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Juve Stabia, Marco Bellich: Più di un semplice difensore è un Gladiatore nel cuore della difesa gialloblù

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Ci sono giocatori che non guadagnano le copertine per le loro prodezze balistiche, ma che si imprimono a fuoco nel cuore della gente. Marco Bellich è uno di questi. Un difensore che interpreta il suo ruolo con l’anima del gladiatore, che non tira mai indietro la gamba e si lancia su ogni pallone come se fosse l’ultimo della sua vita. Quel tipo di calciatore che, anche dopo una scivolata imperfetta, si rialza con una grinta inesauribile per inseguire l’avversario. Questo è l’emblema di un calcio d’altri tempi, intriso di sudore e determinazione.

La stagione precedente, quella 2023-2024, ha visto Bellich riempire le pagine dei giornali non solo per la sua solidità difensiva, ma anche per un’inaspettata e travolgente capacità realizzativa. Con ben 8 reti in 39 presenze con la maglia della Juve Stabia in Serie C, ha acceso le fantasie dei tifosi, segnando con una frequenza sorprendente per un centrale, spesso superando in prolificità alcuni attaccanti di ruolo e senza l’ausilio di calci di rigore o punizioni dirette. Un bottino che, come descritto dalle cronache locali, lo ha reso “letale” e “uno dei simboli dell’impresa” della squadra.

In questa stagione, nel più competitivo campionato di Serie B, il suo contributo in zona offensiva si è “limitato” a 2 reti in 36 presenze, ma la sua importanza nello scacchiere tattico non è minimamente diminuita. Anzi, si è consolidata. Bellich ha focalizzato le sue energie sul suo compito primario: difendere. E lo ha fatto in modo magistrale. La sua capacità di leggere l’azione, di anticipare l’attaccante e di mettere il corpo dove altri esiterebbero, è diventata un marchio di fabbrica. Il suo tempismo negli stacchi aerei a sventare cross insidiosi e la sua tenacia lo porta a difendere con le unghie e con i denti ogni centimetro di campo.

I tifosi, veri intenditori di passione, riconoscono e amano questa lotta. Vedono in lui la stessa dedizione che mettono loro sugli spalti, la stessa rabbia agonistica nei momenti di difficoltà e la stessa incontenibile gioia per una vittoria sofferta. Quando Bellich si lancia a capofitto per murare un tiro avversario, lo stadio si alza in piedi con un boato che eguaglia l’esultanza per un gol. La sua maglia, costantemente sporca di terra e di fatica, è un vessillo di coraggio e attaccamento.

Definito dalla stampa come “reattivo come un gladiatore nell’arena”, Bellich non è solo un esecutore, ma un leader silenzioso che parla con i fatti e con l’esempio. Incarna l’anima più pura del calcio, quella fondata sullo spirito di sacrificio e sul senso di appartenenza. È l’ultimo a mollare, il primo a spronare i compagni, un faro che non si arrende mai. E questo, per un tifoso, ha un valore inestimabile, superiore a mille dribbling o gol spettacolari.

Perché un difensore che lotta con l’anima, che mette il cuore oltre l’ostacolo, non sta solo proteggendo una porta: sta difendendo un’identità, una città, una storia. Ed è così che un difensore, con la sua abnegazione e il suo amore incondizionato per la maglia, si trasforma in un vero e proprio idolo, scolpito per sempre nella memoria e nel cuore della sua gente.

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