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Higuain-Napoli, incontro a fine stagione: resterà?

I dettagli

A fine stagione ci sarà un incontro tra il presidente partenopeo Aurelio De Laurentiis e i manager di Gonzalo Higuain. Il Mattino riferisce che “si ragionerà sull’ipotesi di un rinnovo per altri due anni con cifre più alte”: certamente sarà fondamentale la volontà del calciatore argentino. La stagione non è passata sottotraccia in Europa, perciò ci saranno da valutare “eventuali offerte che arriveranno anche se il club azzurro è stato chiaro sul fatto che l’unica strada possibile per poter portare via il Pipita sarà quella di versare per intero la clausola rescissoria”.

Sarri, se resta la clausola si rischia la rottura

I dettagli

Il 16 maggio, l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri ed il presidente Aurelio De Laurentiis si guarderanno in faccia e decideranno cosa fare con il contratto. Esiste la clausola che permette al presidente di allungare unilateralmente l’accordo per un altro anno, ma Il Mattino riferisce che “il punto di partenza, sul quale si rischia la rottura, è proprio questa opzione che secondo il tecnico andrebbe eliminata: il tecnico si aspettava già alla fine del girone di andata un nuovo contratto e se De Laurentiis dovesse insistere nel voler conservare la clausola del rinnovo unilaterale, la sensazione è che Sarri andrà via”.

Lapadula e Denis Suarez ma occhio ad un nome a sorpresa

I dettagli

L’attacco del Napoli è il fiore all’occhiello della rosa azzurra, ma secondo il Corriere dello Sport, piace molto il 26enne del Pescara Gianluca Lapadula oltre che, gradito al presidente De Laurentiis, il 22enne del Villareal Denis Suarez. Spunta un altro nome: Iker Muniain, 24enne dell’Athletic Bilbao. Un esterno dal talento puro, che nel 4-3-3 di Maurizio Sarri andrebbe alla perfezione.

Gargano: “I napoletani sono maleducati. Lavezzi? Voleva picchiare Mazzarri”

Le sue parole

Walter Gargano, ex centrocampista del Napoli attualmente ai Rayados di Monterrey, ha parlato a Rg 690 La Deportiva:

Quale fu la tua prima impressione quando arrivasti a Napoli?

“Ho due figli napoletani, Napoli è una città folle e molto caotica, unica nel suo essere. Ammiro il modo in cui vivono il calcio, anche se non condivido la loro cultura. Sono insolenti, maleducati. Hanno degli atteggiamenti che qui sono al contrario. Qui la gente è molto educata, ti chiede le cose dicendo per favore, se stai cenando o pranzando aspetta il momento giusto. A Napoli, invece, in ogni momento ti assalivano gridando in dialetto “Uè, Gargà, vieni qua”, senza mai chiedere per favore”.

Com’è stato il tuo rapporto con Benitez?

“Non ho niente di male da dirgli, gli sono grato perché sono tornato a Napoli grazie a lui. L’Inter voleva comprarmi, ma arrivò Mazzarri e con lui non c’erano dei problemi, ma delle divergenze d’opinione. Mazzarri ha avuto problemi anche con Lavezzi. Ricordo che ci fu un giorno in cui il Pocho voleva picchiarlo e fui io a fermarlo”.

Come mai voleva picchiarlo?

“Perché Mazzarri voleva avere sempre l’ultima parola, aveva un carattere particolare e noi eravamo giovani e un po’ ribelli”.

Riapre la Funivia del Faito, De Luca “Un’opera simbolica per il turismo” (VIDEO)

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Torna a scendere sul Golfo di Napoli la funivia che collega la stazione ferroviaria della Circumvesuviana a Castellammare di Stabia. Chiuso dal 2012, l’impianto riprende le corse dopo gli interventi di manutenzione straordinaria e di adeguamento sismico e funzionale delle stazioni realizzati dall’Eav e dalla Regione Campania. Al taglio del nastro, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, il presidente dell’ente gestore, Eav, Umberto De Gregorio, il commissario prefettizio del Comune di Castellammare di Stabia, Claudio Vaccaro, e il sindaco di Vico Equense, Benedetto Migliaccio. Presente anche il consigliere regionale Pasquale Sommese, assessore nella passata amministrazione.

Il presidente della Regione alla ripresa delle corse dello storico impianto che collega Castellammare di Stabia con la cima del monte che domina la costiera sorrentina

“Un’opera simbolica”. La definisce così Vincenzo De Luca, mentre sul piazzale di Monte Faito, a 1100 metri di altezza, incontra cittadini e operatori turistici che sono qui a partecipare alla riapertura della funiva del Faito, chiusa dal 2012. “Un’opera che avrà ricadute economiche sul territorio – insiste il governatore – un’opera importante che ci offre un panorama mozzafiato davanti al quale uno si chiede: ma come si fa a non fare turismo qui?”. Già, anche se allargando lo sguardo verso i tornanti della strada (chiusa) che sale da Castellammare di Stabia, la risposta la trovi già: abbandono, incuria, dissesto idrogeologico, criminalità. Ma oggi è giorno di festa, un nuovo inizio dopo l’inaugurazione dell’impianto che risale al lontano 24 agosto del 1952, 64 anni fa. Altra epoca, altri sogni, l’Italia del boom che rialzava la testa.

Il presidente è nella stazione di monte Faito, appena sceso dalla cabina della corsa inaugurale delle 11 che, dopo 4 anni, riapre la funivia . E annuncia un piano di sviluppo della mobilità sostenibile per la costiera amalfitana e sorrentina. “Penso a funivie, funicolari e a sistemi compatibili per allentare la morsa del traffico sulle strade del turismo. D’estate , sull’amalfitana, non passa neanche un’ambulanza”.
Insomma, per il governatore, la riattivazione della funivia del Faito è “un messaggio di fiducia per tutta la Regione. Mai come ora c’è attenzione sulla Campania, per Pompei, Paestum, Reggia di Caserta. È mancata l’organizzazione, il turismo è un’industria seria e serve perciò un marchio Campania”.

E mentre il presidente dell’Eav Umberto de Gregorio sottolinea “l’importanza della riapertura che ha valore simbolico perché sottolinea le potenzialità del territorio servito da Eav”, De Luca spiega che intende spendere i fondi UE proprio per potenziare i trasporti in chiave turistica, a partire da costiera sorrentina e amalfitana. Il viaggio in funivia, per la verità, sorprende de Luca che non riesce a nascondere un po’ di vertigini e, sebbene invitato ad affacciarsi durante la corsa in cabina, preferisce restare a centro vettura e parlare con i giornalisti, ai quali confida: “Meglio, così mi aiutate a far passare i minuti del viaggio” ammette tra il serio e il faceto.

