La Consulta si è espressa sulla legittimità dell’Italicum, la legge elettorale approvata nel 2015 dal governo guidato da Matteo Renzi.
Relatore della causa è stato il giudice Nicolò Zanon, docente di diritto costituzionale alla Statale di Milano, in passato assistente di Valerio Onida ed ex laico di centrodestra al Csm nominato alla Corte da Giorgio Napolitano nel novembre 2014. Dall’altra parte, i promotori dei ricorsi contro l’Italicum – gli avvocati Felice Besostri, Vincenzo Palumbo e Giuseppe Bozzi, tra gli altri – e l’Avvocatura generale dello Stato, costituita in giudizio per conto della Presidenza del Consiglio.
I giudici si sono pronunciati sui dubbi di costituzionalità sollevati da 5 tribunali (Trieste, Messina, Genova, Perugia e Torino) sui punti chiave della legge relative al turno di ballottaggio, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono, nonché quella relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in piu’ collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione.
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A seguito di questa dichiarazione di incostituzionalità – si legge nella nota diramata dalla Consulta – sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio previsto dall’ultimo periodo, non censurato nelle ordinanze di rimessione, dell’articolo 85 del dpr 361 del 1957”.
“All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione”, spiega la Corte costituzionale nella nota diffusa sulla sentenza sull’Italicum.
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