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Torna il Giffoni Film Festival, tra gli ospiti anche Bryan Cranston (Debora VELLA)

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Il Giffoni Film Festival sta tornando, e questa volta parla di magia. Infatti, nell’Aula Magna del Liceo Classico “Torquato Tasso” di Salerno, si è tenuta la prima presentazione dell’edizione 2017 targata “Into the magic”.

L’EDIZIONE 2017

Per la 47esima edizione del Giffoni Film Festival, in programma dal 14 al 22 luglio a Giffoni Valle Piana (Salerno), sono già 4.600 i giurati pronti, suddivisi nelle sette sezioni competitive che compongono il concorso – Elements +3, +6, +10, Generator +13, +16, +18, Parental Control/GexDoc dedicata ai genitori – cui si aggiungono i 100 ragazzi scelti della Masterclass.

I protagonisti saranno loro, giovani provenienti da 52 Paesi di tutto il globo, dall’Azerbaijan alla Corea del Sud, dal Pakistan agli Usa, e da tutta Europa e Italia. Dopo ben 11 anni di assenza, tornerà a Giffoni anche una delegazione proveniente dall’Iran. “Per il cinquantennale – ha annunciato Claudio Gubitosi, fondatore e direttore artistico – inizieremo da settembre le procedure affinché entro il 2020 l’Unesco possa dichiarare il Gff Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Giffoni è tra i 10 Festival più importanti al mondo ed è uno degli eventi culturali che l’Italia riconosce, ama e vuole”.

ATTESA PER LA STAR DI BREAKING BAD

Il primo ospite internazionale annunciato è Bryan Cranston, attore della pluripremiata serie americana “Breaking Bad”, che sarà a Giffoni il 21 luglio. Torna al Giffoni la più divertente e improbabile banda di malvagi del mondo dell’animazione: il 17 luglio sarà presentato in anteprima nazionale “Cattivissimo Me 3”, il nuovo capitolo delle avventure dell’ex cattivo Gru con la sua Lucy e le loro adorabili bambine e, naturalmente, i suoi fedelissimi Minions. Si tratta del primo dei cinque grandi eventi in programma per i giffoners, possibile grazie alla collaborazione con le più importanti Major internazionali e italiane che ogni anno scelgono il Festival per intraprendere da qui il percorso distributivo delle loro nuove opere. A presentare il film, nelle sale italiane il 24 agosto distribuito da Universal Pictures, ci saranno le voci italiane ai personaggi: Max Giusti, Arisa e Paolo Ruffini.

L’IMMAGINE UFFICIALE DEL MAESTRO PALADINO

L’immagine ufficiale – che presto verrà presentata – è stata commissionata al maestro Mimmo Paladino, tra i principali esponenti della Transavanguardia. “Il Giffoni Film Festival è un grande evento di promozione della nostra regione – ricorda il governatore Vincenzo De Luca – perché porta la nostra immagine a livello nazionale ed internazionale. Anche Giffoni, dunque, serve per recuperare un’immagine positiva del nostro territorio, troppo tempo visto come terra di rifiuti, criminalità organizzata, pulcinellismo. A me piace che si diffonda l’idea della Campania quale sinonimo di concretezza e rigore”.

Debora VELLA

copyright-vivicentro

Schick, l’entourage: “Napoli? Ipotesi improbabile, gli azzurri sono ben attrezzati in attacco”

Dario Canovi, socio di Pavel Paska agente di Patrik Schick, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli nel corso di ‘Radio Gol’. Ecco quanto evidenziato:

“Ho contatti quotidiani con l’ agente del calciatore. Credo che né lui né il ragazzo abbiano ancora preso decisioni riguardo il futuro. Vista la clausola rescissoria da 25 milioni accessibile per almeno 15 squadre europee, bisognerà convincere il calciatore e non la Samp. Lui è maturo per andare a giocare in una grande squadra. Non credo che un altro anno alla Sampdoria gli darebbe grossi vantaggi, soprattutto se dovesse restare Muriel.
Giuntoli? Ne abbiamo parlato l’anno scorso e anche quest’anno. Quella del Napoli è un’ipotesi improbabile in quanto gli azzurri in attacco sono bene attrezzati”.

Ferrero: “Schick? De Laurentiis mi ha chiamato personalmente, resterà con noi un altro anno”

Giornata di inaugurazione in casa Sampdoria. E’ pronta la Academy per tutto il settore giovanile blucerchiato e oggi la società genovese dà il via a questa nuova avventura: “Sono i fatti che parlano, per me è una bella cosa – ha detto il presidente Massimo Ferrero -. Sono un uomo semplice e quando mi ritrovo a fare cose che non erano riusciti a fare i precedenti proprietari mi emoziono. E’ stata dura, in Italia c’è una burocrazia che non smette mai di essere burocrate”.

Pensate a un nuovo stadio o resterete al Ferraris?
“Stiamo iniziando a fare dei progetti, faremo del Ferraris il gioiello d’Italia. Sono convinto che Preziosi mi seguirà”.

Cosa può dirci di questa fondazione?
“E’ uno strumento molto importante, ci sono persone che non hanno le possibilità perché non tutta la gente arriva a fine mese. Riuscire a fare una fondazione e togliere ragazzi dalle strade è sempre bello. Futuro? La Sampdoria non è in vendita”.

Quale futuro per Schick?
“A me hanno chiamato De Laurentiis e il Milan, gli altri club hanno contattato i miei collaboratori. Resterà con noi un altro anno, abbiamo la voglia di farlo crescere. E’ un grande talento, tutte le squadre sono interessate a lui”.

Vuole battere il Napoli?
“La vittoria sarà molto difficile, il Napoli è una squadra molto organizzata. Vorrei vincere per chiudere al meglio questa stagione”.

 

Da tuttomercatoweb.com

Zielinski: “Crediamo nel secondo posto. L’anno prossimo vogliamo lo scudetto, i napoletani lo meritano”

Piotr Zielinski, centrocampista azzurro, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, emittente ufficiale della società partenopea:

“Siamo contenti di essere riusciti a battere tanti record. La cosa più bella, però, sarebbe il secondo posto e ci crediamo fino alla fine. Dobbiamo andare a Genova e vincere la nostra partita, poi vedremo se la Roma perderà punti”.

