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Audi Cup, Sarri: “Esperienza importante per noi. Due partite in poco tempo, scenderanno in campo tutti i convocati”

Il Napoli è arrivato a Monaco di Baviera dove sarà impegnato, domani e dopodomani, nell’Audi Cup con Bayern Monaco, Liverpool e Atletico Madrid. I tecnici dei club hanno parlato nella conferenza stampa di vigilia, di seguito le dichiarazioni di Maurizio Sarri.

Nessuna italiana ha mai vinto l’Audi Cup, può farlo il Napoli? “Per noi è difficile visto il livello delle avversarie. Abbiamo la problematica del preliminare di Champions, lì possiamo trovare squadre più pronte. Sarà difficile fare risultato, ma sarà un’esperienza importante”.

L’invito è un riconoscimento ai suoi due anni di lavoro?  “Spero sia un riconoscimento per quanto fatto dal Napoli, questa squadra è in crescita. Calcio d’agosto o già calcio vero? Le squadre vengono da un periodo duro di lavoro. Poi giocare col caldo che si prevede domani non aiuterà il ritmo e le prestazioni”.

Che effetto le fa essere su quella cattedra Con Ancelotti, Klopp e Simeone? “Mi sento quasi un intruso, loro hanno vinto tanto più di me. Affrontiamo questo torneo con due partite in 48 ore, utilizzeremo tutti i giocatori che sono stati convocati. Credo lo faranno tutti, nessuno può fare 180′ in questa fase della stagione. Tutto sta nel dosare le due formazioni per proporle omogenee”.

A cura di Antonino Gargiulo

La sintesi di Juve Stabia vs Bassano, le Vespe eliminano i veneti – HIGHLIGHTS

Per il primo turno eliminatorio della Coppa Italia 2017/2018 ieri sera al Pinto di Caserta, causa lavori allo Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, è stato disputato l’incontro Juve Stabia vs Bassano.

Le vespe, allenate da Fabio Caserta, hanno allestito una rosa molto giovane alla quale è stato affiancato qualche esperto. Tanti i nuovi acquisti, tra di essi spiccano i nomi di Berardi, Strefezza,Nava, Dentice, Capece e Viola.

Parte del vecchio gruppo è rimasto, su tutti Matute e Morero che hanno anche rinnovato il contratto allungandolo di un anno.

I veneti, allenati da Magi hanno confermato gran parte del gruppo della scorsa stagione. Tra i giocatori più importanti del Bassano ci sono Laurenti, Bizzotto, Grandolfo e Fabbro. Gli ex del match sono Diop e Salvi fra le fila dei veneti e Crialese, appena arrivato, tra le fila delle vespe.

Queste sono state le formazioni ufficiali:

JUVE STABIA – Bacci, Nava, Dentice, Calò, Atanasov, Redolfi, Matute, Viola, Paponi, Berardi, Strefezza. A disp. Polverino, Morero, Cancellotti, Allievi, Bachini, Mastalli, Capece, Costantini, Esposito, Rosafio, Zibert. All. Caserta-Ferrara

BASSANO – Grandi, Karkalis, Barison, Laurenti, Bianchi, Minesso, Grandolfo, Pasini, Botta, Fabbro, Bonetto. A disp. Piras, Proia, Diop, Salvi, Gashi, Venitucci, Bortot, Tronco, Stevanin, Popovic. All. Magi

Le azioni da gol:

12′ GOOOOOOOOOOOOOL della Juve Stabia. Berardi aggancia al limite dell’area di rigore e piazza a giro sul palo lungo: 1-0!

40′ Gol del pareggio per il Bassano: traversone basso dalla sinistra e Minesso batte Bacci

46′ GOOOOOOOOOOOOOOOOL della Juve Stabia, cross di Nava dalla destra, arriva Strefezza che fa 2-1 di testa! Fine primo tempo

66′ GOOOOOOOOOOOOOOOL della Juve Stabia. Fucilata da 30 metri per Nava che fa 3-1.

La Juve Stabia vince la gara per 3 a 1 e si qualifica per il secondo turno dove dovrà vedersela con l’Ascoli.

A fine partita il D.G. Clemente Filippi ci comunica che:

“Contro l’Ascoli si giocherà sabato alle 18 perchè nella città marchigiana la domenica ci sarà una festa cittadina che non avrebbe permesso la disputa della gara in tutta sicurezza. Sarà una gara che ci permetterà di mettere benzina nella gambe contro una squadra di categoria superiore.”

© RIPRODUZIONE DEL TESTO, TOTALE O PARZIALE, CONSENTITA ESCLUSIVAMENTE CITANDO LA FONTE– Qualunque violazione del diritto di copyright sarà perseguita a norma di legge.

Rai – Zinchenko-Napoli, la società prende tempo: si valuta anche Verdi

A Radio Crc, nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’, è intervenuto Ciro Venerato, giornalista della Rai ed esperto di calciomercato. Ecco quanto evidenziato:

“L’investimento del Napoli per l’esterno offensivo dipenderà molto dalla qualificazione in Champions League. Zinchenko? La società partenopea prenderà un po’ di tempo, si può chiudere con un prestito con riscatto fissato a 5 milioni.
Si valutano anche altri profili come Simone Verdi del Bologna. Il club emiliano ha dato l’ok per trattare ma le cifre sono troppo elevate”.

Rai – Keita Baldé pista complicata per il Napoli: Sarri ha chiesto un esterno offensivo forte

A Radio Crc, nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’, è intervenuto Ciro Venerato, giornalista della Rai ed esperto di calciomercato. Ecco quanto evidenziato:

“Keita? C’è stata una telefonata tra De Laurentiis e Lotito dopo il sorteggio del calendario della Serie A. Per l’attaccante la Juve ha già presentato un’offerta da 15 milioni più 5 di bonus, cifra che non accontenta il patron della Lazio.
Difficilissimo che il Napoli possa arrivare a Keita anche se nel calciomercato non esiste il termine impossibile. Per quanto riguarda gli ingaggi gli azzurri non possono competere con Milan, Juve e Inter. Sarri, però, ha chiesto un esterno di attacco forte come lo era Mertens prima di diventare un centravanti a tutti gli effetti”.

