Italia eliminata, incubo Mondiale: va riformato il sistema

Italia eliminata dal mondiale. E' la prospettiva del calcio italiano dopo la seconda eliminazione consecutiva ai play-off di qualificazione al Mondiale.

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Italia eliminata, incubo mondiale: il calcio italiano ha fallito

Italia eliminata, incubo mondiale. Questa la prospettiva del calcio italiano dopo la seconda eliminazione consecutiva alle qualificazioni per il campionato mondiale. È il punto più basso. La vittoria dell’Europeo (che tanto ci ha fatto gioire) è stata una mera illusione. Una prova di coraggio incredibile che, oggi, più che mai, sembra essere stata soltanto una vittoria fortunata. Che ha messo sotto al tappeto i tanti, tantissimi problemi che il sistema calcio italiano si trascina con sé dal 2006. Da quella generazione di fenomeni al di là della quale c’è stato il vuoto.

La prossima volta che potremo vedere gli Azzurri scendere sul campo più prestigioso al mondo potrebbe essere (non ci siamo ancora qualificati!) nel 2026, ben dodici anni dopo l’ultima volta. Un’altra spedizione indecorosa, quella in Brasile, dove l’Italia di CT Prandelli venne eliminata dalla Costa Rica ai gironi. Poi Ventura e quella sciagurata serata del 13 novembre 2017. Italia eliminata. E gli italiani speravano di non rivivere più quella sensazione.

D’altronde Mancini ci ha illusi, con il record di vittorie e il trionfo dell’Europeo. Il Rinascimento italiano, avevano titolato gli Azzurri sui social. Quel Rinascimento è decaduto ben presto, nell’arco di otto mesi. Otto mesi di immobilismo, in cui non c’è stato tentativo di riforma, di ulteriore crescita.

Non è solo colpa del CT, anzi. La colpa può essere imputata in primis alla dirigenza federale, che doveva e poteva creare un serio piano di riforme, specialmente nell’ambito dei settori giovanili, dove i giovani azzurrini scarseggiano sempre di più. Inoltre, i club che danno sempre meno spazio agli italiani e agli under 21. I dati sono chiari: l’Italia è uno dei paesi con l’età media più alta. Basti pensare a Pedri e Ansu Fati in Spagna. A Foden, Elliott e Saka in Inghilterra. Giusto per fare un esempio.

I problemi maggiori partono dall’alto. Dagli stadi di proprietà, in cui ad oggi si muove davvero poco, mentre all’estero è pratica comune. Alle strutture calcistiche italiane, che non garantiscono il sostegno alle varie spese cui club devono far fronte. In mezzo, la gestione del settore Primavera, in cui i giovani talenti italiani trovano sempre meno spazio. E che, comunque, non riescono a fare il grande salto, e sono costretti a brillare in altri paesi. Un’Italia eliminata dal Mondiale è sintomo di questo, di problemi che partono proprio da qui. Vediamo quali.

Dagli stadi di proprietà al settore giovanile: i problemi del sistema calcio italiano

Fattore stadio. Nei top 5 campionati europei, lo stadio di proprietà è una pratica comune da tempo. E gli stadi in comune tra squadre concittadine sono inesistenti. L’aumento dei ricavi con uno stadio di proprietà è enorme. Ed è un fattore importantissimo perché permetterebbe ai grandi club di erogare denaro, in una sorta di struttura piramidale, a quelli minori, alimentando il sistema.

Il settore giovanile. In Italia, si vede una decrescita sempre più importante di calciatori italiani pronti a fare il grande salto. I prospetti italiani migliori sono giocatori come Chiesa, Pellegrini, Barella, Donnarumma. Giocatori che giocano in Serie A già da diversi anni. Ci sarebbe Raspadori, è in crescita, ma ancora non è pronto, Kean non è mai sbocciato, mentre Zaniolo è stato falcidiato dagli infortuni.

Il problema è che i vari Zanotti, Fagioli, Portanova, lo stesso Maldini – che abbiamo intravisto durante questa stagione – non trovano quasi mai spazio. O Esposito e Gnonto, che per trovare spazio sono emigrati in Svizzera, in attesa di essere richiamati in Italia. Le uniche eccezioni sono Roma e Sassuolo, ma è troppo poco per fornire al calcio italiano giovani di grande prospettiva.

I club, in un certo senso, ne sono responsabili. Ma allo stesso modo lo sono anche i dirigenti federali, che per troppo tempo hanno rimandato riforme necessarie per il calcio giovanile, che sguazza sempre di più nella mediocrità, a malincuore, di strutture e personale. Troppo spesso capita che giovani talenti debbano abbandonare lo sport perché i club più piccoli, a livello giovanile, non possono coprire le spese per i dormitori e per lo studio dei ragazzi.

Italia eliminata, incubo mondiale. Alla fine, restano quei pochi che alla fine accedono nei club di Primavera di Serie A, ma che non possono sostenere da sole il peso dell’intero sistema. Occorre che tutti i club riescano a produrre talento, proprio come accade all’estero, dove ogni anno escono ulteriori “crack”: un esempio è il Barcellona, che tre anni fa ha fatto debuttare Ansu Fati, due anni fa Pedri e quest’anno Gavi. Cosa che in Italia non accade ormai da anni. E i cui risultati sono ancora più chiari oggi. L’Italia eliminata dal Mondiale per la seconda volta consecutiva è il fallimento di una generazione. L’Italia eliminata è il fallimento di tutti: dai dirigenti ai tifosi, passando per calciatori e CT.

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