“Il nuovo Veratti” che tanto piace al Napoli, ma che potrebbe finire al Palermo. E’ la storia di Stefano Sensi, talentuoso centrocampista del Cesena, classe 95, che potrebbe lasciare la B, senza aspettare giugno. Secondo quanto riporta Sky Sport, in queste ultime ore, i rosanero avrebbero superato gli azzurri per arrivare al ragazzo. Zamparini, quindi, avrà sin da subito quel nuovo profilo, richiesto da Davide Ballardini, in grado di dare una mano alla squadra in vista dei prossimi mesi.
Milleproroghe, anche nel 2016 obbligo di pubblicare bandi di gara sui giornali. Per gli editori la torta vale 120 milioni (Marco Palombi*)
Rinviata ancora la norma del 2014 che prevedeva la rottamazione della pubblicità legale sui quotidiani, sostituendola con la diffusione online. E slitta di un anno il passaggio al sistema di tracciabilità digitale di vendite e rese. Mentre in tutta Italia è emergenza inquinamento, poi, la legge concede un anno in più agli impianti industriali per applicare i limiti alle emissioni.
Scena uno. Aprile 2014. Matteo Renzi, nella sala stampa di Palazzo Chigi, annuncia il decreto sugli 80 euro di bonus Irpef e i relativi tagli di spesa per finanziarlo: una slide dice che i bandi di gara dal 2015 sarebbero stati pubblicizzati solo online – e non più con (l’obbligatoria) “pubblicità legale” sui giornali di carta – e così lo Stato “risparmierà 120 milioni di euro l’anno”. In realtà la Ragioneria generale, dopo, avrebbe parlato di “risparmio zero” per via di una legge di Monti che caricava sul vincitore dell’appalto il costo della “pubblicità legale” attraverso una sorta di tassa occulta.
Gli editori, comunque, non la presero bene: 120 milioni di incasso non sono pochi, specialmente in tempo di crisi, specialmente se si è un grande gruppo editoriale – come ad esempio il Gruppo Espresso – che ha un sacco di quotidiani locali che drenano i bandi di enti locali e regioni. Le pressioni su Palazzo Chigi e Parlamento si sprecarono e così si arriva alla scena due. Giugno 2014: arriva l’emendamento con cui tutto viene rinviato al 1° gennaio 2016. E siamo alla scena tre. Giugno 2015. Un emendamentino firmato dai relatori in Senato (uno del Pd e uno di Forza Italia) al nuovo codice degli appalti cerca di cancellare l’obbligo di pubblicizzare i bandi di gara solo online: prima viene approvato, poi – e siamo a ottobre 2015 – bocciato. Insomma, gli editori stanno per perdere una torta che nel 2014 gli ha fruttato 120 milioni.
La scena quattro è l’ultima. Siamo al 30 dicembre 2015 e in Gazzetta Ufficiale arriva il solito decreto Milleproroghe. Tra le altre mille, come il lettore avrà già capito, c’è anche la proroga per il passaggio della “pubblicità legale” online: gli editori, per tutto il 2016, continueranno a incassare. Non solo: viene pure prorogato di un anno l’obbligo di passaggio al sistema di tracciabilità digitale di vendite e rese dei giornali (e pure il relativo credito d’imposta). Il cartaceo sarà anche in crisi, ma il premier – e il fido Luca Lotti, che gestisce i rapporti con gli editori – non vogliono guastare le relazioni con l’ingegner De Benedetti o la famigliaAgnelli (La Stampa eCorriere della Sera, con relative edizioni locali). Prorogato di un anno pure il divieto di incroci stampa quotidiana-tv: in sostanza, Silvio Berlusconi e Urbano Caironon possono avere un giornale.
A spulciare il decreto di fine anno, però, ci sono anche altre cosette notevoli. Slitta ancora di un anno, per dire, l’entrata a regime del sistema di tracciabilità dei rifiuti chiamato “Sistri” (era previsto da un decreto del 2013 e se ne parla da molto prima). Viene prorogato al 31 dicembre 2016 pure il contratto di servizio tra Stato e Ferrovie, come pure il tempo limite per il ministero dello Sviluppo per emanare un decreto legislativo che sistemi la questione Uber, taxi e Ncc. Certe proroghe, poi, denunciano quanta distanza ci sia tra le parole e i fatti. Ben tre norme, ad esempio, riguardano l’edilizia scolastica, uno dei cavalli di battaglia di Renzi: è prorogato al 30 aprile 2016 il termine per l’affidamento dei lavori di messa in sicurezza degli edifici scolastici (il che vuol dire, se ci si pensa, che non li hanno affidati nei tempi stabiliti, nonostante la solita “cabina di regia” a Palazzo Chigi); conseguentemente slitta al 31 dicembre 2016 il termine ultimo per spendere i fondi stanziati per le “scuole belle”, le “scuole sicure” e via propagandando. Deliziosa l’ultima: slitta al 31 dicembre 2016 il termine di attuazione delle disposizioni in materia di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica.
Altre proroghe, invece, sono una delizia per come raccontano lo stato di confusione del dibattito pubblico – gestito anche da quelli che si godono la “pubblicità legale” – e della stessa attività di governo. Come si sa, infatti, c’è l’emergenza smog e si tengono iriscaldamenti bassi e si deve andare in auto a passo d’uomo: invece per i grandi impianti industriali anteriori al 2006 il termine per l’applicazione dei valori limite di emissione (così come definiti nel codice dell’ambiente) è prorogato al 1° gennaio 2017. Mica per tutti, però: gli impianti in questione devono avere presentato regolarmente le istanze di deroga (cioè aver richiesto il permesso di inquinare). Un caso per tutti, è l’Ilva. Equitalia, infine, che era la sentina di ogni vizio e che nessun sindaco voleva più usare, è autorizzata a lavorare per i Comuni (cosa che non vorrebbe fare, perché non conviene) altri sei mesi: se così non fosse, gli enti locali non saprebbero come recuperare multe e tasse non pagate.
