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Koulibaly, l’ agente: “E’ un momento fondamentale, Kalidou è carico”

Bruno Satin, agente di Kalidou Koulibaly, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss nel corso di ‘Radio Gol’. Ecco quanto evidenziato:

 
“La squadra sta vivendo un momento un po’ delicato ma Kalidou è molto carico e vuole dare il massimo per i compagni. Fino a Natale ci sarà un ciclo di partite fondamentale: bisogna passare il turno in Champions e guadagnare terreno in campionato.
Parole De Laurentiis? In questo momento è importante guardare solo al futuro. Il Napoli deve fare punti in campionato ed accedere agli ottavi di Champions.
Koulibaly capitano in futuro? Nel calcio, si sa, nulla è impossibile. Avrebbe potuto lasciare Napoli in estate ma è voluto restare per contribuire a raggiungere grandi obbiettivi”.

Radio Kiss Kiss: “Gabbiadini assente contro l’ Udinese, lo si vuole preservare per la Champions”

A Radio Kiss Kiss, nel corso di ‘Radio Gol’, è intervenuto il conduttore Valter De Maggio per riportare importanti aggiornamenti in casa Napoli. Ecco quanto evidenziato:
“Manolo Gabbiadini non partirà alla volta di Udine con la squadra. Maurizio Sarri vuole preservare il suo attaccante in vista del match di Champions League contro la Dinamo Kiev. Per questo motivo non verrà convocato”.

Hamsik: “Possibile che chiuda la mia carriera al Napoli. Scudetto? Se dovessi vincerlo…”

Il capitano azzurro Marek Hamsik ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Di seguito alcuni estratti.

 

Soltanto 12 gol di distanza da Maradona
“Speriamo di raggiungerlo già quest’anno, mi dà gusto. Io non sarò mai come lui, né credo che sia possibile esserlo in assoluto, però almeno mi resterà questa soddisfazione di averlo battuto. E a quel punto gli chiederò di incontrarlo. Ho avuto la possibilità di parlarci al telefono, l’anno scorso: gli telefonò Higuain e me lo passò. Fu carino, come sempre, tante belle parole. Però stringergli la mano e parlargli di persona offrirà emozioni forti”.

 
Sveliamo qualche vicenda (quasi) inedita: lei è stato vicino alla Juve, all’Inter e al Milan.
“Confermo. Credo che sia chiaro che in Italia non ci sarà una squadra per me che non sia il Napoli, ma credo anche che esistano i margini affinché io chiuda qua la mia carriera. E’ una possibilità seria”.

 
Lo scudetto o la Champions?
“Impossibile scegliere, perché c’è un valore forte in entrambi i titoli. Però la Champions vuol dire, in pratica, essere i più forti al mondo. Darebbe una statura internazionale da far girare la testa. E’ bello pensarci, ma la vedo irrealizzabile”.

 
E allora siamo seri.
“Non credo che il Napoli possa essere ritenuto forte a quei livelli, in finale di Champions League ci arrivano i colossi. Però ritengo questo Napoli una gran squadra, capace di un gioco meraviglioso del quale si è grati a Sarri, e dunque in grado di giocarsela con la Juventus. Ci basta un filotto di vittorie, tre o quattro consecutive, per riavvicinarci e fare avvertire la nostra presenza. Abbiamo i mezzi per riuscirci, in quest’ultimo periodo non siamo stati assistiti dalla sorte e quando non vinci nasce il pessimismo. Io invece sono ottimista o forse realista perché conosco il valore dei compagni”.

 
Allo scudetto siete stati più o meno vicini in due circostanze.
“Con Mazzarri e con Sarri, poi c’è venuto meno qualcosa, forse certe caratteristiche che ancora non abbiamo e che per esempio i bianconeri hanno dimostrato di avere. Non abbiamo rimpianti, perché forse è così che doveva andare, ed alla fine sono stati premiati quelli che lo hanno meritato”.

 
Cosa vi è mancato, ripensandoci a distanza?
“Ci sarebbe bastato un pizzico di cattiveria, o forse quella mentalità che si acquisisce nel tempo e che, per esempio, alla Juventus hanno dimostrato di avere, soprattutto l’anno scorso, quando sono partiti in ritardo. O magari sarebbe servito anche un pizzico di fortuna, che in certi momenti ti aiuta e può risultare persino decisiva: Dettagli, episodi che si perdono nella memoria e che però in quelle circostanze avrebbero potuto capovolgere il senso di quella stagione. Ma si guarda avanti. Se dovessi vincere lo scudetto con la maglia del Napoli, potrei smettere il giorno dopo”.

Luigi D’Ambrosio: “Lecce troppo prevedibile, Padalino dovrà trovare nuove soluzioni”

L’intervento del collega Luigi D’Ambrosio in diretta e in esclusiva al Pungiglione Stabiese

Nel corso della trasmissione radiofonica di ViviRadioWeb, “Il Pungiglione Stabiese”, abbiamo avuto in collegamento Luigi D’Ambrosio, collega di colpoditaccoweb.it; con il quale si è parlato del match di domenica pomeriggio tra Juve Stabia e Lecce.

La Juve Stabia resta capolista con un margine di +3 dal Lecce seconda, ti aspettavi un campionato tale da parte di entrambi le compagini, ed in particolare questo primato della Juve Stabia non gettonato ad inizio torneo: Credo che in partenza nessuno si aspettasse un avvio di stagione da parte della Juve Stabia, nonostante il mercato proficuo con scelte oculate da parte della dirigenza campana. Però ovviamente il campionato ha sorpreso un po’ tutti, il Lecce che era partito bene ha fatto un grande avvio di stagione, inizio che non avveniva da tempo, stesso dicasi anche per Foggia e Matera, quest’ultima che invece ha arrancato per poi riprendersi successivamente. Il campionato pian piano sta iniziando a prendere forma continuando domenica dopo domenica con sorprese che non mancano, ed infatti anche nel turno precedente le prime squadre in vetta non hanno approfittato dei pareggi altrui. A mio avviso andando avanti su questa falsa riga si andrà poi a delineare il gruppetto di testa pronte a battagliare fino in fondo con Matera, Foggia e Lecce che di sicuro saranno tra le principali candidate e a queste si aggiunge di sicuro anche la Juve Stabia che con l’organizzazione e il silenzio sta sorprendendo tutti e a mettersi lì davanti alle concorrenti che attualmente sono alle sue spalle. Il Lecce in questo momento è in difficoltà, dovrebbe però uscirne e visto che il percorso è iniziato un paio di mesi fa, probabilmente la squadra non ha ancora preso la forma in base alle attitudini che ha in mente Padalino. Credo che sia questo il problema principale del Lecce non tanto il resto.