Eccellenza-Il Barano cala il poker di acquisti,firmano due ex Ischia

L’AS Barano Calcio comunica di aver tesserato il difensore ’96 Di Costanzo Antonio, proveniente dalla Nuova Ischia, l’attaccante ’95 Riccio Pasquale, che aveva iniziato la scorsa stagione al Castel San Giorgio per poi terminarla con il Poggiomarino. La società bianconera ha anche tesserato Chiariello Pasquale, difensore classe 1990 proveniente dalla Nuova Ischia, il portiere Martucci Luigi, portiere ’87, e Biondi Biagio, centrocampista del 1993 con trascorsi alla Casertana, al Vico Equense, Nola e Positano. Sono inoltre stati riconfermati dopo la scorsa stagione, Arcamone Angelo, Arcamone Giovan Giuseppe, Ferrari Pietro, Accurso Pasqualino, Monti Vincenzo e Farina Simone.

De Laurentiis: “L’Audi Cup sarà benzina per la Champions. Preparazione? Metodo corretto ma…”

Aurelio De Laurentiis ha parlato ai microfoni di Canale 21 all’ arrivo a Monaco di Baviera per l’Audi Cup.

Cosa pensa dell’Atletico Madrid? “E’ una grossa squadra, fa un gioco completamente diverso dal nostro. C’è chi gioca in difesa e chi in attacco, noi pensiamo che per il nostro pubblico sia più divertente giocare in attacco”.

Benzina in vista del preliminare di Champions? “Certo, è la prima porta e dobbiamo aprirla bene per entrare in Champions”.

Sulla preparazione: “Il metodo è corretto. Iniziando prima, però, quest’energia finirà prima e forse bisognerà ricorrere ad un secondo ritiro invernale”.

Pronosticano lo Scudetto? “Lo fanno a posta per caricarci di responsabilità. Prima o poi arriverà, meglio prima”.

De Laurentiis: “Favoriti per lo scudetto? Vogliono metterci pressione, prima o poi lo vinceremo”

Arrivato a Monaco di Baviera in vista dell’Audi Cup, Aurelio De Laurentiis ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli:

“Con questa competizione mettiamo benzina in vista della Champions. Chi ci pronostica come favoriti per lo scudetto vuole metterci pressione. Ma tanto prima o poi lo vinceremo , ovviamente sarebbe meglio prima che poi. Cholismo e Sarrismo? Io preferisco la filosofia di Sarri, il suo è un gioco propositivo”.

Kiss Kiss – La Lazio conferma l’interesse del Napoli per Keita: c’è già un accordo di massima

A Radio Kiss Kiss Napoli, nel corso di ‘Radio Gol’, è intervenuto il conduttore Diego De Luca rilasciando alcune dichiarazioni:

“Abbiamo contattato la dirigenza della Lazio che ci ha confermato l’interesse per Keita Baldé. Contatti telefonici continui tra De Laurentiis e Lotito, l’ultimo in ordine di tempo c’è stato ieri. Si parla di cifre importanti e i due club hanno trovato un accordo di massimo. Ora sarà importante la volontà del calciatore”.

La galleria fotografica di Juve Stabia vs Bassano Virtus TIM CUP (3-1)

Guarda le foto di Juve Stabia vs Bassano Virtus realizzate dal nostro fotografo Andrea Alfano che ci racconta così la vittoria delle Vespe allenate dal duo Caserta – Ferrara con i i ragazzi di Mister Magi allo stadio Pinto di Caserta.

La Juve Stabia dopo le tre vittorie in amichevole vuole vincere il primo confronto ufficiale della stagione. Il duo Caserta – Ferrara all’esordio sulla panchina gialloblè impostano la propria squadra con un modulo a trazione anteriore per ottenere una vittoria utile principalmente al morale. Tra le fila dei veneti ci sono gli ex Diop e Salvi mentre nella Juve Stabia c’è l’ex Crialese che però non figura tra i convocati.

Le formazioni ufficiali:

JUVE STABIA – Bacci, Nava, Dentice, Calò, Atanasov, Redolfi, Matute, Viola, Paponi, Berardi, Strefezza. A disp. Polverino, Morero, Cancellotti, Allievi, Bachini, Mastalli, Capece, Costantini, Esposito, Rosafio, Zibert. All. Caserta-Ferrara

BASSANO – Grandi, Karkalis, Barison, Laurenti, Bianchi, Minesso, Grandolfo, Pasini, Botta, Fabbro, Bonetto. A disp. Piras, Proia, Diop, Salvi, Gashi, Venitucci, Bortot, Tronco, Stevanin, Popovic. All. Magi

12′ GOOOOOOOOOOOOOL della Juve Stabia. Berardi aggancia al limite dell’area di rigore e piazza a giro sul palo lungo: 1-0!

40′ Gol del pareggio per il Bassano: traversone basso dalla sinistra e Minesso batte Bacci

46′ GOOOOOOOOOOOOOOOOL della Juve Stabia, cross di Nava dalla destra, arriva Strefezza che fa 2-1 di testa! Fine primo tempo

66′ GOOOOOOOOOOOOOOOL della Juve Stabia. Fucilata da 30 metri per Nava che fa 3-1.

Dopo tre minuti di recupero l’arbitro manda tutti negli spogliatoi, a festeggiare è la Juve Stabia con tutti i calciatori che ricevono gli applausi della propria tifoseria presente in massa al Pinto di Caserta nonostante il caldo e i tanti chilometri che separano Caserta da Castellammare. La Juve Stabia passa quindi il primo turno e nel prossimo impegno dovrà vedersela con l’Ascoli.

© RIPRODUZIONE DEL TESTO, TOTALE O PARZIALE, CONSENTITA ESCLUSIVAMENTE CITANDO LA FONTE– Qualunque violazione del diritto di copyright sarà perseguita a norma di legge.

Napoli verso l’Audi Cup: ecco i convocati di Maurizio Sarri

Dopo il ritiro di Dimaro Folgarida gli azzurri hanno ripreso la preparazione. Oggi partenza per Monaco di Baviera in vista della Audi Cup e della gara contro l’Atletico Madrid di domani.

