12.4 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6295

D’Alessio: “Ho parlato con De Laurentiis, pago di tasca mia”

Le sue parole

Gigi D’Alessio ha rilasciato un’intervista a Il Mattino:

Com’è andata la chiacchierata con De Laurentiis? «Bene, ho trovato Aurelio disteso, non certo allineato con certi toni catastrofisti che questa vicenda sta alimentando in chi vorrebbe vietare lo stadio ai concerti. Ma è impossibile: se San Siro e l’Olimpico sono concessi regolarmente, non si spiegherebbe perché a Napoli non si può fare».

Torniamo alla telefonata? «Da professionista del palcoscenico, da manager di me stesso, ho rassicurato il presidente: credo che il prato abbia solo bisogno di un po’ di tempo per riprendersi, ma, in ogni caso, abbiamo firmato un contratto, stipulato un’assicurazione: il manto erboso tornerà allo stato di prima».

Si rischia una guerra tra agronomi, il vostro e quello della Lega calcio? «Non so, vedremo che cosà dirà il tecnico atteso oggi. A me assicurano che il terreno sotto la protezione e sotto il peso del palco ha bisogno di aria, acqua e tempo per riprendersi, altrimenti, lo ripeto, provvederò di tasca mia. Il problema vero, però, non è usare il San Paolo per la musica, ma che si usa troppo poco: l’anno scorso Vasco e Jovanotti, quest’anno addirittura solo io. A Milano, San Siro, gli organizzatori di Pausini, Pooh, Modà, Springsteen, Rihanna, Beyoncé possono mettere un tot a testa e alla fine rifare il prato. A Roma, Olimpico, sarebbero bastati i quattro show di Vasco Rossi».

Euro 2016 Ottavi di Finale, seconda giornata. Oggi Gara 7-5-4

Oggi, domenica 26 giugno, tocca al secondo gruppo di incontri per Euro 2016 ottavi di finale. In campo oggi pomeriggio i padroni di casa della Francia a seguire Germania ed infine il Belgio.

Ecco le partite di oggi su Rai e Sky. Lo streaming degli ottavi è disponibile su Sky Go e Sky On Line per abbonati. Per la partita trasmessa dalla Rai lo streaming gratuito ed è visibile anche su www.rai1.rai.it

Questo il cartellone di oggi: squadre, campo, orari e Gara di riferimento per stilare poi gli incontri nei quarti.

Domenica 26 giugno
Gara 7: Francia vs Irlanda (15.00, Parc Ol, Lione) 2-1
Gara 5: Germania vs Slovacchia (18.00, Stade Pierre Mauroy, Lille) 3-0
Gara 4: Ungheria vs Belgio (ore 21.00, Stadium Municipal, Tolosa) 0-4

 Chi vince accede ai quarti di finale.

L’Irlanda ritrova la Francia dopo la sfida del 2009 decisa dalla mano di Henry, Deschamps però non teme la vendetta: “Pensiamo al presente”. Polemica per i biglietti.

Gara 7: Francia vs Irlanda (15.00, Parc Ol, Lione) – conclusa 2-1

Euro 2016 Ottavi di finale 26 giugno Francia vs IrlandaOggi pomeriggio a Lione la Francia, prima classificata nel gruppo A,  affronta l’Irlanda (giunta 3^ nel girone E) nel 4° degli 8 incontri ad eliminazione diretta valevoli per gli ottavi di finale dei campionati europei di calcio Uefa 2016.

La vincente di questa sfida è attesa nei quarti da una tra Inghilterra e Islanda. Sul significato della partita, nelle ore di vigilia, attraverso il sito ufficiale https://www.uefa.com, Mr Didier Deschamps, allenatore dei francesi, padroni di casa, ha glissato sulla partita del 2009, quando un evidente tocco di mano di Henry regalò i Mondiali ai Galletti escludendo l’Irlanda di Trapattoni da Sudafrica 2010, e – forse per esorcizzarlo-  ha detto:

Nel calcio non esistono le vendette e non credo proprio che peserà. Noi penseremo al presente e altrettanto faranno gli irlandesi”.

A preoccupare, semmai, sono le condizione del terreno di gioco sul quale si giocherà oggi: “Non capisco, in Francia costruiscono stadi così belli e poi non pensano ai prati…”.

e poi ha affermato:

“Ai massimi livelli bisogna saper difendere, ma per vincere bisogna fare un gol di più dell’avversario, altrimenti si va ai rigori. Abbiamo lavorato molto, correggendo gli eventuali problemi difensivi e cercando di essere solidi al massimo. Abbiamo preso solo un gol nelle prime tre partite, peraltro su rigore. Dobbiamo andare avanti così”.

Intanto, sul fronte opposto, sempre attraverso il sito web Uefa.com, anche Mr Martin O’ Neill, commissario tecnico dell’Eire, ha glissato su quanto accaduto nel 2009 e preferisce mette nel mirino il trattamento ricevuto dai tifosi irlandesi in Francia:

“So bene quanti biglietti sono stati riservati ai nostri. Lo stadio è molto grande e riservare solo cinquemila posti ai tifosi di una squadra che va a giocarsi l’ottavo di finale non è giusto”.

Il tutto senza considerare i tre giorni di riposo supplementari di cui hanno potuto godere i padroni di casa rispetto alla sua Irlanda: “Non è equilibrato, ma noi ci siamo qualificati per ultimi e lo dobbiamo accettare”.

comunque, ha aggiunto:

“Sappiamo che stiamo andando a sfidare dei top-player in ogni parte del campo e sarà dura”. E poi aggiunge: “Non vogliamo uscire senza aver lottato. Ci proveremo fino alla fine, perché sento che possiamo fare qualcosa di buono”.

A soffermarsi su quanto accaduto nel 2009 invece è Robbie Keane che quella partita la giocò da protagonista, segnando anche un goal:

“Sì, ero lì. Ho segnato, mi sono infuriato. Ma in questi giorni non ho pensato nemmeno per un secondo a quella sfida. Quanti anni son passati? Sette. Diavolo, andiamo avanti».

Ora infatti il sogno è un altro:

Penso che si giochi a pallone per sfide come questa. Ci batteremo contro un altro top team dopo l’Italia. Non sarebbe bello buttar fuori i padroni di casa?”.

Ed ora, in attesa del match tra Francia e Irlanda, ecco le probabili formazioni – quelle ufficiali verranno comunicate dopo le ore 14.30.

FRANCIA (4-3-3): Loris; Sagna, Rami, Koscielny, Evra; Pogba, Kanté, Matuidi; Griezmann, Giroud, Payet.

  • In panchina: Mandanda, Costil, Jallet, Mangala, Digne, Umtiti, Cabaye, Schneiderlin, Sissoko, Gignac, Martial, Coman.
  • Allenatore: Deschamps.
  • Diffidati: Giroud, Kantè, Rami, Koscielny.

IRLANDA (4-4-2): Randolph; Coleman, Duffy, Keogh, Ward; Hendrick, McCarthy, Brady. McClean; Murphy Long. Allenatore: O’Neill.

  • In panchina: Westwood, Given, Christie, Clark, Quinn, O’ Shea, Whelan, Mc Geady, Meyler, Keane, Hoolahan, Walters.
  • Allenatore: O’Neill.
  • Diffidati: Hendrick, McCarthy, Whelan, Ward.

Arbitro: Nicola Rizzoli (Italia).

  • Guardalinee: Elenito Di Liberatore e Mauro Tonolini (Italia).
  • Quarto uomo: Aleksei Kulbakov (Bulgaria).
  • Arbitri di porta: Daniele Orsato e Antonio Damato (Italia).

Calcio d’inizio ore 15. Come seguire il match in tempo reale: tv, piattaforma satellitare Sky; web, cronaca diretta online minuto per minuto su Sportflash24.it.  In alternativa, aggiornamenti Radio 1 Rai.


Stasera a Lille la Germania, prima classificata nel gruppo C,  affronta la Slovacchia (giunta 3^ nel girone B) nel 5° degli 8 incontri ad eliminazione diretta valevoli per gli ottavi di finale dei campionati europei di calcio Uefa Euro 2016.

Gara 5: Germania vs Slovacchia (18.00, Stade Pierre Mauroy, Lille) 3-0

Euro 2016 Ottavi di finale 26 giugno Germania vs SlovacchiaE’ una delle gare teoricamente più sbilanciate della parte destra del tabellone, Germania-Slovacchia interessa indirettamente anche l’Italia: chi uscirà vivo dalla sfida di Lilla affronterà ai quarti di finale la vincente della gara tra gli azzurri e la Spagna.

 La Germania ritroverà l’ultima squadra che l’ha battuta: la Slovacchia. Marek Hamsik e compagni, lo scorso 29 maggio, ad Augusta, le hanno inflitto un 3-1 assolutamente imprevedibile e imprevisto, del tutto sorprendente; un risultato che l’ha riportata – per una sera almeno – con i piedi per terra. I campioni del mondo in carica guidati da Joachim Loew hanno fatto tesoro di quel tracollo, ma non l’hanno dimenticato. Meditano vendetta, dunque, nell’ottavo di finale di Euro 2016, una partita da dentro o fuori, di quelle che non lasciano scampo e che esaltano l’indole dei tedeschi.

