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USA: grande democrazia con forti lacerazioni interne

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USA: grande democrazia con forti lacerazioni interne

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bbiamo tutti sempre guardato – ed idealizzato – l’America come un grande Paese ed una grande democrazia. Ma da qualche tempo non sta dando certo un grande esempio al mondo. Con un presidente che esterna in continuazione attraverso i social in maniera sconsiderata, soffiando sempre sulle polemiche che accendono gli animi. Con una gestione della pandemia da Covid, per lo meno sciagurata ed irresponsabile. Spavaldamente, lui ed i suoi, non indossano la mascherina. Basta vedere i suoi comizi.

Durante la recente campagna elettorale le lacerazioni si sono esasperate. Molti hanno fatto la corsa a comprare armi, diffidando del risultato elettorale. Il presidente, dimenticando di essere il presidente di tutti gli americani, ha sempre appoggiato smaccatamente chi si arma e chi vuole farsi giustizia da sè. Come i caw boy da cui discendono.

Trump ha usato in politica la semplificazione semplicistica. Bandita l’argomentazione razionale, tutto è andato avanti per slogan ad effetto. Prima l’America e prima gli americani. Se vincono gli altri vi disarmeranno. Il Covid non esiste. Prima l’economia e poi la salute (vedi gestione della pandemia).

Il mondo occidentale ed i salotti buoni americani hanno sempre arricciato il naso alle “sparate” di questo parvenu della politica. Ma il popolo è rimasto come stregato da questo abile affabulatore. Prova ne siano i sondaggi pre elettorali che lo vedevano sfavorito rispetto allo sfidante democratico. Tutti giuravano (o speravano) che stavolta il sorpasso ci sarebbe stato. Ed eccoci all’election day ed ai risultati che vedono Trump e Biden testa a testa. In una lotta all’ultimo voto ed all’ultimo grande elettore, per raggiungere la fatidica quota dei 270 che sbarra la via alla Casa Bianca.

I sondaggi sono falliti perchè la radicalizzazione della società americana ha prodotto una inusuale affluenza alle urne stimata intorno al 67%. Mentre normalmente gli americani si recano a votare con percentuali attorno al 50%. A causa della pandemia, molti hanno preferito non recarsi ai seggi, ed hanno votato per posta. Era questo,  uno strumento usato marginalmente, perchè destinato ai soldati di stanza all’estero, al personale delle ambasciate e a qualche americano in giro per il globo. Ma stavolta al voto postale hanno fatto ricorso milioni di americani. Cosa mai successa. Questo mette a dura prova il sistema dello spoglio, che richiederà tempi lunghi in attesa di conoscere il risultato definitivo. Mentre Trump, con la sua solita arroganza ed impazienza, pretende che siano conteggiati solo  i voti espressi personalmente e quelli postali scrutinati fino alla giornata elettorale. Per lui vale il voto di “oggi” non quello di “domani”. Ma si tratta di voti legittimamente espressi e devono essere conteggiati fino all’ultimo. A norma di diritto. Ma Trump il diritto vuole forgiarselo a suo uso e consumo. E non è certo un bello spettacolo che la più grande democrazia sta offrendo al mondo.

Trump adesso ha gioco facile a dire che gli vogliono rubare la vittoria e che egli non lo permetterà. È un mantra che ripete da qualche mese, per gasare i suoi e per esorcizzare i sondaggi che lo davano in svantaggio. E vuole ricorrere all’Alta Corte, che ha appena “sistemato”,  piazzandovi un giudice di aria repubblicana. Con una maggioranza di sei giudici repubblicani sul totale di nove. Questo ovviamente alla faccia dell’indipendenza della magistratura. Tanti nostri politici nostrani, che si stracciano le vesti per le condizioni della nostra magistratura contaminata dalla politica, potrebbero fare qualche paragone e qualche riflessione edificante.

Una tornata elettorale caratterizzata da grande affluenza, dal fallimento dei sondaggi, da annunciate battaglie legali per il mare di ricorsi che sicuramente pioveranno.

Ma soprattutto dall’incertezza. In Italia ci lamentiamo che la sera delle elezioni non si sa chi ci governerà, e additiamo sempre le altre democrazie occidentali. I fatti recenti dimostrano che tutto il mondo è paese. E che anche una grande democrazia come l’America, non se la passa meglio. Doloroso notarlo, perchè “mal comune” non è  certo un “gaudio” per le nostre democrazie.

Carmelo TOSCANO

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