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ESCLUSIVA – Icardi-Napoli, affare vicino ad una condizione: novità anche sul fronte Tevez

Queste le ultime di mercato

Con Gonzalo Higuain ormai alla Juventus con tanto di clausola pagata e approdo a Torino nei prossimi giorni, non si può non pensare al possibile sostituto: Mauro Icardi è il nome più caldo del momento. La prima offerta giunta all’Inter è stata rifiutata e prevederebbe 40 mln più 2 di bonus. Abbiamo raggiunto il collega Ruggero Torre che in esclusiva ci ha rivelato: “Se il Napoli dovesse alzare l’offerta per Icardi a 50 mln e lasciare via libera all’Inter per Candreva, l’affare Icardi si chiuderà. Quella somma potrebbe rilanciare il mercato neroazzurro”. Ci sono importanti novità anche sul fronte Tevez: “Napoli e Milan cercano di riportare l’ex Juve in Italia, ma occhio alla pista Corinthians con la fidanzata dell’attaccante che spinge per portarlo in Brasile. Al momento, però, sembra che il Napoli sia il club preferito e quindi in vantaggio”.

a cura di Ciro Novellino

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Il diario di bordo al ritiro precampionato della Juve Stabia

Il diario di bordo di ViViCentro, Metropolis e Magazine Pragma

La Juve Stabia ha scelto Gubbio e l’Hotel Beniamino Ubaldi quale sede del ritiro pre-campionato, come tradizione la nostra redazione ha seguito le Vespe per raccontarvi il lavoro dei calciatori gialloblè e quello che segue è il diario di bordo della giornata:

La pioggia batteva lenta quasi come una canzone triste ed il film sembrava un qualcosa di già visto.

La nostra trasferta a Gubbio per il ritiro della Juve Stabia 2016/2017 inizia così.  Sembra quasi che la malasorte ci continui a perseguitare come una tremenda maledizione.

I calciatori finiscono la rifinitura ed il Direttore Pasquale Logiudice, sempre molto disponibile, si intrattiene in nostra compagnia e ci svela alcuni stuzzicanti scenari di mercato.

Pranzo A GubbioDopo pranzo, il sole fa capolino nel cielo di Gubbio permettendo la disputa dell’amichevole con il Ponte D’Assi, formazione militante nel campionato di Prima Categoria. Il nostro racconto continua con un’altra storia, molto più dolce, tipo una pagina da colorare.  Nella seconda amichevole stagionale il sole e alto nel cielo ma arriva lo stesso la pioggia ma fortunatamente di goal.

Ovviamente l’avversario era di bassa caratura e quindi le Vespe rispettano il copione e bucano la porta per ben 11 volte.

Si rivede Ripa, si nota un Gaetano Fontana caricato a molla che come Sarri non lascia nulla al caso. L’ex allenatore della Nocerina fa installare una telecamera dall’alto per studiare nel migliore dei modi la qualità del suo sistema di gioco che è di bella apparenza ma anche di tanta sostanza.  Ovviamente è presto per formulare giudizi, ma gli inserimenti dei centrocampisti ed il gioco sugli esterni lasciano ben sperare per le prossime puntate.

Dopo le interviste di fine partita si torna a casa con il ricordo di una bellissima giornata con una valigia piena di speranze per la prossima stagione.

La pioggia, le nuvole e poi il sole, sarebbe una bellissima colonna sonora per la prossima stagione.

Gianluca Apicella

Di Marzio: “Male Napoli, senza piano B. L’Ajax non cede, Bacca non convince e Icardi costa caro”

Il punto di Di Marzio

Ai microfoni di Radio Marte, l’esperto di mercato Gianluca Di Marzio ha dichiarato: “Higuain sarà a Torino tra qualche giorno. La Juve ha fatto sapere di voler pagare la clausola, ma è disposta a trattare anche contropartite. Il Napoli però ha chiuso ogni trattativa. Magari più avanti le cose possono cambiare, se dovesse andar via Koulibaly penso si possa pensare a Rugani. Al momento, però, non ci sono trattative avviate. Il Napoli si è fatto trovare impreparato, doveva già pensare ad un piano B in caso di addio di Higuain dopo le parole dell’agente Nicolas. Su Icardi la posizione di Ausilio è stata molto ferma, con l’Inter che non vuole cedere il calciatore. Detto questo, il Napoli non ha mollato il calciatore e ci saranno nelle prossime ore contatti con l’entourage di Icardi e studiare una strategia per convincere l’Inter. Con l’offerta da 40 milioni difficile far barcollare l’Inter, arrivando a 50/55 più bonus potrebbe far vacillare le convinzioni dell’Inter. Forse nemmeno 60 potrebbero bastare. A quel punto sarà la società interista a prendere una decisione, magari cercando di capire anche qual è la volontà del giocatore. Se la moglie e gli intermediari prendono appuntamenti con il Napoli evidentemente c’è qualche malumore del calciatore. Milik non verrà perché l’Ajax non lo cede, Morata non arriva, resta Bacca che è un calciatore che pare non entusiasmi Sarri. Hai tanti soldi ma sul mercato adesso è difficile trovare un sostituto. Ricordiamo che c’è Gabbiadini che comunque merita la giusta considerazione. Koulibaly? C’è stato un incontro in ritiro con agente e calciatore dove si è fatta chiarezza dopo le dichiarazioni dell’agente. Il Napoli ha fatto la sua offerta, che è ritenuta bassa dall’entourage del calciatore che ha offerte da 45/50 milioni da Chelsea ed Everton. Per tenerlo il Napoli deve alzare l’offerta, magari inserendo una clausola rescissoria. Altrimenti devi pensare di valutare le offerte…”.

Icardi non si vende, ma il ragazzo e Wanda Nara entusiasti di Napoli

Icardi e Wanda convinti, ostacolo società

Ai microfoni di Radio Crc, è intervenuto l’esperto di mercato e giornalista Rai Ciro Venerato, che ha dichiarato: “Adl ha formalizzato l’interesse del Napoli ad Ausilio, la cifra della prima offerta è 45 milioni, ho conferme importanti, cifra base per aprire la trattativa, il Napoli è pronto ad arrivare fino a 60 milioni. Il ragazzo è disponibilissimo, la scelta del ragazzo e di Wanda Nara è Napoli, l’argentino chiederà all’Inter di andare a Napoli, nonostante Ausilio, consapevole delle richieste, lo abbia dichiarato incedibile. Per quanto riguarda l’ingaggio, il Napoli offre 5 milioni di base fissa più 1,5 di bonus facilmente raggiungibili per i prossimi 5 anni, e lascia il 50% dei diritti di immagine al ragazzo. Da quello che mi dicono Wanda Nara è rimasta molto colpita da Adl, ha intravisto alcune possibiltà di lavoro, come un importante promozione del loro marchio”.

