Il non fascista Capitano non tollera striscioni, e attacca anche Lagioia

La non fascista Lega accusa il direttore del Salone del Libro, Lagioia, di aver censurato...

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La non fascista Lega accusa il direttore del Salone del Libro, Lagioia, di aver censurato CasaPound mistificando e, al solito, mischiando causa ed effetto contando, in questo, sul fatto che, come è ben noto, “la mamma degli ignoranti ed imbecilli è sempre incinta” e che, oltretutto, dalla loro salita al comando, i parti sono diventati quantomeno gemellari e trigemini.

La realtà è che la casa editrice, che è l’Altaforte, è stata estromessa dal Salone Internazionale del Libro non già per essere tale, men che meno per essere Casa Pound (e, nel merito, si decidano: è o non è espressione di Casa Pound? Negarlo ed affermarlo allo stesso tempo non è certo segno di lucidità, correttezza ed onestà mentale), ma per le esternazioni, e l’essere, del suo editore Francesco Polacchi che, ultimamente, sentendosi protetto alle spalle e quindi ancor più forte, ha datoseguito ad una sfilza di dichiarazioni pro fascismo dichiarando di essere fieramente tale e che il vero pericolo in Italia è, appunto, l’antifascismo. Tutte affermazioni giuridicamente e legalmente gravi e per esse il macho-fascista è stato sanzionato con l’esclusione dal Salone Internazionale del Libro. Alla notizia il Polacchi ha fatto sapere: “Alle 10 ci sarò per ribadire che la logica di Altaforte non si piega al pensiero unico” non rendendosi nemmeno conto che con quelle parole forniva altro puntello alla delibera della direzione del Salone; ma la persona è quella che è per cui altro non ci si poteva attendere come altro non ci si poteva attendere dal Capitano che diventa sempre più nervoso di ora in ora e vede i suoi gradi essere scesi già al massimo a Tenente per cui, mi viene di inserire qui un inciso di alleggerimento che, a questo punto, ci sta bene (credo). E lo faccio ricordando un passaggio di “Minchia Signor Tenente” del grande Giorgio Faletti che ben si può adattare all’uso improprio (quindi: abuso) che delle forze pubbliche (ed anche di loro divise ed armi) fa il forse Tenente o giù di lì (scusandomi, ovviamente, con i veri “signor tenenti” per l’accostamento per loro poco lusinghiero) Salvini:

Minchia signor tenente che siamo usciti dalla centrale
Ed in costante contatto radio
Abbiamo preso la provinciale
Ed al chilometro 41 presso la casa cantoniera
Nascosto bene la nostra auto c’asse vedesse che non c’era
E abbiam montato l’autovelox e fatto multe senza pietà
A chi passava sopra i 50 fossero pure i 50 di età
E preso uno senza patente

Ecco! Tutto qui quello che, per Salvini, essi dovrebbero fare: “fare ammuina”, beccare deboli per stupidate, meglio se magari sono “migranti” e poi, se con sudore e sacrificio, dovessero comunque riuscire a fare anche qualche grossa operazione, chiaramente sarà LUI che l’ha fatta, o per LUI è stata fatta, per cui: tutto merito su, merito del Capitano!

L’opera di Faletti segue poi con ben altri “valori” ma ora, Salvini imperante, a parte il quanto su descritto, gran parte degli uomini disponibili sono costantemente impegnati (sempre a nostre pesanti spese) a dargli sempre più protezione nelle sortite per le quali fa anche uso preventivo (ma degenerato) della Digos che viene inviata in avanscoperta non già per le sue funzioni specifiche, che sono altro, ma per dare la caccia preventiva a stiscioni non graditi a Salvini e farli togliere, non si sa in base a quale legge o diritto,  come è accaduto anche ieri a Brembate, nel bergamasco, dopo Roma e diverse altre città.