Parlando di mister Padalino, come effettivamente è visto dalla piazza in questo momento, dopo i tre pareggi consecutivi e una sconfitta a Catania, che di fatto hanno un po’ rallentato la squadra nell’ultimo mese: Sì infatti la squadra nelle ultime quattro partite non ha vinto e ha ottenuto solo 3 punti. Un bottino davvero striminzito se pensiamo alle spese economiche affrontate in estate per allestire questo organico importante e agli sforzi compiuti dalla società nell’arco di un progetto biennale avviato in estate dal Ds Meluso e da Pasquale Padalino che ovviamente impone quest’anno alla squadra di vincere il campionato. Il Lecce è partito bene come dicevamo, poi ha avuto questo periodo di appannamento e speriamo che si riprenda quanto prima. Ovviamente il campionato è lungo, e le difficoltà incontrate in questo periodo sono piuttosto preoccupanti e Padalino è piuttosto obiettivo, ovvero non si esalta e ne tanto meno si abbatte in quanto è un tecnico che ha nel suo credo calcistico l’impronta alla fase offensiva, propone gioco ed in particolare il 4-3-3 è un modulo fisso per cui tenta sempre di giocare la partita. Ma nelle ultime 4-5 partite si è visto poca propensione al gioco offensivo, ed infatti lo dimostra la vittoria casalinga ottenuta contro la Virtus Francavilla prima della sconfitta a Catania, gara che aveva dato dei segnali non proprio confortanti perché nonostante il risultato, la squadra fu poco propositiva con un possesso palla fine a se stesso che portava spesso gli attaccanti sul fondo senza poi incidere nell’incontro. Caturano al di là dell’assenza di domenica, non segna da 5 partite, per cui il Lecce nelle ultime uscite non ha steccato solo per il peso dell’attaccante ma evidentemente perché sono venuti a mancare altri meccanismi. Il problema credo sia in qualcos’altro, lo stesso Padalino ha evidenziato che qualcosa non funziona e speriamo che capisca quanto prima cosa attualmente non funziona in casa Lecce.

Com’è il rendimento degli ex Juve Stabia Ciancio e Contessa e se soprattutto stanno giocando con continuità: Ciancio in queste ultime apparizioni ha giocando anche a sinistra, lui che è un destro naturale. Probabilmente credo sia ricercato anche in questo uno dei tanti motivi per cui il Lecce non funziona, soprattutto nell’out sinistro. Ciancio può giocare a sinistra e lo ha dimostrato anche a Cosenza, ma probabilmente reputo sia più opportuno schierarlo a destra, renderebbe sicuramente di più. È piuttosto statico, aspetta l’avversario e non credo sia il modo migliore per una squadra che punta a vincere il campionato, visto che gioca un terzino che non spinge durante la partita e allo stato attuale non è adatto a giocare in quel ruolo. Per quanto riguarda Contessa, è appunto chiuso da Ciancio, in quanto viene schierato sull’out sinistro e di conseguenza a sinistra troverà sicuramente poco spazio. Nell’ultimo match contro il Cosenza, a partire dal 20’del secondo tempo, è entrato poco prima del pareggio di Mancosu dando un po’ di spinta a dimostrazione che Ciancio sulla sinistra sta rendendo poco, non tanto per limiti personali, ma per caratteristiche differenti e a destra di sicuro farebbe la differenza. Quindi Padalino dovrà decidere cosa fare e capire come schierare il suo Lecce e molto spesso è vittima delle gerarchie che si è prefissato, vedi Torromino il quale ha giocato per tutto l’incontro nonostante l’opaca prestazione, sostituendo Pacilli, nonostante il disappunto del pubblico di casa. Credo che questi siano i veri problemi in casa Lecce, il tecnico ne è a corrente e dovrà studiarne tutte le contromisure.

Il Lecce paga l’assenza di un vice Caturano-Torromino visto che finora sono stati decisivi a suon di gol. Quindi in un campionato lungo e difficile paga la mancanza di rincalzi: Si esattamente. Questo è un altro fattore che sta condannando il Lecce nell’ultimo periodo, se manca Caturano e soprattutto non segna Torromino, il Lecce trova tante difficoltà, e questo è stato sicuramente un errore da parte della società in sede di mercato estivo, laddove in sintonia con il tecnico si decise di non affiancare a Caturano un’altra punta di livello, ma lasciare in rosa Persano che è un ragazzo del 96 e che soltanto nell’ultima gara ha trovato spazio. Entrato nel secondo tempo ha giocato anche abbastanza bene portando un po’ di vermia in attacco e nel momento in cui entrato insieme a Contessa la squadra ha iniziato a giocare, a macinare un paio di metri e ad alzare il proprio baricentro, ed infatti poco dopo è pervenuto il gol del pareggio. Padalino inserendo Persano ha anche cambiato modulo, dal 4-3-3 passando al 4-4-2 con Torromino a fianco di Persano e questo ovviamente ha giovato ai giallorossi. È ovvio che a gennaio il primo acquisto sarà una punta da affiancare a Caturano, perché nel momento in cui la punta nell’arco di una stagione avrà difficoltà, la squadra a quel punto dovrà disporre di una valida alternativa in modo da tamponare il buco lasciato in attacco. Carenze che ci sono anche in altri ruoli, e credo che ovviamente si possa puntare anche su un centrocampo che detti gioco. In questa fase di campionato gli avversari hanno capito il gioco del Lecce, pronto a giocare sulle fasce con palla servita a Torromino-Pacilli per poi crossare al centro. Il problema, quindi, sta nel proporre la stessa dinamica di gioco, e chiaramente gli avversari hanno capito l’addattamento tattico e quindi di imprevedibile c’è ben poco e a lungo andare questo non va ad avvantaggiare il Lecce, anzi lo penalizza. Manca qualcosa e sono convinto che Padalino l’abbia notato. Vutov sta trovando poco spazio, lui che è sicuramente un calciatore valido e di prospettiva e ha dimostrato di poter dare il proprio apporto. Lo stesso Doumbia che molto spesso è chiuso da Torromino e poi ci sono anche tante valide alternative a centrocampo. Lepore viene schierato come mezz’ala e proprio per questo Contessa sta riscontrando difficoltà, ed infatti contro i Cosenza nel momento in cui la squadra è passata al 4-4-2, l’ex Juve Stabia ha giocato come esterno alto a destra e ha reso più di quanto avesse fatto nei 60 minuti precedenti, cancellando anche qualche cross interessante. Padalino dovrà un attimino capire il materiale umano a disposizione e come disporre i suoi uomini in campo. Nel momento in cui non si ha in mente in maniera chiara come adattare i vari calciatori, sarà sicuramente difficile pretendere prestazioni da parte della squadra. Necessitano aggiustamenti a centrocampo, reparto troppo leggero laddove manca qualcuno che faccia linea, ovvero adattare un mediano nel ruolo da incontrista. L’anno scorso il Lecce era etichettata come una squadra senza centrocampo a livello di costruzione, quest’anno invece ci sono Lepore e Arrigoni che sono calciatori tecnici, per cui anche se Padalino volesse giocare con due a centrocampo non potrebbe farlo con i calciatori a disposizione, perché Fiordilino è anche una mezz’ala e non vi è un’incontrista in rosa. Attualmente il 4-3-3 è il modulo più adatto per le caratteristiche dei calciatori, schieramento che sicuramente porterà avanti fin quanto non ci saranno variazioni in sede di calciomercato.

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Una sola vittoria in casa per la Juve Stabia contro il Lecce. Precedenti

Da oltre vent’anni la Juve Stabia non batte il Lecce al Menti

Stabia e Lecce, si sono affrontate in gare di campionato al “vecchio San Marco – Romeo Menti” di Castellammare di Stabia in quattro occasioni con una vittoria dei salentini, due vittorie dei gialloblù ed un pari. Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1927 / 1928 – Campionato Nazionale di Seconda Divisione girone Sud ‘ C ‘

13 novembre 1927: STABIA – LECCE 1 – 0.

– 1949 / 1950 – Campionato Nazionale di serie C girone ‘ D ‘

30 ottobre 1949 – 6° giornata d’andata: STABIA – LECCE 0 – 4 (arbitro Di Giovanni di Pescara) giallorossi in gol con le reti di Magurano, Cardinali, Cillo e Silvestri.

