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Spogliatoi del “Biondi” nel post Lanciano – Avellino

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                                 Negli spogliatoi del “Biondi” il clima non è certo sereno per la formazione abruzzese.

 

Il primo a presentersi negli spogliatoi è il tecnico dei frentani, Primo Maragliulo: ” Per me è molto difficile commentare questa gara. Da una parte devo fare un grande plauso ai miei ragazzi: abbiamo giocato in dieci dal 12′ del primo tempo, ad un buon livello. Mi spiace avere giocato praticamente tutta la gara in dieci. Non avevamo margini di errore, e, purtroppo, abbiamo sbagliato nell’occasione del penalty concesso all’Avellino. Ci siamo trovati sotto di un goal e di un uomo. In 2 – 3 occasioni abbiamo anche sfiorato il pareggio, e sono sicuro che non avremmo rubato nulla. Riguardo l’arbitraggio, ci sono, forse stati degli errori di valutazione, ma non posso soffermarmi su queste cose. Devo pensare alla parte tecnica della mia squadra.”

Ecco le impressioni dell’allenatore dell’Avellino, Attilio Tesser: “Siamo venuti a giocare una partita a viso aperto, visto che la mentalità difensivista non mi appartiene. Il Lanciano è una squadra in forma ed in salute, con una media punti da squadra che lotta per i play-off ed, oggi l’ha dimostrato. Nel secondo tempo abbiamo rischiato di pareggiare la gara, ma la nostra vittoria è meritata. La mia espulsione? Non ho fatto nulla per meritarla.”

 

V. Lanciano – Avellino 1 – 2: Virtus nei guai

                                 Avellino – V. Lanciano 1 -2. Gli irpini sbancano il “Biondi”.

Al termine di una gara piacevole e ricca di emozioni nel primo tempo, e molto meno godibile nella ripresa, l’Avellino di Tesser inguaia la Virtus Lanciano, visto che gli irpini sbancano il “Biondi”, facendo rimanere in zona “rossa” la Virtus Lanciano, che domenica a Pescara si giocherà le sue residue chance di parmanenza in cadetteria. Da segnalare che i padroni di casa hanno giocato in 10 a partire dal 12′.

LA CRONACA – V. Lanciano ed Avellino si sfidano nella gara valida per la 18esima giornata di ritorno del campionato cadetto. I frentani hanno assolutamente bisogno dei 3 punti per continuare la loro incredibile rimonta salvezza. Contestualmente, la formazione irpina, non può concedersi distrazioni, dal momento che non dista molto dalla zona play – out.

4 – 3 – 2 – 1 il modulo adottato da Maragliulo, con Ferrari unico terminale offensivo. 4 – 3 – 1 – 2 lo schieramento dei biancoverdi: Joao Pedro e Mokulu formano la coppia offensiva. Arbitra Martinelli di Roma, in un pomeriggio di sole, piuttosto tiepido.

Non ha tempo da perdere la Virtus, che ha bisogno dei 3 punti come il pane: al 3′ cross di Di Francesco, per il colpo di testa di Ferrari che termina alto sulla traversa.

Al 6′ si vede l’Avellino, con un tiro di Gavazzi che Cragno blocca a terra. Al 12′ succede di tutto al “Biondi”. Prima Amenta atterra in area Mokulu, lanciato a rete, con conseguente rosso per il difensore frentano e calcio di rigore per i biancoverdi. Dal dischetto Mokulu si fa respingere il tiro dal portiere rossonero, prova a ribadire in rete Gavazzi, ancora Cragno si salva, ma nulla può sul tap – in vincente di Mokulu, tra le furenti proteste della difesa frentano. A farne le spesse è Cragno, ammonito.

Al 22′ cross perfetto di Gavazzi, per il terzo tempo vincente di Joao Pedro, il quale raddoppia. Scende il gelo sul “Biondi”. Al 27′ Marilungo viene atterato in area. Calcio di rigore per gli abruzzesi. Lo stesso Ferrari va dal dischetto, con Frattali che respinge il tiro, ma Salviato riesce a ribadire in rete. Lanciano che dimezza lo svantaggio. Emozioni a non finire a Lanciano.

Al 32′ tiro di Di Francesco dalla distanza: blocca Frattali. Al 35′ shot da fuori area da parte di Bastien, con la palla che si spegne sul fondo Sul finire di parziale, Bastien e Insigne duettano dal limite dall’area, con Insigne che lascia partire un tiro bloccato da Cragno. Prima del fischio finale, la formazione frentana mette a referto anche un palo. Il primo tempo finisce con gli irpini in vantaggio per 2 – 1.

Al 50′ percussione per vie centrali da parte di Di Francesco, che tutto solo davanti a Frattali non riesce a trovare la rete del pari. Al 61′ grandissimo tiro dalla distanza da parte di Insigne, con la palla che sfiora la traversa.

Al 68′ D’Angelo dalla distanza tenta il colpaccio, ma senza successo. Seconda frazione dai ritmi più blandi rispetto alla prima.

Al 72′ Avellino vicinissimo al tris, con una doppia conclusione: prima Insigne, poi, Mokulu, chiamano al grande intervento Cragno. Dopo pochi minuti viene espulso l’allenatore dell’Avellino, Attilio Tesser.

Al 78′ Marilungo viene atterrato in area, ma per Martinelli è tutto regolare. A nulla serve il forcing finale dei rossoneri nei 5′ di recupero decretati dell’incerto direttore di gara, Martinelli di Roma.

Virtus Lanciano (4-3-2-1): Cragno; Salviato, Aquilanti, Amenta, Di Matteo; Vastola (22′ Milinkovic), Bacinovic, Vitale (15′ pt Rigione); Marilungo, Di Francesco; Ferrari (40′ Bonazzoli). A disp.: Casadei, Turchi, Bonazzoli, Di Filippo, Padovan, Rigione, Rocca, Milinkovic, Giandonato. All.: Maragliulo.

Avellino (4-3-1-2): Frattali; Biraschi, Jidayi, Chiosa, Visconti; D’Angelo, Arini, Gavazzi (26′ Bastien); Insigne; Mokulu (33′ st D’Attilio), Joao Silva. A disp.: Offredi, Bianco, Nica, Pucino, Ventola, Sbaffo, D’Attilio, Bastien. All.: Tesser.

Arbitro: Daniele Martinelli – Roma 1.
Assistenti: Alessandro Raparelli – Albano Laziale e Enrico Caliari – Legnago.
Quarto uomo: Francesco Fourneau – Roma 1.
Reti: 13′ Mokulu, 21′ Joao Pedro Silva, 27′ Salviato
Note: Espulso: 12′ Amenta; allontanato all 33′ st Tesser; ammoniti: Cragno, Ferrari, D’Angelo, Jidayi, Arini, Biraschi; Reupero: 3′

CHRISTIAN BARISANI

Fortuna, il palazzo delle bugie

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Fortuna, la piccola violentata e uccisaTUTTO è bugiardo, in questa storia, a cominciare dai nomi delle cose. In un posto che si chiama Parco Verde e che non è un parco ma un serpente di palazzi e non è verde – di verde ha solo i calcinacci dell’intonaco sbrecciato – una bambina di sei anni a cui hanno messo nome Fortuna viene spinta giù dal terrazzo condominiale, otto piani, perché ha detto di no, questa volta, all’incredibile serie di violenze “croniche e reiterate”, si legge nelle carte del tribunale, di un uomo di 44 anni: il padre della compagna di giochi e di pianerottolo da cui passava i pomeriggi. Quali giochi, che pomeriggi.