Sulla stagione: “Potevamo fare forse qualcosa in più visto che abbiamo perso qualche punto sulla strada con il quale potevamo lottare per lo scudetto. Il gruppo è ottimo, questa è la base per il prossimo anno che sarà molto divertente”.

Sullo scudetto: “Faremo di tutto per vincerlo, sarebbe un sogno per noi giocatori regalarlo alla città di Napoli. In caso di vittoria non farò alcun tatuaggio in quanto non mi piacciono, ognuno ha i suoi gusti”.

Sulla prima stagione in azzurro: “Potevo dare qualcosa in più, ma come primo anno in una grande squadra come il Napoli posso essere soddisfatto. L’anno prossimo punto a migliorare ulteriormente”.

Su Milik: “Arek farà tanti gol e ci darà una grossa mano la prossima stagione. Speriamo che possano valere lo scudetto”.

Chi è il tuo Idolo? “Mi piacevano Zidane, Ronaldo e Ronaldinho, mi ispiravo a loro. Totti è una leggenda, anche lui era uno dei miei idoli ed è uno dei migliori. Una sua tripletta contro il Genoa per fare un 3-3, andrebbe benissimo”.

Sul gruppo: “Anche i nuovi acquisti arrivati a gennaio hanno dato il proprio contributo. Pavoletti è un ragazzo straordinario, ci fa sempre ridere”.

Sulla prossima stagione: “Dobbiamo continuare a giocare sempre al livello mostrato in questa fase e provando a vincere sempre. Sono convinto che abbiamo una squadra con la quale possiamo battere tutti e vincere lo scudetto”.

Sulla città: “Mi ha colpito il popolo di Napoli che vive il calcio ogni giorno. Per un calciatore è bellissimo perché sentiamo il loro contributo. Vogliamo lo scudetto per regalare una gioia a questa gente. Sia io che la mia ragazza ci siamo innamorati di questa città. Ci sono tantissimi posti da visitare, c’è sempre da fare qualcosa”.

A cura di Antonino Gargiulo

Facebook, Totti: “Domenica la mia ultima partita con la Roma. Sono pronto per una nuova sfida

NOTIZIE AS ROMA – Il capitano ha finalmente parlato del suo futuro. E per farlo, si è affidato a Facebook. Pochi minuti fa, sul suo profilo social ufficiale, sono infatti apparse queste parole, accompagnate da una fotografia del numero 10 che guarda sorridente il rettangolo verde di gioco:

“Roma-Genoa, domenica 28 maggio 2017, l’ultima volta in cui potrò indossare la maglia della Roma. È impossibile esprimere in poche parole tutto quello che questi colori hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno per me. Sempre. Sento solo che il mio amore per il calcio non passa: è una passione, la mia passione. È talmente profonda che non posso pensare di smettere di alimentarla. Mai. Da lunedì sono pronto a ripartire. Sono pronto per una nuova sfida”.

In città, è già cominciata la sfida alla giusta interpretazione di queste poche e criptiche righe, con la maggioranza degli adetti ai lavori che vi leggono un nemmeno troppo velato addio.

Claudia Demenica

Juve Stabia – Manniello: “Siamo stati derubati, stupidi noi che crediamo ancora in questo calcio”

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L’ennesima ingiustizia ai danni della Juve Stabia da parte della terna arbitrale. Non è bastata la delusione subita nel 2015 a Bassano, dove i gialloble hanno visto annullata la rete regolarissima di Gomez poco prima della fine dei tempi supplementari, uscendo cosi dai play off ai rigori.

Ora ad essere giudicato irregolare è stato il goal di Ripa segnato al 30′, per un inesistente fallo sul portiere granata Narduzzo.

Episodi questi che rendono difficile credere nella lealtà del calcio italiano, soprattutto se a fine partita si vede il guardalinee responsabile dell’annullamento del goal, dare il cinque al capitano della Reggiana, Gael Genevier. È dunque giustificato lo sfogo su Facebook del presidente delle Vespe, Francesco Manniello, subito dopo la gara: “Arbitro in malafede, guardalinee che da il cinque al loro capitano, stupidi noi che crediamo ancora in questo gioco“.

Manniello fb

 

Ingiustizie fatte da “persone in MALAFEDE” scrive in maiuscolo Manniello in un altro post pubblicato questa mattina: “Programmi, investi, 30 persone che lavorano un anno intero per un risultato sportivo, poi vieni derubato di tutto da persone in MALAFEDE, sicuri che non pagheranno per il loro reato”.

Manniello post

 

Già due anni fa con il “furto” subito a Bassano il presidente gialloble aveva dichiarato che non valeva la pena investire soldi in questo calcio, diceva di non essere più disposto a chiedere sacrifici alla sua famiglia per l’iscrizione a un campionato di dubbia onestà.

Ora che la storia si ripete e con una nuova scorrettezza sulle spalle, viene da chiedersi quale sarà  la decisione di Manniello riguardo al prossimo anno calcistico.

I soccorsi di ieri salvano circa 2.100 migranti. Recuperati anche 35 corpi senza vita (VIDEO)

I migranti soccorsi nella giornata di ieri, 24 maggio 2017, sono stati circa 2.100 in 11 operazioni di soccorso. 35 i corpi senza vita a bordo di un’unità della ONG MOAS. I soccorsi sono stati coordinati dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

I migranti si trovavano a bordo di 4 gommoni e 6 unità in legno. Alle operazioni hanno preso parte nave Fiorillo della Guardia Costiera, nonché le motovedette CP 288, 303  309 della Guardia Costiera, nave Libra della Marina Militare italiana, le navi Echo (Gran Bretagna), Protector (Gran Bretagna) e Canarias (Spagna) inserite nel dispositivo EUNAVFOR MED e le navi, appartenenti alle ONG, Phoenix (MOAS) e Vos Prudence (Medici senza Frontiere), nonché un rimorchiatore e 3 mercantili.

