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Fabio Fabbri: Un appello alla pazienza e un tuffo nel calcio che fu per la Juve Stabia

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Fabio Fabbri, ex portiere e figura storica della Juve Stabia, ha offerto una panoramica approfondita sulla situazione attuale della squadra e ha condiviso preziose riflessioni sul calcio di oggi e di ieri, sottolineando l’importanza della pazienza e della serenità per il cammino delle “Vespe” nel campionato di Serie B.

Un Inizio Difficile e la Necessità di Tempo

Intervenendo in qualità di esperto di calcio, Fabbri ha riconosciuto che la piazza di Castellammare è “molto esigente” e “esercita molta pressione” sulla squadra.  Tuttavia, ha subito messo in guardia contro le critiche “eccessive” dopo sole tre giornate di campionato, definendole “troppo poche” per emettere giudizi definitivi.  Secondo Fabbri, la squadra merita il “credito che si sono conquistati l’anno scorso” grazie a un “super campionato”.Ha osservato che molte squadre affrontano la Juve Stabia con un atteggiamento “attendista”, come visto con la Reggiana che si è presentata “molto guardinga”, schierata tutta dietro in attesa di ripartire.  Questa è una dinamica che Fabbri si aspetta di vedere spesso al Menti.  Il tempo è un fattore cruciale, dato che molti giocatori sono cambiati e il gruppo necessita di riformarsi.  I “reali valori” di una squadra, a suo dire, emergono solo tra la dodicesima e la quattordicesima giornata.

Fabbri ha anche sottolineato la difficoltà e l’incertezza del campionato di Serie B, dove i pronostici iniziali spesso vengono smentiti.  Elogi al Direttore Sportivo Lovisa e al Nuovo Portiere Confente.Il discorso si è poi spostato sulla dirigenza, con Fabbri che ha espresso grande stima per il direttore sportivo Lovisa che nonostante la giovane età, Lovisa ha “dimostrato di saperci fare”  e “gli va dato cioè va rispettato”.  Fabbri ha evidenziato una relazione simbiotica: “Serve il direttore a Castellammare quanto Castellammare sera serve al direttore”, definendo Castellammare una piazza “formativa” e una “grandissima esperienza” per il direttore.

A suo avviso, Lovisa ha dato molto, ma anche Castellammare ha dato molto a lui.  Riguardo al nuovo portiere Confente, Fabbri ha espresso una “buonissima impressione” basata sulla partita visionata.Ha descritto Confente come “molto puntuale negli interventi”, “attento”, che “giocava alto” e “è uscito in qualche situazione con tanta sicurezza”.  Pur non conoscendolo a fondo, ha notato che Confente ha “caratteristiche totalmente diverse” dalle sue, essendo molto alto, mentre Fabbri si considerava più reattivo.

L’Evoluzione del Ruolo del Portiere e un Paragone Tra Epoche

La difficile eredità lasciata da Thiam per Confente è stata un punto di riflessione per Fabbri, che ha condiviso la sua esperienza nel raccogliere l’eredità di Strino.  Vivere tale situazione è uno “stimolo” a “entrare in campo sempre concentrati” e “sbagliare poco” per far dimenticare chi ha fatto bene.  Tuttavia, Fabbri ha espresso una certa riserva sull’evoluzione moderna del ruolo del portiere, che ora deve essere più coinvolto nell’impostazione del gioco. “A me non piace tanto”, ha confessato.  Per lui, la priorità assoluta di un portiere è “essere bravo a non far entrare la palla in rete”.

Sebbene oggi sia necessario essere “molto più bravo coi piedi” per le richieste degli allenatori di “partire dal basso”, la “regola principale” rimane l’abilità tra i pali e le caratteristiche tradizionali.

La qualità della Juve Stabia degli anni ’90

Paragonando il calcio del passato con quello attuale, Fabbri ha concordato che i giocatori della sua epoca, come Talevi, Lunerti, Musella, Monti e Veronici, avrebbero potuto giocare in Serie B di alta classifica o in Serie A per la salvezza, grazie non solo alle loro “caratteristiche tecniche” ma anche alla loro “personalità”.  Il calcio degli anni ’90, a suo dire, era caratterizzato da una “diversa” esperienza e da un modo di interpretare e gestire la partita con “più astuzia”, “mestiere” e “personalità”, qualità che oggi Fabbri non vede con la stessa intensità.  La “concezione del mestiere” era profondamente diversa, con i giocatori “molto attaccati alla squadra” e rapporti forti con l’ambiente, creando “gruppi speciali”.

Auguri per il Futuro e Ricordi Indelebili

Per il futuro della Juve Stabia, Fabbri ha espresso la speranza che la squadra si riconfermi in Serie B, considerando la categoria “un traguardo bello” e l’opportunità di “assaporare il calcio vero”.  L’obiettivo della salvezza, per lui, è “scontato”, e l’augurio è che si possa replicare il campionato dell’anno scorso, a condizione che si mantenga “un ambiente sereno”.Infine, Fabbri ha condiviso ricordi emozionanti del suo periodo a Castellammare, dal coro “Magico Fabbri” alla profonda “unione tra squadra, tifosi e città”, che “stimolavano a far bene”.  Il ricordo più vivido, più di “100 parate”, è la sensazione di salire le scale del Menti e vedere lo stadio “pieno o strapieno” ogni domenica.

Ha rievocato aneddoti come l’invasione dei tifosi stabiesi a Caserta per la partita contro la Sambenedettese, un’esperienza unica.  La Serie B “è tanta tanta roba” per la città e per la società, e Fabbri spera di “non vedere più la Serie C”.

La Pietà di Gricci, nuova acquisizione di Capodimonte

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Un tassello importante dell’identità di Capodimonte torna a casa per completare la storia della Real Fabbrica di Porcellana fondata da Carlo di Borbone nel 1743: è un piccolo ma straordinario capolavoro la Pietà di Giuseppe Gricci, il modellatore del Re, pezzo rarissimo in terracotta che gli studiosi hanno identificato circa un ventennio fa sul mercato internazionale dell’arte. “E’ stato emozionante riportare quest’opera a Napoli, dove fu realizzata, ed ammirarla da vicino – dichiara Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte – Nelle collezioni pubbliche cittadine non è conservato alcun bozzetto in terracotta ascrivibile, come questo, alla mano del celebre capo-modellatore della Real Fabbrica. Il modello in creta plasmato da Gricci è, infatti, lo stadio dell’opera in cui più immediatamente è possibile cogliere il segno e la cultura figurativa di questo grande artista fiorentino, che Carlo di Borbone volle con sé, prima a Napoli e poi a Madrid. Abbiamo voluto condividere subito questa acquisizione con i tanti visitatori che nel periodo estivo affollano il Museo e Real Bosco. Con un piccolo allestimento che vuole essere una preziosa anticipazione della nuova sezione delle porcellane, attesa tra pochi mesi”.

“La Pietà di Gricci, il modellatore del Re. Nuova acquisizione di Capodimonte. Tra terracotta e porcellana” è il titolo dell’allestimento, fino al 28 ottobre. In questa occasione la nuova terracotta del Museo e Real Bosco viene messa a confronto con la Pietà con il San Giovanni Evangelista in porcellana del Museo Duca di Martina, sempre del Gricci. La costruzione piramidale è quella della Pietà di Michelangelo, con il corpo di Cristo accolto sulle gambe di Maria e le figure raccordate da un ampio panneggio. Il confronto tra i due gruppi – quello in terracotta e quello in porcellana – rivela l’evoluzione stilistica di Gricci sul tema della Pietà: più teatrale e distaccata nella porcellana, dove il dolore è sublimato, più umana e intima nella terracotta, dove il gesto della Madonna che asciuga le lacrime esprime una sofferenza materna.

Il dialogo tra le due opere è stato allestito nella sala 20 del secondo piano del Museo, dove è esposta la celebre Pietà di Annibale Carracci: il dipinto, realizzato presumibilmente per la devozione privata del cardinale Odoardo, nel Settecento al Palazzo Reale a Napoli, è caratterizzato da un dolore straziato e raccolto. L’impostazione monumentale dei due protagonisti e la resa scultorea di alcuni dettagli, come le pieghe nette della veste della Vergine, hanno reso l’opera un modello trasversale nell’interpretazione di questa iconografia per pittori, scultori, incisori e modellatori. E anche Gricci mostra di esserne influenzato, riecheggiando nei suoi due gruppi plastici molti elementi della tela: ad esempio nelle membra abbandonate del Cristo, che si svolgono in continuità con il sudario poggiato sulle rocce.

Alla presentazione sono intervenuti Luigi Gallo, Direttore ad interim Musei Nazionali del Vomero, e Riccardo Naldi – professore di storia dell’arte moderna Università degli Studi di Napoli L’Orientale, che fu il primo a riconoscere il gruppo in terracotta di Gricci nel 2007.

Giuseppe Gricci, raffinato modellatore e scultore fiorentino, fu attivo come autore di soggetti sacri destinati alla corte reale sin dai primissimi anni di vita della Real Fabbrica di porcellana di Capodimonte, e tra il 1744 e il 1745 lavora a più riprese proprio al tema della Pietà. In un documento pubblicato nel 1888, Minieri Riccio fa riferimento a Gricci che nell’aprile del 1744 ‘fece una Pietà in porcellana ed una maensola con la sua forma in gesso’. La terracotta che, a causa della variante del movimento del braccio destro della Vergine, non può ritenersi il modello diretto del gruppo in porcellana del Museo Duca di Martina, tuttavia consente di seguire il processo di elaborazione del tema. I resti di colore sembrerebbero alludere a un utilizzo del modello come base di prova di decorazioni pittoriche, documentate da un esemplare in porcellana policroma del Museo Municipal di Madrid.

