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Mertens, Koulibaly, Hysaj e Gabbiadini, le cifre dei rinnovi e un futuro sempre più azzurro

Napoli e i rinnovi:  le ultime Mertens, Koulibaly, Hysaj e Gabbiadini

Non si ferma ADL: il presidente del Napoli è impegnato da tempo a risolvere la questione relativa ai rinnovi contrattuali di Mertens, Gabbiadini, Hysaj e Koulibaly. Per il primo, si parla di adeguamento da 2 milioni di euro, mentre per Manolo da 3 più bonus, fino al 2020. A Koulibaly, invece, andranno 2,2 milioni di euro con l’aggiunta di una clausola rescissoria, valida solo all’estero, fissata a 80 milioni di euro. Saranno 50, invece, i milioni necessari per strappare Hysaj al Napoli, che, provvisto di clausola e rinnovo contrattuale da 1,5 milioni di euro, è pronto ad iniziare una nuova stagione alla corte di Maurizio Sarri. A riportarlo, la Gazzetta dello Sport.

ESCLUSIVA Juve Stabia, parla De Lucia: “La curva mi ha fatto provare una forte emozione: ringrazio tutti i tifosi”

De Lucia sempre più innamorato della Juve Stabia

Il Presidente del settore giovanile della Juve Stabia, Andrea De Lucia, domenica ha calcato per la prima volta il prato sintetico del Menti e, dopo la sua prima apparizione nell’ultima gara con il Foggia dello scorso anno (CLICCA QUI), ha potuto ammirare l’entusiasmo che si sta creando attorno alla Juve Stabia.

Prima dell’esordio stagionale casalingo della prima squadra è stato presentato al pubblico presente (circa 1600 tifosi n.d.a.) il settore giovanile della Juve Stabia. Le tre compagini con i rispettivi staff hanno sfilato sul terreno di gioco. C’era la Berretti al gran completo con mister Domenico Panico e tutto il suo staff. Presente l’Under 17 e l’Under 15 con mister Nunzio Di Somma e mister Alfonso Belmonte alla guida.

Raggiunto al telefono dai redattori della nostra redazione sportiva, Andrea De Lucia ci ha svelato cosa ha provato in quei momenti:

“Una sensazione unica quella che ho provato nella giornata di domenica allo stadio Menti. Vedere la curva applaudire e sostenere tutti i nostri ragazzi è stato un qualcosa di straordinario, cosa questa che mi sprona sempre più. Da quando sono arrivato, mi sono innamorato dei colori gialloble’, me li sento addosso e voglio ringraziare l’intera curva per l’affetto che mi hanno, ci hanno dimostrato. L’affetto prima e il coro che hanno intonato alla nostra presenza poi sono un qualcosa che mai avevo visto. Forza Juve Stabia!”

a cura di Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Capparella: “Sarà una grande stagione per gli uomini di Sarri”

Intervista a Marco Capparella ex ala del Napoli

E’ stato un ex, uno di quelli che ha seguito il Napoli dalla serie C fino alla massima serie firmando 51 presenze e 5 reti, la redazione di Vivicentro.it ha raggiunto, in esclusiva, Marco Capparella. Queste le sue dichiarazioni:

Cosa ne pensi dell’inizio stagione del Napoli?

“Inizio di stagione positivo nonostante il pareggio col Pescara contro il quale il Napoli ha disputato una bella partita, per quanto riguarda il Milan ha disputato una bella partita. Penso che sarà una grande stagione per gli uomini di Sarri”.

Cosa ne pensi del duo Gabbiadini-Milik visti anche i tanti impegni del Napoli?

“Faranno sicuramente una grande stagione e saranno favoriti dal gioco di Sarri che mette in risalto l’attaccante centrale che con gli esterni offensivi bravi nell’1 contro 1 e a saltare l’uomo possono dare una grande mano ai due attaccanti”.

Secondo te la linea verde di centrocampo sarà all’altezza degli altri centrocampisti del Napoli?

“Penso che il Napoli a centrocampo abbia fatto un grande mercato, ha inserito giocatori forti e di qualità che possono essere dei ricambi molto validi soprattutto in vista degli impegni di Champions League”.

Come vedi la sfida contro il Palermo?

“Penso che sarà una partita delicata per il Napoli ma per quanto mi riguarda il livello qualitativo del Napoli è nettamente superiore, comunque non sarà un partita facile anche perché spesso con le più “piccole” il Napoli ha sofferto”.

a cura di Gennaro Di Dio

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Il caso delle ‘Gabbie salariali’

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Qualche volta ritornano, nel dibattito pubblico, le cosiddette gabbie salariali, un sistema che differenziava i salari a seconda del costo della vita delle varie zone del paese. Hanno accompagnato il boom economico italiano. Ma una ricerca rivela che l’effetto sull’occupazione è stato davvero modesto.

Gabbie salariali: il caso è chiuso*

Le moderne tecniche statistiche permettono di rispondere a quesiti a lungo dibattuti. Come le gabbie salariali, il sistema di differenziazione territoriale delle remunerazioni in vigore nel secondo dopoguerra. Uno studio suggerisce che l’effetto sull’occupazione di quegli anni sia stato modesto.

L’esperienza delle gabbie salariali – il sistema di differenziazione territoriale delle remunerazioni in vigore nel nostro paese nel secondo dopoguerra – viene chiamata in causa (ad esempio qui) ogni qual volta si discute dell’opportunità di assetti contrattuali che prevedano la possibilità di una diversificazione dei salari a livello locale. È un richiamo un po’ curioso, non solo perché le opzioni regolatorie in discussione oggi sono diverse da quelle adottate nel 1945, ma anche perché nulla si sa se quello schema salariale abbia contribuito o meno a sostenere l’occupazione di quegli anni.

L’effetto delle gabbie sull’occupazione

In un nostro lavoro recente (“The Impact of Local Wage Regulation on Employment: A Border Analysis from Italy in the 1950s”, in corso di pubblicazione sul Journal of Regional Science) abbiamo utilizzato alcune moderne tecniche statistiche per verificare gli effetti delle gabbie salariali. Si sono confrontate per gli anni Cinquanta le dinamiche occupazionali di comuni di province adiacenti, sottoposte però a diverse zone salariali in base alle regole allora vigenti. Studiare territori contigui permette di meglio isolare l’impatto delle regole salariali, rispetto a quelli relativi agli innumerevoli fattori che possono influenzare il funzionamento del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, consente di focalizzarsi su quello che accade nelle vicinanze del confine tra due diverse zone, che in linea di principio rappresenta, per via dei più ridotti costi di mobilità rispetto a trasferimenti di più lunga gittata, l’area che maggiormente potrebbe riflettere le conseguenze dell’aver fissato retribuzioni diverse.

I nostri risultati mostrano che:

  • per i settori del comparto industriale soggetti alle regole delle gabbie nella provincia con salari più bassi e limitatamente ai territori più vicini al confine, si è avuta una maggiore crescita occupazionale. Ad esempio, all’interno di una fascia di 15 chilometri dal confine provinciale, un salario dell’1 per cento più basso determina una maggiore crescita del 2,25 per cento (misurata su un intervallo decennale);
  • l’effetto di riallocazione si indebolisce man mano che ci si allontana dal confine. Si esaurisce sostanzialmente entro 45 chilometri;
  • ulteriori evidenze suggeriscono che per l’occupazione privata (non agricola) complessiva, che comprende sia i settori inclusi nella regolamentazione sia quelli non inclusi non vi sarebbe alcun effetto, neanche al confine.

