Julian Assange: l’agnello sacrificato in nome del potere

È recente la notizia di una lettera mandata da 19 parlamentari di Pd, M5s, Leu e gruppo misto al ministro inglese Priti Patel per sensibilizzarlo sul caso Julian Assange.

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È recente la notizia di una lettera mandata da 19 parlamentari di Pd, M5s, Leu e gruppo misto al ministro inglese Priti Patel per sensibilizzarlo sul caso Julian Assange.

La scorsa settimana è stata approvata l’estradizione negli Stati Uniti per Julian Assange.

Il giornalista Australiano rischia 175 anni di carcere poiché accusato di spionaggio e cospirazione per aver divulgato nel 2010 dei documenti top secret che trattavano crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan.

Dopo il via libera all’estradizione di Assange una timida reazione è partita anche tra i banchi del parlamento italiano.

Infatti 19 parlamentari di Pd, Leu, M5s hanno scritto e firmato una lettera al ministro dell’interno inglese Priti Patel per bloccare l’estradizione di Assange.

Tra i firmatari della lettera ci sono esponenti del Pd come Gianni Marilotti e Andrea Marcucci, del M5s come Primo Di Nicola e l’europarlamentare Sabrina Pignedoli, di Italia Viva (Elvira Evangelista), del Psi (Riccardo Nencini) e poi di Leu come Sandro Ruotolo e Maurizio Buccarella o esponenti del Misto come il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra. Ad aderire sono stati già anche gli ex sottosegretari Vincenzo Vita e Alberto Maritati, la fondatrice del Manifesto Luciana Castellina, il condirettore del Manifesto Tommaso Di Francesco, il presidente della Federazione della stampa Beppe Giulietti, la portavoce di Articolo 21 Elisa Marincola e Stefania Maurizi, giornalista che collabora con ilfattoquotidiano.it.

Il personaggio

Assange nasce a Townsville, nel Queensland, nel 1971.

Si definisce un anarchico e critto-attivista ma favorevole alla partecipazione politica elettorale.

Figlio di attori teatrali, avrebbe cambiato casa 37 volte. Le prove generali di una vita caratterizzata dall’avventura e dall’instabilità causata dalla lotta al potere.

Verso la fine degli anni 80 diviene membro di un gruppo di hacker noto come i “Sovversivi internazionali” con lo pseudonimo di Mendax.

Nel 1991 cominciano i primi conflitti con il potere.

Infatti, in quell’anno, subisce un’irruzione nella sua casa di Melbourne da parte della polizia federale australiana, con l’accusa di essersi infiltrato in vari calcolatori appartenenti ad un’università australiana e nel sistema informatico del Dipartimento della difesa americano.

Nel 1992 gli vengono rivolti ventiquattro capi di accusa per reati inerenti alla pirateria informatica.

Assange è condannato, ma in seguito è rilasciato per buona condotta, dopo aver pagato una multa di 2100 dollari australiani.

Nel 1995 scrive Strobe, programma a sorgente aperta dedicato al port scanning.

Nel 1997 collabora alla stesura del libro Underground: Tales of Hacking, Madness and Obsession on the Electronic Frontier.

Dal 2003 al 2006, studia fisica e matematica all’Università di Melbourne, ma non ottiene una laurea. Studia anche filosofia e neuroscienze.

WikiLeaks                                   

Assange dal 2006 è uno dei promotori di WikiLeaks, organizzazione senza scopo di lucro che riceve, in modo anonimo, documenti coperti da segreto di stato che poi carica sul proprio sito web.

L’organizzazione arriva alla sua massima notorietà quando nel 2010 fa trapelare alcuni documenti forniti da Chelsea Manning, ex militare dell’esercito statunitense e attivista.

Queste notizie comprendevano il video Collateral Murder (Uccisione Collaterale) (aprile 2010), diari della guerra in Afghanistan (luglio 2010), i diari della guerra in Iraq (ottobre 2010), e CableGate (novembre 2010).

L’autenticità dei documenti venne confermata da importanti testate giornalistiche statunitensi.