Favorita, naturalmente, la Germania, dove Gomez si tiene una maglia da titolare dopo il goal realizzato all’Irlanda del Nord nei gironi: il centravanti ancora di proprietà della Fiorentina sarà la punta più avanzata del 4-2-3-1 di Löw, che lascia in panchina Draxler.

La Germania, nei 10 scontri diretti, ha vinto sette volte contro la Slovacchia, perdendo i restanti tre. I tedeschi fanno leva su una difesa impenetrabile, l’unica ancora imbattuta del torneo, dopo il gol subito oggi dalla Polonia contro la Svizzera, ma anche su un sistema di gioco collaudato, che le ha permesso appena due fa in Brasile di salire sul tetto del mondo, in una magica serata nel Maracanà.

Sul significato della partita, nelle ore di vigilia, attraverso il sito ufficiale https://www.uefa.com, Mr Joachim Loew, allenatore dei campioni del mondo, ha affermato:

Siamo consapevoli che (loro, gli slovacchi, ndr) hanno grande qualità e un’ottima difesa. Non avremo molti spazi e per questo motivo sto pensando a uno o due cambiamenti”.

Intanto, sul fronte opposto, sempre attraverso il sito web Uefa.com, Mr Jan Kozak, commissario tecnico degli slovacchi, ha dichiarato:

Dopo aver fallito contro il Galles, abbiamo dovuto superare momenti molto duri. Le partite contro Russia e Inghilterra sono state molto faticose sotto il profilo psicologico e fisico. Loro (i tedeschi, ndr) sono campioni del mondo e hanno un livello altissimo, ma noi ci siamo preparati al meglio affrontando squadre competitive”.

Ed ora, in attesa del match tra Germania e Slovacchia, ecco le probabili formazioni – quelle ufficiali verranno comunicate dopo le ore 17.30.

GERMANIA (4-2-3-1): Neuer; Hector, Hummels, Boateng, Kimmich; Kroos, Khedira; Özil, Müller, Götze; Mario Gomez.

  • In panchina: Leno, ter Stegen, Tah, Mustafi, Höwedes, Schweinsteiger, Can, Weigl, Draxler, Podolski, Sané, Schürrle.
  • Allenatore: Loew.
  • Diffidati: Boateng, Khedira, Özil.

 SLOVACCHIA (4-2-3-1): Kozacik; Pekarik, Skrtel, Durica, Svento; Kucka, Pecovsky; Mak, Hamsik, Weiss; Nemec. In panchina: Mucha, Novota, Salata, Gyomber, Skriniar, Hubocan, Gregus, Hrsovsky, Stoch, Sestak, Duda, Duris.

  • Allenatore: Kozak.
  • Diffidati: Weiss, Durica, Hrosovsky, Mak, Kucka, Skrtel, Pecovsky.

Arbitro: Martin Atkinson (Polonia).

  • Guardalinee: Michael Mullarkey e Stephen Child (Polonia).
  • Arbitri di porta: Michael Oliver e Craig Pawson (Polonia).
  • Quarto uomo: Kuipers (Olanda).

Ungheria vs Belgio (ore 21.00, Stadium Municipal, Tolosa) 0-4

SFIDA DZSUDZSAK-HAZARD

Ungheria e Belgio accedono agli ottavi di finale dopo essere arrivati rispettivamente prima nel Gruppo F e secondo nel Gruppo E. La vincente si scontrerà il primo luglio contro una tra Galles ed Irlanda del Nord.

Nessun problema di formazione nè per Storck nè per Wilmots: nell’Ungheria si punta su Dzsudzsak e Gera, nel Belgio viene confermato a centrocampo Nainggolan.

Storck presenta il tandem difensivo composto da Guzmics e Juhasz, con Lang e Kadar a correre lungo le corsie laterali. Ad Elek e Gera sono affidate le chiavi del centrocampo, con Pinter piazzato qualche metro più avanti.

Capitan Dzsudzsak e Lovrencsics hanno il compito di supportare la manovra d’attacco dagli esterni, Szalai è l’unica punta.

Wilmots risponde con Courtois tra i pali, difeso centralmente da Alderweireld e Vermaelen. Meunier e Verthongen giostrano sulla destra e sulla sinistra. A protezione della difesa sono schierati Nainggolan e Witsel.

Ferreira-Carrasco, De Bruyne ed Hazard giocano a ridosso del terminale offensivo Lukaku. Panchina per Mertens e Benteke.

Ma ora, in attesa del match tra Ungheria e Belgio, ecco le probabili formazioni – quelle ufficiali verranno comunicate dopo le ore 20.30.

UNGHERIA (4-4-2): Kiraly; Lang, Guzmics, Juhasz, Kadar; Elek, Gera, Nagy; Dzsudzsák, Pinter, Lovrencsics; Szalai.

  • In panchina: Dibusz, Gulacsi, Korhut, Fiola, Bese, Elek, Stieber, Nemeth, Bode, Kleinheisler, Nikolic, Priskin.
  • Allenatore: Storck.
  • Diffidati: Tamas, Nemeth, Kleinheiser, Nagy, Dzsudzsák, Juhasz, Kadar, Gera, Guzmics.

BELGIO (4-2-3-1): 1 Courtois; 16 Meunier, 2 Alderweireld, 3 Vermaelen, 5 Vertonghen; 4 Nainggolan, 6 Witsel; 10 Hazard, 7 De Bruyne, 11 Carrasco; 9 R. Lukaku.

  • In panchina: 12 Mignolet, 13 Gillet, 15 Denayer, 18 Kabasele, 21 J. Lukaku, 23 Ciman, 14 Mertens, 8 Fellaini, 19 Dembele, 17 Origi, 20 Benteke, 22 Batshuayi.
  • Allenatore: Wilmots.
  • Diffidati: 3 Vermaelen, 5 Vertonghen, 16 Meunier, 6 Witsel.

Arbitro: Milorad Mažić (Serbia).

  • Guardalinee: Milovan Ristić e Dalibor Djurdjević (Serbia).
  • Arbitri di porta: Danilo Grujić e Nenad Djokić (Serbia).
  • Quarto uomo: Jonas Eriksson (Svezia).

Hamsik e Callejon rinnovano fino al 2020: tutto sugli ingaggi

I dettagli

Josè Maria Callejon e Marek Hamsik vicini al rinnovo. Il mercato del Napoli si sostanzia in due forme. C’è il momento delle trattative per individuare e prendere calciatori, e quello dei rinnovi per alcuni giocatori-simbolo. Nei giorni scorsi il ds Giuntoli ha messo a punto il prolungamento fino al 2020 per Callejon e Hamsik: 2,2 milioni stagionali allo spagnolo, poco più di 3 al capitano. Poi, via via, si andrà a migliorare la situazione contrattuale di Hysaj, Ghoulam, Mertens, Albiol e Higuain. Il Napoli vuole ripartire con i titolarissimi della passata stagione, convinto di raccogliere molti più punti nelle prime 10 giornate rispetto allo scorso campionato.

Il Sassuolo vuole Gabbiadini, ma due ostacoli bloccano la trattativa

I dettagli

Come riporta Tuttosport, Eusebio Di Francesco vuole Manolo Gabbiadini per rinforzare l’attacco del Sassuolo, ma l’attaccante del Napoli costa 30 milioni e per ora non si muove da Napoli. L’Altro nome cercato dal Sassuolo è stato Duvan Zapata che il Napoli voleva dare agli emiliani nell’ambito dell’affare Vrsaljko.

Albiol vuole il Valencia e il Valencia vuole Albiol, ma il Napoli dice ‘no’

I dettagli dal Corriere dello Sport

Raul Albiol vorrebbe tornare al Valencia, ma il primo concetto raccontato dal Napoli al manager del giocatore, Manuel Garcia Quilon, è stato questo: non lo cediamo nonostante la scadenza. Il Valencia, però, non s’è arreso, e a quanto pare, Albiol ha manifestato certe esigenze familiari che lo spingerebbero verso casa. Potrebbe rientrare nella trattativa Skhodran Mustafi anche se il Valencia, oltre ad Albiol, vuole tra i 12 e i 15 milioni.

Il Porto ha 15 centrocampisti: Herrera al Napoli, affare vicino

I dettagli

Dal Portogallo, Record fa sapere che per il Porto c’è “eccesso di opzioni a metà campo”. Uno dei settori in cui Nuno Espírito Santo non può lamentarsi della mancanza di opzioni è sicuramente quella della parte nevralgica del terreno di gioco con 15 giocatori e tutto ruota intorno ad Hector Herrera. L’ex allenatore del Valencia è già rassegnato a perdere il suo gioiello e tirando le somme Hector Herrera è praticamente del Napoli.