Contemporaneamente alla riapertura della funivia, l’Eav ha presentato cinque nuovi pullman arrivati per gli spostamenti nell’area stabiese e sorrentina

vivicentro.it-sud-cronaca / Riapre la Funivia del Faito, De Luca “Un’opera simbolica per il turismo” ANTONIO FERRARA

Sindaco di Lodi arrestato, l’interrogatorio a San Vittore: “Ho agito per il bene della città”

Il sindaco di Lodi, Simone Uggetti (agf)

Il gip nel carcere di Milano dove è rinchiuso il sindaco di Lodi, Simone Uggetti. La versione dell’ex primo cittadino: “Sempre fatto l’interesse del Comune”

Simone Uggetti sindaco di Lodi (agf)E’ cominciato nel carcere milanese di San Vittore l’interrogatorio di Simone Uggetti, il sindaco Pd di Lodi, arrestato con l’accusa di turbativa nell’inchiesta sulla concessione delle piscine scoperte del Comune di Lodi. “Ho agito per il bene della città, come ho sempre fatto”, aveva detto Uggetti al suo legale, Pietro Gabriele Roveda, che lo assiste nell’atto istruttorio davanti al gip Isabella Ciriaco che ha disposto l’arresto. Insieme con Uggetti è finito in carcere anche l’avvocato Cristiano Marini della Sporting Lodi, società per la quale sarebbe stato confezionato un bando su misura per la gestione di due piscine estive.

Sulla vicenda giudiziaria – il terzo scandalo politico in casa Pd, dopo il caso Campania e quello a Siracusa – oggi è intervenuto anche il premier Matteo Renzi. Il premier sgombera subito il campo dalla dietrologia. “Non c’è alcun complotto”, dice. E aggiunge: “Fa male, uno fa di tutto per far vedere le cose positive dell’Italia, c’è sempre un problema ma serve grande chiarezza nei confronti dei magistrati. Piena fiducia nei loro confronti, se gli indagati saranno colpevoli è giusto che paghino, ma nessun tipo di strumentalizzazione”.

 

Le accuse nei confronti di Uggetti sono molto gravi. Mentre l’indagato, infatti, dice di aver agito nell’interesse del Comune, il gip gli contesta di aver voluto”ottenere vantaggi per sé in termini di consenso politico elettorale e per la società aggiudicataria”. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip Isabella Ciriaco esprime su di lui, nell’ordinanza di custodia, un giudizio molto severo: Uggetti viene descritto come “un soggetto autoritario che riesce a imporsi” ed è in grado “di intimidire i testimoni”. Non solo: “Il ruolo pubblico gli ha consentito di intessere rapporti privilegiati con vertici politici e anche delle forze dell’ordine”. E ancora: “Ha tradito l’alta funzione e l’incarico attribuitogli dai cittadini gestendo la cosa pubblica in maniera arbitraria e prepotente”.

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Esclusiva – Alessandro Romei: “Amo la Juve Stabia e i suoi tifosi. Il presidente Fiore..”

Alessandro Romei è intervenuto al Pungiglione Stabiese

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato in collegamento telefonico l’ex calciatore della Juve Stabia, Alessandro Romei

Di seguito le sue dichiarazioni.

Cinque anni di militanza nella prima Juve Stabia targata Fiore, nel ’92 arrivò una risicata salvezza, poi l’anno seguente la vittoria del campionato di C2: Si, il primo anno fu di transizione, il presidente Fiore si insediò a Gennaio, si programmarono le basi per l’anno successivo. La squadra poi fu rinforzata, arrivò Nino Musella, Talevi, Onorato, Veronici, furono sicuramente anni indimenticabili, senza dimenticare che il primo anno di serie C1 sfiorammo la serie B in finale contro la Salernitana. Sono stati anni molto belli e intensi vissuti con grande partecipazione, c’era trasporto da parte di tutti per cercare di raggiungere gli obiettivi che si era prefissata la società, in particolar modo il Presidente Fiore che ci stimolava. Giocavo per divertimento senza avere una necessità economica? È una di quelle storie che mi ha sempre accompagnato nella mia carriera, e che mi ha creato danni ed equivoci. La serie C di allora era un campionato già abbastanza duro, e lo era ancor di più per giocatori tecnici, come nel mio caso, all’epoca ero molto giovane e avevo grandi ambizioni in tal senso.

Otto gol in maglia gialloblu, qual’è stato il più bello: I gol per principio sono tutti belli. Ogni rete ha un significato speciale anche a seconda della circostanza e del match in questione. In particolar modo ricordo la rete messa a segno al Flaminio contro la Lodigiani allenata da mister Specchia che poi successivamente fu nostro allenatore. Loro erano primi in classifica, mentre noi invece lottavamo per non retrocedere. Ricordo la marcatura che alla fine ci permise di espugnare il Flaminio e l’azione da cui nacque fu ben orchestrata a centrocampo.

Se ti dico Mariano De Francesco, tu cosa ricordi e ci puoi raccontare: Lo ricordo con piacere visto che lo portai io dal Napoli alla Juve Stabia. Un ragazzo perbene, ci incontrammo a Capri e sua madre mi spiegò la sua problematica visto che aveva avuto problemi con la Berretti del Napoli. Lo accompagnai da mister Chiancone per un provino, lui aveva talento e subito fu promosso in prima squadra, ritagliandosi un ruolo da protagonista. Mariano fu determinante soprattutto nell’annata 93-94 laddove per un soffio sfiorammo la promozione in serie B.