Ausilio: “Non venderemo Icardi al Napoli, non è una questione di soldi”

Ausilio risponde

In partenza per gli Stati Uniti, all’aeroporto di Malpensa, Piero Ausilio, ds dell’Inter, è stato intercettato da alcuni giornalisti presenti. Ecco quanto riportato da Internews:  “Che si siano incontrati con il Napoli è certo, anche noi abbiamo avuto un contatto con il Napoli.  Ma al Napoli non lo diamo, non è questione di soldi. Non c’è una trattativa, l’Inter si tiene Icardi come si tiene altri giocatori. La nostra idea è di rinforzare la squadra e la società si rinforza tenendo i top players. Non mi interessa cosa possono offrire da Napoli, Icardi non ha una clausola e l’Inter non vuole cederlo, sempliceAdeguamento? Non ci sono problemi con il giocatore, sta lavorando bene, è con noi da anni ed è diventato capitano di una squadra importante con un glorioso passato. Siamo sempre stati attenti alle sue esigenze, abbiamo rinnovato sempre al momento giusto, e ora non è il momento giusto per rinnovarlo ancora. Oggi ci sono altre priorità, di campo e lavoro. Più avanti quando non ci sarà tutta questa attenzione mediatica ne parleremo. Gabbiadini non interessa. Da qui a fine mercato – ha chiosato Ausilio – ci concentriamo sull’arrivo di un giocatore. Candreva piace”

Problemi mobilità in sicurezza nel porto di Salerno: le proposte della FAI

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Angelo Punzi, segretario regionale del Coordinamento F.A.I. (Federazione Autotrasportatori Italiani), ha elaborato una proposta operativa in grado di contemplare: esigenze di traffico interno allo scalo portuale di Salerno ; necessità di transito degli autotrasportatori, con l’obbiettivo di conciliare sia la velocità commerciale del porto che la sicurezza  sul piano del traffico.

L’ha resa nota nella riunione di questa mattina indetta dal presidente dell’Autorità portuale, Andrea Annunziata, presso la sede dell’Autorità stessa.

La proposta operativa di Punzi tendente a risolvere il problema, prevede, nell’immediato:

  • l’estensione dell’apertura del varco Trapezio tutti i giorni feriali fino alle ore 19:00
  • l’utilizzo anche delle corsie di accumulo esterne al porto, a ciò già destinate.

La proposta di Punzi è stata condivisa da tutti i convenuti:

  1. Andrea Annunziata, Presidente Autorità portuale;
  2. Luigi Di Luise, Segretario generale Autorità portuale;
  3. Agostino Gallozzi, Presidente Assotutela e S.C.T.;
  4. Giovanni Annunziata, Coordinatore area Demanio;
  5. Luigi Monetti, Responsabile tecnico Demanio;
  6. Gaetano Angora, Comandante Capitaneria di Porto;
  7. Mario Saturnino, C°1 Cl. Np Ufficio Nostromo;
  8. Domenico Ferraiulo, Amministratore S.A.T. e Manager Grimaldi Group;
  9. Luca Ponticorvo, Direttore Generale S.A.T.;
  10. Massimiliano Riccardi, Marketing & Sales Manager S.C.T.;
  11. Giuseppe Amoruso, Responsabile Terminal Amoruso Spa;
  12. Angelo Punzi, Segretario regionale FAI Campania;
  13. Giovanni Memoli, Presidente Caps Trasporti, già rappresentante FAI in seno al comitato portuale.

Koulibaly, l’agente: “Ma quale rinnovo, il ragazzo vuole ancora andare via”

Agente Koulibaly, parole al veleno

Ai microfoni di Radio Crc, è intervenuto l’agente di Koulibaly, Bruno Satin: “Parliamoci chiaro, sono stato sabato scorso a Dimaro, abbiamo fatto il punto sulla situazione, situazione che è stata abbastanza tesa in questi ultimi tempi, non mi risulta che siamo ad un punto di accordo, forse i dirigenti hanno capito così, ma la voglia del giocatore è ancora quella di andar via, non di rinnovare. Anche perché i segnali da parte del club non sono una motivazione per il ragazzo, ci dicono che è un grande giocatore ma dall’offerta non si vede. Già l’anno scorso volevano mandarci via, dicevano che non era concentrato, poi però con la scorsa stagione ha dimostrato tutte le sue qualità. Il ragazzo potrebbe decidere di restare un anno inserendo nel contratto una clausola non alta come quella del Pipita, ancora non si capisce se abbia fatto un affare il Napoli o un affare la Juve, certo per i tifosi è una bella delusione. Se il Napoli lo vuole tenere deve farci altre proposte, quello che posso dire è che per ora non ci sono margini per rinnovare, ai tifosi posso dire di stare tranquilli perché non andrà alla Juve, non va a rinforzare la concorrenza. Il Chelsea e l’Everton sono ancora interessate, cercano un centrale di livello”.

Juve Stabia, Capodaglio: “Castellammare grande piazza, suderò la maglia”

Le parole di Paolo Capodaglio al ritiro pre campionato di Gubbio

La nostra redazione, presente ieri a Gubbio per il ritiro della Juve Stabia, oltre a seguire l’amichevole contro il Ponte D’Assi terminata 11 a 0, ha avuto anche il piacere di raccogliere le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti delle vespe. Uno di questi è uno degli ultimi arrivati Paolo Capodaglio.

Ecco le parole dell’ex Casertana: “Ho voluto fortemente la Juve Stabia perché mi ha proposto un programma ambizioso che si sposava perfettamente con la mia ambizione. Vogliamo fare bene e già ora in ritiro stiamo lavorando tanto per trovare la forma migliore, abbiamo già un impegno ufficiale a Livorno tra una settimana e dobbiamo arrivarci al meglio. In questi giorni stiamo cercando di fare gruppo perché è una cosa fondamentale, viene prima del lavoro sul campo. Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Lavoreremo tanto per trovare il prima possibile la condizione ottimale. Il nostro centrocampo sulla carta è uno dei più forti e dovremo dimostrare di esserlo anche sul campo, dobbiamo aiutarci tra di noi. Mi trovo bene sia con i compagni di reparto che con tutta la squadra, siamo tutti ragazzi ambiziosi e credo faremo bene. Castellammare è una piazza calorosa che ci darà una grossa mano. Promesse non ne faccio, ma quel che dico è che suderò sempre la maglia.”

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VIDEO, DIMARO LIVE – Casale: “L’atteggiamento di Higuain è chiaro a tutti. Io prenderei questo bomber…”

Queste le sue parole a Vivicentro.it

Al termine della seduta di allenamento di questa mattina, al comunale di Carciato, abbiamo intervistato Pasquale Casale, ex calciatore del Napoli e queste sono le sue dichiarazioni sui temi caldi del momento.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Vivicentro intervista il Sindaco di Palena

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Dal nostro inviato a Palena, CHRISTIAN BARISANI

Abbiamo ascoltato il Sindaco di Palena Claudio D’Emilio in una succulenta intervista

PALENA – Presso il Municipio di Palena, abbiamo intervistato il Sindaco, Claudio D’Emilio, del piccolo centro montano, il quale ci ha rilasciato un’intervista a «tutto tondo», nella quale ha toccato diversi argomenti, non tralasciando nemmeno la difficile situazione del calcio a Lanciano.