L’effetto delle gabbie sembra quindi essere stato limitato solo ai settori oggetto della regolamentazione e ai territori prossimi al confine provinciale.
Una conferma arriva dalla dinamica della popolazione residente, per cui non troviamo mutamenti significativi: è quindi probabile che lo spostamento di parte dei posti di lavoro tra aree contigue abbia aumentato semmai solo il pendolarismo.
I nostri risultati continuano a valere se si tiene conto delle circostanze per cui: a) forme di regolamentazione salariale esistevano pure nel settore agricolo; b) i territori meridionali furono oggetto negli stessi anni di significativi programmi di sviluppo (come quelli finanziati attraverso la Cassa per il Mezzogiorno); c) le dinamiche occupazionali di quel periodo hanno risentito delle migrazioni dalle campagne alle città.

* Le idee e le opinioni sono quelle degli autori e non investono la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.

GUIDO DE BLASIOde blasio

E’ un economista del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia. Ha lavorato in precedenza per il Fondo Monetario Internazionale. Ha pubblicato saggi di economia dello sviluppo, economia del lavoro, economia monetaria e scienze regionali https://sites.google.com/site/guidodeblasiohomepage

SAMUELE POYDSC_0025

Laurea in Economia all’Università di Torino, master in Economia del Coripe-Piemonte al Collegio Carlo Alberto, Ph.D. in Sociologia e Scienza Politica all’Università di Torino, è ricercatore presso il Laboratorio di Statistica Applicata alle decisioni economico-aziendali (LSA) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Collabora con il centro ARC della medesima Università e l’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Si occupa di valutazione d’impatto delle politiche pubbliche, scienze regionali, welfare, costruzione di indicatori in ambito sociale.

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lavoce.info/Gabbie salariali: il caso è chiuso* Guido De Blasio e Samuele Poy

Napoli, il miglior attacco deve essere la difesa

La difesa del Napoli deve essere registrata se si vuole competere con le grandi del torneo

I numeri, si sa, dicono sempre il vero: le fredde cifre, ci ricordano sempre che i tornei, specialmente quelli lunghi e difficili come è la Serie A, li vincono i team che possono contare sulla difesa più affidabile.

Al di là quindi dei punti conquistati in queste primissime fasi del campionato, dobbiamo fare i conti con un dato preoccupante: il Napoli ha incassato due gol a partita, decisamente troppi se si punta a rimanere nel gruppo di testa. Certo, il calcio d’agosto, è sempre bugiardo; non di rado veri e propri testacoda sulla carta, si trasformano in insidie pericolosissime. E’ quindi importante analizzare i motivi per cui la difesa partenopea, affidabile e a tratti insuperabile l’anno scorso, abbia così paurosamente sbandato per troppe volte in queste prime battute.

Il primo tempo di Pescara, ha messo in luce una difficoltà inedita nella nostra retroguardia: l’erronea interpretazione dei tempi del fuorigioco prima, e una difficoltà atletica evidente nel recupero, poi. Da imputarsi di certo alla preparazione sfiancante, arma a cui Sarri si affida per avere una squadra al top nel prosieguo; ma la maniacalità dei movimenti difensivi, altro tratto caratteristico del mister, è sembrata una pallida imitazione del perfetto meccanismo visto lo scorso anno; e non limitata solo alle occasioni poi tramutate in gol dai pescaresi.

Ancor più allarmanti i cinque minuti da incubo vissuti contro il Milan; non siamo abituati a vedere Hjsai in tale evidente debito di ossigeno, superato in scioltezza dal pur bravo Niang; né siamo soliti assistere all’indecisione di Reina su un tiro defilato e tutto sommato poco velenoso. Assolutamente incolpevole sul bolide inventato da Suso, il portierone è sembrato però rigido sulle gambe in occasione del primo gol, indeciso sulla modalità con cui intervenire. Un intervento alla Garella, anche se non stilisticamente perfetto, talvolta può toglierci dagli affanni!

Non è un caso che le ultime ore di mercato abbiano regalato a Sarri il tanto atteso Maksimovic, difensore tutto fisico e prestanza cercato da tempo; alla luce dell’infortunio del bravo Chiriches, poi, sembra essere stata una mossa quanto mai azzeccata.

Parola d’ordine: difendere il fortino!

a cura di Fabiano Malacario

Riproduzione riservata

(Si diffida dalla riproduzione anche parziale del presente articolo senza citazione della fonte)

Furti in appartamento e borseggi

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È ragionevole collegare alla Grande crisi l’aumento di furti in appartamento e borseggi tra il 2007 e il 2010 dopo anni di cali quasi continui. Altri reati contro il patrimonio – come scippi e furti d’auto – continuano invece a diminuire. Anche perché sono sempre meno remunerativi per chi li compie.

I topi d’appartamento? Tornano con la crisi economica

Se in molti paesi il numero dei furti e delle rapine è diminuito costantemente dal 1992 è perché questi reati sono diventati meno remunerativi e più difficili da compiere. Di recente però, almeno in Italia, si registra un aumento di furti in appartamento e borseggi. La spiegazione è nella crisi economica.

Tutto merito della tolleranza zero?

Venti anni fa, quando negli Stati Uniti il tasso di omicidi e quello dei reati contro il patrimonio subì una forte e imprevista flessione si pensò che la tendenza fosse una peculiarità di quel paese e se ne cercarono le cause nelle politiche dei sindaci e dal governo federale. Lo slogan della “tolleranza zero”, attribuito a Rudolph Giuliani, ebbe una grande risonanza e si discusse a lungo se la flessione fosse stata provocata principalmente dall’inasprimento delle pene per alcuni reati e dalla conseguente crescita del tasso di incarcerazione. È solo da poco che gli studiosi si sono resi conto che la diminuzione di molte forme di criminalità era avvenuta, più o meno nello stesso periodo, anche negli altri paesi occidentali e due anni fa la University of Chicago Press ha pubblicato un bel volume, dal titolo Why Crime Rates Fall and Why They Don’t, a cura di Michael Tonry, uno dei più brillanti criminologi americani, che documenta l’importante mutamento e ne propone alcune spiegazioni. Numerosi dati mostrano che il declino del numero dei reati contro il patrimonio è iniziato in momenti diversi, ma a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, nei vari paesi occidentali. Nella figura 1, la linea verde e bianca, che riporta la media della quota di persone che hanno subito un reato in trenta paesi, indica che la sua diminuzione è cominciata verso il 1992. Ma le altre curve, riguardanti sette diversi paesi, mostrano che il cambiamento è partito negli Stati Uniti, giungendo in Francia, in Svezia e in Australia cinque o dieci anni dopo.

Figura 1

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Fonte: M. Tonry [2014]

Una delle spiegazioni più convincenti della diminuzione del numero dei furti e delle rapine verificatasi dal 1992 è quella offerta dalla teoria delle attività abituali, secondo la quale la variazione nello spazio e nel tempo della frequenza di questi reati non dipende tanto dal numero di autori potenziali esistenti, cioè delle persone disposte a commetterli, ma dalla remuneratività dei delitti e dai rischi che comportano. Se il numero dei furti e delle rapine decresce è perché diventano meno remunerativi e più difficili da compiere. I borseggi rendono sempre meno perché nei portafogli sottratti si trovano meno contanti e più carte di credito e bancomat. I furti di auto, di oggetti da auto o quelli in appartamenti sono sempre meno convenenti perché il mercato degli oggetti rubati è saturo e i ricettatori li pagano meno di prima. Compiere questi reati è sempre più difficile perché i beni più interessanti, per chi se ne vuole appropriare, sono sempre meglio custoditi e difesi dai loro proprietari.