I convocati azzurri: Reina, Rafael, Sepe, Albiol, Chiriches, Ghoulam, Hysaj, Koulibaly, Maggio, Maksimovic, Mario Rui, Tonelli, Allan, Diawara, Jorginho, Hamsik, Rog, Zielinski, Giaccherini, Callejon, Insigne, Mertens, Milik, Ounas, Pavoletti.

Da sscnapoli.it

Zapata, l’agente svela: “Il Torino lo vuole fortemente, può essere una bella opportunità”

Il Torino non molla Duvan Zapata il cui futuro è sempre più lontano da Napoli. Fernando Villareal, agente dell’attaccante, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Toronews.net:

“La verità è che il mio desiderio è che Duvan possa andare al Torino perché lo vuole fortemente. Anche il giocatore lo vorrebbe. Spero che il discorso non cada nel nulla, ma che i due club possano trovare l’accordo e che il Torino sia disposto a chiudere questa trattativa. Può essere una bella opportunità sia per il Torino che per Duvan“.

Keita nuovamente nel mirino del Napoli: offerti 22 milioni ma c’è sempre la Juventus

Ritorno di fiamma in casa Napoli: spunta nuovamente il nome di Keita Baldé. Secondo quanto riporta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, De Laurentiis sta lavorando con la Lazio per capire se ci sono margini. Pronta un’offerta di 22 milioni per il club biancoceleste, proposta ritenuta ancora bassa da Lotito che ne chiede trenta. Sul giovane attaccante senegalese c’è sempre la Juventus ma il Napoli spera di convincere il ragazzo con la qualificazione in Champions League. Una carta che potrebbe rappresentare uno stimolo in più per il classe ’95.

Rulli piace ma non c’è stato alcun contatto tra il suo entourage e il Napoli

Rulli di qua, Rulli di là. A quanto pare di “rulli compressori” ci sono solo alcune voci di mercato che accostano al Napoli un portiere dopo l’altro. Geronimo Rulli, per l’appunto, viene con insistenza accostato al Napoli ormai da settimane. Di vero c’è che il ragazzo piace, ma probabilmente non si va molto oltre. Gioco delle parti in casa Real Sociedad e nell’entourage del giocatore, che a quanto pare non ha mai avuto alcun contatto con Giuntoli o qualsiasi altro rappresentante del Napoli. Anzi, a lui interessa solo giocare titolare per puntare ai Mondiali dell’Argentina. Mentre la Real Sociedad, probabilmente, non si deciderà mai a cederlo prima della prossima estate. Il Napoli però ci ha provato, e sembra intenzionato a riproporsi per la prossima sessione estiva, quando bisognerà parlare anche col Manchester City, che ad oggi fa solo da “consulente” esterno alla Real Sociedad ma che non è interlocutore.

ECCO PERCHÉ IL CLUB azzurro si sta decidendo a chiudere il discorso portieri in fretta. Anche Sarri vorrebbe chiarezza in vista del play off di Champions. L’opzione più valida resta quella di Orestis Karnezis, che aspetta il Napoli e che per l’azzurro ha già rifiutato qualche offerta. Chi conosce il greco lo ha sentito sicuro del suo passaggio al Napoli, che lo ha chiesto all’Udinese in prestito, che però vorrebbe cederlo a titolo definitivo. Ma con il club friulano si apre un altro fronte: è quello legato a Leonardo Pavoletti, l’attaccante simpatico a tutti i tifosi che però rischia di non trovare spazio.

L’Udinese lo vuole e Leonardo gradisce la destinazione. Il Napoli è disposto al prestito (non si esclude della durata di due anni) ma vorrebbe inserire in questo meccanismo anche Karnezis, in modo da avere anche lui a titolo temporaneo. Pozzo riflette, ma Pavoletti spinge per Udine, che preferisce al ritorno al Sassuolo, ma anche alle offerte di Spal e Benevento, che avrebbero comunque problemi di ingaggio. Se Napoli e Udinese riuscissero a fare almeno uno di questi affari, sarebbe la nona di fila a partire dalla stagione 2008-2009. Domizzi, Quagliarella, Denis, Inler, Armero, Allan, Zapata e Zielinski. Ogni anno c’è sempre un affare tra le due società. Che sia anche questa la volta buona?

Fonte: Giovanni Scotto – Il Roma

Hamsik: “Vogliamo lo scudetto ma sappiamo che non sarà facile. Io mai come Higuain”

Il capitano azzurro Marek Hamsik ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera.

Ancelotti da calciatore ha fatto le fortune di Roma e Milan, lei crede di aver fatto quelle del Napoli?
“Bisogna prima vincere per dirlo. E questo può essere l’anno giusto. Da tempo giochiamo bene, tutti ci riconoscono qualità e organizzazione. Siamo un gruppo forte e stavolta, credo, possiamo farcela. Del resto, sono qui da così tanto tempo che non posso nascondermi: l’ambizione sarebbe quella di regalare lo scudetto a questi tifosi meravigliosi che mi hanno adottato”.

Sarri ci va più cauto, prudenza o scaramanzia?
“Questione di ruoli. Lui fa bene a tenere tutti con i piedi per terra, sa che ci sono tante insidie ed è giusto che non alzi troppo le aspettative. Anche noi sappiamo che l’impresa non sarà semplice, ma sarebbe ipocrita negare che vogliamo vincere. C’è questa possibilità e dobbiamo sfruttarla. Abbiamo anche un vantaggio”.

E quale sarebbe?
“La Juventus ha perso Bonucci, un giocatore di grande personalità. Vogliamo approfittarne”.

Bonucci ha rinforzato un’altra concorrente, però.
“Vedremo in che modo. Il Milan sta facendo un grande mercato, è giusto che provino a rilanciarsi. Ma per me resta la Juventus la squadra da battere. Il gruppo, la conoscenza tra calciatori sono sempre un valore aggiunto”.

Milan, Inter e Roma: chi teme di più?
“Sono tutte competitive. D’istinto dico l’Inter, ha preso Spalletti che è un grande allenatore e ha fatto bene ovunque. Mi aspetto molto. Bisogna vedere quanto tempo poi impiegherà la nuova Roma di Di Francesco”.