Tra le unità soccorse, a causa di uno sbandamento verosimilmente causato dalle condizioni meteomarine e dallo spostamento repentino dei migranti su un fianco dell’imbarcazione, circa 200 migranti sono caduti in mare da un barcone con circa 500 migranti a bordo. L’immediato intervento delle navi Fiorillo della Guardia Costiera e Phoenix del MOAS ha consentito di trarre in salvo la maggior parte dei migranti caduti in acqua. 34, invece, i corpi senza vita recuperati in mare dai soccorritori.

Le immagini (foto e video) relative ad alcuni momenti delle operazioni di soccorso effettuate nel Mediterraneo Centrale nella giornata di ieri, mercoledì 24 maggio, da parte delle unità della Guardia Costiera Nave Fiorillo CP905.

Pescara: giornata mondiale contro il consumo di tabacco

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30/05/2017: Giornata Mondiale Senza Tabacco

dalle ore 14.30 alle ore 17.30

Open Day Centro Antifumo – Ser.D. ASL di Pescara

Via Renato Paolini n. 47 – Pescara

 

Il 30 Maggio 2017, in occasione della “Giornata mondiale senza tabacco”,  dalle ore 14.30 alle ore 17.30, il Servizio per la cura delle Dipendenze – Centro Antifumo – della ASL di Pescara aprirà le porte ai cittadini presso il Servizio di Alcologia in Via Paolini, 47  – Palazzina I – piano terra – Pescara.

Gli utenti potranno usufruire della consulenza gratuita per smettere di fumare con esperti del trattamento delle problematiche fumo correlate.

Per informazioni: tel. 0854253534.

Il fumo da tabacco rimane una dei principali determinanti di molte malattie croniche come patologie respiratorie, cardiovascolari e neoplastiche.

Nel mondo i fumatori sono circa 650 milioni. Secondo l’OMS, il fumo è “la prima causa al mondo di morte evitabile”. Ogni anno uccide circa 6 milioni di persone in tutto il mondo per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Un numero peraltro destinato ad arrivare a 8 milioni entro il 2030, se non saranno adottate misure efficaci.

Obiettivi della Giornata mondiale senza tabacco 2017:

  • Evidenziare i legami tra l’uso dei prodotti, il controllo e lo sviluppo sostenibile.
  • Incoraggiare i paesi ad includere le politiche di controllo nella “Sustainable Development Agenda 2030”.
  • Sostenere gli stati membri e la società civile nel contrasto delle ingerenze delle lobby nei processi politici, proponendo azioni a forte impatto peri diversi ambiti territoriali.
  • Incoraggiare la più ampia partecipazione possibile, sia pubblica che privata, nelle azioni regionali, nazionali e globali per lo sviluppo di strategie utili per il raggiungimento degli obiettivi sanciti dalle politiche di controllo.
  • Dimostrare come ogni singolo individuo può contribuire a rendere un mondo più sostenibile senza il tabacco, impegnandosi sia a non consumare prodotti, sia smettendo col tabagismo.

 

(Testo tradotto dal sito https://www.who.int).

Numero verde nazionale OSSFAD: 800554088

 

EDITORIALE – Juve Stabia – Reggiana: quel flashback che porta a Bassano

17 maggio 2015 – 25 maggio 2017: a due anni (quasi) esatti di distanza , la storia si ripete e la Juve Stabia si vede scippata del proprio sogno di ritornare in quella tanto ambita Serie B.
Questa redazione non ha mai fatto dei commenti sulle decisioni arbitrali un proprio costume, ma ciò che è avvenuto ieri al Menti di Castellammare non può e non deve essere coperto dai commenti tecnici sulla gara tra la Juve Stabia e la Reggiana.
Sicuramente la squadra di Carboni avrebbe potuto essere più precisa, sia all’andata che al ritorno, sotto porta, ma la direzione di gara della terna arbitrale, guidata dal Sig. Pagliardini, lascia tanto amaro in bocca ai gialloblù.

Di episodi da commentare ce ne sarebbero tanti: la spinta su Lisi in area di rigore, il fallo da ultimo uomo, ma sanzionato solo col cartellino giallo, subìto da Marotta, il goffo tocco di mano della difesa emiliana nel finale di gara; sarebbe stato forse di parte pretendere che tutte queste decisioni arbitrali andassero incontro alla Juve Stabia, ma che nemmeno una di queste azioni, molto dubbie, sia stata letta in favore delle Vespe appare francamente assurdo.

Il paradosso è che l’episodio che fa più rumore è un altro: alla mezz’ora di gioco Ripa sovrasta nettamente di testa il proprio avversario, sfruttando l’uscita a vuoto di Narduzzo per insaccare la palla in rete. Il Menti esplode, i gialloblù esultano, l’arbitro indica il centrocampo (gesto con cui si ratifica la rete) ma dopo non pochi secondi, pare di concerto con il guardalinee, il Sig. Pagliardini annulla la rete per fallo di Ripa. Già ad occhio nudo e senza l’ausilio del replay è evidente la topica della terna arbitrale; i pochissimi dubbi vengono fugati dalle istantanee della gara che immortalano il momento dell’impatto tra la punta stabiese e la palla: Ripa colpisce il pallone mentre Narduzzo si scontra fortuitamente con un suo compagno di squadra; l’attaccante gialloblù non spinge né carica alcuno degli avversari. Che Ripa non abbia commesso fallo è chiaro anche ad alcuni quotidiani emiliani, che, proprio alla luce di una azione limpida, riportano che il gol sarebbe stato annullato per un fallo di mano dell’attaccante stabiese; tocco con la mano che, ovviamente, nemmeno sussiste.

E’ il (non) gol che sbatte fuori la Juve Stabia dalla cavalcata verso la Serie B e che segue quello annullato a Gomez poco più di due anni fa. Per tutta la Juve Stabia, infatti, playoff fa ormai rima con torto arbitrale: due stagioni fa Guido Gomez si vide annullare il gol vittoria al 120esimo minuto, mentre il Sig. Serra indicava il centro del campo; uno sketch girato alla perfezione ieri dall’arbitro Pagliardini e con Ripa sfortunata controfigura di Gomez. Una scena giù vissuta dai tifosi della Juve Stabia, i quali non potevano inciampare in un flashback più doloroso.

