Droni sul Sahara alla ricerca dei tecnici rapiti

Droni francesi sono pronti a decollare da una base in Niger per cercare nel Sahara...

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Libia, droni francesi cercano i tecnici rapiti

Droni pronti a decollare da una base in Niger. Il generale Haftar: forse nelle mani di Al Qaeda

NEW YORK – Droni francesi in supporto alle ricerche degli italiani rapiti in Libia. È questa l’ipotesi emersa nelle ultime ore nell’ambito del sequestro di Bruno Cacace, Danilo Calonego, e del loro collega canadese, sequestrati il 19 settembre nei pressi della città di Ghat, nel sud-ovest della Libia. L’esercito francese ha una «forward base», una base avanzata a Madama, in Niger, non lontano dal confine libico e dalla zona potenzialmente interessata.

Si tratta di un compound fortificato popolato da 200-250 militari, tra cui elementi delle forze speciali dotati di velivoli tattici e droni. È il punto di riferimento della «Operation Barkhane» quello di partenza di alcune operazioni condotte in quella zona desertica di snodo, e soprattutto una sorta di stazione di controllo dei flussi di transito tra Libia e Niger. Ebbene secondo alcune fonti, l’Italia «potrebbe chiedere o potrebbe aver chiesto l’aiuto dei droni francesi stazionati a Madama» nella ricerca dei rapiti. Rapiti che, secondo il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce delle Forze armate libiche legate a Khalifa Haftar, sarebbero nelle «mani di una banda criminale dietro la quale c’è l’impronta di Al Qaeda».

Il ministro Gentiloni  

Sulla vicenda è intervenuto il ministro Paolo Gentiloni da New York, dove ha partecipato a una conferenza sulla Libia a margine del lavori dell’Assamblea generale: «A noi non risulta che dietro al rapimento dei nostri due connazionali ci sia Al Qaeda. In questo momento non siamo in grado di confermare o smentire affermazioni di questo genere. È essenziale in queste ore che si lasci lavorare chi sta indagando con il massimo riserbo».

La zona del rapimento non è tanto lontana dal regno di Mokhtar Belmokhtar, capo di Al Qaeda nel Maghreb (Aqam) autore, tra gli altri, dei raid ai campi petroliferi algerini del 2013 che partirono proprio da questo snodo di strade e di Stati. Inoltre quella zona è stata anche teatro di lotte intestine tra Tuareg armati contro i Tobou, di cui una fazione ha aderito allo Stato islamico. Intanto a New York si è sventata una nuova crisi politica libica dopo che il Consiglio di Stato che ha sede a Tripoli aveva dichiarato di «essere obbligato ad esercitare tutte le prerogative del Parlamento di Tobruk» un atto che Tobruk stessa aveva definito un colpo di mano. Una crisi sfiorata grazie anche all’azione della diplomazia italiana impegnata nella conferenza sulla Libia presieduta da Gentiloni e dal collega americano John Kerry.

Al termine del summit si è giunti alla firma di un documento che chiede con forza che «l’Assemblea Costituzionale completi il suo lavoro e presenti il progetto di Costituzione libica per il referendum nel 2017». «Assistiamo a un contesto di divisione sul terreno da non sottovalutare, ma non si è tradotto in una divisione sul terreno diplomatico», ha detto Gentiloni. Mentre il premier libico Fayez al Sarraj ha assicurato: «Da parte mia sono pronto a parlare con chiunque».

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vivicentro/Droni sul Sahara alla ricerca dei tecnici rapiti
lastampa/Libia, droni francesi cercano i tecnici rapiti FRANCESCO SEMPRINI

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