– 1950 / 1951 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ D ‘

29 aprile 1951 – 13° giornata di ritorno: STABIA – LECCE 1 – 0 gol vittoria dei gialloblù dell’attaccante Gaspare PARVIS.

– 1952 / 1953 – Campionato Nazionale di Serie C

2 novembre 1952 – 7° giornata d’andata STABIA – LECCE 0 – 0.

Juve Stabia e Lecce, si sono affrontate cinque volte a Castellammare con tre pareggi e una vittoria per i giallorossi ed una per i gialloblù. Vediamo nei dettagli i precedenti:

– 1972 / 1973 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ C ‘

10 giugno 1973 – 18° giornata di ritorno: JUVE STABIA – LECCE 0 – 0 (arbitro Gino Menicucci di Firenze).

– 1973/ 1974– Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ C ‘

13 aprile 1974 – 10° giornata di ritorno: JUVE STABIA – LECCE 1 – 1 (arbitro Lanzetti di Viterbo) alla rete salentina di Pantani, fece seguito il penalty realizzato dalle vespe dal centrocampista TOSCANO.

– 1995 / 1996 – Campionato Nazionale Serie C1 girone ‘ B ‘

10 settembre 1995 – 3° giornata d’andata: JUVE STABIA – LECCE 3 – 2 (arbitro Franco Sirotti di Forlì) vespe in vantaggio a fine primo tempo con Giovanni CEFIS, nella ripresa ci fu il “sorpasso” dei giallorossi con Mazzeo e De Patre seguito dopo pochi minuti dal pareggio ancora di Giovanni CEFIS. Al novantesimo Antonio DELL’OGLIO realizzò il gol vittoria per le gli uomini di mister Paolo SPECCHIA (segue video a cura della redazione sportiva di Vivicentro).

– 2014 / 2015 – Campionato Nazionale Lega Pro girone ‘ C ‘

19 ottobre 2014 – 9° giornata d’andata: JUVE STABIA – LECCE 1 – 1 (arbitro Stefano Giovani di Grosseto) salentini in vantaggio a metà ripresa con Moscardelli, dopo sette minuti le vespe pareggiarono grazie al gol del centrale di difesa Samuele ROMEO.

– 2015 / 2016 – Campionato Nazionale Lega Pro girone ‘ C ‘

13 settembre 2015 – 2° giornata d’andata: JUVE STABIA – LECCE 0 – 1 (arbitro Livio Marinelli di Tivoli) gol vittoria dei pugliesi del sud ad inizio ripresa con Papini.

Giovanni MATRONE

Esercito a Milano? Ecco i numeri della delinquenza in città

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Ha ragione il sindaco di Milano Sala a chiedere rinforzi per l’ordine pubblico? Guardando i dati sulle denunce si vede che la città è nelle prime posizioni per omicidi e rapine. E se la criminalità non è aumentata con l’arrivo di stranieri e profughi, il loro frequente coinvolgimento in furti e borseggi è un problema che la politica non può ignorare.

Ecco i numeri della delinquenza in città

Dal 2004 a oggi, la percentuale di stranieri sul totale dei denunciati nel complesso è rimasta stabile, ma è cresciuta molto per due reati: gli scippi e le rapine agli uffici postali. Il fenomeno riguarda in particolare le grandi città del Centro-Nord e alimenta le preoccupazioni dei cittadini.

Esercito a Milano?

Fa discutere la richiesta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, di un intervento dell’esercito nelle strade della città dopo la morte del trentasettenne Antonio Rafael Ramirez, di Santo Domingo, accoltellato nella zona di piazzale Loreto. Sono giustificate le preoccupazioni di Sala?
Dal 1992, il tasso di omicidi è continuamente diminuito nel nostro paese e non è mai stato così basso. Tuttavia, negli anni della grande crisi, il numero dei borseggi e dei furti in appartamento è cresciuto.
Ma l’andamento dei reati non è stato lo stesso in tutta Italia. Analizzando la frequenza di quattro reati nelle grandi città italiane negli ultimi dodici mesi (tabella 1) troviamo conferme e sorprese rispetto a quanto è avvenuto nell’ultimo trentennio. La conferma è che in quelle centro-settentrionali sono più frequenti i reati contro il patrimonio compiuti con l’inganno (ad esempio, borseggi e furti in appartamento), in quelle meridionali i delitti violenti (gli omicidi e le rapine). Le soprese sono che Milano, Torino e Bologna hanno tassi di rapine in pubblica via più alte di tutte le altre (con l’eccezione di Napoli) e che Milano ha un tasso di omicidi di poco inferiore a Palermo e superiore a quello di Genova, Bologna, Firenze, Torino e Roma.

Tabella 1 – Tasso per 100 mila abitanti di quattro reati commessi nelle grandi città italiane nel 2015

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Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno

La richiesta del sindaco di Milano evoca però anche la delicata questione degli immigrati. Il timore che gli stranieri presenti nel nostro paese compiano un numero sproporzionato di alcuni reati rispetto al loro peso demografico è presente da tempo nella popolazione italiana ed è probabilmente cresciuto dal 2014 a oggi con l’arrivo di decine di migliaia di profughi. Da cosa nasce questo timore? Dalla difficoltà di capire e accettare gli altri, i diversi, come alcuni dicono o dall’alto numero di reati (di alcuni tipi di reati) commessi dagli stranieri? Ho sottolineato l’espressione “alcuni tipi”, perché è indubbio che altri reati – quelli detti dei colletti bianchi e dei potenti (corruzione e concussione, appropriazione indebita, insider trading, aggiotaggio) – continuano a essere commessi quasi esclusivamente dagli italiani.

Quali reati commettono gli stranieri

Per capire se, e in che misura, vi siano stati cambiamenti da questo punto di vista non possiamo basarci sulla presenza degli stranieri negli istituti di pena. In primo luogo perché si entra e si resta in carcere per ragioni del tutto diverse: per custodia cautelare, in attesa di giudizio e in esecuzione di pena, dopo la condanna definitiva. Ma, a parità di reato commesso, la custodia cautelare è imposta più spesso agli stranieri. In secondo luogo, a parità di pena, gli stranieri godono meno degli italiani delle misure alternative e di pene sostitutive della detenzione. I dati migliori che abbiamo sono quelli sulle denunce.
Analizzando l’andamento di dodici reati commessi in Italia dal 2004 a oggi (tabella 2), vediamo che la percentuale di stranieri sul totale dei denunciati talvolta ha subito delle oscillazioni (per i furti in appartamento), talvolta è lievemente aumentata (per gli omicidi) e solo per due – gli scippi e le rapine contro gli uffici postali – ha conosciuto una crescita considerevole. Nel complesso si può comunque dire che la quota di stranieri che ha compiuto questi reati è rimasta stabile in tutto il periodo e sicuramente non ha risentito del forte flusso di profughi.