*ilfattoquotidiano
Via Henrique, dentro Maksimovic: le ultime
L’addio di Henrique, destinazione Fluminense, dà il via al mercato azzurro relativo al pacchetto arretrato. Secondo quanto riporta il Corriere del Mezzogiorno, infatti, Giuntoli sarebbe in forte pressing su Maksimovic, pupillo di mister Sarri, già richiesto in estate. Il direttore sportivo, questa volta, sarebbe fiducioso sul buon esito della trattativa, per un giocatore che, tra l’altro, è reduce da un brutto infortunio.
Da Firenze sicuri: il Napoli non molla Vecino
Ancora Vecino, il Napoli non molla. Secondo quanto riporta la Nazione, infatti, gli azzurri avrebbero chiesto alla Fiorentina di fissare un prezzo e di rimanere in attesa. Nessuna offerta ufficiale, dunque: Giuntoli vuole valutare e tenere sempre alto il pressing per il centrocampista. Si parte, chiaramente, dai 10 milioni offerti dagli azzurri in estate.
Hamsik sicuro: “Nel 2016 voglio vincere con il Napoli e la mia nazionale”
Ai microfoni di un noto giornale slovacco, Pravda, Marek Hamsik rivela: “Nel 2016 ho due obiettivi: voglio aiutare la nazionale agli europei e contribuire al sogno di tutta Napoli: vincere il campionato. Ogni partita all’Europeo sarà una grande festa, la squadra è molto impaziente ma dovremo stare attenti sin dall’esordio. Serie A? Siamo a metà stagione, ma siamo felici di essere a stretto contatto con la prima in classifica. Abbiamo una squadra abbastanza forte, daremo tutto per lottare fino alla fine per il campionato. Cosa mi auguro? Soprattutto la salute, è la cosa più importante. Senza salute un atleta non può fare sport. Tutti gli atleti slovacchi devono continuare a crescere, portando risultati ai tifosi e per la reputazione della Slovacchia all’estero”.
L’allarme del Quirinale e le scelte del governo in materia fiscale. (Carlo Di Foggia*)
Dallo scudo ai contanti: la finta lotta di Matteo.
Inaccettabile evasione fiscale”. Nel suo discorso di fine anno il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha citato l’assioma secondo cui “le tasse sarebbero più basse, se tutti le pagassero”. Ma si è dimenticato che l’operato renziano in materia fiscale nell’ultimo anno ha in sostanza depenalizzato buona parte di ciò che chiamavamo elusione e evasione fiscale. Un breve riassunto per punti.
Soglie. Sono passate rispettivamente da 50 a 150 e 250 mila euro quelle per gli omessi versamenti di ritenute e Iva, da 50 a 150 mila euro quelle per “dichiarazione infedele” (l’evasione fiscale). Nei mesi scorsi, il Fatto ha raccontato che 1 fascicolo su 3 nelle procure andrà al macero (più di 9 mila procedimenti): solo per l’Iva, la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione di 1.200 fascicoli.
Si aggiungeranno quelli sulle ritenute e le migliaia già a dibattimento. Totale: 3.500. “Prima inseguivamo gli evasori per farli pagare, ora per restituirgli i soldi”, ha detto il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo. Per accertare l’evasione, poi, non basterà che siano stati inseriti elementi “fittizi”, dovranno essere proprio inesistenti. La frode “mediante altri artifici”, invece, non è più reato se si sottrae al fisco meno di 1,5 milioni (prima era 1).
Abuso del diritto. Le condotte che, pur nel rispetto formale delle norme, garantiscono vantaggi fiscali indebiti alle imprese, non sono più reato: un colpo alla lotta all’elusione fiscale che ha effetti anche sulle condotte “fraudolente”. Il processo contro Emilio Riva e due ex manager Ilva per una frode da 52 milioni, ad esempio, s’è concluso con un’assoluzione: “Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.
Falso in bilancio. Con Berlusconi era un reato finto (perseguibile a querela di parte). Renzi l’ha riformato, ma si è “scordato” di prevedere le “valutazioni”. Peccato che nei bilanci quasi tutto, eccetto la cassa, sia frutto di valutazioni (le rimanenze di magazzino, per dire). Appena approvata, la legge ha assolto l’ex sondaggista Luigi Crespi. Discorso simile per le “poste valutative”: la delega fiscale ne ha eliminato la punibilità penale. “Significa – ha spiegato l’avvocato tributarista Angelo Vozza – che il cardine della lotta all’elusione col transfer pricing (spostare i costi dove si pagano più tasse e gli utili dove le imposte sono basse) è stato cancellato”.
Raddoppio dei termini. Prima il Fisco aveva a disposizione 4 anni per perseguire gli evasori, 8 in caso di denuncia penale. Con la delega fiscale, se la denuncia non arriva nei primi 4 anni, non scatta nemmeno l’extra-time.
*ilfattoquotidiano
Mattarella, il presidente non urla ma alza la voce (Antonio Padellaro*)
Questa volta Beppe Grillo ha avuto troppa fretta nel definire “un ologramma”Sergio Mattarella, perché se prima di registrare il suo contromessaggio avesse avuto la pazienza di ascoltare il messaggio del capo dello Stato, vi avrebbe trovatomolti temi familiari ai Cinquestelle. Infatti, era dai tempi di Carlo Azeglio Ciampi, e forse anche di Sandro Pertini, che al Quirinale, nell’ultimo giorno dell’anno, non si alzava la voce (tenendola bassa com’è nello stile del nuovo inquilino) contro le metastasi del malaffare che stanno divorano l’Italia.