Witsel, parla l’entourage: Napoli? Si può, Axel vuole l’azzurro e Giuntoli lavora tanto…”

Le sue parole

Axel Witsel e il Napoli, un affare che si può. Secondo NapoliMagazine.Com, Witsel avrebbe fatto sapere al suo entourage di non gradire la destinazione Inter, ma il Napoli, ed Emanuele Cammaroto, Capo della Comunicazione della “Universal Group”, la società italiana che sta curando le trattative per Witsel, ha dichiarato: “Su Witsel in questi giorni si sentono tante voci, alcune ci hanno fatto sorridere. La rincorsa alla conferma o smentita dei rumors non ci appassiona, la verità la conoscono poche persone. In questo momento per noi della “Universal Group” il silenzio vale più di mille parole. Tanti tifosi azzurri ci stanno chiedendo di Witsel, possiamo dire alla gente una cosa: ad Axel piace Napoli e il Napoli. Per lui è la squadra di Maradona. E’ un ragazzo serio, che a differenza di altri non avrebbe nessun tipo di pregiudizio sulla città, anzi la considera bellissima. Vuole fare la Champions e dopo 4 anni in Russia gli piacerebbe giocare in un posto caldo: lascio immaginare a voi dove c’è il sole e dove no. 

L’agente del giocatore è il padre e l’unico intermediario autorizzato in Italia per Witsel è Riccardo Napolitano, amministratore della Universal Group insieme a Francesco Marseglia. Tra lui e Giuntoli c’è una stima di vecchia data. Il direttore sportivo del Napoli è persona leale e corretta, oltre che un ottimo dirigente. Napolitano è stato all’estero per affari, è appena rientrato e ha riunito il suo staff per fare il punto anche su Witsel. Sono momenti importanti, vediamo cosa accade nei prossimi giorni. I tifosi devono stare sereni e avere fiducia, il presidente De Laurentiis e Giuntoli stanno lavorando giorno e notte per loro. Lo scudetto non si vince a giugno, bisogna pensare che: “A guerra nun ‘a vince chi è chiù forte, ‘a vince chi è chiù brav’ a aspettà”.

Veltroni: “Democrazia in pericolo, sinistra dia subito risposte”

0

Intervista a Veltroni, l’ex segretario del Pd. “Bisogna farsi carico del disagio sociale e riuscire a progettare una società nuova. Dal governo cose importanti, ma a Renzi dico di riflettere sull’Italicum”

Matteo Renzi e Walter Veltroni
Matteo Renzi e Walter Veltroni

ROMA.  Quando gli chiedo cosa pensi delle tempeste politiche che investono l’Europa, Walter Veltroni mi risponde aprendo un libro che ha sulla scrivania: “Vediamo distintamente come tutte le cose che una volta ci apparivano salde e sacre, si siano messe a vacillare: verità e umanità, ragione e diritto. Vediamo forme di governo che non funzionano più, sistemi di produzione che agonizzano. La rimbombante macchina di questo nostro tempo formidabile sembra in procinto di incepparsi”. Poi posa il libro, La crisi delle civiltà . “Johan Huizinga scriveva queste parole nel 1933. Molti pensarono che esagerasse. Ma poi scoppiò la guerra, e lui morì nel 1945, prigioniero dei nazisti”.

Lei pensa che il vento di follia che soffia sull’Europa sia lo stesso degli Anni Trenta?
“Ci sono dei momenti della storia in cui, per slittamenti progressivi, improvvisamente diventa plausibile l’implausibile. C’è una parola che non possiamo e non vogliamo pronunciare, ma l’ha pronunciata Papa Francesco quando ha parlato di una Terza Guerra Mondiale. L’Europa è stato il grande antidoto alla guerra: popoli che si erano fatti la guerra scoprivano la bellezza della pace, gli ex nemici si stringevano la mano. Ma oggi, purtroppo, le cose stanno cambiando. E quello che più mi spaventa è la totale assenza di quella che il cardinal Martini chiamava “l’intelligenza complessiva delle cose”. È come se ci fossero davanti a noi dieci indizi di un assassinio, e la politica fosse come l’ispettore Clouseau, che non riesce a metterli insieme. La vittoria di Trump alle primarie, il voto austriaco, la Brexit, l’ascesa di Marine Le Pen, i muri che risorgono nell’Est Europa. Che altro deve accadere, perché ci si renda conto che siamo in un tempo della storia nuovo, carico più di pericoli che di possibilità?”.

Qual è il principale pericolo che lei vede, leggendo questo quadro di indizi?
“La crisi della democrazia. Perché non è detto che la democrazia, che è necessariamente processualità e delega, in una società così frenetica, presentista ed emotiva sia la forma di governo considerata naturale. Nascerà alla fine un pericoloso desiderio di semplificazione dei processi di decisione”.

Cosa si può fare per allontanare questo pericolo?
” Accelerare nella direzione degli Stati Uniti d’Europa. Ma subito, perché i margini di tempo non sono infiniti. Altrimenti un’Europa fredda, lontana e censoria che non accende nessuna speranza verrà sancita ,nella sua fine, dal dilagare di questo virus nazionalista e antieuropeo”.

Cosa c’è, nel vento di destra che soffia da una parte all’altra del pianeta?
“Oggi il mondo è dominato dalla precarietà e dalla paura. Un mix pericolosissimo. E se la politica non si rende conto che siamo all’alba di un nuovo mondo, continuerà a pensare che si possa essere di sinistra o di destra come lo si era nel Novecento. Oppure, errore ancora più grave, comincerà a pensare che non esistano destra e sinistra. È vero che l’orizzonte socialdemocratico è in crisi, perché è finita la società nella quale erano inscritte le idee del socialismo, del comunismo e della socialdemocrazia, ma non è finita la missione storica della sinistra: quella di essere giustizia sociale, equità, opportunità, diritti”.

Ma a volte si ha la sensazione che sia la sinistra, per prima, a non rendersene conto…
“Perché, finite le ideologie, ha smesso di immaginare un mondo diverso. E oggi è schiacciata sul presente, sembra una forza che garantisce la continuazione di una società che ha un livello di ingiustizia, di diseguaglianza, di precarietà, e dunque viene investita dalla protesta della gente. Ma è possibile che la sinistra non abbia l’intelligenza, la modernità, il coraggio di progettare una nuova società?”.

Nel giro di cinque giorni abbiamo avuto la vittoria a sorpresa di Grillo nelle città e il voto inglese per l’uscita dall’Europa. Quale di questi due risultati è più allarmante, per un italiano di sinistra?
“Il secondo, senza dubbio. Diciamoci la verità: nel voto ai Cinque Stelle c’è tanto voto di sinistra”.

È un voto perduto, per la sinistra?
“No, non lo è. È un voto che racconta di uno smarrimento, di una protesta, di una rabbia. Ma non è perduto. A condizione che la sinistra sappia cambiare”.

Lei è stato il primo segretario del Pd, oltre che uno dei suoi fondatori. Il partito oggi è nella tempesta, e c’è chi minaccia di non votare più neanche la fiducia al governo Renzi. È svanito il sogno del Partito democratico?
“Io mi ostino a pensare che quel sogno non sia svanito. Penso che se non ci fosse il Pd il Paese sarebbe esposto a rischi molto maggiori. E allora, non da fondatore ma da italiano dico: non sciupate il Pd. Non dividetelo. Lo dico a tutti, a chi ha le massime responsabilità e a chi si oppone. E aggiungo tre cose. Primo, questo governo deve essere consolidato: se noi oggi avessimo in Italia una crisi di stabilità, le conseguenze sarebbero devastanti. Secondo, bisogna esercitare la funzione di guida del Pd, avendo una maggiore capacità di inclusione. Questo non è un momento in cui basta dire: io ho fatto. Bisogna farsi parte del disagio sociale. Bisogna farsi carico del fatto che c’è un dolore, un malessere, esteso in tutta la popolazione, e assumerlo dentro di sé”.

E la terza cosa?
“Il Pd è il Pd. Non deve essere la prosecuzione dei vecchi partiti e delle vecchie correnti. È una cosa nuova, è la sinistra riformista del nuovo millennio”.

Eppure perde voti. Perché?
“Per molte ragioni. Oggi perde voti chiunque è identificato col potere. Il governo ha fatto cose importanti, penso innanzitutto alla legge sulle unioni civili. Ma la recessione agisce in profondità. Ed è a quella profondità che la sinistra riformista deve tornare”.

Per esempio facendo propria, magari rimodellandola, la proposta grillina del reddito di cittadinanza?
“Tutto quello che dà stabilità, sicurezza e tranquillità alle famiglie italiane in questo momento è da studiare . Il welfare va ripensato. Noi dobbiamo evitare che il cittadino moderno sia lo spettatore rabbioso di qualcosa che sente sempre più lontano”.

Cosa dovrebbe fare Renzi per recuperare il consenso degli italiani?
“Per esempio evitare che un referendum sul rafforzamento della democrazia diventi un’elezione politica camuffata. È la prima cosa da fare. Anche perché altrimenti quelli che sono contro il governo finiscono con l’essere , numericamente, più di quelli a favore. Poi, alla luce di quello che sta accadendo, bisogna fare una riflessione sulla legge elettorale”.