Sindaco, vogliamo ripercorrere la sua carriera politica?

«Tra poco compirò 55 anni, e sono stato sempre impegnato sui temi sociali dai tempi della mia gioventù, negli anni ’80. Negli anni 2000 mi sono candidato con una lista locale, con la quale sono riuscito ad entrare nel partito di minoranza nell’allora consiglio comunale di Palena. Più tardi ancora ho partecipato ad un lista guidata dall’ingegnere Domenico Parente, e per 2 mandati sono risultato essere il consigliere più votato, ricoprendo anche l’incarico di vice – Sindaco. Le numerose preferenza che la gente mi ha accordato sono dovute al fatto che amo sempre stare in mezzo alla gente, mi piace ascoltare tutti ed essere sempre attento alle problematiche dei miei cittadini, non sempre ci riesco, ma l’impegno viene sempre premiato.

Sono al mio primo mandato da Sindaco, e devo, purtroppo, dire che i paesi delle area montane, come il nostro, soffrono per la mancanza di servizi, per i tagli continui, e per gli spostamenti verso gli altri paesi, che sono veramente difficoltosi. Il problema maggiore, è che la maggior parte dei miei compaesani lavora nella zona della Val di Sangro (che dista quasi 1 ora di auto da Palena ndc). Si tratta, pertanto di pendolari che viaggiano continuamente. Io stesso svolgo il mio lavoro di consulente tra Lanciano e Chieti, ed in passato ho avuto anche la possibilità di trasferirmi a Lanciano, ma sono troppo innamorato di Palena.»
Per cominciare a parlare di calcio, cosa pensa della situazione attuale del calcio a Lanciano?
«Da un punto di vista sportivo, la situazione è drammatica (il sodalizio frentano rischia di non essere nemmeno iscritto al prossimo campionato di serie D ndc). Ho diversi amici di Lanciano, ed io stesso sono un simpatizzante dei colori rossoneri, dal momento che il capoluogo frentano non dista molto da noi. In passato ho contattato la società guidata dai Maio per proporgli di venire a Palena per il ritiro estivo, ma si organizzarano diversamente. Vedere una squadra come il Lanciano, che sul campo si è salvata, ma che è retrocessa in Lega Pro a causa dei punti di penalizzazioni inflitti per alcuni ritardi nei pagamenti, sull’orlo di un baratro calcistico, è qualcosa che fa veramente male. Speriamo in qualcosa di positivo. I Maio hanno avuto il merito di portare questa squadra in serie B, e di farcela rimanere per 4 stagioni. C’erano anche dei progetti ambiziosi, come il nuovo centro sportivo. Purtroppo, viviamo in un periodo di grandi incertezze economiche, mentre dall’altra parte è facile dare dei giudizi affrettati. A volte bisogna fare i conti con dei bilanci, e si devono prendere, come penso abbiano fatto i Maio, delle decisioni che risultano essere molto dolorose, come quella di lasciare la società frentana. Nel calcio, come in tutte le attività imprenditoriali, ci si rimette sempre. Se la famiglia Maio non avesse avuto amore per la squadra, per la società e per lo sport, non avrebbe mai potuto investire denaro, tempo e tanto altro, come, invece, ha fatto.»
Il Pescara è in ritiro a Palena. Quali sono le sue impressioni al riguardo?
«Per me, per i miei compaesani e per tutta Palena, è una grandissima emozione, anche perchè c’è stato un vero e proprio gioco di squadra per rendere accogliente e funzionale il nostro paese e le sue strutture. Mi riferisco alla polisportiva, all’amministrazione comunale, alle strutture ricettive, ed a tutte le attività ristorative e commerciali che ci sono nel nostro piccolo borgo. Ho fatto di tutto per realizzare quello che per noi è un grandissimo sogno: avere una squadra di serie A come il Pescara che viene a fare il ritiro presso di noi. Ringrazio tutti, in particolari i numerosi sponsor che ci hanno sostenuto. Tutti i cittadini di Palena sono contenti di questa situazione. Si è trattata anche di un’operazione di marketing, che ha rilanciato l’economia locale, negli anni passati un po’ in flessione nel mese di luglio. Infine, posso dire che la gente ha anche scoperto le grandi bellezze di Palena, e mi riferisco all’Eramo Celestiniano, al Museo Paleontologico, al Museo dell’Orso, al torrentismo, alle Chiese, ai sentieri di montagna ed a tanto altro.»

Ieri il Pescara, in amichevole, ha vinto 2 – 0 contro il Teramo. Quali sono le sue impressioni sul match di ieri?
«Ho seguito la partita, dal campo, non con la necessaria attenzione, visto che ero abbastanza impegnato nel controllare che non ci fossero problemi di sorta, dal momento che tantissime erano le persone presenti sugli spalti, ed altrettanto numerose quelle assiepate sul perimetro del campo. Sono stati venduti 1300 biglietti. Tutti si è svolto nel massimo ordine, e per questo ringrazio il Prefetto ed il Questore di Chieti, per il grande numero di agenti messi a disposizione per la manifestazione. Per quel che concerne la gara, nel primo tempo ho visto un ottimo Teramo, tonico, pimpante e che proponeva delle trame molto interessanti. Nel secondo tempo, anche per le sostituzioni operate, si è visto maggiormente il divario tecnico esistente tra le due formazioni, ed il Pescara, anche grazie all’ingresso di Caprari, avanti ha avuto maggiore brio e fantasia. Comunque, il Teramo non ha sfigurato al cospetto dei più quotati avversari.»
Giovedì, sempre a Palena, è in programma Pescara – Frosinone. Ci sono delle novità?

«Noi come macchina organizzativa siamo pronti, ma la prefettura di Chieti, è in attesa di sapere quanti tifosi arriveranno da Frosinone. Si tratta di un giorno infrasettimanale, ed anche se si tratta di un’amichevole importante, il flusso di persone dovrebbe essere gestibile. Al momento (alle ore 10:00 di lunedì ndc), nulla è ancora annullato. Si attendono conferme da parte della prefettura.

Ringraziamo il Sindaco Claudio D’Emilio per la gentile intervista che ci ha concesso.

Juve Stabia, Ripa: “Lavoro per ritrovare la condizione. Siamo ambiziosi”

Le parole di Francesco Ripa al ritiro pre-campionato di Gubbio

La nostra redazione, presente ieri a Gubbio per il ritiro della Juve Stabia, oltre a seguire l’amichevole contro il Ponte D’Assi terminata 11 a 0, ha avuto anche il piacere di raccogliere le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti delle vespe. Uno di questi è l’attaccante, rientrato da un lungo infortunio, Francesco Ripa.