L’evasione fiscale giunta a livelli “inaccettabili”: 122 miliardi, come ha ripetuto due volte vista l’enormità dello scandalo. “L’illegalità di chi ruba, di chi corrompe e di chi si fa corrompere”. L’attacco frontale contro “chi sfrutta, e chi in nome del profitto calpesta i diritti più elementari, trascurando la sicurezza e la salute dei lavoratori”. La “riconoscenza” ai magistrati e alle forze dell’ordine che conducono “una lotta senza esitazioni contro le mafie”. Che differenza di linguaggio dal suo predecessore Giorgio Napolitano, che parlava dei magistrati preferibilmente quando c’era da sgridarli per il loro “protagonismo”. Non è forse su queste battaglie che il M5S ha raccolto il suo crescente successo elettorale e costruito l’unica opposizione credibile alla vecchia partitocrazia? Perché non rivendicarle, invece che sbattere Mattarella nel mazzo abusato del “sono tutti uguali”?
Quanto a Matteo Renzi, al di là degli apprezzamenti rituali può dirsi davvero soddisfatto da un discorso che tocca i nervi scoperti di un’azione di governo che l’evasione fiscale pensa di combatterla alzando a tremila euro il limite del pagamento in contanti? Impedendo la tracciabilità dei versamenti in nero, che rappresentano il mare, anzi l’oceano dell’evasione sommersa? Dall’attacco di Mattarella contro una certa imprenditoria rapace esce poi malconcio un altro concetto caro al premier, quello secondo cui basta creare posti di lavoro, non importa come e a che prezzo, per meritarsi la medaglietta di Palazzo Chigi.
Nessun antagonismo, ci mancherebbe altro, con il governo Renzi a cui ha riconosciuto (senza mai nominarlo) il miglioramento della condizione economica. Però, rispetto al trionfalismo sui mirabolanti risultati del Jobs act, il presidente preferisce ricordare come i troppi giovani senza lavoro rappresentino per la nazione un disastro morale, prima ancora che sociale.
Infine, la Costituzione. Non una parola sulle cosiddette riforme e sul referendum confermativo che Renzi usa in modo ricattatorio per farsi campagna elettorale. Per l’uomo del Colle, invece, “rispettare le regole vuol dire attuare la Carta, realtà viva di principi e valori”. Messaggio coerente con la sua storia di cattolico di sinistra, quello di Mattarella non può esser il solito pistolotto natalizio ma deve tradursi in un impegno solenne con il Paese. Poiché il presidente rivendica, giustamente, il suo ruolo di arbitro lo aspettiamo alla prova dei fatti: quella delle leggi sbagliate da respingere e delle leggi giuste da pretendere.
*ilfattoquotidiano
L’Anno del Gufo (Marco Travaglio*)
Ai tempi di B., il miglior modo per mettere in crisi un elettore o un simpatizzante berlusconiano era domandargli a bruciapelo: “Dimmi tre sue riforme che ti abbiano cambiato la vita in meglio”. Seguivano lunghi attimi di panico, esitazioni, “dunque… vediamo…”. Il più delle volte, per disperazione, venivano fuori la patente a punti e la legge Sirchia contro il fumo nei locali pubblici, almeno fra i non automobilisti e i non fumatori. Per il resto niente, encefalogrammi piatti. Chi si azzardava a dire “le grandi opere” veniva subissato di risate e fischi, visto che lo sapevano tutti che quasi nulla s’era mosso (e per fortuna, visto che la famigerata Legge Obiettivo prometteva il Ponte sullo Stretto).
Matteo Renzi, dopo quasi due anni di governo, è messo un po’ meglio di B. dopo vent’anni. Può vantare gli 80 euro, che hanno lievemente migliorato la vita a milioni di famiglie; l’assunzione di migliaia di precari della scuola, anche se molti han dovuto emigrare lontano da casa; gli incentivi del Jobs Act alle imprese, che se non hanno creato nuovi posti di lavoro (appena 2 mila nuovi occupati fissi in un anno), hanno almeno garantito a migliaia di precari un contratto un po’ meno instabile (chiamare “stabile” quello a tutele crescenti, dopo l’abolizione dell’articolo 18, è troppo); e la prudenza nella politica estera, che tiene l’Italia lontano dal salto nel buio dei bombardamenti anti-Isis, tanto inutili sul piano militare quanto imbarazzanti i regimi tirannici alleati, e dannosi per le rappresaglie terroristiche a cui ci esporrebbero.
Eppure, anziché insistere sulle poche scelte di governo che hanno cambiato in meglio la vita di alcuni italiani, Renzi ha detto a fine anno che, in quello nuovo, punterà tutto sulle “riforme” elettorale e costituzionale di Boschi & Verdini. Arrivando a legare la sua permanenza a Palazzo Chigi alla vittoria del Sì nel referendum confermativo che dovrebbe tenersi in ottobre. Una scelta bizzarra e incomprensibile, per varie ragioni. 1) Il nuovo Senato, così come l’Italicum, non sposterà di un millimetro la vita degli italiani. 2) Le due “riforme” sono talmente invecchiate, a furia di passaggi e ripassaggi da una Camera all’altra, che la gente non vuole più neppure sentirne parlare. 3) Le leggi elettorali e le riforme della Costituzione, come sa qualunque studente di educazione civica alle medie, non sono materia di governo: sono affare del Parlamento, trattandosi di regole del gioco che tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, devono concorrere a scrivere.
