Julian Assange. Concessa l’estradizione del giornalista australiano

Dopo la pandemia e la guerra, con l’estradizione del giornalista australiano, Julian Assange. assistiamo alla fine della democrazia e della libertà di stampa.

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Dopo la pandemia e la guerra, con l’estradizione del giornalista australiano, Julian Assange. assistiamo alla fine della democrazia e della libertà di stampa.

La farsa è finita. La democrazia non esiste, dire la verità su intrighi del potere e crimini di guerra è il reato più grave di tutti. Il giornalismo, declassato a spionaggio.

Del resto, ci abituano da piccoli a credere fermamente a babbo natale, al lupo cattivo e la fatina dei denti, per poi scoprire che ci prendono per il sedere. Così intanto ti abitui.

Alla menzogna, alla disillusione, all’idea che i grandi, possono dire le bugie, tu no e neanche la verità.

Provati a spiegare al tuo fratellino piccolo che la befana non esiste. Lo sanno loro, perché lo fanno ed è per il tuo bene. Dopo si chiamera’ “ragion di stato”.

Siamo allevati in batteria, controllati, catalogati, sfruttati e manipolati.

Qualcuno ancora ragiona, legge, si informa, ed è per loro che hanno lasciato aperto uno squarcio fra le due dimensioni, quel che basta per lasciar intravedere la trama, giusto un attimo.

Stavolta hanno deciso di non fingere, niente operette.

Vogliono riaccendere i roghi, l’esecuzione in piazza e che vi guardiate intorno, per vedere come manovrano bene il gregge perché vi venga addosso, perché vi isoli.

È una dimostrazione pubblica, un avvertimento forte.

Non gli sarebbe costato niente, ad esempio, fare il mazzo a quattro elicotteristi, figuriamoci, hanno sterminato interi popoli.

Invece no.

È una dimostrazione di potere, una prova di forza dedicata a tutti i ribelli, pensatori, idealisti, giornalisti e a tutti quelli che ancora credevano che ci potesse essere un limite all’ingiustizia, all’ipocrisia ed allo strapotere manifesto, dei grandi burattinai del pianeta.

Un autodafe’ dei giorni nostri, il rogo in piazza di un eretico, dopo 11 anni di graticola.

Tanto abbiamo sopportato senza reagire, pensando forse che non ci riguardasse per poi scoprire oggi, che tutto il pianeta è governato da un’unica legge, che non esistono democrazie o dittature ma che siamo tutti parte attiva in questa specie di “hunger games” che ci vedono a volte spettatori a volte sorteggiati per dare spettacolo.

Lo avevano candidato per il premio Nobel per la pace.

La pace. Già ma chi la vuole?

I burattinai vivono di guerre, intimidazioni, oppressione di popoli, da sempre. Chi ci parla di democrazia, da imporre ed esportare, ha compiuto nei secoli i peggiori crimini contro l’umanità, non solo quelli recenti, scoperti e divulgati da Assange.

Eppure con ulteriori tagli all’istruzione e la manipolazione mediatica, la scomparsa dei fatti è l’unico fatto che oggi, valga la pena riportare.

Nessun paese democratico si è levato in difesa di Assange o contro i crimini di stato che il più bravo giornalista d’inchiesta del mondo è stato capace di mostrarci senza i veli della menzogna.

D’altro canto, aprire una piattaforma dove chiunque poteva portare prove del genere, protetto dall’anonimato, era un’idea troppo geniale, che avrebbe forse alla fine riguardato tutti i paesi, giacché nessuno ha inteso scagliare la prima pietra.

Pensate se lo facessero da noi per i lavoratori in nero, per le denunce di mafia o corruzione.
Sarebbe la fine per il sistema e per tutto ciò che dice di combattere.

Viviamo in un mondo creato dall’illusione, dall’informazione pilotata.

Mentre Assange viene torturato per aver mostrato la verità al mondo, mentre si taglia da solo e sbatte la testa in una cella di massima sicurezza dopo già 11 anni di torture, i professionisti ci spiegano in tv che “da noi in Occidente, i giornalisti non vengono messi in carcere.

