Editoriale Napoli – Cremonese: La calma è la virtù dei forti… e degli azzurri di Luciano Spalletti

Editoriale - Prosegue la avventurosa cavalcata del Napoli, che non si lascia impietosire da una Cremonese giunta al Maradona da ultima

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Editoriale – Prosegue la avventurosa cavalcata del Napoli di Luciano Spalletti, che non si lascia impietosire da una Cremonese giunta al “Maradona” da ultima in classifica ( e con ancora nessuna vittoria all’attivo in questo campionato), infliggendole un 3-0 che vede gli azzurri emergere, nel punteggio, forse più di quanto il campo non abbia realmente detto.

Proprio così, perché la Cremo parte aggressiva e sbarazzina, forse anche col vantaggio mentale di avere ormai ben poco da perdere o, se preferite, da difendere, tant’è che ci vuole un super Lozano, in versione Kim, per fermare Vasquez a pochi metri dalla porta di Meret, quando il tabellone recitava ancora 0-0.

Il Napoli risponde con qualche buon tentativo di Di Lorenzo e Rui, ma senza incidere. Giocano bene, i ragazzi di mister Ballardini, davanti a un “Maradona” stracolmo, che deve attendere 21 minuti dal fischio d’inizio per gioire una prima volta.

Succede quando, il genio di Tblisi, o se preferite “Kvara”, va a prendersi una palla ormai destinata al fondo – e al conseguente calcio d’angolo – rifiutando l’idea del corner ed imponendo l’uno contro uno, con diagonale all’angolino in allegato: è 1-0, nel giorno del suo compleanno.

Spente le candeline, la Cremonese riprende a macinare gioco, tentando di azionare i due vivaci uomini di fascia ( Vasquez adattato a sinistra e Sernicola a destra) e le due punte che giocano vicine senza dare punti di riferimento ( Afena Gyan e un ottimo Tsadjout). Nessuna vera occasione, tant’è che Alex Meret finirà la partita con i guanti ancora vellutati. Ma comunque una buona aggressione e una buona pressione, che non consentono al Napoli una serata facile, come la classifica, frettolosamente, potrebbe suggerire.

Ci sarebbe, per la verità, un calcio di rigore a favore degli azzurri, quando il primo tempo sta per volgere al tramonto. Sarebbe la logica conseguenza di un contatto tra Ferrari e Kvara, ma il signor Massimi è di diverso avviso e lascia, probabilmente in modo colpevole, che l’azione non venga sanzionata.

Ripresa che nasce sotto la stella di una Cremonese che resta lì, compatta ed aggressiva, ma non si scopre più del necessario, quasi che il suo reale intento sia quello di mantenere la partita in equilibrio per quanto più le è possibile. Da apprezzare, nei grigio-rossi, l’ingresso di Valeri sulla corsia mancina, che spinge bene e si rende protagonista di buone folate.

Il Napoli, sornione, aspetta. Senza che, l’idea di chiudere la pratica diventi un’ossessione più che un desiderio. Prima, da segnalare, un secondo episodio discutibile di cui si rende sventurato protagonista il direttore di gara, allorquando non estrae il secondo giallo per Vasquez per intervento con piede a martello sulla tibia di Lozano.

Poi, dal nulla, il raddoppio, che giunge al minuto 65, con zampata a porta vuota di Osihmen, dopo generosissimo assist con tuffo di testa di Kim, seguente da azione da corner. 17 in campionato, sempre a segno nelle ultime 6 gare.

Il Napoli sa cogliere l’attimo e il resto è accademia, girandola di sostituzioni e un goal, splendido, di Elmas, che al minuto 80 fissa il risultato sul triplo vantaggio per gli azzurri, con un destro sibilante e mortifero, da posizione angolata.

Chiudiamo questo nostro editoriale con una considerazione: Se era certo vero che la gara contro la Cremonese non sarebbe stata uno dei banchi di prova più probanti circa le ambizioni scudettate del Napoli, pur vero è che si è trattato di una vittoria, la sesta consecutiva in campionato, che porta in cascina altri 3 preziosissimi punti, conferma che questa squadra, per un’altra settimana in più, se tutto va male avrà ancora 13 lunghezze di vantaggio sulla prima inseguitrice.

Non vuol dire ancora nulla, ma scusate se è poco.

La calma è la virtù dei forti.  Luciano Spalletti lo sa e lo sta trasmettendo ai suoi, che, di domenica in domenica, cercano di costruirsi frammenti di un sogno nel cuore che è come un bambino ancora nel grembo, forse giunto ai primi calcetti nel pancione materno.

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