Nell’anno della cavalcata che ci portò alla finale contro la Salernitana, quale partita ricordi con più affetto tra due gare sofferte. La vittoria a Caserta contro la Sambenedettese decisiva per la qualificazione ai play-off, o la sconfitta a Reggio Calabria, preziosa comunque per l’approdo in finale: Furono due tappe entrambe decisive in quanto nelle due circostanze si giocava in maniera diretta. A Reggio fu molto più sentito perché perdemmo 3-2 ai supplementari e dopo 120 minuti di sofferenza ci qualificammo per la finale. Purtroppo tutti sono a conoscenza di quell’epilogo. In quel di Reggio perdemmo molti elementi della difesa, furono ammoniti diversi diffidati e in finale giocammo con una difesa improvvisata. Va anche detto che la Salernitana era una squadra molto forte, allenata da Delio Rossi, aveva calciatori del calibro di Pisano, Fresi, Chimenti, Breda. Ricordo i volti tesi dei calciatori granata al sottopassaggio, ci temevano e avevano paura di noi. Credo che se fossimo stati al completo, avremmo vinto sicuramente. Vi dirò di più, la Salernitana perse l’ultima di campionato per evitare proprio la Juve Stabia nel doppio confronto in semifinale. Scelsero la Lodigiani, visto che noi eravamo superiori e a loro conveniva giocare contro i capitolini.

Hai lasciato il calcio giocato abbastanza presto per quale motivo?: Bella domanda. Fare delle valutazioni a posteriori non è mai facile, si rischia di essere di parte. Per mia filosofia di vita, reputo che la vita calcistica di un calciatore abbia un percorso di crescita, nel quale il calciatore può riuscire a fare il salto di qualità. Le mie caratteristiche erano abbastanza specifiche, e forse proprio per questo non sono riuscito ad andare oltre la serie C dopo aver varcato la soglia dei 25 anni. È stata una decisione dolorosa, visto che per le mie caratteristiche mi sarebbe risultato sempre più difficile poter ambire poi al salto di categoria.

Il tuo ricordo di Roberto Fiore: Spesso ci vediamo, vado da lui ben volentieri. Abitiamo vicino, ho grande stima e affetto nei suoi confronti. Mi dispiace non aver centrato la promozione e di esaudire i suoi buoni propositi che aveva nei miei riguardi. In realtà non ho una grande colpa, in quegli anni le vicende si alternavano abbastanza velocemente, i programmi venivano ribaltati, si cambiava spesso idea e le ambizioni di inizio stagione venivano disattese.

Il tuo ricordo dei tifosi: Sono legatissimo ai tifosi e alla piazza. Saluto i tifosi con affetto, la Juve Stabia mi è sempre rimasta nel cuore. Seguo tutt’ora la squadra, ho avuto modo di festeggiare da tifoso la promozione in serie B e da affezionato nutro un grande amore per la maglia ed eterna riconoscenza verso la città di Castellammare.

Riforme, l’ostilità è sull’autore non sul contenuto

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RIFORME – Al battagliero Renato Brunetta (capogruppo di Forza Italia alla Camera) capita talvolta di sconfinare nella temerarietà. Ieri su Twitter ha ricordato il giudizio dato nel 2006 dal premier Matteo Renzi sulla riforma costituzionale del centrodestra: «Un No a una riforma che stravolge la Costituzione riscrivendo ben 53 articoli (…) un No per fermare il progetto che conferisce al premier poteri che nessuno Stato…». Bel colpo. Cioè, Renzi contestava a Silvio Berlusconi propositi autoritari.

Dunque, secondo una mezza dozzina di regole matematiche, se farfallone è Renzi, farfallone è anche Brunetta che quei propositi autoritari allora non li vedeva e adesso sì. È soltanto un piccolo caso, ma rafforza l’impressione che buona parte delle ostilità alle riforme costituzionali non dipenda da quello che c’è scritto ma da chi le ha scritte. Vale sempre. Chi lo sa meglio di tutti è proprio Berlusconi che in coda alla legislatura 2001-2006 fece approvare il lavoro dei cosiddetti saggi di Lorenzago (fra cui Roberto Calderoli e Francesco D’Onofrio), riuniti in baita ad ammodernare la Carta. A sinistra erano scocciati anche perché «le riforme si fanno insieme», come diceva Massimo D’Alema, sebbene il peccato originale fosse proprio del suo partito che nel 2001 aveva risistemato il celebre titolo V (autonomie locali) snobbando le opposizioni.

«Non accetteremo una farsa di Costituzione scritta fra una polenta e un fiasco di vino», diceva Gavino Angius, capogruppo dei Ds non proprio immerso nel merito della questione. Ma non è che gli altri stessero lì ad affinare il comma bis: l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro andò in tournée con la Costituzione in mano nel senso già espresso da D’Alema: «Ora non basta mandare a casa Berlusconi, ma dobbiamo mandare a casa la costituzione di Calderoli. Rivogliamo la Costituzione di Terracini, Calamandrei, De Gasperi, Togliatti».

Il contrasto fra il nome del leghista e quello dei padri della Patria era offerto come sintetico ed efficace giudizio a priori. Pure Romano Prodi, non così spesso incline agli effetti speciali, si regalò un 25 Aprile nostalgico del «senso del lavoro della Costituente del 1947», «stravolto» dal lavoro del centrodestra. Inutile insistere con le incriminazioni di neofascismo e ducismo indirizzate a Berlusconi, ripetutamente dichiarato inadatto all’impresa oltretutto per motivi penali e più variamente estetici.

È meglio non infilarsi nel labirinto della bicamerale di D’Alema e Berlusconi (1998); si ricorda giusto il fallimento anche perché era «figlia del ricatto», e dunque di per sé illegittima, secondo una celebre analisi del pm milanese Gherardo Colombo. Ma quell’aria lì si sente ancora. Proprio Brunetta, al pari di Antonio Di Pietro dieci anni fa, ha stabilito e replicato un parallelo fra i due presidenti del Consiglio più giovani della storia d’Italia: Renzi e Benito Mussolini. Una tesi condivisa, ma poi progressivamente annacquata, dai costituzionalisti per il no. Francesco Paolo Sisto, deputato forzista, in quanto avvocato l’ha buttata sulla cronaca nera: «Omicidio della Costituzione!».

Sono buone basi d’intesa col Movimento cinque stelle. Danilo Toninelli, portabandiera dei grillini sugli affari costituzionali, ha illustrato il rischio: «L’Italia cadrà nelle mani del partito unico, quello che fa le leggi per le banche e le lobby». L’ultimo passo, quello della differenza antropologica, l’hanno già compiuto quelli della sinistra del Pd, Miguel Gotor e Alfredo D’Attore (nel frattempo passato coi vendoliani), inorriditi all’idea di «fare le riforme con Denis Verdini». Dove la parola che conta non è riforme, è Verdini.

vivicentro.it-editoriale / lastampa / Riforme, l’ostilità è sull’autore non sul contenuto MATTIA FELTRI

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Pd, un’ emergenza da affrontare senza ritardi

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Emergenza da affrontare senza ritardi. Ieri è stato il turno del sindaco di Lodi, l’arrestato del giorno, il successore, in quanto già suo braccio destro, dell’ex primo cittadino Lorenzo Guerini, oggi alla guida della macchina del Pd come vicesegretario, per sua fortuna completamente fuori dall’inchiesta che ha portato a tre, nel giro di una settimana, gli scandali che dalla periferia risalgono fino al vertice di Largo del Nazareno.