La situazione in Italia

Il mutamento è avvenuto anche in Italia. Dal 1992, la frequenza dei furti ha preso a diminuire, seppure in modi e con ritmi diversi a seconda dei vari tipi di questo reato. La flessione degli scippi è stata progressiva e regolare ed è continuata fino a oggi. Nel 2015, il loro numero (per 100mila abitanti) è stato meno di un quarto di quanto era all’inizio del periodo (figura 2). Progressiva e regolare è stata anche la diminuzione del numero di autoveicoli rubati. L’apparente ripresa del 2004, che si può vedere dalla figura 2, è dovuta solo a una discontinuità nella serie storica. In realtà, negli ultimi ventiquattro anni, il numero di auto, motocicli, ciclomotori sottratti ai loro proprietari è dimezzato.

Figura 2

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Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

Nb: La curva relativa ai furti d’auto è spezzata in quanto la definizione del reato ha subito una diversa formulazione.

Non altrettanto si può dire per altri due tipi di furto, che tanto influiscono sul senso di insicurezza degli abitanti di un paese: i borseggi e i furti in appartamento (figura 3). Anche il loro numero ha preso a diminuire dal 1992. Ma la tendenza è durata poco ed è stata seguita da continue oscillazioni. Nell’ultima fase, la crescita dei borseggi è ripresa nel 2011, quella dei furti in appartamento nel 2007 ed è stata piuttosto forte. Nel 2015 la loro frequenza è stata superiore a quella del 1991. Anzi, il numero dei furti in appartamento ha raggiunto nel 2014 il picco toccato nel 1998, il più alto dell’ultimo mezzo secolo.
La rilevante crescita di questi due tipi di reato nell’ultima fase è probabilmente dovuta alla crisi economica. La loro redditività è minore di un tempo, ma maggiore di quella dei furti di autoveicoli. Il rischio che comportano, per chi conosca bene il mestiere, è più limitato di quello degli scippi. In anni nei quali trovare un’occupazione è diventato sempre più difficile, alcuni appartenenti agli strati marginali sono stati invogliati a dedicarsi a quelle forme di attività predatoria compiute non con la violenza, ma con l’inganno, il raggiro, evitando la vittima o facendo in modo che non si accorga di quanto sta avvenendo.
I pochi dati oggi disponibili fanno pensare che, durante gli anni della crisi, il numero dei furti in appartamento sia aumentato anche in altri paesi europei, mentre negli Stati Uniti ha continuato a diminuire. Speriamo che il lieve calo registratosi in Italia nel 2015 (figura 3) sia riconducibile alla timida ripresa economica.

Figura 3

Barbagli 3

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

MARZIO BARBAGLI

Laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze, è stato direttore dell’Istituto Cattaneo di Bologna, professore ordinario di sociologia a Bologna e Trento, visiting scholar in numerose università americane, inglesi e australiane. Ha diretto l’Osservatorio nazionale sulle famiglie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stato consulente del Ministero dell’Interno come direttore scientifico di quattro rapporti sulla criminalità in Italia e membro del Consiglio dell’Istat. E’ autore di numerosi libri, fra i quali “Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente”, vincitore del premio Mondello per la saggistica. E’ professore emerito all’Università di Bologna e Accademico dei Lincei.

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Virginia Raggi e lo sfascio delle due grandi municipalizzate di Roma

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Lo sfascio delle due grandi municipalizzate di Roma – per i trasporti e per i rifiuti – è la sfida numero uno per la sindaca Virginia Raggi. Le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità gestionali dei manager. Che non possono essere commissariati nel quotidiano.

Roma, città dei disservizi pubblici

Non è semplice valutare dall’esterno la gestione delle municipalizzate romane. Ma in generale le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità di amministratori e dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, si rischia la peggior deriva.

Trasporti e rifiuti sotto accusa

Premetto che chiunque provi ad amministrare Roma gode – per il coraggio che così manifesta – la mia assoluta ammirazione. E premetto che – da amministratore di una azienda pubblica in un contesto assai più semplice – in queste osservazioni riverserò la mia esperienza personale; lascio ai lettori valutare se il potenziale conflitto di interessi, che non ho alcuna intenzione di celare, possa entrare da qualche parte.
L’attuale fase della politica nella città di Roma verte attorno a problemi veri: alcuni servizi pubblici nella capitale funzionano davvero malissimo. La gestione dei rifiuti è scadente, la mobilità pubblica pure e si dibatte anche in pesanti problemi finanziari. Accade sia per ragioni infrastrutturali, sia per una gestione storicamente spesso poco incisiva (per non dire di peggio). Ma ciò non significa che tutto sia da buttare, e non so quanto una sistematica caccia alle streghe aiuti a migliorare l’esistente o non serva invece a deprimere ulteriormente chi prova(va) a fare le cose giuste.
Trasporti e rifiuti sono ovviamente sul banco degli imputati. La rete della metropolitana è inesistente, così come la raccolta dei rifiuti, basata sui cassonetti e con difficoltà di smaltimento, presenta evidenti criticità. Una valutazione della gestione è difficile da parte di un esterno. Ma, solo per fare un esempio, fino a pochi mesi fa la maggioranza dei mezzi per la raccolta rifiuti era ferma in manutenzione (erano più i mezzi in officina che quelli circolanti), e notizie simili rimbalzano dall’azienda trasporti, mentre i giornali forniscono molti altri esempi aneddotici di una gestione “difficile”. Inettitudine? Corruzione? Strapotere sindacale? Una risposta “non qualunquistica” richiederebbe un’analisi molto più dall’interno, ma pare assai probabile che nel passato tutti questi elementi siano stati presenti e abbiano concorso all’attuale situazione.

Il rapporto politica-aziende pubbliche

Per affrontare questioni simili “ci vuole un fisico bestiale”. Che io non credo avrei, e ribadisco quindi il rispetto per chi ci stia provando (o ci abbia provato nel passato – l’attuale amministrazione non è la prima…). Però alcune considerazioni generali sono necessarie.
È del tutto errato far pensare che una situazione di enorme gravità possa trovare soluzione in poche settimane. Se la soluzione fosse stata semplice, la avrebbero già attuata da tempo. Servono infrastrutture migliori, servono interventi drastici sui contratti aziendali per aumentare la produttività, servono quattrini per gestire la manutenzione dei mezzi fin quando la situazione non si sarà normalizzata, e molte altre cose ancora. Nulla di tutto questo può arrivare solo perché cambia un amministratore. Per avere una città pulita occorre anche incidere su abitudini pluri-decennali che difficilmente si scalfiscono in qualche mese, e non ci si riuscirà se i cittadini non saranno certi che ciò si sposi ad una ri-organizzazione del servizio (il tema dello smaltimento della raccolta differenziata e non) che non si improvvisa.
Mi chiedo anche a cosa serva cacciare via (o lasciar andare) le persone che da qualche mese provavano a mettere le cose in ordine. Le aziende in questione (Ama e Atac) non avevano cambiato faccia – in pochi mesi sarebbe stato impossibile – ma sicuramente erano in lento miglioramento. Decidere di cestinare le persone e il lavoro effettuato di recente è stato un gesto rischioso: non possiamo che sperare che la scelta finisca per premiare, però oggi i dubbi sono forti.
Le schermaglie di questi mesi tra amministrazione comunale e aziende impongono poi una riflessione generale su quale debba essere il modello di gestione e di rapporto politica-imprese. All’inizio, la sindaca pareva voler affrontare ogni problema chiedendo alle aziende “relazioni settimanali” su qualunque questione. Comprensibile come gesto segnaletico, ma se lo si applica in troppi casi fa pensare che scrittura e lettura delle relazioni divenga una delle principali occupazioni delle imprese da un lato, e della sindaca dall’altro. Ora, l’ex amministratore delegato di Atac, Marco Rettighieri, riferisce alla stampa che un assessore avrebbe chiesto di vagliare preventivamente gli interventi sui dirigenti dell’azienda.
La gestione di un’impresa di quella complessità richiede tempi lunghi e tranquillità. Se non ci si fida di chi vi opera lo si manda via, non si chiedono rapporti settimanali. Quando poi si pensa alla gestione del personale, il suo controllo puntuale è esattamente quello che molti etichettavano come indebita ingerenza della politica. Vogliamo tornare alle telefonate del ministro di turno al vertice delle imprese statali per proteggere o promuovere i propri “clientes”? Non so se il Movimento 5 Stelle sia stato portato al potere a Roma per fare questo. Ma preoccupa comunque l’idea generale che traspare, secondo la quale la gestione del personale di un’impresa debba essere decisa dal politico in carica.
Le imprese in mano pubblica si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica, responsabilità degli amministratori e poteri di gestione dei dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, ci si espone alla peggior deriva. Il passato delle aziende romane (almeno gran parte di esso) non è difendibile. Ma di un ritorno agli anni Ottanta non si sentiva proprio il bisogno.