Tra i primi a piangere il cadavere scende un altro inquilino dello stabile, accusato mesi prima insieme alla moglie di violenza su minori. Quali lacrime. Così dunque passavano i giorni, nel palazzo: almeno due coppie, ma forse di più dice oggi chi indaga, violavano i bambini. Tutti sapevano: la donna che ha nascosto una scarpina di Fortuna “per proteggere dalle accuse il figlio agli arresti domiciliari” – documentano le intercettazioni – , la convivente poco più che ventenne di Raimondo Caputo, arrestato solo ieri e in passato già accusato del medesimo tipo di violenze. Sospettati di pedofilia e violenza su minori, indagati, accusati e poi di nuovo a casa. Di nuovo lì, con i bambini, nella stanzetta coi cuscini a forma di cuore. Dall’isolato 3 del Parco Verde i bambini volavano dai balconi e dai terrazzi: prima Antonio, 3 anni, un anno dopo Fortuna, 6. Incidenti. Silenzio. Antonio, figlio della convivente di Caputo, è volato nel 2013. Fortuna a giugno del 2014. Ieri, due lunghissimi anni dopo, Raimondo Caputo è stato arrestato con l’accusa di omicidio. Una rete di omertà e di complicità lo ha protetto sinora. Sono stati i bimbi a parlare alla fine. Gli altri bimbi del palazzo. Una bambina, in particolare. Un’amica di Fortuna.

Siamo a Caivano, cintura di Napoli, terra dei fuochi. Questo è un posto dove le esalazioni tossiche dei rifiuti bruciati dalla camorra ammalano di tumore donne e bambini prima ancora di nascere. Il prete del quartiere, don Patriciello, è l’unica voce che si sente: dal pulpito, sui giornali, in tv. Aiutateci, dice.

Nascere a Caivano è una condanna a morte. Ci sono anche tante persone perbene in mezzo a questa discarica di rifiuti e di umanità invisibile. Venite a vedere, scrive sui libri e predica il prete. Silenzio. Parole perse. Nessuno che abbia responsabilità di governo, nazionale o locale, si è visto. Non una visita ufficiale di quelle con le foto e i pranzi nel tinello del presidente del comitato di quartiere, non un cenno. Niente. Eppure è Italia anche questa, anche a Caivano dovrebbero arrivare la buona scuola e gli incentivi alle start up per i nativi digitali, anche qui una bambina di sei anni con i ricci biondi dovrebbe poter diventare astronauta come Samantha Cristoforetti, il bell’esempio dell’Italia che vola. Nello spazio, non dal tetto.

Degli abusi e delle violenze su bambini in età da asilo non si può dir niente. Non si riesce. Sarebbe facile chiedere a chi volta la testa dall’altra parte e si dirige verso un importante impegno istituzionale di immaginare che Antonio e Fortuna siano figli suoi. Proprio di provare ad immaginare come hanno vissuto i loro pochi anni, vedendo e sopportando che cosa. Sarebbe demagogia pretendere che chi governa un territorio, una regione, un Paese andasse di tanto in tanto, per qualche tempo, ad abitare quei luoghi. Immaginate: per i prossimi tre mesi il presidente del Consiglio, della Regione, del municipio trasferisce la sua residenza al sesto piano dell’isolato 3. Così, tanto per capire e per testimoniare. Un gesto simbolico, i simboli sono importanti. Lo Stato è assente, dice il prete. Si faccia presente, dunque. Venga a salvare la vita di questi bambini volanti.

Poi, certo. Le colpe sono individuali e i criminali ne portano la responsabilità. Però è più facile che restino impunite, e addirittura coperte e protette, le colpe, in luoghi dove non c’è altro che tutto quello che manca: dove si respira veleno, non si va a scuola, non si lavora, dove il capo bastone della famiglia di camorra comanda e qualche volta si candida, eletto. “Bisognerebbe decretare lo stato di calamità criminale per minori”, ha detto ieri l’avvocato della famiglia Fortuna. Qualcuno, intanto, tirava una molotov alle persiane della finestra dove Marianna Fabbozzi, 26 anni, compagna dell’arrestato Raimondo Caputo (e madre di Antonio, il bambino morto tre anni fa, di una ragazzina dodicenne vittima di violenze e di altri due figli, una delle quali amica di Fortuna) è agli arresti domiciliari. Anche la vita di Marianna, solo a fare i conti dell’età dei figli e della sua, si immagina come un inferno. Una mano anonima, la molotov. Vile, in fondo, dopo tanto silenzio. Un fuoco che comunque si è subito spento da solo, diversamente da quelli perpetui delle discariche all’orizzonte.

“Stato di calamità criminale per minori” è una formula spaventosa. Non si potrebbe dire più precisamente cosa sia la sventura di nascere a Caivano. Come vittime di una catastrofe, un’alluvione un terremoto. Solo che non è la natura, qui: sono gli uomini a portare la morte. Non è meno colpevole di chi violenta e uccide un bambino chi, mentre quel bimbo muore, si volta altrove e parla d’altro. Non si può essere fieri di un Paese in cui esiste, come se non esistesse, Caivano. Prato Verde, isolato 3.

vivicentro.it-sud-cronaca / larepubblica / Fortuna, il palazzo delle bugie di CONCITA DE GREGORIO

Pedofilia e il caso della piccola Fortuna, interviene Mattarella: “Inchiesta rapida e severa”

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Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, interviene sul caso della piccola Fortuna Loffredo, gettata giù dal sesto piano di un palazzo nel parco Verde di Caivano. Il presidente della Repubblica non cita direttamente la piccola Chicca, parla genericamente di “pedofilia”, ma è alla bimba di Caivano, che è stata uccisa per essersi ribellata alle violenze, che allude.

Ieri c’è stato l‘arresto del pedofilo Raimondo Caputo, il convivente della madre dell’amica del cuore della bambina e madre anche di Antonio Giglio, un bambino morto in circostanze analoghe un anno prima di Fortuna. Un’inchiesta arrivata alla svolta grazie al coraggio dei bambini.

“Lui la violentava, lei dava calci. Ho sentito il suo urlo”, dice una piccola testimone ai magistrati. Non sono stati gli adulti ad aiutare gli inquirenti a fare luce sull’ uccisione, a soli 6 anni, di Fortuna Loffredo, lanciata nel vuoto dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, il 24 giugno 2014. Sono state le sue amichette a raccontare la tragedia di Chicca (come veniva chiamata Fortuna),agli investigatori, mettendoli sulla giusta strada con le loro parole e i loro disegni, una volta allontanate dai magistrati dal degrado familiare in cui vivevano. Così è stato scoperto l’ “orco” .

