potrà consultare sul sito di Osserva Salute, cominciando dalla spesa sanitaria pubblica pro capite, che resta stabile ma molto più bassa che in altri paesi. Nel 2014 l’Italia ha speso 1817 euro a testa, in linea con l’anno prima. Il fatto che non continui a scendere è positivo, anche perché questo valore ci piazza già tra i Paesi che spendono meno, quelli dell’Europa dell’est: il Canada ha infatti speso il 100 per cento in più, la Germania il 68 e la Finlandia il 35.

Le Regioni. La spesa pro capite più alta è in Molise (2226 euro), la più bassa in Campania (1689). Diminuisce anche il disavanzo sanitario nazionale, passando da 1,744 miliardo di euro del 2013 agli 864 milioni del 2014. Ottima notizia per le casse dello Stato ma – segnala il rapporto – l’equilibrio è ancora fragile perché questo risultato è stato raggiunto bloccando o riducendo volumi e prezzi dei fattori produttivi e contenendo i consumi sanitari, contenimento che difficilmente potrà essere mantenuto. Già così, una buona fetta di cittadini è costretta a ricorrere alle proprie tasche per assicurarsi visite ed esami. Ma veniamo al dettaglio dello studio, cominciando dal capitolo vaccini, uno dei più delicati.

Vaccini. Altro capitolo critico è quello delle vaccinazioni, in particolare l’antinfluenzale per gli over 65, scesa dal 2003 al 2015 dal 63,4 al 49 per cento. “Un meno 22,7 per cento che preoccupa – continua Solipaca – proprio perché gli anziani sono una delle fasce più a rischio complicanze. E perché la copertura raggiunta – il 49 per cento – è ben lontana sia dal 75 per cento, considerato il minimo dal piano nazionale prevenzione vaccinale, in accordo con l’Oms, sia dal 95 per cento, giudicato invece livello ottimale. E ci chiediamo quante di quelle 54.000 morti in più del 2015 siano legato proprio alle complicanze dell’influenza tra gli anziani”.

Vaccinazioni in età pediatrica. Nel 2013 l’obiettivo minimo per le vaccinazioni obbligatorie, stabilito dal Piano nazionale vaccini, 95 per cento entro i due anni di età, era stato raggiunto. Poi, negli anni successivi un leggero calo (ma sempre sopra il 94 per cento). Andamento simile per le vaccinazioni raccomandate, come Pertosse (-1,1%) e anti-Hib, l’Haemoplus Influenzae di tipo B (-0,6%). Variazioni maggiori per le coperture di morbillo, parotite, rosolia (-4 per cento) e meningococco C coniugato (-2,5%). Cresciute invece le coperture di anti-varicella (+10,3%) e Pneumococco coniugato (0,6%). La copertura anti-morbillo-parotite-rosolia non ha raggiunto ancora il 95% ottimale. “Ci sconcerta che uno strumento come quello dei vaccini sia così osteggiato – ragiona Ricciardi – e siamo certi che ci saranno casi di malattie e morti, come purtroppo è già accaduto per il morbillo e la pertosse. Il caso di difterite in Spagna, dopo quasi 30 anni, in un bambino non vaccinato, deve far riflettere. Le malattie che pensavamo scomparse o ridotte ai minimi termini continuano a circolare”.

Fumo. Nel 2014 i fumatori italiani erano poco più di dieci milioni, il 19,5 per cento della popolazione italiana sopra i 14 anni: poco meno di 6 milioni e 200 mila uomini e poco più di 4 milioni di donne. La tendenza è in continua discesa: nel 2010 fumava il 22,8%; nel 2011 il 22,3%; nel 2012 il 21,9%, nel 2013 il 20,9 per cento. Il numero medio di sigarette fumate diminuisce, anche se il dato del 2014 – 12,1 sigarette fumate – è uguale a quello dell’anno precedente. I fumatori più accaniti sono gli over 50. La prevalenza è più alta nei Comuni più grandi e in alcune regioni come la Campania (22,1 per cento). La regione dove si fuma meno è la Calabria (16,2 per cento).