Cosa possa fare Renzi di fronte a questa escalation della corruzione e dell’illegalità nel centrosinistra, è difficile dire, ma certo qualcosa deve fare. L’idea che la bandiera del «Daspo» per i corrotti, dal nome delle misure di sicurezza che si adoperano negli stadi di calcio contro i violenti, sia passata dalle mani del premier, che genialmente l’aveva lanciata quasi due anni fa, a quelle del Movimento 5 stelle, dovrebbe risultargli inaccettabile.

L’ipotesi che si tratti di una forma persecutoria dei magistrati che non gli hanno perdonato il taglio delle ferie e l’accusa, ormai passata, di non essere dei gran lavoratori, semplicemente non sta in piedi. Anzi, guardati da vicino, questi Uggetti, questi Bonafede, questi Graziano, per chiamarli con i loro nomi insignificanti, somigliano tragicamente al ritratto, che pareva esagerato e invece non sembra più tale, fatto da Pier Camillo Davigo, il magistrato di Mani pulite assurto al vertice dell’Anm, quando ha detto che neppure si vergognano di quel che fanno.

Uggetti, per dire, alle prime avvisaglie dell’inchiesta su una piscina comunale che voleva edificare insieme a un avvocato del Comune, referente di una società sportiva per il quale era stato apparecchiato un appalto su misura, aveva convocato, per blandirlo e insieme per avvertirlo, il colonnello della Finanza che poi ha dovuto arrestarlo, tanto che il magistrato lo ha definito «soggetto autoritario» e lo ha mandato in carcere nel timore che potesse tentare di intimidire chi investigava su di lui.

Quanto a Bonafede, consigliere comunale di Pozzallo, paese di immigrazione clandestina vicino a Ragusa, lo hanno beccato con venti chili di hashish e marijuana mentre si imbarcava su un traghetto per Malta, e ha avuto la faccia tosta di sostenere che gli serviva per uso personale. Di Graziano poi, presidente regionale del partito in Campania, e della storia del palazzo garibaldino di Santa Maria Capua Vetere, da restaurare con un appalto tangentizio, si sa. Il complice, anche in questo caso, era un sindaco arrestato, in rapporti con la camorra.

Si dirà che non bisogna generalizzare, ogni famiglia ha la sua pecora nera, e sarà pure così, ma qui è diventato un gregge che s’ingegna e ne combina di ogni tipo. E quando si passa da uno scandalo al mese a quasi uno al giorno, quando i sintomi si manifestano in tutto il corpo e non solo in una sua parte, quando i metodi sono gli stessi, da Napoli a Lodi, che bisogna pensare? Che partito è quello in cui in una settimana saltano fuori un oliatore di fondi pubblici in combutta con un sindaco corrotto, uno spacciatore di droga che sta in consiglio comunale come secondo mestiere e un cucitore di appalti prêt-à-porter? Renzi forse non ha fatto in tempo a conoscere, né poteva immaginare, proiettato com’è stato, in poche settimane, dalla segreteria al governo, in che modo è ridotta la periferia del partito, di che pasta sono fatti i quadri a cui è affidata l’amministrazione degli enti locali. È da questo insieme ormai irriconoscibile, senza più quasi nulla delle vecchie matrici democristiana e comunista da cui il Pd ebbe origine, che emerge, ormai tutti i giorni, alla vigilia delle elezioni amministrative, una questione morale grande come una casa: con la quale Renzi deve necessariamente, subito, fare i conti.

vivicentro.it-politica / Pd, una emergenza da affrontare senza ritardi MARCELLO SORGI

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La prossima riga della favola

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Favola – Caro Leicester, non deluderci anche tu.

La prossima riga della favola. Gli uomini sono assetati di storie di riscatto che oggi la tecnologia trasmette in un battito di ciglia al mondo intero, suscitando passioni collettive travolgenti e altrettanto travolgenti delusioni. Abbiamo visto aziende, che erano nate per scardinare le regole del gioco, costringere i dipendenti a orari infami per paghe da schiavi. E abbiamo visto movimenti politici che erano sorti per opporsi al sistema dominante andare a cena coi banchieri alla velocità della luce.

Ci siamo riempiti gli orecchi e il cuore di «Yes we can» e rottamazioni assortite per poi accorgerci che a comandare erano più o meno gli stessi di prima. E di troppe cenerentole abbiamo festeggiato il matrimonio col principe azzurro, salvo scoprire che proprio nell’ultima riga della favola – «e vissero felici e contenti» – si nascondeva la trappola della normalizzazione che sempre infrange le illusioni sugli scogli della realtà.

Ora sull’onda ci sei tu, Leicester caro. Persino chi non sa nulla di pallone ti ha caricato sulle spalle il peso dei suoi sogni di rivincita. La riscossa dei falliti, degli incompresi e degli esclusi che insieme trovano l’alchimia per sovvertire ogni schema prestabilito. Chissà se ti lascerai corrompere dalle seduzioni del potere come tanti prima di te. I soldi degli sponsor, i riflettori dei media, la popolarità planetaria che titillerebbe anche l’ego di un santo sono trappole che quel vecchio saggio del tuo allenatore cercherà di disinnescare. Ci riuscirà? Riuscirà a farti restare forte senza farti dimenticare i valori che ti hanno reso diverso?

vivicentro.it-opinioni / La prossima riga della favola MASSIMO GRAMELLINI

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Caivano, il condominio degli orrori

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CAIVANO – Prima Antonio, 4 anni, poi Chicca, 6 anni: morti precipitando dallo stesso palazzo in un quartiere difficile di Napoli. Mentre l’inchiesta procede, viaggio al Parco Verde. Dove i bambini non si vedono mai

CAIVANO, NAPOLI. Nella penombra c’è un irriconoscibile Padre Pio alto due metri. È una statua di ghisa, il grigio lucido sfuma nel grigio tetro dell’androne, niente fiori né lampade. Tutto sembra buio. Cupo. Paradossale. Che ci fa un santo nel palazzo dell’orrore? All’esterno, sull’altro lato, dal sesto piano cadde il 27 aprile 2013 un bambino di quattro anni, Antonio Giglio, portava forse anche il destino nel cognome. Nel rione dell’innocenza violata, si è capito che non era una disgrazia solo un anno dopo. Il 24 giugno 2014. Quando precipita dal sesto o terzo piano, stesso edificio, stesso lato, stesso volo, una bambina: Fortuna Loffredo, detta Chicca, anni sei. Segnata da «violenze sessuali ripetute». Tutt’e due lanciati nel vuoto dal ballatoio. Tutt’e due senza una scarpa. La sinistra.