Lo dicono in molti, ma non tutti chiedono la stessa cosa. Come bisognerebbe cambiarla?
“Bisogna tener conto che oggi il Paese non è più bipolare ma tripolare. Le soluzioni possono essere diverse. Purché non venga meno il punto dal quale si è partiti: dalle elezioni deve uscire un governo, lo devono scegliere i cittadini e deve durare per cinque anni. Lo scettro deve tornare agli elettori, e non alle alchimie dei partiti. E’ la democrazia che deve rigenerarsi. Il ricorso alla democrazia diretta come fuga dalla responsabilità della politica è sbagliato. Immagini se Roosevelt avesse promosso un referendum per chiedere se i giovani americani dovevano andare a morire per la libertà dell’Europa…”.

vivicentro.it/opinione repubblica / Veltroni: “Democrazia in pericolo, sinistra dia subito risposte” SEBASTIANO MESSINA

Le mosse per superare la paralisi

0

Una Gran Bretagna spaccata a metà e che rischia di perdere la Scozia: sarebbe la fine del Regno Unito quale eredità più pesante del colossale errore di valutazione compiuto da David Cameron. Un’Europa scioccata e che deve evitare due contagi: la spirale a picco dei mercati finanziari; l’effetto domino politico, con richieste di referendum per l’uscita dall’Unione in Olanda, in Danimarca, in Francia.

Il day after della Brexit è nel segno di una drammatica incertezza. E la realtà è molto semplice: entrambe le parti vi arrivano impreparate. Il governo inglese ha volutamente evitato di mettere a punto un piano di uscita: secondo funzionari britannici con cui ho parlato, l’idea era di non generare dubbi sul Remain, la volontà di restare in Europa. Il prezzo è molto alto: Londra arriva in ritardo – lacerata e sfocata – al suo appuntamento con la storia. L’Europa non è in condizioni migliori. Il presidente della Commissione di Bruxelles, Jean-Claude Juncker, continua a dire cose che non aiutano affatto.

Adesso parla di divorzio «non consensuale», come se la Brexit, l’abbandono dell’Europa da parte di un Paese chiave come la Gran Bretagna, potesse invece produrre una separazione amichevole. Più giusto dire – con il Financial Times – che sarà il divorzio più complicato della storia recente: per i tempi, la posta in discussione, le conseguenze generali sul sistema europeo.

Vediamo rapidamente questi tre punti, allora. Il governo inglese – o meglio ciò che ne resta – non ha nessuna fretta di cominciare. Gli europei, con Angela Merkel, non hanno tempo da perdere. Il primo contenzioso, insomma, è sul fischio di inizio, sull’innesco del processo di exit. In teoria, l’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea prevede tutti i passaggi necessari: è responsabilità del Paese che intende lasciare l’Unione di notificare questa sua decisione al Consiglio europeo. Ma l’innesco vero è politico. David Cameron, dimissionario, intende lasciare quest’onere al suo successore: «Non c’è bisogno di affrettarsi» ha commentato infatti Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra che dopo avere vinto la battaglia a favore della Brexit aspira a vincere quella per la premiership. La tentazione britannica, insomma, è di non invocare subito l’Articolo 50, definendo nel frattempo una vera strategia sul post Brexit. La risposta europea è di segno opposto a questo divorzio all’inglese: in una dichiarazione congiunta, i presidenti delle istituzioni comuni hanno invitato la Gran Bretagna a muoversi rapidamente nella direzione indicata dal referendum. Dal punto di vista dell’Ue, ogni rinvio è fonte di dannosa incertezza. Per l’Europa, si tratta quindi di dare un segnale chiaro e sufficientemente duro, ma sapendo che spetta ai britannici attivare la cosiddetta «clausola di uscita». E’ praticamente escluso che questo avvenga già al Consiglio europeo della settimana prossima. Sarà comunque necessario, dopo il referendum consultivo, un passaggio alla Camera dei Comuni, dove la maggioranza politica non coincide con la maggioranza della volontà degli elettori e che avrà comunque una voce nel mandato a negoziare la Brexit. Conclusione: se Londra la tirerà troppo in lungo, la tensione aumenterà notevolmente e l’Europa comincerà a muoversi sempre più spesso a 27. Sarà l’Europa priva dei britannici, prima ancora dell’inizio del divorzio.

Da lì in poi, il Trattato europeo prevede due anni, per concludere una complicata separazione. Basteranno? Probabilmente no, anche perché non è chiaro come si combineranno due diversi canali negoziali: quello che riguarda appunto l’uscita vera e propria della Gran Bretagna dal club europeo (le dimissioni annunciate da Lord Hill, commissario britannico, sono solo la punta dell’iceberg di un enorme problema) e quello che riguarda invece i futuri rapporti fra l’Ue e il Regno Unito. Anche in questo caso: la parte inglese punta a un negoziato parallelo (nel tentativo di ottenere le condizioni migliori possibili sul post Brexit), la Commissione di Bruxelles – che dovrà ricevere dai ministri europei il mandato a negoziare – punterà a tenere distinti i tavoli. Francia, Germania ed Italia, nel loro nuovo formato post Brexit, potrebbero favorire un accordo complessivo: tempi di inizio rapidi, negoziati paralleli. E’ nel migliore interesse di tutti, britannici ed europei.

La posta in gioco – secondo punto – è molto alta per entrambe le parti. Per la Gran Bretagna, lacerata al suo interno e che rischia di perdere dei pezzi, uno degli scenari negativi è di trovarsi fuori dall’Ue ma ancora priva di un accordo con il Mercato Unico europeo. A quel punto, infatti, la Gran Bretagna dovrebbe basarsi sui termini dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), perdendo qualunque accesso preferenziale al Mercato europeo. Per l’Europa a 27 – le cui imprese hanno a loro volta un interesse preponderante a un nuovo accordo commerciale con il Regno Unito – il rischio politico è di non riuscire a «isolare» il caso britannico. E’ decisivo che i governi europei diano finalmente i segnali giusti, superando la doppia crisi di fiducia degli ultimi anni: quella fra i governi stessi (innescata prima dalla crisi finanziaria e poi da quella migratoria) e quella fra istituzioni europee e cittadini del Vecchio Continente. Brexit non significa necessariamente l’inizio della disgregazione dell’Ue; ma la «lezione inglese», letta con equilibrio, è che l’Unione europea non può più sperare di vivacchiare, fra mezze decisioni e costanti rinvii. Il mondo interno e il mondo intorno vanno troppo velocemente.

L’Europa del post-Brexit avrà un futuro se l’Unione europea verrà vissuta e percepita dalla gente come uno strumento necessario per la sicurezza dei cittadini europei. La sicurezza economica, la difesa comune, l’immigrazione. L’Europa come fine in sé non interessa più. E l’epoca del «consenso permissivo» (dalle popolazioni alle élites) è cosa del secolo scorso.

Ciò significa – questo il terzo punto – che nel post Brexit i Paesi europei dovranno costruire le coalizioni necessarie per progressi veri su questi temi: l’intesa fra Germania, Italia e Francia avrà senso se consentirà di farlo, uscendo dalla paralisi in vista delle molte scadenze elettorali. La riunione dei ministri degli Esteri dei 6 paesi fondatori, ieri a Berlino, ha compiuto i primi passi in questo senso. Al tempo stesso, l’Ue deve rinunciare a una parte di regole inutili e di competenze superflue: sarà anche questo un segnale importante nel dopo referendum inglese.

L’uscita di Londra ma il risveglio di chi rimane. Vedremo se, nella storia europea, questo 2016 sarà l’inizio della fine o un nuovo inizio.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/opinione –  lastampa / Le mosse per superare la paralisi MARTA DASSÙ

Saviano: “In fuga dalle bugie” – ROBERTO SAVIANO

0

La mia generazione era costretta a spostarsi da sud a nord per studiare e lavorare.Oggi l’unico tentativo possibile per migliorare la vita è andarsene, mentre il nostro governo canta vittorie effimere

Renzo piano le definisce “le città del futuro”, ma le periferie sembrano essere, oggi, gli spazi meno compresi dal governo e, visto il risultato del referendum sulla Brexit, non solo dal nostro.

Non più solo quartieri ai margini della grande città, oggi sono definibili periferia interi paesi che si sviluppano ai margini delle città. Intere province diventano periferia dei capoluoghi, delle metropoli. Questa evoluzione postmoderna rende assai più complesso identificarle, parlarne, comprenderne le dinamiche. “Il governo perde in periferia”: questa è stata l’analisi finale dell’ultimo voto amministrativo in Italia (e non solo dell’ultimo). E si può dire lo stesso valutando i risultati del referendum sulla Brexit, dal momento che a votare Leave sono state soprattutto città e paesi che spesso si considerano decentrati rispetto a quelli che vengono percepiti come centri nevralgici. L’Europa ha perso nelle periferie e le periferie sono di gran lunga più vaste dei centri.