Al netto di queste considerazioni, probabilmente il rammarico sta nel buio che ha offuscato la testa ed i piedi dei calciatori della Juve Stabia per due mesi; due mesi nei quali si è scivolato dalla prima alla quarta posizione. Senza dimenticare, come è giusto che sia, le responsabilità dell’ambiente gialloblù, l’ennesimo torto arbitrale inferto alla Juve Stabia non può passare inosservato.

Come due anni fa, anche oggi Franco Manniello vede tutti i suoi sacrifici economici e la sua passione infrangersi contro l’inadeguatezza (perché speriamo che solo di questo si tratti) della classe arbitrale italiana. A questo punto, in virtù della sfortuna della Juve Stabia in fase playoff, è destino che le Vespe approdino in Serie B senza passare per questi assurdi spareggi.

La base per (ri)costruire una squadra che possa puntare alla vittoria del prossimo campionato c’è ed è concreta; elementi imprescindibili da cui ripartire saranno la passione e la testardaggine del Patron Franco Manniello, più forti dei soprusi arbitrali di cui è bersaglio la Juve Stabia.
Insieme e senza mollare, perché la rabbia di oggi sia la molla per future gioie: Forza Presidente e sempre Forza Juve Stabia!

Raffaele Izzo

De Laurentiis-Sarri, la prossima settimana incontro alla Filmauro per il rinnovo: addio clausola

Mai occasione migliore ci poteva essere per incontrarsi e gettarsi tutto alle spalle. Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri si sono parlati molto l’altra sera alla cena di fine anno a Villa D’Angelo. Di fronte ad un panorama mozzafiato del Golfo, il presidente e l’allenatore hanno analizzato la stagione che sta per concludersi. A prescindere da tutto è motivo di soddisfazione aver ricevuto tanti complimenti per come si è espressa la squadra. Certo, sarebbe stato il top concludere con la vittoria di un trofeo ma si sa come sono andate certe cose. Adesso l’unico obiettivo rimasto è il secondo posto ma difficilmente la Roma perderà punti con il Genoa ma la speranza è l’ultima a morire. Tra una portata e l’altra si sono buttati alle spalle gli screzi avuti durante la stagione. Ci sono stati dei botta e risposta che i tifosi non hanno gradito.

Dai tweet al veleno del presidente dopo le lamentele post Genoa per rigori non dati allo sfogo dopo il pari col Palermo. Per non parlare di ciò che successo al Bernabeu dopo la sconfitta con il Real. L’ultima diatriba per la questione del volersi arricchire da parte dell’allenatore con il prossimo contratto. Poche ore dopo il produttore cinematografico disse: «Quando comincia a vincere gli scudetti…». Beh, non è stata una annata facile ma tutto è bene quello che finisce bene.

L’APPUNTAMENTO. La prossima settimana don Aurelio e il signor Maurizio, comunque, si rivedranno. Ma questa volta negli uffici della Filmauro. Si deve progettare la prossima stagione cercando di diventare più forti. Per riuscirci, però, tutto deve girare intorno al toscano di Figline Valdarno. Quindi, serve un rinnovo cospicuo e soprattutto vanno eliminate le clausole per evitare di perderlo già a giugno 2018 visto che un cinese qualsiasi potrebbe sborsare tranquillamente otto milioni di euro. Sarri non deve dimostrare niente più dal punto di vista tecnico e tattico. Ha dato lezioni di calcio a tutti e con qualche rinforzo mirato potrebbe tranquillamente puntare a titolo facendo sempre bella figura in Champions League.

La cosa fondamentale è che De Laurentiis abbia confermato la rosa in toto così come richiesto dall’ allenatore più volte. È stato accontentato Insigne, stessa cosa succederà con Mertens e Ghoulam. C’è da capire se qualcuno farà follie per Koulibaly ma è ancora presto. Potrebbe nascere la grana Reina ma Sarri lo vuole a tutti i costi e quindi anche in questo caso non ci dovrebbero essere problemi. Non resta altro, dunque, che aspettare l’ultima partita con la Sampdoria. Sperando nel miracolo del Genoa all’ Olimpico. Ma anche con il terzo posto si può tranquillamente programmare. Con un Sarri senza troppi pensieri di rinnovo e alla guida di un Napoli sempre più forte.

 

fonte: Salvatore Caiazza – Il Roma

Spalletti-Roma, sarà divorzio. Di Francesco in pole per raccogliere l’eredità del toscano. E Berardi…

NOTIZIE AS ROMA – E divorzio sia. Sì, perché Luciano Spalletti lo aveva detto in tempi non sospetti: “O vinco o me ne vado”. Ed ora che scudetto e Coppa Italia sono andate alla Juve e a Stoccolma per la finale di Europa League sono arrivate Manchester ed Ajax, non può far altro che mantenere fede a questa promessa. Il tecnico di Certaldo sembra ormai decisamente instradato sulla via di Milano, sponda nerazzurra, dove ad attenderlo c’è Walter Sabatini (diventato ufficialmente coordinatore tecnico delle squadre di Suning). All’Inter per lui un ingaggio più elevato e prospettive di competitività superiori rispetto a quanto prospettatogli dalla società di Pallotta. La Roma, dal canto suo, dopo aver fatto il possibile per cercare di evitare la separazione, è corsa ai ripari bloccando il tecnico del Sassuolo ed ex giocatore giallorosso dal ’99 al 2001 Eusebio Di Francesco. Il bouquet di partenza sembrava essere composto da Montella, Emery, Paulo Sousa e lo stesso Di Francesco, con l’ultimo che sembra aver scalato velocemente posizioni a addirittura si parla di un accordo imminente, semplicemente da formalizzare nei prossimi giorni. Voci di corridoio raccontano di un contratto biennale a 1,5 milioni più bonus per lui e di una clausola rescissoria di 3 milioni da pagare alla società di Squinzi. Se la piazza storce la bocca, convinta che l’ingaggio di Di Francesco sia un inequivocabile ridimensionamento delle aspirazioni di vittoria, la società è convinta di aver trovato il profilo giusto: un allenatore moderno, votato al gioco offensivo, in grado di valorizzare i giovani e che conosce già alla perfezione l’ambiente romano. Non si escludono sorprese al fotofinish, ma Di Francesco ad oggi è in pole con il pupillo Domenico Berardi che vorrebbe seguirlo nella capitale. A svelarlo è Il Corriere dello Sport oggi in edicola.