In che senso dunque Renzi dice che, se al referendum di ottobre dovessero vincere i No, “considererei fallita la mia esperienza politica” e si ritirerebbe a vita privata? Noi, che pure l’abbiamo criticato spesso, cioè tutte le volte che pensavamo lo meritasse, e continueremo a farlo nel 2016,non abbiamo mai detto che il suo governo fosse illegittimo e dovesse andare a casa: finchè gode di una maggioranza parlamentare, per quanto raccogliticcia, cangiante, trasformista e viziata dal peccato originale del premio di maggioranza del Porcellum che ha drogato i numeri del Pd alla Camera e al Senato ed è stato cancellato dalla Consulta, Renzi ha il diritto-dovere di governare. Il fatto che non si sia mai presentato agli elettori con un suo programma di governo, ma sia andato a Palazzo Chigi con una manovra di palazzo, dovrebbe semmai indurlo a un surplus di prudenza quando mette mano alle regole, ma non gli toglie la legittimità a governare, che gli conferisce la fiducia delle Camere. Quindi non ci sarebbe nulla di male se Renzi restasse a Palazzo Chigi anche in caso di vittoria del No al referendum. Ma a un patto: che il premier e il suo governo restino neutrali nella campagna elettorale, com’è loro dovere per motivi costituzionali e anche igienici.
Se invece, come Renzi ha sciaguratamente annunciato, intende truccare la bilancia gettando sul piatto del Sì la spada del suo strapotere, è naturale che dovrebbe andarsene a casa se prevalessero i No. E questo basta a mostrare l’assurdità di un’invasione di campo che ancora speriamo non definitiva (potrebbe farglielo capire il presidente Mattarella, che di Costituzione se ne intende e infatti, con qualche silenzio di troppo, sta ripristinando la Repubblica dopo 9 anni di monarchia assoluta). Perchè mai l’Italia dovrebbe ritrovarsi senza governo fra 10 mesi se gli italiani bocciassero un Senato senza poteri, imbottito di nominati (dai consigli regionali, cioè dai partiti) e regolato da norme così confuse da innescare raffiche di conflitti di competenze con la Camera e con gli enti locali? Che c’entra il governo del Paese col sacrosanto No a una controriforma che peggiora la politica, elimina i poteri di controllo e degrada la democrazia?
*ilfattoquotidiano
Il plebiscito senza quorum nel paese dove regna Don Chisciotte. EUGENIO SCALFARI*
La mossa di Renzi di chiedere un referendum sulla sua riforma costituzionale potrebbe peggiorare la situazione. Una consultazione di tale importanza, che può essere valida senza un’affluenza minima di votanti, è molto pericolosa per la democrazia.
Il nuovo anno è cominciato politicamente con il messaggio agli italiani del presidente Mattarella trasmesso su tutte le reti televisive alle 20.30 del 31 dicembre scorso. Era il primo messaggio del nuovo Presidente ed è stato eccellente nella sostanza e nella forma. Non si è occupato di politica (così ha detto lui) che spetta al Parlamento e ai partiti rappresentanti del popolo sovrano; si è occupato delle regole costituzionali e soprattutto dei problemi che condizionano la vita degli italiani e qui è apparsa la sostanza di quel messaggio che sinteticamente riassumiamo. Ha detto: “Senza un Mezzogiorno risanato economicamente e socialmente l’Italia non esiste; senza un tasso d’occupazione nettamente maggiore di quello attuale l’Italia non esiste; senza il rispetto della condizione femminile l’Italia non esiste; senza un recupero sostanziale dell’evasione fiscale e la corruzione che l’accompagna e la determina l’Italia non esiste; e infine l’Italia non esiste senza che i giovani abbiano speranza nel futuro e adeguata educazione nel presente”.
Non si potevano indicare con maggiore efficacia i problemi del Paese ai quali ha aggiunto quello dell’immigrazione, l’importanza di rafforzare l’Europa e la presenza italiana nelle istituzioni internazionali. Ha ricordato l’importanza della predicazione di papa Francesco che – ha detto – rappresenta il pilastro fondamentale della morale e della fraternità degli individui, delle comunità e dei popoli. Ha anche fornito cifre significative, la principale delle quali è stata quella dell’evasione fiscale che ammonta a 122 miliardi di euro. Basterebbe secondo lui recuperarne in breve tempo almeno la metà per ripianare la finanza dello Stato con essenziali ripercussioni sulle intollerabili diseguaglianze, sugli investimenti, sui consumi e sulla creazione di nuovi posti di lavoro.
Anche altri suoi predecessori inviarono analoghi messaggi a cominciare da quelli di Scalfaro, di Ciampi e di Napolitano e prima ancora di Sandro Pertini, ma questo di Mattarella è particolarmente utile perché fa chiarezza in una fase di tempi estremamente cupi, di guerra e d’un terrorismo che non si era mai visto di tale ampiezza da sconvolgere il mondo intero. Un messaggio tanto più necessario per accendere una luce di speranza e di fiducia.
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Ma gli italiani come la pensano? Quali sono i loro timori e le loro speranze? Qual è il loro giudizio sulle istituzioni e sulle persone che le rappresentano? Un sondaggio di Ilvo Diamanti fornisce cifre estremamente significative. Ne ricordo qui alcune che bene inquadrano i sentimenti popolari che sono un elemento essenziale di una democrazia. Anzitutto i partiti e la democrazia: il 45 per cento degli interpellati pensa che senza i partiti la democrazia muore, ma il 48 per cento pensa esattamente il contrario. Ecco un giudizio che spiega l’ampia astensione e la crescente indifferenza dei cittadini verso la politica. Quanto alle istituzioni e alle persone che le rappresentano la classifica del 2015 è la seguente: al primo posto c’è papa Francesco con l’85 per cento dei voti; seguono le Forze dell’Ordine con il 68, la Scuola con il 56, il presidente della Repubblica col 49, la Magistratura con il 31, l’Unione europea col 30, lo Stato col 22, il Parlamento col 10, i partiti con il 5. Infine, richiesti se il 2016 sarà migliore o peggiore dell’anno appena concluso, il 41 per cento pensa che sarà migliore, il 42 che sarà eguale e il 15 per cento che sarà peggiore. C’è quindi un certo aumento della fiducia nel futuro, è ancora fragile questa fiducia ma c’è e questo è indubbiamente un dato positivo.