Questo corto circuito è la naturale conseguenza di un errore che i governi spesso commettono senza nemmeno rendersene conto: credere che uno storytelling positivo possa essere di per sé sufficiente al mantenimento del potere e delle posizioni acquisite, quello stesso racconto di sé che ormai viene percepito come menzognero, niente altro è che insopportabile propaganda. Può sembrare strano che in un momento così complesso si stia qui a ragionare di parole e narrazione, ma il gravissimo errore del governo Renzi è stato proprio quello di ignorare le province, di ignorarle al punto tale da non comprendere che proprio da lì sarebbe arrivato il fallimento. Hannah Arendt diceva che la democrazia è il luogo dove è la parola che convince: non è più la lama a costringere o la punizione a obbligare, lo strumento di decisione è la parola. E, in un certo senso, la narrazione di un’Italia che si era ripresa, di miracolosi sforzi che in tempi brevissimi avevano già portato a miglioramenti epocali, ha costituito per le periferie un inganno insopportabile.

La mia generazione era costretta a spostarsi dalle periferie al centro, da sud a nord per studiare e per lavorare. Era un centro, quello, inteso anche come centro della vita. Oggi questo centro si è spostato e l’unico tentativo possibile per migliorare la propria vita è andare all’estero, mentre il nostro governo canta vittorie effimere a fronte di questa emorragia, e non spende una parola su quanto sia impossibile trovare lavoro in periferia, sugli sforzi titanici per portare a casa uno stipendio da fame e sullo sfruttamento cui spesso chi lavora è soggetto. Questo contrasto narrativo è aggravato dal fatto che le periferie sono consapevoli di essere la parte attiva del territorio. Da qui la rabbia e la rivolta. Sanno di essere il luogo di raccolta del denaro, pompato dalle periferie al centro. La periferia napoletana e quella romana pompano lavoro e denaro criminale al centro della città. Anche la periferia torinese pompa forza lavoro al centro della città. Ma la contrapposizione centro-periferia genera conflittualità che non possono essere considerate solo di ordine culturale. Il disagio sociale vero e proprio trae linfa dalla frustrazione creata dall’alto tasso di disoccupazione e da un cambiamento irreversibile del mercato del lavoro che a fronte di una flessibilità crescente non è riuscito ad assorbirne forza lavoro. La conseguenza più dolorosa è che il bacino di forza lavoro offerto dai migranti viene visto come uno spazio sottratto al lavoratore italiano destinato a restare disoccupato. Il corto circuito nasce proprio da questa contraddizione: la periferia ha la ricchezza del lavoro, dei figli, degli spazi, ma questo capitale non resta lì, non è lì che viene investito, viene calamitato dalla forza centripeta delle città. E così le periferie, da “città del futuro”, sono di fatto diventati aborti.

Le periferie sono orrende, si dirà, eppure la bruttezza dei luoghi può diventar fascino attraverso la partecipazione e la cura. Ecco perché il progetto di Renzo Piano sulle periferie (da lui chiamato G124 dal numero della stanza che occupa in Senato) è fondamentale per il nostro paese e lo sarebbe per l’Europa tutta. Il progetto ha l’obiettivo di rendere i luoghi “deboli” spazi di sperimentazione e interesse. Ripartire dalla gradevolezza, da nuove ipotesi di bellezza. Provare a respingere la schifezza abitativa. È prassi reale come lo sono i sogni nutriti dall’ossessione della trasformazione. Ma non bisogna lasciare che sia solo un esperimento bello, un tentativo di rammendo. Deve diventare affare di stato. Centralità ossessiva delle pratica della poltica. Sino a ora invece al disastro delle periferie italiane si fa fronte con grandi operazioni di carità sociale, con il sostegno massiccio ad associazioni di vario genere, con roboanti operazioni di immagine (una su tutte la fallimentare idea di tenere le scuole aperte anche pomeriggio e sera: uno spazio fatiscente al mattino lo è anche nel resto della giornata).

Ma l’aspetto forse più allarmante di questo racconto forzatamente positivo è che innesca un meccanismo populista. Con “populista” — aggettivo abusatissimo che andrebbe utilizzato con immensa cautela — intendo tutte quelle soluzioni proposte con leggerezza pur sapendo che non si realizzeranno mai. È stata la forza, per esempio, di tutta la politica di Luigi de Magistris. In centro a Napoli si spara, è un dato di fatto, il controllo da parte delle organizzazioni criminali sul centro storico è ormai totale. Eppure soltanto la bellezza della città è da attribuire ai suoi amministratori, mentre le morti, la paura, la mancanza totale di sicurezza sono da imputare al sistema capitalista e alla miseria.

Come possa la politica sottrarsi a queste responsabilità è solo questione di comunicazione, di storytelling appunto, una narrazione alimentata da chi, cinicamente, ritenendo che nulla possa davvero cambiare sale sul carro del vincitore. Questo meccanismo si basa su una furbizia uguale e contraria a quella del governo: il racconto rovesciato nel quale la negatività viene mostrata, la contraddizione viene svelata, ma ci si sente perennemente non responsabili. Sindaci incaricati delle città si discolpano come se fossero capi rivoluzionari in balìa di poteri a loro esterni e loro nemici.

Il governo avrebbe dovuto evitare la grancassa del miglioramento e tematizzare i disastri e le difficoltà per affrontarli. La periferia non può essere luogo di approccio romantico: se hai talento, sarai più bravo del ragazzo o della ragazza privilegiata nati in centro perché avrai voglia di riscatto e quindi ce la farai. Fesserie. Queste sono le favole à la Saranno Famosi che non sono più sostenibili in un’Italia in cui la mobilità sociale è pressoché immobile, in cui la meritocrazia rimane utopia, in cui non esiste riciclo di potere.

Ecco perché la narrazione politica del “daremo l’università gratuita per tutti”, del “distruggeremo i poteri forti”, è in fondo il risultato di approcci sempre identici e ormai plurisecolari che non fanno i conti col principio di realtà. Risuona in loro il sempiterno contrasto tra massimalismo — idee meravigliose con realizzazioni impossibili e spesso derive autoritarie — e riformismo, ossia un modello di trasformazione graduale, senza romanticismo e fiammate di riscatto universale ma sostanzialmente inattuabile. Per questo motivo Turati è la lettura che consiglierei ai dirigenti del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle che si riconoscono in una tradizione riformista. Turati diceva di non confondere il gradualismo con l’eccessiva prudenza, ma che gradualmente le cose vengono davvero cambiate: non prudentemente, per non pestare i piedi a opinione pubblica e aziende, ma con criterio e realismo.

In periferia il Pd muore perché ha utilizzato questi territori come luoghi di facile estrazione di voto di scambio. Un voto un favore. Eppure, i dati lo mostrano, i giovani sono sfuggiti a questa logica e hanno votato candidati che non avrebbero potuto (per ora) prometter loro nessun favore e non avevano alcuna clientela. Su questo M5S e de Magistris hanno puntato.

La centralità delle periferie non è nelle promesse né nelle opere “sociali”, ma in una sfida che è vitale: rendere le periferie luoghi in cui si vuole rimanere, comprare casa, investire. Certo, il cambiamento, quello vero, richiede tempo, impegno, dedizione, pazienza e costanza. Ma è esattamente dalle periferie che può arrivare l’unica rinascita possibile del nostro paese.

vivicentro.it/politica repubblica / Saviano: “In fuga dalle bugie” ROBERTO SAVIANO

Nelle periferie dove nasce il grande scontento: gli esclusi in rivolta contro il centro

0
La fotografia fa parte di “Milano hinterland/fuori 90”, di Pierfrancesco Celada
La geografia del potere va ridisegnata.

La frattura fra centro e periferia costituisce una delle più importanti spiegazioni del comportamento politico. Definita, con chiarezza, da Stein Rokkan, insieme a Seymour Lipset (fra gli anni Sessanta e Settanta). I quali, però, facevano riferimento, principalmente, alla dimensione territoriale. Alle tensioni delle periferie, nella ricerca di difendere la loro autonomia e la loro identità di fronte all’egemonia del centro. Tuttavia, ai nostri giorni, il segno della periferia va oltre. Evoca la dimensione sociale, insieme a quella territoriale. D’altronde, periferie sociali e territoriali, inevitabilmente, si incrociano e si influenzano reciprocamente. Ma con effetti diversi. La periferia può delineare i luoghi lontani ed esclusi dalla geografia del potere e della cultura. Oppure, in alternativa, le sedi dove i cambiamenti avvengono senza strappi, in modo meno vistoso, le “province” dove si riesce a produrre, a lavorare, a crescere economicamente senza traumi, senza rinunciare a vivere bene. Restando nell’ombra. In periferia, appunto. Dov’è più semplice agire e reagire, limitando le interferenze esterne.

Tuttavia, ciò che sta succedendo in questi tempi non riflette dipendenza, né distacco ma, per certi versi, una rivolta delle periferie territoriali, economiche, sociali. Le quali rinunciano alla strategia dell’attesa per emergere in modo appariscente. Servendosi di media e attori ad alta visibilità. Leader, partiti, movimenti. Agitati e attivi. Si tratta di una tendenza globale che spiega alcuni dei fenomeni politici più rilevanti di questo periodo.