Claudia Demenica

Al G7 l’Italia punta ad un patto anti-terrorismo

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L’attentato nel Regno Unito mette al primo posto del G7 il tema della guerra alla Jihad. La presidenza italiana del summit ha preparato una dichiarazione sulla «Sicurezza dei cittadini» e punta a vederla approvata sabato a Taormina. Marco Zatterin descrive l’agenda del summit, fra punti di vista comuni e disaccordi su clima e commercio.

Al G7 il patto antiterrorismo. “Combatteremo la jihad senza sosta e con ogni mezzo”

Il piano italiano per il summit dei Grandi a Taormina

Il dramma di Manchester proietta il tema della guerra alla jihad in testa alle priorità dei Sette, proprio come capitò al summit Gleanegles l’8 luglio 2005, quando i Signori del Mondo si strinsero nel condannare gli attentati che avevano sconvolto Londra poche ore prima. La presidenza italiana del G7 ha preparato una dichiarazione sulla «Sicurezza dei cittadini», che vuole vedere approvata sabato a Taormina, senza esitazioni. Sono 15 punti solenni in cui i Grandi ribadiscono la condanna della barbarie dell’autoproclamato Stato Islamico. Non solo. Uniti, sono pronti ad affermare l’impegno di «portare la lotta al terrorismo a un livello più alto», scatenando una caccia «senza sosta a tutti i colpevoli e chi li aiuta».

È uno dei punti di contatto probabile di un vertice complesso. Lo è per l’instabilità degli assetti geopolitici e per la complicazione delle sfide globali, ma soprattutto per l’Uragano Trump che ha complicato il lavoro degli sherpa. «Ci sono aree di convergenza, come la Russia e la Libia – rileva una fonte diplomatica -, ma altre su cui la trattativa è in salita, come il clima e il commercio». L’Italia ha fatto di innovazione, lotta alle diseguaglianze economiche e tutela dei cittadini le sue priorità. Il tema dell’antiterrorismo dovrebbe finire in quest’ultimo ambito, sigillo di un incontro che difficilmente darà le risposte che i tempi impongono.

L’attacco al concerto di Ariana Grande è l’evento in più che non consente indecisioni. Hanno colpito i giovani, il nostro futuro. La bozza del testo scritto dagli sherpa di Gentiloni si apre con le condoglianze alle famiglie di Manchester e con «la più forte condanna possibile del terrorismo in tutte le sue forme ed espressioni». La violenza estremista, si nota, ha colpito «i nostri Paesi» e «noi restiamo uniti nella missione di far sì che i nostri cittadini siano al sicuro, e che i loro valori e il loro stile di vita sia tutelato». Il capitolo si unisce alla voglia di azioni globali per mettere sotto controllo il flusso dei migranti. Non a caso, nella visita romana, Trump ha parlato molto di Libia, il che è come parlare di migranti. Tema su cui, sia chiaro, i diplomatici a stelle e strisce risultano aver frenato parecchio.

È una battaglia di spiriti, anzitutto. «Il sistema condiviso di leggi e valori, il rispetto dei diritti umani e della diversità culturale, la promozione delle libertà fondamentali sono la prima e migliore protezione contro questa minaccia comune». Soprattutto, la dichiarazione «italiana» punta sul «ruolo della cultura come strumento per battere il terrorismo». Difende l’identità e la memoria dell’uomo, «incoraggia dialogo e scambi fra le nazioni, risultando alla fine un mezzo straordinario per prevenire la radicalizzazione e l’estremismo violento, particolarmente fra i giovani». Principi alti e necessari, il consenso è probabile.

Non c’è intesa invece sul clima. Dall’incontro con Trump, la squadra di Gentiloni ha percepito un contesto in cui può solo dire di essere d’accordo sul fatto di trovarsi in disaccordo. «Riteniamo che la Casa Bianca stia riconsiderando la partecipazione agli accordi di Parigi – rivela una fonte europea -, e ci aspettiamo che a Taormina ci spieghi cosa intende fare». Possibile una dichiarazione della presidenza più che una conclusione vera e propria dell’intero gruppo. Il protocollo del G7 lo consente. È un modo per minimizzare gli attriti e avanzare.

In cima alla lista dei possibili (e probabili) inciampi c’è il dossier commerciale. Dicono gli addetti ai lavori che gli sherpa di The Donald hanno avuto la doppia consegna di evitare di prendere impegni definiti e di stare alla larga dalla gestione multilaterale dei problemi, che invece l’Ue considera importante. Nella mediazione fra Gentiloni e Trump risulta che si siano trovati sulla necessità di far girare il confronto sulla «reciprocità». Vuol dire che nessuno può fare agli altri quello che non vorrebbe fosse fatto a sé. Potrebbe essere una via, sebbene a Bruxelles si noti come anche la dimensione bilaterale (Ttip) è arenata. Difficile che ci sia un progresso. Delle questioni specifiche si finirà per parlare in autunno al G7 Industria di Torino.

vivicentro.it/cronaca
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lastampa/Al G7 il patto antiterrorismo. “Combatteremo la jihad senza sosta e con ogni mezzo” MARCO ZATTERIN

La genesi dell’attentato a Manchester: un attentato ben preparato

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Lorenzo Vidino descrive nei dettagli la genesi dell’attentato: l’ordigno confezionato da professionisti del terrore, i viaggi del killer in Siria e Libia, Abedi ha ricevuto un’educazione fondamentalista nelle moschee dei Fratelli Musulmani a Manchester. E il padre venne cacciato dal colonnello Gheddafi perché era un seguace di Osama Bin Laden. Come spiega il ministro degli Interni, Minniti: «Si è trattato di un attentato ben preparato» assai diverso dagli attacchi di “lupi solitari” avvenuti altrove in Europa.

