‘Rispettiamo le scadenze, Def entro il 10 aprile’. ‘C’è una riserva’ di 2 miliardi più che sufficiente’, ha spiegato Tria. Il caso della figlia 17enne di Jo Song-gil (ex ambasciatore reggente a Roma – “scomparso” in quello che è visto come un tentativo di diserzione) rapita a Roma ma ignorato dal “Comandante” Salvini.
Tria su manovra correttiva. Salvini concorda ma ignora il caso Jo Song-gil
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- Dopo Tria anche Salvini allontana l’ipotesi di manovra correttiva affermando che:
- Agenti stranieri vengono in Italia, fanno ciò che vogliono, ripartono con un ostaggio, e il nostro eroico e efficientissimo Ministro dell’Interno afferma, impunemente, di non saperne nulla.
- Questa la situazione, ma il Comandante Salvini dice di non saperne nulla e rimanda al ministero degli esteri che, a sua volta, precisa quanto segue:
“È prematuro parlare di una manovra correttiva per i conti pubblici. Rispettiamo le scadenze, Def entro il 10 aprile. Qualora dal monitoraggio dell’andamento dei conti pubblici si mostrasse coerente con gli obiettivi programmatici, al netto di maggiori entrate e dismissioni, gli accantonamenti con delibera del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia, possono essere resi disponibili. Questi margini di riserva appaino più che sufficienti. Certamente nel prossimo Def si aggiorneranno le previsioni economiche: l’aggiornamento porterà a una valutazione e alla verifica dei saldi che saranno oggetto del confronto con l’Unione europea”
parole del titolare del dicastero delle finanze Giovanni Tria.
Dopo Tria anche Salvini allontana l’ipotesi di manovra correttiva affermando che:
“in merito all’ipotesi di una manovra correttiva si sta parlando del nulla. Abbiamo votato meno di 2 mesi fa una manovra che deve ancora far vedere i suoi effetti. Commentare i dati a febbraio quando la manovra farà vedere gli effetti nei prossimi mesi mi sembra quantomeno bizzarro”
Ricordandosi poi di essere il Ministro dell’Interno è intervenuto, bontà sua ma solo perché trascinato per i capelli, anche sul caso della figlia della ex ambasciatore nordcoreano a Roma che è stata rimpatriata dopo la diserzione dei genitori. Purtroppo però lo fa solo per scaricare la patata bollente su altri dicendo:
“Chiedetelo al Ministero degli Esteri, è una questione di ambasciate, io non ne sapevo nulla”
Queste le incredibili parole del difensore del patrio suolo e della patria sicurezza (a suo dire) e questo sì che ci rallegra e ci da sicurezza.
Agenti stranieri vengono in Italia, fanno ciò che vogliono, ripartono con un ostaggio, e il nostro eroico e efficientissimo Ministro dell’Interno afferma, impunemente, di non saperne nulla.
Troppo impegnato, si vede, a cambiare divise e cappelli per le prossime elezioni e a prendersela, quando è in carenza di facile propaganda da vendere, con quelli sicuramente e veramente deboli facendo bene attenzione a restare alla larga, ad esempio, da Casa Pound sulla quale continua a glissare e a rimandare ad un domani che forse, chissà, magari arriverà, ma non ora: c’è altro di più urgente (meno impegnativo e pericoloso) da fare prima.
Fatto sta che secondo quanto ha riferito da Seul l’ex vice ambasciatore nordcoreano a Londra Thae Yong-ho, la ragazza, figlia 17enne dell’ex ambasciatore nordcoreano a Roma Jo Song-gil, sarebbe stata prelevata con un blitz a Roma a novembre e riportata a Pyongyang con la forza dall’Italia dove era rimasta dopo la scomparsa del padre, a novembre, in un apparente tentativo di fuga dal regime di Kim Jong-Un per chiedere asilo.