Negli Stati Uniti, Donald Trump ha intercettato la paura delle classi agiate bianche contro la minaccia delle altre componenti dell’universo multietnico americano. Inoltre alimenta la paura di nuove migrazioni, che spingano ancor più in basso, ancor più in periferia, la classe media.

Così, in Gran Bretagna, il motore della Brexit è certamente il sentimento di declino delle aree extraurbane inglesi, dei settori sociali colpiti dalla crisi, dei più anziani. Che imputano all’Europa — “centrata” sulla Germania — la propria crescente perifericità. E vorrebbero isolarsi di più. Se non possono più essere centro, meglio non diventare periferia. Europea. Scozia e Irlanda del Nord, invece, hanno votato no alla Brexit. Perché si sentono periferia di Londra.

D’altronde, almeno in Europa, ormai da molto tempo classe operaia e ceti esclusi — dal mercato del lavoro — non votano più per la sinistra ma per i partiti di destra. E per le forze politiche definite populiste. In Francia per il Front National di Marine Le Pen, primo partito della classe operaia, tradizionalmente forte nelle aree periferiche — di confine — a sud e nel nord est. In Italia la classe operaia (ciò che ne resta) fino a ieri si era avvicinata alla Lega. Ma oggi vota, in misura crescente, per il Movimento Cinque Stelle. In Italia, d’altronde, la maggioranza della popolazione — il 53 per cento — si sente e si definisce di classe sociale bassa e medio-bassa. Fra gli elettori del M5S la percentuale sale al 60 per cento. Insomma la periferia della società preferisce le scelte antipolitiche e impolitiche.

Peraltro, se poniamo attenzione sulle recenti elezioni amministrative, la crescente centralità della periferia diventa evidente. A Torino la neo-sindaca, Chiara Appendino, si è imposta — soprattutto — nei quartieri periferici. Fra i giovani. Mentre Fassino resiste al centro e in collina. Fra i più anziani. La frattura generazionale è, dunque, divenuta importante. Anche se con effetti diversi. Privati di futuro, i giovani se ne vanno. Oppure votano contro. Com’è avvenuto in Spagna, dove si vota proprio oggi. Là, i più giovani si sono rivolti a Podemos (oggi alleato di Izquierda Unida). Perché, rispetto alle politiche dei partiti maggiori (Partito socialista e Partito Popolare), si sentono periferici.

Per tornare in Italia, a Roma, nelle amministrative, Virginia Raggi ha dominato a Ostia e nei quartieri periferici più popolosi. Mentre Roberto Giachetti resiste solo nel centro storico e nei quartieri borghesi, Parioli e Nomentano. A Napoli, infine, Luigi De Magistris, portabandiera della periferia alla conquista dei centri, ha vinto in tutti i quartieri, a partire dal Vomero. Spingendo i concorrenti, per prima la candidata del Partito democratico, Valeria Valente, non in periferia, ma fuori dalla città. Nel complesso, queste elezioni amministrative disegnano un’Italia senza radici, come abbiamo scritto in sede di analisi del risultato. Un paese dove le specificità (politiche) territoriali si stanno scolorendo. D’altronde, il M5S, dichiarato vincitore, non ha radici. Al di là delle due metropoli dove ha vinto, si è affermato in altre diciassette città maggiori distribuite in tutto il territorio. Mentre il Pd si è perduto. Non solo perché ha perduto in metà delle città maggiori dove prima governava: 45 su 90. Ma perché è arretrato soprattutto nel suo territorio. Nelle regioni rosse del Centro. La Lega “nazionale” di Salvini, a sua volta, ha perduto a Varese. La sua patria. E non è riuscita a proseguire la propria marcia oltre il nord. Da parte loro, i Forza-leghisti non sono riusciti a riprendersi Milano. La loro capitale storica. E mitica.

Così si delinea la mappa di un paese incerto e instabile. Senza colori. Che non ha più capitali. Oppure ne ha troppe. Perché la periferia si è allargata dovunque. Da nord a sud. Ovunque, in Italia, è periferia. Dovunque cresce la voglia di cambiare. Di diventare centro. Oppure, di ribellarsi al centro. Per sfuggire al declino. Il vento del cambiamento, in fondo, ha questo significato. Evoca il rifiuto di rassegnarsi: a scivolare verso la periferia. E a rimanere lì. Senza speranza.

vivicentro.it/politica –  repubblica / Nelle periferie dove nasce il grande scontento: gli esclusi in rivolta contro il centro ILVO DIAMANTI

Oroscopo di domenica 26 giugno a cura di Paolo Fox

L’ oroscopo di domenica 26 giugno, ogni giorno Paolo Fox racconta, in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi,  come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

 

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

Euro 2016 Ottavi di Finale, Gara 2: Croazia vs Portogallo 0-1 al 117′

0

A Lens va in scena Croazia vs Portogallo, la terza gara di oggi valida per gli ottavi di Euro2016. La vincente di questo match se la vedrà con la Polonia che insieme al Galles è già qualificata ai quarti:

Sabato 25 giugno
Gara 1: Svizzera vs Polonia (ore 15.00, Stade Guichard, St-Etienne) Ai rigori: 5-6 (1-1) (4-5)
Gara 3: Galles vs Irlanda del Nord (18.00, Parc des princes, Parigi) 1-0
Gara 2: Croazia vs Portogallo (ore 21.00, Stade Bollaert-Delelis, Lens)

Quarti di finale EURO 2016
1: Polonia – Vincitrice Gara 2 (21.00, 30 giugno, Marsiglia)
2: Galles – Vincitrice Gara 4 (21.00, 1 luglio, Lille)

A dirigere la garà sarà lo spagnolo Carlo Velasco Carballo.

LA DIRETTA TESTUALE delle azioni più importanti (aggiornamento automatico ogni 20″) ed il TABELLINO dell’incontro:

Croazia vs Portogallo 0-1 – Dopo 117 minuti di gioco “morto”, Croazia e Portogallo danno vita a un finale incredibile che vede festeggiare i lusitani grazie al goal di Quaresma. Pochi secondi dopo arriva anche il palo di Perisic.

33′ – FINE! Il Portogallo riesce a sbloccare il risultato grazie a Ricardo Quaresma che, con il suo gol, decide l’ottavo di finale contro la Croazia a tre minuti dai calci di rigore.

Tempo finito: 3′ di recupero

SPIGOLATURA: l’azione del gol Ripartenza di Renato Sanches che porta palla e smarca Nani: palla svirgolata che arriva a Ronaldo. Tiro di CR7 parato da Subasic e appoggiato in porta di testa da un Quaresma liberissimo! PORTOGALLO IN VANTAGGIO AL 3′ dal termine dei supplementari!

27′ –  Proprio quando si comincia a sentire odore di ricorso ai rigori come per la prima partita della giornata ecco che  arriva la rete di Quaresma: Croazia – Portogallo 0-1. 

23′ – ANCORA OCCASIONE CROAZIA: uscita errata di Rui Patricio e Vida si trova tutto solo per la battuta di testa: palla alta ed ancora nulla di fatto!

20′ – Sostituzione CROAZIA: esce Rakitic, entra Marko Pjaca.

16′ – Nonostante gli evidenti problemi fisici rimane in campo Corluka.

INIZIA il SECONDO TEMPO SUPPLEMENTARE e nonostante gli evidenti problemi fisici Corluka rimane in campo.

FINISCE IL PRIMO TEMPO SUPPLEMENTARE: ancora 0-0

15′ – Corluka ancora in campo ma fermo: non riesce a camminare ma non vuole uscire. Situazione abbastanza ridicola.

13′ – Corluka a terra per un problema alla coscia. 

12′ – La partita continua a ricalcare quella dei tempi regolamentari con in più la fatica che comincia a farsi sentire

7′ – OCCASIONE CROAZIA! Kalinic pericoloso, si invola verso l’area avversaria e lascia partire il destro che però non trova lo specchio della porta.

1′ – Nel 1° extra-time la Croazia attacca da sinistra verso destra rispetto alla visuale della tribuna stampa.

22:56 – INIZIA IL PRIMO TEMPO SUPPLEMENTARE

Fine del tempo regolamentare. L’arbitro fischia la fine dei 90 minuti: 0-0, si va ai supplementari dopo una partita non propriamente spettacolare. Squadre stanche quelle viste in campo finora.

94′ – Rakitic batte e respinge di testa Cristiano Ronaldo. 

93′ – La partita finisce con un ultimo calcio d’angolo assegnato ai Croati

90′ – FINITO il tempo regolamentare: 3 minuti di recupero

89′ – Anche La CROAZIA comincia a prepararsi per i supplementari ed effetua la sua sostituzione: esce Mandzukic, entra Kalinic.

88′ – Il PORTOGALLO comincia a prepararsi per i supplementari ed effetua una sostituzione: esce João Mário, entra Quaresma.

84′ – Tiziano Ronaldo continua a non giocare e la partita va avanti con ritmi lenti condita dalla poca precisione in fase di finalizzazione. 