Secondo la Procura della Repubblica di Napoli Nord, a violentare e uccidere Chicca è stato il vicino di casa, Raimondo Caputo, di 43 anni, disoccupato e pluripregiudicato, già in carcere per abusi sessuali ai danni di un’altra bimba di tre anni, figlia della sua compagna.

Fortuna venne uccisa perché si era rifiutata di subire l’ennesimo tentativo di violenza sessuale. Un “no” pagato con la vita.
Raccapriccianti ma, secondo il gip, “assolutamente illuminanti e inoppugnabili” le informazioni raccolte nel corso di un colloquio con un’amichetta di Chicca, lo scorso mese di marzo, nella casa famiglia dove, insieme alle sorelline, era stata trasferita dopo l’allontanamento dalla mamma (anche lei accusata di violenza sessuale in concorso) e dal convivente di quest’ultima. Eloquente e dirimente, anche secondo una psicologa, è un disegno in cui la bimba raffigura l’orco, a cui dà un nome e un cognome, con delle strisce sul volto, assimilabili a dei serpenti.

Ieri, dopo che si è diffusa la notizia dell’arresto di Caputo, ignoti hanno dato fuoco a una delle finestre dell’abitazione di Caivano in cui la compagna dell’uomo sta scontando i domiciliari, in quanto ritenuta complice delle violenze ai danni delle figlie, per non aver mai denunciato nulla.

“Da una parte sono soddisfatta per aver avuto giustizia – ha detto la mamma di Fortuna – dall’altra dico che quei due devono marcire in carcere”. Più duro il parere del segretario federale della Lega Nord Salvini, che ha definito il presunto pedofilo “un verme per cui la galera non basta: castrazione chimica e lavori forzati, fino alla fine dei suoi miseri giorni”.
I magistrati aversani e i carabinieri si sono trovati di fronte un muro di omertà che ha protetto il 43enne e decisivo si è dimostrato il racconto dell’amichetta di Fortuna. “Raimondo e Chicca sono saliti all’ottavo piano, lui l’ha violentata, lei dava calci, poi l’ha buttata giù”.

Dall’inchiesta emerge poi il contesto sociale a Parco Verde assimilabile a un vero e proprio quadro dell’orrore: oltre a Caputo, nel corso delle indagini sulla morte della piccola Fortuna, gli inquirenti hanno accertato che anche altri quattro minori dello stesso stabile erano stati vittime di violenze, tanto che tra le fine del 2014 e l’inizio del 2015 un’altra coppia di inquilini era finita agli arresti per pedofilia; tra questi figurava Salvatore Mucci, colui che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani.

Accanto a quella di Fortuna c’è una storia analoga, quella di Antonio Giglio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell’uomo arrestato, a cui, nel 2013, toccò la stessa fine di Fortuna: morto dopo un volo nel vuoto di decine di metri. I due episodi non sarebbero al momento collegati ma sviluppi potrebbero esserci nelle prossime settimane.

E proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte.
Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l’inquilina dell’ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola.

“Questo episodio dimostra quanto l’ascolto dei bambini sia fondamentale nella lotta alla pedofilia. Solo con l’ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi come quello di Fortuna. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c’è rispetto delle vite umane. La pedofilia va contrastata con azioni concrete”, dichiara Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia.

vivicentro.it-sud-cronaca / larepubblica / Il capo dello Stato parla dopo l’arresto dell’ “orco” grazie al coraggio dei bambini

Fortuna, amichetta della vittima accusa: “Titò le stava addosso. Lei lo ha preso a calci e poi lui l’ha gettata giù

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I verbali della procura. È stata una piccola testimone, un’ amichetta della vittima che ora ha 11 anni, a raccontare tutto agli inquirenti: “La mamma mi ha detto che era un segreto…”

Ecco un estratto della drammatica testimonianza di una piccola amica di Fortuna. Nell’omertà degli adulti – come hanno denunciato i pm – è stato proprio il coraggio dei bambini a far emergere la terribile verità sull’omicidio della piccola di Caivano. Gettata dalla finestra perché stava resistendo alla ennesima violenza di Raimondo Caputo, il convivente della madre dell’amica del cuore della bambina e madre anche di Antonio Giglio, un bambino morto in circostanze analoghe un anno prima di Fortuna. Così risponde alla psicologa e ai magistrati.

AVERSA – “E ho visto che lui la buttava giù”. Undici anni, testimone d’accusa.
“Quindi, ricostruiamo, tesoro mio. Ricorda bene, tesoro, questo passaggio è molto importante”. Dicono proprio così la pm della Procura di Aversa, Claudia Maone, e la psicoterapeuta Rosetta, glielo faranno ripetere più volte. Con dolcezza, pazienza e un senso di protezione che servirà a rendere giustizia alla piccola Fortuna detta Chicca, uccisa a sei anni. Accusato di omicidio e di complessive quattro violenze su minori, è Raimondo Caputo, il vicino. “L’ha buttata giù dal terrazzo”, accusa Anna, nel racconto di morte e orrore che sono le 130 pagine dell’ordinanza. Una sua sorellina di 4 anni, Claudia, stessi abusi, tratteggia serpenti e artigli” nei disegni all’esame dei pm, e dice “gli uomini hanno tutti i serpenti”. Anna, la maggiore, aveva 9 anni quando tutto è accaduto, oggi 11. Il suo vero nome, forse l’unica cosa che di autentico resta di una famiglia da cancellare, va protetto. Come quello degli altri minori, qui nel doppio ruolo di vittime per eccellenza e preziosi testimoni.

“LUI STAVA ADDOSSO, LEI DAVA I CALCI”. Verbale del 23 marzo scorso, reso da Anna in un istituto dove ormai vive con le sorelline e dove “lentamente stanno rifiorendo”. La testimonianza di Anna presenta “elementi assolutamente illuminanti ed inoppugnabili”: decisivi, anche perché uniti alla mole di indizi raccolti dai carabinieri coordinati dal colonnello Rino Coppola e dal capitano Pierangelo Ianniccola. Pm: “Senti, sappiamo che tu e Maria avevate parlato della morte di Chicca. Maria dice che le hai svelato una cosa” Anna: “Sì” Psicologa: “Cosa le hai detto, dai”.
A.: ” Stavamo a casa (è l’appartamento della nonna, isolato 3, ndr). Mia mamma in cucina. Io stavo lavando per terra. Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: vuoi giocare? Io ho detto: aspè sto lavando per terra. Si è seduta, ha detto “mi fanno male scarpe”, usciva a cambiarle e risaliva”.
Pm: “Quindi c’eri tu e poi, chi?” A.: “Mamma, Chicca, Raimondo”.
Pm: “Poi? Chicca con chi è uscita?” A.: “Con Caputo Raimondo”.
Pm: “E poi? Dove vanno?” A.: “Sono saliti su” Pm: “Li hai visti da sola?” A.: “No, stava anche mia mamma. E poi abbiamo visto che lui la buttava giù”.
Psicologa: “Tesoro. Tu cosa vedi all’ottavo piano? Cosa facevano?” A.: “La violentava”.
Psicologa: “Che significa, amore? Dove stava Chicca, come?” A.: “Stava sdraiata. Anche lui sdraiato e si buttava addosso”.
Pm: “E Chicca cosa faceva?” A.: “Gli dava i calci”.
Psicologa: “E poi che fanno?” A.: “Poi lui la prende in braccio e la butta giù. L’ho visto che entrava in quel cancello (che delimita il terrazzo di copertura, ndr) “. Pm: “Quindi non l’hai visto proprio?”
A: “Ho sentito le urla. Poi (dopo il tonfo sordo, la morte, ndr), poi siamo scese tutte giù, e la mamma di Chicca è svenuta”.

