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Castellammare di Stabia

I vaccini e l’ influenza debole. EUGENIA TOGNOTTI*

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Influenza che va, influenza che viene.

I

NFLUENZA – Mentre scatta la controffensiva contro l’ influenza prossima ventura, con la divulgazione, da parte dell’Oms , della composizione del nuovo vaccino, è tempo di bilanci per quella che ci stiamo lasciando alle spalle, già diventata, per la sua bassa intensità, una pietra di paragone per le epidemie influenzali delle passate stagioni e destinata a diventarlo per le prossime. Non sono ancora disponibili i dati sulle vaccinazioni antinfluenzali ed è quindi difficile stabilire se anche quest’anno si sia verificato il temuto calo secondo un trend ormai in atto da nove anni nel Belpaese degli allarmi e delle psicosi. O se, invece, un aumento pur lieve della copertura vaccinale abbia contribuito all’immunizzazione di una parte della popolazione. Certo è, che dopo aver esordito con ritardo, complici le temperature miti, l’influenza 2015-2016 ha avuto un’incidenza inferiore a quella delle passate stagioni. Iniziata a metà gennaio, ha messo a letto poco più di due milioni e mezzo di italiani (e colpendo come al solito le fasce di età più basse) e si è presentata con una fisionomia meno minacciosa , più «bonaria» rispetto ad altri Paesi europei, dove, nella contemporanea circolazione di ceppi di tipo A e di tipo B, hanno dominato i virus influenzali di tipo A e in particolare del sottotipo A(H1N1)pdm2009, responsabile dell’ospedalizzazione di molti casi gravi.

Intanto , da Ginevra – dove a fine febbraio, secondo un calendario fisso, si sono riuniti i ricercatori dell’Oms che raccolgono i dati di sorveglianza virologica – sono arrivate le istruzioni sul cocktail di virus che entreranno nel vaccino per il prossimo appuntamento con la stagione influenzale. Sono indicati , per così dire, con nome e cognome, cioè lettere e numeri che ne raccontano genealogia, tipo e sottotipo, anno e luogo d’origine. Uno, che abbiamo imparato a conoscere , è A/California/7/2009 (H1N1), già presente nel vaccino 2015/2016. Riuscirà ad assicurare una sufficiente protezione nel prossimo appuntamento con l’ influenza ? Dipenderà, naturalmente, dal grado di corrispondenza tra i ceppi virali presenti nella composizione e i virus circolanti allora.

Da un’influenza all’altra, la rete mondiale di spionaggio dei virus lavora dietro le quinte e coinvolge un numero impressionante di laboratori in un’ottantina di nazioni e non si ferma mai. I virus influenzali sono costantemente sotto osservazione in quella sorta di gioco a guardia e ladri che è il monitoraggio virologico dei ceppi. I virus dell’influenza A sono dotati dell’eccezionale capacità di modificare il proprio genotipo per gradi (genetic drift) o con un cambiamento radicale e improvviso (genetic shift): uno scossone che dà luogo a un ceppo interamente nuovo. In questo caso, fortunatamente raro, si verifica una pandemia perché buona parte della popolazione mondiale resta priva dell’azione protettiva degli anticorpi. È avvenuto nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale, con la terrificante pandemia che prese il nome di Spagnola e, nel secolo scorso, fortunatamente in modo meno grave, con l’Asiatica (1957) e la Hong Kong (1968).

In base alle scansioni delle passate pandemie, l’arrivo del Big one virale è messo in conto da tempo. Ma, a parte gli allarmi, collegati all’emergere in questi ultimi decenni, di varianti antigeniche capaci di scatenare epidemie e/o pandemie – è la «banale» , vecchia, spesso sottovalutata influenza – attribuita nel Medioevo al maligno influsso degli astri e alla loro sfavorevole congiunzione – a rappresentare, sempre di più, un serio problema sanitario nei Paesi industrializzati, dove occupa il terzo posto, dopo Aids e Tbc, come causa di morte per malattie infettive.

*lastampa

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