Giusto l’addio di Totti?
“A 40 anni credo di sì. Al di là dei titoli Totti è un campione vero. Ha dato tutto per la maglia, cuore, anima e forza. Senza cambiarla mai. Amore assoluto”.

Lei è sulle sue orme. Poteva andare al Milan qualche anno fa, più recentemente si era fatta avanti la Juventus. Come si fa a dire di no a club così competitivi?
“A Napoli sono sempre stato bene, perché andare via? Mi sono sempre sentito importante per questa squadra e ho scelto di continuare a esserlo. Alla fine chi è andato via poi si è sempre pentito. Qualche titubanza l’ho avuta per il Milan, ma ero anche più giovane. Alla Juve non ho mai realmente pensato”.

Perché?
“Ma ha visto cosa è successo per il Pipita? Il calcio è così, nessuno perdona se passi con la rivale storica. Certe scelte andrebbero rispettate, ma capisco l’amore dei tifosi e non gli avrei fatto questo torto”.

Poteva cambiare procuratore, Raiola aveva puntato anche lei.
“Si, l’operazione con il Milan era sua. Ma comprese che non avrei lasciato il mio procuratore storico che mi segue da quando sono nel calcio professionistico e al quale devo tanto. E mi ha lasciato tranquillo”.

Hamsik bandiera del Napoli, si può dire?
“Beh, è la mia seconda casa. Sono orgoglioso di questa piazza, di essere un idolo per i tifosi”.

Undicesimo anno con Aurelio De Laurentiis, da capitano ci ha mai litigato?
“De Laurentiis non è una persona facile, ma chi lo è? Gli riconosco capacità imprenditoriali, ha idee e vorrebbe fare sempre tante cose. È una persona di cuore e mi ha sempre accontentato”.

I giocatori più forti con cui ha giocato?

“Higuain, Cavani e Lavezzi”.

Il più forte di questo Napoli?

“Siamo una buona squadra, ma credo che Lorenzo Insigne abbia qualità impressionanti. È cresciuto, ha imparato anche a difendere. Dovrà continuare così”.

Hamsik dove si colloca? Nedved dice di rivedersi molto in lei.
“Lo ringrazio, ma è fin troppo generoso. Ha avuto una carriera incredibile. In campo ha sempre combattuto come un leone, era il mio idolo. Dovrei vincere un Pallone d’oro e se ne potrebbe riparlare. Sono ancora in tempo…”.

Sempre con la cresta così alta?
“Finché giocherò a calcio, avrò sempre i capelli così, sono un portafortuna”.

Leader silenzioso e anche poco social.
“Ne faccio un uso moderato e non pago nessuno per mettere foto o fare post per me”.

Canali molto utilizzati anche dalle mogli dei calciatori.
“Vedo. La mia non si permetterebbe mai di fare un commento sul mio lavoro. Sono un uomo fortunato!”.

Chi era Vincenzo Ruggiero: selfie, risate e notti in discoteca

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Ha lo sguardo imbronciato e il sole dritto in faccia, nell’ultima foto postata su Facebook. Un selfie come tanti, che campeggia sulla sua bacheca, pronta a essere riempita all’occorrenza di foto, parole e stralci di canzoni. Pezzi di vita che scorre rapida, tra amicizie, serate in discoteca e risate. Tante, proprio come quelle di milioni di ragazzi. Così era la vita di Vincenzo Ruggiero, 25enne di Parete, fatto a pezzi dal compagno della sua coinquilina trans e il cui cadavere è stato trovato ieri sera mutilato dai carabinieri in un garage in via Scarpetta nel quartiere Ponticelli, zona orientale di Napoli. I militari stanno ancora procedendo all’identificazione del corpo, ma hanno pochi dubbi che si tratti di Vincenzo.

Un raptus di gelosia avrebbe spinto Ciro Guarente, 35 anni, a uccidere Vincenzo, trucidato durante un litigio. L’uomo lo avrebbe assassinato perché convinto che la sua compagna trans Heven Grimaldi avesse una relazione con lui. Era stata la stessa Heven, consulente d’immagine polacca, a denunciare la scomparsa del suo amico, di cui si erano perse le tracce dal 7 luglio scorso. Prima la ragazza ne aveva segnalato l’allontanamento e poi aveva fatto appello a ‘Chi l’ha visto?’, ignorando che la vita di Vincenzo era stata spezzata per sempre dalla furia omicida del suo compagno. “Ho assolutamente bisogno di sapere che stai bene – diceva nel videomessaggio – ti prego io non posso obbligarti a tornare, ma mi auguro che tu stia bene. Sei importante per me“.

Scorrendo i profili social di Heven e Vincenzo, è facile intuire quanto i due fossero legati. Sembrano fratello e sorella mentre si abbracciano davanti alla telecamera prima di marciare insieme al gay pride, piuttosto che due amanti. O quando si mettono in posa con i loro “sorrisi vincenti e sguardi ammiccanti”. Due ragazzi come tanti altri, due anime che si erano trovate senza troppe pretese, pronte ad aiutarsi e condividere qualche spiraglio di felicità. Lavorava come commesso, Vincenzo, e nelle foto postate a centinaia sul proprio profilo, sorride sempre. Spesso è in compagnia di amici, li abbraccia, si diverte, mima lo sguardo da duro. Immagini che ora sembrano lontane, perse per sempre, inghiottite dalla rapidità di cui vivono e si nutrono i social.

Laura Pausini e Giorgia, ma anche le canzoni di Ariana Grande e George Michael facevano da colonna sonora al mondo a colori di Vincenzo. “Parlano di te che non hai regole – scriveva qualche mese fa, citando ‘Oronero’ di Giorgia – La gente parla quando non ascolta neanche se parlano di me che non mi amo davvero. Ma una carezza sul mio viso è il mio primo pensiero. Parlano di noi, che abbiamo tutti contro ma tu sei come me so che rimarrai al mio fianco”. Heven era una di quelle. Sempre lì, pronta ad aiutarlo, a tendergli la mano nei momenti di difficoltà. Si era presa cura di lui, lo aveva accolto in casa. Vincenzo era il suo migliore amico, tutta la sua vita. Non avevano legami di sangue ma erano fratelli nell’anima. E’ Heven, ora, ad affidare ai social tutto il suo dolore.