“MAGARI UCCIDEVA PURE ME”. Si riprende dallo stesso verbale. Psicologa: “Tu ci hai già detto. Ma a te, ti ha violentato poche volte?” A.: “Tutti i giorni! (…) Mamma si dimenticava la borsa a casa. Lui diceva: accompagnami a casa (…)”.
Pm. “Ma è mai successo che lui abbia parlato di Chicca e abbia detto?” A.: “Sì, quando mi violentava. Ha detto: “Sì, ho ucciso io a Chicca””.
Psicologa: “Perché lo diceva?” A.: “Non lo so. Ero spaventata. E poi ha scoperto i microspini in casa e lui li ha buttati via”.
Pm: “Le microspie?” A.: “Sì, quelli che mettono le guardie “. Un’altra impressionante intercettazione tra Anna e la madre rivela che la bimba dice: “Meno male mà che non sono andata là sopra, quello uccideva pure a me”. E la donna, compagna del carnefice : “E però io uccidevo pure a lui”.

“TENUTA AL SEGRETO”. Anna era “tenuta al segreto”, per gli inquirenti, sia dalla nonna, sia dalle “martellanti pressioni della mamma”. In un’occasione la donna inveisce contro Anna, dice che “parla troppo”, perché a causa sua emergono le contraddizioni con le altre versioni. Poi, ancora contro la bimba: “Io sono mamma di quattro figli, guarda che ci stai facendo passare”.

“LUI AVEVA TIMORE DEL DNA”. Agli atti, anche la conversazione in cui “emerge il timore di Caputo, in merito al fatto che sul corpo di Fortuna-Chicca gli inquirenti avessero potuto rinvenire tracce biologiche a sé riconducibili”. Per minimizzare, lui con la compagna dice: “Vuoi vedere che là sopra.. c’è il sudore… il sudore mio”. E in un altro dialogo: “Eh, ma forse la traccia di quando io le diedi un morso sulla gamba”.

LA SCARPETTA NASCOSTA. Raggelante e omertosa la condotta di una vicina di casa: Rachele D., il cui appartamento all’ottavo piano confina col terrazzo della morte. Lei “ha rinvenuto la scarpetta destra della bimba, all’evidenza persa dalla povera Chicca mentre subiva il feroce assalto”, scrive il pm. Ma la donna “se n’è disfatta al fine di non essere in alcun modo coinvolta”. Rachele parla col figlio e infatti svela: “Eh, ‘o fatto d”a scarpetella… Io l’ho buttata io, non lo voglio dire a nessuno, perché sono venute le guardie e volevano la scarpetella da qua, da me”.

“ORA LA VERITÀ, DEVE PAGARE”. Anna, da quando è stata allontanata dalla famiglia, “coltiva un diario segreto”, scrivono i pm. Su quelle pagine, ad aprile, ha scritto: “Finalmente ho detto la verità, sono più tranquilla, sono felice, lui deve pagare per quello che ha fatto”.

vivicentro.it-sud-cronaca / larepubblica / Fortuna, amichetta della vittima accusa: “Titò le stava addosso. Lei lo ha preso a calci e poi lui l’ha gettata giù CONCHITA SANNINO

Rivera: “Insigne è il nuovo abatino. Sarri? Ha lavorato bene”

Le sue parole

Il Corriere del Mezzogiorno scrive: «Insigne è l’abatino di oggi». Con qualche riserva e traccheggiando Gianni Rivera smista al trequartista di Frattamaggiore quel nick che cinquanta anni fa Gianni Brera gli assegnò per raccontarlo esile e tecnico quando dirigeva da straordinaria mezz’ala il Milan del Paron Rocco e di Nils Liedholm. Lo fa dal palco della Reggia Outlet a Marcianise dove ha presentato la sua autobiografia «Ieri oggi Gianni Rivera». «Il Napoli ha giocato un buon campionato. Non so se arriverà secondo ma ha fatto un gran percorso – spiega ancora l’ex campione -. La Juventus è stata più forte, più scaltra. Ha vinto il campionato segnando ma soprattutto difendendosi, badando prima non prenderle». Sarri l’uomo giusto per il Napoli del futuro? «Non lo so, so solo che ha guidato bene la squadra. È evidente che se il Napoli è secondo in classifica è anche merito del suo allenatore». I cinque calciatori più forti del momento? «Messi e Ronaldo sono una spanna sopra tutti poi…beh vuole sapere se c’è Higuain? Si certo lo sistemo su un gradino inferiore al pari di Ibrahimovic, Suarez e Lewandowski».

Cimex Lectularius: Cimici e Zecche Politiche

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Ogni politico puo’ essere portatore sano delle Cimex Lectularius, comunemente chiamate cimici da letto; purtroppo se a queste se ne accoppiano altre non apparteneti alla stessa famiglia, parlo delle Procuriarius, cimici delle Procure, nei soggetti interessati si potrebbero avere serie complicanze.
Le cimici da letto, possono arrecare solo piccole infezioni alla cute, rossori o bruciori, mentre le Procuriarius sono piu’ pericolose, resistenti e nocive, possono procurare oltre ai danni corporali, anche degli effetti collaterali : Perdita dell’immagine, della Liberta’, solo in casi particolari, si potrebbe avere una perdita patrimoniale.
                                                              Posologia 
Visto e considerato che, tutto il territorio Nazionale e’ rimasto contagiato dai portatori di cimici, bisognerebbe come prima cosa, fare una disinfestazione almeno per ogni Legislatura, negli scanni di Camera e Senato, dove vi e’ una concentrazione maggiore di questi pericolosi insetti. La spesa per questa disinfestazione, non dovrebbe gravare sul nostro Sistema Sanitario Nazionale, gia’ debilitato come ha affermato Raffaele Cantone, da 6 miliardi di sprechi annui.
La Politica parassita e clientelare, e’ stata il vettore principale di ogni razzia,  da piu’ di quarant’anni l’ha fatta da padrona, facendo proliferare un’infinita’ di politici affetti da queste patologie.
Cimici e zecche politiche, sono riuscite ad inquinare il nostro tessuto connettivo, compromettendone la crescita, immense ricchezze sono state “stornate” per arricchire non solo gli insetti figli, ma anche le generazioni future.
Una stima del maltolto non si potra’ mai avere, non esistono Leggi retroattive per le cimici di Stato, ne’ tantomeno si potra’ mai fare un censimento dei loro beni mobili, immobili, o degli scheletri ancora esistenti nei loro armadi.
                                                                       Cura :
Ad Ottobre il Popolo Italiano andra’ alle urne, vedremo se almeno questa volta nei seggi elettorali, sara’ spruzzata dai votanti, la quantita’ giusta di Flitt, sostanza che si usava una volta per combattere gli insetti nocivi. Solo cosi’ si potra’ essere certi che questi fastidiosi animaletti politici non potranno mai piu’ arrecare danni alla Comunita’.