Tabella 2 – Percentuale di stranieri sul totale dei denunciati, dal 2004 al 2015, per dodici reati

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell'Interno

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno

Ma oltre a questa buona notizia, i dati della tabella 2 ne presentano anche una cattiva, che riguarda la frequenza del coinvolgimento degli stranieri in questi delitti. Pochissimi (il 5 o 6 per cento) sono stati e sono tuttora gli immigrati denunciati per una rapina di banca, cioè per il reato più remunerativo. Un po’ di più, ma comunque sempre molto pochi, quelli accusati di aver commesso una rapina contro gli uffici postali. Il che equivale a dire che gli stranieri restano estranei non solo ai reati dei colletti bianchi, ma anche a quelli violenti, predatori, che rendono maggiormente.
Ma per tutti gli altri delitti la quota degli stranieri sui denunciati è alta, talvolta molto alta. Supera il 25 per cento per gli omicidi consumati, il 30 per cento per quelli tentati e per le lesioni dolose, il 40 per cento per le rapine in pubblica via e quelle contro gli esercizi commerciali, il 50 per cento per le rapine in abitazione, i furti in appartamento e contro gli esercizi commerciali, addirittura il 60 per cento per i borseggi. Come non bastasse, queste percentuali presentano valori ancora maggiori nelle regioni centro-settentrionali. Nelle grandi città, la quota degli stranieri denunciati per un borseggio raggiunge il 74 per cento a Bologna, il 79 per cento a Firenze, il 90 per cento a Milano, il 92 per cento a Roma. Questi, e gli altri dati della tabella 3, ci fanno capire perché, in certi comuni italiani, la quota non può aumentare ancora molto e perché la preoccupazione di molti cittadini sia fondata. È un grande problema irrisolto, che la destra agita da tempo strumentalmente e che la sinistra ignora.

Tabella 3 – Percentuale di stranieri denunciati nel 2015 nelle grandi città italiani per quattro reati

*non significativo Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell'Interno

*non significativo
Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno

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lavoce.info/Ecco i numeri della delinquenza in città (Marzio Barbagli)

Monte dei Paschi: invito a bail-in mascherato

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Ai detentori di obbligazioni subordinate del Monte dei Paschi la banca offre la conversione in nuove azioni. Sulla carta a condizioni vantaggiose che però valgono solo se ci sono abbastanza volontari. Altrimenti ci sarà la conversione forzata. Unici sicuri vincenti gli istituti del consorzio guidato da JP Morgan e Mediobanca.

Mps, va in scena il bail-in mascherato

Mps propone ai suoi obbligazionisti di aderire a un bail-in mascherato. Se non lo faranno, arriverà quello vero e proprio. Ai risparmiatori si chiede di scegliere tra due alternative rischiose. Matteo Renzi può ringraziare J.P. Morgan, che gli ha creato una bella grana alla vigilia del referendum.

Bail-in “volontario”

Lunedì 14 novembre il Monte dei Paschi ha deciso di lanciare una offerta ai detentori di obbligazioni subordinate emesse in passato dalla banca. L’offerta prevede che l’istituto si ricompri quelle obbligazioni, a un prezzo molto vantaggioso per gli obbligazionisti, cioè con un lauto premio rispetto al valore che attualmente quei titoli hanno sul mercato. Peccato che il corrispettivo, pagato dalla banca ai venditori, dovrà obbligatoriamente essere investito in nuove azioni di Mps, che verranno emesse con il prossimo aumento di capitale.
Di fatto, quello che Mps propone ai suoi obbligazionisti (subordinati) è una conversione del loro credito in azioni della banca. L’offerta è accompagnata da una minaccia neanche troppo velata, contenuta nel comunicato diffuso dall’istituto. Se l’operazione di conversione di debito in azioni non dovesse avere un esito soddisfacente, “Mps non riuscirebbe verosimilmente a portare a termine l’aumento di capitale” previsto per rimettere la banca in condizioni di continuare a operare. In tal caso si aprirebbero le porte della risoluzione, prevista dalla direttiva sul bail-in (Bank Recovery and Resolution Directive) che prevede “la possibile conversione forzata dei titoli subordinati”. Come dire: o aderite all’offerta di conversione volontaria, oppure la conversione diventerà obbligatoria. È chiaro che la parola “volontaria” suona un po’ come una beffa; quello a cui stiamo assistendo è di fatto un bail-in, seppure mascherato.
Molte delle obbligazioni subordinate di cui stiamo parlando sono detenute da risparmiatori al dettaglio, che vengono posti di fronte a una scelta difficile. Se un obbligazionista aderisce all’offerta, usufruisce del premio che gli viene riconosciuto rispetto al prezzo corrente dei titoli, ma si trova in mano azioni di una banca dal futuro molto incerto. Se non aderisce, può sperare che lo facciano tutti gli altri, puntando così al rimborso integrale del suo investimento alla scadenza. In questo modo però rinuncia al premio offerto dalla banca e si tiene in mano titoli comunque rischiosi: se l’operazione non andasse in porto, la conversione forzata prevista dalla procedura di risoluzione potrebbe avvenire a condizioni molto meno favorevoli. Qualunque scelta faccia, un investitore si espone a rischi elevati.

Un disastro evitabile

La vicenda Mps si avvicina così al capolinea, cioè a un esito in cui, volenti o nolenti, i detentori di obbligazioni subordinate sono chiamati a contribuire alla ricapitalizzazione dell’istituto. Qualcuno potrebbe pensare che era inevitabile, data la mole di prestiti deteriorati accumulata dalla banca. Non è vero. Una possibilità c’era, ed era una ricapitalizzazione a carico del Tesoro italiano. Come è stato spiegato in un precedente articolo, secondo le regole europee è possibile fare ciò evitando il bail-in, nel caso di una banca di interesse sistemico. Perfino la severa Commissione UE aveva teso la mano al governo italiano prima dell’estate, proponendo una soluzione che consentisse di non coinvolgere i risparmiatori al dettaglio. Il nostro governo sembrava essere sul punto di accettare quella mano tesa, ma poi ha cambiato idea. Perché?

Il ruolo di J.P. Morgan

L’improvviso cambio di strategia avvenne quando la banca d’investimento americana J.P. Morgan si offrì di risolvere il problema con una operazione “di mercato”, nella quale sarebbero stati trovati cinque miliardi di capitali privati da mettere nel capitale di Mps. E così, nel luglio scorso la banca americana ci venne presentata come l’àncora di salvezza, in grado di garantire il buon esito dell’operazione, evitando di usare denaro pubblico e di doversi sottoporre alle condizioni della Commissione UE.
Adesso scopriamo che la pre-garanzia fornita da J.P. Morgan e dalla altre banche del consorzio (accordo del 24 ottobre) è una bufala, essendo subordinata a una serie di condizioni-capestro: (i) la vendita dei crediti in sofferenza, (ii) l’esito soddisfacente dell’offerta di conversione delle obbligazioni subordinate in azioni; (iii) l’andamento soddisfacente del marketing delle azioni di nuova emissione presso gli investitori. Solo se tutte queste cose avverranno, e quindi se tutti i rischi e i costi della complessa operazione saranno stati scaricati su altri soggetti, le banche del consorzio saranno disponibili a trasformare la pre-garanzia in una garanzia vera e propria, con la quale si impegneranno a sottoscrivere le azioni che restassero eventualmente invendute nell’aumento di capitale. Sarebbe interessante sapere quali commissioni si prendono le due banche che guidano il consorzio (J.P. Morgan e Mediobanca) e le altre partecipanti, per una operazione che presenta ben pochi rischi per loro e molti per gli altri.
Chissà se oggi Matteo Renzi deciderebbe ancora di affidarsi alla banca americana, dopo che questa ha creato una mina vagante, che rischia di esplodere proprio alla vigilia del referendum. Intanto, noi paghiamo le commissioni, visto che il Tesoro è azionista di Mps.