Tra Fratelli Musulmani e web, l’educazione criminale di Salman per diventare il jihadista perfetto

Il suo profilo è l’oppposto del lupo solitario manipolabile

In queste ore in cui stanno emergendo i primi dettagli su Salman Abedi, tre dinamiche meritano particolare attenzione. La prima sono i contatti operativi dell’attentatore di Manchester. Desta particolare preoccupazione il fatto che le autorità ritengano sia «pressoché impossibile» che il giovane abbia confezionato un ordigno così sofisticato da solo.

LEGGI ANCHE: La strage di Manchester ideata in Libia. Arrestati a Tripoli ilpadre e il fratello

Pare che Abedi sia stato di recente sia in Libia che in Siria. Qualcuno gli ha dato l’ordigno durante uno di questi viaggi e Abedi l’ha riportato con sé in patria? O gli sono state impartite le conoscenze necessarie e poi Abedi ha fatto tutto da solo una volta tornato a Manchester? Oppure esiste un esperto artificiere jihadista che opera in Inghilterra, cosa che forse giustificherebbe la dichiarazione di Theresa May su un altro attentato imminente? Ciascuna delle tre ipotesi costituisce una problematica con enormi ripercussioni per l’antiterrorismo non solo inglese ma di tutta Europa.

Quello che invece è sempre più chiaro è che Abedi era tutto tranne che un lupo solitario. I viaggi in Libia e Siria e le frequentazioni in Inghilterra. Ma anche i contatti online con famosi reclutatori virtuali del Califfato quali Raphael Hostey, un convertito di Manchester che dalla Siria, utilizzando varie piattaforme social, ha creato un network globale di simpatizzanti jihadisti. Via tastiera Hostey ne ha mobilitati a centinaia, prima fornendo loro i contatti giusti per arrivare in Siria e oggi, pressoché chiuse le porte del Califfato, spingendoli a compiere attentati nei Paesi di origine. Prematuro dire se sia avvenuto a Manchester, ma quella dell’attacco pilotato a distanza è una dinamica già vista in Europa e che continuerà ancor di più allorché il Califfato perderà la sua territorialità.

Infine, balza all’occhio anche una caratteristica del profilo di Abedi: la devozione sua e della sua famiglia. Viene spesso detto che i jihadisti europei sono degli sbandati che non sanno nulla di Islam e che proprio questa ignoranza è ciò che consente alla propaganda jihadista di abbindolarli con interpretazioni semplicistiche dei testi islamici. Indubbiamente alcuni sono dei novizi dell’Islam, spostati che poco sanno e poco vogliono sapere dei dettami della religione in nome della quale uccidono. Ma altri jihadisti l’Islam lo hanno studiato, eccome. L’intera famiglia di Abedi era molto attiva nella moschea di Didsbury, sobborgo di Manchester, e Salman era un hafiz, uno che ha memorizzato il Corano. È solo uno dei tanti esempi che dimostrano che l’educazione religiosa non è quell’antidoto magico alla radicalizzazione che alcune organizzazioni islamiste sostengono sia.

Anzi, nel caso di Abedi non si può ignorare il fatto che sia cresciuto in un ambiente legato all’islamismo dei Fratelli Musulmani. La moschea di Didsbury, infatti, è un noto hub della branca libica della Fratellanza in Inghilterra ed era stato in passato al centro di un’inchiesta per il finanziamento a gruppi jihadisti opposti a Gheddafi. I Fratelli sono tutt’altra cosa rispetto all’Isis, che li vede come traditori della causa islamista piegati al gioco politico invece di combattere la jihad (mentre i Fratelli, che condannano il terrorismo dello Stato Islamico, vedono i jihadisti un po’ come certe branche del partito comunista vedevano i brigatisti, dei «compagni che sbagliano»). Ma momenti di sovrapposizione, sia dal punto di vista ideologico che, a volte, operativo, esistono. Non sciocca pertanto che un giovane che cresce in un ambiente in cui la violenza politica, anche se meno indiscriminata di quella dei jihadisti, è spesso giustificata e santificata faccia il passo successivo e si unisca alla fazione più estrema del movimento islamista. È quindi chiaro che non è tanto la conoscenza dei testi islamici in sé che determina una capacità di resistere alle devianze dei jihadisti, ma chi la fornisce e che movimenti islamisti, anche se non direttamente violenti, a volte fanno compiere i primi passi di un cammino di radicalizzazione che porta al terrorismo.

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vivicentro/La genesi dell’attentato a Manchester: un attentato ben preparato
lastampa/Tra Fratelli Musulmani e web, l’educazione criminale di Salman per diventare il jihadista perfetto LORENZO VIDINO

La strage di Manchester ideata in Libia. Arrestati a Tripoli ilpadre e il fratello

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La pista della strage jihadista di Manchester porta in Libia. Più polizie sono impegnate a ricostruire la rete che ha consentito di colpire al kamikaze Salman Abedi. A Tripoli sono stati arrestati il padre e il fratello che ha affermato: «Io e Salman abbiamo aderito all’Isis».

La rete del terrore di Salman, a Tripoli la regia dell’attentato

Blitz e sei arresti a Manchester. Il fratello Hashem e il padre Ramadan fermati in Libia. L’imam della moschea: «Mi guardò con odio quando feci un sermone contro il Califfo»

MANCHESTER – Sì, il male sa camuffarsi bene. La moschea di Didsbury è una ex chiesa, oggi sconsacrata. Quartiere elegante. Villette a schiera e giardini curati. Salman Abedi, il kamikaze dell’ultima strage di innocenti, abitava a nemmeno tre chilometri da qui. E in questo centro culturale islamico veniva a pregare. Così facevano il padre, Ramadan, e il fratello minore Hashem. Tutti e due fermati ieri a Tripoli. «Hashem sapeva tutto del piano assassino del fratello», informa la Rada, la milizia di sicurezza libica. Non solo sapeva, ma stava preparando un attacco simile a quello di Manchester. Proprio nella capitale libica, a Tripoli. Dove di recente, pochi giorni prima di colpire l’Arena, è stato anche Salman. La rete c’è. Ed è più grande di quel che si pensava. I gangli dalla Gran Bretagna portano alla Libia, ma si ramificano anche in Siria. Una rete temibile. Tanto da spingere il governo di Londra e Theresa May a portare l’allerta nel Paese al livello «critico», il più alto da dieci anni a oggi.