Fonte AdnKronos

Incendio sul Vesuvio, fiamme non si fermano: le news

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Non si ferma ancora il vasto incendio sul Vesuvio, il cui fronte di fuoco è di due chilometri. Decretato intanto lo stato di mobilitazione nazionale della Protezione civile. Ad annunciarlo è il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. L’incendio sta interessando in particolare la pineta di Terzigno, con il coinvolgimento della Riserva Integrale Tirone, nonché dei territori boschivi dei comuni di Trecase, Ercolano e Ottaviano, con un fronte di fuoco che, al momento, ha raggiunto i 3.000 metri e un’area di diverse centinaia di ettari bruciati.

“Ho appena firmato il decreto per disporre, a supporto della Regione Campania, lo stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione civile. Il provvedimento, concordato con la Regione, si è reso necessario dopo il vasto incendio che sta interessando il Parco nazionale del Vesuvio. Con la firma del decreto, consentiamo al nostro Dipartimento nazionale di assicurare il coordinamento dell’intervento del Servizio nazionale della protezione civile a supporto delle autorità regionali, allo scopo di concorrere al contrasto degli eventi estremi, anche col concorso di uomini e mezzi da altre Regioni”, ha annunciato il ministro Musumeci.

“Fronte di fuoco di due chilometri”

Il fronte di fuoco, spiega intanto all’Adnkronos il prefetto di Napoli, Michele di Bari, facendo il punto della situazione, “è di due chilometri e si sta lavorando perché diminuisca”.

“C’è un robusto presidio sul territorio con sei Canadair, quattro elicotteri della Regione, l’Esercito, i vigili del fuoco e tanti volontari della protezione civile”, spiega ancora. ”I sindaci interessati hanno adottato le misure urgenti per tutelare gli abitanti”, aggiunge.

Le fiamme sono divampate nel pomeriggio di ieri nei boschi di Terzigno, interessando il versante del Monte Somma del Parco Nazionale. Al lavoro, dalle prime luci dell’alba, i 6 Canadair della flotta aerea nazionale antincendi, provenienti da diverse regioni. Il vastissimo rogo sta interessando più fronti e la Protezione civile in una nota comunica che insieme alla flotta di Stato, sull’incendio stanno operando anche i mezzi aerei della flotta regionale.

Nella serata di ieri la Prefettura di Napoli ha attivato il Tavolo di Monitoraggio con due riunioni straordinarie. Sono state attivate squadre a terra che hanno lavorato anche nelle ore notturne, mentre le operazioni sono riprese questa mattina alle 5, con l’impiego dei mezzi aerei.

L’appello ai turisti: “Astenetevi dalle escursioni”

“Al momento l’incendio non interessa l’area sommese. L’appello ai turisti e agli appassionati è quello di astenersi da qualsiasi attività escursionistica lungo i sentieri naturalistici, al fine di evitare condizioni di pericolo e per non intralciare gli interventi”, ha intanto detto Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, nel napoletano.

“Il fronte sarebbe di circa di 2 km da Terzigno alla Riserva Tirone Alto Vesuvio dove si registrerebbe la situazione più grave – aggiunge -. Dunque l’incendio non interessa l’area sommese. E’ fondamentale avvisare e fare un appello a tutti i turisti e a tutti gli appassionati a non recarsi lungo i sentieri per evitare condizioni di rischio e soprattutto per non intralciare gli interventi. Cerchiamo di dimostrare amore per l’ambiente, per la montagna, per la natura. Ringraziamo il Parco Nazionale del Vesuvio e le forze in campo come la Protezione Civile. Anche io sto seguendo la situazione anche se non riguardante Somma Vesuviana”.

Costa: “Vesuvio devastato, disastro ambientale che si ripete”

“Un fronte di fuoco di due chilometri sta devastando il Vesuvio, cancellando ettari di bosco, vigne e biodiversità unica al mondo. È un disastro ambientale che si ripete, come già accaduto nel 2017, e che impone risposte immediate e strutturali”, le parole di Sergio Costa, vicepresidente della Camera dei Deputati.

“Ringrazio tutte le donne e gli uomini impegnati nelle operazioni di spegnimento – Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestale, Protezione Civile, Esercito, Sma Campania, polizie locali e metropolitana – per il grande lavoro che stanno svolgendo in queste ore difficilissime. Ma l’emergenza – prosegue Costa – non può essere affrontata solo quando le fiamme sono già divampate. Occorre prevenzione, presidio e tecnologia. È necessario installare videocamere di sorveglianza capillari utilizzando i fondi delle Zone Economiche Ambientali, che purtroppo il Governo ha prosciugato, e costituire un pool investigativo dei Carabinieri Forestali, come avvenne nel 2017, che portò all’arresto di un incendiario e del quale io ne ero il comandante. Va, inoltre, rafforzato il Piano Programma di presidio permanente del Parco Nazionale mediante convenzione con il Comando generale dell’Arma, strumento operativo che, dal 2018 ha garantito la presenza sul territorio fino al 2022, poi niente. A questo – aggiunge il vicepresidente della Camera – si deve affiancare l’uso sistematico di droni di sorveglianza e un coordinamento stabile con le associazioni di volontariato vesuviane, che conoscono il territorio e possiedono competenze preziose per intervenire tempestivamente”.

Chiederò un’informativa urgente del ministro dell’Ambiente in Parlamento per sapere quale piano di tutela concreto il Governo intenda adottare per salvare il Vesuvio, il suo ecosistema e le comunità che lo abitano”, conclude.

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Fonte AdnKronos

Incendio sul Vesuvio, soccorsi ancora al lavoro per spegnere le fiamme: il punto

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Dopo le fiamme che stanno incendiando da ieri il Parco del Vesuvio, oggi ”stiamo lavorando alacremente, abbiamo rafforzato il dispositivo su alcune fasce e ci sono zone in cui l’incendio si sta marginalizzando. Credo però che ne avremo ancora per tutta la giornata”. Così all’Adnkronos il prefetto di Napoli, Michele di Bari, facendo il punto sulla situazione.

23 squadre protezione civile mobilitate

Mobilitate intanto dal Dipartimento di Protezione Civile 23 squadre di volontariato di protezione civile provenienti da varie parti dell’Italia per rafforzare la risposta all’emergenza incendi. Sei canadair ancora in azione insieme ai mezzi regionali. Squadre di Vigili del Fuoco operative da oltre 24 ore. Mezzi militari a supporto delle attività di spegnimento.

Volontario colpito da arbusto, soccorso e medicato

Intanto un volontario della Protezione Civile è stato colpito alla testa da un arbusto di medie dimensioni questa mattina in via Vecchia Campitelli, durante le attività di bonifica a piedi per lo spegnimento dell’incendio.

Soccorso sul posto e medicato, è stato trasportato in codice giallo all’ospedale del Mare di Napoli per una distorsione alla caviglia destra, un taglio al collo e dolori alla schiena. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri, cui sono affidate le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Ieri attivata mobilitazione nazionale Protezione civile

Ieri il Dipartimento di Protezione Civile ha attivato la mobilitazione nazionale per fronteggiare le fiamme. Ad annunciarlo è stato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.

L’incendio ha interessato in particolare la pineta di Terzigno, con il coinvolgimento della Riserva Integrale Tirone, nonché dei territori boschivi dei comuni di Trecase, Ercolano e Ottaviano, con un fronte di fuoco che ieri ha raggiunto i 3.000 metri e un’area di diverse centinaia di ettari bruciati.

M5S annuncia interrogazione parlamentare

“A seguito del gravissimo incendio che ha interessato il Vesuvio, ho scritto un’interrogazione parlamentare per attenzionare al Governo un dramma che non va derubricato a mera emergenza estiva. Pertanto, chiedo all’Esecutivo di definire una cornice operativa e permanente che consolidi la gestione integrata dell’area: una cabina di regia tra Governo, Regione Campania, Enti locali, Parco Nazionale del Vesuvio e Protezione Civile, con responsabilità chiare, strumenti di monitoraggio efficaci e indicatori pubblici accessibili. Ritengo fondamentale che l’intervento pubblico si basi su una rafforzata rete avanzata di sorveglianza (videosorveglianza satellitare, sensori termici, droni e immagini satellitari) accompagnata da adeguati mezzi di intervento, tra cui aerei antincendio, elicotteri, mezzi terrestri, e da infrastrutture logistiche e basi di rifornimento idrico facilmente accessibili. Senza dover chiedere ausilio alle altre Regioni, a cui va comunque il nostro ringraziamento”, dichiara intanto il senatore campano del M5S Orfeo Mazzella, vicepresidente della commissione Affari sociali di Palazzo Madama.

”Chiedo, inoltre, se sia stato effettivamente attuato, e non solo approvato, il Piano Nazionale di Prevenzione degli incendi boschivi, quali indicatori e meccanismi di monitoraggio ne documentino l’attuazione e quali report pubblici siano disponibili per una verifica trasparente. Chiedo altresì se il prossimo presidente del Parco Nazionale del Vesuvio possa dedicarsi esclusivamente all’amministrazione dell’ente, non distogliendo impegno e attenzione per ulteriori ruoli istituzionali. Inoltre, ho chiesto conto dell’effettiva reattività di risposta di tutti gli attori preposti, incluso l’ente parco.”

”Personalmente, reputo indispensabile valutare l’efficacia e la tempestività della risposta operativa all’emergenza incendiaria e, parallelamente, avviare azioni concrete per la bonifica di siti contaminati e la rimozione di discariche abusive, con pene adeguate e strumenti di controllo efficaci. Analogamente, ritengo necessario rafforzare la sanità pubblica nelle aree interessate con presidi sanitari e sistemi di monitoraggio di patologie correlate, prevedere una gestione partecipata con le comunità locali tramite esercitazioni e informazione continua, e salvaguardare la fauna e la flora del Vesuvio, che ospitano un patrimonio biologico rilevante e sostengono l’economia turistica della zona”.