Ecco le sue parole: “L’ultima stagione è stata particolare sia per me, che ho subìto un gravissimo infortunio, sia per la squadra che era partita per un obiettivo e poi ha dovuto lottare per un altro. Spero che la prossima stagione sia buona per me, non sarà facile ma voglio dare una mano alla squadra. La società sta facendo un grande mercato e noi siamo ambiziosi, vogliamo fare benissimo. Le ambizioni per un grande campionato ci sono, la squadra che sta nascendo è un’ottima squadra ma poi sarà il campo a dire se avremo fatto bene o no. Sarà un campionato difficile con tante squadre attrezzate per vincere, dovremo lottare contro tutti. Abbiamo un obiettivo ma non lo sveliamo, lavoreremo sodo per raggiungerlo nonostante le difficoltà. Io sto lavorando tantissimo e piano piano si vedranno i risultati, devo recuperare la condizione. Non so quando sarò al top ma sto recuperando anche la fiducia in me stesso, non gioco una partita da un anno e sicuramente ci vorrà tempo, ma sono già pronto a mettermi a disposizione della squadra.”

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Droghe leggere: disegno in Parlamento. Liberalizzare? Legalizzare? Si, No, Ni!

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In Parlamento giunge il disegno di legge sulla legalizzazione delle cosiddette “droghe leggere” ed il caso ha subito suscitato molti commenti pro e contro, anche sotto l’aspetto malavitoso legato al commercio delle droghe, che hanno generato anche diversi articoli per spiegare i motivi di chi ritiene che siano utili ANCHE per indebolire la malavita (mafia ecc ecc) che di questo mercato fa tesoro, e chi invece, pur se ne condivide l’effetto positivo sotto il profilo medico (per alcune cure) avverte che, liberalizzarle tout court – senza cioè specificazioni, chiarimenti, giustificazioni mediche e quindi, alkla fin fine, senza una necessaria prescrizione medica, non solo non contrasterebbe le mafie ma aumenterebbe i danni sociali che si avrebbero con ulteriori ricadute anche economiche di miliardi.

Lo slogan dei favorevoli è: “Non voglio drogarmi, odio il consumo, per questo sono a favore” del disegno di legge che arriva finalmente in Parlamento.

I “contrari” ad una liberalizzazione tout court citano un recente rapporto dell’ente Onu per la sanità (Oms), who.cannabis.report, che dettaglia il danno da cannabis in relazione all’età del consumatore, la frequenza dell’uso e la potenza della dose e concludono dicendo: «invece di promuovere nuove forme di controllo dell’offerta legalizzando la droga, è più efficace prevenire la domanda, intensificare le terapie di recupero, e ridurre i costi sociali conseguenti all’uso. Soprattutto, il tossicodipendente va assistito in ospedale, non cacciato in galera; l’azione repressiva ha fallito».

Ma leggiamo ora due pareri a confronto: 

Legalizzazione cannabis, così può indebolire mafie e terrorismo. ROBERTO SAVIANO

PARLARE di legalizzazione delle droghe leggere (lo faccio da anni) non è affatto semplice. E sapete perché? Perché legalizzare viene percepito come “fate pure”, anzi “fatevi pure”. Anche adesso che in Parlamento finalmente comincia la discussione sul disegno di legge, la confusione tra legalizazione e incentivo a fare uso di droghe è il grande equivoco su cui discutere. Legalizzazione è esattamente il contrario della promozione al consumo. Legalizzare significa portare alla luce ciò che fino ad ora è stato avvolto dall’oscurità più cupa del mercato nero. Legalizzare le droghe leggere farà estinguere le mafie? Nemmeno a parlarne.

Legalizzare le droghe leggere farà scomparire completamente il mercato illegale? Ovviamente no. E allora perché legalizzare? Perché legalizzarle indebolirà le mafie sottraendo loro capitali e allo stesso tempo ridimensionerà il mercato illegale. Chi vorrà fumare uno spinello preferirà di certo sostanze controllate che si possono acquistare regolarmente, senza incorrere in sanzioni, e non andrà a cercare un pusher giù in strada, non chiamerà lo spacciatore che si “leva” il fumo in casa, inventando parole in codice al telefono per capire se è un momento buono per andare a prenderlo o no.

Eppure è così difficile fare breccia nei ragionamenti di chi è contrario senza appello. Di chi non vuole sentire ragioni perché – dice – “non si può scendere a patti con le mafie”, “non si può accettare il male minore”, “si devono debellare le droghe, non renderle legali”. Chi potrebbe dirsi contrario, teoricamente, a questi principi? Il genitore che teme per i propri figli? Il fratello che ha scoperto che il piccolo di casa fuma spinelli di nascosto? Non scherziamo: a nessuno verrebbe in mente di mettere in discussione questi principi generali. Ma dobbiamo fare i conti con il mondo reale. E il mondo reale è quello in cui chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno (ma anche uno) rischia di ammalarsi di cancro. Il mondo reale è quello in cui quando bevi tre cocktail sei pericoloso per te stesso e per chi trovi sulla tua strada se poi ti metti al volante. In Italia le vittime del tabacco sono stimate sulle 80mila all’anno. Le vittime dell’alcol 40mila. E invece non c’è una sola vittima causata da droghe leggere. Nemmeno una.

Non convincerò gli scettici dicendo che applicando alla cannabis la stessa imposta del tabacco lo Stato incasserebbe in tasse tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Ma forse potrei richiamarli alla responsabilità ricordando che le droghe leggere sono merce di scambio tra organizzazioni criminali e organizzazioni terroristiche. Sapete come è stato finanziato l’attentato in Spagna del 2004? Con l’hashish che i gruppi vicini ad Al Qaeda hanno venduto anche alla camorra napoletana. Lazarat, in Albania, la capitale mondiale della marjiuana, è finita sotto il controllo di gruppi criminali che sostengono Daesh. L’Is controlla ormai una produzione da oltre 5 miliardi di dollari. Sì, l’erba e l’hashish sono diventati gli strumenti primi di finanziamento delle organizzazioni fondamentaliste. E legalizzare sarebbe adesso un modo per sottrarre alle organizzazioni criminali tra gli 8 e gli 11 miliardi di euro l’anno.