Ci sarebbero ora molti altri argomenti da trattare: le banche, i risparmiatori, la riforma della Rai che contro il parere di ben tre sentenze della Corte costituzionale che affidano al Parlamento la responsabilità di guidare la politica radiotelevisiva, di fatto la mette invece nelle mani del governo; il contrasto tra Italia e Germania, le multinazionali che imboscano i loro profitti nei paradisi fiscali, le immigrazioni. Ed il referendum confermativo.
Su quest’ultimo tema i pareri degli esperti politologi sono alquanto diversi. Angelo Panebianco sostiene che in democrazia prevale la ricerca del meno peggio, cioè il compromesso che però è particolarmente difficile in una situazione politica tripolare se non addirittura quadripolare come è attualmente quella italiana. È proprio questo che spinge Renzi a trasformare il referendum confermativo in una sorta di plebiscito: se la maggioranza dei votanti voterà per lui tutto procederà verso il meglio, ma se sarà sconfitto non resterà al governo neppure un minuto di più. Secondo lui, in mancanza di valide alternative di Palazzo Chigi, sarà lui a vincere e allora potrà tranquillamente governare come ha già dato prova di poter fare con qualche successo all’insegna del cambiamento, parola fatata, unita all’altra altrettanto fascinosa della rottamazione.
Diverso il parere e le previsioni di Piero Ignazi. Secondo lui nei referendum confermativi chi detiene il potere ha sempre perduto, hanno vinto i no perché la gente comune che va a votare per il sì o per il no senza alcun vincolo di partito esprime sempre un voto negativo esprimendo in questo modo la sua antipatia per le caste, quali che siano gli interessi generali del Paese. Quindi, stando alle previsioni di Ignazi suffragate da tutte le precedenti esperienze a cominciare da quella sul divorzio e l’altra sul finanziamento pubblico dei partiti, potrebbe vincere il no. Sarebbe un no che esprime antipatia viscerale contro lo Stato, contro le istituzioni politiche, insomma contro il potere anche se talvolta (ma molto di rado) il potere non mira a rafforzare se stesso ma interpreta (una tantum) l’interesse dei cittadini. Perciò Renzi – secondo Ignazi – è molto a rischio e la trasformazione da lui tentata dal referendum in un plebiscito sulla sua persona non basta, anzi può perfino peggiorare la sua situazione.
Sia Angelo Panebianco sia Piero Ignazi (l’uno sul Corriere della Sera, l’altro suRepubblica di ieri) non considerano tuttavia un dato di fatto estremamente importante: i referendum confermativi non prevedono alcun “quorum” di votanti. Al limite, se andassero a votare soltanto tre elettori e il risultato fosse determinato da due di loro che votano allo stesso modo, il risultato sarebbe tecnicamente valido. Ovviamente non è mai così, ma non c’è dubbio che da tempo l’affluenza alle urne è drasticamente diminuita, sia nelle elezioni politiche e sia in quelle amministrative. È già da qualche anno che non sono stati indetti i referendum ma l’indifferenza degli elettori è enormemente aumentata, i partiti hanno negli ultimi sondaggi un tasso di adesione che arriva con difficoltà al 5 per cento degli interpellati. La gente comune insomma non esprime più né amore né odio ma semplicemente un totale distacco, salvo alcune frange innamorate del leader di turno o rabbiose contro lui, ma si tratta di una piccola parte del Paese. Il resto rimane a casa o va al mare o in montagna, ma alle urne no. Salvo se sono in gioco amicizie e interessi para-mafiosi.
Supponiamo che su centomila elettori, sessantamila non vadano a votare, il che è assai probabile, e supponiamo che su quarantamila che voteranno, trentamila voteranno in un modo e diecimila in un altro. Questo significa che meno di un terzo del corpo elettorale determina l’andamento politico del Paese, confermando il leader in carica o buttandolo giù dall’arcione. Sembra piuttosto una scena del Don Chisciotte che l’esercizio della democrazia. La conclusione è quella di stabilire un “quorum” per i referendum confermativi che dovrebbe aggirarsi attorno ai due terzi del corpo elettorale. D’altronde, per i referendum abrogativi esiste il quorum del 50 per cento, tanto che molti sono caduti nel vuoto per mancanza di elettori. Il referendum confermativo non dovrebbe fare eccezione. Senza una variazione costituzionale di questo tipo la democrazia è morta; non è importante chi vince o chi perde; senza un “quorum” quale che sia il risultato, la democrazia non c’è più. Che cosa allora bisogna fare?
Secondo me occorre che la Corte costituzionale sia interpellata. Non credo che possa cambiare la Costituzione ma può esprimere il parere che su questo punto sia opportunamente meditato. In quel caso 150 membri del Parlamento o 5 Regioni o cinquecentomila firme di cittadini elettori potrebbero proporre un referendum che chieda un quorum di due terzi degli elettori affinché il referendum confermativo sia valido. Credo che questo sarebbe il solo rimedio disponibile. È comunque incredibile che un referendum o plebiscito che sia possa essere validamente deciso se anche soltanto tre, dico tre, cittadini vadano a votare e tutti gli altri se ne freghino. Un Paese così, carissimo presidente Mattarella e carissimi emeriti Ciampi e Napolitano, cessa di essere democratico e può oscillare soltanto tra la tirannide e l’anarchia. Allora è meglio emigrare o tapparsi in casa e lasciare il Paese in mano ai migranti, alla faccia di Salvini. Sarebbe comunque una soluzione.
*larepubblica
Nuoro, fallito assalto a portavalori
Furgone con i soldi transita sulla carreggiata opposta.