vivicentro-isole-opinioni / Cimex Lectularius: Cimici e Zecche Politiche (Mauro Lo Piano)

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Cruciani: “Mai stato anti-juventino: quello è un lavoro che paga”

Giuseppe Cruciani, giornalista di Radio24, ha parlato a Tuttosport

Queste le parole di Giuseppe Cruciani:

Cruciani, ma lei per quale squadra tifa?
“Lazio. Mai stato anti-juventino. Però dal 2006 in poi simpatizzo per la Juventus che è diventata la mia seconda squadra: un sentimento naturale dopo che il club è stato defraudato di due scudetti in seguito a un processo sportivo di stampo stalinista”

Colpo di fulmine Calciopoli…
“Ho seguito con attenzione quella vicenda e ho sviluppato una mia idea: ci fu una vergognosa campagna mediatica, con processi allucinanti, ma ci fu anche una parte della società che si è fatta male da sola. Evidentemente c’era qualcuno che voleva fermare i dirigenti di allora. Non considero Moggi e Giraudo due santarellini: erano personaggi con un discreto pelo sullo stomaco e stavano acquisendo sempre più potere. Ma la conquista del potere non è un reato, il fatto di avere una rete solida che contribuisce al potere stesso non può essere condannato. Venne istruito un processo su una base di congetture e c’è chi prese la palla al balzo, sia fra gli avversari sia in seno alla società”

Il resto lo fece il «sentimento popolare», concetto coniato non senza genialità dal giudice Sandulli…
“Che tra l’altro è un mio lontano parente, laziale pure lui: affermò che la condanna era anche frutto di quel “sentimento”, che poi è il solito da anni: “La Juventus ruba”, uno dei più solidi luoghi comuni su cui si basa parte del pensiero popolare italiano”

Quindi l’anti-juventinismo esiste.
“L’anti-juventinismo è un lavoro, un mestiere che paga. Nei media la Juventus fa audience a prescindere: puoi parlarne bene e puoi parlarne male. Così c’è chi si è creato un personaggio. Penso a Travaglio, che sarebbe pure juventino, adesso per posa è contro dopo gli eventi di Calciopoli, perché essere contro Moggi era ed è la “cosa giusta”. Mi stupisce, proprio lui che legge con attenzione le carte dei processi, che non si sia addentrato in quelle di Calciopoli, nelle quali è difficile trovare una prova concreta del fatto che la Juventus avesse truccato una partita”

Insomma la Juventus non ruba…
“Ma questo non lo so, dico che chi lo sostiene dovrebbe portare delle prove. Si parla del “potere della Juventus” che viene identificata con la Fiat e la famiglia Agnelli che, peraltro, non era l’unica famiglia depositaria del potere, ma poi mancano le prove. Certo, avere dietro la Fiat dà potere economico e questo rende forte la squadra, però dov’è il reato? Allora anche il Real Madrid o il Bayern Monaco hanno “potere”… Sento in continuazione dei teoremi sui furti della Juventus, che poi vengono smentiti dai fatti”
E Sarri che si lamenta degli orari?
“E’ un grande allenatore, studia e insegna calcio, viene dal basso: peccato per quelle uscite. Come Garcia, si è incagliato nell’atteggiamento vittimistico della tifoseria, allineandosi a quel pensiero fin dai primi giorni con le magliette che insultavano la Juventus, proseguendo con le accuse. Succede. A Roma e Napoli soprattutto. Molti ce l’hanno con me perché parlo di piagnisteo napoletano o romanista, ma in fondo quando la Roma ha vinto c’era Capello che non cavalcò mai quel sentimento. Qualcuno dovrebbe rifletterci”

L’ ORDA AZZURRA – Mario Vollono: “Maksimovic una scommessa, ma Caceres…”

Anche Mario Vollono, vicedirettore di Vivicentro.it, ha avuto modo di aggiungere delle considerazioni sul Napoli che verrà

Queste le dichiarazioni di Mario Vollono: “E’ giusto scegliere calciatori nativi della città: guardiamo a Insigne che mette ardore in ogni partita ed è molto attaccato alla maglia. Il discorso è diverso per Reina che, anche se spagnolo, ormai è un napoletano acquisito. I ritorni di Sepe e Coppola sono positivi in quanto, conoscendo già la città e l’ ambiente, sono in grado di reggere le pressioni.
Su Maksimovic posso dire che si tratta più di una scommessa, è un buon prospetto che però non ha mai giocato a certi livelli; tra l’ altro viene da un lungo stop. Il Napoli non può permettersi una scommessa: serve, a mio avviso, un difensore esperto dotato di maggiore carisma. Caceres rappresenta l’ uomo giusto ma è importante trattenere anche Albiol. La società deve rientrare in quest’ ottica: servono rincalzi in ogni ruolo, la Juventus è superiore proprio sotto questo aspetto.
E’ giusto rinforzare il centrocampo, anche se tutto dipende dalla qualificazione alla prossima Champions. Un’ altra pista è quella legata ad André Gomes di cui si era parlato molto nella sessione di mercato invernale, operazione non semplice visto l’ interessamento della Juventus.
Mertens? Potrebbe restare per dare maggiore possibilità di svariare e cambiare l’ assetto tattico in corso d’ opera, e con questo lancio una frecciatina a mister Sarri. Lapadula? E’ esploso quest’ anno facendo un campionato straordinario sulla scia di Higuain, ha 26 anni e non è giovanissimo. Andrebbe a dare manforte al reparto offensivo ma non può pretendere di essere titolare.
Alla fine è inutile discutere sempre sull’ undici titolare, c’ è bisogno di un cambio di mentalità e ragionare sui 18 elementi per competere con le grandi squadre”.