83′ –  Mario Mandzukic a terra: brutta caduta per l’attaccante croato nella discesa da un colpo di testa.

SPIGOLATURA – Anche questa partita sembra avviarsi ai supplementari e, dopo Gara 1: Svizzera vs Polonia (ore 15.00, Stade Guichard, St-Etienne) Ai rigori: 5-6 (1-1) (4-5), sarebbe la seconda della giornata

78′ – Cartellino giallo per William Carvalho: primo ammonito del match.

70′ – La partita sembra animarsi e diventare abbastanza aggressiva da parte delle due squadre. Nessuno tira indietro la gamba nei contrasti ma …..  si arriva al 74′  e la partita si blocca nuovamente: non ci sono chiare occasioni da rete e soprattutto non ci sono ancora stati tiri nello specchio.

67′ – RONALDO! Gran palla di Fontes a cercare RONALDO che si esibisce in uno stop elegante di petto ma poi, a due passi dalla porta, controlla male e si fa recuperare da Vida

62′ – E’ nuovamente il turno della CROAZIA  ad avere un’occasione da gol! Srna mette in area un cross teso e preciso: Vida stacca bene di testa e manca la porta per un soffio! Croazia vicinissima al vantaggio.

SPIGOLATURA – Raphael Guerreiro si sta dimostrando tra i miglior terzini del torneo. Il portoghese è stato acquistato poche settimane fa dal Borussia Dortmund.

57′ –  OCCASIONE PORTOGALLO! Uno-due rapido tra il neo entrato Renato Sanches e João Mário che arriva al limite e conclude. La mira però non è precisa.
52′ – La prima OCCASIONE è della CROAZIA! Strinic cross dalla sinistra: Brozovic colpisce da ottima posizione ma la difesa portoghese si salva in corner. Sulla rimessa: palla alta
50′ –  Sostituzione PORTOGALLO: esce André Gomes, entra Renato Sanches.

L’inizio del 2° tempo parte in fotocopia del primo ma a parti invertite: ora è il Portogallo che prova a condurre il gioco.

46′ – Si riparte a Lens: 0-0 tra Croazia e Portogallo. Le squadre tornano in campo nella stessa formazione: nessun cambio. La vincente di questa sfida incontrerà la Polonia ai quarti di finale!
SPIGOLATURA – L’attesissimo Cristiano Ronaldo, in tutto il primo tempo, non ha giocato alcun pallone nell’area della Croazia nel primo tempo.

45′ + 2′ Si chiude il primo tempo di Croazia – Portogallo. Lo 0-0 è la diretta conseguenza di una partita più tattica che spettacolare che solo a tratti ha dato speranza di vitalità  

43′ – Anche Nani prova a dar spettacolo e tenta di servire se stesso con un gioco di palla fantastico ma poi …..  non arriva sul pallone per pochissimo e tutto finisce nel nulla

38′ – Primo tempo noioso a Lens, una sola occasione da gol fino ad ora capitata sui piedi di Perisicche che apre il gioco con una palla fantastica, Strinic mette in area ma la Croazia non riesce ad approfittarne.

32′ –  Altra falsa speranza: azione veloce dei portoghesi nella trequarti avversaria, ma Nani sbaglia l’ultimo passaggio a i Guerrero e la difesa di casa riesce a rimediare.

25′ – Dopo quell’accenno di riscossa tutto torna sul “tranquillo” e, dopo 25 minuti, la partita continua ad essere bloccata: zero tiri in porta e zero occasioni da gol nonostante l’ OCCASIONE per il PORTOGALLO che, con Pepe tutto solo e a pochi passi dall’area avversaria, colpisce di testa ma non inquadra la porta: palla alta sopra la traversa.

19′ –  Il Portogallo sembra aver deciso di iniziare a giocare e parte con la sua ragnatela di passaggi stretti. I tifosi mostrano di gradire

17′ – Il gioco continua a restare prudente e il Portogallo, rispetto alle precedenti gare, è molto più compatto e abbottonato con un centrocampo folto.

SPIGOLATURA –  Nella Croazia di questa sera ci sono ben 5 ‘italiani’: Strinic, Badelj, Mandzukic, Perisic e Brozovic.

13′ – Problemi per Nani che rimane fermo a terra dopo una manata subita al volto.

8′ – Gara nel complesso molto tattica, Nessuna delle due squadre sembra voler osare e quindi ancora nessun tiro verso la porta da parte delle due formazioni

5′ –  Ottimo inizio della Croazia che ha in mano il pallino del gioco recuperando anche sul primo passaggio di Ronaldo a Nani

21:00 – INIZIATA Carballo ha fischiato l’inizio di CROAZIA – PORTOGALLO. Nel 1° tempo la Croazia attacca da sinistra verso destra rispetto alla visuale della tribuna stampa.

IL TABELLINO

CROAZIA (4-2-3-1): 23 Subasic; 3 Strinic, 5 Corluka, 21 Vida, 11 Srna; 19 Badelj, 10 Modric; 14 Brozovic, 7 Rakitic, 4 Perisic; 17 Mandzukic.

  • In panchina: 1 Vargic, 12 Kalinic, 2 Vrsaljko, 6 Jedvaj, 13 Schildenfeld, 18 Coric, 15 Rog, 8 Kovacic, 9 Kramaric, 16 Kalinic, 20 Pjaca, 22 Cop.
  • Allenatore: Cacic.
  • Diffidati: Strinic, Badelj, Brozovic, Vida, Perisic, Rog, Srna, Vrsaljko.

PORTOGALLO (4-4-2): Rui Patricio; Vieirinha, Pepe, R. Carvalho, R. Guerreiro; Joao Mario, André Gomes, Renato Sanches, W. Carvalho; Cristiano Ronaldo, Nani.

  • In panchina: Lopes, Eduardo, Bruno Alves, Fonte, Eliseu, Cedric,Danilo, Moutinho, Silva, Eder, Rafa Silva, Quaresma.
  • Allenatore: Santos.
  • Diffidati: Pepe, Quaresma.

Arbitro: Carlos Velasco Carballo (Spagna).

Guardalinee: Roberto Alonso Fernández e Juan Carlos Yuste Jiménez (Spagna).

Arbitri di porta: Jesús Gil Manzano e Carlos del Cerro Grande (Spagna).

Quarto uomo: Viktor Kassai (Ungheria).

Arbitro di riserva: György Ring (Ungheria).

Guanto D’Oro D’Italia Femminile 2016 – E. Barigelli Day 2

0
Ecco le Finaliste del Guanto d’Oro Femminile , domani le finalissime H 14.00 – Livescore livefpi.it #GuantoF16

Giornata di semifinali in quel del Casino di Sanremo per le atlete impegnate nel Guanto d’Oro Femminile 2016 Trofeo E. Barigelli.

EVENTO INDETTO DALLA FPI E ORGANIZZATO DALLA SANREMO BOXE.

57 le boxer partecipanti a questa kemresse, arrivata alla sua 4 edizione. 16 i match in questa giornata, che hanno svelato le 18 finaliste che domani boxeranno per i 9 Guanti d’Oro.

Sfide impreziosite dal premio (Medaglia Celbrativa dei 100 FPI e Libro del Centenario FPI) che il presidente FPI, Alberto Brasca, ha consegnato al Tecnico della Fight Gym Grosseto, Emanuela Pantani, per i suoi gloriosi trascorsi come Boxer. La Pantani, infatti, oltre a essere stata per anni una colonna della Nazionale Italiana, ha vinto da Pro il Mondiale WBA e l’Europeo nella categoria Supergallo tra il 2007 e il 2008 (FOTO IN BASSO)

Finale 48 Kg: Stephanie Silva (Body Fight Liberati) vs Roberta Bonatti (Salus et Virtus)

Finale 51 Kg: Giorgia Mascetti (Suat Boxe) vs Clarissa Oddi (Phoenix Gym)

Finale 54 Kg: Arianna Giulia De Laurenti (Boxe Canavesana) vs Maria Cecchi (Pug. Volsca).

Finale 57 Kg: Francesca Pietrolungo (Talenti Boxe) vs Roberta Mostarda (New Boxe)

Finale 60 Kg: Linda Righini (Fearless boxing Team) vs Irene Spagnoli (Acc. Pugilistica Livornese)

Finale 64 Kg: Federica Incognito (Sport Club Caltagirone) vs Annunziata Patti (GS Forestale)

Finale 69 Kg; Cristina Mazzotta (Pug. Rodio) vs Carmela Donniacuo (Real San Felice)

Finale 75 Kg: Assunta Canfora (Leone Fazio) vs Claudia Salerno (Boxe Tricolore)

Finale +81 Kg: Giada Epifani (Boxe Tricolore) vs Chiara Giacomini (Sport Village Santa Monica)

NOTA:

LE FINALI SARANNO RIPRESE DA RAISPORT E MANDATE IN ONDA IN DIFFERITA LUNEDì 27/06 H 22.30

DA MARTEDì 28/06 DISPONIBII ALLA VISIONE SU YOUTUBE FPIOFFICIALCHANNEL – LIVE SCORE www.livefpiit

Gennaro Iezzo alla Festa Champions del Napoli Fan Club di Scafati – VIDEO E FOTOGALLERY

Giovedi scorso i membri del gruppo Facebook Napoli Fan Club Scafati hanno organizzato, presso l’osteria ”La Biasella” di Scafati, una bellissima festa in onore dell’entrata in Champions del Napoli Calcio. Presidente ”onorario” del gruppo, la tifosissima Emiliana Di Palma che, con passione e amore per la sua squadra del cuore, ha coordinato e intrattenuto tutti i membri e amici tifosi.