Si ritorna nell’isolato 3 C di via Circumvallazione Ovest, civico 4. Con la stessa ipocrisia di chi piazza un santo nel palazzo di killer e pedofili, è l’indirizzo del ghetto chiamato Parco Verde a Caivano, area nord di Napoli. Non solo bimbi violentati e uccisi, siamo nel primo mercato al dettaglio della droga, per affluenza e prezzi bassi il discount italiano di coca, eroina, marijuana. Le sentinelle hanno già dato l’allarme, c’è un estraneo. Un poliziotto, un ufficiale giudiziario, un giornalista imprudente, chi sarà mai? Dall’ultimo piano del palazzo di fronte che vigila su questo, il segnale è un urlo d’intesa. Jesci, Marì. Esci Maria, per dire: Attenti tutti.

Entra invece una donna bassa, tonda, sembra bionda, ravvolta in una sciarpona nera. Tiene strette per le mani due bambine. «Buongiorno, signora». Non risponde. Spinge svelta le figlie in ascensore. Tutti hanno paura di tutti. Come Mimma Guardato, la mamma di Chicca. «Ho paura che mi ammazzino gli altri due bambini». È fuggita ancora prima di subire un divieto di dimora, accusata dai pm Marco Del Gaudio e Ida Teresi e dai carabinieri di Caserta. Avrebbe tentato di spacciare euro falsi. Gliene aveva dati 500 l’ultimo compagno. La banda Napoli Group smista in Europa il 90 per cento di valuta falsificata. Mimma è vicino a Ravenna, così dice al telefono. «Non vedo l’ora che sia arrestato l’assassino. Finché è libero tremo per gli altri. Giovanni ha 12 anni, ha saputo la verità dalla psicologa. Alessio ne ha 4, mi domanda sempre quando uscirà la sorellina dall’ospedale».

Mimma ha avuto tre bambini da due diversi compagni. Il primo scarcerato qualche giorno fa, vendeva cd falsi. Il secondo è tornato in cella. Nel Parco Verde ruotano 300 detenuti ai domiciliari, 300 gli arresti nel 2014, dieci milioni il giro annuo di affari. La prima delle 13 piazze di spaccio (capo Antonio Ciccarelli, Tonino a’ Munnezza, arrestato dalla polizia) incassa 70 mila euro al mese.

La camorra è infastidita: dopo due delitti in sei mesi, l’orrore dei bambini violentati porta la polizia sul nuovo mercato della droga. Parco verde ha rilevato il traffico di Scampia. Arrivano con i bus della Ctp e in taxi dalla stazione di Napoli i clienti anche da altre regioni. Si fermano solo i disperati a parlare. Uno scende dal pullman con un televisore. Un pallore che scava l’anima. Non ha soldi per l’eroina. Pensa di parlare con un altro cliente. Si nasconde nel cappuccio grigio del giubbone. «Ho portato questo, non ho niente altro». Tenta il baratto.

Nel verde stinto dei viali non si vedono bambini, nessuno che scenda a giocare. «Vedrete, quanti altri casi di abusi. È un fenomeno pazzesco al Parco Verde». È anche il tormento di Mimma Guardato, «non vivo da quel giorno». Le voci del Parco Verde insinuano un’infanzia sofferta anche per Mimma. Ma lei nega. «Il mio primo uomo è stato il mio primo amore». Pietro Loffredo, il papà di Chicca. Mimma preferisce parlare dei suoi sospetti. «Era così felice e orgogliosa di quelle scarpine. Con brillantini e fiorellini. Con i lacci, come le “scarpe delle schiave”, le conosce? Gliele comprai per il battesimo del cuginetto. Una le fu tolta, come al bambino Antonio, e non è stata più trovata. Dice niente, questo?».

Immagina l’assassino. «Non l’ho detto finora a nessuno, non ho le prove.Ho solo i miei pensieri. In 15 minuti, in quel buco maledetto di tempo, da quando è uscita di casa fino a quando è finita giù, non poteva essere una mano sola ad ucciderla». Un uomo, una donna, chi secondo lei? «Un uomo e una donna, può essere, ma voglio saperlo».

Nell’isolato 3 scala C la musica ad alto volume copre le voci, un odore di minestrone con cipolla arriva fino al quarto piano, dove abbaia un cane ma nessuno apre. Abita un fabbro. Silenzio al terzo e al sesto, dove sono appena passati i carabinieri portando via due uomini, uno accusato di pedofilia su una bambina di 12 anni, uno di spaccio di droga. È la cronaca che accende i fari su due alloggi, tra i 31 dell’edificio. Sfiora l’indagine sulla morte di Chicca e di Antonio con incroci suggestivi. Tracce, ombre, niente di più. Vediamo come.

Al sesto piano abita Marianna Fabozzi, ma lei non si vede dal giorno della morte di Chicca. Il suo compagno è dentro per spaccio, uno dei 22 arrestati nella retata del capitano Pierangelo Iannicca e del tenente Aldo Di Foggia, 1° febbraio. Chi è Marianna? È la madre di Antonio Giglio, il bambino morto nel 2013. Non solo, è lei che ha visto per ultima Chicca. Ha raccontato: «Venne da me, la mia bambina di tre anni disse che non voleva giocare, e Fortuna se ne andò. Dopo poco ho sentito urlare, “Fortuna sta male”… Ho sentito un tonfo. Non sono scesa perché ho ancora il ricordo di Antonio».

Al terzo piano abita il primo soccorritore di Chicca. Ha 38 anni. Niente nome. Le microspie lo accusano di abusi su una dodicenne. A lui il gip Alessandro Buccino Grimaldi attribuisce «dopo la morte di Fortuna un comportamento anomalo, fornendo sulla madre della bambina morta alcuni dettagli risultati falsi».

