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Scalfari su Renzi alle prese con 6 impegni pesanti

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ome ogni domenica, per l’editoriale, vi propongo quanto scritto da Scalfari che oggi si esercita in una analisi a tutto tondo dell’IO partendo dalla quale arriva a Renzi e alle problematiche che ha di fronte con: Libia, Sirte, Immigrazione, Europa ma anche con tre questioni interne, una di relativa importanza, il colpo di spugna sulla Rai; un altra è il referendum costituzionale che si concentra sull’abolizione del bicameralismo perfetto e il monocameralismo; la terza è fondamentale: l’Italicum, la legge elettorale già approvata e pronta ad entrare in uso quando ci saranno le elezioni politiche generali Ma leggiamo cosa scrive oggi Scalfari su Renzi.

L’editoriale di Scalfari di oggi è titolato:

Nei giorni del prossimo novembre vorrei cantare La Marsigliese di EUGENIO SCALFARI

LA COSIDDETTA narrazione che Renzi ha di sé è molto particolare, totalmente positiva, ma lo è per tutti, l’Io ama se stesso, da Adamo ed Eva in poi, salvo gli esiti del Giudizio universale che probabilmente non ci sarà mai.

Ovviamente la narrazione anti- renziana è totalmente negativa e anche questo è ovvio: gli Io si contrappongono e ognuno giudica positivamente se stesso.

Poi ci sono quelli che svolgono, per voglia e per mestiere, un’attività critica, cioè giudicante. Anche questo è il frutto di un Io che si attribuisce l’obiettività. A volte finge, a volte è realmente oggettivo, ma questo non sta a lui deciderlo. Il modo migliore per realizzare l’oggettività è di identificarsi con la persona da giudicare, fare propria la sua narrazione e sottoporla all’opinione pubblica. Fu il metodo di Sainte-Beuve. A me è sempre piaciuto e cerco di imitarlo come posso.

Questa premessa era necessaria poiché la situazione generale nella quale l’intero mondo si trova è particolarmente complicata e per un italiano la figura di Renzi ha una particolare importanza, ma per il resto conta assai poco, in questa fase rappresenta l’Italia che ha un suo peso su alcuni temi e nessun peso per altri.

“Il concetto vi dissi, or ascoltate / com’egli è svolto. Andiam, incominciate!”.

*** La novità, rispetto ad una decina di giorni fa, viene dalla Libia e dall’iniziativa militare e politica adottata improvvisamente dagli Stati Uniti ancora guidati da Obama.

Il bombardamento di Sirte che è una delle centrali strategiche del Califfato.

‘è un migliaio di combattenti dell’Is a Sirte che da lì alimenta il terrorismo libico, le tribù cirenaiche e antitripolitane, i singoli “soldati” che risiedono a Tunisi, pronti a uccidere morendo non appena ricevono un cenno da parte di chi comanda a Sirte.

Usa hanno scatenato bombardamenti a tappeto con aerei, droni armati ed elicotteri corazzati. Alcuni reparti di forze speciali appoggiano da terra; contingenti militari che provengono da Tripoli combattono anch’essi per la liberazione di Sirte. Ed anche l’Italia è chiamata in campo.

Non sappiamo quanto Renzi prevedesse l’intervento del premier libico Al Serraj, prima o poi sarebbe avvenuto, ma Renzi non aveva a disposizione il calendario. Ora ce l’ha, sa che gli Usa porteranno avanti la battaglia per tutto il mese di agosto, salvo proseguirla se fosse necessario. L’Italia è stata per ora soltanto informata. Se necessario le si chiederà l’uso della base di Sigonella, per una limitata presenza militare, con droni da avvistamento. Resta comunque il fatto che il tema libico ci riguarda. Renzi lo sa, se ne preoccupa perché non vuole la guerra per non stimolare l’arrivo del terrorismo nel nostro Paese; ma d’altra parte avverte la nostra importanza nella questione libica, della quale ha rivendicato da tempo la nostra leadership politica. Il tema libico ha dunque due aspetti contraddittori e Renzi come spesso gli avviene, sente che il solo modo di superare la contraddizione è di rilanciare: il problema libico ci riguarda geograficamente e storicamente, ma anche perché da quella lunga costiera parte il grosso dell’immigrazione verso le sponde italiane. Bisogna che non accada più, bisogna che quel flusso di barconi cessi di ingombrare le rotte verso i nostri approdi. Dunque è necessario aprire un dialogo con i paesi africani di provenienza dove attendono di partire entro i prossimi vent’anni 50 milioni di persone che hanno come meta l’Europa.

Il rilancio di Renzi è la trattativa con quegli Stati del centro Africa, il finanziamento di comunità, la creazione con capitali europei e americani di posti di lavoro locali, atteggiamenti amichevoli dei governi interessati alla questione. Insomma una sorta di ri-colonizzazione pacifica e concordata, che alimenti la modernizzazione africana e possa perfino esser favorita dal diffondersi della Chiesa missionaria in quei Paesi africani dall’Ovest del Ciad fino al Mali, al Kenya e alla Repubblica Centrafricana, dove il Papa aprì le prime porte del Giubileo della Misericordia.

Queste cose Renzi le sa; sono molto difficili da realizzare ma possono – se ben condotte – attribuirgli un ruolo di notevole importanza, almeno simile a quello francese nelle sue ex colonie.