E questo continuum dà di che pensare perché fa di un abuso regola fissa, e la cosa non può non preoccupare oltre che essere illegale.

L’articolo 99 del D.P.R. n. 361/1957, infatti, chiarisce si che:

“chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 3.000.00 […]”

ma poi, proseguendo nell’analisi della legge ed andando sullo specifico inerente a cartelli e striscioni, c’è da vedere, e recepire, anche che essa ne vieta espressamente l’esposizione solo quando essi rappresentino scritte o immagini che incitino alla violenza o che contengano ingiurie o minacce (come nel caso dell’articolo 2 bis del decreto legge 8/2007 adottato per prevenire e reprimere fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche e non certo richiamabile anche per non contrariare il boss di turno).

In breve e per quanto ci interessa, da tutto quanto su riportato si evince che, a Leggi ed Diritto vigenti, l’esposizione di uno striscione di contestazione, il cui contenuto non sia ingiurioso o sedizioso, non può di certo “impedire” la propaganda elettorale altrui, né turbarla, atteso che quest’ultimo verbo (come recita anche Il Fatto) indica, secondo giudizio unanime dei dizionari della lingua italiana, l’azione del molestare, interrompere o comunque disturbare il regolare svolgimento di qualche cosa.

E questo è, con buona pace di Salvini e di quanti, per o con lui, vogliono piegarle ai propri desiderata per cui, visto che non c’è dubbio alcuno sul fatto che la frase “Non sei benvenuto” rivolta a un esponente politico o quella ancora più incisiva “Questa Lega è una vergogna” non possano rappresentare turbamento, nel senso di disturbo del regolare svolgimento di un comizio e quindi l’azione NON può essere ne impedita ne sanzionata.

Men che meno da diritto a chicchessia di entrare impunemente in una casa privata privi di chiaro e specifico mandato emesso a seguito di una qualche sentenza o disposizione di un giudice, e poi mostrato all’interessato, dato che la legge stabilisce che tali atti di “intrusione” nell’altrui privacy possono avvenire solo in presenza di alcune ipotesi:

  • se c’è il fondato sospetto che il soggetto in questione stia o abbia appena commesso un reato o una evasione (fuga);
  • quando bisogna dar corso a un’ordinanza di custodia cautelare o un ordine di carcerazione o un fermo ;
    la polizia giudiziaria (polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale) può perquisire le persone, i locali, le macchine, i bagagli e gli effetti personali per prevenire o reprimere il traffico di droga
  • se c’è fondato motivo di credere che ci siano armi, munizioni o esplosivi, qualcuno cercato dalla polizia che si nasconde, un evaso in relazione a determinati delitti di associazione mafiosa, traffico di droga o delitti con finalità di terrorismo.

Al di fuori di tali casi la polizia, o chicchessia, non ha diritto di entrare nelle case dei cittadini che, invece, hanno loro sì diritto di chiedere immediatamente le ragioni dell’accesso richiesto e di prendere visione del mandato.

A tali richieste la polizia, o chi per lei, non può glissare e mantenere il segreto ed il cittadino ha tutto il diritto di negare l’accesso.

In conclusione quindi, tornando agli ultimi eventi e a quella che ormai è diventata una insana, ed illegale, abitudine, si potrebbe addirittura evincere che, nell’eseguire certi ordini, quanti tali soprusi compiono pongono, essi stessi, fuori da ogni legge vigente e si rendono passibili di denuncia.

Al Salviniano farneticare hanno risposto, pacatamente e civilmente, Appendino e Chiamparino ribadendo, semplicemente: non si tocca; ed anche lo stesso Lagioia che ha affermato: rispondo solo ai 150 mila del Lingotto.

E poi Salvini ed i leghisti si dicono non fasciti ma,  ça va sans dire (anzi, lo ripetono di continuo), gli altri, tutti gli altri non a loro affini, sono chiaramente, ed innegabilmente, Comunisti! SIC! 

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