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La caccia continua  

Ian Hopkins, il capo della polizia metropolitana di Manchester, l’aveva capito. «C’è un network su cui stiamo investigando». E non è legato a una sola famiglia. A testimoniarlo sono gli arresti e i numerosi blitz che si stanno susseguendo in queste ore. Sei, per ora, le persone fermate, tra queste una donna. Tutte collegate in qualche modo alla bomba che ha ucciso 22 persone e ne ha ferite 64 subito dopo la fine del concerto di Ariana Grande. Un fermo anche a Wigan, contea del Lancashire, 40 chilometri dal luogo della strage. Ma la caccia grossa continua tra Tripoli e Manchester. Dopo il fratello maggiore Ismail, in carcere da lunedì, si cerca l’artificiere: chi ha confezionato l’ordigno riempiendolo di chiodi e bulloni, per fare più male. E si continua a setacciare tutta la città, anche la zona della moschea di Didsbury.

La predica anti-Isis

Uno dei direttori del centro culturale, gestito da libici, prende le distanze: «Non ha mai lavorato per noi». Mentre l’imam, Mohammed Saeed, ricorda un episodio su Salman: «Era il 2015 quando feci un sermone criticando le milizie dell’Isis in Libia. E lui, con un gruppetto di amici, se la prese. Mi guardò con odio e disprezzo». Le altre persone, per di più libici e siriani, che frequentavano la moschea erano d’accordo con l’imam, Salman e i suoi amici no. «Un mio conoscente – continua l’imam – mi disse di fare attenzione perché poteva farmi del male. Ma da allora non era mai successo più nulla». Fino a lunedì notte quando, di ritorno dalla Libia, ha deciso di farsi saltare in aria. Salman era tante cose: figlio di profughi libici scappati dalla Cirenaica ai tempi di Gheddafi, amante del cricket e del calcio, per un periodo studente di economia. Tante cose. Ma non un lupo solitario.

Il reclutatore  

Per capirlo bisogna spostarsi dalla moschea e percorrere una manciata di chilometri a nord, verso il centro. Bussare al civico 139 di Princess Road e chiedere dell’ex campione di pugilato britannico Maurice Core. Oggi, a 52 anni, manda avanti una palestra dove insegna ai giovani a stare sul ring. «Cosa volete da me?», dice sull’uscio della porta. «Ancora quella storia? Sì, Raphael Hostey si è allenato qui qualche anno fa per circa sei mesi». Maurice non lo sapeva, ma Raphael Hostey non era uno qualsiasi. A soli 24 anni era considerato uno dei più importanti reclutatori dello Stato islamico nel Regno Unito. È morto l’anno scorso in Siria, ucciso da un raid effettuato con un drone. Si faceva chiamare Abu Qaqa al-Britani e aveva creato una vasta rete di proseliti nella quale era finito anche Salman, l’attentatore dell’Arena. Anche perché i due hanno vissuto nello stesso quartiere di Manchester. «Quel ragazzo-kamikaze? No, lui non l’ho mai visto allenarsi qui e sono sconvolto per quanto è successo lunedì», dice l’ex pugile Core. E aggiunge sconsolato: «Se io mando avanti questa palestra è anche per integrare questi giovani, per fare del bene a questa comunità».

I radicalizzati e la Libia  

La rete di complicità, specie in Moss Side, così si chiama questa zona a sud di Manchester, sembra più vasta di quanto si crede. Da qui era partito a inizio anno un 50enne che si è fatto saltare in aria vicino a Mosul. E sempre da questi vicoli due studentesse del liceo femminile, Zahra e Salma, sono fuggite per combattere con l’Isis in Iraq. Un’indagine del Guardian, pubblicata già lo scorso febbraio, ha contato 16 terroristi (tra condannati e morti) nei quattro chilometri quadrati intorno a quest’area. Una rete radicale. Di cui anche Salman faceva parte. Come il fratello Hashem che voleva colpire Tripoli. E il padre Ramadan che avrebbe legami con il Libyan Islamic Fighting Group. Uno è morto kamikaze a Manchester. Gli altri due sono stati arrestati ieri in Libia. Ma non è finita. Tanti gangli di questa rete restano ancora da svelare.

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lastampa/La rete del terrore di Salman, a Tripoli la regia dell’attentato DAVIDE LESSI – INVIATO A MANCHESTER

Reina-De Laurentiis, previsto un incontro nelle prossime settimane per il rinnovo: screzio ricucito ma…

De Laurentiis è pronto ad incontrare Pepe Reina nelle prossime settimane per proporgli il rinnovo. A questo punto bisogna chiedersi: quanto inciderà l’episodio avvenuto in occasione della festa di fine stagione? L’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno scrive a riguardo:

“Lo screzio sarà sicuramente ricucito, nel segno del Napoli e del progetto. Ma Reina dovrebbe rinnovare il suo contratto e l’appuntamento con De Laurentiis non si preannuncia disteso. Il club sta sondando Szczesny o Neto ma anche Skorupski, perfetto vice da far crescere dietro allo spagnolo per almeno un anno. Occhi puntati anche in Germania (su Leno del Bayer Leverkusen). Reina vuole Napoli, nonostante i rapporti «tesi» con il patron azzurro. La città sta cucita addosso alla sua famiglia e la sintonia con Sarri e i compagni è totale. L’appuntamento è previsto per le prossime settimane, prima il club vuole risolvere la questione-Ghoulam”.

Rinnovo Ghoulam, Mendes atteso in Italia la prossima settimana: si continua a trattare

Dopo i rinnovi di Lorenzo Insigne e di Dries Mertens (per il quale manca solo l’ufficialità), il Napoli si muove per prolungare il contratto di Faouzi Ghoulam. Stando a quanto riporta l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, Jorge Mendes è atteso in Italia la prossima settimana. Probabile un incontro tra De Laurentiis e l’agente per trovare un accordo sul rinnovo dell’algerino. Il contratto attuale, infatti, scadrà la prossima stagione. Non è del tutto esclusa una possibile cessione per non lasciarlo andare a parametro zero l’anno prossimo.