Alcol. I consumi sono in leggera crescita. Stabile la percentuale di chi non beve sopra gli 11 anni: 34,9% nel 2013 a fronte del 35,6% nel 2014. Quasi invariata anche la prevalenza dei consumatori a rischio: nel 2014 22,7 per cento per gli uomini e 8,2 per le donne, nel 2013 erano rispettivamente del 23,4% e 8,8%.

Sport. Aumentano gli italiani sportivi. Nel 2001 erano il 19,1 per cento, nel 2001 il 23 per cento, nel 2014 la percentuale è invariata. Negli ultimi due anni aumenta però il numero di chi, pur non praticando un’attività sportiva organizzata, svolge comunque un’attività fisica, come passeggiate per almeno 2 chilometri, bicicletta, nuoto: nel 2014 era il 28,2% della popolazione, l’anno prima il 27,9. Le regioni del Nord sono più sportive, la palma della regione con meno sportivi va alla Campania (17,9%).

Alimentazione. Nella patria della dieta mediterranea continuano a crescere i numeri del sovrappeso e dell’obesità. Nel periodo 2001-2014 le persone in sovrappeso sono passate dal 33,9 al 36,2 per cento, gli obesi dall’8,5 al 10,2 per cento. Questo vuol dire che – tra sovrappeso e obesità – nel 2014 ben il 46,4 per cento della popolazione non manteneva il suo peso forma. Quasi la metà. Numeri importanti, che vedono sempre la spaccatura tra il Nord, mediamente più magro, e il Sud che lievita. Anche se i dati dimostrano che l’eccesso di peso comincia a diventare un problema anche al nord. E cresce comunque con l’aumentare dell’età. Bambini e ragazzi 8-9 anni con sovrappeso e obesità sono il 30,7 per cento nel 2014. Un dato in lieve calo rispetto agli anni precedenti (era 35,2%). Più i genitori sono istruiti e meno i figli sono grassi, mentre nelle famiglie con un genitore obeso la prevalenza di bambini in sovrappeso è ovviamente maggiore. Del resto Osservasalute, che registra i comportamenti alimentari, rivela che siamo ben lontani dalle 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, e le percentuali scendono (dal 2005 al 2014 passa dal 5,3 al 4,9 % della popolazione).

Antidepressivi. Continua il trend in crescita. Forse – precisa il rapporto – anche per l’arrivo di nuovi farmaci utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi, come i diturbi d’ansia, la riduzione della stigmatizzazione della depressione e l’aumento di attenzione del medico di medicina generale. I consumi sono pari a 39,30 DDD (dosi definite giornaliere) su mille abitanti al giorno nel 2014. I consumi più alti in Toscana (59,50), i più bassi in Basilicata (30,30).

Suicidi.In leggero aumento, passando dai 7,23 casi su centomila del biennio 2008-2009 ai 7,99 del biennio 2011-12. Nel 78,4 per cento dei casi il suicida è uomo, e la tendenza aumenta con l’età. Percentuali più alte al nord.

vivicentro.it-salute / larepubblica / Italia, salute: cala per la prima volta l’aspettativa di vita. ELVIRA NASELLI

Zamparini: “De Laurentiis fa bene a lamentarsi con gli arbitri”

A Radio Goal, in diretta su Kiss Kiss Napoli, ha parlato Maurizio Zamparini, presidente del Palermo

“Il Napoli merita il secondo posto, ha espresso il miglior calcio di A quest’anno. Il Palermo? I nostri tifosi sono arrabbiati, non è giusto che gli arbitri condizionino la corsa salvezza, mi auguro che la Procura indaghi. Stanno mandando il Palermo in B e non so perchè. Leicester? E’ una favola che non potrà mai avvenire in Italia. De Laurentiis ha fatto bene a lamentarsi quando le cose non andavano bene. Sono deluso, andrebbero cambiate un po’ di cose”. 