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Giuseppe Dosi: il superpoliziotto che i fascisti chiusero in manicomio

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Il funzionario di polizia Giuseppe Dosi, anche grazie ai suoi travestimenti, riuscì a far luce su molti casi. Il suo primo successo lo conseguì quando chiarì un inspiegabile «incidente» avvenuto a Gabriele D’Annunzio. Quando le sue indagini si fecero scottanti, finì in manicomio per volere dei fascisti.

Il poliziotto-Fregoli che risolveva troppi casi

Quando le sue indagini si fecero scottanti, Giuseppe Dosi fu spedito in manicomio dai fascisti. Salvò dal fuoco l’archivio romano della Gestapo che ora va, in parte, online

Il sole è appena sorto in via Tasso quando il 4 giugno 1944 dal tetro stabile che tutti i romani ben conoscono come luogo di orrori e di torture per antifascisti ed ebrei si sprigiona un denso fumo: un funzionario di polizia, Giuseppe Dosi, che si fa notare per il fisico robusto e prestante, incurante del pericolo irrompe nell’edificio e recupera i documenti.

Le truppe a stelle strisce del generale Mark Wayne Clark stanno entrando trionfalmente nella capitale e gli uomini delle SS e la Gestapo agli ordini del comandante Herbert Kappler sono fuggiti. Hanno provato a trasformare in cenere le carte che Dosi, facendosi largo tra la folla in procinto di dare l’assalto al carcere, riesce a sottrarre alla distruzione. Sono rapporti bruciacchiati sull’occupazione nazista della capitale, nomi di collaborazionisti, verbali d’interrogatori e tante schede segnaletiche di noti oppositori come don Pietro Pappagallo, don Giuseppe Morosini, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.

Tutta una serie di faldoni preziosi che, dopo essere stati custoditi per anni in casa del funzionario di polizia, sono stati donati al Museo storico della Liberazione di Roma, con sede proprio in via Tasso. A partire da mercoledì prossimo i documenti, molti dei quali fino a oggi inediti, potranno essere consultati sulla piattaforma web DIGILiberazione (a cui ha dato vita Alessia Glielmi, responsabile degli archivi del Museo). Adesso anche Raistoria dedica la sua attenzione a Dosi, poliziotto scomodo e quasi sconosciuto, e ne ricostruisce l’incredibile avventura giudiziaria nel bel documentario che andrà in onda martedì 29 novembre alle 22 e 10 (a cura di Massimiliano Griner, regia di Claudia Mencarelli).

Dosi, che cumulerà 43 anni di servizio e oltre 30 mila pratiche evase e che nel dopoguerra sarà tra i padri fondatori dell’Interpol, l’organizzazione internazionale della polizia criminale, fu chiuso in manicomio per aver pestato i piedi a gerarchi e superiori in epoca fascista. Non evitò questa sorte anche se era stato il risolutore dei più grandi casi giudiziari del tempo. Il suo primo, clamoroso successo il poliziotto lo conseguì quando riuscì a chiarire un’inspiegabile «incidente» che provocò seri guai fisici a Gabriele D’Annunzio. Il Vate nel 1922 era piombato giù dal balcone della sua dimora di Gardone Riviera. Circolava insistente la voce che il mandante di quello scivolone che aveva provvisoriamente tolto dalla scena politica l’unico personaggio in grado di insidiare la leadership del fascismo fosse stato proprio Mussolini.

Ma uno strano pittore claudicante, esule cecoslovacco, dal nome impronunciabile, Karèl Kratòkwill, riuscirà a farsi ospitare nella magione di D’Annunzio e a individuare l’autore di quel gesto sconsiderato. Dosi – era lui, il misterioso ceco, sotto mentite spoglie – chiarirà che all’origine della disgrazia era stata non la passione politica ma quella d’amore: la pianista Luisa Bàccara, amante del Vate, lo aveva defenestrato per gelosia nei confronti della sorella. Per evitare complicazioni fastidiose si deciderà di mettere tutto a tacere.

Il funzionario di polizia aveva esordito come attore al teatro Argentina di Roma ed era un geniale e un po’ folle esperto di travestimenti: ne praticava circa 17 e lo troviamo nel pieno esercizio delle sue funzioni nei panni di un libanese, di un emiro, di un bolscevico, di una dama dell’alta società e tanti altri. Un altro dei celebri intrighi su cui riuscì a far chiarezza fu lo stupro e l’assassinio, avvenuto nella capitale tra 1924 e il 1928, di quattro bambine. La polizia, desiderosa di individuare subito una vittima sacrificale, mise in ceppi il fotografo Gino Girolimoni, amante delle macchine di lusso e delle belle donne. Dosi era stato spedito a Capri dai suoi superiori per indagare su cenacoli e incontri omosessuali non graditi al regime.

Venne a conoscenza dell’arresto del reverendo anglicano settantunenne Ralph Lyonel Brydges per le molestie nei confronti di una piccola isolana. Tramite minuziose indagini, raccolse le prove che il vero responsabile dei delitti era il pedofilo padre Brydges. Con il suo desiderio di far luce sulla verità si scontrò con gli alti papaveri in camicia nera, per nulla desiderosi di processare il reverendo. Quest’ultimo, dopo essere stato arrestato fu lasciato libero di espatriare. Dosi insomma era un cavallo di razza che non si poteva imbrigliare: per la sua ostinazione nelle indagini fu ritenuto un elemento estremamente pericoloso. Fu rinchiuso prima a Regina Coeli e poi in manicomio criminale a Santa Maria della Pietà.

Verrà rilasciato dopo 17 mesi trascorsi a pane e acqua tra le docce gelate e la camicia di forza. Le carte salvate a via Tasso serviranno così anche alla sua riabilitazione: le cederà in parte al controspionaggio americano per essere riammesso nei ranghi della polizia dove porterà a termine altre investigazioni molto importanti, come la tratta delle bianche assai consistente nel dopoguerra. Ma quei documenti dagli orli ingialliti cambiarono anche il corso della storia: si riveleranno le pietre miliari che inchioderanno Kappler e anche Eichmann nei processi del dopoguerra e saranno fondamentali per la condanna dei criminali nazisti.

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vivicentro/Giuseppe Dosi: il superpoliziotto che i fascisti chiusero in manicomio
lastampa/Il poliziotto-Fregoli che risolveva troppi casi ELLA SERRI

Yellen sfida Trump: ”È mia piena intenzione restare per l’intero mandato”

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La presidente della Federal Reserve Janet Yellen non pensa di dimettersi dopo l’elezione di Donald Trump: «È mia piena intenzione restare per l’intero mandato». E sfida il neo presidente difendendo la legge Dodd-Frank: «No all’abrogazione della riforma della finanza».

Yellen sfida Trump: “Sulla politica monetaria la Fed non cambia linea”

La numero uno della Banca Centrale: “Non mi dimetto”

NEW YORK – La presidente della Federal Reserve Janet Yellen non ha alcuna intenzione di dimettersi dopo l’elezione di Donald Trump, è incerta sulla sostanza e gli effetti del suo programma economico, e si prepara ad alzare i tassi di interesse probabilmente a dicembre. Con questo, è servita la prima crisi istituzionale della nuova amministrazione. Un potenziale scontro tra poteri che il capo della Casa Bianca è destinato a vincere, correndo però il rischio di pagare un prezzo, anche perché alcune delle sue idee economiche contrastano con la stessa ortodossia del Partito repubblicano e gli interessi di diversi alleati.