Mimma aveva portato la bimba dalla pediatra. Strani bruciori alle parti intime. La specialista dice di aver rilevato solo febbre. L’autopsia dà riscontri certi: «abusi sessuali cronici» fino a due settimane dalla fine. Sulla morte dei bambini indaga la Procura di Napoli Nord. Il capo Francesco Greco è magistrato pacato ma inflessibile, dirigeva l’Antimafia. Ha delegato i pm Federico Bisceglia, esperto di rifiuti, e una collega giovane ma molto tenace, Claudia Maone, che gira anche per le scuole in un piano di informazione. Greco con i carabinieri di Napoli, Casoria e Caivano ha coinvolto i Ris di Roma per studiare profili psicologici, disegni dei bambini, scritte, tutto. La svolta sembra imminente, anche se c’è stata omertà al Parco Verde, dove solo i muri parlano. Sono la lavagna di amori e vergogne: frasi tenere ma anche rivelazioni imbarazzanti. Viviana, dalle scritte in spray, sembra molto vivace. «Sono bambini nelle forme. Ma adultizzati. Crescono nell’omertà. Già attrezzati a mentire», c’è stupore tra gli inquirenti.

Non è sorpresa Donatella Palma, presidente di Npia, Neuropsichiatri infantili associati, profondo impegno nelle aree degradate. «Gli abusi sono frequenti ovunque: 70 per cento in ambito familiare, 20 parentale, 10 di estranei. Dal Parco Verde alle zone bene. Vi sono ottimi studi del Centro Toniolo di Napoli. Nelle aree degradate sono terribilmente diffuse le molestie per la promicuità».

Al Parco Verde in 750 alloggi vivono quattromila persone, ma c’è chi ne rileva in alcune ore novemila, calcolando i gregari delle piazze di spaccio. Donatella Palma denuncia il degrado morale, «perché il genitore non fa il genitore, la promicuità è regola, si riduce la spesa sociale, quindi gli insegnanti di sostegno, come gli spazi liberi al di fuori della scuola. Storie desolanti, ricordo il caso di una donna che per 50 euro a sera faceva giocare gli adulti dello stesso palazzo con i suoi bambini di 5, 7 e 9 anni. Gli uomini sono stati poi arrestati».

Le donne non lavorano, al Parco Verde, passano da un compagno all’altro, si prostituiscono per una borsa con gli anziani dello stesso Parco Verde, raccontano. I bambini sono traumatizzati. Chicca, secondo il centro Airi di Aversa, aveva «ritardo nell’apprendimento». Ma sognava una vita da diva, come dimostrano il taglio dei capelli e le eccentriche scarpine. Angelo Pisani, avvocato della famiglia di Chicca, è anche presidente di Noi Consumatori. Ha tirato fuori dal carcere il padre della bambina. «I magistrati stanno lavorando bene. Al contrario di quelli che vanno in tv, questo non è un giallo dimenticato, ma discriminato. Per la miseria del contesto sociale. Lo Stato non interviene. Questi abusi dilaganti, queste morti misteriose, ho sentito persino che nove anni fa cadde un altro bambino: tutto fa rabbrividire. Le violenze sono un fenomeno che qui sembra persino accettato. Ma i bimbi sono i genitori di domani. Immagino la loro società. Manca anche la Chiesa, che segue altre emergenze». Dei vecchi casi, ora, si occupa la Prucura dei minori.

Il parroco del Parco Verde è don Maurizio Patriciello, il megafono della Terra dei Fuochi. Ai funerali di Chicca fece una dura omelia. «Chiamatemi quando mi passerà la febbre» dice oggi. Non ama parlare del condominio dell’orrore. Si sta occupando dei fondi da ottenere per l’inquinamento. E il ghetto dei bambini non è una bella immagine. «Non vedo l’ora che prendano l’assassino: ho paura per gli altri miei due figli»

vivicentro.it-sud-cronaca / Caivano, il condominio degli orrori (Antonio Corbo)

Ischia: nessun cambio in panchina, confermato Porta

ischia isolaverde COMUNICATI

La S.S. Ischia Isolaverde, nel comunicare di aver confermato la fiducia al tecnico Antonio Porta, che dunque chiuderà la stagione sportiva alla guida della prima squadra, sottolinea che la decisione è stata adottata dal club in maniera univoca dopo attenta valutazione e dopo un confronto avuto con la squadra. La Società ribadisce che la conferma di Porta è consequenziale al programma tecnico che prevede la disputa dei play-out nelle migliori condizioni possibili.

Campionato Berretti: l’Ischia termina la stagione con un pareggio in casa della capolista Arezzo

Logo-ischia-isolaverde-BERRETTI

L’Ischia Isolaverde termina la stagione con un pareggio,in casa della capolista Arezzo. Un match che vede entrambe le squadre in campo con nessuna motivazione di classifica. Nel primo tempo poche occasioni da gol per entrambe le formazioni.; da segnalare soltanto l’espulsione del tecnico dei gialloblu mister Numerato. La prima frazione di gioco sembra terminare a reti bianche,ma i padroni di casa trovano il gol del vantaggio con Benucci. Nella ripresa nonostante l’Ischia si trovi senza il suo tecnico in panchina,per l’espulsione rimediata nel primo tempo,al 15′ trovano la rete del pareggio con De Clemente appena entrato dalla panchina,che ristabilisce il risultato sul 1-1. Non accade più nulla fino al termine del match,che vede le due formazioni chiudere la stagione con un pareggio. L’Ischia saluta il proprio campionato,piazzandosi al 10 posto in classifica a quota 35.

Arezzo 1

Ischia Isolaverde 1

Arezzo: Maffetti,Bernardini,Arcaba,Magara,Bonfini,Zammuto,Rampelli,Benucci,Romagnoli,Dai Pra,Galantini. A disp. Garbinesi,Brunetti,Pauselli,D’Abbrunzo,Bozzi,Dainocci,Tacunzio,Tesi,Cusin. All. Alessandria.

Ischia Isolaverde: D’Errico,Vorzillo,Petruccio,Esempio,Todisco,Miranda,Di Bello,Borrelli,Romano,Passariello,Coppola. A disp. Vincenzi,De Clemente,Gonzales. All. Numerato.

Arbitro: Ologhola di Firenza

Reti: 48 p.t Benucci, 15′ s.t. De Clemente

Note Espulso Numerato per proteste.