Onore al Napoli, ma ha buttato lo scudetto per demeriti propri

Tuttosport scrive sul Napoli

“Se il Napoli avesse dovuto inventare una simbologia efficace per cucire da lontano lo scudetto sulle maglie della Juventus, non avrebbe potuto trovarne una migliore di questa: giocare una partita simile a quella dello Stadium per poi perderla quasi allo stesso modo: quella volta Zaza, qui Nainggolan. I sogni muoiono nel finale. Intendiamoci: onore al Napoli che è stata l’unica squadra capace di tenere testa, almeno per un poco, ai terribili cannibali bianconeri. Ma alla fine la differenza l’hanno fatta la qualità, l’ampiezza della rosa e l’abitudine a giocare per certi traguardi. Ai napoletani deve essere chiaro che, al di là degli immensi meriti dei bianconeri, questo campionato dovrà essere comunque archiviato nella soffitta delle “occasioni buttate” anche per demeriti propri. Per la flessione sul campo ma pure per le scelte della società: non ci potrà mai essere la controprova, però è altamente probabile che un mercato di gennaio più aggressivo e propositivo avrebbe garantito un’iniezione di energia, un surplus di entusiasmo e una variabilità di scelte essenziali per reggere il passo di chi è abituato a vincere. Invece si è preferito il basso profilo e si è deciso di parlare più di arbitri e di calci che di calcio. Sono scelte”.

Centrocampo bocciato: quante insufficienze per Allan, Jorginho ed Hamsik

I dettagli

Uno dei reparti che ha steccato la partita ieri pomeriggio all’Olimpico contro la Roma è stato il centrocampo, con Jorginho, Allan e Marek Hamsik tutti bocciati per il Corriere della Sera: Jorginho “non riesce a far partire la manovra del Napoli, è banalmente fuori partita”, Hamsik “diventa presto lo specialista dei passaggi sbagliati, troppi davvero per un giocatore del suo livello”, mentre Allan “ha finito la benzina. Non dà ritmo, non dà forza, non aumenta mai la velocità della manovra. In più sbaglia tantissimi palloni”.

Doomsday Clock. Così Cernobil ha cambiato la nostra vita

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Quasi 70 anni fa un gruppo di scienziati del Progetto Manhattan, dopo aver constatato il potere distruttivo del nucleare, progettò quello che venne chiamato il Doomsday Clock *. Un meccanismo concepito per avvisare il mondo della minaccia di un’imminente catastrofe globale. Quest’anno le lancette dell’«orologio dell’apocalisse» si sono fermate a tre minuti dalla mezzanotte dell’umanità.

La stessa posizione in cui si trovavano al culmine della Guerra Fredda.

Perché? A livello globale, il numero di testate nucleari ha ripreso a crescere; oltre trenta Paesi sono in possesso di armi nucleari o possono disporne rapidamente; la Corea del Nord manda pericolosi segnali; il furto da parte dell’Isis non è una cosa priva di fondamento. A tutto questo si aggiungono i rischi e gli impatti di una futura Cernobil o Fukushima; gli incidenti all’interno dei siti di stoccaggio o quelli legati alla lavorazione e al trasporto dei materiali nucleari; i cambiamenti climatici, che interessano tutti gli organismi viventi.

Quest’anno ricorre il 30esimo anniversario della catastrofe di Cernobil: il peggior disastro con cui il genere umano si sia mai dovuto confrontare, legato all’incapacità di scienziati e ingegneri di prevedere come problemi apparentemente piccoli possano tramutarsi in disastri di scala quasi inimmaginabile.