NUORO, 2 GEN – Fallito assalto a portavalori con sparatoria sulla Ss 131 Dcn a 3 km da Nuoro. Due persone con una Jeep hanno bloccato il traffico vicino alla galleria di Pratosardo in direzione Cagliari. I malviventi hanno incendiato una Fiat Panda per sbarrare la strada quindi hanno cosparso la sede di chiodi. L’assalto non è riuscito perché il furgone della vigilanza è transitato sulla carreggiata opposta verso Nuoro. I malviventi, visto sfuggire il bottino sulla corsia opposta, per intimorire le guardie giurate e cercare di fermare il portavalori, hanno anche sparato in aria con armi d’assalto, forse kalashnikov e sono poi fuggiti. Sul posto si sono formate lunghe colonne di auto in entrambi i sensi di marcia e la statale è stata chiusa. I malviventi pensavano di aver preparato il colpo a dovere, e infatti chiodi sono stati trovati anche sulla Ss 129, la strada parallela alla Ss 131 Dcn in direzione Sassari. Ma il furgone è transitato sull’altra strada. Le indagini sono state avviate dalla Squadra Mobile di Nuoro e sono dirette dal vice questore aggiunto Fabrizio Mustaro. Intanto in tutta la provincia nuorese è caccia ai malviventi: sono in corso battute della Polizia anche nelle campagne circostanti il capoluogo barbaricino con l’ausilio di un elicottero.
E’ CACCIA AI BANDITI – Dopo il fallito assalto al portavalori, questa mattina sulla Ss131 Dcn a tre chilometri da Nuoro, è caccia ai banditi in tutto il nuorese da parte delle forse dell’ordine. Mentre le indagini sono coordinate dal pm della procura di Nuoro Giorgio Bocciarelli. Intanto i dirigenti della Squadra Mobile, diretti dal vice questore aggiunto, Fabrizio Mustaro, stanno interrogando i due vigilantes della Vigilpol di Sassari che erano a bordo del portavalori, ed il conducente della Fiat Panda poi incendiata dai malviventi. L’assalto è fallito perché il furgone è transitato nella corsia opposta della statale ed è passato nel momento esatto in cui è stata incendiata la Panda, ma nessuno l’ha fermato. I vigilantes hanno detto di non essersi accorti di qualcosa di anomalo, se non dell’auto in fiamme nella corsia opposta, un evento che hanno segnalato alle sale operative delle forze dell’ordine collegate con i furgoni come “incidente”. Il monitoraggio dei portavalori, che partono dall’istituto sassarese, da parte delle sale operative delle forze dell’ordine è, infatti, costante lungo tutto l’itinerario che percorrono.
Calciomercato – Juve Stabia: Lunedi arriva un nuovo attaccante, ecco i dettagli
Primo colpo di mercato nel 2016 per la Juve Stabia di patron Manniello e del D.S. Logiudice.
Le vespe, con un blitz di quest’oggi da parte di Manniello, si sono assicurate le prestazioni di Stefano Del Sante, ex bomber del Lamezia, negli ultimi 6 mesi al Pavia, dove ha collezionato 8 presenze e 1 gol.
L’attaccante, nato a Perugia nel 1987, arriverà a titolo definitivo alla corte di mister Zavettieri.
Per l’ariete, autore di 10 reti in maglia biancoverde la passata stagione, è pronto un contratto di 18 mesi a 80.000 euro circa.
L’arrivo in Campania è previsto per la giornata di lunedì.
Catello Cuomo
Castellammare di Stabia: I cittadini scendono in strade per ripulire la città dopo…
Veglione di capodanno lontano già due giorni, ma dove sono finiti gli spazzini?
Le strade ancora sporche, con polvere da sparo e residui di botti ancora sull’asfalto di molte strade cittadine, hanno fatto scattare la protesta dei cittadini stabiesi che a fronte di tasse comunali sempre più care rivendicano, giustamente, un servizio di smaltimento rifiuti e pulizia urbana nettamente più efficiente.
Dinanzi a questo scenario di menefreghismo ed incuria, in primis da palazzo Farnese per poi passare ai tanti “cittadini” stabiesi che, incuranti di cosa possa essere il rispetto ed un bene comune, si disfano di qualsiasi cosa da tasche e mani, c’è una parte di volontari non appartenenti ad alcuna associazione che con scope e palette stanno pulendo alcuni viali della città.
Un senso di appartenenza e un esempio a cui i tanti giovani della città dovrebbero trarre i migliori esempi per poter risollevare in parte una città ormai allo sbando.
Stefano Sorrentino
Mafia, arrestato latitante sfuggito operazione «Attila»
BARI – E’ stato arrestato a Cassano delle Murge dai carabinieri Teodoro Frappampina, il macellaio di 47 anni, presunto affiliato al clan Di Cosola, destinatario, insieme ad altre quattro persone dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione di stampo mafioso emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito dell’operazione «Attila» e sfuggito al blitz del 31 dicembre scorso. Quella mattina furono arrestati sono Luigi Guglielmi, di 33 anni, Giovanni Martinelli, di 48, Carlo Giurano, di 31 e Alfredo Sibilla, di 29. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere di stampo mafioso aggravata dall’uso delle armi.
In occasione del blitz, Frappampina, gambizzato davanti alla sua macelleria nel novembre scorso a seguito di una guerra per il predominio sul territorio in corso tra due distinte fazioni del clan Di Cosola, non era stato rintracciato.
Le indagini su tutto l’entourage del ricercato sono state focalizzate dagli investigatori sui movimenti della moglie. Ieri sera la donna è stata notata in compagnia di un uomo a bordo di una station wagon. I militari hanno deciso d’intervenire bloccando il veicolo e identificando l’uomo risultato essere Teodoro Frappampina.