Jo Song-gil aveva assunto la carica in Italia a ottobre 2017, dopo che Roma aveva espulso l’allora ambasciatore, Mun Jong Nam, in segno dij protesta contro i test missilistici e nucleari della Corea del Nord e il suo sprezzo delle sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Jo si era unito all’ambasciata nordcoreana in Italia a maggio 2015 e doveva terminare il suo mandato a fine di novembre 2017. Una fonte rimasta anonima ha comunicato a Reuters che Jo era stata ufficialmente sostituito da Kim Chon, il nuovo ambasciatore reggente, alla fine di novembre.
Questa la situazione, ma il Comandante Salvini dice di non saperne nulla e rimanda al ministero degli esteri che, a sua volta, precisa quanto segue:
“Il 3 gennaio scorso la Farnesina aveva già reso noto di aver ricevuto per via diplomatica dall’Ambasciata della Corea del Nord a Roma la comunicazione relativa all’avvicendamento del funzionario presso l’Ambasciata stessa. La Farnesina ha ricevuto due note formali al riguardo. La prima, datata 20 novembre 2018, con la quale veniva data notizia dell’assunzione delle funzioni di Incaricato d’Affari a Roma da parte del Signor Kim Chon. La seconda, datata 5 dicembre 2018, con la quale si informava che l’ex Incaricato d’Affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l’Ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, vi aveva fatto rientro, il 14 novembre 2018, accompagnata da personale femminile dell’Ambasciata. La Farnesina non dispone di alcuna altra informazione sulla vicenda.”
Ma il caso sta diventando politico e il Comandante dovrà comunque dare spiegazioni più pretinenti sul suo “dormire” di fronte alla libera circolazione, sul “sacro suolo italiano”, di agenti stranieri che vengono qui (verosibilmente anche armati) a fare ciò che gli pare, incluso quello che, a quanto è dato sapere, ha tutto l’aspetto di un rapimento ammenochè.
Ammenochè non arrivi all’impudenza (cosa che sarebbe nelle sue corde) di appuntarsi un’altra megaglietta per aver agevolato il ritorno in Patria di una extracomunitaria e, per questo, richiedere ed ottenere medaglia ed anche il plauso del suo popolo con almeno qualche sorrisetto anche dai pentastellati.
Di omissione di atti del SUO ufficio, e nell’esercizio del suo incarico, ovviamente nemmeno a parlarne.
Il Comandante non si discute e, men che meno, si può osare fare paragoni di vera statura d’uomo prima e politico dopo arrivando, ad esempio a ricordare che 34 anni fa, nella notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985, l’allora presidente del consiglio e segretario del PSI, Bettino Craxi osò sfidare gli Stati Uniti d’America a Sigonella, dove gli F-14 americani avevano dirottato l’aereo egiziano e che, quando atterrò, venne subito accerchiato da venti Carabinieri e trenta avieri armati del VAM. Questi, a loro volta, furono accerchiati dalle forze d’assalto della “Delta Force” al comando del generale Carl Steiner che erano atterrati in precedenza dell’aereo di linea egiziano, volando su due Lockheed C-141 Starlifter dei Navy SEAL. A quel punto, ecco che i militari americani furono circondati a loro volta da altri Carabinieri, che nel frattempo erano confluiti dalle caserme di Catania e Siracusa, tutti armati con la sicura disinnescata ed il colpo in canna, pronti a far fuoco se costretti.
Come finì il braccio di ferro tra Italia (Craxi) e USA è cosa nota (Reagan dovette cedere) ma questo è altro e l’ho richamato (non sicuramente da cultore di Craxi ma …. ) unicamente per dare un vero esempio di difesa del nostro suolo e delle nostre prerogative, altro che prendersela con pochi ed inermi emigranti e rimandare, per cose veramente serie, ad altro ministero per ottenere chiarimenti su azioni di competenza dell’Ordine Pubblico, indi del Ministero degli Interni, indi sue, del Comandante Salvini, e impunemente portate a termine, senza alcun problema, sul nostro territorio da agenti stranieri.
Per concludere, mi torna in mente anche Totò che soleva dire:
“Il mondo io lo divido così, in uomini e caporali. E più vado avanti, più scopro che di caporali ce ne son tanti, di uomini ce ne sono pochissimi”
e Salvini, in questo frangente, ha dato mostra di essere al massimo uno dei tanti caporali di Totò, altro che Comandante!
E questo è!
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