A mio parere Cernobil rimane uno dei più tragici incidenti del nostro tempo. Dal momento in cui venni informato telefonicamente – alle 5 del mattino di quel fatidico 26 aprile 1986 – che un incendio era divampato nel Reattore 4 della centrale nucleare di Cernobil, la mia vita non è stata più la stessa. Sebbene in quel momento non si conoscesse la reale entità del disastro, fu subito evidente che stava accadendo qualcosa di orribile. Le questioni sollevate da Cernobil e ribadite da Fukushima sono oggi più attuali che mai, e sono ancora senza risposta. Come possiamo essere sicuri che le nazioni che possiedono energia nucleare per scopi civili o militari si atterranno alle necessarie misure e norme di protezione? Come possiamo ridurre il rischio che grava sulle generazioni future? Non sarà che stiamo evitando di dare le risposte a queste domande quando tronchiamo il dibattito invocando ragioni di «sicurezza nazionale» o il nostro bisogno illimitato di energia?

Contrariamente a quanto affermano i sostenitori dell’energia nucleare, secondo cui ci sono stati solo due incidenti importanti, se si quantifica la gravità degli incidenti includendo sia la perdita di vite umane sia significativi danni alle strutture, emerge un quadro molto diverso. Dal 1952 si sono verificati in tutto il mondo almeno 99 incidenti nucleari, che rientrano in questa definizione, con danni che ammontano a oltre 20,5 miliardi di dollari. Vale a dire più di un incidente nucleare ogni anno e danni per 330 milioni di dollari. Tutto questo dimostra che esistono molti rischi non gestiti o regolamentati in modo inadeguato, una cosa che è a dir poco preoccupante, data la gravità dei danni che anche un singolo incidente può provocare.

È fondamentale che qualsiasi discussione sull’energia nucleare venga affrontata sotto tutti i punti di vista e nella sua complessità. Gli impianti nucleari non rappresentano solo un problema di sicurezza, di ambiente o di energia. Ma tutte queste cose insieme. E come Green Cross International sostiene da anni, si tratta di aspetti del medesimo problema che vanno dibattuti nel loro complesso.

vivicentro.it-editoriale / lastampa / Così Cernobil ha cambiato la nostra vita MIKHAIL GORBACIOV

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* Orologio dell’apocalisse (Doomsday Clock in inglese) è una iniziativa ideata dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago nel 1947 che consiste in un orologio metaforico che misura il pericolo di una ipotetica fine del mondo a cui l’umanità è sottoposta.

Il pericolo viene quantificato tramite la metafora di un orologio simbolico la cui mezzanotte simboleggia la fine del mondo mentre i minuti precedenti rappresentano la distanza ipotetica da tale evento. Originariamente la mezzanotte rappresentava unicamente la guerra atomica, mentre dal 2007 considera qualsiasi evento che può infliggere danni irrevocabili all’umanità (come ad esempio i cambiamenti climatici).

Al momento della sua creazione, durante la guerra fredda, l’orologio fu impostato a sette minuti dalla mezzanotte; da allora, le lancette sono state spostate 21 volte. La massima vicinanza alla mezzanotte (due minuti) è stata raggiunta nel 1953, dopo i test di armi termonucleari da parte di USA e URSS, e mantenuta fino al 1960; la massima lontananza è stata di 17 minuti, tra il 1991 (trattati START) e il 1995.

La decisione se muovere o meno l’orologio viene effettuata dallo Science and Security Board del Bulletin of the Atomic Scientists ogni anno. Ciò ha fatto sì che in alcuni casi non ci fosse il tempo materiale per spostare le lancette durante eventi dalla durata molto breve, come la crisi dei missili di Cuba che durò 13 giorni e fu resa pubblica solo a partire dal nono.