A volte si ma con accuse fantasiose, come avvenuto in un primo momento allo stesso Assange, altre volte non ci arrivano nemmeno, perché li ammazzano direttamente.

Solo in Italia ne hanno uccisi 28 dal dopoguerra ad oggi, 11 solo la mafia, benché spesso, non si riesca neppure a sapere, chi sia Stato veramente.

Oltre 1.110 nel mondo, dato sicuramente da aggiornare.

I meno evoluti, li fanno anche a pezzi e li mettono nelle valigie, quelle nelle quali, diplomazia, pudore e qualche interesse, ci impediscono di guardare.

Del resto grazie al virus sappiamo che basta lavarsene le mani, per non essere contagiati, specialmente se indossi anche mascherina e paraocchi, durante gli affollati incontri internazionali.

Oggi perde ogni senso parlarvi di mafia, di guerre, di corruzione o di giustizia, oggi che tutto, ha perso un senso.

Cosa saranno mai le vittime di mafia o le tante guerre in confronto a questo.

Qui ce lo dicono forte e chiaro.

“Noi creiamo conflitti, generando e divulgando false informazioni create ad arte. In quei conflitti, commettiamo ogni tipo di abuso e crimine contro l’umanità senza ritegno alcuno. Uccidiamo civili e giornalisti senza che nessuno venga a chiederci conto del nostro operato.

Chiunque si permetterà ancora di mostrare e dimostrare i nostri crimini, verrà annientato e nessuno al mondo si esporrà per difenderlo.”

Regolatevi da soli.

Di cosa dovremmo scrivere oggi? Della morte del giornalismo? I morti non scrivono…

Scriveranno gli amanuensi e tutti quelli bravi a copiare, con lo stipendio e i contributi.
Vi continueranno a parlare di guerre e sacrifici ma soprattutto di inesistenti ideali da difendere sui loro campi di battaglia al solito costo delle vostre vite.

Nessuno vuole la pace, tantomeno un nobel o anche solo la libertà per Assange.

Hanno isolato persino il papa, facendolo sembrare un ex sessantottino fuori tempo, che continua a voler ficcare fiori nei loro cannoni e letterine di sostegno ad Assange, passate come “pizzini” sotto la porta del carcere.

In quella stanza dove da anni torturano un uomo, colpevole solo di essere stato il migliore nel suo lavoro e di aver mostrato al mondo, almeno una parte di verità sull’operato militare degli Stati Uniti, comprovata da fatti e documenti incontestabili.

Prima cercano di calunniarlo e di processarlo per altri reati come da copione, poi di farlo sparire, infine hanno rispolverato una legge del 1917 mai invocata finora per accusarlo finalmente di qualcosa.

Spionaggio.

Parola che da oggi, sostituirà l’obsoleto termine di giornalismo d’inchiesta, al quale un tempo, veniva persino consentito parlare di torture, crimini di guerra corruzione ed altro senza rischiare 175 anni di carcere, al massimo, una “rapida” autobomba o due proiettili.

Non ci aspettavamo certo che fosse il nostro martoriato paese a ribellarsi ad un uomo tanto democratico da porgere la mano anche ai fantasmi.

Come potremmo dubitare delle sue buone intenzioni? Proprio noi che fummo salvati.

Che sarà mai se da allora, lucidiamo le loro testate nucleari piazzate nel belpaese, guardiamo film western e parliamo inglese…così almeno possiamo farci due telefonate in occasione di attentati o stragi, tanto per potersi scambiare gli auguri, due artificieri o altri servizi utili.

Assange andava fermato.

Ve lo immaginate? Qui dove si chiede da anni di desecretare documenti antichi mentre loro poverini, non riparano a secretare quelli nuovi, riguardanti le zone rosse. Un lavoro infinito, immane, che ne sapete voi?

No, non pensavamo che avvenisse nel paese del Rinascimento, dell’Illuminismo, no ora si guarda al nuovo da noi, tira aria di primavera qui, anche se i soliti polemici la definirebbero araba.