Battuta di cattivo gusto di De Laurentiis, Reina e la moglie non hanno gradito: il clima è teso

Emergono ulteriori dettagli su quanto accaduto tra De Laurentiis e Pepe Reina in occasione della cena di fine anni a Villa d’Angelo. Sull’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno si legge:

“Il patron azzurro, senza giri di parole, apprezza la stagione di Pepe.  Ma gli sottolinea che per diventare ancor più forte, dovrebbe evitare di cedere a sollecitazioni esterne. Non si riferisce evidentemente a distrazioni generiche ma a tentazioni che vanno «oltre» la famiglia. L’allusione è chiara, la signora Reina – donna di mondo e con carattere – non gradisce. Uno sguardo al marito e via, guadagna l’uscita del ristorante Villa d’Angelo. De Laurentiis si preoccupa immediatamente di chiarire: «E’ una battuta Pepe, solo una battuta». La frittata è fatta e la reazione fa il giro dei social. «Va controllato questo ragazzo», avrebbe detto il patron durante i festeggiamenti di martedì sera. Incrociando lo sguardo di fuoco della bella signora mora, madre di cinque bambini e orgogliosa della sua famiglia da mulino bianco, che stizzita ha lasciato la sala”.

Napoli su Schick, pronta una super offerta alla Samp: c’è l’ok di Sarri

Anche il Napoli sulle tracce di Patrik Schick della Sampdoria. Come riporta l’edizione odierna de Il Mattino, Aurelio De Laurentiis sarebbe pronto a formulare un’offerta che potrebbe far vacillare il club blucerchiato. Ben 19 milioni di euro per l’attaccante che ha stregato mezza Italia quest’anno. Lo stesso Maurizio Sarri avrebbe espresso il suo gradimento per l’operazione. Possibile un faccia a faccia tra De Laurentiis e Ferrero domani a Milano o in occasione dell’ultima gara di campionato. In ogni caso il Napoli è pronto ad inserirsi in una vera e propria asta. Sul ragazzo, infatti, ci sono anche Inter, Roma e Juventus.

Juve Stabia – Capodaglio: Abbiamo dato tutto anche il goal, è inammissibile che l’abbiano annullato [VIDEO]

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Il capitano dei gialloble Paolo Capodaglio nella sala stampa del Menti è stato il portavoce dello stato d’animo della squadra al termine della partita Juve Stabia vs Reggiana.

“Ci hanno chiesto sudore, idee, testa e anche un goal. Abbiamo dato tutto, anche il goal ma non l’hanno riconosciuto. Il rammarico è  tanto perché abbiamo dimostrato nelle due partite casalinghe, questa e quella con il Catania, di essere più squadra e non solo di giocare meglio. Ma purtroppo il calcio è questo.

Riguardo al fallo di Marotta, quando sono andato a protestare con l’arbitro perché gli ho detto che era l’ultimo uomo, lui ha detto di no e che in mezzo c’era qualcuno. Ma non era così.

Sul goal annullato non capisco come un arbitro che è a tre metri dall’episodio in questione faccia decidere ad un altro che n’è a trenta. Reputo la cosa inammissibile, perché sono episodi che cambiano gli esiti della partita, come il rigore contro a Reggio.

Io da capitano ho detto ai ragazzi che nel bene e nel male abbiamo trascorso momenti di difficoltà ma anche di soddisfazione. Ringrazio pubblicamente tutti loro, la società, Castellammare che oggi ha risposto alla grande, e non avevamo dubbi.

Juve Stabia – Carboni: una delusione che fa male perché meritavamo di andare avanti [VIDEO]

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Al termine di Juve Stabia vs Reggiana mister Carboni ha espresso le sue considerazioni sul match, nella sala stampa del Romeo Menti:

“Perdere i play off così fa male.  Stasera è mancato quel briciolo di fortuna e magari si poteva evitare del protagonismo da parte di qualcuno. Ingoiamo un bocconone amaro ma non ho niente da dire alla squadra: la squadra ha dato tutto. O meglio ha dato tutto in questi due mesi, sono orgoglioso e onorato di aver allenato un gruppo così.

Devo ringraziare tutti dal primo all’ultimo. Anche io ho dato tutto quello che avevo, nonostante le difficoltà del subentro, non è stato facile trovare subito le misure giuste.

Sapevo che era un girone difficile, abbiamo speso molto anche a livello nervoso. Stasera con un briciolo di fortuna in più e un pizzico di protagonismo in meno, avremmo potuto farcela. È dura d’accettare, ma questo è il calcio, questo lo sport.

Quando sono arrivato a Castellammare ho detto ai ragazzi che dovevano riconquistare la fiducia della gente. Così è stato e il fatto che stasera lo stadio fosse pieno è un motivo d’orgoglio, l’ho sottolineato ai ragazzi. I tifosi hanno dimostrato di aver di nuovo fiducia nelle capacità dei componenti della squadra.

Abbiamo pagato caro quei 15 minuti sbagliati a Reggio. Il Carboni uomo è arrabbiato, è una delusione che fa male, perché meritavamo di andare avanti. sapevamo che era difficile sbloccare la partita ed effettivamente è stato difficile trovare il goal. La rete che ci hanno annullato dicono che era regolare. C’è rammarico e dispiacere.

Ci tengo a ringraziare i ragazzi e la dirigenza.  È una società che ha un futuro e le auguro il meglio. Mi dispiace per tutte le persone che come noi hanno creduto nell’impresa, facendo parte di un team molto più vasto: il dottor di Somma, i fisioterapisti, i tecnici, tutti. A Castellammare mi sono trovato bene, perché la gente mi ha dato il 200%100 a differenza di altre squadre che ho allenato. Alcuni ragazzi erano in lacrime, umanamente hanno dato tanto.

Sulla formazione abbiamo rischiato mettendo un centro campo più offensivo, Kanoute ci è mancato, in queste partite è uno che avrebbe allungato la squadra. Avevamo Cancellotti fuori, Santacroce ha fatto una grande partita poi è uscito e  non so se si è fratturato una costola.

Dal punto di vista umano sono orgoglioso di un gruppo che mi ha dato tanto. Non posso dire niente, non mi sento di criticare o giudicare il loro lavoro.