Nella giornata di sabato 23 ottobre, a largo di Roccella Ionica in provincia di Reggio Calabria, la Guardia Costiera ha coordinato il soccorso di un peschereccio con 339 migranti a bordo.
L’unità, partita da Tobruk* in Libia, è stata soccorsa a largo di Roccella ionica in avverse condizioni meteomarine, peraltro in forte peggioramento.
Sul posto sono intervenute nave Dattilo della Guardia Costiera, un’unità navale della Polizia di Frontiera rumena, presente in area per attività di vigilanza sotto l’egida dell’Agenzia Frontex, nonché tre motovedette SAR della Guardia Costiera che hanno tratto in salvo i migranti per poi trasferirli a bordo delle due unità maggiori.
Nella serata di sabato le persone soccorse sono state portate in sicurezza nel porto di Crotone.
Roccella Jonica sembra divenuta la “Lampedusa calabrese”. Vittorio Zito, sindaco di Roccella Jonica, un paese di circa 6300 abitanti, è seriamente preoccupato “Nessun Comune può gestire da solo questa emergenza: non abbiamo le forze, le competenze, i soldi, i poteri. Abbiamo solo buona volontà, ma io non voglio diventare un eroe come Mimmo Lucano”.
Il sindaco evidenzia che da inizio ottobre ci sono stati 11 sbarchi, sei nelle ultime 48 ore, con circa 3.250 persone che non si sa più dove mettere. Aggiunge che quelle di Erdogan verso l’Europa non sono già più solo minacce. La Turchia già da settimane ha riaperto i rubinetti lasciando ai trafficanti mano libera sulla rotta per l’Italia, facendo sbarcare a Roccella, ma anche in altri piccoli Comuni della Calabria jonica, circa 7.000 migranti, più del triplo rispetto al 2020, quasi tutti iracheni, iraniani, siriani e adesso afgani.
“Arrivano intere famiglie, dai nonni ai neonati, veri e propri clan – conferma Concetta Gioffrè attiva presidente del comitato Croce rossa Riviera dei Gelsomini – Negli ultimi giorni gli afgani sono la maggioranza. Sono persone che erano già fuggite dal loro Paese prima della presa del potere da parte dei talebani, e che attendevano da mesi il loro turno per partire dalla Turchia”.
Arrivano dalla Turchia, ma anche dall’Egitto, aprendo una nuova rotta che, dal Nord Africa, punta dritto sulla Calabria, anziché su Lampedusa, per evitare il tratto di mare pattugliato dalla Guardia costiera libica, che nell’ultimo anno ha triplicato i suoi interventi, riportando indietro 25.000 persone.
“Siamo partiti da Istanbul”, raccontano i migranti sbarcati a Roccella. Ma gli ufficiali di Guardia di finanza e Guardia costiera che li ascoltano prendono le loro parole con le pinze: sembra improbabile che così tante persone possano percorrere una rotta così lunga in così poco tempo. Più plausibile la presenza di navi-madre, su cui centinaia di persone possono fare almeno due terzi del viaggio, prima di essere trasbordate su imbarcazioni più piccole a 50-60 miglia dalle coste calabresi, dove spesso vengono intercettate da aerei o navi della Guardia costiera.
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