Timeline dell’Orologio dell’apocalisse  (Doomsday Clock in inglese)
Anno Minuti alla mezzanotte Ora Spostamento Motivazione Immagine
1947 7 23:53  — Impostazione iniziale dell’orologio.
1949 3 23:57 +4 L’URSS effettua il suo primo test nucleare. Inizia la corsa agli armamenti.
1953 2 23:58 +1 Si sviluppa la bomba all’idrogeno, prima da parte degli USA e nove mesi dopo dall’URSS. Nell’ottobre 1952 un test termonucleare distrugge un atollo nell’Oceano Pacifico. È il periodo in cui l’orologio è stato più vicino alla mezzanotte. Test di armi nucleari "Ivy Mike"
1960 7 23:53 −5 L’opinione pubblica percepisce l’aumento di un pericolo nucleare. Le grandi potenze cercano, per la prima volta, un accordo diplomatico per non entrare in conflitto[3].
1963 12 23:48 −5 Viene siglato il Partial Test Ban Treaty, il trattato sulla messa al bando dei test nucleari. Firma del Partial Test Ban Treaty
1968 7 23:53 +5 La guerra del Vietnam si intensifica, la regione mediorientale diventa instabile: conflitto India-Pakistan del 1965 (Kashmir) e guerra arabo-israeliana del 1967. Cina e Francia si dotano di armamenti nucleari. Guerra del Vietnam
1969 10 23:50 −3 Viene firmato il trattato di non proliferazione nucleare da molte nazioni del mondo. Non aderisconoIsraele, India e Pakistan.
1972 12 23:48 −2 Firmati i trattati SALT I ed il trattato anti missili balistici. Firma del SALT I
1974 9 23:51 +3 Primo test nucleare da parte dell’India (Smiling Buddha).
1980 7 23:53 +2 Si interrompono i colloqui diplomatici fra USA e URSS. Si rafforza l’idea che un armamento nucleare è indispensabile alla sicurezza nazionale.
1981 4 23:56 +3 L’URSS invade l’Afghanistan, gli USA boicottano i giochi olimpici di Mosca 1980. L’escalation della corsa alle armi e guerre in Afghanistan, Sud Africa e Polonia accrescono la tensione mondiale.
1984 3 23:57 +1 Il dialogo fra le due super-potenze si interrompe. L’URSS boicotta i giochi olimpici di Los Angeles 1984. Il presidente Reagan spinge per un riarmo nucleare definendo i sovietici L’impero del male. Olimpiadi di Los Angeles 1984
1988 6 23:54 −3 Dialogo fra Ronald Reagan e Mihail Gorbačëv. USA e URSS firmano il Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty. Firma del trattato INF
1990 10 23:50 −4 Cade il muro di Berlino. Alcune nazioni dell’Europa dell’est diventano indipendenti dall’URSS. Il muro di Berlino
1991 17 23:43 −7 Viene firmato il trattato di riduzione delle armi strategiche. L’URSS viene sciolta, finisce la guerra fredda. È il periodo in cui le lancette hanno raggiunto la massima distanza dalla mezzanotte. Firma dello START
1995 14 23:46 +3 Iniziano i problemi politici e sociali nelle repubbliche che hanno ottenuto l’indipendenza dall’URSS. La spesa militare non si è ridotta dopo la guerra fredda. Il governo russo non riesce a garantire la sicurezza totale sugli armamenti nucleari, che potrebbero quindi finire sul mercato nero.
1998 9 23:51 +5 India e Pakistan effettuano test nucleari. USA e Russia mantengono 7000 testate nucleari pronte ad essere lanciate in 15 minuti.
2002 7 23:53 +2 C’è un piccolo progresso nel disarmo nucleare globale, ma gli Stati Uniti rifiutano una serie di trattati sul controllo delle armi e annunciano la loro intenzione di uscire dall’Anti-Ballistic Missile Treaty; più organizzazioni di terroristi tentano di acquistare armi nucleari, hanno luogo gli eventi dell’11 settembre, con l’attentato al Pentagono e al World Trade Center di New York. Attacco alle torri gemelle di New York
2007 5 23:55 +2 La Corea del Nord effettua test nucleari. La comunità internazionale teme che anche l’Iran possa dotarsi di armi nucleari. USA e Russia mantengono testate nucleari pronte per essere lanciate in pochi minuti. Per la prima volta fra le motivazioni non vengono citati solo pericoli derivati dal nucleare, ma anche dai mutamenti climatici in atto nel nostro pianeta. Temperatura media del globo
2010 6 23:54 −1 Si ravvisano accenni di collaborazione degli USA, della Russia, dell’Unione europea, dell’India, della Cina, del Brasile che testimoniano una crescente volontà politica di affrontare sia il terrore delle armi atomiche che il cambiamento climatico fuori controllo.
2012 5 23:55 +1 Il promesso controllo politico sulle riserve di armi nucleari viene a mancare, aumenta il potenziale globale di una probabile guerra nucleare, diminuisce la sicurezza sul nucleare, aumentano e si aggravano i cambiamenti climatici.
2015 3 23:57 +2 Il rapido cambiamento climatico, la proliferazione e modernizzazione globale degli armamenti atomici continuano a costituire un enorme rischio per l’esistenza dell’intera umanità, e i leader politici hanno fallito nell’agire per proteggere la popolazione dall’imminente catastrofe. 2014-03-09. Протесты в Донецке 022.jpg

