La strage di Cutro è stata un evento tragico avvenuto nella notte tra mercoledì 24 e giovedì 25 febbraio 2023 al largo di Cutro, in provincia di Crotone, Calabria, Italia.
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- In quel giorno, un gruppo di migranti stipati a bordo di un Caicco che va a sfasciarsi su una secca a 100 metri dalla riva, si ritrova lanciato in un mare forza 7. Il bilancio della strage è stata, ad oggi di 76 morti, dei quali 32 bambini.
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Strage di Cutro: amarcord di Francesca Capretta per Vivicentro.it
Pezzi di scafo, brandelli di legni colorati a formare una croce. Un Cristo con un braccio solo.
Una chiesa, Santa Maria Stella Maris. Dove la vergine sostiene Gesù ma anche un’ancora, la salvezza dalle tempeste.
Siamo a Le Castella, vicino a Cutro, in Calabria, dove il mare avvolge tutto, dove il mare non lo puoi ignorare.
Nei palazzi della politica, le onde non sono mai abbastanza alte da mettere paura e l’acqua non è mai fredda da morire ma qui si.
Un popolo di navigatori, di pescatori, di migranti.
Una penisola con 15 regioni bagnate dal mare, un popolo perlopiù legato a quel mare, nel bene e nel male.
Parlano piano:
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- Hanno trovato un altro bambino, un picciriddu di tre anni.
Occhi umidi e il segno della croce.
Era pieno di cadaveri sulla spiaggia.
Sono accorsi là nell’acqua gelida a mani nude, fra le onde.
Poi sono arrivati anche i carabinieri, con gli stivali ma “nienti a fari”.
- Hanno trovato un altro bambino, un picciriddu di tre anni.
Siedo accanto ad una signora anziana che mi racconta di ospitare una ragazza ucraina a casa, col suo bambino.
Avrei potuto prendere anche qualcuno di loro, la casa è grande.
Mi chiede dove sto.
Le spiego che sono in porto, con una barchetta a vela piccolissima… in breve si offre di ospitare anche me.
Finita la messa, mi dice che per quanto si pensi di star male qui, in realtà viviamo nell’oro, perché non c’è la guerra.
Mi bacia.
La guardo allontanarsi, portandosi via tutto.
Con la sua generazione se ne vanno la memoria, gli ultimi brandelli di verità e l’umanità.
Già, qui stiamo nell’oro, perché non c’è la guerra.
Siamo talmente tanto fortunati che possiamo comprare le armi, per le guerre degli altri e fabbricarne tantissime, da vendere in tutto il mondo, un mondo sempre più in guerra per esigenze di mercato.
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- :-Prenditeli tu a casa, se sei tanto bravo. Devono starsene a casa loro, altroché, non devono partire. Non lo sanno che il mare è pericoloso? Che si può morire? Mica possiamo tenerli tutti, non ne abbiamo neanche per noi.-
I mass media diffondono gli slogan e prima o poi il popolo comincia a ripetere.
Sono finiti i tempi d’oro, quando nelle intercettazioni di mafia capitale, scoprivamo che i migranti valevano più della droga e rappresentavano la nuova frontiera del business.
Del resto il mercato cambia, le esigenze mutano e se a suo tempo abbiamo firmato trattati per prenderne più possibile, adesso con i magazzini pieni e il settore in crisi, non siamo più in grado di accoglierne altri.
E’ l’Europa che deve intervenire!
Intanto il vento soffiava sempre più forte, le onde al traverso sempre più alte.
Il caicco spariva fra i flutti.
Terrore, gelo, grida, pianti, fino all’immancabile schianto.
Acque nere, gelide che ribollivano di onde.
È morta lì la speranza, il carico prezioso che queste barche trasportano.
Ne è rimasta sempre meno qui, nell’evoluto mondo dei disillusi, degli arresi.
Loro invece ne erano stracolmi ma tutto il carico è andato perduto.
La chiesa è piena di gente, c’è anche la Rai, fuori splende un sole sfacciato.
Il posto è presidiato da unità di soccorso, salvataggio e sommozzatori, provenienti da ogni dove.
Vigili del fuoco, Capitanerie di porto, Polizia, carabinieri, un elicottero perlustra la zona.
Si cercano ancora cadaveri.
Disponiamo di mezzi costosissimi e uomini preparati, uomini che, sono certa, avrebbero preferito salvare vite piuttosto che intervenire per ripulire spiagge, scogli e fondali, dai morti che il mare potrebbe restituire durante la stagione balneare.
Dureranno a lungo le ricerche.
Per salvarli sarebbe bastato un gommone e dei galleggianti.
Erano lì, a 100 metri dalla riva.
Eppure navigando di questi tempi in prossimità delle coste pugliesi e calabresi, si respira uno stato di polizia costante.
Aeroplani ed elicotteri che ti sorvolano, la Guardia di Finanza che ti raggiunge per controllare, perquisire ed elevare multe.
Lo spirito del mare sembra annegato da un pezzo.
Hai la sensazione che se dovessi ritrovarti adesso, da quelle parti, in mare aperto trascinato al largo da un materassino mentre dormivi, ti farebbero una multa per conduzione senza patente, subiresti un controllo per vedere se per caso hai dei migranti attaccati sotto, per poi venir mollato lì in balia delle onde, col verbale in mano.
Sembra che a controllare il mare, non ci sia più gente di mare ma piuttosto da posto di blocco stradale.
Ricordo amici soccorsi su improbabili canotti, pattini o derive.
Gente a cui è stata sempre allungata una cima, insieme ai rimproveri talvolta divertiti. Perché comunque erano tutti in salvo e questo era ciò che contava, un tempo, in mare.
Poi la via crucis fino alla spiaggia.
Un evento sentito e partecipato con grande emozione dalla gente, un’adesione massiccia, arrabbiata e commossa.
No, loro non sono come voi e ci tenevano a farlo sapere.
In mare si salvano anche i nemici, recita una centenaria legge…figuriamoci dei bambini disperati.
Dicono che l’aeroplano di Frontex non ha dichiarato la situazione di emergenza ma solo la presenza dell’imbarcazione.
Che ne è stato di quei begli avvisi ai naviganti, trasmessi senza posa sul canale 68?
Nessuno li ascolta?
Un caicco stracarico di persone, può resistere bene con una burrasca in arrivo, avvicinandosi alla costa?
Forse un alpino potrebbe pensarlo, certamente non la Guardia Costiera.
Si è tenuto il Consiglio dei Ministri a Cutro.
Sono stati gli scafisti.
Tiro di pelouches.
Volevano far togliere i feretri prima dell’arrivo di persone sensibili, come donne o madri cattoliche ma i parenti hanno manifestato per opporsi all’ennesima mancanza di rispetto
La spiaggia è piena di croci, la colpa si sa, muore fanciulla e la ricerca di responsabilità è una strada sempre troppo tortuosa e ardita.
Dall’umanesimo al ritorno nelle caverne invece, è facile, tutta in discesa, unta di slogan.
Il sito della pro loco, magnifica le acque castellesi, limpide e dal basso fondale, perfette per i bambini (ed infatti, ad ora, ne sono stati recuperati ben 32, morti!).
Intanto prosegue la ricerca dei cadaveri.
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