Ieri Yellen ha tenuto una testimonianza davanti al Congresso, la prima dopo le presidenziali. Durante la campagna elettorale Trump l’aveva definita «altamente politicizzata», l’aveva accusata di tenere il costo del denaro basso per favorire Hillary Clinton, e aveva dichiarato che intendeva sostituirla. Il candidato repubblicano per attirare consensi aveva puntato molto sulle condizioni «disastrose» dell’economia americana, che per definizione implicano un cattivo lavoro della Fed, di cui aveva promesso la riforma. I parlamentari quindi le hanno chiesto se pensa di dimettersi prima della fine del suo incarico, cioè il 31 gennaio 2018, ma lei ha risposto così: «È mia piena intenzione servire l’intero mandato». Quindi ha difeso la legge Dodd-Frank contro gli abusi della finanza, e ha messo in dubbio i piani economici del nuovo presidente: «Quando ci sarà più chiarezza, valuteremo l’impatto. Le cose potrebbero andare molto diversamente». Invece ha rivendicato i successi del suo mandato e dell’amministrazione Obama, sottolineando che il Paese cresce, la disoccupazione è scesa al 4,9%, e nelle ultime settimane diversi dati hanno indicato che gli Usa sono su una traiettoria positiva. Una realtà molto diversa da quella dipinta da Trump, che lascia presagire un aumento dei tassi vicino, probabilmente già durante la prossima riunione della Banca centrale in programma il 13 e 14 dicembre.

In teoria i mandati dei capi della Fed, come quelli dei direttori dell’Fbi, sono sfalsati dalle elezioni presidenziali proprio per garantire loro l’indipendenza. Trump però potrebbe spingere per le dimissioni di Yellen, provocando un braccio di ferro molto dannoso per la stabilità economica. Se invece aspettasse la fine naturale del mandato per sostituirla, dovrebbe governare per il primo decisivo anno con una banca centrale non allineata. Alla fine Yellen verrebbe sostituita, ma pagando un prezzo, mentre ora i mercati hanno reagito bene alle elezioni e il dollaro è salito ai massimi degli ultimi 14 anni.

Il problema è che il programma economico di Trump è sempre stato abbastanza vago, e non condiviso dai repubblicani ortodossi. Il presidente eletto propone forti riduzioni fiscali, soprattutto per le imprese, una riforma del sistema e delle aliquote che favorisca il rimpatrio dei circa 2 trilioni di dollari parcheggiati all’estero dalle multinazionali, la cancellazione o revisione di Obamacare, un piano di investimenti da un trilione di dollari per le infrastrutture. Su questi punti il consenso dei repubblicani è abbastanza unanime, e la benedizione è venuta anche da Arthur Laffer, inventore dell’omonima curva su cui Reagan aveva basato la sua politica fiscale e la supply-side economics. Meno convinto invece è l’appoggio per il protezionismo e la denuncia dei trattati commerciali, perché secondo il liberismo repubblicano la globalizzazione è un sistema favorevole agli interessi americani. Lo stesso premier giapponese Abe ieri è corso a New York per incontrare Trump, e persuaderlo a cambiare posizione su questo aspetto. I democratici potrebbero sfruttare tali incertezze per appoggiare le idee di Donald meno popolari nel Gop, provocando imbarazzi, e accompagnare ciò con una battaglia contro la Fed rischierebbe di danneggiare i risultati economici fin dall’esordio.

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vivicentro/Yellen sfida Trump: ”È mia piena intenzione restare per l’intero mandato”
lastampa/Yellen sfida Trump: “Sulla politica monetaria la Fed non cambia linea” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Juve Stabia, il programma del fine settimana del settore giovanile

Juve Stabia, il programma del fine settimana del settore giovanile

Nuova settimana di gare per il settore giovanile della Juve Stabia. Questo il programma:

Berretti, Casertana – Juve Stabia 19/11 h 14.30 stadio A. Vallefuoco di Mugnano di Napoli

Under 17, Monopoli – Juve Stabia 20/11 h 15 campo Tommaso – Carrieri Monopoli

Under 15, Monopoli – Juve Stabia 20/11 h 13 campo Tommaso Carrieri – Monopoli

Under 16 – Comp Pianura Nello Cutolo- Juve Stabia 20/11 h 12 campo Simpatia – Pianura

2003 Juve Stabia – San Nicola 20/11 h 11 campo comunale di Casola

2004 Juve stabia – atletico Nocera 20/11 h 12.30 campo comunale di Casola

a cura di Ciro Novellino

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Addio a Gianfranco Lusuardi, il settore giovanile della Juve Stabia si stringe nel dolore

Addio a Gianfranco Lusuardi, il settore giovanile della Juve Stabia si stringe nel dolore

E’ venuto a mancare un ex calciatore della Juve Stabia, stiamo parlando di Gianfranco Lusuardi, ex degli anni ’70. Il settore giovanile gialloblè, nelle figure del presidente Andrea De Lucia e del direttore Alberico Turi, si stringe nel dolore della famiglia del compianto: “Un calciatore della Juve Stabia, ma anche un grande uomo. Persona stupenda con la quale abbiamo avuto un rapporto straordinario anche per il settore giovanile. La Juve Stabia e l’intero settore stabiese, si stringono nel dolore della famiglia e nel ricordo del caro Gianfranco, porgendo le più sentite condoglianze”.

Comunicato settore giovanile Juve Stabia

La corsa a Mosca dei putiniani d’Italia: M5S, Salvini, Berlusconi

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Il viaggio dei 5 Stelle ha innescato il corri corri verso Mosca. La galassia populista, infatti, sembra aver trovato il suo leader in Vladimir Putin. Oggi in Russia arriva il leghista Matteo Salvini, il più appassionato tra i putiniani d’Italia. E Berlusconi rilancia, al Cremlino aspettano il suo braccio destro Valentini.

Tutti a Mosca, sfida tra putiniani d’Italia.

Conclusa la missione dei parlamentari pentastellati, oggi l’arrivo di Salvini E Berlusconi rilancia, al Cremlino aspettano il suo braccio destro Valentini

MOSCA – L’Internazionale populista in Europa ha trovato il suo leader: Vladimir Putin. Uno degli effetti della vittoria di Donald Trump è stato rianimare le forze anti-establishment del Vecchio Continente, tutti interlocutori in cerca di amicizia con l’uomo forte del Cremlino. Tra loro, diversi partiti anche in Italia, dove sembra essere esplosa la moda del putinismo.

Il viaggio a Mosca dei 5 Stelle, accolti dall’agenzia di Stato Ria Novosti, ha scatenato il corri corri verso Mosca. A breve arriverà Valentino Valentini, uno di casa da queste parti, da sempre ambasciatore per conto di Silvio Berlusconi presso Putin, che con l’ex Cav non ha mai interrotto il dialogo. Ufficialmente i 5 Stelle sono sbarcati per un evento del comitato del No al referendum degli italiani di Russia. Per lo stesso motivo oggi è qui Matteo Salvini. Tra i putiniani d’Italia il leader della Lega è forse quello più appassionato. Attraverso il suo emissario in terra russa, l’ex deputato Claudio D’Amico, Salvini aveva contattato gli stessi organizzatori dell’incontro con i 5 Stelle. E di fronte al loro rifiuto non ha demorso.