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ASD San Paolo – Primo giorno di raduno, parte la nuova stagione

Un giorno con i ragazzi e lo staff della scuola calcio ASD San Paolo

Ieri è stata una giornata importante per la scuola calcio ASD San Paolo di Madonna delle Grazie a Gragnano. Dopo la preparazione estiva svolta sui boschi di Quisisana a Castellammare di Stabia (CLICCA QUI) c’è stato il primo raduno ufficiale presso il campo di allenamento “Don Luigi Russo” di proprietà della parrocchia del quartiere della cittadina della pasta.

Quest’anno è stato ampliato lo staff tecnico che allenerà i ragazzi. Lo staff si arricchisce della professionalità e competenza di Mauro Ruffelli (ex centrocampista della Juve Stabia degli anni ’80) e di Angelo Teta (ex centrocampista della Juve Stabia degli inizi del 2000).

Grande soddisfazione per chi sta lottando e si impegna ogni giorno nel portare avanti questo progetto, stiamo parlando dell’Amministratore Salvatore D’Antuono, del D.G. Giovanni Malafronte e dei collaboratori Antonio Romano e Edgardo Esposito. Il motto della scuola calcio anche per quest’anno è: “impegno, costanza e divertimento per tutti …”

L’amministratore Salvatore D’Antuono, visibilmente emozionato, conferma l’ampliamento non solo dello staff tecnico e annuncia per quest’anno tante novità. L’amministratore ricorda a tutti che l’ASD San Paolo può essere vista come una grande famiglia che sottrae bambini dalle “strade”. Lo spirito familiare della scuola calcio si è manifestato già dalle prime giornate di questa nuova stagione con la preparazione estiva che si è svolta ogni giorno con passeggiate ai boschi di Quisisana che terminavano ogni volta con un bagno presso i lidi della città di Castellammare di Stabia.

Il D.G. Giovanni Malafronte, che è la vera anima di questa realtà, ci conferma che quest’anno con l’ampliamento del settore tecnico si farà davvero sul serio, nel segno però del divertimento che deve essere alla base di tutte le attività di questa bella realtà. Giovanni non dimentica tutti i suoi amici che lo stanno aiutando fisicamente e moralmente a portare avanti questo progetto, stiamo parlano di Salvatore D’Antuono, Roberto Fiore, Umberto Ritondale, gli ex calciatori della Juve Stabia Onorato, Monti, ecc. tutti personaggi del mondo dello sport che lo consigliano e lo spronano a continuare questo suo percorso. Il D.G. fa un appello all’amministrazione di Gragnano affinchè si adoperi per la realizzazione di un manto sintetico per l’impianto sportivo “Don Luigi Russo”.

Il Presidente Don Vincenzo Rosanova è felice che questo progetto continui nel segno della fede. Un progetto importante per tutta la comunità che può usufruire così di un punto di riferimento per tutti i bambini. Chiude il suo intervento con un ringraziamento alle famiglie dei piccoli calciatori che si sono “fidati” degli operatori dell’ASD San Paolo,  agli indecisi li esorta a credere in loro perché i ragazzi sono trattati alla stregua di figli.

Una nuova figura di quest’anno dell’ASD San Paolo è Angelo Teta. Angelo si dichiara molto entusiasta per questa nuova realtà dalle finalità sociali nel segno del calcio e del divertimento. Angelo si auspica che l’ASD San Paolo continui la propria attività per tanti anni con l’aiuto della Diocesi che da sempre è al fianco di questa scuola calcio.

Infine Mauro Ruffelli ci fa sapere che quando Giovanni Malafronte l’ha contattato lui ha accettato subito, non solo perché lo conosce, ma anche perché quando si parla di ragazzini lui è sempre disponibile a dare una mano. L’obiettivo degli allenatori dell’ASD “San Paolo” sarà far crescere calcisticamente i ragazzi, per dare soddisfazione alle famiglie, nel segno però del divertimento e dell’impegno nello studio che deve essere la base.

Forza ASD San Paolo che la fede cristiana sia con tutti voi e vi aiuti a continuare questo bellissimo percorso.

 

 

 

 

Il variegato, discutibile, battaglione della Raggi

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Grillo auspicava, e prometteva, bilanci pubblici gestiti dalle casalinghe di Voghera ed altre amenità del genere e la Raggi deve averlo preso in parola ma, come scrive Gramellini, evidentemente le casalinghe devono essere finite, o erano solo una leggenda. Fatto sta che la Raggi è partita allo sbaraglio ed ha cominciato a raccattare quanto trovava, e trova, in giro. Il problema è che, normalmente, in giro si ritrovano solo sacchetti di spazzatura, e lei non se ne è perso nemmeno uno. Leggiamo come Gramellini descrive la situazione:

Il battaglione Sammarco

La cosa grave non è tanto che la sindaca Raggi abbia nominato assessore al Bilancio un ex magistrato economico che dice «sprid» invece di spread e «down ground» invece di downgrade. E non è neanche che i conti depressi della Capitale siano finiti nelle mani di un signore che chiese, inascoltato, 351 miliardi di euro alle agenzie di rating per avere complottato contro Berlusconi e che ha dato alle stampe un saggio, ingiustamente passato sotto silenzio, dal titolo «Giulio Andreotti, Paolo Conte e Tinto Brass». Non è neppure che questo portento, il dottor De Dominicis, le sia stato segnalato dall’avvocato Sammarco, socio del berlusconiano di estrema destra Cesare Previti. Né che la Raggi, in campagna elettorale, si sia dimenticata di avere fatto pratica nel loro studio per poi minimizzare quella frequentazione imbarazzante riducendola a fugace struscio (a giudicare dalle ultime mosse, non così fugace).

La cosa grave è che la sindaca dei Cinquestelle sia salita al Campidoglio senza uno straccio di classe dirigente, mentre il principale scopo di un movimento politico dovrebbe essere quello di selezionare le personalità da inserire nelle istituzioni. Così la Raggi ha dovuto affidarsi al bricolage, mettendo insieme pezzi della destra romana e figure discusse come quell’assessora all’Ambiente che ha tenuto nascosto per mesi un avviso di garanzia. Ricordate quando Grillo arringava i grulli profetando che in una politica liberata dall’infame presenza dei partiti avrebbe fatto gestire i bilanci dalle casalinghe di Voghera? Evidentemente le casalinghe sono finite. O non sono mai cominciate.