“E’ inutile esprimere il mio dolore qui sopra perché non ho più alcuna forza” scrive Heven nell’ultimo post, dove racconta di come Vincenzo fosse la sua vita, “vita che ora non ho più”. “Ho sempre aiutato Vincenzo in qualunque modo mi è stato possibile, soprattutto nell’ultimo periodo – scrive Heven – dove a seguito di un feroce litigio in famiglia ho prelevato Vincenzo portandolo in pronto soccorso per poi tenerlo a vivere con me. Ho provveduto a lui economicamente, gli ho lasciato la mia auto, mi sono curata di lui con tutti i mezzi a disposizione perché Vincenzo era la mia vita, vita che ora non ho più”.

Ho perso in una sola tragedia le due persone più importanti della mia vita – conclude – il mio migliore amico e fratello, il mio fidanzato con il quale ho trascorso 7 lunghi anni della mia esistenza, la mia casa, la mia vita. Se non capite il mio dolore almeno siate umani. Grazie”.

Cronaca

adnkronos/Federica Mochi/Selfie, risate e notti in discoteca: chi era Vincenzo

Orrore a Napoli: trovato corpo di un attivista gay ucciso e fatto a pezzi per gelosia

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Il cadavere è stato rinvenuto nel pavimento cementato di un vano attiguo ad un autolavaggio in via Scarpetta, nei pressi dell’abitazione dei genitori del 35enne arrestato per il delitto e reo confesso. A darne la certezza sono gli esami anatomopatologici, il corpo, infatti, è in avanzato stato di decomposizione.

Sarebbe quello di Vincenzo Ruggiero, 25 anni, attivista gay di Parete nel Casertano, ucciso la scorsa settimana dall’ex compagno di un trans che frequentava, il corpo senza vita trovato ieri sera dai Carabinieri in un garage in via Scarpetta nel quartiere Ponticelli, zona orientale di Napoli. I militari stanno ancora procedendo all’identificazione del cadavere, fatto a pezzi dall’omicida.

Due giorni fa i Carabinieri del reparto territoriale di Aversa hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dal pm nei confronti di Ciro Guarente, 35enne originario di San Giorgio a Cremano ma residente a Giugliano in Campania, indagato per omicidio e occultamento di cadavere.

Guarente ha poi confessato di aver ucciso Ruggiero, da lui considerato rivale in amore, e di aver gettato il cadavere in mare. Le ricerche finalizzate al ritrovamento del corpo della vittima sono state svolte inizialmente con il supporto delle unità della Capitaneria di Porto di Napoli, fino al ritrovamento ieri sera a Ponticelli del cadavere che i militari ritengono con buone possibilità possa essere proprio quello di Vincenzo Ruggiero.

Ciro Guarente sospettava che Vincenzo avesse una relazione con il suo compagno. Ruggiero era molto attivo nell’ambito della comunità lgbt campana. Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, ha dedicato all’amico scomparso il 7 luglio un post su Facebook poco dopo aver appreso la notizia del fermo di Guarente, spiegando di essere anche stato contattato in privato da quest’ultimo e di aver vissuto ore di “ansia, paura e angosce”. Ruggiero è stato ricordato anche con una fiaccolata in piazza Bellini a Napoli sabato 29 luglio.

Chi era Vincenzo Ruggiero
CRONACA • SUD – CRONACA

Chi era Vincenzo Ruggiero: selfie, risate e notti in discoteca

Ha lo sguardo imbronciato e il sole dritto in faccia, nell’ultima foto postata su Facebook. Un selfie come tanti, che campeggia sulla sua bacheca, pronta…

redazione vivicentro campania /agi /adnkronos

Corleone: il Comune sciolto per mafia dove la Chiesa si veste da Stato

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Andrea Malaguti è stato a Corleone: nel Comune sciolto per mafia dove la Chiesa si veste da Stato, per i giovani rimane solo il volontariato.

Contrada San Marco a Corleone dove la Chiesa si veste da Stato

Comune sciolto per mafia, per i giovani c’è solo il volontariato

CORLEONE – La donna ha tre figli che non sa come campare, i denti larghi, curati male, una vita che spesso fa schifo e un marito libico che se n’è andato al nord lasciandola sola dopo averle dato un sacco di botte. Eppure oggi si sente bene. Se si gira verso destra, dall’altra parte della strada, ma in qualche modo lontanissima, vede Corleone, distesa irregolarmente sotto la coperta delle sue contraddizioni e delle sue paure. E davanti, con la sua bellezza stanca e i suoi campi di grano anneriti da incendi intimidatori, la valle del Belice. Il silenzio quotidiano è fatto più di solitudine che di pace, di guerre di cui non parla più nessuno lontano da qui, di controllo del territorio.

Ma è a guardare sotto, dal balcone della piazzetta, arredata con lampioni sfondati dalle sassate, che questo pomeriggio le si alleggerisce il cuore. «Lei non sa che regalo ci ha fatto don Luca, nessuno pensa a noi». Don Luca, che è un frate – quello degli spot dell’8 per mille, «chiedetelo a don Luca» – farfuglia qualcosa imbarazzato e dà il merito al vescovo. «Ha organizzato tutto lui, monsignor Pennisi». Poi dice: «dai, manda di sotto i ragazzi a giocare con gli altri», mentre l’aria all’improvviso si riempie della musica delle chitarre degli animatori di RelAttiva, un’associazione che crede nella relazione – qualcuno ricorda ancora il significato della parola? – come prima fonte di benessere. Solo che le relazioni tra i cinquecento abitanti del quartiere, dei loro figli senza futuro, sono rasoterra.