56.263 ettari in fumo da gennaio a fine luglio, i dati in Italia

In Italia dal primo gennaio al 31 luglio 2025 si sono verificati 851 roghi che hanno mandato in fumo 56.263 ettari di territorio pari a ben 78.800 campi da calcio. Dati preoccupanti, frutto di analisi e rielaborazione di Legambiente su dati Effis (European Forest Fire Information System), che costano al Paese un triste record: a fine luglio è stata superata così la superficie bruciata nel 2024 che era stata di 50.802 ha con 1.515 incendi. E’ Legambiente a lanciare i dati aggiornati del suo report “Italia in fumo” e un appello contro l’emergenza incendi in occasione di Festambiente, il festival nazionale in programma fino a questa sera 10 agosto a Ripescia (gr) in Maremma,

Legambiente fa notare anche l’impennata dei roghi che c’è stata nelle ultime due ultime settimane di luglio. Se in Italia da inizio anno al 17 luglio 2025 il totale di ettari bruciati è stato di 30.988 ha (43.400 campi da calcio) e 653 roghi, dal 17 al 31 luglio sono andati in fumo 25.275 ettari e i roghi sono stati 198. Non si scherza con il fuoco” è questa la frase che da questa mattina appare sul maxischermo di Festambiente a Rispescia (Gr). Un’emergenza che sta colpendo a più riprese diversi territori del Paese, da ultimo il cuore del Parco nazionale del Vesuvio. L’incendio divampato in questa area, sottolinea l’associazione ambientalista, è un colpo al cuore e un fatto grave che deve richiamare tutti all’ordine e a interventi rapidi. In particolare, ad essere minacciate dai roghi sono sempre più anche le aree protette: da inizio anno al 31 luglio sono andati in fumo ben 18.700,53 ettari di aree Natura 2000 in 253 eventi incendiari.

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Fonte AdnKronos

Juve Stabia, tra “bene” e “non benissimo”: Il bilancio delle prime uscite e l’attesa per il cambio di passo

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Un inizio di campionato dai due volti per la Juve Stabia di Ignazio Abate.Le prime uscite stagionali hanno lasciato in dote una classifica che, seppur non preoccupante, non rispecchia a pieno quanto di buono si è visto in campo, soprattutto tra le mura amiche del “Romeo Menti”.

Due punti raccolti nelle ultime due gare casalinghe sono un bottino che va stretto alle Vespe, chiamate ora a un doppio confronto in trasferta che potrà dire molto sul reale stato di salute della squadra.Il pareggio per 0-0 contro il Venezia, seppur ottenuto con l’uomo in più per larga parte del match, è stato accolto con una certa soddisfazione dall’ambiente stabiese, a testimonianza della caratura dell’avversario.

Ben altre le sensazioni al triplice fischio della sfida con la Reggiana, terminata anch’essa a reti bianche.Un risultato che ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi e agli addetti ai lavori, con la squadra di Abate che avrebbe meritato certamente qualcosa in più per le occasioni create.

Il copione, in entrambe le sfide, è stato simile: una difesa apparsa già registrata e difficile da superare, ma un reparto offensivo e degli esterni poco incisivi al momento di concretizzare la mole di gioco prodotta.Discorso a parte merita la trasferta di Chiavari contro la Virtus Entella, prima stagionale in Serie B, dove il pareggio per 1-1 è sembrato il risultato più equo al termine di una gara combattuta.

Un punto che ha mosso la classifica e dato fiducia a un gruppo in costruzione.Per dovere di cronaca, un pensiero va anche al percorso in Coppa Italia, interrottosi al primo turno sul campo del Lecce (2-0).

Una sconfitta che ha precluso alle Vespe la possibilità di giocarsi una gara da sogno a San Siro contro il Milan di Massimiliano Allegri, un appuntamento che avrebbe certamente infiammato la piazza.Fatta questa premessa, è evidente come in casa Juve Stabia ci siano aspetti che funzionano e altri da rivedere.

La solidità difensiva è un punto di partenza fondamentale, ma lo score di un solo gol all’attivo in tre giornate di campionato è un dato che non ammette repliche.La manovra, a tratti avvolgente, diventa spesso fumosa negli ultimi venti metri, mancando di quella fluidità e cattiveria necessarie per gonfiare la rete.

Ora il calendario pone le Vespe di fronte a un doppio e ravvicinato impegno in trasferta che si preannuncia tanto complicato quanto stimolante.Si parte dalla sfida dello stadio “Picco” contro lo Spezia, una compagine che, come i gialloblù, è ancora alla ricerca della prima vittoria in campionato.

Sarà un test probante per la tenuta mentale e tattica dei ragazzi di Abate, chiamati a cambiare marcia e a dimostrare di saper essere pericolosi anche lontano dal “Menti”.Successivamente, sarà la volta della trasferta di Catanzaro.

Senza voler fare paragoni con il recente passato, spetterà a mister Abate trovare le soluzioni per risolvere i problemi in fase realizzativa.Il tempo, fortunatamente, è un prezioso alleato, con un campionato intero ancora da disputare.

Ma è altrettanto vero che, senza troppi giri di parole, prima si inizia a vincere e meglio è.L’avvio di stagione della Juve Stabia può essere riassunto con un “bene, ma non benissimo”.

Le prossime due trasferte, a partire da quella in Liguria, ci diranno se questo fine estate potrà regalare alle Vespe quel cambio di passo tanto atteso.

Incendio sul Vesuvio, ultime news e aggiornamenti

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Non è ancora stato domato l’incendio scoppiate sul Vesuvio. Anche oggi, lunedì 11 agosto, stanno continuando senza sosta le attività di spegnimento via terra e via aerea del fronte di fuoco. Lo rende noto la Protezione civile della Regione Campania, spiegando che da terra sono impegnate 190 unità operative addette all’antincendio boschivo, tra volontari della Regione Campania (49), operatori della Sma Campania (26) e addetti del sistema nazionale (115).

Dal 5 al 10 agosto sul fronte di fuoco attivo al Parco del Vesuvio, gli elicotteri della flotta della Regione Campania e i Canadair della flotta nazionale, coordinati sul campo dalla Protezione Civile della Regione Campania hanno effettuato nell’area del Vesuvio colpita dagli incendi 1.995 lanci sganciando sulle fiamme 7.821.600 litri di estinguente. In dettaglio, gli elicotteri regionali hanno effettuato nell’area vesuviana colpita dagli incendi 892 lanci, sganciando 1.013.000 litri di estinguente e volando 86 ore. I canadair della flotta nazionale hanno invece eseguito 1103 lanci sganciando sulle fiamme 6.808.600 litri di estinguente e volando per oltre 200 ore.

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Fonte AdnKronos

Centrodestra in stand by sulle elezioni regionali, stallo sui nodi Zaia e Campania

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“C’è un caos calmo”, scherza un big del centrodestra citando il titolo del bestseller di Sandro Veronesi per descrivere il clima all’interno della maggioranza sulle regionali. In pratica: tutto è in stand by, non ci sarà nessun vertice a Ferragosto, anche perché la priorità per i leader, in particolare Giorgia Meloni, è il conflitto in Ucraina in vista del vertice Trump-Putin in Alaska proprio il 15. In agenda non ci sono nemmeno incontri tra i coordinatori regionali. I nodi sono sempre quelli del Veneto e della Campania.

La ‘variabile Zaia’, nessuna novità e gelo Fdi

Per il ‘dopo-Zaia’ non ci sono novità: ovvero, c’è la Lega che rivendica un suo candidato. Intanto, i ‘problemi’ continuano ad arrivare proprio da Luca Zaia che rilancia la sua lista personale alle regionali, assicurando che si tratta di un “valore aggiunto” per la coalizione.

”La mia lista non è un atto di narcisismo o megalomania, in realtà ho sempre avuto una lista civica”, e anche stavolta servirà a “portare voti”, “Meloni lo sa”, ci tiene a sottolineare al Corriere della Sera il governatore leghista, che a causa del tetto al terzo mandato non potrà ricandidarsi alla guida della Regione.

La ‘variabile Zaia’, però, non va giù agli alleati: Fi e Fdi hanno dimostrato freddezza. Un comportamento che in casa Lega non comprendono, visto che conta vincere e con la lista del governatore uscente il Veneto potrà essere conquistato più facilmente. “Se non è un problema per la Lega, perché Zaia deve esserlo per gli alleati, visto che ci fa vincere”, commenta un big del Carroccio che sta seguendo da vicino il dossier elezioni.

Dalle parti di Fdi, però, una lista Zaia viene interpretata come una fuga in avanti. “Sarà il futuro candidato presidente a decidere quali sono le liste che lo sosterranno”, taglia corto all’Adnkronos il senatore meloniano Raffaele Speranzon, uno dei nomi in campo per il post-Zaia. Anche il coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo – altro possibile candidato del partito della premier – ribadisce le perplessità di Fdi sull’ipotesi di una lista Zaia: “L’assetto che la Lega vuole darsi per affrontare le prossime regionali non riguarda Fratelli d’Italia: noi – spiega il senatore all’Adnkronos – siamo impegnati a costruire la miglior lista possibile per Fdi. Potremmo eventualmente occuparci della lista del presidente solo nel caso in cui il presidente fosse espressione nostra”.