Sartori: “Il Napoli ha un’opzione su Conti, De Roon e Sportiello”

Le sue parole al Corriere dello Sport

Giovanni Sartori, direttore sportivo dell’Atalanta, ha dichiarato:

Sartori, il Napoli ha fatto un affare acquistando Grassi? 
“Lo volevano altre società (Fiorentina e Milan, ndr) così De Laurentiis ha giocato d’anticipo e si è aggiudicato un ragazzo bravo che crescerà ancora”

Altri talenti dell’Atalanta prenderanno la strada per Napoli tra qualche mese? 
“Non abbiamo intenzione di smantellare la squadra perché il gruppo è forte e vorremmo confermarlo in blocco. Al massimo possiamo fare un sacrificio”

Quindi uno tra De Roon, Sportiello e Conti può andare al Napoli? 
“Può essere, ma dipende da molte cose. Ho sempre detto che De Laurentiis ha una sorta di opzione morale sui tre. Vedremo quello che succederà”

Dopo i tanti affari conclusi quando Giuntoli era al Carpi, tra voi due c’è un feeling particolare. 
“In effetti gli ho dato almeno due-tre giocatori all’anno sia quando ero al Chievo sia adesso all’Atalanta. Giuntoli è bravo: c’è molto del suo lavoro e di quello di Sarri in questa grande annata del Napoli”

E’ vero che lei aveva pensato a Sarri per l’Atalanta un anno fa? 
“Confermo. Non sapevamo se Reja sarebbe rimasto e abbiamo studiato il suo modo di allenare e di preparare la squadra in settimana. Poi Reja ha sciolto le sue riserve e Sarri è andato al Napoli”

Tornando all’asse di mercato tra Napoli e Bergamo, quale sarà il prossimo affare? 
“Diciamo che mi piacerebbe continuare a fare affari con il Napoli. Sia in uscita che in entrata”

 

L’ ORDA AZZURRA – Ciro Novellino: “Questo il Napoli che verrà…”

Dopo le notizie esclusive inerenti alla prossima sessione di mercato del Napoli apparse nel pomeriggio di ieri su Vivicentro.it, nel corso della trasmissione L’ Orda Azzurra il conduttore Ciro Novellino ha fatto maggiore chiarezza su quello che sarà il Napoli che verrà:

Ci saranno alcuni cambiamenti nell’ undici titolare e molti di più per quanto concerne il resto dell’ organico. Va subito fatta una premessa: Maurizio Sarri sarà sicuramente ancora l’ allenatore del Napoli nella prossima stagione, si troverà sicuramente un accordo considerato il fatto che il secondo posto è cosa fatta. Si parla, però, di cifre diverse da quelle apparse sui giornali in questi giorni che si aggirano addirittura interno ai tre milioni di euro per due anni; credo che le cifre saranno certamente inferiori rispetto a quelle circolate. Vi sarà un ritorno all’ antico: il modulo sarà quel 4-3-1-2 adottato a inizio stagione che alla fine non si è dimostrato positivo per la squadra; il Napoli, infatti, ha collezionato solo due punti in tre partite per poi passare al 4-3-3 grazie al quale la squadra è riuscita a conseguire una serie di risultati positivi.
In porta il titolare sarà sempre Pepe Reina vi saranno dei cambiamenti in panchina: il vice, con ogni probabilità, dovrebbe essere Luigi Sepe di rientro dal prestito alla Fiorentina; il terzo sarà Ferdinando Coppola che tornerà a vestire la maglia azzurra. Un portiere spagnolo molto legato alla maglia e altri due nativi di Napoli.
Passando al reparto difensivo qualche dubbio è legato solo alla permanenza di Albiol, viste alcune voci su un suo possibile trasferimento al Valencia. Il problema sarebbe trovare un sostituto all’ altezza: si parla di Maksimovic del Torino che, personalmente, non ritengo abbia l’ esperienza del difensore spagnolo. Ecco allora spuntare il nome di Caceres anche se sarebbe rischioso affidargli una maglia da titolare. L’ uruguaiano può anche occupare il ruolo di esterno, in quel caso Maggio potrebbe essere ceduto considerata anche la prelazione che il Napoli si è assicurata su Conti dell’ Atalanta. Se arriva Caceres e resta Albiol, Luperto verrà ceduto in prestito per avere maggior minutaggio a disposizione. Resteranno in rosa Koulibaly, Ghoulam e Chiriches.

A centrocampo il nome caldo è quello di Davy Klaassen dato che può ricoprire sia il ruolo di trequartista sia quello di centrocampista centrale. L’ altro nome è quello di Franco Vazquez del Palermo che piace tanto al presidente e che rappresenta più di una suggestione visti gli ottimi rapporti con Zamparini; a quel punto Klaassen si abbasserebbe sulla linea mediana, senza dimenticare che anche Insigne può ricoprire il ruolo di trequartista. Il partente dovrebbe essere Valdifiori considerato il poco minutaggio a disposizione.Forte l’ interesse anche per De Roon che insieme a Grassi potrebbe offrire quantità e qualità all’ organico; potrebbe restare anche Chalobah. In questo modo si andrebbe a rafforzare un pacchetto di centrocampo impegnato su diversi fronti.
Sul fronte offensivo sono molti gli scontenti: innanzitutto Gabbiadini che però, secondo quanto raccolto, avrebbe ricevuto delle garanzie e dovrebbe restare anche nella prossima stagione visto l’ utilizzo delle due punte. Il futuro di Higuain è legato alla clausola rescissoria. A quel punto Mertens sarebbe di ingombro: il belga reclama maggiore spazio e potrebbe rinnovare solo dopo aver ricevuto delle garanzie. Col cambio modulo, però, lo spazio si riduce molto considerata la permanenza di Insigne e Callejon che sono più funzionali alla manovra della squadra. Verrà ceduto El Kaddouri il cui posto potrebbe essere preso da Gianluca Lapadula del Pescara, trattativa non facile visto l’ inserimento della Juventus. Il bomber pescarese andrebbe comunque a ricoprire il ruolo di vice Higuain”.

 

Mertens: “Napoli è fantastica, con Sarri e la squadra sto benissimo”

Dries Mertens ha parlato a Nieuwsblad

“A Napoli sto benissimo e credo che la società stia lavorando per tenermi. È presto per parlare del futuro, ma tutto dipende dal Napoli. Con il secondo posto, ci saranno tante partite e io vorrò esserci per dare il massimo. Con Sarri e con questa squadra possiamo fare grandi cose. Dopo la gara con il Genoa, siamo andati a cena con Pandev che mi ha rivelato che non ha trovato da nessuna parte un ambiente come Napoli. Qui si sta benissimo. Non sono mai stato in Inghilterra ma la vita in Italia è ottima: è fantastico”.

Sportiello: “Napoli? Non ho paura. Higuain? Forse non mi conosce”

Il portiere dell’Atalanta, Marco Sportiello, ha parlato alla Gazzetta dello Sport

“Napoli? So della stima di Giuntoli e la cosa è reciproca. Non so se sarò un osservato speciale, io penso a giocare e non ho paura un giorno di difendere i pali di una grande. Higuain ha il dente avvelenato con me? “Non credo che Higuain pensi a me, magari non sa neanche chi sono. A me non piace esasperare gli interventi che faccio, nel mio ruolo non posso permettermi di esaltarmi nè di abbattermi. Dopo una gran parata, penso sempre che la partita non è finita. Basta una palla sporca, un’uscita con sufficienza e vanifichi ogni cosa buona. La freddezza? Per fortuna fa parte di me. Se Conte chiama, vado al volo, per qualsiasi cosa (ride). È un orgoglio enorme vestire i colori della tua nazione, già solo essere citato tra i papabili è un onore. E poi l’Italia per me arriverà fino in fondo. È ben guidata, ha perso pezzi importanti come Marchisio, ma ha anche gli uomini giusti per rimpiazzarli”.