Dove voglio arrivare? Esattamente qui: se il mondo che viviamo non ci piace, abbiamo davanti a noi due possibilità. La prima è pensare al mondo ideale che vorremmo e quindi percepire come compromissorie tutte le misure intermedie, quelle che intervengono riformando gradualmente, e che siccome non riescono a risolvere il problema immediatamente e nella sua totalità vengono avvertite come inutili. L’idealità sarà salva: ma la realtà va in rovina sempre più, allontanandosi dunque irrimediabilmente da quel mondo tanto ideale quanto irraggiungibile. La seconda possibilità che abbiamo è quella di provare a “riformare” la realtà che viviamo: procedendo per tentativi, ragionando, misurandosi con la complessità dei problemi reali. Esempio. Le mafie esistono, fanno affari con il traffico di droga, ma anche con edilizia, appalti, servizi, gioco d’azzardo, ovunque c’è una falla nel sistema, o meglio, ovunque c’è una “domanda” a cui fare corrispondere un'”offerta”. Ma di tutti questi ambiti il più redditizio resta il mercato degli stupefacenti. Perché è il più rischioso: ma è anche quello che procura i capitali per poter poi occuparsi di tutto il resto. Dove credete infatti che le organizzazioni trovino la liquidità per corrompere amministratori pubblici e politici? Dove credete che trovino le risorse per poter creare dal nulla aziende competitive sul mercato, che anzi con il mercato a volte non devono nemmeno confrontarsi perché guadagnano altrove e lì ripuliscono solo?

La risposta a tutte queste domande non può essere il solito mantra: “Anche Paolo Borsellino era contro la legalizzazione”. E non solo perché Borsellino diceva innanzitutto una cosa diversa: “Non bisogna stabilire una equazione assoluta tra mafia e traffico di stupefacenti, la mafia esisteva ancora prima e probabilmente, se mai dovesse scomparire il traffico di stupefacenti, la mafia esisterà anche dopo. È da dilettanti di criminologia pensare che legalizzando il traffico di droga, sparirebbe del tutto il traffico clandestino”. Giustissimo: infatti la mafia non scomparirà. Ma dovrà leccarsi le ferite: perché uno Stato che legalizza le droghe leggere è uno Stato forte che non ha paura di combattere. Guardiamo poi i dati. Il Portogallo nel 2001 depenalizza la cannabis e lì in 15 anni diminuisce il consumo. L’Uruguay nel 2013 e il Colorado nel 2014 ne legalizzano il commercio a scopo ricreativo: e anche lì il consumo diminuisce invece di aumentare.

Ma non basta. Chi continua a opporsi alla legalizzazione ragiona più o meno così: se le droghe leggere venissero legalizzate si incrementerebbe il mercato di droghe più pericolose che lo Stato non potrebbe affatto legalizzare (droghe chimiche, cocaina, eroina). Ma perché mai? Se le droghe leggere divenissero legali, chi ne faceva uso prima potrebbe continuare a farlo senza rischiare sanzioni. Il mercato delle droghe, come ogni altro mercato, è fatto di domanda e offerta. E oggi le organizzazioni criminali rispondono perfettamente alla domanda di droghe diverse da quelle leggere, essendo un ambito nel quale le mafie hanno maniacale attenzione. È evidente come su questo fronte non cambierebbe nulla e chi oggi fa uso di droghe leggere non inizierebbe certo a fare uso di cocaina, eroina o metanfetamina solo perché quelle leggere sono diventate legali. Sembra una barzelletta: Tizio fino a ieri fumava solo spinelli, ma da quando lo spinello è legale, per il gusto di trasgredire, ha deciso di sniffare cocaina. A me sembra un ragionamento assolutamente privo di buon senso. E a voi?

Ecco perché il fatto che il Parlamento oggi discuta una legge moderna sulla legalizzazione è già un atto rivoluzionario. Certo la speranza è che non diventi, come è successo con il ddl Cirinnà sulle unioni civili, bersaglio della politica più retrograda. Non permettiamo che la discussione si concentri unicamente sulla coltivazione della canapa a uso terapeutico ma pretendiamo invece responsabilità: è della legalizzazione della cannabis a uso ricreativo che si deve discutere, unico strumento che abbiamo per arginare lo strapotere delle organizzazioni criminali e per far diminuire il consumo. La repressione ha fallito. È tempo che Parlamento e politici italiani prendano posizione a favore di questa legge e lo facciano con fermezza. Basta con le questioni di principio: è con i dati alla mano che bisogna lavorare per indebolire le mafie. I 1.300 emendamenti presentati da Area popolare e il silenzio, su questo, del presidente del consiglio dimostrano, ancora una volta, come la politica non riesca a liberarsi da quella zavorra che ha un nome preciso: e si chiama ricerca del consenso. Nel senso più semplicistico di voti – e potere. Invece le nuove energie sociali e lo sviluppo si sprigionano proprio dal coraggio in tema di diritti, come accaduto per la legge sulle unioni civili: sbilenca, ma almeno esistente. Per questo il mio appello è rivolto soprattutto a chi non ha mai pensato minimamente di fare uso di droghe leggere né di volerne un uso di massa. Le parole d’ordine, insomma, sono “non voglio drogarmi, odio il consumo. E per questo legalizzo”.

I “Contrari” si attestano su un: Sì all’uso terapeutico e no al libero mercato, ma senza criminalizzare i consumatori.

Tra i “contrari” troviamo Antonio Maria Costa (dal 2002 al 2010 direttore esecutivo dell’ufficio Onu per la lotta alla droga e al crimine), che nell’articolo che vi riportiamo a seguire fa un’analisi dello stesso tema partendo da altra visuale e giungendo quindi ad una soluzione collaterale: sì alla legalizzazione, ma solo su ricetta medica e quindi NO ad una liberalizzazione.

“Un errore legalizzare la cannabis. Provoca danni sociali per miliardi”. ANTONIO MARIA COSTA

Da oltre un secolo vari accordi internazionali sanciscono l’uso della droga solo a scopo terapeutico: l’uso ricreativo è interdetto. Il risultato di tale politica è discusso. Dal punto di vista della salute, i benefici sono innegabili. La droga è consumata dal 5 percento della popolazione mondiale, assai meno di tabacco (30%) e alcol (25%). I decessi per droga ammontano a 500 mila l’anno, contro l’ecatombe causata da tabacco (6 milioni) e alcol (3 milioni). Al contempo, l’interdizione della droga ha dato luogo a uno spaventoso narco-traffico, per un giro d’affari annuo di 300 miliardi di dollari. Intere regioni in Asia e America Latina, dove la droga è coltivata, sono in mano ai fuori-legge.

La riforma della politica sulla droga mira a preservare i benefici e rimediare ai danni (tralascio coloro che, per ideologia, rifiutano ogni controllo pubblico sui consumi privati, anche se dannosi all’individuo e alla comunità). Per mostrare il delicato equilibrio tra costi e benefici dell’attuale politica, esaminiamo la droga più comune al mondo: la cannabis, consumata come erba (marijuana), resina (hashish) e olio (hash) da oltre 180 milioni di persone, almeno una volta l’anno.

Nel mondo, e in Italia, la riforma è motivata da due obiettivi. Primo, creare sistemi di offerta (privati negli Usa, pubblici in Europa e Sudamerica) alternativi alla mafia appunto per ridurre narcotraffico e violenza. Un proposito nobile, sulla carta. In Italia, per esempio, a favore della riforma si esprime la direzione nazionale antimafia che riconosce il «fallimento dell’azione repressiva» del piccolo spaccio, senza evidenziare l’ipocrisia di un mondo dove le banche riciclano impunemente i miliardi delle narcomafie. In altre parole, si perde la lotta alla droga perché non la si combatte: di qui la rassegnazione che porta alla legalizzazione.