“Gli assetti con cui gli alleati intendono presentarsi alle elezioni sono una loro scelta: se la Lega vuole dividere i voti con una ‘lista Zaia’, nessun problema. È però singolare – dice ancora De Carlo – trovare una lista guidata da una persona che non è candidato presidente: si tratta di un’anomalia. Se in Fdi avessimo un fuoriclasse come Zaia, lo candideremmo nella nostra lista”. Al momento, non sembra prioritario un vertice sulle regionali. “Credo che la prima cosa importante sia definire la data delle elezioni. La priorità assoluta è l’unità della coalizione: con quella, si vince. La seconda è elaborare un programma solido per affrontare i prossimi 5-10 anni. La scelta dell’uomo di punta viene solo dopo: è un problema secondario rispetto all’unità e alla visione”, sottolinea il presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.

Pure Forza Italia è fredda sul governatore veneto uscente per bocca del coordinatore regionale in Campania, Fulvio Martusciello, fedelissimo di Antonio Tajani: “La lista Zaia rischia di produrre tantissime schede nulle non essendo Zaia candidato a presidente. L’elettore potrebbe confondersi…”. Nel 2020, avverte l’eurodeputato azzurro all’Adnkronos, “ce ne furono 100mila tra bianche e nulle. Con questa lista non escludo che se ne possano aggiungere altre 50mila”.

Stallo anche in Campania, i papabili e il timore sconfitta

Lo stallo persiste anche all’ombra del Vesuvio. In Campania probabilmente si voterà tra ottobre e novembre ma la maggioranza sembra attendere le mosse del centrosinistra, che con Roberto Fico candidato presidente viene dato per vincente anche ‘al netto’ dell’incognita rappresentata da Vincenzo De Luca.

Intanto, i papabili alla presidenza della Regione sarebbero Edmondo Cirielli, viceministro meloniano degli Esteri; Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Mezzogiorno; il rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito a cui si aggiungerebbe la carta di un altro ‘magnifico’, l’attuale rettore dell’università Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti. “Il vero problema è che in Campania il centrodestra non ha nessun nome pronto a metterci la faccia visto che si preannuncia una sconfitta”, confida un parlamentare di maggioranza di lungo corso.

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Fonte AdnKronos

Incendio al Centro direzionale di Napoli, cascata di fuoco dal grattacielo

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Incendio nella notte in un grattacielo al Centro Direzionale di Napoli: nessun ferito, ma paura per il distacco di alcune finestre. È accaduto poco prima delle 2. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe scoppiato al 20esimo piano dell’edificio che si trova all’isola G1 del Centro Direzionale di Napoli, propagandosi anche al 21esimo e lambendo il 22esimo piano. Fortunatamente non ci sono feriti. A causa delle fiamme, alcune finestre sono precipitate al suolo. Il rogo ha interessato alcuni studi professionali.

Sul posto, insieme ai vigili del fuoco, sono intervenuti gli agenti delle volanti e dell’ufficio prevenzione generale della Questura di Napoli. Sono in corso le indagini per chiarire le cause dell’incendio.



Fonte AdnKronos

Incendio sul Vesuvio, situazione migliora: ultime news

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”La situazione è in miglioramento, si sta lavorando alacremente con lo stesso dispositivo di ieri. Nelle zone in cui il rogo è stato estinto è iniziata l’opera di bonifica e sono state create almeno 5-6 piste tagliafuoco”. Così all’Adnkronos il prefetto di Napoli Michele Di Bari facendo il punto sull’incendio al parco del Vesuvio.

Nel parco del Vesuvio stanno intervenendo da terra, l’Esercito Italiano–Brigata Garibaldi con mezzi speciali per aprire piste tagliafuoco, creando barriere fondamentali per contenere le fiamme e dal cielo, i Canadair della flotta nazionale e gli elicotteri della Regione Campania che effettuano lanci continui di estinguente per domare i fronti più critici. Lo fa sapere su Facebook la Protezione Civile della Regione Campania a cui è affidato il coordinamento delle operazioni.

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Fonte AdnKronos

A Pompei inaugurato un ristorante tra le rovine

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16 settembre 2025 | 11.02

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Una presentazione archeologica per inaugurare il ristorante all’interno degli scavi di Pompei, in realtà operativo già da qualche tempo, nella Casina dell’Aquila, edificio ottocentesco all’interno dell’area archeologica. A intervenire all’apertura ufficiale di Chora Restaurant è stato il direttore degli scavi, Gabriel Zuchtriegel, che ha illustrato la grande scoperta dell’anno: un affresco in una sontuosa sala da banchetto, emersa non lontano dalla Casina dell’Aquila, nel centro della città, nell’ambito degli scavi nella Regio IX, decorata con un grande affresco a tema dionisiaco. Presenti anche Chiara Nasi, presidente della Cooperativa Cirfood – vincitrice della procedura di affidamento in concessione di tutti i servizi di ristorazione presso il sito di Pompei – e i ragazzi della fattoria culturale e sociale “Parvula domus”, gestita dalla cooperativa sociale “Il Tulipano” che si occupa di inclusione e disabilità.

“Nell’inclusione non conta tanto quello che diciamo, perché a parole siamo tutti per l’inclusione; conta quello che riusciamo a realizzare effettivamente – ha detto Zuchtriegel in occasione della presentazione – Siamo felici che sta nascendo una sinergia tra il ristorante di Pompei e i ragazzi del Tulipano, perché è un valore aggiunto. Venire qui è sapere che anche dietro i servizi cosiddetti aggiuntivi come la ristorazione c’è un’etica e la bellezza del fare delle attività insieme, senza escludere nessuno, è un messaggio che diamo a tutto il mondo che viene a Pompei. Abbiamo la prima fattoria sociale in un’area archeologica ed è una cosa non meno importante delle grandi scoperte archeologiche”.

Il Chora Restaurant completa l’offerta di servizi di ristorazione del Parco a cura di Cirfood (il ristorante self-service e il Chora Cafè & Wine bar, oltre alla caffetteria attualmente situata presso il Quadriportico, in attesa del rinnovo locali a Vicolo del Foro) ed è arricchito dall’esposizione di opere di artisti contemporanei che interpretano in chiave moderna il loro viaggio attraverso la storia e la bellezza.

Fonte AdnKronos

Annibale: Parole e Visioni – Omaggio ad Annibale Ruccello al Teatro Karol di Castellammare di Stabia

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Sala piena al Teatro Karol di Castellammare di Stabia per ricordare Annibale Ruccello, uno degli autori più importanti della nuova drammaturgia napoletana, un vero genio del teatro nazionale, scomparso ad appena trent’anni nel 1986 in un incidente stradale.L’evento, organizzato dall’Associazione Pride Vesuvio, col patrocinio del Comune di Castellammare di Stabia per omaggiare l’artista stabiese a 39 anni dalla morte, ha riunito amici e attori famosi che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui o che hanno interpretato le sue opere.Ad iniziare la serata, un emozionante ricordo dell’artista scomparso, letto dal giornalista Nicola Garofalo, che ha accolto gli ospiti sul palco con garbo e professionalità.A portare i saluti dell’amministrazione comunale, l’assessora alle Pari opportunità e all’Educazione all’identità Annalisa di Nuzzo che, essendo stata anche sua amica e compagna di scuola, ha ricordato Annibale, definendolo uno dei pilastri dell’identità stabiese:

“Siamo stati testimoni di un’epoca in cui c’erano tanti input che venivano dall’esterno e penetravano nel Liceo che frequentavamo”.

Nei ricordi dell’Assessora Di Nuzzo la partecipazione all’allestimento del primo spettacolo di Ruccello al Teatro Odeon, “La Cantata dei Pastori”, con una piccolissima comparsata: una delle donne che seguivano la processione.”

“Poi, avendo studiato antropologia all’università, – ha continuato – mi ritrovai Annibale come antropologo” e proprio questo aspetto delle sue opere sembra essere trascurato per la Di Nuzzo, perché Ruccello “fonde nelle sue opere storia, antropologia e teatro”.L’Assessora alle Pari opportunità, ha poi rivolto un caloroso benvenuto agli organizzatori della serata e del Pride che si terrà nella nostra città sabato prossimo, 20 settembre:

“Il Pride a Castellammare per noi è un’importante iniziativa, è stato accolto con grande entusiasmo da tutta l’amministrazione comunale perché è la testimonianza di come sia possibile unire insieme educazione e intrattenimento, un intrattenimento che ha uno sguardo e un’incisività perché mira a rispettare le diversità e i diritti di tutti.”

Marisa De Martino dell’Osservatorio LGBTQIA+ Regione Campania, che promuove e raccoglie dati per azioni di contrato alla violenza e alle discriminazioni legate all’identità di genere, e amica di Annibale, ha voluto ringraziare l’amministrazione comunale per il sostegno al Vesuvio Pride, “segno di una società che investe in diritti civili e sociali.”

A salutare il pubblico del Teatro Karol in questa serata così speciale anche Danilo Beniamino Di Leo, Presidente del Pride Vesuvio, che ha affermato:

“Siamo orgogliosi e contenti di questa scelta, ringraziamo l’amministrazione comunale di Castellammare che ci ha accolti come nessun altro prima e il Teatro Karol e il direttore Giovanni Petrone che ci ha ospitato.”

“Ancora oggi, per quanto cerchiamo di sensibilizzare sulla questione arcobaleno, ci chiamano ragazzi che sono stati cacciati di casa dai genitori o che hanno paura di fare coming out, per questo dobbiamo scendere nelle piazze e portare i nostri colori.”

Ha quindi invitato tutti il 20 settembre al Vesuvio Pride sul lungomare stabiese, con artisti importanti che si esibiranno sul palco, tra cui la madrina dell’evento, Pietra Montecorvino.