/lagazzettadelmezzogiorno
Pressione fiscale giù; nel 2016 scende dello 0.6
Nel 2016 ci sarà finalmente un allentamento della pressione fiscale che scenderà dello 0,6 per cento, grazie soprattutto alla riduzione delle imposte sugli immobili.
Nel 2015, infatti, l’incidenza di imposte, tasse, tributi e contribuiti previdenziali sul Pil si è attestata al 43,7 per cento, mentre per il 2016 è previsto che scenderà al 43,1 per cento.
Tuttavia il Governo Renzi avrà l’arduo compito di trovare 15,1 miliardi di euro per “disinnescare” la clausola di salvaguardia introdotta con la legge di Stabilità 2015, altrimenti dal 2017 subiremo un forte incremento dell’Iva.
Il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo , osserva che “tuttavia, il carico fiscale rischia di tornare a crescere nelle regioni in disavanzo sanitario che, per sanare i conti, potrebbero essere tentate ad aumentare la tassazione locale”.
I contribuenti italiani potranno comunque beneficiare dell’abolizione della Tasi sulla prima casa e della cancellazione dell’Imu sugli imbullonati e sui terreni agricoli, in attesa poi della riduzione dell’Ires e dell’Irpef, previsti però solo a partire dal 2017.
Per quanto riguarda invece il delicato tema del sostegno alle imprese, nella legge di stabilità spicca il superammortamento al 140 per cento. Questa misura, assicura alle imprese che investiranno in beni strumentali, la possibilità di disporre di una riduzione di imposta, che si stima di 580 milioni.
“Questa misura – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre Zabeo – va nella direzione auspicata. Tuttavia, rimane un dubbio: come faranno le nostre imprese ad investire se i prestiti bancari alle imprese sono scesi nell’ultimo anno di oltre 21 miliardi di euro, sebbene la domanda di credito sia aumentata di quasi 3 punti percentuali?”
Si ritorna quindi al gravoso problema della liquidità alle imprese, che coinvolge pure un’ altra questione rimasta al momento ancora irrisolta: i debiti della Pubblica Amministrazione vero le imprese fornitrici.
“Nonostante gli sforzi e le risorse economiche messe a disposizione dagli ultimi 3 Governi che si sono succeduti – sottolinea il segretario della Cgia Renato Mason – al netto dell’importo ceduto in pro soluto, secondo le stime della Banca d’Italia sono 61 i miliardi di debito che la nostra Pubblica amministrazione deve alle imprese fornitrici.
Una cifra imponente che fatica a diminuire, poiché la Pubblica Amministrazione continua a liquidare le fatture con forte ritardo rispetto a quanto previsto dalla Direttiva europea introdotta nel 2013, che invece prevede che le aziende pubbliche paghino il saldo fattura entro 30-60 giorni”.
Francesco Alfano
Due “Cipolle” bloccano la Circumvesuviana
Ercolano. Inizia non nel migliore dei modi l’anno per i pendolari della Circumvesuviana, una linea ferroviaria stimata come le peggiori d’Italia.
Questa mattina è stato bloccato il trasporto ferroviario in direzione Napoli e Sorrento poiché sono stati trovati sui binari ben due maxipetardi non esplosi, di circa 300 grammi ciascuno posizionati a pochi metri di distanza. Il tutto alla stazione di Ercolano Scavi sul binario in direzione Napoli. Prontamente sono state avvisate le forze dell’ ordine che hanno provveduto a mettere in sicurezza tutta l’area. Tanta paura per i passeggeri alla luce anche degli episodi terroristici che si
sono verificati in Europa. Fortunatamente era una conseguenza della notte di capodanno ormai alle spalle. I turisti in visibile stato di disagio, erano per la maggior parte diretti a Sorrento e a Pompei, alcuni per visitare le nuove domus inaugurate poco tempo fa da Renzi nel sito archeologico. Per ovviare a tale problema e cercare di limitare i disagi tutti i pendolari sono stati accompagnati gratuitamente da vari bus di “Vesuvio Express” nelle varie località prefissate. E’ stata un’organizzazione repentina e efficiente che nonostante l’inconveniente ha permesso il transito dei pendolanti e non.
E’ stato necessario l’intervento degli artificieri che hanno fatto brillare gli ordigni esplosivi. Dopo circa un’ ora e mezza è stato ripreso il traffico ferroviario.
Sull’ accaduto è intervenuto anche il sindaco di Ercolano. “ Il tempestivo intervento della Vesuvio Express è una dimostrazione della generosità della gente del Sud – commenta il sindaco Ciro Buonajuto – Ringrazio a nome della città gli operatori per aver ridotto i disagi ai turisti in visita nella nostra città in questi giorni di festa”.
Emilio D’Averio
Carlo Ametrano: Mercedes favorite, la Ferrari dovrà lavorare ancora tanto
Per la prima puntata di “4-2 Fantasia” il nuovo programma radio targato ViViRadioWEB in cui si parla non solo di calcio, come ospite telefonico abbiamo avuto Carlo Ametrano, scrittore, sportivo Doc, appassionato di Formula Uno e grande tifoso di Senna.
– Parlaci del tuo primo libro
Il libro è stato un successo. A Sorrento la presentazione fu stupenda e stiamo avendo richieste anche dal mercato estero.
– Grande successo, ma si può sapere una stima sulle copie vendute?
Il primo mese 350 copie. Ma presto sarò ad Imola e prevedo un’impennata con le vendite.
– Esiste un nuovo Senna nella nuova F1?
Assolutamente no. Senna è unico. Un personaggio inimitabile.
– Senna non ha mai corso nella Ferrari ma era amato da tutti gli Italiani. Che cosa aveva Senna di particolare?
Era magico. Solo se lo guardavi ti regalava emozioni forti. Io penso che Senna entrava nel cuore degli sportivi.
– Come è nata questa passione per la F1?