Anche il secondo obiettivo fa discutere. Definendo la cannabis droga leggera, la riforma privilegia il controllo dell’offerta senza corrispondente riduzione della domanda (e relativa protezione della salute). E’ vero che la cannabis raramente porta alla morte: infatti, l’impatto non è sul fisico, ma sul cervello. In altre parole, eroina e cocaina danneggiano l’hardware dell’organismo, mentre cannabis e amfetamine distruggono il software: la psiche. Il recente rapporto dell’ente Onu per la sanità (Oms), who.cannabis.report, dettaglia il danno da cannabis in relazione all’età del consumatore, la frequenza dell’uso e la potenza della dose.

Partiamo dal consumatore, e dalla sua età. Nel corpo umano, le aree del cervello che gestiscono i processi fisio-psichici sono stimolate da recettori sensoriali (Cb1) che assorbono piccole quantità di energia, la convertono in impulso elettrico e regolano funzioni essenziali quali attenzione, memoria, motivazione, coordinamento e cognizione. Frenando il funzionamento di questi recettori, la cannabis danneggia la mente. Questo succede soprattutto nell’età dello sviluppo cerebrale, che è completo a 29 anni per gli uomini e 25 per le donne. Il risultato: mentre nella popolazione il rischio di danno psichico dovuto alla canna è mediamente del 10%, nei giovani la probabilità sale al 20% per l’uso saltuario, e 20-50% per uso abituale.

Secondo: la frequenza del consumo. In aumento, grazie alla crescente banalizzazione della droga. I mezzi di info-trattenimento (media, musica e cinema) glorificano la droga, fino a deriderne il rischio. Le conseguenze? Nell’ultimo decennio, la percentuale di giovani europei e americani che ritengono la cannabis dannosa alla salute è scesa dall’80 al 40%. La minore consapevolezza del danno, aumenta la voglia di sperimentarlo, e viceversa. In Svezia, dove il 78% degli studenti considera la cannabis pericolosa, il consumo giovanile è limitato al 16%. In Italia e Spagna, dove l’apprezzamento del rischio tra i giovani è basso (36%), il consumo è più alto (28%). A livello europeo, 3 milioni di persone fanno uso quotidiano di cannabis, e 10% di loro (circa 300 mila) necessitano di cure ospedaliere.

Negli Usa il capitalismo della canna è scatenato. Negli Stati dove l’uso ricreativo è legale, la lobby pro-droga fa milioni vendendo l’erba e ingegnosi derivati: marmellate, biscotti e bevande. Libero accesso a prezzi bassi (il valore è sceso da 60 a 30 dollari per la dose da 3,5 gr) ha drogato il mercato: in Colorado l’uso tra i giovani è salito dal 27% al 31% (contro il 6-8% della media nazionale), la richiesta di assistenza al Pronto soccorso è aumentata del 31%, i ricoveri in ospedale del 38%. In crescita anche i morti su strada. Malgrado le buone intenzioni del legislatore, il mercato illecito prospera (40% del consumo), mentre gli introiti fiscali languiscono all’1% (110 milioni di dollari, su un bilancio di 11 miliardi).

Terzo, il danno al consumatore: molto dipende dalla potenza della droga. Un tempo la marijuana conteneva 2-4% di tetra-hydro-cannabinolo (Thc), il principio attivo che causa il danno psico-fisico. Oggi, grazie a manipolazioni genetiche e nuove tecniche di coltivazione, il Thc arriva a dieci volte tanto. Cere e oli vegetali possono contenerne fino a 80-90%: autentici veleni che accrescono la probabilità di danno psichico e, quando capita, lo rendono più severo.

In conclusione, in un’epoca dove la società cerca di limitare il danno causato da comportamenti anti-sociali, la riforma della politica della droga trascura il danno derivante dalla cannabis. Certo, non tutti coloro che fumano marijuana perdono la testa, come non tutti i tabagisti muoiono di cancro, né tutti gli autisti incoscienti periscono in incidenti. Eppure, in tutti questi casi la salute pubblica è a rischio. Di conseguenza, contro il tabacco si prendono misure sempre più restrittive e contro la guida scellerata c’è il codice della strada sempre più severo. Invece per la canna c’è in prospettiva il libero uso ricreativo. Un consiglio esperto: invece di promuovere nuove forme di controllo dell’offerta legalizzando la droga, è più efficace prevenire la domanda, intensificare le terapie di recupero, e ridurre i costi sociali conseguenti all’uso. Soprattutto, il tossicodipendente va assistito in ospedale, non cacciato in galera, per poi concludere che «l’azione repressiva ha fallito».

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repubblica / Legalizzazione cannabis, così può indebolire mafie e terrorismo. ROBERTO SAVIANO
lastampa / “Un errore legalizzare la cannabis. Provoca danni sociali per miliardi”. ANTONIO MARIA COSTA

DIMARO LIVE – Sarri deve fare i conti con una rosa non al completo

I dettagli da Dimaro

Sarri comincia la seduta mattutina con una serie di esercizi di equilibrio e potenziamento muscolare e fa i conti con le solite defezioni di rosa: Tonelli e de Guzman continuano il loro lavoro differenziato. Prosegue la loro fase di recupero lontano dal terreno di gioco.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Juve Stabia, Logiudice: “Ecco le strategie di mercato”

Pasquale Logiudice ci svela alcuni punti importanti della strategia di mercato

La nostra redazione, presente ieri a Gubbio per il ritiro della Juve Stabia, oltre a seguire l’amichevole contro il Ponte D’Assi terminata 11 a 0, ha avuto anche il piacere di raccogliere le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti delle vespe, uno di questi è sicuramente il direttore sportivo Pasquale Logiudice, ecco le sue parole:

“Ci auguriamo che la stagione che sta per iniziare sia più fortunata di quella appena terminata, anche se non ci vuole molto. Stiamo lavorando bene sul mercato ma stiamo trovando difficoltà in alcuni ruoli, come le trovano tutti, a causa della carenza di giocatori in determinate zone del campo.

In difesa abbiamo perso Polak che è voluto andare alla Cremonese ma abbiamo un accordo di massima con Amenta. Se tutto va bene e riusciamo a chiudere l’operazione Amenta, prendiamo un mancino forte fisicamente e bravo ad impostare, ed è quello che stavamo cercando.

L’altro posto in difesa potrebbe essere occupato da Morero, vedremo come evolverà la situazione.

Non bisogna dimenticare che c’è Santacroce in prova e deve dimostrare di stare bene, in più stiamo testando Atanasov che l’anno scorso abbiamo visto davvero poco.

Abbiamo anche in prova Bertolo, che è un altro mancino, ma la regola degli over frena un po’ perché costringe ad averne solo 16 e questo ci ha fatto cambiare strategia già alcune volte in un mese.