Antonella Morea, straordinaria attrice, cantante e regista teatrale italiana, che sta portando in scena “Mamma – Piccole tragedie minimali” di Annibale Ruccello, ha raccontato di averlo conosciuto all’Università Federico II di Napoli, quando questi stava preparando la tesi in antropologia sulla Cantata di Pastori con Roberto de Simone ed ha condiviso alcuni bei ricordi.Sul palco anche il fotografo di scena Peppe Del Rossi, autore delle più note e belle foto di Annibale, che ha raccontato come si fossero conosciuti e com’era nata la loro collaborazione.Ad animare la serata, con simpatici aneddoti sull’amicizia e sulla collaborazione con il drammaturgo stabiese, Gino Curcione, attore napoletano di grande successo: è sua la voce fuori campo in “Le cinque rose di Jennifer”.

Spassosissimo il racconto di quando una sera, nel periodo natalizio, Curcione, Ruccello, Enzo Moscato, Servillo, Martone, Silvio Orlando e altri noti attori napoletani, dopo uno spettacolo, sono andati a giocare a tombola a casa di un’amica di Corcione a Fuorigrotta.Hanno animato la serata tirando i numeri del cartellone con l’eco, cioè Curcione spiegava il significato dei numeri in napoletano e Ruccello lo ripeteva con la cadenza stabiese, tra l’ilarità generale.Gino Curcione ha poi dilettato i presenti con la sua bella interpretazione di brani tratti dalle favole di Annibale, in cui confluiscono filastrocche e detti popolari dell’immaginario partenopeo e stabiese.Anche Giuliana De Sio, famosa attrice salernitana, è salita sul palco per omaggiare Ruccello, perché per anni è stata la meravigliosa interprete di “Notturno di donna con ospiti”, una delle opere più note del drammaturgo.

Non ha ricordi con Annibale da condividere, perché purtroppo non lo ha mai conosciuto, ma la fascinazione della sua opera ha colpito anche lei.Adriana Imparato – la protagonista di “Notturno di donna con ospiti”, è un personaggio a cui la De Sio afferma di essere molto legata: ” Sono cresciuta e invecchiata con un personaggio che non è invecchiato mai. – ha sottolineato.

“Se avessi conosciuto Annibale Ruccello, lo avrei chiuso in una stanza e gli avrei detto: “Scrivi!” – ha detto l’attrice.Purtroppo, la prematura scomparsa del drammaturgo ha impedito che ciò accadesse e che vedessero la luce altri capolavori.Il teatro di Ruccello, un teatro sperimentale aperto alla contaminazione di linguaggi diversi, è un teatro che piace e che coinvolge un pubblico sempre crescente, composto in gran parte da giovani.

Perché, secondo te, Annibale ancora oggi è molto seguito, che cosa attrae il pubblico? – le ha chiesto Nicola Garofalo.

“Perché oggi ci sono in giro tanti spettacoli intellettualmente inutili, – ha risposto l’attrice salernitana – invece Annibale era un intellettuale che scriveva per il pubblico, nella sua opera c’è commedia e c’è tragedia allo stesso tempo, è tutta vita che sale sul palcoscenico.”

Un teatro vicino alla realtà quotidiana, che porta in scena storie di alienazione, solitudine, frustrazione, follia, un teatro che affascina e che fa riflettere.In sala tanti amici di Annibale che hanno voluto essere presenti alla serata e che lo ricordano con stima e simpatia, tanti altri che non lo hanno conosciuto, ma che sono fieri di essere suoi concittadini.

“Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta”, una frase attribuita ad Ugo Foscolo è quella che meglio esprime quanto Annibale Ruccello continui a vivere nel cuore e nella memoria degli Stabiesi.

Juve Stabia: Le Vespe si preparano per due trasferte difficili e importanti per il percorso salvezza

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Un punto dopo l’altro, la Juve Stabia ha iniziato a costruire la sua stagione.I tre pareggi consecutivi nelle prime tre giornate, l’ultimo per 0-0 contro la Reggiana, hanno conferito solidità al gruppo ma hanno anche evidenziato una sterilità offensiva che attende di essere sbloccata.

Con 3 punti in classifica, le Vespe si affacciano ora a una doppia trasferta che può definire il percorso e l’identità della squadra.Le avversarie sono di quelle che non lasciano spazio a distrazioni: lo Spezia e il Catanzaro, due formazioni con qualità e una profonda voglia di riscatto.

Prima Tappa al “Picco”: Una Sfida tra Squadre a Caccia di Gol

La prima tappa del tour de force gialloblù è l’insidioso stadio “Alberto Picco”.

Lo Spezia, fermo a 2 punti e ancora alla ricerca della prima vittoria, rappresenta un’incognita desiderosa di risposte.La formazione ligure, considerata una delle più attrezzate del campionato, ha fin qui deluso le aspettative e condivide con le Vespe un problema non da poco: la difficoltà a trovare la via della rete.

La Juve Stabia, dal canto suo, arriva a La Spezia con le certezze costruite nelle prime uscite: una solidità difensiva encomiabile, che ha concesso un solo gol finora, e una manovra che, pur non essendo ancora scintillante, mostra progressi incoraggianti.Come ormai noto, però, manca la zampata decisiva in zona gol.

Sarà una partita di nervi, dove la concentrazione e la gestione dei momenti chiave faranno la differenza.Per espugnare il “Picco”, la Juve Stabia dovrà replicare la compattezza e l’organizzazione tattica viste con Reggiana e Venezia, provando a colpire un avversario ferito nei suoi momenti di debolezza.

Esame di Maturità al “Ceravolo” Contro un Avversario Diretto

Superato lo scoglio ligure, il calendario metterà di fronte alle Vespe un’altra sfida di grande spessore.

Il secondo match consecutivo in trasferta, al “Nicola Ceravolo”, è un appuntamento con una diretta concorrente, almeno stando all’attuale classifica.Il Catanzaro, proprio come la Juve Stabia, ha raccolto 3 punti frutto di tre pareggi e cerca la vittoria per spiccare il volo.

Per la squadra di Abate sarà il vero e proprio esame di maturità.Uscire indenni, o meglio ancora con tre punti, da un campo così difficile e contro una squadra che fa della qualità del gioco il suo marchio di fabbrica, darebbe una spinta psicologica e una consapevolezza inestimabili a tutto l’ambiente.

Sarà uno scontro diretto che pesa, un’occasione per misurare la propria crescita e affermare la propria identità.Queste due trasferte rappresentano un vero e proprio bivio per la stagione della Juve Stabia.

Dalle sfide con Spezia e Catanzaro uscirà un segnale forte e chiaro sulle reali potenzialità di questa squadra e sui suoi sogni di raggiungere una tranquilla salvezza.Le Vespe, però, hanno già dimostrato di avere cuore, carattere e un’invidiabile organizzazione difensiva: le basi solide per affrontare questo doppio, importante esame a testa alta.

Quello che rimane del Minardi Day

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di Pasquale Buondonno & Carlo Ametrano

Le ultime macchine passano in rassegna lungo il Circuito.Vetture GT, Prototipi e Formula storiche, come la March 701 e la Minardi PS04 del 2005, oltre a diversi modelli Ferrari e Lotus, come la Ferrari 250 Berlinetta SWB e la Ferrari 250 Testarossa Barchetta del 1958, macchine che hanno acceso fantasie, regalato sogni.

La sfilata ha incluso la March 701 del 1970 e altre vetture di Formula 2, F3, F.Junior e F. 3000.

Un gran premio “virtuale” che unisce tutti i vari modelli in un arco temporale davvero ampio e suggestivo.Come se il tempo non fosse mai passato e tutto si fosse cristallizzato in un immenso presente.

Assistiamo estasiati alle ultime accelerate sul rettilineo, l’ampia sgasata, il rombo assordante di motori che ruggiscono e bramano la loro potenza mostrando con orgoglio al mondo la loro magnificenza.Da domani si ritorna alla realtà.

Quando cala il sipario e si spengono le luci, è sempre un fatto triste.

Ma il ricordo di belle giornate come queste rimane a lungo scolpito nella memoria di chi le ha vissute.Le emozioni non si possono descrivere, nè quantificare.

Si possono solo provare.Sono esse un universo frastagliato, roboante, un mondo attraversato da un immenso arco luminoso, come un arcobaleno multicolore che risplende in un universo ridando al cielo una tonalità di antico, così come a Imola.

La 9^ edizione del Minardi Day si conclude con una passerella davvero emozionante, con i suoi motivi tecnici appassionanti, avvolgenti.Il rombo di un motore, la potenza dei suoi cilindri è come fosse musica rock.

La sera poi, l’appuntamento si trasferisce nella magica cornice delle “Cantine Zuffa” in Via Sellustra, da un autentico “Anfitrione” come l’Amico Augusto, autentico cerimoniere della serata.

Amici/ospiti che ci hanno allietato con la loro presenza: Davide Sforzi, Maurizio Angeli, Dodo Regazzoni, Anna Canelli, il dottore Giovanni Rodriguez, tanto per citarne qualcuno, oltre che l’onnipresente Carlo Ametrano.Cena che diventa poi un vero e proprio “Convivio”, dolci reliquie tutte da gustare, con un immancabile Sangiovese a innaffiare in modo raffinato le prelibatezze che ci sono state servite, il tutto a completare una serata davvero indimenticabile.

Convivio e convegno giornalistico a ruotare attorno ad un unico, granitico “perno”: la velocità.Pasquale Buondonno
&
Carlo Ametrano

Juve Stabia, il muro gialloblù: La difesa è il segreto della nuova rosa al servizio di Ignazio Abate

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In questo avvio di stagione in Serie B, la Juve Stabia ha mandato un messaggio chiaro al campionato: per superare la retroguardia gialloblù servirà un’impresa.I numeri delle prime uscite sono emblematici e confermano una solidità difensiva che sta diventando il marchio di fabbrica della squadra affidata ad Ignazio Abate.