Dopo queste rivelazioni, il governo degli Stati Uniti avviò un’indagine su WikiLeaks.

Il 28 novembre 2010 l’associazione no profit rende di pubblico dominio oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”.

Dallo stesso anno parte un’inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti riservati. Negli Stati Uniti viene bollato come “nemico pubblico”.

Le accuse svedesi

Nell’ Agosto del 2010 viene accusato di stupro in Svezia. Le donne coinvolte nella vicenda durante gli interrogatori non hanno mai dato una reale conferma di violenza sessuale, cambiando più volte versioni e puntando soprattutto a far effettuare ad Assange un test hiv poiché i rapporti si sarebbero consumati senza l’uso di profilattici.

A dicembre l’australiano viene arrestato in Gran Bretagna e poi rilasciato su cauzione.

Nel febbraio del 2011 il governo inglese approva la richiesta di estradizione inoltrata dalla Svezia e invita l’attivista australiano a presentarsi davanti a un tribunale per il 29 giugno 2012

Il 19 giugno Assange decide però di non presentarsi e chiede, invece, asilo all’Ecuador, che lo accoglie nella sua ambasciata a Londra.

L’Ecuador, allora guidato dal presidente Rafael Correa, gli concede protezione perché ritiene fondate le preoccupazioni del fondatore di Wikileaks che l’estradizione in Svezia lo esponga al rischio di estradizione negli Stati Uniti.

Il caso fu archiviato e le accuse caddero in prescrizione nel 2020.

Resta, per il governo inglese, l’accusa di aver violato gli obblighi legati alla cauzione. Infatti nel 2018 venne confermato da un giudice britannico un ordine di cattura.

 

L’arresto e l’estradizione

Rimane in quell’ambasciata per 7 anni, precisamente fino all’11 aprile 2019 quando il governo ecuadoregno guidato da Lenin Moreno gli revoca lo status di asilo politico, nonostante nel 2018 gli sia stata anche concessa la cittadinanza ecuadoregna, lo espelle dalla propria ambasciata, dove all’esterno lo attendono le autorità inglesi che lo arrestano.

Nel maggio 2019 viene incriminato da un tribunale statunitense per spionaggio per 17 capi d’accusa.

Per la legge Americana Assange dovrebbe pagare 10 anni per ogni reato commesso, da qui i 170 anni.

Nel 2020 parte il processo per l’estradizione negli Stati Uniti.

Nel 2021 una sentenza di primo grado del giudice londinese Vanessa Baraitser respinge tale istanza a causa delle condizioni di salute dell’attivista Australiano.

Il 20 aprile 2022 la Westminster Magistrates’ Court di Londra emette l’ordine formale di estradizione negli Usa.

Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il via libera definitivo al trasferimento di Assange negli Stati Uniti, dove rischia una pesantissima condanna, diventando definitivamente il martire del giornalismo di inchiesta.

Il placet della ministra è previsto entro 28 giorni.

L’ordine di estradizione è stato emesso durante una breve udienza, durata solo sette minuti, dal giudice Paul Goldspring che ha rimandato la decisione definitiva dopo un confronto con il ministro degli interni inglese: “In parole povere, ho il dovere di inviare il caso al ministro per una decisione”.

Assange non era presente in aula ma collegato in videoconferenza dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh dove è rinchiuso da tre anni.

Una decisione contraria all’estradizione è assai improbabile dati i rapporti di amicizia tra i 2 governi.

In questi giorni la redazione di vivicentro continuerà a parlarvi di questa storia che porta con se tanti altri punti interrogativi, cercando nel nostro piccolo di raccontare e diffondere la verità di questo attacco frontale del potere al giornalismo d’inchiesta.

Già negli scorsi giorni abbiamo ribadito il nostro disgusto sull’evoluzione della vicenda (clicca qui per leggere l’articolo).

L’unica certezza è che una condanna definitiva per Assange sancirà la morte del giornalismo e del sacrosanto diritto della libertà di stampa.

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A cura di De Feo Michele / Redazione Campania

 

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