Il capo del Carroccio è voluto esserci a tutti i costi prima del voto: «Il no al referendum è un no anche alle sanzioni contro la Russia, l’ennesima follia di Renzi, a cui non si è mai opposto». In missione a Mosca, per la quarta volta in due anni, Salvini, a differenza dei grillini, sfrutta il viaggio per ritrovare i vecchi amici di Russia Unita, il partito del presidente. Vedrà una delegazione, casomai si fossero scordati che è lui il primo fan di Putin in Italia, non i grillini. Rivitalizzato dalla vittoria di Trump, adesso Salvini spera con ansia nel trionfo di Marine Le Pen in Francia. Sono tutti protagonisti di un domino geopolitico che trova in Putin contemporaneamente uno spettatore e un attore interessato. Per smontare le architravi europee e spostare l’asse verso l’Unione Eurasiatica a guida russa, lo zar soffia sulla rabbia antiglobalizzazione che ha travolto Hillary Clinton e e ha trascinato i britannici verso la Brexit.

I partiti populisti crescono nei consensi ovunque e spesso hanno il sostegno dei russi. Con alcuni paradossi anche: perché le stesse voci che da Mosca si alzano sdegnate contro «le milizie fasciste» che ci sarebbero dietro le rivolte di Maidan in Ucraina, sono spesso quelle che difendono le simpatie tra il Cremlino e partiti xenofobi e di estrema destra. Secondo fonti di intelligence americane citate dalla stampa inglese, la Russia addirittura starebbe condizionando molti partiti europei. Come? Finanziandoli? Non ci sono le prove.

Ce ne sono ampiamente invece della visibilità offerta al M5S e alla Lega su tutto il network mediatico che da Russia Today a Ria Novosti a Sputnik ruota attorno a Putin. Oltre che delle attenzioni e dell’accoglienza che la diplomazia russa riserva ai 5 Stelle. A Mosca, come a Roma, dove a giugno, durante il ricevimento all’ambasciata russa, è stato notato come un ospite più degli altri ricevesse gli onori di casa: il grillino Alessandro Di Battista, contento per la vittoria di Roma, e per l’occasione accompagnato da una donna in pizzo rosso.

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lastampa/Tutti a Mosca, sfida tra putiniani d’Italia. ILARIO LOMBARDO – INVIATO A MOSCA

Piepoli: Il No avanti nel referendum

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Il referendum sulla riforma costituzionale è alle porte: secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli è avanti il No. Non meno di due italiani su tre voteranno di pancia, quasi che il referendum fosse un plebiscito su Renzi. Inoltre, l’opinione pubblica vede nella vittoria di Trump un fattore rafforzativo della vittoria del No. Cuperlo e Verdini, invece, risultano ininfluenti sul risultato.

Ultimo giorno di sondaggi: il No ancora avanti di otto punti

Per almeno due italiani su tre sarà un plebiscito sul premier. Trump non aiuta il Sì, Cuperlo e Verdini ininfluenti sul risultato

Dopo il «tempo della Brexit» e il «tempo di Trump» c’è il «tempo del referendum». A partire da oggi non si potranno più pubblicare sondaggi, il che significa che il Referendum sulla Riforma Costituzionale è alle porte.

Quasi tutti gli italiani si dimostrano informati sulla data del referendum e tre quarti pensano di essere informati anche sui suoi contenuti. Noi sappiamo a priori che si tende a sopravvalutare questa informazione: alcuni test eseguiti indicano una conoscenza corretta della riforma in un italiano su tre. Non meno di due italiani su tre, tuttavia, voteranno di pancia, quasi che il referendum fosse pro o contro l’attuale presidente del Consiglio.

Qualsiasi sia la ragione che spingerà gli italiani a votare, la ricerca ci dice che la maggioranza della popolazione andrà a votare. Non si tratterà del 90%, come dice il nostro sondaggio, ma probabilmente si supererà il 50% e potremmo arrivare a 30 milioni di voti validi. Ci troviamo di fronte a un paradosso: rispetto ai referendum recenti, non validi perché non avevano raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto, questo non ha bisogno di quorum ma lo avrebbe comunque superato.

Il trend mostrato dagli intervistati è stabile per il No in misura che sembra essere solo marginalmente discutibile. Cosa ci dice infatti il trend, avendo noi compiuto finora 12 rilevazioni in 7 mesi? Che il Sì aveva cominciato alla grande a maggio per essere doppiato dal No a metà luglio. Dopo questo mese non c’è stata praticamente storia: una continua maggioranza di No.

A questo punto si aggiungono altri paradossi: il primo è dato dagli indecisi che di solito tendono a schierarsi su posizioni positive mentre in questo caso aggiungono marginalmente acqua al mulino del No. Ma ancora più paradossali i perché di questa probabile vittoria del No. L’opinione pubblica infatti vede nella vittoria del presidente Usa, Donald Trump, un fattore rafforzativo della vittoria del No.

A questo si aggiunge un secondo fattore disgregativo che è il Sì di Denis Verdini, interpretato dall’opinione pubblica come un «amico del giaguaro Trump». Il Sì di Verdini infatti aumenterebbe la possibilità, secondo gli intervistati, di scissione del Pd. Ma cosa sta avvenendo nel Pd? Gli italiani, che hanno un fondamentale buon senso, pensano in maggioranza che la presenza di Gianni Cuperlo all’interno della coalizione del Sì non cambi molto le carte in tavola. In ogni caso le tensioni all’interno del Pd potrebbero per una certa parte dell’opinione pubblica essere un elemento per chiarire che il Pd in questo momento ha due anime che non stanno più bene insieme e che potenzialmente hanno vie diverse da perseguire.

Il vero pericolo quindi è una scissione del Pd, con una maggioranza intorno a Renzi e una minoranza intorno a D’Alema: situazione che porterebbe il Pd su quote inferiori alle attuali e non sufficienti, nel corso dei prossimi anni, a fargli governare il Paese.

Ma è tutto così semplice? Le forze internazionali e le forze locali unite anche controvoglia nell’obiettivo di una sconfitta di Renzi al referendum? Di regola la politica italiana ha portato a soluzioni creative molto diverse da quanto l’opinione pubblica si aspettasse e in questo momento il ricercatore si augura che una soluzione appartenente al pensiero andreottiano del «tutto si aggiusta» prenda corpo per un futuro migliore del Paese, malgrado il pessimismo piuttosto diffuso dell’opinione pubblica sul proprio futuro.

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lastampa/Ultimo giorno di sondaggi: il No ancora avanti di otto punti NICOLA PIEPOLI

Botta e Risposta (Mauro Lo Piano)

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Botta e Risposta fra Governo Italiano e Comunita’ Europea, se da un lato il 1° Ministro Renzi, in considerazione delle spese straordinarie dovute affrontare per il problema dei profughi e dei terremotati, aveva richiesto piu’ elasticita’ sui conti pubblici, dall’altra vi e’ una certa riluttanza nell’accordare altri sforamenti. visto che il nostro deficit e’ passato dall’1,8 al 2,3%.
Per l’UE, sono 5 i Paesi (Belgio, Cipro, Slovenia, Lituania, Finlandia), oltre l’Italia, che devono far quadrare i conti, visto che vi e’ il rischio che non riescano a rispettare i patti europei sulla stabilita’ economica.

