Adesso basta, la scuola si ribella: Sciopero dei lavoratori della scuola VIDEO

Adesso basta, la scuola si ribella. Indetto dallo Snals Confsal e dai sindacati di categoria Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda, e Anief, per protestare

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Adesso basta, la scuola si ribella. Indetto dallo Snals Confsal e dai sindacati di categoria Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda, e Anief, per protestare contro l’incongruenza delle risorse destinate al comparto scuola dalla Legge di Bilancio 2022.

Cortei e sit-in dei lavoratori della scuola in tutta Italia nella giornata di ieri 10 dicembre 2021. A Roma, un imponente corteo formato da personale scolastico e studenti provenienti da varie regioni italiane è partito alle 10.30 da Porta San Paolo, sfilando in direzione del Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere, accompagnato dalla musica di “Bella ciao”.

Altre manifestazioni dei lavoratori della scuola si sono svolte lungo tutto lo Stivale in importanti città come Bologna, Torino, Napoli, Palermo, Pisa, Catania, Livorno, Genova, Cagliari. Secondo dati ancora parziali, hanno aderito allo sciopero oltre 52mila dipendenti.
Tutti uniti per protestare contro le irrisolte problematiche che da anni investono il mondo della scuola. Per esempio la necessità di un giusto riconoscimento economico, ma non solo.

Per il personale Ata non è previsto alcun aumento nella busta paga mentre quello ridicolo delle retribuzioni dei docenti di soli 12 euro medi mensili (previsto nella Legge di Bilancio 2022 e in corso di approvazione in Parlamento), che si aggiungono agli 87,5 euro lordi già stabiliti prima della Manovra di Bilancio, sembra una presa in giro.

Una cifra irrisoria, se si considera che il contratto nazionale di lavoro è scaduto da oltre tre anni e che gli altri lavoratori della pubblica amministrazione, a parità di titoli di studio, prendono in busta paga circa 350 euro in più rispetto a quelli del comparto Scuola. La Manovra prevede inoltre che questi aumenti non vengano dati a tutti, ma solo a quelli che dimostrano “dedizione” sul lavoro.

Quest’ultimo aspetto è considerato particolarmente grave dalle organizzazioni sindacali della scuola, dopo i precisi impegni presi dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nel Patto per l’istruzione e la formazione.

Come se non bastasse, i fondi stanziati per l’Istruzione quest’anno sono inferiori del 5,2 per cento rispetto a quelli nella Manovra dello scorso anno. Altri nodi cruciali sono le “classi pollaio”, la questione ATA Covid e le cattedre scoperte.

Che negli ultimi decenni la Scuola sia diventata la Cenerentola del Pubblico Impiego a causa dei tagli effettuati è cosa nota (quasi 100 mila cattedre in meno in tutti i gradi d’istruzione, dalla scuola dell’infanzia alle superiori).

È aumentato il rapporto tra insegnanti e alunni, sia nella scuola che nell’università e questa è la causa principale dell’aumento delle cosiddette «classi pollaio». Avere 30 alunni in aula non aiuta certo la didattica ma, in questo particolare momento storico, non aiuta nemmeno a contenere la diffusione della pandemia.

Malgrado ciò, nessuno stanziamento è presente nella Manovra per ridurre il sovraffollamento delle classi nella fase di emergenza sanitaria, inoltre, come fanno notare i sindacati che hanno indetto lo sciopero, c’è una grave disattenzione nei confronti
del personale ATA Covid.

Per questi lavoratori della scuola, assunti per fronteggiare l’emergenza Covid-19, infatti non è stata prevista alcuna proroga  contrattuale. Che dire poi delle cattedre scoperte?

I sindacati prevedono che per il prossimo anno ci saranno circa 27mila cattedre scoperte solo per il sostegno, ma senza un numero di assunzioni adeguato, si continuerà l’affannosa ricerca dei docenti precari, con grave disagio dei lavoratori, degli studenti e delle famiglie.

Elvira Serafini, Segretario nazionale dello Snals-Confsal, nel suo intervento alla manifestazione per la scuola a Roma, ha sottolineato con veemenza la scarsa attenzione del Governo alle problematiche della scuola.

“La Scuola è allo sbando sull’organico, sugli stipendi, sulle assunzioni, sulla mobilità, sulle circolari, sui protocolli, per la Legge Bilancio, che andrebbe modificata”.

“Siamo in scadenza di un contratto e non abbiamo neanche l’atto di indirizzo. Manca anche il rinnovo dell’organico Covid. E poi il precariato, la mancanza di concorsi. La scuola ha subito tagli e si continua a tagliare – ha rilevato la Serafini – Avevamo firmato un patto per la scuola disatteso del tutto. Adesso basta”.

Uno sciopero sentito e partecipato quello di ieri. Il mondo della scuola si mobilita e studenti e personale scolastico sono pronti a scendere di nuovo in piazza se le richieste non dovessero essere accolte.

Adelaide Cesarano / Redazione Campania

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