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Juve Stabia, l’ex bomber Checco Ingenito: E’ sempre un piacere tornare qui! Spero in una grande stagione delle Vespe

In occasione della gara di campionato tra Juve Stabia e Melfi, era presente al menti, l’ex bomber della Juve Stabia, Checco Ingenito. L’ex attaccante gialloblù torna spesso con piacere a Castellammare, dove si gusta dalla tribuna le gare della “sua” Juve Stabia.

E’ stata la buona occasione per tastare le sensazioni del bomber circa la nuova Juve Stabia e non solo.

Checco qui a Castellammare a distanza di anni sei ancora amatissimo e la tua presenza qui ne è la conferma: Il mio legame con Castellammare ed i tifosi della Juve Stabia è qualcosa di indissolubile. Ogni volta che torno la gente mi fa sentire tanto affetto e mi fa capire che i miei gol non sono stati dimenticati. E’ davvero piacevole assistere alle gare della Juve Stabia con tanti miei ex tifosi che ancora oggi mi salutano e mi ringraziano per quanto fatto con la casacca gialloblù.

Hai vissuto momenti bellissimi con la Juve Stabia; c’è un ricordo o un gol che porti ancora nel cuore più di altri?: Ho tanti ricordi bellissimi della mia esperienza in gialloblù, ma se dovessi scegliere ti dico il rigore della vittoria contro il Potenza del Campionato 2003/04. Era l’ultima gara del campionato di Serie D e arrivammo a giocarci tutto con il Potenza, che aveva solo un punto più di noi in classifica. Il mio rigore segnato sotto la Curva Sud valse il 2 a 1 e fece esplodere il Menti che era stracolmo. Fu la rete della promozione in C2 e credo che anche da quella rete sono poi derivate tante delle successive vittorie della Juve Stabia. Quella vittoria consentì alla squadra ed alla città di tornare nel calcio che conta. Considero quel gol il più importante della mia carriera.

Le tue impressioni sulla stagione che è appena iniziata: Credo che la Società stabiese abbia allestito un organico importante, che può puntare alle posizioni importanti della classifica. A mio avviso le Juve Stabia ha poco da invidiare a squadre come Catania, Lecce, Matera e Foggia. Ci sono tutte le componenti per fare una grande stagione e puntare al salto di categoria.

Le Vespe hanno un parco attaccanti di assoluto valore; chi delle tre punte assomiglia di più a Checco Ingenito?: La Juve Stabia ha tre attaccanti importanti: Ripa, Del Sante e Montalto sono attaccanti importanti a cui auguro di fare bene con questa maglia. Se dovessi scegliere chi accostare a me direi però Francesco Ripa, mio ex compagno di squadra al Sorrento e caro amico.

Se in futuro dovesse arrivare una chiamata da Castellammare ed un ruolo di qualsiasi tipo in società, cosa risponderesti: Che sarebbe stupendo! Verrei di corsa!

Un saluto ai tifosi della Juve Stabia: Vi porto sempre nel cuore e vi faccio l’in bocca al lupo per questa stagione. Spero di poter tornare il prossimo anno per assistere a gare del Campionato di Serie B..

Raffaele Izzo

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Immobile, il padre: “Napoli? Sarri mi fece una confidenza l’ anno scorso”

Ciro Immobile, nuovo attaccante della Lazio, è riuscito a mettere lo zampino nella vittoria dell’ Italia di Ventura contro Israele siglando la rete del definitivo 3-1. La redazione di Radio Crc ha contattato il padre dell’ attaccante campano, Antonio Immobile, che, oltre a commentare la prestazione del figlio, ha rivelato un importante retroscena:
“L’ anno scorso ho incontrato Maurizio Sarri il quale mi confidò che se fosse partito Higuain il Napoli avrebbe puntato su Immobile. Quindi se un presidente vuole un calciatore lo acquista e non fa una questione di soldi.
Ho sentito il ragazzo ieri sera dopo la partita contro Israele, era davvero contento. Ventura riesce a farlo esprimere al massimo”.

Maglia numero 9 assente ma quest’ anno c’è di più

Il calciomercato si è ormai concluso da una settimana, e questo è il momento di riflettere su quanto fatto: giocatori acquistati, giocatori venduti, bandiere che si sono ritirate e “tradimenti”. Su questi ultimi non si può che ricordare la vicenda di Gonzalo Higuian e del suo passaggio all ’acerrima rivale del club partenopeo, la Juventus.
Ma di questo già si è parlato in abbondanza, il passaggio di Higuain alla Vecchia Signora ha lasciato un altro buco in casa Napoli, quello della maglia numero “9”. Il Napoli durante il suo mercato frenetico ed entusiasmante ha cercato di colmare il vuoto con nomi quali Icardi, Tevez e il sogno tanto sperato dai tifosi azzurri del ritorno di Edinson Cavani. Alla fine dei giochi la maglia dell’argentino non verrà indossata da nessuno, almeno per questa stagione. C’è un’altra maglia, però, la numero 99 che sarà indossata dal nuovo centravanti azzurro Arkadiusz Milik.
Intanto la numero 9, indossata da giocatori del calibro di Vojak, Giordano e Careca rimarrà per un’intera stagione senza qualcuno che saprà onorarla. Chissà, forse a gennaio…

 

G.D.D.

Giaccherini, l’ agente: “A Palermo può essere della partita. E’ molto carico: non lo vedevo così da tempo”

Ai microfoni di Radio Crc, nel corso della trasmissione Si Gonfia la Rete, è intervenuto Fulvio Valcareggi, agente di Emanuele Giaccherini. Ecco quanto evidenziato:
“In queste ultime due settimane si è allenato al massimo e spera di essere a disposizione contro il Palermo, tutto dipende da Sarri ovviamente. Ci sono ottime possibilità che possa essere nella lista dei convocati. È un calciatore molto duttile capace di adattarsi a più di un ruolo a seconda delle esigenze, il suo ruolo naturale è la mezz’ ala di centrocampo. Non lo vedo così carico da diverso tempo, Napoli lo ha fatto innamorare. È stato sottovalutato ma saprà dire la sua, Sarri lo ha voluto fortemente ed in termini di qualità-prezzo è stao uno dei migliori acquisti di questa sessione di mercato”.

Incensurato arrestato per droga a Pescara

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I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, F. P. A., 30enne incensurato di Pescara.

I militari dell’Arma hanno individuato l’appartamento, sito ai Colli, con un’indagine “vecchio stile”, fatta di servizi sul territorio di osservazione e controllo. Dopo alcuni giorni di monitoraggio, hanno deciso accedere all’interno dell’appartamento, trovandosi di fronte ad una vera e propria centrale di coltivazione e spaccio: nell’abitazione, interamente adattata all’illecita attività, i militari infatti hanno rinvenuto dentro un cassetto 1 kg di hascish, suddiviso in 10 panetti nascosti in palloncini di plastica colorata.

In un’altra stanza invece i Carabinieri hanno recuperato oltre 2 kg di marijuana, contenuta in 7 bustoni di plastica da 250 gr l’uno oltre ad alcuni etti conservati in un contenitori di vetro e plastica.

Una camera invece era adibita alla coltivazione poiché vi erano state installate due grosse serre, di circa 6 mq ciascuna, utilizzate per la produzione di marijuana: all’interno vi erano posizionate 16 canaline per la coltura idroponica e lampade a led per il riscaldamento delle piante. Al fine di massimizzare la produzione, le serre erano entrambe areate, ventilate ed irrigate, grazie a 3 diversi sistemi perfettamente funzionanti.

