Sono passati 20 anni dalla terribile alluvione del 5 Maggio 1998 che colpì Sarno provocando la morte di 160 persone. Mattarella:”Tragedia immane, sia da monito per il Paese. Affrontare pericoli del dissesto idrogeologico”
“Una tragedia immane favorita dallo sfruttamento del suolo”: ha voluto ricordare così il Capo dello Stato. Sergio Mattarella. la tragica alluvione che il 5 maggio del 1998 devastò Sarno e colpì anche i comuni di Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello. “A vent’anni dal disastro ambientale che colpì il comprensorio di Sarno, provocando la morte di 160 persone e lasciando ferite ancor più profonde di quelle inferte al territorio stesso, – ha affermato Mattarella – desidero esprimere la mia vicinanza e confermare la solidarietà del paese intero ai familiari delle vittime, a tutti coloro che hanno sofferto le terribili conseguenze delle frane e delle alluvioni, a quanti, con tenacia e speranza, hanno lavorato in questi anni e tuttora lavorano alla piena ripresa della vita delle comunità”.
Il presidente della Repubblica ha parlato di “tragedia immane, innescata da eventi meteorologici di portata eccezionale, tuttavia – sottolinea – favorita e ingigantita da uno sconsiderato sfruttamento del suolo, da incuria e superficialità nell’affrontare i pericoli derivanti dall’assetto idrogeologico. Il comune di Sarno pagò il tributo più elevato di vite umane.
Ma le frane e le spaventose colate di fango del 5 maggio 1998 portarono lutti anche nei comuni di Quindici e di Siano e non risparmiarono quelli di Bracigliano e San Felice a Cancello. A tutti questi nostri concittadini va un pensiero commosso”.
Il Capo dello Stato non si è dispensato da un severo richiamo alla responsabilità: “Le immagini di quelle ore drammatiche sono ancora impresse nella nostra memoria e restano monito per l’intera nazione. Piogge di straordinaria portata – ha sottolineato – non possono trasformarsi in un cataclisma da cui la popolazione, inerme, non può difendersi. La prevenzione, la cura del territorio, l’equilibrio idrogeologico, l’armonia tra ambiente e aree urbane sono ormai tratti di civiltà irrinunciabile, senza i quali il nostro stesso modello sociale rischia di venire compromesso. La sostenibilità dello sviluppo deve poggiare anche su queste basi. Dai giorni del disastro sono state avviate, e poi realizzate, numerose opere per una migliore sistemazione del territorio, per la sua messa in sicurezza, per la mappatura del rischio idrogeologico. I progetti vanno portati a compimento e, soprattutto, la manutenzione e il controllo vanno proseguiti con costanza, in modo da evitare che aumenti la soglia del rischio. L’ambiente è parte della nostra vita ed è fondamento del benessere sociale, economico, civile”.
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