Risultati Girone C

Virtus Lanciano- Avellino 3-4

Arezzo- Ischia 1-1

Tuttocuoio- Juve Stabia 3-1

L’Aquila- Lupa. C. Romani 0-0

Pontedera-Pisa 1-3

Robur Siena- Salernitana 1-3

Paganese-Teramo 4-1

Riposa Lupa Roma

Classifica: Arezzo 65, Tuttocuoio 61, Teramo 52, Pisa 47, Paganese 46, Lupa Roma 45, L’Aquila 43, Juve Stabia 42,Siena 39, Ischia Isolaverde 35, Lupa Castelli 26, Virtus Lanciano 25, Salernitana 21, Avellino 20, Pontedera 18.

I quiz INVALSI servono a ben poco, per cui andrebbero superati

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: INVALSI

Puntuale come Sanremo, ogni anno, nel mese di maggio, ritorna pure il dottor INVALSI *. Ma a che serve, visto che la situazione non è affatto migliorata, anzi peggiora ulteriormente ogni anno che passa? In questo caso, il malato sarebbe la scuola italiana, ma i medici (ovvero il dottor INVALSI, che poi sarebbe il MIUR) non sono assolutamente in condizione di formulare la diagnosi esatta e tantomeno di suggerire la terapia più efficace per debellare il virus.

Mi sorge spontaneo il dubbio che il virus possa appartenere al ceppo dello stesso INVALSI. In sostanza, il virus del morbo potrebbe addirittura essere (paradossalmente) il medico che dovrebbe debellarlo.

I test INVALSI sono inadeguati ai tempi, se non altro perché oggi non basta monitorare e valutare (in termini statistici) gli standard generali di apprendimento degli alunni e la qualità delle scuole, ma servirebbe anche saper accertare se i discenti, oltre a studiare ed imparare la grammatica italiana e la matematica, sono educati ai valori della cittadinanza attiva. E per verificare simili aspetti formativi, i quiz INVALSI servono a ben poco, per cui andrebbero superati.

vivicentro.it-sud-opinioni / I quiz INVALSI servono a ben poco, per cui andrebbero superati (Lucio Garofalo)

  • Il test INVALSI (o Prova Nazionale[1]) è una prova scritta che ha lo scopo di valutare i livelli di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado[2]. I contenuti dei test sono realizzati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INVALSI).

Introdotto con la legge n. 176 del 25 ottobre 2007, il test è suddiviso in due parti fino all’anno scolastico 2014/2015:

  • Prova di Matematica
  • Prova di Italiano

È stato somministrato per la prima volta, a scopo puramente statistico, nell’Esame di Stato 2007-2008.

Dal 2009, la prova concorre nella valutazione finale dell’esame del primo ciclo d’istruzione.

La prova del 2010 è stata caratterizzata da un generale abbassamento del livello degli studenti, soprattutto nella matematica, con conseguente riduzione dei voti finali degli esaminati. La riduzione è stata in parte imputata anche alla difficoltà del Test.

Critiche
La reale efficacia del test è stata sottoposta a diverse critiche.

Comparabilità tra diverse situazioni e aree geografiche
Una delle critiche riguarda l’efficacia comparativa dei risultati conseguiti dagli allievi nelle diverse realtà, a seguito di irregolarità nella somministrazione dei test. Il sociologo Luca Ricolfi, ad esempio, ha valutato le percentuali di irregolarità nella somministrazione in base a quelle che definisce come diverse aree geopolitiche, ravvisando differenze che si ripercuotono pesantemente sulla genuinità e la comparabilità dei risultati: nell’effettuazione delle prove, l’intromissione di docenti “compiacenti” nei confronti degli allievi raggiungerebbe percentuali più alte nelle scuole dell’Italia centro-meridionale (20%, con una punta di quasi il 30% in Calabria, Sicilia e Campania”) rispetto alle aree settentrionali del paese (tra il 2 e il 5%). L’alterazione indotta sul test da simili comportamenti vanificherebbe quindi la possibilità di utilizzarne i risultati in un’ottica comparativa. Lo stesso Ricolfi ha suggerito che, prendendo spunto da quanto succede in altri paesi europei, i test siano gestiti e somministrati da personale dell’Invalsi, che dovrebbe dotarsi allo scopo di una “rete nazionale di rilevatori professionisti”, un’opzione il cui costo non è specificato, ma definito “modestissimo” dal proponente.

Pistocchi: “Sarri controproducente rispetto al comunicato di pochi giorni fa”

Maurizio Pistocchi, giornalista di Premium Sport, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Crc. Ecco quanto evidenziato:
Sarri ha dichiarato nel post partita di ieri che con De Laurentiis non parla da un mese in quanto il suo contratto verrà discusso a fine stagione. Dichiarazioni, in un certo senso, controproducenti rispetto a quanto riferito dal comunicato della società un giorno prima. Non vi è stata unità di intenti ed è un segnale preoccupante. Il Napoli, ultimamente, sembra mancare di concretezza e in un campionato come questo non ti puoi permettere di fallire le tante occasioni che ti capitano”.

Cori contro i napoletani, arriva la decisione del giudice sportivo

Archiviato il turno di campionato con le vittorie di Roma e Napoli sono state comunicate, sul sito ufficiale della Lega Serie A, le decisioni del giudice sportivo inerenti agli episodi accaduti nella 36 giornata.
Maggiore riguardo per quanto verificatosi allo stadio Luigi Ferraris nel corso del match tra Genoa e Roma, dove, nel corso dell’ intervallo, i tifosi romanisti hanno rivolto i soliti cori ingiuriosi contro Napoli e i napoletani. La società giallorossa è stata multata come si evince dal comunicato:
“Ammenda di € 15.000,00 : alla Soc. ROMA per avere suoi sostenitori, nel corso del primo tempo, intonato cori insultanti per motivi d’origine territoriale”.

Da Legaseria.it

De Maggio: “Scandaloso che in tribuna stampa si debba lavorare con l’ ombrello”

Da diverso tempo si parla del restyling dello Stadio San Paolo che ormai verte in condizioni davvero deplorevoli. A Radio Kiss Kiss, durante la trasmissione Radio Gol,  il conduttore  Valter De Maggio ha espresso le sue considerazioni proprio riguardo la scarsa sicurezza dell’ impianto:
E’ uno scandalo vedere giornalisti che, in tribuna stampa, lavorano con l’ ombrello. È un pericolo lavorare sotto la pioggia laddove vi sono cavi e computer. Il rischio maggiore lo corrono i tecnici che lavorano proprio con la corrente: se si va avanti così qualcuno ci lascia la pelle. Lasciatemelo dire: le coperture del San Paolo sono una vera schifezza. Urge un intervento al più presto perché si corre il rischio che qualcuno possa morire in tribuna stampa”.

