Primo maggio 2020: il mondo del lavoro non si arrende

Niente piazze gremite, né bandiere sventolanti per festeggiare la più sentita delle feste laiche, quella...

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Niente piazze gremite, né bandiere sventolanti per festeggiare la più sentita delle feste laiche, quella del Primo Maggio.

Primo maggio 2020: il mondo del lavoro non si arrende

Niente piazze gremite, né bandiere sventolanti per festeggiare la più sentita delle feste laiche, quella che accomuna tutti i lavoratori. Una festa del lavoro con tante paure e poche certezze, un 1° maggio anomalo e dal sapore amaro.
Sono bastati due mesi di chiusura per mettere la nostra economia in ginocchio, poche settimane per scardinare certezze, rompere equilibri, mettere in crisi piccoli e grandi imperi industriali, finanziari e commerciali.
Una festa senza slogan scanditi, né striscioni colorati. Una festa del lavoro di riflessione, di preghiera, come quella del Papa nella messa di stamattina a Santa Marta. Il Santo padre ha pregato per tutti i lavoratori, affinché “a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”.
“Ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora è calpestare la dignità umana, la dignità dell’intera umanità. La dignità del lavoro è tanto calpestata” – ha affermato Papa Francesco, condannando le situazioni di sfruttamento a cui sono costretti molti lavoratori spinti dal bisogno.
“Anche oggi ci sono tanti schiavi tanti uomini e donne che non sono liberi dal lavorare e sono costretti a lavorare per sopravvivere. Ci sono i lavori forzati, ingiusti, malpagati che costringono a vivere con la dignità calpestata. Sono tanti, tanti, e sono anche qui, non sono nel mondo”.
“Ci sono i lavoratori giornalieri, che li fai lavorare per una retribuzione minima per tante ore al giorno, o la domestica che non ha una retribuzione giusta e non ha sicurezza sociale e pensione.
Questo è calpestare la dignità umana” – ha affermato il Santo Padre e nelle sue parole riecheggiano quelle dell’enciclica sociale Rerum Novarum, promulgata il 15 maggio 1891 da papa Leone XIII, con la quale per la prima volta la Chiesa cattolica prendeva posizione sulle questioni sociali.
Ma è anche un 1°maggio di incoraggiamento, come il discorso che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto agli italiani in occasione della festa dei Lavoratori, un messaggio nel quale ha invitato tutti a guardare con speranza al futuro in questo “passaggio d’epoca pieno di difficoltà”.
“Riusciremo a superarle”- ha affermato il Presidente Mattarella, sottolineando l’importanza del valore del lavoro, del senso di responsabilità con il quale, in un momento così difficile, tante persone hanno consentito al nostro Paese di andare avanti.
“In Italia, come in tutto il mondo, – ha continuato – le conseguenze della pandemia mettono a rischio tanti posti di lavoro. Risalta ancora di più, in questo contesto, il valore del lavoro e, in particolare l’opera svolta da medici, infermieri, altri operatori sanitari, farmacisti, con tanti fra di loro caduti nello svolgimento dei propri compiti.”
Nel suo discorso, il Presidente della Repubblica ha inoltre giustamente valorizzato “Il lavoro di Forze dell’Ordine, Forze Armate, operatori del settore della logistica e dei trasporti, della distribuzione, di filiere produttive essenziali, del sistema di istruzione, pur tra molte difficoltà, ha consentito, giorno dopo giorno, al nostro Paese di non fermarsi e di andare avanti, sia pure funzionando a velocità ridotta”.
Un 1° maggio in cui resteremo tutti a casa, in cui seguiremo in diretta Facebook o sulle reti televisive i discorsi dei segretari nazionali delle varie federazioni sindacali e i rappresentanti del mondo politico o imprenditoriale.
In questo momento di grande difficoltà per il mondo del lavoro, tutti i lavoratori sono virtualmente uniti e non perdono la speranza che possa esserci una rapida ripresa, ma hanno scarsa voglia di assistere a concertoni e festeggiare.

Adelaide Cesarano

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