Sono stati inoltre trovati concimi e terriccio per la coltivazione, mentre il frigorifero era stipato da decine di confezioni di semi per la produzione di nuove piantine.

Due piante in vaso sono state trovate invece nel solone della casa.

Sottoposti infine  a sequestro confezioni di polistirolo e di plastica che chiuse ermeticamente avrebbero impedito di captarne il caratteristico odore.

L’ingente quantitativo di stupefacente rinvenuto avrebbe permesso il confezionamento di circa 6000 dosi per un controvalore, al dettaglio, di circa 30.000 euro.

L’arrestato è stato ristretto in carcere su disposizione della Dott.ssa Valentina D’AGOSTINO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pescara.

 

 

Italia vs Israele 3-1: buona la prima, ma con sofferenza

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La Nazionale di Ventura batte Israele 3-1 nella prima partita valida per le qualificazioni ai Mondiali 2018. Per gli azzurri sono andati a segno Pellè, Candreva e Immobile. La prossima sfida è in programma il 6 ottobre contro la Spagna.

Punti di partenza

L’Italia vince in Israele dopo una gara sofferta: gli azzurri prima allungano, poi restano in 10 e si complicano la vita, ma spunta il carattere

Vincere era il minimo sindacale, per manifesta superiorità e dignità, e l’Italia l’ha fatto, non senza soffrire però: chiuso davanti un primo tempo abbastanza orribile (un tiro un gol, e un rigore), gli azzurri hanno tenuto per oltre mezz’ora in dieci contro undici (espulso Chiellini), scacciando la paura solo nel finale. Una volta si chiamava difesa e contropiede, e non c’è da vergognarsi: solo che contro Israele, numero 76 del ranking Fifa, ci si aspettava qualche altro menù. Ma contava il risultato appunto, e quello è arrivato. Del resto, la vera impresa sarebbe stato perdere, se la sconfitta nelle qualificazioni Mondiali agli azzurri manca dall’ottobre del 2004 (in Slovenia).

Serata afosa  

La stoffa è la stessa che c’era all’Europeo, tanto per non fare paragoni, anzi in più ci sono i lustrini di Verratti, ma soprattutto è cambiato il sarto: da Conte a Ventura, con tutto quel che ne consegue. In breve: dall’arrembaggio assatanato all’attesa pensierosa (e un po’ troppo spensierata). E meno male che qui ad Haifa il buon giorno non si vede dal mattino, perché fino al gol aveva comandato Israele: per carità, solo accenni di pericolo, ma un tentativo di pressione costante, e la voglia di correre il doppio, riuscendoci.

Di provarci. L’Italia, al solito, si siede in sala d’aspetto, appunto, come fosse fiaccata dall’afa, di un’umidissima sera, anche se si gioca alle 21,45 locali. La colpa è quella di spezzarsi subito in due tronconi: Verratti davanti alla difesa, e le due mezzali, Parolo e Bonaventura, venti metri avanti. Morale: il regista del Psg si trova spesso in inferiorità numerica, e una volta conquistata palla, al massimo si gioca sui lanci lunghi, e le ripartenze. Contropiede, insomma: Verratti-Antonelli-Pellé, e 1-0. Il replay arriva ancora sulle ali della qualità: rigore di Candreva, dopo lo slalom di Bonaventura. Brilla anche la Stella di David e, non sempre, la difesa azzurra. Ne approfitta Ben Haim, con un gol da proiettare al cineforum.

Arriva la Spagna  

Il risultato sembra aver messo in discesa la notte, invece Chiellini, ingenuamente, la rimette in equilibrio: espulso e Italia in dieci. Si soffre, ma di brutto, con l’alito entusiasta del pubblico, come sempre accade quando Davide sfida Golia: cross di Davidzada che attraversa tutto lo specchio della porta, poi rasoterra di Zahavi, con paratona di Buffon. Nel frattempo è entrato Ogbonna per tenere a tre il corpo di guardia del fortino, mentre con Immobile per Eder, Ventura carica la catapulta del contropiede. Difatti: lancione di Buffon, spizzata di Pellé, diagonale di Immobile, come ai tempi del Toro. Un pezzo dello staff azzurro salta in aria in tribuna stampa, e tutta la panchina entra in campo, come fossimo già alle fasi finali. Pure il ct, quand’è finita, va sotto la curva ad applaudire i tifosi italiani: tanto per dare l’idea della tensione, e di quando fosse importante non lasciare punti. Una vittoria non fa primavera, figurarsi a settembre e in Israele, ma rasserena un po’ il clima e rilassa gli animi. Giovedì 6 ottobre, allo Juventus Stadium, arriva la Spagna: peserà anche di più il risultato, ma senza giocare un po’ meglio, farlo sarà molto difficile.

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Real Forio: il video dello spot per abbonarsi

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Un nuovo campionato tutto da vivere, una nuova scuola calcio tutta da scoprire. Il Real Forio è pronto ad affrontare un anno ricco di emozioni e , si spera, di tante soddisfazioni. Lo spot, che ha come protagonisti i bambini delle scuole calcio Soccer Panza e Amare lo Sport (che hanno intrapreso un’importante collaborazione con il settore giovanile biancoverde) e da alcuni giocatori della prima squadra, racchiude in pochi minuti il progetto della nuova società foriana: far sì che i bambini sognino di indossare da grandi la maglia biancoverde, cominciando ad indossarla già da piccoli. Un sogno che, a partire da quest’anno, può diventare realtà. Nel frattempo, bambini, genitori e tifosi non possono rinunciare al supporto della prima squadra, che da due anni milita nel massimo campionato regionale e che merita il calore della piazza. Per dare un contributo concreto basta esserci e per esserci serve sottoscrivere l’abbonamento. Da oggi è aperto anche il nuovo sito web biancoverde www.realforio.it, dove si potrà consultare la storia del calcio foriano, le info sulla società, sui giocatori, foto, video e tanto altro. Buona visione

SI RINGRAZIA:

SCHIANO BUS

SCUOLA CALCIO SOCCER PANZA

SCUOLA CALCIO AMARE LO SPORT

ESCLUSIVA- Logiudice: “Siamo competitivi, daremo battaglia contro tutti. Nessun rimpianto per la campagna acquisti”.

L’intervento di Pasquale Logiudice al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione, abbiamo avuto come nostro ospite telefonico il D.S. della Juve Stabia Pasquale Logiudice. Tanti i temi trattati con il direttore stabiese, dalla vittoria contro il Melfi all’analisi della campagna acquisti, passando per la prossima sfida contro il Monopoli. Ecco alcuni frammenti della lunga intervista concessaci:

Direttore, vittoria importante alla prima apparizione in casa contro Il Melfi. È ancora prematuro esaltarsi dopo la vittoria di ieri: La sconfitta di Catania ci aveva lasciato un po’ di rammarico benché maturata più per meriti dell’avversario che per demeriti nostri. L’impatto alla partita era stato comunque positivo visto che al “Massimino” ci siamo ben comportati su un campo difficile, contro una squadra forte annoverando calciatori di esperienza. Poi comunque domenica in campo avevamo tanta rabbia ed è stato fondamentale approcciare bene la prima apparizione in casa davanti ai propri tifosi, visto che comunque una vittoria all’esordio esalta sempre la tifoseria, di più poi anche per come è maturata. Siamo consapevoli che comunque dobbiamo lavorare tanto ancora per migliorare, e tra infortuni e squalifiche tutti saranno chiamati in causa.