Di Marzio: “Primi contatti per Mammana. Complicata la pista Sportiello”

Gianluca Di Marzio, noto giornalista di Sky ed esperto di calciomercato, è intervenuto ai microfoni di Radio Marte nel corso della trasmissione Marte Sport Live per fare il punto sulle diverse voci di mercato che circolano in queste ore in casa Napoli. Ecco quanto evidenziato:
Mammana? C’ è stata una prima offerta del Napoli intorno ai 6 milioni più tasse spedita al mittente da River Plate; più che un offerta vera e propria si è trattato di un primo approccio per capire se vi siano dei margini per la trattativa. La settimana prossima potrebbe esserci un incontro con gli agenti del giocatore.
Su Sportiello credo non sia fattibile nell’ immediato soprattutto considerando il fatto che Pepe Reina sarà titolare anche nella prossima stagione. Il portiere dell’ Atalanta ha tutte le qualità per fare bene da titolare in qualsiasi squadra e va certamente tenuto in considerazione per il futuro. Inoltre rientrerà dal prestito alla Fiorentina Luigi Sepe.
Musacchio per la difesa? Qui il discorso è legato agli attuali centrali del Napoli, ovvero Albiol e Koulibaly. L’ agente di quest’ ultimo ha incontrato la società nei giorni scorsi senza giungere ad un accordo concreto. La situazione va monitorata visto che vi sono molti top club alla finestra: al momento pare che Ancelotti abbia messo fortemente gli occhi su di lui”.

SONDAGGIO Vivicentro – I giornalisti votano i migliori azzurri della stagione

Tutto quello che c’è da sapere sul sondaggio

Due anni e due successi strepitosi, ora il sondaggio si ripete. La prima edizione fu vinta da Josè Maria Callejon, la seconda da Manolo Gabbiadini. La redazione di Vivicentro.it vuole premiare il migliore della stagione del Napoli, con una targa, che verrà consegnata per la fine di questo campionato. Il podio e quindi il vincitore del premio, sarà scelto dai giornalisti che verranno raggiunti di volta in volta ed esprimeranno il proprio giudizio attraverso 3 nomi. Agli stessi sarà assegnato un punteggio: 1 punto per il terzo nome, 2 per il secondo nome e 3 per il primo nome. Ci saranno aggiornamenti durante lo svolgimento del sondaggio e tutto sarà riportato in maniera fedele all’interno di articoli presenti sul giornale. Dal 3 maggio all’11 maggio, si parte oggi…

a cura di Ciro Novellino

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De Laurentiis: “Nessun calo, stessi punti dell’andata e sullo stadio…”

Le sue parole

Queste le parole di Aurelio De Laurentiis ai microfoni di Kiss Kiss Napoli:

Hai già fatto qualcosa per l’anno prossimo. “Sì, ma c’è da fare molto. Se andiamo diretti faremo moltissimo, altrimenti faremo lo stesso. Vediamo come finirà il campionato…”

Un messaggio ai tifosi in chiusura. “Sono straordinari, lavoro per voi, stiamo uniti per queste due settimane e facciamo sentire la nostra presenza. Numerosi anche per l’ultima giornata, io credo che farò indossare la maglia dell’anno prossimo. Faremo una cosa che non abbiamo mai fatto”.

Ieri pioveva, in tanti con gli ombrelli. Servono i lavori al San Paolo. “De Magistris è una brava persona, ha voglia i fare, ma credo che prima di ottobre non inizierà nulla. Non a caso i cantieri non apriranno subito dopo il campionato… io gli ho chiesto di fare delle cose, io sono rapido, innovativo, ma credo che dovremo vergognarci quando Rummenigge verrà da noi. Ieri con i tecnici abbiamo visto dove poter intervenire subito per averlo in condizioni accettabili. Renzi però per queste situazioni dovrebbe scegliere 3 manager per le principali città, non contestando il sindaco, ma dandogli i poteri di operare al di là dei vari vincoli. Bisogna recuperare il tempo perduto, ma al di là dei partiti e dei nomi, nessuno potrà fare nulla per le città”

Crotone in A, Beneveno in B. Il Sud in fermento. “Il Sud è sempre stato calcisticamente pieno di opportunità, mi dispiace per il Savoia, essendo noi originari di Torre Annunziata. Ogni volta mi chiedono se voglio prenderlo,ma ho già una grande opportunità per il Napoli che ha la mia priorità e c’è tantissimo da lavorare”.

La presenza di Renzi è un segnale per tutta la città? “Sì, bisogna far ripartire il Sud. Non è vero però che a Napoli non si può lavorare e c’è una fuga di imprenditori, diciamo che non hanno mai fatto nulla per il Sud. Ora è Renzi a dover trovare opportunità legislative per aiutare fiscalmente il Sud”. Bagnoli è un tema importante. “Sono tante pepite d’oro insieme, una volta bonifica può essere fondamentale per la città. Lì si potrebbe fare un centro per il Napoli giovanile. In Lega discutevamo di elevare le giovanili per far diventare la Primavera una seconda squadra col massimo di 23 anni. Si potrebbe fare un centro con tutte le affiliazioni, 35mila ragazzi. Non sarebbe solo simbolico, lo sport è costruttivo”.

100 gol raggiunti in stagione, sono numeri importanti. “Sì, ma mia mamma mi diceva ‘non sei mai contento’? Le nuove generazioni sono così ed io mi ritengo della nuova generazione. Non mi accontento mai ed interpreto anche i tifosi”.

Per quanto espresso il Napoli merita il secondo posto. “Sì, se analizziamo la prima parte quando eravamo primi, nella seconda abbiamo lo stesso numero di punti, quindi non siamo venuti meno noi, ma altri hanno fatto una rimonta con una crescita straordinaria. Come punteggio siamo lì, ma anche come gol, se pensiamo che l’anno scorso questi gol li abbiamo fatti anche in Europa League. C’è un sintonia importante, io sono estremamente soddisfatto, ma non posso convincere tutti”.

Vittoria molto bella ieri con l’Atalanta. “Una vittoria importante, ora ne rimangono due e ci giochiamo l’entrata diretta in Champions rispetto alla Roma”.