Un fortino eretto su principi di compattezza, sacrificio e un’organizzazione tattica che sta già dando i suoi frutti.L’arrivo di Andrea Giorgini, l’esperienza di Marco Varnier, l’affidabilità di Marco Ruggero e il talento del giovane Giacomo Stabile, senza dimenticare anche Marco Bellich, stanno creando un reparto difensivo completo e ricco di alternative.

Questa abbondanza permette ad Abate di variare e di mantenere sempre alta la concentrazione, sapendo di poter contare su interpreti affidabili.

Confente, una Certezza tra i Pali

A comandare il bunker c’è Alessandro Confente, una vera e propria certezza.Il portiere sta confermando tutte le sue qualità e si sta imponendo come un leader in campo.

Gestisce la difesa con autorità e trasmette tranquillità all’intero reparto.Le sue parate, quando chiamato in causa, si sono già rivelate decisive, ma è la quasi totale inoperosità in partite come quella contro la Reggiana – terminata 0-0 ma dominata dalle Vespe – a testimoniare l’efficacia del filtro difensivo che lo protegge.

Un’Intesa Vincente tra Esperienza e Gioventù

A fare la differenza, però, è l’intesa tra i centrali. Marco Varnier, con la sua solidità e la sua esperienza accumulate in campionati importanti, rappresenta un punto di riferimento per il gruppo, un giocatore capace di guidare i compagni con l’esempio.

Al suo fianco, l’innesto di Andrea Giorgini si è rivelato subito azzeccato.L’ex Sudtirol si è integrato alla perfezione, mostrando fin dalla sua prima apparizione grande tranquillità e senso della posizione.

Marco Ruggero si sta confermando come un difensore sempre elegante nelle movenze e puntuale nelle chiusure, un elemento di sicura affidabilità.

Ma la vera, grande sorpresa di questo inizio di stagione è Giacomo Stabile.Il giovane difensore classe 2005, arrivato in prestito dall’Inter, sta crescendo a vista d’occhio, giocando con la personalità di un veterano e dimostrando un senso della posizione notevole per la sua età.

La sua prestazione “stabile” di nome e di fatto è una delle note più liete di questo avvio di campionato.

La Solidità come Mentalità

Il “muro gialloblù” è il vero segnale positivo di questo inizio di stagione.E se l’attacco, che sta ancora lavorando per trovare la giusta fluidità, dovesse sbloccarsi, le Vespe potranno davvero fare molta strada.

In un calcio che spesso dimentica che la base per ogni successo, o per ogni salvezza, è la difesa, la Juve Stabia sta impartendo una lezione.Avere un “muro” è spesso la chiave per conquistare punti preziosi, anche quando la manovra offensiva non è brillante.

In fondo, è una lezione che il calcio ci ha insegnato da sempre.La solidità difensiva non è solo un aspetto tecnico, ma anche una mentalità, un modo di interpretare la partita.

Significa essere compatti, sacrificarsi per il compagno, non concedere un centimetro all’avversario.Una difesa solida è una squadra che non ha paura, che sa di poter resistere anche nei momenti di maggiore pressione.

Avere un reparto arretrato che funziona è fondamentale per costruire la fiducia di tutto il gruppo.Il portiere e i difensori sono il primo baluardo, l’ancora a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà.

Sarà forse questa chiave di lettura il punto di forza della nuova Juve Stabia di Ignazio Abate?I primi segnali dicono inequivocabilmente di sì.

Juve Stabia, un Menti ancora amaro: Le Vespe sbattono sul muro della Reggiana e sulla propria sterilità

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Il fischio finale al Romeo Menti ha sancito un altro 0-0, l’ennesimo pareggio che, se da un lato muove la classifica della Juve Stabia, dall’altro mette a dura prova la pazienza dei tifosi gialloblù.L’entusiasmo della vigilia per la sfida contro la Reggiana, autentica “bestia nera” per le Vespe, sta lentamente lasciando il posto a un misto di frustrazione e delusione, alimentato dalla preoccupante sterilità offensiva della squadra.

Il copione della partita è quello già visto in questo avvio di stagione: la Juve Stabia di Ignazio Abate si è mostrata, come spesso accade, generosa e volenterosa.Tanta corsa, abnegazione e una solidità difensiva che sta diventando un marchio di fabbrica, ma anche una preoccupante e cronica poca incisività in zona gol.

La manovra, a tratti avvolgente, si è troppo spesso spenta negli ultimi venti metri, dove la lucidità e la precisione sono venute meno.Il lavoro del centrocampo, seppur encomiabile, non ha trovato sbocchi pericolosi, lasciando gli attaccanti spesso isolati e privi del giusto supporto.

Le occasioni per sbloccare il risultato non sono mancate.Le Vespe hanno creato diverse palle gol nitide, ma si sono scontrate con una giornata di grazia del portiere avversario, Motta, eletto migliore in campo grazie a interventi decisivi, in particolare su Piscopo nel primo tempo e su una girata a colpo sicuro di Gabrielloni nella ripresa.

Il vero problema, però, al di là della bravura dell’estremo difensore granata, risiede nella prestazione di alcuni singoli che hanno deluso le aspettative.In una partita bloccata come questa, contro un avversario ben organizzato, serviva una giocata, un’invenzione, un acuto che potesse accendere la melodia.

E invece, la musica è rimasta un sottofondo monotono, con pochi squilli e nessuna armonia.Nel post-partita, mister Ignazio Abate ha analizzato la gara con lucidità, difendendo la prestazione dei suoi: “Faccio i complimenti alla mia squadra, perché scardinare dei blocchi bassi non è mai semplice.

Abbiamo creato sette palle gol pulite, concedendo quasi nulla.Dobbiamo essere molto più lucidi e pazienti, ma aver trovato questa solidità e creare così tanto è un punto di partenza importante”.

Il tecnico ha sottolineato come la condizione fisica di alcuni giocatori chiave sia ancora in crescita, un fattore che, a pieno regime, potrà garantire maggiore qualità negli ultimi metri.Tuttavia, il sentimento che serpeggia tra i tifosi è di crescente impazienza.

Il pubblico, abituato a soffrire, accetta il sacrificio dei propri beniamini, ma chiede che a tanto impegno corrisponda anche una maggior qualità e determinazione in zona gol.La sensazione è che il pareggio non basti più.

Le speranze di vedere un attacco prolifico, rinvigorite dal mercato estivo, si scontrano con una realtà fatta di palle-gol sprecate e di azioni che si perdono nel nulla.Per riaccendere la fiamma della passione e dare un senso a una fase difensiva di ottimo livello, è necessario un cambio di passo immediato.

La classifica si muove, ma a piccoli, quasi impercettibili passi.E la pazienza, si sa, non è infinita.

Le Vespe sono chiamate a trovare al più presto la via del gol per trasformare le buone prestazioni in quelle vittorie che il pubblico del Menti attende con ansia.

Assistenza domiciliare: come stanno cambiando le esigenze delle famiglie italiane

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L’Italia si trova di fronte a una significativa trasformazione demografica.L’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto: entro i prossimi tre anni, si stima che il numero di persone con più di 90 anni supererà il milione, e le proiezioni indicano che entro vent’anni gli over 65 potrebbero raggiungere i 19 milioni, pari al 35% dell’intera popolazione.

Questo scenario, se da un lato celebra i progressi della medicina e l’aumento dell’aspettativa di vita, dall’altro solleva interrogativi urgenti sulle modalità di assistenza e supporto, in particolare per gli anziani fragili e non autosufficienti.L’esigenza di assistenza domiciliare è cresciuta esponenzialmente, trasformando profondamente il modo in cui le famiglie italiane concepiscono e gestiscono la cura dei propri cari.

Tradizionalmente, il modello di cura in Italia ha visto la famiglia, e in particolare la figura femminile, come il principale pilastro dell’assistenza.Tuttavia, i cambiamenti sociali e l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro hanno modificato questa dinamica, rendendo sempre più difficile per le famiglie fornire un supporto continuativo senza un aiuto esterno.

La distanza geografica e gli impegni lavorativi dei familiari spesso impediscono di garantire l’assistenza quotidiana necessaria, portando molte famiglie a rivolgersi a professionisti e servizi specializzati.L’assistenza domiciliare si configura sempre più come la risposta privilegiata, permettendo agli anziani di rimanere nel proprio ambiente domestico, un luogo che garantisce comfort, familiarità e un legame costante con la propria rete sociale.

Questa preferenza è supportata da studi che evidenziano i benefici psicologici e fisici del rimanere a casa, salvo in casi di patologie gravi che richiedono cure mediche continue in strutture specializzate.Nell’organizzazione dell’assistenza a domicilio, anche la gestione pratica dell’igiene e del comfort quotidiano assume un’importanza cruciale.

Mantenere l’ambiente domestico adeguato alle esigenze di chi necessita di cure continuative, ad esempio, implica spesso l’utilizzo di ausili specifici.Per garantire igiene e praticità, molte famiglie trovano utili soluzioni che aiutano a proteggere il letto.

A tal proposito, per chi è alla ricerca di opzioni durevoli e riutilizzabili, si possono considerare queste traverse letto lavabili per anziani, che rappresentano un valido supporto nella gestione quotidiana del benessere del degente.L’evoluzione delle esigenze non riguarda solo la frequenza o la complessità delle cure, ma anche la tipologia di supporto richiesto.

Non si tratta più solo di assistenza per l’igiene personale o la somministrazione dei pasti, ma di un approccio integrato che comprende riabilitazione, terapie del linguaggio, assistenza infermieristica specializzata, e persino attività ricreative e supporto emotivo.La personalizzazione del piano di assistenza individuale (PAI) è diventata cruciale per rispondere in modo mirato ai bisogni specifici di ogni persona.