Questa juve stabia contro il Melfi sembra che non ne abbia risentito dell’assenza dei vari infortunati ( su tutti Capodaglio e Liviero) e della mancanza di Salvi per squalifica: Contro il Melfi si è vista una continuità di gioco che avevamo apprezzato già in quel di Catania. Izzillo e Liotti sono state due piacevoli conferme; poi comunque abbiamo puntato sugli Under che avevano tanta esperienza nel loro bagaglio con diverse apparizioni in Lega Pro. Possiamo vantare nel reparto avanzato di soluzioni importanti con caratteristiche differenti ed infatti a testa abbiamo visto che almeno uno di loro ha avuto una chance per andare in gol.

Ritornando al calciomercato qual è stata la trattativa che ha portato in porto che lei reputa sia stata la più difficile e soddisfacente: Sicuramente quella di Zibert. Avevamo la concorrenza del Catania e non è stato facile spuntarla contro un team che ha blasone. In particolare ci sono state comunque difficoltà visto che abbiamo ceduto tre calciatori all’Akragas, ed infatti in questa operazione abbiamo mosso quattro calciatori, tutti aventi diversi procuratori. Credo che alla fine sia stata questa l’operazione il mercato più complicata e soddisfacente allo stesso tempo.

In questo momento giunti alle porte della terza di campionato, lei è più ottimista dopo la prestazione di domenica o preferisce più un profilo prudente: Da calciatore ho realizzato pochi e in una circostanza segnai a tempo scaduto contro il Bari, altri esultavano, per me invece rientrava nella normalità. Con questo voglio dirvi che caratterialmente non mi esalto e allo stesso tempo non mi deprimo dopo le sconfitte. Sono abbastanza realista e consapevole di aver allestito una buona squadra. È chiaro che nonostante la buona prestazione di ieri ci sono ancora molti aspetti da migliorare, rientra nella logica, visto che abbiamo cambiato diversi elementi in rosa e alla base non è sufficiente solo la conoscenza tecnico-tattica, ma rientra fondamentalmente la conoscenza del compagno di squadra. Chiaramente quest’anno abbiamo cambiato tanto, e anche con poche settimane di lavoro, sono ottimista e alla luce di questi cambiamenti, Il gioco ammirato contro il Melfi fa ben sperare.

Ritornando all’acquisto di Nicolas Izzillo, da Ischia sono giunte voci che lo paragonavano al nuovo Zidane della Lega Pro, sono voci accostabili alla realtà: Nicholas ha giocato in tutti i ruoli del centrocampo. È un calciatore che sta dimostrando le sue potenzialità, poi ovvio affinché possa diventare un calciatore importante, sarà determinante l’accorciamento della sua crescita. Prima raggiungerà un certo livello di maturità e presto potrà ambire ad un salto di categoria.

Ha qualche rimpianto per questa campagna acquisti: Non ho rimpianti perché comunque abbiamo centrato tutti gli obiettivi che volevamo prendere, soprattutto mai come quest’anno abbiamo contattato tanti calciatori soprattutto nel reparto avanzato. Ovviamente non tutti sono stati propensi a venire, l’importante è che non abbiamo avuto rimpianti. Moscardelli ed Ebagua? Vi dico più Moscardelli visto che Ebagua ci siamo solo sentiti telefonicamente e l’operazione è stata una chimera. Moscardelli aveva dato un minimo di apertura, poi si è consultato con la famiglia e ha optato per altre scelte. Ripeto, non ci siamo rammaricati, abbiamo fatto il possibile in base alle nostre possibilità.

Domenica sera si va a Monopoli, a fine campionato finì 4-0. Adesso in Puglia la squadra giungerà con il chiaro intento di togliersi i quattro sassolini dalla scarpa: Sassolini direi di no, l’anno scorso la sconfitta maturo’ per circostanze diverse. La squadra aveva appena raggiunto la salvezza e quindi poi la partita fu affrontata non con quel giusto piglio, senza dimenticare le parate di Pisseri a negarci il gol in diverse circostanze. Ci auguriamo un diverso epilogo.

Direttore, si potrebbe pensare anche di preservare i calciatori dai social media, soprattutto per quanto riguarda i più giovani in quanto potrebbero destabilizzarsi avendo poca esperienza: È un fenomeno incontrollabile, purtroppo ci dobbiamo abituare alla tecnologia. La realtà è evidente; ai ragazzi giocare in piazze calde può comportare pro e contro. Vivere in piazze come quella stabiese sicuramente aiuta la crescita del calciatore, visto che la competenza dei tifosi riesce a far esaltare in particolare un singolo calcolatore. Del resto quando le cose non vanno bene, la piazza aiuta comunque il gruppo a capire che è un lavoro e bisogna svolgere il proprio compito con professionalità. Quindi reputo che giocare a Castellammare non è uguale ad esprimersi come a Lumezzane, anzi sono convinto che si possa far bene qui nel meridione. Sono dell’ avviso che le squadre di serie A, anziché mandare i propri calciatori a Renate o in altre piazze tranquille, puntassero più a valorizzare i propri ragazzi qui al Sud, e probabilmente si ritroveranno poi dei calciatori formati con delle basi e con un carattere già forgiato.

Mister Stroppa al termine di Siracusa-Foggia ha parlato delle avversarie, citando in particolare la Juve Stabia tra le possibili favorite per la vittoria finale: Non nascondo, e di questo ne sono convinto che abbiamo costruito una buona squadra, poi da qui a dire quale sarà il nostro campionato, questo dipenderà molto dalla squadra visto che, come ho già detto, l’organico è stato rinnovato in toto. La differenza c’è perché questa è una squadra, completa in ogni reparto e molto forte con tanta esperienza. Adesso quanto prima si acquisiscono i meccanismi meglio ne gioverà la squadra. È chiaro che gli addetti ai lavori ne parlino bene di noi, soprattutto perché abbiamo acquisito calciatori importanti per la categoria. Non ci sono partite “scontate” qui nel raggruppamento meridionale, ed infatti la realtà dice che è pur sempre un campionato difficile per tutte le compagini accreditate, stesso dicasi per la Juve Stabia in lotta con team blasonati.

Una qualità che vede in mister Fontana: Il tecnico tiene tutti in considerazione, senza fare retorica, conta su tutti gli effettivi in rosa. Ne da conferma la scelta di non impiegare Lisi dopo il gol a Catania contro il Melfi, magari tra gli addetti ai lavori tutti lo davavano tra i papabili titolari, ed invece il tecnico ha optato per altre valutazioni. Qui la gestione del gruppo diventa importante così pure la maturità del calciatore. È chiaro che in ottica di un campionato lungo e importante, devi avere almeno due soluzioni per reparto per mantenere alto il livello, in modo tale da riuscire a sopperire ad ogni mancanza.

Quali sono le sue aspettative in vista di Monopoli: Sarà una partita sicuramente diversa rispetto al match di Catania, il Monopoli è una squadra di categoria, a differenza degli etnei hanno meno tecnica, e quindi sicuramente concederà poco. È la classica partita di Lega Pro laddove bisogna mettere in campo tanto temperamento. Mi auguro che sarà ben interpretata, sperando di non commettere errori e di portare a casa l’intera posta in palio.