Ospite d’onore della serata l’ex portiere del Napoli, Gennaro Iezzo, molto legato alla città di Scafati avendo militato qualche anno nella Scafatese Calcio.

Iezzo ha prima ricevuto un premio dal Presidente Di Palma e poi ha risposto alle numerose domande dei tifosi.

Amore per la squadra del cuore, passione e voglia di aggregazione, questi sicuramente i sentimenti che accomunano i numerosi componenti del gruppo scafatese, un gruppo nato sui social, che parla sui social, ma che si incontra anche dal vivo, allo stadio e non solo.

GUARDA IL VIDEO:

GUARDA LA FOTOGALLERY:

 

Euro 2016, Galles vs Irlanda del Nord 1 – 0: un’ autorete porta il Galles ai quarti

Il Galles ai quarti di finale di Euro 2016, decisiva un’ autorete di Mc Auley su un cross di Bale. L’ Irlanda del Nord saluta l’ Europeo dopo una prova di carattere contro un avversario superiore sulla carta. Un primo tempo tutt’ altro che spettacolare giocato a ritmi bassi da entrambe le squadre. È il Galles a fare la partita con un possesso di palla davvero poco produttivo . L’ Irlanda del Nord tutta arroccata nella propria metà campo attende il momento giusto per ripartire, di Ward e Dallas gli unici squilli verso la porta di Hennessey. Secondo tempo che comincia sulla scia del primo con l’ Irlanda del Nord ben messa in campo anche se il Galles si fa pericoloso prima con Vokes che di testa non trova la porta, poi con una punizione di Bale respinta da Mc Govern. Al 75’ il match si sblocca: dalla sinistra Bale mette un cross teso nell’ area di rigore e costringe Mc Auley a deviare il pallone nella propria porta per anticipare Robson Kanu. O’ Neill tenta il tutto per tutto nei minuti finali schierando tre punte contemporaneamente ma la partita si chiude sul 1 a 0.
Galles vs Irlanda del Nord 1 – 0 , stadio “Parco Dei Principi”, Parigi. Arbitro: M. Atkinson.
FORMAZIONI UFFICIALI SCESE IN CAMPO

GALLES (3-5-2): Hennessey; Chester, Williams, Davies; Gunter, Allen, Ledley (J. Williams 63’), Ramsey, Taylor; Vokes (Robson Kanu 55’), Bale.   All. Coleman
IRLANDA DEL NORD (4-5-1): Mc Govern; Hughes, Mc Auley(Magennis 83’), Cathcart, J. Evans; Ward(Washington 69’), Davis, C. Evans, Norwood(McGinn 79’), Dallas; Lafferty.   All. M. O’Neill
MARCATORI: Mc Auley (I) autogol
AMMONITI: Dallas (I), Taylor (G), Davis (I), Ramsey (G)
ESPULSI: –
POSSESSO PALLA: Galles 56% – Irlanda del Nord 44%
TIRI FUORI: Galles 3 – Irlanda del Nord 1
TIRI IN PORTA: Galles 1 – Irlanda del Nord 3
FALLI COMMESSI: Galles 7 – Irlanda del Nord 17
ANGOLI: Galles 0 – Irlanda del Nord 6

Euro 2016, Svizzera vs Polonia 5 – 6 dopo i calci di rigore: decisivo l’ errore di Xhaka

Ottavi di finale di Euro 2016 che si aprono nel segno della Polonia che ai rigori si impone sulla Svizzera e raggiunge per la prima volta nella storia i quarti di finale di un Europeo. Svizzera che abbandona la competizione a testa alta dopo una buona prova. Meglio la Polonia nel primo tempo:  Milik calcia due volte sopra la traversa e Krychowiak di testa non riesce a centrare lo specchio della porta. Al 39’ Blaszczykowski firma il gol del vantaggio dopo uno splendido contropiede condotto da Grosicki. Svizzera troppo statica nell’ impostare la manovra e nell’ innescare gli attaccanti, solo Dzemaili e Schar impensieriscono il portiere polacco. Un’ altra Svizzera nel secondo tempo complice le sostituzioni di Petkovic e un calo fisico dei polacchi. Rodriguez su punizione sfiora il gol del pari, Seferovic colpisce la traversa e al minuto 82 Shaqiri con un gesto tecnico spettacolare riesce a infilare Fabianski trascinando la partita ai supplementari.
Tempi supplementari all’ insegna della stanchezza: più brillante la Svizzera che sfiora il colpaccio con un colpo di testa di Derdiyok da distanza ravvicinata, miracolo di Fabianski che tiene a galla i suoi.
Calci di rigore: per la Svizzera segnano Lichtsteiner, Shaqiri, Schar, Rodriguez; sbaglia Xhaka.
Per la Polonia segnano Lewandowski, Milik, Glik, Balszczykowski e Krychowiak.
Svizzera vs Polonia 5 – 6 ( dopo i rigori) , stadio Geoffroy Guichard”, Saint Etienne. Arbitro: M. Clattenburg

FORMAZIONI UFFICIALI SCESE IN CAMPO

SVIZZERA (4-2-3-1): Sommer; Lichtsteiner, Schar, Djourou, Rodriguez; Behrami (Fernandes 77’), Xhaka; Dzemaili (Embolo 58’), Shaqiri, Mehmedi (Derdiyok 70’); Seferovic. All. Petkovic
POLONIA (4-4-2): Fabianski, Piszczek, Glik, Pazdan, Jedrzejczyk; Balszczykowski, Krychowiak, Maczynski (Jodłowiec 101’), Grosicki (Peszko 104’); Milik, Lewandowski. All. Nawalka

 

MARCATORI: Blaszczykowski (P), Shaqiri (S)
AMMONITI: Schar (S), Jedrzejczyk (P), Pazdan (P), Djourou(S)
ESPULSI: –
POSSESSO PALLA: Svizzera 57% – Polonia 43%
TIRI FUORI: Svizzera 9 – Polonia 12
TIRI IN PORTA: Svizzera 8 – Polonia 5
FALLI COMMESSI: Svizzera 16 – Polonia 13
ANGOLI: Svizzera 13 – Polonia 5

VIDEO – Gigi Soriani feat. Clementino, O Sole è sta città

0
Un nuovo tormentone estivo?

Ecco la hit dell’estate, il ritmo house del dj Gigi Soriani e il rap di Clementino. Una nuova collaborazione per i due artisti partenopei che hanno voluto realizzare la traccia in dialetto napoletano, con l’intento di esportare un po’ della loro Napoli nel mondo. Il testo? Racconta di una serata tra amici all’insegna del divertimento, in accordo con la freschezza dei suoni rendono il pezzo perfetto per l’estate 2016.

Clicca sul player per vedere il video

https://youtu.be/XvGWLcHyaBk

Un ex Juve Stabia si trasferisce alla Turris

Ecco di chi si tratta

La AP Turris Calcio Asd è lieta di comunicare d’aver raggiunto in mattinata l’accordo, in vista della prossima stagione, con il centrocampista Ciro Danucci. Nato il 28 giugno 1983 a Taranto, Danucci debutta in prima squadra a Manduria, ma nel campionato 2010/11 Danucci approda alla Juve Stabia, dove riconquista la cadetteria a seguito della vittoria dei play-off, collezionando poi, sempre con le vespe, 13 presenze in B nella stagione successiva.

A tuttoturris dichiara: “In effetti è stato tutto molto semplice – spiega Ciro Danucci – dal momento che da entrambe le parti c’era la volontà di raggiungere l’accordo. Del resto, quando ti confronti con persone seriamente intenzionate a pianificare e realizzare un progetto vincente, è facile lasciarsi convincere e coinvolgere. Adesso dobbiamo solo scendere in campo e tradurre in vittorie tutti i buoni propositi”.

 

Lione, il presidente conferma: “Rifiutati 26 milioni di euro per Tolisso”

Rifiutati 25 milioni di euro per Tolisso: a rivelarlo il presidente del Lione Jean-Michel Aulas, dopo le conferme dell’Equipe ed Aurelio De Laurentiis. Ai microfoni di un’emittente francese, infatti, il patron ha dichiarato: “Ho detto no al Napoli che ha offerto 26 milioni per Tolisso.” Parole forti, chiaro il segnale di un interesse concreto del Napoli per questo giocatore. Una trattativa c’è, anche se appare complessa considerando il rifiuto di una offerta così importante.