Ma che proprio nessuno al mondo si sentisse abbastanza tranquillo da tirare quella benedetta pietra, o di far notare la nudità del re,nella sua oscena posa…beh, questo non ce lo aspettavamo.

Solo il Messico aveva offerto asilo politico, se pure un po’ tardi, ma non sarà mai troppo tardi per trovare il modo di civilizzare anche loro. Prima o poi lo faranno.

Oggi non ci va di spiegare ancora una volta chi è Julian Assange, cosa ha dovuto subire e cosa subirà a chi ancora non lo ha sentito neppure nominare in questi lunghi 11 anni.

Anni per molti, di corsa alla sopravvivenza, di lavori sottopagati, magari in nero, dai quali si rientra stremati e si accende la televisione per informarsi, giusto il tempo di venir rassicurati che noi siamo democratici cribbio e che qui i giornalisti non li mettono in galera.

Per poi passare al meritato riposo, necessario a riprendere il lavoro.

Per informarci seriamente, dovremmo essere disoccupati o comunque disporre di molto tempo oltre che di una buona connessione a pagamento e non tutti possono permetterselo.

Moltissimi sono in grado di leggere un articolo ma senza comprenderne il significato.

Questi ad oggi i risultati della sistematica distruzione operata ai danni di scuola, cultura e pensiero critico, negli ultimi decenni in modo particolare.

Di seguito riportiamo un paio di link, per chi volesse documentarsi sul caso Assange.

Un simbolo da colpire. Punirne uno per educarne cento, funziona da prima dei tempi di Cristo.

Proprio quello al quale, masse manipolate, hanno sempre preferito Barabba.

Così, dopo aver creduto in babbo natale, nella befana ed anche nella civile Europa con i suoi tribunali per i diritti umani, oggi lasciateci la speranza di un atterraggio alieno. Anche su quello ci hanno sempre mentito, speriamo che siano almeno nei paraggi.

Sette minuti di udienza, tanto è bastato alla demobratica “Westminster magistrates court” per emettere la sentenza di estradizione di Assange.

La palla passa ora alla ministra degli interni britannica, Priti Patel che ha poco più di tre settimane per dare il via libera al trasferimento di Assange.

12 i giorni che invece restano ai suoi legali per l’ultimo disperato tentativo di appello.

Crediamo che sia nostro fermo dovere, utilizzare questi pochi giorni che ci separano dalla fine del mondo nel quale credevamo di vivere, per approfondire la storia di Assange, capirne l’infinita gravità e la svolta epocale che porta con sé, dalla quale nessuno può dirsi esente, sia che viva sotto una dittatura riconosciuta che sotto una falsa democrazia.

In fondo era quel minimo di libertà di espressione a permetterci di distinguere l’una dall’altra oltre alla convinzione che nei tribunali dei paesi civili, si esercitasse la giustizia.

Si perché, anche se i democraticissimi inglesi, non avessero concesso l’estradizione, lo avrebbero fatto in nome delle precarie condizioni di salute del detenuto, ad alto rischio di suicidio.

Non perché il detenuto sia innocentissimo e al contrario, siano colpevoli di crimini contro l’umanità, gli altri democratici oltreoceano che lo attendono per rinchiuderlo per sempre, buttando via la chiave.

Dopo averci divisi ad arte tra pro- vax e no vax, adesso è la volta dei filoputiniani, e i filonazisti. Provassimo solo ad essere, un filo più informati, potremmo impedirgli di riaccendere gli antichi roghi, anche solo soffiando, a patto di farlo tutti insieme.

Fintanto che i 175 anni di carcere inflitti a chi dice la verità, non verranno ufficializzati con quell’ultima oscena firma, ne approfitteremo per parlarvi ancora di Julian Assange, del suo calvario e delle sue opere.

Non credo vi sia al momento, nel fantastico mondo occidentale, democratico e civile, notizia più grave di questa.

Ridateci babbo natale e l’illusione della democrazia.

Liberate Julian Assange!

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Francesca Capretta / Redazione

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