La tecnologia sta giocando un ruolo sempre più determinante in questa evoluzione.Il telemonitoraggio, ad esempio, consente di controllare a distanza le condizioni di salute di anziani e disabili, inviando in tempo reale parametri vitali e notifiche in caso di anomalie.

Questo non solo aumenta la sicurezza dei pazienti, ma permette anche interventi più rapidi ed efficaci, riducendo i ricoveri ospedalieri inappropriati e ottimizzando le risorse del sistema sanitario.Dispositivi medici indossabili, sensori intelligenti per la casa e piattaforme digitali per i teleconsulti stanno trasformando radicalmente il modo in cui le cure vengono erogate, migliorando la qualità della vita dei pazienti e facilitando il lavoro dei caregiver.

Nonostante i progressi, il sistema di assistenza domiciliare in Italia presenta ancora delle criticità.La copertura dei servizi, in particolare dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), rimane limitata se confrontata con gli standard europei, e permangono significative disparità regionali.

Sebbene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) abbia promosso lo sviluppo delle cure domiciliari con l’obiettivo di raggiungere il 10% degli over 65 assistiti entro il 2025-2026, l’aumento dell’utenza spesso è avvenuto a discapito dell’intensità e della durata del servizio, non rispondendo pienamente alle esigenze complesse della non autosufficienza. È fondamentale, quindi, che gli investimenti si traducano non solo in un ampliamento numerico, ma in un potenziamento qualitativo e omogeneo dei servizi su tutto il territorio nazionale.L’invecchiamento della popolazione impone una riflessione profonda sulle politiche di cura e sostegno. È necessario un approccio sistematico e inclusivo che garantisca agli anziani una vita dignitosa e di qualità, supportando al contempo le famiglie che si fanno carico dell’assistenza.

Questo include non solo l’erogazione di servizi sanitari e socio-assistenziali, ma anche un supporto psicologico e pratico per i caregiver, che spesso vivono situazioni di stress e isolamento.In sintesi, le esigenze delle famiglie italiane in materia di assistenza domiciliare sono in rapida evoluzione.

Si assiste a una crescente richiesta di personalizzazione, di integrazione tra assistenza e tecnologia, e di un supporto che vada oltre la mera cura fisica, abbracciando il benessere complessivo dell’individuo.Affrontare queste sfide richiederà un impegno congiunto delle istituzioni, del settore privato e della società civile, per costruire un futuro in cui l’assistenza domiciliare sia realmente un diritto e una risorsa accessibile e di qualità per tutti.

Marchesa, esordio vincente in campionato: 2-1 al Terzigno nel derby del Vesuvio

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Inizia con il piede giusto la stagione della Marchesa, che all’esordio nel girone C del campionato di Promozione Campania supera 2-1 il Terzigno, aggiudicandosi un derby del Vesuvio combattuto e ricco di emozioni.Sul terreno del Comunale di Ottaviano, i biancoblù di mister Carrella hanno costruito il successo nel primo tempo, per poi resistere con tenacia al ritorno degli ospiti nella ripresa.

La squadra di casa ha imposto il proprio ritmo fin dalle prime battute, mostrando grande determinazione.Dopo aver sfiorato il vantaggio in due occasioni con Esposito e Cascone, la Marchesa ha sbloccato il risultato al 37’. È stato proprio Esposito a trovare la deviazione vincente, siglando la prima rete ufficiale della stagione e portando in vantaggio i suoi.

L’entusiasmo per il gol ha dato ulteriore slancio ai biancoblù, che appena tre minuti più tardi hanno trovato il raddoppio con Cherillo, abile a finalizzare una manovra corale e a chiudere il primo tempo sul 2-0.Prima dell’intervallo, Piedepalumbo ha anche avuto la palla del potenziale tris, ma senza fortuna.

Nella ripresa, il Terzigno è rientrato in campo con un piglio diverso.Gli uomini di Cardamone hanno aumentato la pressione offensiva, cercando con insistenza il gol che potesse riaprire la partita.

Il portiere di casa, Formisano, si è rivelato decisivo in più di un’occasione, opponendosi con sicurezza ai tentativi rossoneri.Al 67′ (22′ della ripresa), però, un’incertezza difensiva della Marchesa ha permesso a Crispino di accorciare le distanze, riaccendendo le speranze del Terzigno.

Nel finale, nonostante la stanchezza, i padroni di casa sono riusciti a difendere il prezioso vantaggio con ordine, contenendo gli assalti finali degli avversari e senza concedere altre chiare occasioni da gol.Al triplice fischio del direttore di gara, esplode la gioia della Marchesa, che conquista i primi, pesantissimi tre punti del suo campionato, festeggiando nel migliore dei modi l’inizio della nuova avventura in un derby sempre molto sentito.

TABELLINO DI GARA

AC MARCHESA – AC TERZIGNO 2-1

Reti: 37′ Esposito (M), 40′ Cherillo (M), 67′ Crispino (T)

Marchesa: Formisano; Solombrino, Vitiello, Tortora (73′ Pisapia), Raiola (60′ Bello), Esposito (69′ Tanda), Cascone, Giubilo (85′ Bevo), Piedepalumbo, Ferrentino, Cherillo (69′ Amoroso)

A disposizione: Caso, Inghilterra, Iaccarino

Allenatore: Michele Carrella

Terzigno: Prisco; D’Arco, Ranieri (63′ Amitrano), De Rosa, Totaro (89′ Auricchio), Panariello, Cutolo (73′ Supel), Ferri, Crispino (78′ Sirico), Prisco, Borriello

A disposizione: Buonocore, Librone, Federico, Bassano, Sirico

Allenatore: Gennaro Cardamone

Ammoniti: Tortora (M), Bello (M), Giubilo (M), Tanda (M), Formisano (M), Amoruso (M), Ferri (T), Ranieri (T)

Direttore di gara: Signor Gabriele Martinelli della sezione di Ercolano Assistenti: Signor Valerio Esposito e Signor Roberto Lucidi della sezione di Ercolano

Un successo meritato che regala alla Marchesa i primi tre punti e il modo migliore per iniziare il campionato di Promozione.

L’esordio vincente in un derby infuocato non solo consolida il morale della squadra, ma lancia un messaggio chiaro alle avversarie: la Marchesa è pronta a lottare per ogni punto.

Juve Stabia – Reggiana (0-0): Le foto dei protagonisti e del pubblico presente al Menti

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Guarda le foto di Juve Stabia – Reggiana realizzate dal nostro fotografo Giovanni Donnarumma che ci raccontano così il pareggio delle Vespe  con gli emiliani allenati da Davide Dionigi allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia.

Tabellino Ufficiale

Juve Stabia (3-4-1-2): Confente; Ruggero, Stabile, Giorgini; Carissoni, Leone (59′ Pierobon), Correia, Cacciamani (59′ Mannini); Mosti; Piscopo (45′ Gabrielloni), Candellone (70′ Burnete)
A disposizione: Boer, Reale, Varnier, Baldi, Duca, De Pieri, Maistro, Zuccon
Allenatore: Ignazio Abate
Reggiana (3-4-2-1): Motta; Papetti, Rozzio, Quaranta (82′ Bonetti); Rover (78′ Charlys), Reinhart (78′ Bozzolan), Mendicino (45′ Bertagnoli), Marras; Portanova, Tavsan (45′ Girma); Gondo
A disposizione: Seculin, Saro, Vallarelli,  Novakovic, Libutti, Tripaldelli, Bonetti, Lambourde
Allenatore: Davide Dionigi

Direttore di gara: Mario PERRI della sezione AIA di Roma1

1° Signor Fabiano PRETI della sezione AIA di Mantova

2° Signor Glauco ZANELLATI della sezione AIA di Seregno

IV° uomo Signor Valerio CREZZINI della sezione AIA di Siena

VAR Signor Alessandro PRONTERA della sezione AIA di Bologna

AVAR Signor Alberto SANTORO della sezione AIA di Messina

Marcatori: –

Angoli: 8 – 1

Ammoniti: 21′ Mosti, 70′ Mannini, 88′ Ruggero, 88′ Correia

Espulsi: –

Recupero: 1 min pt – 6 min st

Note: Giornata di fine estate con temperature nella norma; terreno in erba sintetica in discrete condizioni; circa 215 i tifosi provenienti da Reggio Emilia

Spettatori totali: 2199 di cui 213 ospiti Abbonati: 1891
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Juve Stabia e Reggiana (0-0). Le Vespe si scontrano con il muro granata e le proprie difficoltà offensive

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Finisce con un pareggio a reti inviolate (0-0) la sfida del Romeo Menti tra Juve Stabia e Reggiana, un risultato che lascia l’amaro in bocca ai tifosi stabiesi e accende un faro sulle persistenti difficoltà offensive della squadra di casa.Le Vespe, pur mettendo in campo la consueta grinta e generosità, correndo e lottando su ogni pallone, si sono scontrate ancora una volta con il loro problema più grande: la mancanza di incisività in zona gol.

La partita si è rivelata una fotocopia di altre recenti uscite: un grande dispendio di energie, un dominio territoriale a tratti, ma una conclusione quasi mai realmente pericolosa.L’attacco, pur volenteroso e mobile, non è riuscito a trovare la chiave per scardinare l’attenta difesa emiliana, lasciando la sensazione di un reparto che fatica a creare e, soprattutto, a finalizzare.

I pochi tiri nello specchio della porta sono stati spesso centrali o imprecisi, con gli attaccanti che non sono riusciti a dialogare con efficacia per creare spazi invitanti.Se la difesa ha retto bene l’urto delle ripartenze avversarie, salvaguardando un punto che muove la classifica, è il reparto avanzato a destare preoccupazione.

Un risultato che, se da un lato evita la sconfitta, dall’altro evidenzia una sterilità offensiva che, se non risolta, rischia di compromettere gli obiettivi stagionali.