De Laurentiis urla negli spogliatoi: “Forza ragazzi!”

Il Mattino scrive di un De Laurentiis è nero, al 90′

“Non sa neppure lui con chi prendersela. Ha gli occhi rossi che sprizzano rabbia. Forse è la paura, la grande paura di non arrivare secondo, di dover ancora vivere l’angoscia di una estate in attesa del preliminare di Champions. Forse l’ira per aver perso ancora una volta qui all’Olimpico, nella sua Roma. Eppure non ha perso l’ottimismo. È sceso anche lui nello spogliatoio, ha visto troppi sguardi rivolti verso il basso, troppi occhi spenti. E allora ha voluto dare la scossa. Ha urlato: «Forza ragazzi, tanto le vinciamo tutte e tre. State sereni, il secondo posto non ce lo toglie nessuno». 

Le foto di Roma vs Napoli (1-0)

La fotocronaca di Roma vs Napoli

Roma vs Napoli, una sconfitta per i partenopei in trasferta che rischia di compromettere anche il secondo posto che vale la Champions League. Guarda le foto realizzate dal nostro fotografo Giovanni Somma, che ci racconta attraverso i suoi scatti la partita dell’Olimpico.

roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (1) copia roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (2) copia roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (4) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (7) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (8) copia roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (9) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (11) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (14) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (15) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (17) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (18) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (19) copia roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (20) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (21) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (22) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (24) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (25) roma Napoli, Napoli, Ssc Napoli, higuain, vivicentro, serie A Partita, 2016, gol, Sarri, Roma, Reina, De Laurentiis, Stadio olimpico, Insigne, mertens, forza Napoli sempre,   (26)

 

Juve Stabia – Foggia rischia di non giocarsi al Menti

La Juve Stabia conquista la matematica salvezza, ma ora deve fare i conti con la questione omologazione stadio che potrebbe compromettere il futuro delle Vespe, intanto già a rischio l’ultima gara di questo campionato