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Sturaro, l’ agente conferma: “Il Napoli ha provato a fare un tentativo”

La Redazione di TuttoJuve.com ha intervistato telefonicamente, in esclusiva, Carlo Volpi, agente del centrocampista bianconero Stefano Sturaro. Diversi gli argomenti trattati tra i quali le voci di mercato legate ad un suo possibile approdo al Napoli:
“ Napoli e Lazio su Stefano durante questa sessione di calciomercato? L’ interesse c’ è stato ma si è trattato di un discorso tramontato prima della fase calda del calciomercato. Non c’ era la volontà di cederlo da parte della società. Soprattutto il Napoli, nella persona di Giuntoli che stravede per lui, ha provato a chiedere la disponibilità del ragazzo prima di giugno: è una grandissima piazza che sta crescendo ma il mio assistito è in un progetto importante. C’è grande stima ma Stefano è juventino. Le due società hanno parlato nel momento in cui i bianconeri stavano cedendo Pereyra, ma probabilmente c’è stata la chiusura della Juve”.

Un tour de force attende il Napoli, il turn over è d’ obbligo ma…

Sull’ edizione online del quotidiano La Repubblica si legge del tour de force che vedrà il Napoli impegnato in un mese di fuoco. Toccherà a Sarri fare le scelte giuste per dosare le forze, avendo a disposizione valide alternative in ogni zona del campo:
Il ritorno tra le grandi d’Europa ha imposto al Napoli di cambiare strategia attrezzandosi sul mercato per competere su tutti i fronti e non esclusivamente sul campionato, a differenza di quanto era successo nella scorsa stagione. I sette acquisti estivi di Aurelio De Laurentiis, nei piani della società, dovrebbero infatti mettere la squadra nella condizione di alzare l’asticella: senza rinunciare in partenza ad alcun obiettivo. Molto dipenderà però dalle prossime mosse di Sarri, alla sua terza avventura in serie A e al suo debutto assoluto nella Champions. Il tecnico toscano è atteso da una nuova sfida, allo stesso tempo difficile e affascinante: in cui il turn over è destinato ad avere un ruolo cruciale. Altro che titolarissimi, insomma. Ruotare gli uomini a disposizione sarà una necessità, a cominciare dal trittico di impegni che attende gli azzurri dopo la sosta: Palermo, Dinamo Kiev e Bologna in 7 giorni.

Sarri è pronto, anche se lo aspetta una partenza a handicap. Molti dei nuovi acquisti sono arrivati infatti sul mercato solo in extremis (Diawara, Rog e Maksimovic) e altri sono stati penalizzati da problemi fisici: con Giaccherini appena tornato in gruppo e Tonelli ancora ai box. Solo i polacchi Zielinski e Milik, con il tour de force di settembre ormai dietro l’angolo, sembrano essere dunque nelle condizioni per dare subito una mano ai compagni, entrando a pieno titolo nelle rotazioni tra i titolari. Per vedere il turn over totale che si aspetta De Laurentiis, invece, ci sarà ancora bisogno di tempo e pazienza. Ma bisogna fare presto”.

Il gelo tra i Cinque Stelle a Roma

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L’indagine sull’assessora all’Ambiente Muraro mette in difficoltà l’amministrazione Raggi. La sindaca di Roma afferma di essere stata informata della vicenda a luglio e di aver subito messo al corrente i vertici del M5S. Ma il direttorio del Movimento prende le distanze affermando di “non sapere nulla”. Grillo alla prima cittadina: “Bisogna chiarire l’episodio”.

Gelo tra il direttorio Cinque Stelle e la Raggi. Grillo: “Adesso Virginia dovrà chiarire”

Di Maio: «Noi tenuti all’oscuro». La sindaca cambia versione: «Avvisai Taverna»

ROMA – Il direttorio sapeva oppure no? Un secondo dopo aver ascoltato Virginia Raggi ammettere che era a conoscenza delle indagini su Paola Muraro, questa è l’unica domanda che tutti si fanno. A porla in commissione è Andrea Augello. Ha informato i vertici del M5S? «Sì certo» è la risposta che dà la sindaca. Pochi minuti prima era filtrata invece la versione del direttorio: «Non sapevamo nulla». Muraro e Raggi sapevano, ma non avrebbero detto nulla. Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, il minidirettorio romano guidato da Paola Taverna: tutti erano all’oscuro. Ma la sindaca dice il contrario. Chi ha ragione? Qualcuno mente. Di certo stona l’ulteriore versione che a tarda serata offre la sindaca durante la parte secretata dell’audizione quando ammette: «Non ho informato Grillo né Di Maio, ma solo Taverna e Vignaroli del minidirettorio».

Il sospetto tra i deputati e i senatori della commissione è di trovarsi di fronte a una ricostruzione corretta dovuta alle ire del direttorio, tra la prima parte in streaming dei colloqui e la seconda a telecamere spente. Fonti dello staff pentastellato alla Camera confermano «il senso di stupore» in cui sono sprofondati i membri del direttorio. Di Maio ha chiesto conferma se qualcuno fosse stato perlomeno preallertato. Grillo ha fatto lo stesso, al telefono: «Chi sapeva?» ha domandato. «Nessuno di noi Beppe – gli è stato risposto da un membro del direttorio». In realtà tra Di Maio, Alessandro Di Battista – gli unici fino a ieri a difendere Raggi – Carla Ruocco e Roberto Fico, che invece con il loro silenzio ne hanno preso teatralmente le distanze, l’ammissione della sindaca sembra essere piombata all’improvviso. E non è stato certo piacevole. Ruocco, già furiosa per le dimissioni di Marcello Minenna, non si tiene e questa volta twitta di suo pugno. «Preciso di non conoscere la dott.sa Muraro e che apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie».

Di Maio, pragmatico come al solito, vuole invece valutare attentamente la situazione. Capire da Raggi quale sarà la sua difesa questa volta e quali i contraccolpi. Anche perché non solo avrebbe nascosto la verità, ma li smentisce. «Non può venirci contro così» è la reazione nel direttorio mentre d’accordo con lo staff si pensa a cosa dire: «Sui giornali già si diceva delle indagini. Ma non sapevamo della richiesta del 335». Così il direttorio prova a fare fronte comune: non sapevano che Muraro aveva chiesto la certificazione dell’avvenuta iscrizione sul registro degli indagati. «Ora Virginia dovrà chiarire» concordano Grillo, Di Maio e Ruocco. Carlo Sibilia, il membro del direttorio solitamente più defilato, è l’unico a rilasciare dichiarazioni alle agenzie: «Personalmente non ne sapevo nulla. Ma da quanto ho capito non c’è stato un avviso di garanzia». I vertici del M5S hanno ben chiaro che la situazione a Roma è a un passo dall’essere drammatica. E quanto ha fatto Raggi potrebbe avere conseguenze imprevedibili nell’ascesa verso Palazzo Chigi di Di Maio. Perché un conto doveva essere gestire solo il caso di un’assessora indagata, Un altro sentirsi estromessi dalla verità dalla sindaca 5 Stelle di Roma. Lo stesso sentimento che provano gli assessori, come Paolo Berdini, all’Urbanistica e a un passo dall’addio. «Io l’ho saputo dai giornali» ammette Adriano Meloni, allo Sviluppo economico. Anche con i 29 consiglieri pentastellati, riuniti a pochi passi dal Campidoglio, il sindaco non ne ha mai parlato. C’è chi cerca di minimizzare la poca trasparenza come Enrico Stefano «Un vecchio adagio dice: Non si può dire tutto a tutti. Avranno avuto i loro buoni motivi per tenerci all’oscuro». E c’è invece chi quei buoni motivi vuole capirli: «Non ci ha mai detto nulla, ma con Virginia parleremo – assicura Alisia Marani – Non so invece se confermeremo la fiducia a Muraro».

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