Asse Napoli-Atalanta: tre azzurri piacciono a Sartori

I dettagli

Secondo Il Corriere dello Sport c’è un vero e proprio asse tra Napoli e Atalanta. Gli azzurri hanno un’opzione morale su Sportiello, De Roon e Conti, ma gli orobici sono molto interessati a tre calciatori del Napoli: il primo è Omar El Kaddouri che quest’anno ha trovato poco spazio. Poi ci sono anche De Guzman (in prestito al Carpi di Castori) e Dezi (in prestito in B al Bari). Possibile una maxi operazione?

Summit mercato tra Giuntoli e Bagni, ma De Laurentiis…

 Tuttosport scrive sul Napoli

“Tutto congelato in attesa del verdetto. Dopo aver vissuto una stagione da applausi ed essere stato in vetta alla classifica al giro di boa, non si può scendere più in basso del secondo posto. Il Napoli ha messo in cima alle priorità l’accesso diretto in Champions League e nemmeno la visita di Salvatore Bagni, consulente esterno di De Laurentiis, ha cambiato le gerarchie di casa Napoli. L’ex azzurro, ieri, nel giorno della ricorrenza del secondo scudetto del Napoli, si è recato nel centro tecnico di Castelvolturno e con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli ha fatto il punto della situazione studiando il modo migliore per rinforzare il Napoli. Al momento però, siamo fermi alle idee, il mercato del Napoli sia in entrata che in uscita decollerà ad obiettivo raggiunto”.

Albiol e Callejon, rinnovi in arrivo!

I dettagli sui contratti

Come riferisce Il Mattino è atteso in questi giorni a Castel Volturno Manuel Garcia Quillon, agente di Raul Albiol e Josè Maria Callejon per parlare dei rinnovi contrattuali. Entrambi hanno il contratto in scadenza nel 2017, ma il Napoli vuole prolungare il rapporto. Per Albiol sono pronti altri due anni mentre per Callejon tre.

ESCLUSIVA – Gianello: “Il Napoli merita il secondo posto. Reina? Essere vice…”

Le sue parole in esclusiva
A L’Orda Azzurra, programma che va in onda sulle frequenze di Vivi Radio Web la radio ufficiale di Vivicentro.it, è intervenuto, in esclusiva, l’ex portiere del Napoli, Matteo Gianello:
 
La sconfitta di Roma ha permesso ai giallorossi di portarsi a soli due punti dal Napoli…
“Una sconfitta identica a quella maturata a Torino contro la Juventus, sicuramente la classifica si è accorciato ma la squadra ha le potenzialità di qualificarsi in Champions senza passare per i preliminari. Lunedì sera il Napoli deve scendere in campo con la Giusta tranquillità, affronterà  l’Atalanta che non ha più nulla da chiedere a questo campionato conoscendo il risultato della Roma a Genova. Sono, comunque, quelle partite che possono creare situazioni inaspettate ma ribadisco che questa squadra ha tutte le carte in regola per blindare il secondo posto”.
 
Come ti spieghi le troppe disattenzioni in apertura e chiusura di match?
“E’ difficile da spiegare. In partite come quella di Roma la tensione è altissima considerata la posta in palio ma, del resto, se andiamo ad analizzare nel complesso sia la trasferta dell’ Olimpico che quella di Torino, entrambe le sfide potevano finire in parità poiché il Napoli non ha demeritato. C’è tanto rammarico per non aver centrato lo scudetto, visto il campionato straordinario della Juventus, ma il secondo posto è alla portata”.
 
Con Reina, oltre al ruolo, condividi un legame profondo con la città di Napoli, nonostante tu sia nativo della provincia di Verona…
“Sono andato via da Napoli nel 2011 per situazioni che conosciamo tutti e di cui è meglio non parlare. Vi è il detto: quando arrivi a Napoli piangi due volte, quando arrivi e quando parti. A me è capitato questo: sono arrivato non piangendo perché avevo la possibilità di giocare in un grande club e non nego che, quando sono andato via, ho pianto una seconda volta: si è creato davvero un legame fantastico e tutt’ora ha ancora contatti con tante persone in città, in sette anni hanno avuto la possibilità di conoscermi sul piano umano. Il Napoli mi ha dato la possibilità di giocare a certi livelli e di vivere emozioni indimenticabili, la maglia azzurra è come una seconda pelle”.
 
Come si interpreta il ruolo di vice, soprattutto alle spalle di un portiere come Reina?
“Pepe è davvero un mostro, ha un’ enorme personalità. Per tanti anni sono stato un vice ed è un ruolo non facile da accettare: se si è presuntuosi bisogna cambiare aria perché è un ruolo in cui bisogna saper aspettare il momento giusto per mettersi a disposizione dell’ allenatore e del gruppo. Anche in panchina il Napoli non è messo male: Gabriel è un ragazzo talentuoso che ha fatto molto bene nella scorsa stagione, è normale che non è facile giocare solo un paio di partite all’ anno”.
 
Ionita è l’uomo giusto per il centrocampo azzurro?
“Ho avuto modo di seguirlo nel derby contro il Chievo dove, tra l’ altro, ha realizzato un gol fantastico. Sicuramente è un buon centrocampista abile con entrambi i piedi, potrebbe essere un buon acquisto in prospettiva soprattutto considerando il fatto che il Napoli è impegnato su più fronti. Quest’anno gli azzurri hanno fatto un ottimo campionato e anche nella prossima stagione lotteranno per lo scudetto”.
a cura di Ciro Novellino
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I sovranisti che spaccano la destra

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I sovranisti che spaccano la destra: da Donald Trump allo Uk Independence Party, da Alternative für Deutschland a Marine Le Pen, per giungere infine alle nostre recenti vicende casalinghe, Berlusconi e Salvini, Marchini e Meloni: tutte le democrazie debbono vedersela con la crescita prepotente della destra che viene detta populista – ma che andrebbe invece chiamata sovranista, perché il nocciolo del suo programma è che sia restituita piena sovranità allo Stato nazionale. E dovunque le forze del centrodestra moderato subiscono l’impatto di questi nuovi cugini chiassosi e maleducati (politicamente, s’intende), e si chiedono quale sia il modo migliore di affrontarne la concorrenza, e se sia il caso di allearsi con loro.

Per cercare di capire un po’ meglio che cosa stia accadendo, potrebbe forse essere utile azzardare una comparazione, non ovvia, con i partiti comunisti che nacquero in Europa un secolo fa, dopo la rivoluzione russa dell’ottobre 1917.