Da piccolo. Ho sempre seguito la F1 poi Senna mi è entrato dentro come un grande amore.
– Un giudizio sulla F1 attuale?
Vedo sempre la Mercedes favorita. La Ferrari dovrà sudare per il titolo.
ESCLUSIVA – Daniele Ancione: La Juve Stabia può ancora dire la sua
Record di ascolti per la prima puntata di “4-2 Fantasia” il nuovo programma radio targato ViViRadioWEB. Ospite telefonico di questa puntata prima puntata è stato Daniele Ancione ex centrocampista della Juve Stabia dell’era Cesarano con in panchina Eziolino Capuano:
– Ciao Daniele stai seguendo il campionato delle Vespe?
Sono sempre informato. Questo campionato finora è stato poco esaltante, ma la Juve Stabia secondo me può dire ancora la sua.
– Oggi stati giocando in serie D in Toscana, un tuo pensiero sulla tua ventura con la maglia della Pianese:
Siamo partiti bene, poi abbiamo avuto un calo. Mi trovo bene dal punto di vista di personale.
– Tu sei stato a Castellammare nell’anno in cui ad allenare la Juve Stabia c’era Eziolino Capuano, che tipo è il Mister?
Capuano è un personaggio particolare: Esuberante, preparato e focoso.
– Come è stata la tua esperienza alla Juve Stabia.
Positiva, anche perché quella squadra era formata da molti giocatori forti.
– Chi ricordi con affetto?
Castaldo ma non solo. Era un bel gruppo., ricordo anche Sannibale e Caputo. Ho un bel ricordo insomma.
– Possiamo dire che una delle tappa fondamentali della tua carriera è stata la tua Messina?
Emozioni grandi. E’ la mia squadra del cuore. Nessuno può regalarti emozioni simili.
– In maglia giallorossa ha segnato 8 goal in quella stagione:
Emozioni che non si possono dimenticare. Esultare sotto la curva non ha prezzo.
– Il giocatore più forte che hai visto giocare nella tua carriera?
Buonocore del Messina.
– Pronostico sulla massima serie?
Si sono rinforzate tutte. Il Napoli e Fiorentina fanno un grande gioco. Da uomo del Sud dico Napoli
ISCHIA, DOMANI LA RIPRESA DEGLI ALLENAMENTI
Dopo il mini-ritiro svolto sull’isola di quattro giorni, dove la squadra si è allenata allo stadio “Monti di Meglio di Casamicciola domani i gialloblu riprenderanno gli allenamenti al Kennedy,per preparare al meglio l’impegno casalingo al Mazzella contro il Cosenza in programma il 9 gennaio. Mister Bitetto da una parte può tirare un sospiro di sollievo dove recupererà Nicola Mancino,Yaye Kanoute e Nicolas Izzillo . Da monitorare invece ancora le condizioni di Filosa e Patti. L’ex Nocerina nell’ultimo allenamento dell’anno non è sceso in campo con i compagni ad allenarsi,per quanto riguarda Patti fermo ancora ai box a causa dell’infortunio muscolare subito nella trasferta di Catanzaro. Come dichiarato da Mister Bitetto, gennaio sarà un mese importante e tutti dovranno dare il massimo in campo e non solo.
AVVISO: Maltempo con NEVE o mista neve anche a Milano e Torino e Piacenza
Da Sabato 2 a Mercoledì 6 vero e proprio treno di perturbazioni, maltempo, Sabato NEVE al Nord fino al piano tra Torino e Milano e Piacenza, copiosa su Alpi e Appennini. Perturbazioni almeno fino alla Befana.
NORD
Piogge da Ovest verso Est. Neve possibile fino in pianura su Piemonte e Lombardia. Neve sull’arco alpino a partire dai 300/500 metri. Accumuli nevosi intorno ai 2-6 cm.
Temperature
Stazionarie
CENTRO e SARDEGNA
Piogge sparse su Lazio, Marche, Abruzzo e Molise. Neve sopra i 1200 metri circa. Asciutto in Toscana e soleggiato in Sardegna.
Temperature
Stazionarie.
SUD e SICILIA
Peggiora in Campania e Calabria tirrenica con piogge e anche temporali. Piogge in arrivo sul Gargano. Più asciutto altrove.
Temperature
Stazionarie.
TEMPERATURE
Sostanzialmente invariate.
NORD
Al mattino ancora possibili nevicate sino in pianura tra Lombardia ed Emilia occidentale. Neve debole sui monti del Nordest. Altrove migliora. In serata/nottata nuovo peggioramento da Ovest con neve in pianura sul Piemonte.
Temperature
Stazionarie
CENTRO e SARDEGNA
Piogge sparse su gran parte delle regioni, ma con tendenza a miglioramento nel corso della giornata. Più sole in Sardegna.
Temperature
Senza particolari variazioni.
SUD e SICILIA
Piogge e locali temporali su Campania e Calabria tirreniche. Piogge sparse sul Gargano, più asciutto e talvolta soleggiato altrove.
Temperature
Stazionarie.
NORD
Neve debole o mista a pioggia sulla Pianura Padana, assente sui monti od occasionale. Pioggia in Emilia Romagna e basso Veneto. Migliora nel pomeriggio.
Temperature
Senza variazioni.
CENTRO e SARDEGNA
Piogge diffuse su Toscana, Lazio, Sardegna e Umbria, deboli altrove. Migliora dal pomeriggio, eccetto sul Lazio. In serata nuove piogge in Sardegna. Neve sopra i 1300/1400 metri.
Temperature
Senza particolari variazioni.
SUD e SICILIA
Molto nuvoloso con precipitazioni soprattutto su Campania, Calabria e Sicilia, deboli e sparse sul resto delle regioni. Neve sopra i 1600 metri. Maltempo che continua sulla Calabria tirrenica.