La Juve Stabia ottiene una vittoria che vale la salvezza contro la Lupa Castelli Romani, ma a tenere banco, più che i risultati sul campo, è un altro aspetto: lo stadio! Il Romeo Menti ha problemi, ci sono tanti, troppi problemi che il Comune dovrebbe risolvere ma che in realtà tarda a fare. E’ noto a tutti il netto comunicato della società guidata dal patron Manniello nel quale si evince che la prossima stagione Castellammare di Stabia potrebbe vivere senza la propria Juve Stabia in quanto il Menti non è agibile e costringerebbe a giocare in altra città con tutte le difficoltà del caso per i tifosi. Una città che vede il proprio Comune fermo, senza cercare quanto meno una soluzione a ciò che sta accadendo e restituire una casa ad una squadra che già è costretta ad allenarsi a Casola, lontano dagli occhi di quei tifosi che sosterrebbero la piazza durante anche la settimana, come sempre accaduto negli anni passati. Il rischio è per il prossimo anno, ma anche per questo finale di stagione ci sono grossi problemi, partiti ormai tempo fa dalla gara interna con l’Akragas, era il 6 marzo. La settimana antecedente quella gara, vide Castellammare di Stabia colpita da un forte maltempo che creò dei problemi all’impianto, dalle recinzioni al settore ospiti. Ed è proprio il settore ospiti ad essere oggetto della ‘discordia’ in questo momento. Il Menti non può ospitare i tifosi ospiti! Un danno economico ma anche di immagine alla città. In quella occasione il problema fu risolto facendo in modo che i tifosi ospiti venissero collocati nel settore distinti, quello che oggi non è più occupato dagli stabiesi in quanto non più numerosi per sostenere la propria squadra. Ma dalla gara interna successiva, il problema si è cercato di risolverlo, senza risultato. Era nostra anteprima il lavoro di riparazione della rete del settore ospiti, ma non è bastato. Si è passati al Matera, al Benevento, al Messina e alla Lupa Castelli Romani dove si è potuto gestire il problema con tranquillità, vista la mancata presenza dei sostenitori ospiti, ma ora il problema torna di attualità e potrebbe far si che la Juve Stabia vada a giocare lontano dalla propria casa nell’ultimo match interno con il Foggia, club di un certo blasone, con tanti tifosi al seguito. Il rischio è concreto, la preoccupazione cresce, anche perchè i documenti richiesti dal Prefetto per concedere l’agibilità, non sono stati ancora preparati dal Comune e tanto meno presentati. Si rinviano le decisioni, ma si rischia di non trovare la soluzione. E ora? Viste le difficoltà ambientali di giocare nelle vicine città di Torre Annunziata, Avellino e Salerno, considerata la mancanza di disponibilità del Napoli di far utilizzare il proprio stadio ad altre società e considerata la mancata agibilità dell’impianto di Sant’Antonio Abate, che ha ospitato le Vespe nel campionato 2008-2009, la domanda è d’obbligo: dove si giocherà?

a cura di Ciro Novellino

RIPRODUZIOE RISERVATA

Il buco nell’ acqua MASSIMO GRAMELLINI

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Nei giorni scorsi la deputata democratica Cristina Bargero ha illustrato alla Camera come, per la scienza economica, l’ acqua pubblica sia un bene comune ma non possa essere considerata un bene pubblico. Il video del suo complesso intervento è stato preso da alcuni parlamentari Cinquestelle tra cui il solerte Di Battista, ridotto a una frase a effetto («l’acqua pubblica non è un bene pubblico»), reso caricaturale con replay e storpiature della voce, infine gettato in pasto al Popolo del Web. Il quale ha risposto allo stimolo dei manipolatori come una foca ammaestrata: seppellendo sotto una cascata di minacce di morte e insulti sessisti una deputata che aveva espresso con estrema competenza un’opinione, ancorché discutibile.

Mao diceva che la rivoluzione non è un pranzo di gala. Ma, quella che si fa comodamente sulle tastiere, di certi pranzi popolari ha conservato solamente i rutti. Se il visionario Casaleggio fosse ancora tra noi, vorrei chiedergli se è davvero questa la democrazia della Rete da lui vagheggiata. Sarebbe consolante poter dare credito alle sue intuizioni, immaginando che un giorno il web forgerà assemblee di cittadini preparati e riflessivi. Per ora è solo la versione tecnologica dell’eterna piazza forcaiola che da millenni mette in salvo i barabba e in croce tutti gli altri. Ciascuno tira fuori il peggio dì sé, quando si trova a fare parte di una massa indistinta e consapevole di nulla, se non della propria esasperazione. E chi ne eccita gli umori, come Di Battista, si prenota per esserne la prossima vittima.

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