Sia chiaro: non sto affatto sostenendo che i movimenti sovranisti di oggi siano simili a quelli comunisti di cent’anni or sono, tanto meno che lo siano ideologicamente, e il parallelismo non mi serve per benedire né maledire nessuno. Sto soltanto cercando nella storia qualche indicazione che ci aiuti a orientarci nel nostro presente e, possibilmente, futuro.

Tanto il comunismo quanto il sovranismo, in primo luogo, sono emersi a valle di crisi epocali. E, più precisamente ancora, del diffondersi della convinzione che l’ordine liberale – fondato sulla crescente e pacifica integrazione commerciale, produttiva, culturale, demografica del pianeta – non fosse più in grado di affrontare le sfide della storia. All’inizio del Novecento, naturalmente, la crisi del liberalismo fu ben più profonda, se non altro perché bagnata nel sangue della Grande Guerra. A noi del ventunesimo secolo è toccata «soltanto» una depressione economica devastante. Sarebbe tuttavia un errore imperdonabile sottovalutare la serietà della sfida demografica dei nostri tempi – l’abbinata fra l’invecchiare dell’Europa e il montare delle pressioni migratorie –, che per certi versi è ancora più grave e difficile da risolvere della crisi politica e sociale dalla quale cent’anni fa scaturì il comunismo.

Adesso come allora, in secondo luogo, le élite politiche tradizionali hanno durato gran fatica a conformare il proprio linguaggio alla nuova realtà, un po’ perché non l’hanno compresa, un po’ perché hanno sperato così di esorcizzarla. E nello iato crescente fra le esperienze quotidiane degli uomini qualunque e il linguaggio pubblico «ufficiale» – della politica, ma anche dei media e degli intellettuali – è maturato lo stato d’animo che chiamiamo antipolitico o populista, fatto di frustrazione, indignazione, fughe dalla realtà, utopie più o meno sconclusionate. Con la differenza non da poco che un secolo fa quello stato d’animo ha assunto forme attivistiche, creative, militanti, spesso violente; mentre oggi assume in genere il volto nichilista della depressione e dell’astensione. Alle domande da cui è scaturito l’atteggiamento populista ha dato allora risposta il comunismo, e oggi la dà il sovranismo.

L’uno e l’altro, in terzo luogo, hanno modificato profondamente i sistemi politici nei quali sono emersi. Ne hanno spostato il baricentro, costringendo le altre forze politiche a rispondere alla loro concorrenza sugli argomenti del giorno. Per indicare fino a che punto i sovranisti abbiano imposto la loro agenda, in Francia si parla di «lepenizzazione degli spiriti»; ma si pensi anche al ruolo che hanno avuto i comunisti nell’obbligare i propri avversari a confrontarsi coi temi del lavoro e la questione sociale. Hanno poi diviso profondamente e stabilmente l’emisfero politico nel quale si sono collocati: i comunisti hanno spaccato la sinistra per decenni; i sovranisti stanno adesso spaccando la destra. E hanno contribuito a generare fenomeni affini nell’emisfero opposto: il fascismo negli Anni Venti del secolo scorso; e oggi il «sovranismo di sinistra»: Podemos, Syriza, per certi versi il Movimento 5 stelle.

Se il parallelismo che ho disegnato ha un senso, possiamo allora provare a trarne qualche indicazione per il futuro. Con grande cautela, s’intende, considerate le enormi differenze dalle quali i due fenomeni storici restano comunque separati. Indicazioni su tre sfide, in particolare. La prima è una sfida a tutti noi: i fenomeni politici che affondano le radici in crisi epocali vivono a lungo. Il comunismo è stato con noi per settant’anni. Non è detto che il sovranismo durerà altrettanto, ma con ogni probabilità s’illude chi spera di sbarazzarsene in tempi brevi. La seconda è una sfida ai sovranisti: in settant’anni di vita, fatalmente limitati dal loro isolamento e dalla loro posizione estrema, i partiti comunisti non sono mai riusciti a vincere un’elezione libera in nessun Paese europeo. La terza è una sfida a tutta la metà destra del sistema politico. I comunisti hanno diviso la sinistra e intrattenuto rapporti assai difficili con le altre sinistre. Così facendo – basti pensare all’Italia e alla Francia – hanno finito per regalare decenni di egemonia ai partiti moderati e conservatori. Grazie ai sovranisti, questo destino fortunato potrebbe toccare oggi ai progressisti.

vivicentro.it-editoriale / lastampa / I sovranisti che spaccano la destra GIOVANNI ORSINA

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Conti e De Roon al Napoli, c’è il parere positivo di Reja a De Laurentiis

La Gazzetta dello Sport scrive in ottica di mercato su Conti, Sportiello e De Roon al Napoli

“Conti in primis, che il direttore sportivo azzurro Cristiano Giuntoli ha individuato quale alternativa a Elseid Hysaj per la fascia destra. Lo aveva visto all’opera a Lanciano in B lo scorso anno, lo ha valutato positivamente in questa stagione al primo impatto con la Serie A e lo reputa all’altezza del grande salto. Ne ha parlato pure con il collega Giovanni Sartori, al quale è legato da vecchia e profonda amicizia. Inoltre, su Conti c’è anche il parere positivo di Reja, che per Aurelio De Laurentiis conta sempre tanto e che Edy è pronto a ribadire lunedì sera al suo vecchio presidente, quando si incroceranno a Fuorigrotta ai margini della sfida di campionato che per il Napoli vale il secondo posto e la Champions diretta. Giuntoli stravede per Marco Sportiello, ma a Napoli tornerà Luigi Sepe e la porta è affollata. C’è meno traffico a centrocampo, così il club azzurro sin da gennaio ha messo gli occhi sull’olandese Marten De Roon. La concorrenza con il passare del tempo si è fatta agguerrita, ma De Laurentiis è in vantaggio su tutti perché si è mosso in anticipo e lo stesso calciatore di recente si è detto onorato dell’interesse del Napoli”.

Un gol di Hamsik in Napoli-Genoa 1-0 del 2011

I dettagli

Il giorno 30 aprile il Napoli ha giocato dodici partite, nove in serie A, due in serie B ed una in coppa Italia, ottenendo cinque vittorie e cinque pareggi, con due sconfitte.

Ricordiamo l’1-0 al Genoa nella sedicesima di ritorno della serie A-2010/11

Questa è la formazione schierata da Walter Mazzarri:

De Sanctis, Campagnaro (90′ Santacroce), Cannavaro, Aronica, Maggio, Pazienza (60′ Yebda), Gargano, Dossena, Hamsik (86′ Mascara), Lavezzi, Cavani

I gol: 83′ Hamsik

Dopo trentaquattro giornate il Napoli era terzo in classifica alle spalle di Milan ed Inter, una posizione che il Napoli ha saputo confermare anche a fine stagione.

L’1-0 al Genoa porta la firma di Marek Hamsik che ha segnato 97 gol (quinto bomber della storia) in giusto 400 partite con la maglia del Napoli: è il terzo azzurro di sempre.