Ad esempio non ci aspettavamo di dover sacrificare tre under per Zibert, ci siamo dovuti adeguare.

Romeo? La sua non conferma è dovuto ad una questione tattica. Io ho sempre sostenuto che Romeo è un un ottimo difensore in una difesa a tre, siccome giocheremo a quattro si sarebbe dovuto adattare ancora per un anno e sarebbe stata una riserva. Inoltre con la regola over ci sarebbe stata un’altra grana da risolvere. Ci ha dato tanto in due anni anche da adattato in una posizione a lui non congeniale, ma dovevo prendere una decisione e ho deciso così.

La prima punta? Il buco in questo ruolo è un buco molto difficile da coprire, bisogna trovare il profilo giusto alla nostra causa. Sforzini? No, assolutamente. Mai pensato a lui. Ma non perché non sia un buon giocatore ma perché è un attaccante statico d’area di rigore e per il gioco di Fontana, che chiede una mano anche all’attaccante, serve un giocatore che dia una mano alla squadra.

Del Sante e Ripa? Resteranno entrambi. Non bisogna dare pressioni al recupero di Ripa e abbiamo deciso di tenere anche Del Sante perchè in ritiro sta facendo vedere quello che sa fare. Questo è il vero Del Sante e sono sicuro che ci potrà dare una mano.”

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Maradona: “Higuain andava venduto, ma ha sbagliato: i napoletani non lo meritano!”

Le sue parole

Diego Armando Maradona ha commentato così a Il Mattino il passaggio di Higuain alla Juventus: “Andava venduto per quella maxi cifra della clausola anche perché non avrebbe mai ripetuto quanto fatto vedere quest’anno a livello calcistico. Il modo in cui è andato via è stato sbagliato perché quello che ricevi a Napoli non lo ricevi altrove. Le visite mediche di nascosto non mi sono piaciute: questo i tifosi napoletani non lo meritano Juventus è odiata dai napoletani e da questo punto di vista faccio fatica a capire il perché della decisione del Pipita. Adesso con i 90 milioni incassati dal pagamento della clausola mi aspetto che De Laurentiis spenda almeglio per allestire un Napoli vincente. Non ha potuto trattenerlo e ha scaricato tutta la colpa sul Pipita: ora dovrà spendere e ricostruire”.

Insicurezza e terrore

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Nell’articolo odierno per la sua rubrica “Mappe”, Ilvo Diamanti analizza l’impressionante sequenza di attentati che, nel medio ed estremo Oriente e nella nostra Europa scandisce le nostre giornate creando terrore e generando insicurezza. Diamanti conclude con un invito: Non dobbiamo rassegnarci. Ecco, appunto!

La banalità del terrore. ILVO DIAMANTI

Viviamo tempi feroci. Segnati dal sangue. Scanditi da eventi drammatici, che si susseguono. Senza soluzione di continuità. Ogni giorno, ogni volta che apriamo il sito di un quotidiano online, oppure guardiamo i notiziari in TV, cerchiamo subito la notizia del nuovo, ennesimo massacro. E, purtroppo la nostra attesa non viene mai delusa. Negli ultimi giorni: almeno 20 morti a Bagdad, vittime di un uomo che si è fatto esplodere presso un centro commerciale. Mentre a Kabul, in un attentato compiuto durante un grande corteo, sono morte 80 persone – e più di duecento sono rimaste ferite. Da qualche giorno, peraltro, questi massacri lontani ci appaiono meno lontani. Perché, si sa, quel che avviene laggiù, nell’Oriente medio ed estremo, ci sorprende e ci spaventa di meno. In fondo, è lontano dagli occhi, anche se i media annullano tempi e distanze. Ma, soprattutto, laggiù ci sembra – più – normale. In fondo, pensiamo, nell’Oriente medio ed estremo, guerre, attentati, massacri: sono sempre avvenuti. Ma oggi questi avvenimenti non avvengono solo laggiù. Oltre i confini del – nostro – mondo. Capitano anche qui, vicino a noi. Nel “nostro” mondo. Da qualche tempo, con frequenza, con crescente regolarità. Dunque: regolarmente. Nei giorni scorsi: in Germania, a Monaco, un ragazzo di 18 anni nato e cresciuto in Baviera, ma di origine iraniana, ha ucciso, a colpi di pistola, dieci persone e ne ha ferite 27, alcune in modo molto grave. Perlopiù giovani e giovanissimi. Anche perché aveva cercato i suoi bersagli nell’area, affollata, fra un ristorante McDonald’s e un centro commerciale a nord della città. Pochi giorni prima, in un treno, ancora in Baviera, un ragazzo afgano aveva ferito quattro persone a colpi di accetta. Ma la scena consueta e, a noi prossima, di queste storie di ordinaria e sanguinaria violenza è la Francia. A partire dall’8 gennaio 2015, con l’irruzione di alcuni giovani armati nella sede di Charlie Hebdo. Dove morirono 12 persone. Autori, redattori.

Due giorni dopo, sempre a Parigi, in un market kosher, altre 4 vittime. Poi, il 13 novembre dello stesso anno, in alcuni attacchi suicidi coordinati – allo Stadio, nella sala concerti del Bataclan e nelle strade intorno a Place de la Republique – vennero massacrate altre 130 persone. Da allora gli attentati non sono mai cessati. Come le vittime. Nella vicina Bruxelles, base di partenza di parte degli attentatori e delle armi diretti a Parigi. Dove lo scorso marzo, fra l’aeroporto e una stazione della metro, vi sono state oltre 30 vittime

Di recente, infine, gli attacchi sono ripresi. Ancora in Francia. In occasione degli europei, quando, nella periferia parigina, Larossi Abballa ha assassinato due poliziotti, marito e moglie, a colpi di coltello. Nei giorni scorsi, però, l’azione omicida si è intensificata. A Nizza. Dove il 14 luglio, durante i festeggiamenti nell’anniversario della presa della Bastiglia, lungo la Promenade des Anglais, Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, alla guida di un camion, ha provocato la morte di 84 persone e il ferimento di altre centinaia.

Propongo questa cronaca funebre e dolorosa, nonostante riprenda fatti e avvenimenti, purtroppo, noti. Ma serve, anzitutto, a me. Per tener viva la memoria della morte (mi scuso del gioco di parole un po’ macabro) che oggi scandisce le nostre giornate. E compone le immagini della nostra “vita” quotidiana. Che non sa più prescindere da questa violenza.

L’Osservatorio Europeo sulla (In)Sicurezza, di Demos, Oss. Pavia e Fondazione Unipolis, nell’indagine dello scorso febbraio, dunque, prima della recente, violenta ondata di eventi sanguinosi, individuava la prima causa delle nostre inquietudini nelle paure globali. Malattie, fattori climatici e ambientali. Ma soprattutto il terrorismo. La preoccupazione sollevata dagli atti terroristici, infatti, coinvolgeva quasi il 44% degli italiani. Il livello più elevato degli ultimi anni. E quasi 15 punti in più rispetto al 2010. Rispetto allo scorso febbraio, però, penso che la misura di questo sentimento sia cresciuta ancora. Sensibilmente.