E spesso sono fatte di risse e di insulti. Di furti di acqua e di corrente. Di liti per i rumori molesti, per i latrati dei cani, le bici rubate, lo spaccio della marijuana e per l’alcol. Di povertà e piccoli lavoretti, di raccolta di fieno e di meloni e, quando capita, di manovalanza a basso costo per Cosa Nostra. «Il peccato è figlio del bisogno», dice la signora prima di segnarsi fronte, petto e spalle. E i servizi sociali? «Ci vogliono soldi anche per quelli e qui non ce ne sono», spiega don Luca. I ragazzi si arrangiano come possono, rischiando di diventare inutili come alberi che crescono bassi e storti senza mettere foglie.

«Eppure io in loro ci credo. La nostra comunità ci crede». Per questo RelAttiva, i frati, i volontari e la parte migliore delle confraternite di Corleone, quelle che ospitano gli immigrati e insegnano loro l’italiano, adesso sono qui. Per stare un pomeriggio assieme dove assieme non sta nessuno. I giovani del quartiere sono diffidenti. Guardano dai balconi, dalla collina, da dietro le macchine e solo quando sentono la musica e vedono il cibo decidono che sta succedendo qualcosa che non succede mai. Qualcosa che rischia persino di farli stare bene.

LE CASE ABUSIVE

Contrada San Marco scivola lungo un declivio bollente consegnato alle case popolari. Metà, la parte più alta, le ha prese chi ne aveva diritto. L’altra metà le hanno occupate abusivamente, arrivando anche da Palermo. Hanno sfondato le porte e hanno detto: nostre. Come se vivere lì fosse un privilegio. Nella diocesi a più alta infiltrazione mafiosa della Sicilia, quella di Monreale, guidata da un vescovo settantenne abituato a confrontarsi con la strada, a viverci in mezzo, contrada San Marco è forse la periferia più periferia di tutte. Pensato come quartiere residenziale, si è trasformato in fretta in un ghetto. Più che Milano 2 sembra lo Zen. Gli unici libri sono quelli della parrocchia e per arrivare a scuola servirebbe un pullmino. Che però non c’è. O meglio c’è, ma passa da un’altra parte nonostante le preghiere di deviare il tragitto di un paio di chilometri, mica tanto, una cosa semplice, che non si fa. Il tasso di evasione scolastica è tra i più alti d’Italia.

Il paradosso, in una terra che nella storia di questo Paese ha un significato preciso, è che di Stato dovrebbe essercene moltissimo, perché il 10 agosto del 2016 il Comune di Corleone, sul cui cartello d’ingresso spicca un involontariamente autoironico: «benvenuti nella capitale mondiale della legalità», è stato commissariato per infiltrazioni mafiose. I commissari sono addirittura tre. Ma lo fanno part time. Perché devono occuparsi altrove di problemi altrettanto seri, come gli sbarchi dei profughi sulle coste di Pozzallo. A Corleone ci vengono a rotazione, tre volte a settimana. E la loro vera ossessione è chiudere un buco di bilancio da sei milioni di euro. Per il resto si vedrà. Così, di notte, il paese di Riina e Provenzano, in cui Ninetta Bagarella gestisce ancora il tesoro di famiglia (l’ultimo sequestro dei Ros è arrivato il 19 luglio), resta con le strade al buio. L’acqua è razionata e se non ci fosse la solidarietà di una parte della società civile, sostenuta da una Chiesa che, dopo decenni di collusioni, curiosamente si mobilita, finirebbe per andare tutto in malora. «Il nostro ruolo dovrebbe essere sussidiario, invece finisce per essere centrale», dice don Luca. Interessa a qualcuno?

«GIOCHIAMO A FARE IL BOSS»

Stamattina Monsignor Pennisi si è svegliato alle sette. Lasciando Monreale è passato da Tagliavia per la festa della raccolta del grano e mentre la macchina lo porta a Corleone racconta di una diocesi dove i bambini giocano a fare i boss mafiosi e dove a Prizzi, tra Corleone e Sciacca, l’alcol e la droga sono diventati il problema più grosso tra giovani abbandonati a loro stessi. Riceve la telefonata di un magistrato minacciato dalla mafia assieme a un giornalista. Gli dice: «vediamoci presto». Poi giura che esiste sempre una strada buona da prendere. «Questo dirò oggi a Corleone. Dirò, citando Francesco, che i giovani devono avere il coraggio di vivere felici. Aggiungerò che Corleone è libera. Che nessuno è padrone del loro destino». E quando sale sul palco improvvisato del quartiere San Marco – uno dei tanti non luoghi italiani – è esattamente questo che dice. Sembra una cosa da poco. Invece è molto.

«In questa piazza faremo arrivare un container e lo trasformeremo in un punto di ascolto. Saremo qui ogni giorno. Per fare sentire a queste persone che non sono sole», dice don Luca. Prende Monsignor Pennisi sotto braccio e lo porta in casa di Giovanna, che ha tre figli – una in comunità a Partinico, uno con piccoli problemi di fumo e di spaccio e uno ancora troppo piccolo – e un corpo enorme fatto esplodere da qualche ghiandola fuori controllo. Ha gambe maldestre che hanno smesso di ubbidirle e quando vede il Monsignore gli occhi le si riempiono di lacrime. «E’ bello che lei sia qui», dice sottovoce. E si piega a baciargli una mano, come se solo in questo modo potesse contenere tutto il dolore che ha dentro. Così la domanda ritorna identica: interessa a qualcuno?

Ragazzi senza famiglia, l’incubo dei 18 anni

CRONACA • L’ESPERTO

Ragazzi senza famiglia, l’incubo dei 18 anni per 28mila ragazzi allontanati dalle famiglie

Per i 28mila ragazzi allontanati dalle famiglie d’origine per decisione dei Tribunali dei minori compiere 18 anni significa perdere ogni tutela: niente più…

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Corleone: il Comune sciolto per mafia dove la Chiesa si veste da Stato
lastampa/Contrada San Marco a Corleone dove la Chiesa si veste da Stato ANDREA MALAGUTI – INVIATO A CORLEONE

Venezuela, ancora morti nella protesta anti- Maduro

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In Venezuela la tensione è alta per l’elezione dell’Assemblea Costituente voluta da Nicolas Maduro. Nonostante il divieto di manifestare imposto dal governo,  i dimostranti hanno occupato diverse strade e gli scontri con le forze armate hanno tinto (ancora) di sangue le strade del Venezuela. Il bilancio di 12 vittime fa salire a 110 il numero di persone che hanno perso la vita dall’inizio di aprile, da quando sono iniziate le proteste anti-Maduro.

