Vertice a TRE a Palazzo Chigi: tutto a posto, niente in ordine!

Palazzo Chigi, Salvini e Di Maio si stringono la mano e annunciano: “Andiamo avanti”. Ma...

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Palazzo Chigi, Salvini e Di Maio si stringono la mano e annunciano: “Andiamo avanti”. Ma la tensione tra gli alleati di governo si vede a occhio nudo. Ma vediamo come stanno davvero le cose tra Lega e M5s dopo il vertice notturno

Vertice a TRE a Palazzo Chigi: tutto a posto, niente in ordine!

Prove di alleanza a Palazzo Chigi. Salvini e Di Maio dicono che si va avanti per evitare l’infrazione. Ma la realtà è che resta la distanza con Conte che lancia un nuovo ultimatum su Ue

Ieri sera c’è stato, in un vertice a tre a palazzo Chigi, il primo chiarimento dopo le europee fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini per rinsaldare l’alleanza fra i due ministri e accorciare la distanza dal premier Conte in particolare sull’Europa e la procedura di infrazione per cui, il vertice è stato un vero e proprio banco di prova per lo stato di salute del governo in vista anche del delicato Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio.

A quanto si è appreso, l’aut aut con il quale Conte “li ha convocati” avrebbe irritato i due ministri ma, tuttavia, li ha anche indotti a deporre le armi contro Bruxelles per cui, stando al quanto si è provato a far passare nelle dichiarazioni, la verifica si sarebbe conclusa con la soddisfazione di entrambi gli azionisti del governo che, al termine del confronto di quasi due ore, a favore di camera, si sono scambiati una stretta di mano quasi a voler rappresentare un’intesa ritrovata ma non ci riesce. La tensione tra gli alleati di governo si vede a occhio nudo e, al di là delle foto opportunistiche, la realtà sfuggita agli obiettivi non è sfuggita ai giornalisti presenti ed è questo dato che alimenta i resoconti dei giornali in edicola con ampio spazio anche ai retroscena.

Passando quindi ai fatti, si è fatto sapere che la priorità, per entrambi i vice ministri, è quella di tagliare le tasse e quindi troviamo Salvini pronto a rassicurare che il governo va avanti con «l’obiettivo comune di evitare l’infrazione garantendo la crescita, il diritto al lavoro e il taglio delle tasse», e Di Maio che gli fa eco ribadendo, a sua volta, che c’è stato il «Clima positivo di chi vuole lavorare al massimo per l’Italia […] Il primo obiettivo, e la priorità in questo momento, è abbassare le tasse e lavoreremo per questo».

Sul tavolo, comunque, oltre alla procedura di infrazione sul debito italiano, c’erano anche molti altri dossier, a partire dall’agenda per rilanciare l’azione del governo con Conte che era lì a rivendicare la propria agenda il che ha evidenziato che «il problema è il come» e quindi, sia pur in un clima che Palazzo Chigi definisce ‘buono’, senza contrapposizioni frontali, si è deciso di rinviare le scelte cruciali a una riunione con il ministro Tria e i vertici del Mef per capire, conti alla mano, come impostare una manovra condivisa.

Questo il sunto del quanto, alla fin fine, ha prodotto di concreto il vertice notturno tenutosi a Palazzo Chigi: il solito “tutto a posto, niente in ordine”; cosa che induce anche un giornale autorevole come Il Sole 24 ore a scrivere:

«Doveva essere il vertice per avviare la ‘fase 2’ del Governo gialloverde» ed invece…. per poi chiedere: «Basta sparate, invenzioni bizzarre che vengono guardate al di fuori dei nostri confini con sospetto» aggiungendo: «non è il momento di tirare fuori provocazioni come i minibot, o di parlare di sforamento del 3%, adesso basta»

Sulla stessa linea è La Stampa che, tra l’altro, attribuisce al Premier Conte questa posizione:

“Non è più tempo di scherzare. Basta sparate, invenzioni bizzarre che vengono guardate al di fuori dei nostri confini con sospetto”, “non è il momento di tirare fuori provocazioni come i minibot, o di parlare di sforamento del 3%, adesso basta” in quanto “non sarà Salvini, è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, a salvarci dalla procedura d’infrazione, perché non ha alleati né forza a Bruxelles. L’unica possibilità è affidare al presidente del Consiglio un mandato chiaro, pieno, che non sia contraddetto quotidianamente da commenti dei vice”, e chiude scrivendo che “come trovare un’intesa con l’Europa è ancora un punto interrogativo”.

La Repubblica, dal canto suo scrive che “Il premier è sereno, o serenamente rassegnato”

epperò , scrive ancora La Repubblica:

“Mette subito in chiaro i suoi paletti: non accetterà di ritrovarsi a trattare con la Commissione mentre Salvini o Di Maio lo impallinano con un Facebook live. Per questo, chiede una delega in bianco ai due ministri. E la vorrebbe pubblica, immediata, definitiva” ma “I due vicepremier fanno muro” e non la ottiene.

Questo lo stato e la realtà che si evince dai fatti e dai volti, al di là delle espressioni e delle strette di mano davanti alle telecamere, che vorrebbero certificare il nuovo asse.

Asse che però, di fatto, resta quello di sempre: ‘Tutto bene, il governo va avanti’, dicono. Il che è, come ho titolato, il vecchio e classico: “tutto a posto, niente in ordine” ed in tanto si va avanti con la navigazione a vista e le esternazioni pro locazione del momento. Si va avanti, insomma, alla carlona, tanto per restare in un gergo lombardo certamente comprensibile al Caporal Salvini senza, per questo, creargli momenti di apprensione o di dubbio per intendere.

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