Tanta insicurezza, alimentata da tanti avvenimenti drammatici, che si ripetono sempre più frequenti, rischia di erodere, fin quasi a dissolvere, il senso drammatico di quel che sta capitando. Di routinizzare l’orrore e il terrore. D’altronde, il dibattito sui nostri media riflette la nostra tentazione di “normalizzare” questi eventi drammatici. Di dar loro una spiegazione che ci permetta di “com-prenderli”. Di assecondare oppure contraddire le interpretazioni correnti. Le chiavi di lettura privilegiate. Che si tratti, dovunque, di attentati guidati dall’IS. Lo Stato Islamico, senza territorio, alla ricerca di un territorio. Che, per questo, può agire dovunque, in ogni territorio. Fino a casa nostra. Oppure, al contrario, che l’IS non c’entri. E divenga un alibi. Lo sfondo ideologico per l’azione di un terrorismo-fai-da-te. Esercitato da piccoli uomini perduti nelle periferie della nostra società, in cerca di un momento e di un luogo che dia loro centralità. Terroristi organizzati oppure improvvisati. Tutti islamici – radicali o radicalizzati. Nativi o convertiti. Oppure no. Islamici e terroristi per caso. Giovani e meno giovani. Disadattati. In cerca di adattamento, protagonismo, identità.

Mi rendo conto di scrivere e dire cose banali. Ma la “banalità del male”, come ha insegnato Hannah Harendt, ricostruendo una vicenda radicata nelle tenebre della nostra storia recente, incombe sempre. Su di noi. Che seguiamo i notiziari sui media – tradizionali e nuovi. E ci chiediamo, ogni volta, cosa sarà successo di nuovo. Di tragico. Quale attentato e dove. Lontano o dietro casa nostra. Con quante vittime. E quali protagonisti. Musulmani oppure no. Islamici oppure no. Gli attentati e i massacri dati per scontati. Argomenti riprodotti dai talk, che, per citare Edmondo Berselli, richiedono “shock continui”. E ancora: la banalità delle opposte spiegazioni. Parallele. Favoriscono l’abitudine al terrore e alla morte. La narcosi della coscienza.

Non dobbiamo rassegnarci.

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Gabigol, confermato l’incontro con gli agenti

I dettagli riferiti da Alfredo Pedullà

Confermato l’incontro tra il Napoli e i rappresentanti italiani di Gabigol, l’attaccante in uscita dal Santos. Il summit avverrà prima di giovedì, probabilmente a Milano, e servirà a fare un punto approfondito della situazione. Il Napoli cerca una prima punta che conosca già bene il campionato italiano. Ma Gabigol potrebbe essere un importante investimento per il futuro, sulle sue tracce da tempo c’è la Juve che si era avvicinata alla richiesta del Santos (25 milioni) e che ora è impegnata su altri fronti.

Veron: “Juve? Gonzalo va capito, l’affare l’hanno fatto tutti e su Icardi e Tevez…”

Le sue parole

Juan Sebastian Veron ha parlatoi a Tuttosport: “Chi ha fatto l’affare su Higuain? Al momento entrambi, in futuro si vedrà: lo dirà il campo. Novanta milioni sono una cifra enorme, ma Higuain è un bomber quasi unico”

Lei ha giocato con i migliori attaccanti degli ultimi venti anni: compreso Higuain. 
“Il Pipita è speciale, un centravanti completo: è tecnico, fisico, potente, rapido, abile nei tiri, astuto in area e soprattutto ha un gran senso del gol. Le reti si pagano e per questo non sono stupito dell’investimento della Juventus: i bianconeri si sono assicurati uno dei numeri uno mondiali del ruolo”

E’ più sorpreso dalla scelta di Higuain? 
“Sono decisioni personali, Gonzalo va capito”

Nella sua squadra ideale, visto che lei presidente di un club lo è per davvero, la maglia numero 9 la affiderebbe a Higuain, Lewandowski o Suarez? 
“Parliamo dei tre migliori centravanti. Da argentino, punterei su Higuain. Lo conosco bene, è un bravo ragazzo: abbiamo disputato un Mondiale assieme”

A Napoli, per il dopo Higuain, sono in rialzo le quotazioni di un altro suo connazionale: Icardi.  
“E’ diverso dal Pipita, ma età e gol sono dalla sua. Capisco il Napoli e per l’Inter sarebbe difficile rimpizziarlo. Però…”

Però… 
“L’Inter sopravviverebbe comunque, come ha dimostrato di saper fare anche in passato. Intanto è già stato ingaggiato un giocatore di qualità come Banega”

Per il Napoli gira pure il nome di Tevez, suo grande amico: davvero l’Apache potrebbe tornare in Italia?
“E’ un po’ che non lo sento, non so proprio”

Mertens in arrivo a Dimaro: “Sto arrivando, in attesa del caffè di Tommaso Starace”

I dettagli

“Sto arrivando, in attesa del caffè di Tommaso Starace”. Così Dries Mertens scrive su Twitter stamattina. Il belga sta sbarcando in queste ore a Dimaro in Val di Sole per mettersi subito a disposizione di Maurizio Sarri.

Higuain alla Juve apre i casi Mandzukic e Zaza

I dettagli da Tuttosport

L’acquisto di Gonzalo Higuain non ha destabilizzato soltanto la porzione del calcio italiano che non tifa per la Juventus, ma ha acceso la luce rossa dell’allarme anche all’interno dello spogliatoio bianconero. Tutto rimesso in discussione soprattutto in attacco dove lo sbarco di Higuain e la titolarità di Paulo Dybala, diritto conquistato a suon di gol e prestazioni egregie, riducono a zero le ambizioni della concorrenza. Accetterà Mandzukic il ruolo di alternativa all’argentino pagato 90 milioni di euro? Domani il croato sarà a Vinovo, vacanze finite dopo i giorni supplementari guadagnati per le fatiche dell’Euro 2016. In agenda l’incontro con l’ad Giuseppe Marotta per ribadire la sua voglia di essere protagonista e chiarire ogni aspetto del suo futuro che comunque lo legherebbe ai bianconeri fino al 2018. I dubbi del croato, che comunque gode della stima di Allegri che intervenne personalmente nell’estate 2015 per convincerlo a scegliere la Juventus, sono gli stessi che accompagnano Simone Zaza. La Juventus sta valutando la sua posizione mettendo in fila le richieste che spaziano dalla Premier, con il West Ham tra i più insistenti, alla Bundesliga, archiviato con un «no» il contatto del Wolfsburg, con sullo sfondo la serie A di Milan e Napoli. Ed è questa probabilmente la soluzione più gradita di Zaza che la Juventus ha valutato 25 milioni.