SCONTRI IN PIAZZA

Tre persone sono morte nelle proteste nelle ore prima dell’inizio delle operazioni di voto, cominciate alle 6 di mattina locali. Alle tre vittime si aggiunge un candidato dell’Assemblea Costituente, Felix Pineda, ucciso nella sua casa a Ciudad Bolivar, capitale dello stato di Bolivar nel sud est del Paese; mentre un leader dell’opposizione, Ricardo Campos, è morto nella città di Cumana. Altre due persone sono decedute durante le manifestazioni nello stato di Tachira, nell’ovest del Venezuela. Si tratta di due giovani ragazzi di 15 e 17 anni uccisi da colpi di arma da fuoco durante le proteste antigovernative. A questi si aggiungono un sergente della Guardia Nazionale e un manifestante dell’opposizione. Altri due uomini sono morti nelle proteste nello stato di Merida e un 43 enne è rimasto ucciso per un colpo di pistola alla testa durante una manifestazione nello stato occidentale di Lara.

L’ASSEMBLEA COSTITUENTE

L’Assemblea Costituente, che sarà composta da 545 membri, è chiamata a redigere una nuova Costituzione (dopo quella riscritta da Chavez nel 1999) e modificare l’ordinamento giuridico. L’opposizione vede la creazione della Costituente come un modo per accrescere ulteriormente il potere del presidente Maduro e permettergli di sciogliere il Parlamento, ora in mano all’opposizione.

Ragazzi senza famiglia, l’incubo dei 18 anni per 28mila ragazzi allontanati dalle famiglie

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Per i 28mila ragazzi allontanati dalle famiglie d’origine per decisione dei Tribunali dei minori compiere 18 anni significa perdere ogni tutela: niente più assistenza, né vitto né alloggio. Antonio Marziale, garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria fa un quadro fosco: “Sono privi di mezzi di sostentamento eppure formalmente adulti”, dice.

Ragazzi senza famiglia, i 18 anni sono un incubo: “Perdiamo casa e vitto”

Allontanati da genitori violenti, disadattati o criminali alla maggiore età vengono abbandonati al loro destino

ROMA – La maggiore età è una mannaia sul sussidio. Da 70 a zero euro. «Per i 28mila ragazzi allontanati dalle famiglie d’origine, compiere 18 anni significa perdere ogni tutela: niente più assistenza, né vitto né alloggio – afferma Antonio Marziale, garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria-.Sono privi di mezzi di sostentamento eppure formalmente adulti. Appena diventano maggiorenni non hanno più la sicurezza di un tetto e di un piatto a tavola. Perdono tutto». Per ciascun minore lo Stato paga in media 70 euro al giorno alle case famiglia e 130 euro alle comunità educative.

«A 18 anni si ritrovano soli, abbandonati al loro destino », racconta Cesare Romano, garante della Campania che ha riunito al Centro direzionale di Napoli una delegazione di di neo-maggiorenni rimasti senza tutele e, con l’assistente sociale Carmela Grimaldi, gira in lungo e in largo la regione per promuovere i «gruppi appartamento» dove seguire e rendere autonomo con un contributo chi sta per diventare maggiorenne. Dietro il ghigno e i tatuaggi Valerio Anaclerio nasconde una sofferenza che gli fanno pesare come macigni i suoi pochi anni. «Al 18° compleanno sulla torta c’erano preoccupazioni invece di candeline», sorride. Finito in una casa famiglia ad Atripalda per un motorino rubato, dopo la morte della mamma non vuole tornare a Pozzuoli («non c’entro più niente lì»). La maggiore età come una disgrazia: «Senso di vuoto, precarietà, nessuna certezza».

Accanto a lui Ahmed Sahane annuisce. «Io 18 anni li compio ad agosto», dice con un filo di voce prima di ripercorrere la sua Via Crucis che inizia con la fuga dalla Somalia, lo scampato reclutamento da parte dell’Isis, le violenze degli scafisti e il fallito reinserimento nella famiglia dello zio in Svizzera. «Sogno di diventare cuoco»,conclude. Solo un giovane su tre rientra in famiglia dopo essere stato allontanato. E una famiglia di origine su tre è povera. I minori fuori dal nucleo di origine sono 28.449, divisi a metà tra famiglie affidatarie (14.194) e comunità residenziali (14.255). Patrizia Saraceno è la vicepresidente del Ceis, il Centro di solidarietà fondato a Roma da don Mario Picchi: all’Eur, nelle palazzine di via Ambrosini, si occupa dei gruppi di minorenni dagli 8 ai 18 anni. In Italia il 60% degli affidamenti si protrae per oltre 2 anni e il 31,7% supera i 4 anni.

«Arrivano da noi ragazzi italiani e di altre nazionalità- spiega Saraceno-. Alcuni escono dai centri di accoglienza, altri ce li portano i carabinieri che li trovano per strada o sono mandati qui dai tribunali dei minori per graviproblemi familiari. Vivono la comunità come una seconda casa, condividono difficoltà e mansioni interne». Perciò, aggiunge, «non scopriamo il giorno prima che stanno per compiere 18 anni e prevediamo un percorso per ciascuno neo-maggiorenne: raggiunta la maggiore età, li teniamo anche se non riceviamo più fondi». Laddove non intervengano strutture non profit, i neo-18enni fuori dalla famiglia si ritrovano senza alcun sostegno.

«Chi si occupa di loro, lo fa a proprie spese, non ha alcun sussidio pubblico, come don Giacomo Panizza alla comunità Progetto Sud di Lamezia Terme- sottolinea Marziale-.In questa condizione di abbandono, molti ragazzi per sopravvivere diventano manovalanza per i clan criminali, per il caporalato o finiscono nei circuiti della prostituzione. Far uscire dal Welfare statale i neo 18enni significa consegnarli al business dell’illegalità». Alla base c’è «un vuoto legislativo», denuncia Marziale: «Quando un ragazzo diventa maggiorenne, le strutture di accoglienza devono mantenerlo con i loro mezzi quindi non sono in condizione nè hanno interesse a tenerlo ancora».