Motta Muro, Attacco Gialloblù Spuntato

Protagonista indiscusso della serata è stato il portiere della Reggiana, Giacomo Motta, che ha dimostrato sicurezza e reattività tra i pali.Eppure, a un’analisi più attenta, i suoi meriti sono stati amplificati dai demeriti degli attaccanti della Juve Stabia.

Le Vespe hanno prodotto diverse occasioni, ma hanno peccato di precisione e cattiveria al momento del tiro.Nel primo tempo è stato Piscopo a sprecare una delle chance più ghiotte, calciando addosso a Motta da posizione favorevole.

Nella ripresa, il copione non è cambiato.L’ingresso di Gabrielloni al posto di uno spento Piscopo ha dato più peso all’area di rigore, ma l’estremo difensore ospite si è superato con un doppio intervento ravvicinato proprio sul neo-entrato.

La coppia iniziale formata da Piscopo e Candellone è apparsa troppo leggera e incapace di impensierire la retroguardia granata.Anche l’inserimento nel finale di Burnete al fianco di Gabrielloni ha riempito l’area, ma con lo stesso risultato di imprecisione e sterilità.

Il risultato di 0-0 è quindi la diretta e inevitabile conseguenza di questa disconnessione tra i reparti: la difesa e il centrocampo hanno costruito, ma l’attacco non è riuscito a fare la differenza.Una sintesi perfetta che racchiude il paradosso della Juve Stabia in questo momento: tanta buona volontà e generosità in campo, ma un attacco che non riesce a concretizzare, lasciando per strada punti preziosi.

Medicina termale e futuro del termalismo stabiese. Conferenza presso “Unimpresa” a Castellammare di Stabia

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Un’interessante conferenza sulla medicina termale e sul futuro del termalismo stabiese si è svolta ieri sera 12 settembre nella Sala Convegni “Unimpresa” in Via Annunziatella a Castellammare di Stabia.L’incontro, articolato in due tematiche distinte, è nato con l’obiettivo di far conoscere l’importanza del patrimonio idrico stabiese, come integrazione alla medicina tradizionale, focalizzando l’attenzione sulla necessità della riapertura delle Terme di Stabia e presentando valide proposte attuative.Nella prima parte,  “La medicina termale”,  medici esperti di medicina termale hanno trattato con chiarezza e competenza del notevole potere  terapeutico delle acque stabiesi,  utilizzate fin dall’antichità nella cura delle patologie respiratorie, artroreumatiche, gastrointestinali e dermatologiche.Il primo relatore, il dott.

Ernesto De Simone, medico di Medicina Generale con Master in PNL presso la Robbins University e ricercatore di tecniche di rilassamento mentale, ha parlato dell’importanza terapeutica delle sorgenti di Stabia, in particolare dell’Acqua del Muraglione.

“Un’acqua che fa miracoli per i calcoli renali” ma, essendo preclusa al pubblico, i pazienti con questa patologia devono prendere farmaci costosi, con un aggravio per il Servizio Sanitario Nazionale.

“Castellammare dovrebbe essere patrimonio dell’Unesco, perché non esiste in nessun’altra parte un laboratorio naturale così potente.” –  ha affermato il Dott.De Simone.

“Tutta quest’acqua, che arriva sui Monti Lattari, si infiltra in uno straordinario tessuto calcifico, che rende quest’acqua batteriologicamente pura.Arriva giù, trova la massa del Vesuvio, che gli cede i minerali: ferro, magnesio, zolfo, etc.e si creano i meravigliosi cocktail di acque che noi possiamo utilizzare”.

Terme di Stabia Unimpresa

Il Dott.Gennaro Cuccurullo, specialista in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso, esperto in medicina integrata della persona e medicina olistica, attualmente medico presso l’Ospedale Maresca di Torre del Greco, ha parlato dell’importanza delle cure idropiniche nella prevenzione di molte malattie.

Basandosi su studi scientifici e dati alla mano, il Dott.Cuccurullo ha spiegato come le acque di Castellammare siano superiori ad altre acque famose a livello internazionale, per la presenza di oligoelementi molto importanti per l’organismo umano.Dell’opportunità delle cure idropiniche in età infantile ha relazionato la dott.ssa Rosa De Nicola, specialista in pediatria presso il Distretto 58 dell’AslNa5, sottolineando la loro efficacia soprattutto nel trattamento delle malattie respiratorie, ma anche in quello di varie altre patologie, senza incorrere nelle controindicazioni dei farmaci tradizionali.Castellammare di Stabia è nota fin dall’antichità per le sue sorgenti di acque oligominerali e minerali, e duemila anni fa Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia già ne magnificava le proprietà curative.

Queste storiche sorgenti sono ancora attive e le acque sgorgano incontaminate e copiose dalle grotte calcaree nel parco delle Antiche Terme, a poca distanza dalla spiaggia di Castellammare.Attingere a queste fonti, usufruendo delle portentose proprietà curative delle acque oggi però è impossibile.Le Terme di Stabia, per problemi finanziari e successivo fallimento, sono state chiuse definitivamente nel 2015.Che fine fanno allora queste acque? È questa la prima domanda che ognuno si pone.

Gli stabiesi già sanno e soffrono in silenzio: da anni, con la scusa di presunte contaminazioni, è preclusa anche la mescita delle cosiddette acque leggere quali l’Acqua della Madonna, l’Acetosella e l’Acidula.Intanto, ogni anno dalle 28 sorgenti minerali e oligominerali stabiesi, sgorgano e finiscono in mare 23 miliardi e 900 milioni di litri di acqua, 8 litri al secondo!Uno spreco immane di risorse sottratte al benessere e all’economia di una città.L’acqua di “Fontana grande”, 600 litri al secondo, nel frattempo, serve per approvvigionare la penisola Sorrentina e Capri.

Gli Stabiesi sono stanchi, ma non rassegnati, rivendicano le loro terme, che rappresentano l’identità stessa della “Città delle acque”.Ma sarà possibile riaprire le terme in tempi brevi?Quali sono le prospettive?A queste ed altre domande hanno risposto i relatori della seconda parte della conferenza, che nei loro interventi si sono soffermati sullo stato attuale e sulle possibili modalità d’intervento per risolvere l’annoso problema.

L’on Luigi Casciello, coordinatore regionale di “Noi Moderati” ha evidenziato come lo sviluppo economico di Castellammare non possa prescindere dalla riapertura delle Terme di Stabia.

“Per il recupero vero delle terme ci vuole gente competente che ne conosca la storia, che ne percepisca l’importanza della finalità medica, ma non solo. – ha dichiarato.

“Credo che, dopo il recupero della spiaggia, il punto successivo debba essere quello di inserire tra le note programmatiche il recupero delle acque e delle terme.”

“Restituire le acque e le terme alla città significa restituire una prospettiva di sviluppo non solo a Castellammare, ma a un’intera area.Assumeremo un impegno che manterremo – ha concluso l’onorevole Casciello – perché farà parte del nostro programma.”

Dello stesso avviso l’Avv.Riccardo Guarino, coordinatore provinciale di “Noi Moderati”, per il quale la rinascita e lo sviluppo dell’area stabiese può e deve ripartire dalla riapertura delle Terme di Stabia, volano economico in grado di generare nuove opportunità.Il progetto del Comitato Terme di Stabia “Le future Terme di Stabia – Sogni e/o proposte” per un rilancio in grande stile” è quanto di meglio si possa auspicare per creare un’azienda termale all’avanguardia, che combini risorse naturali, tecnologie innovative, formazione del personale e una forte attenzione al benessere degli ospiti.

Tra le proposte del progetto, uno studio dettagliato e preciso presentato dal Presidente del Comitato Terme di Stabia Ing.Catello Lamberti, ci sono: spa, centri benessere, un impianto di imbottigliamento didattico, laboratori di produzione cosmetici, parchi idropinici, corsi di formazione per i giovani, case dell’acqua, alberghi, ristoranti, sale convegni.Anche per il Geom.Massimo Santaniello, coordinatore cittadino di “Noi Moderati”, le sorgenti di Stabia sono “un tesoro naturale che non può essere disperso in mare, ma che deve diventare non solo un Brand della Città ma uno dei motori di sviluppo di Castellammare”.

“La riapertura delle terme e del parco idropinico del Solaro – ha affermato il Geom.

Santaniello – deve avvenire nel breve termine, per le zone già attualmente agibili e ovviamente con la mescita delle acque.”

“La gestione deve essere affidata ai privati e il progetto di ulteriori lavori per potenziare la struttura devono essere realizzati in collaborazione con chi dovrà gestire le terme”.In progetto anche l’ampliamento delle Antiche Terme con le piscine termali, coperte con strutture traslucide, che “può avvenire solo nell’attuale area di parcheggio senza dover smantellare il lavoro già eseguito in passato.”

Secondo il Geom.Massimo Santaniello, inoltre, “il parco idropinico del Solaro può essere sfruttato per eventi e per congressi.Oggi con i suoi 500 posti la sala congressi delle Nuove Terme è infatti la più grande della Città.”

“L’obiettivo di NOI Moderati – ha sottolineato il coordinatore cittadino del gruppo – è lavorare in tutte le sedi istituzionali per la riapertura concreta delle due strutture termali, pur non essendo presenti in Consiglio Comunale.”

Nel 2022 furono stanziati, attraverso i fondi del PNRR, 12 milioni di euro per la riapertura delle terme, di cui 110 mila euro già spesi per la riconsegna al pubblico del parco Antiche Terme, senza mescita delle acque.

“Attendere che vengano progettati e realizzati nuovi lavori per 11 milioni circa significa bloccare la struttura per altri 10 anni.

Il mondo corre troppe veloce mentre noi abbiamo tempi di realizzazione di una o due generazioni.Ciò non è più accettabile”.