Interpretazione Politica :

Il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha intravisto nel giudizio della Commissione Europea dei lati positivi, punti d’incontro, apprezzamenti nel nostro operato. Per tali motivi e’ fiducioso che la UE nei prossimi mesi sapra’ valutare con molta attenzione gli sforzi fatti dal Governo Italiano per tutte le spese straordinarie effettuate in questi ultimi mesi. La discussione fra le parti iniziera’ prestissimo con incontri a livelli ministeriali.
Per quanto riguarda il veto dell’Italia sul bilancio europeo, non ha ridotto le distanze che separano Roma e Bruxelles, non e’ la 1 volta che vi sia stato un certo attrito fra Juncker e Renzi, le loro vedute sono state spesso discordanti, i punti d’incontro sono stati spesso inesistenti.
Renzi e’ fermamente convinto che essere troppo austeri non giovi all’economia di un Paese, anzi la potrebbe portare al collasso, in piu’ ha aggiunto che sono 8 i Miliardi che l’Italia versa annualmente alla Comunita’ Europea. Questo esborso non fa che gravare ancora di piu’ su una situazione economica gia’ difficile, per tale motivi si e’ chiesta una maggiore flessibilita’.
In ogni caso per avere una risposta chiara dalla Comunita’ Europea, si dovra’ aspettare il Referendum, visto che in base al suo esito, tante cose potrebbero cambiare in Italia, anche se in caso di sconfitta, Renzi non sara’ disposto a cedere il testimone come aveva affermato in precedenza.

La Comunita’ Europea non si puo’ permettere il lusso di snobbare un Paese chiave come l’Italia, una nostra fuoriuscita comprometterebbe il futuro di tutta la Comunita’ (pensiamo soprattutto ai profughi), Juncker dovra’ necessariamente abbassare i toni, l’attrito non porta mai giovamenti.

Mauro Lo Piano

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Valdifiori, l’agente: “Mirko è rinato a Torino, Sarri non gli ha mai dato fiducia”

Valdifiori, l’agente: “Mirko è rinato a Torino, Sarri non gli ha mai dato fiducia”

Ai microfoni di Tuttomercatoweb, Giuffredi, agente di Valdifiori, ha dichiarato:  “A Torino È rinato. Sta attraversando un grande momento, vuole riprendersi quello che aveva dimostrato con l’Empoli e punta alla Nazionale. Qualcuno a Napoli gli ha fatto passare un anno non bello, ora è tornato. “Sarri non lo ha mai messo in condizione di esprimersi al meglio. Non gli ha mai dato fiducia totale. Mihajlovic invece ha dimostrato di volere Valdifiori, gli ha dato una fiducia spudorata che ha portato il ragazzo a pensare «A Torino vado a piedi“.

Castelvolturno- Rientrano Rog, Maksimovic ed El Kaddouri, differenziato per Gabbiadini

Castelvolturno- Rientrano Rog, Maksimovic ed El Kaddouri, differenziato per Gabbiadini

Allenamento pomeridiano per il Napoli a Castelvolturno.

Gli azzurri preparano il match contro l’Udinese di sabato 19 novembre al Friuli, anticipo della 13esima giornata di Serie A (ore 18).

El Kaddouri, Maksimovic e Rog hanno completato il rientro di tutti i nazionali. Rog, reduce dalla gara con la Croazia in cui ha giocato 87 minuti, ha sostenuto lavoro di scarico. El Kaddouri e Maksimovic hanno fatto allenamento con il gruppo.

Smaltita la febbre, Hamsik ha svolto l’intera seduta. Per uno stato influenzale, invece, Callejon ha fatto solo palestra.

La squadra ha svolto una prima parte dedicata all’attivazione e di seguito partitina a campo ridotto. Chiusura con lavoro tecnico tattico.

Differenziato per Gabbiadini, mentre Milik prosegue la sua tabella di riabilitazione con palestra e corsa sul campo.

Fonte: SSC.NAPOLI

Nazionale, stage Italia: convocati Tonelli e Grassi

Nazionale, stage Italia: convocati Tonelli e Grassi

Buone notizie per Tonelli: il difensore del Napoli, che sta trovando poco spazio negli undici titolari di Sarri, è stato convocato da Ventura per lo stage della nazionale azzurra che si svolgerà tra il 21 e 22 novembre a Coverciano. Con Tonelli, anche l’ex compagno di squadra Alberto Grassi, ora all’Atalanta. Ci saranno anche Sportiello e Conti, due obiettivi del Napoli per il prossimo mercato.

Insigne a Premium: “Siamo carichi per i prossimi impegni, non molleremo un centimetro”

Lorenzo Insigne ha parlato ai microfoni di Premium Sport in vista dei prossimi impegni del Napoli. Ecco quanto evidenziato:
“Sto facendo buone prestazioni, sono tranquillo anche se non è arrivato ancora il gol . Gioco bene e faccio assist, questo è importante. Facciamo sempre grandi prestazioni anche se i risultati non arrivano. Sappiamo che presto le vittorie arriveranno se continuiamo a giocare così. Siamo carichi a duemila e molto concentrati per il match di Udine. Abbiamo tantissimo rispetto per l’avversario ma siamo consapevoli di essere una grande squadra. Sarà difficile ma vogliamo la vittoria per dare una svolta al nostro campionato. Poi penseremo alla sfida in Champions con la Dinamo Kiev, siamo pronti ad affrontare questo ciclo di partite fino a Natale e non molleremo un centimetro”.

La Vespa Rosa: Enza Polise una tifosa D.O.C. del Menti

La protagonista di questa settimana magica della Vespa Rosa è Enza Polise

Domenica la Juve Stabia gioca una partita importante per il campionato, a Castellammare arriva il Lecce di Mister Padalino.

I tifosi si stanno mobilitando per riempire anche il Menti, dopo aver letteralmente “invaso” il Pinto di Caserta nell’ultimo turno di campionato.

Anche le donne del Menti hanno fatto sentire sempre il loro calore, soprattutto nei momenti difficili e c’è da giurare che anche con il Lecce accorreranno in massa allo stadio.

Tra queste donne ci sarà Enza Polise che segue la Juve Stabia da quando le Vespe sono ritornate nei cadetti, anche per lei come per tanti tifosi e tifose è stato amore a prima vista e da allora non può fare a meno di andare allo stadio.

Il suo calciatore preferito era e sarà per sempre Marco Sau.

Il suo portafortuna è un portachiavi personale che porta sempre con se allo stadio, dove assiste alla partita con le dita intrecciate per l’intera durata del match.

Gli aggettivi che Enza associa alla Juve Stabia sono: bella, armoniosa, stupenda, imbattibile

Enza Polise ci saluta mandando un abbraccio virtuale a tutta la curva Sud. Per lei i ragazzi della Sud sono strepitosi e magnifici.

Un bacio speciale va alle Hard Girls che secondo lei sono delle ragazze stupende e speciali.

Siamo sicuri che le Hard Girls saranno contente di questo saluto e che aspetteranno la nostra tifosa in curva  sud per sostenere tutte insieme la nostra amata Juve Stabia.

Avanti Vespe andiamo a comandare!

Patrizia Esposito

Radio Kiss Kiss: “Callejon regolarmente in campo, ancora differenziato per Gabbiadini”

Valter De Maggio, direttore di Radio Kiss Kiss, è intervenuto in diretta Da Castel Volturno nel corso di Radio Gol:
“Raul Albiol e Callejon sono scesi entrambi regolarmente in campo mentre Gabbiadini continua a lavorare a parte. Aspettiamo la giornata di domani per vedere se sarà convocato. Al momento è un po’ difficile, non dovrebbe partire con i compagni per la trasferta di Udine. Sarà riconfermato il tridente leggero, l’ unica sorpresa potrebbe essere Giaccherini al posto di Callejon se non è al meglio. Contro l’ Udinese gli azzurri vogliono centrare la vittoria”.