Oggi, precisa, «ci sono molte richieste per aprire case famiglie destinate ai minori, mentre nessuno si interessa ai neo-maggiorenni che vengono espulsi dal circuito dell’accoglienza come merce scaduta: si guadagna coi minori, non con i 18enni». A Reggio Emilia, nei comuni della Val d’Enza, si sono organizzati per fronteggiare il disagio. «Continuiamo a seguirli per dare compimento ai progetti individuali dei neo-maggiorenni- racconta Federica Anghinolfi, responsabile del servizio sociale integrato-. Il tribunale per i minori può richiedere che i servizi sociali proseguano nel loro impegno. Inoltre i genitori sono obbligati, anche se decaduti dalla responsabilità familiare, ad ottemperare al mantenimento dei figli, ma ciò non succede mai malgrado sia un reato perseguibile penalmente». Soprattutto nel Mezzogiorno è un’emergenza. «Dove vado senza lavoro?»,chiede Youssouf Kone. 18 anni li ha compiuti a novembre ma per ora resta a Casa Vanni, a Marano, nella periferia di Napoli, come «mediatore culturale volontario».

Lavora in nero come fruttivendolo e manda 90 euro a trimestre alla sua famiglia in Costa d’Avorio («mio fratello è morto in un incidente»). Con 13 anni di vita in comunità Christian Mustafa, di etnia Sinti, ascolta Youssouf come la traccia di una biografia condivisa. «Possibilità ce ne sono poche, è davvero dura»,sospira. Sanno bene quanto sia difficile trovare una strada per mantenersi fuori dalla comunità Rosario Giovanni Pepe e Antonella Tomasetta che da più di vent’anni in provincia di Avellino accolgono in casa minori tolti dai servizi sociali a famiglie disastrate o mandati da loro in prova dai tribunali minorili per evitare il processo. «Vengono eliminati dal sistema degli aiuti pubblici senza che siano pronti a camminare con le proprie gambe», osserva Pepe che poi descrive il «Far West delle rette negoziate con i sindaci per l’accoglienza di ciascun minore».

Nessuna progettazione, concordano i garanti. Contro la «corsa al ribasso delle rette per accaparrarsi fette di mercato» in Campania Romano ha riunito enti locali e comunità per fissare regole e tariffe, mentre in Calabria Marziale, monitorando come vengono accolti i minori, ha scoperto che molti, soprattutto stranieri fuggono dalle strutture . «E’ un esercito invisibile di cui non si sa più nulla: è appena venuta da me la responsabile di tre ragazzi che non si trovano più- accusa. – L’assistenza è resa confusa e burocratizzata tra livello statale, regionale e comunale, intanto esce dai radar una gioventù lasciata a sè stessa. Sono ragazzi che hanno alle spalle situazioni terribili e non possono tornare indietro. A 18 anni lo Stato non versa più un euro per loro. Abbandonarli significa perderli, far finta di niente è orrendo».

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Il Podio Gialloblù di Juve Stabia – Bassano 3 – 1 (Coppa Italia)

Esordio da incorniciare per la nuova Juve Stabia di Fabio Caserta e Ciro Ferrara, che supera in Coppa Italia il Bassano con un netto 3 – 1

PODIO

Medaglia d’oro: a Filippo Berardi, che battezza la stagione della Juve Stabia con la prima rete. Pregevole la giocata del talentuoso esterno scuola Torino, cheal dodicesimo fulmina Grandi con un sinistro a giro chirurgico. La finta finalizzata ad accentrarsi dell’esterno mette costantemente in difficoltà la difesa del Bassano, spesso sorpresa dalla rapidità di Berardi. Nella gara del numero 10, se la qualità è sotto gli occhi di tutti, non manca anche la quantità; tanta corsa, infatti, per Berardi, anche per aiutare in copertura. Promosso.

Medaglia d’argento: a Valerio Nava, terzino tuttofare. Grande prestazione dell’ex difensore del Catania, che non parte benissimo ma che poi recupera alla grande le sbavature iniziali. Nava parte in sordina, per poi diventare un martello sulla distanza. Preciso il cross di destro con il 2 offre a Strefezza la palla del 2-1; se il suo assist è perfetto, da cineteca è invece la rete con cui Nava chiude i conti: sassata di destro da 30 metri con palla che toglie le ragnatele estive dal sette della porta del Pinto di Caserta. Esplosivo.

Medaglia di bronzo: a Luigi Viola, fosforo del nuovo centrocampo della Juve Stabia. L’ex Vibonese è il più in palla nella mediana delle Vespe, e riesce a sdoppiarsi bene nella fase di costruzione e in quella di interdizione. Da fantasista più che centrocampista, è il diagonale con cui Viola innesca Berardi per la prima rete dei gialloblú; nella ripresa il numero 8 dimostra di avere tanta benzina in corpo, andando in pressing sui portatori di palla veneti. Fumo ma anche arrosto.

CONTROPODIO

Medaglia d’oro: a Daniele Paponi, a tratti invisibile durante la gara. Si contano sulle dita di una mano i palloni giocati dal centravanti gialloblù, sicuramente non innescato sotto porta, ma nemmeno in grado di valorizzare i pochi palloni giocati o di fungere da guida per i compagni più giovani. Prestazione che si assesta sulla falsa riga di quelle offerte la scorsa stagione.

Medaglia d’argento: alla disattenzione di Pietro Dentice. Buona la prestazione del terzino sinistro ex Siracusa, sfortunato nel pagare caro l’unico errore della sua gara. Dentice al minuto 40 si fa infatti bruciare dal suo avversario, bravo a servire Minesso per il momentaneo pareggio del Bassano.

Medaglia di bronzo: a Giacomo Calò, troppo timido a centrocampo. Inevitabile, vista la sua giovanissima età, che il classe 97 ex Sampdoria non sia stato subito incisivo in campo. Qualche rischio di troppo e qualche errore di misura nella sua gara; ad ogni modo sbavature ampiamente comprensibili nella prima uscita stagionale.

Raffaele Izzo