***
Nella narrazione del nostro presidente del Consiglio il tema libico-africano ha fatto nascere un secondo e un terzo tema strettamente connessi con il primo e tra di loro. Uno di essi è la partecipazione finanziaria dell’Europa allo sviluppo africano. Nel frattempo tuttavia l’Europa deve concorrere all’accoglienza, sia pure temporanea, dell’immigrazione proveniente dalle coste del Sud Mediterraneo. Su questo tasto tuttavia l’Europa è assai poco disponibile. Le ragioni sono molte, in parte connesse con elezioni in Spagna, in Francia, in Germania. Renzi ha parlato più volte con la Commissione di Bruxelles ed ha presentato anche un Migration compact, ma l’esito è stato nullo.

Va detto che il tema dell’immigrazione africana in Europa, connesso all’immigrazione proveniente dall’Est e dal Sudest prima o poi si fermerà o dovrà essere affrontato, ma ci vuole ancora parecchio tempo. Su questo Renzi otterrà poco o nulla. Altrettanto può aspettarsi da un altro tema che ha carezzato la sua mente: l’alleanza dei Paesi europei del Sud che forma un contrappeso ai Paesi del Nord e quelli del Nordest.
I Paesi del Sud sarebbero Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta. Uno schieramento non contrapposto ma dialettico e interamente partecipe dell’Eurozona. Alcuni dei suddetti Paesi concordano col progetto renziano, altri hanno qualche dubbio. Nel frattempo Renzi è entrato a far parte di una sorta di triumvirato dove tre Paesi si scambiano opinioni e affrontano problemi di linea generale: Germania, Francia, Italia. Prima di questa sorta di direttorio facevano parte soltanto Francia e Germania; adesso anche l’Italia e così è nato il triumvirato che ci ha dato un peso europeo maggiore.

Infine c’è la bandiera di Ventotene e degli Stati Uniti d’Europa voluta da Altiero Spinelli, che Renzi ha fatto propria e che in piccola parte ha cominciato ad attuare. Il ministro delle Finanze unico dell’Eurozona, auspicato anche da Mario Draghi; la struttura di garanzia dei depositi bancari, l’Unione bancaria, le emissioni di Bund europei, l’ipotesi ancora lontana ma degna di essere formulata di una sorta di Fbi europeo con poteri di intervento per impedire a vari Paesi comportamenti che violano le regole dell’Unione a cominciare dal ripristino di confini interni contravvenendo a Schengen. Questa è la versione futura di un’Europa che divenga uno Stato federale, ferme restando le nazionalità, i loro poteri locali e la loro capacità negoziale.

Ma oltre al ruolo europeo c’è poi la casa propria, le sue stanze, i suoi cortili e la famiglia con la quale si vive e si convive.

Se questa casa va in frantumi, e la famiglia si sfascia e Matteo viene sfrattato è evidente che il ruolo internazionale scomparirebbe e Matteo, che non è neppure membro del Parlamento, se ne tornerebbe a Firenze a casa di papà. Ecco dunque un’altra narrazione che dobbiamo capire, raccontare, giudicare. Sainte Beuve ce la spiega nelle sue Conversazioni del Lunedì.

A casa propria, cioè a Palazzo Chigi e dintorni, ha fatto cose buone, cose inutili, cose cattive. Ne abbiamo parlato per molte volte. Ora è passato vario tempo e alcune condizioni sono cambiate sicché è venuto il momento di fare il punto. Le questioni sono tre, una di relativa importanza, il colpo di spugna sulla Rai; un altro è il referendum costituzionale che si concentra sull’abolizione del bicameralismo perfetto e il monocameralismo; la terza è fondamentale: l’Italicum, la legge elettorale già approvata e pronta ad entrare in uso quando ci saranno le elezioni politiche generali.

La narrazione di Renzi non coincide questa volta con le altre. Secondo lui la democrazia parlamentare non è affatto incrinata dall’Italicum, dal premio al 40 per cento del vincitore e al ballottaggio tra i primi due che si avvicinano a quel 40 per cento senza raggiungerlo. Ma le cose non stanno affatto così.

L’ipotesi del ballottaggio è molto realistica ed estremamente pericolosa perché il sistema politico vivente non è affatto bipolare ma tripolare il che significa che in caso di ballottaggio vince il terzo e non uno dei primi due.

Si è visto in gran parte delle elezioni amministrative recenti e soprattutto a Torino dove Fassino con dieci punti di vantaggio dopo il primo turno ha perso la carica di sindaco a Torino superato largamente dalla Appendino del Movimento 5Stelle, che al ballottaggio ha ricevuto voti dal centro, dalla destra e perfino da frange estreme di sinistra raggiungendo una ampia maggioranza.

Renzi questa situazione certamente la conosce. Allora perché non intende modificare la situazione? Evidentemente sta cercando di negoziare tacitamente con le forze che saranno fuori dal ballottaggio. Queste forze non stanno alla sua sinistra perché, poche che siano, non accettano l’Italicum. Il negoziato assai probabilmente si svolge con la destra, con tutta probabilità al primo turno i moderati non si muoveranno ma al secondo Stefano Parisi potrà dare il suo apporto affinché il ballottaggio sia vinto dal Pd. Questo porrebbe i moderati in una posizione di presenza importante nel governo che uscirà dal referendum e dall’Italicum. E la democrazia? Non più parlamentare. Il controllo sarà esercitato soltanto dalla Magistratura, dalla Corte Costituzionale e, nell’ambito delle sue prerogative, dal capo dello Stato.

Il barone di Montesquieu che scrisse L’esprit des lois sarebbe soddisfatto della divisione dei poteri assicurata da questo tipo di situazione. Ovviamente non lo sarebbero affatto quei patrioti che votarono nel 1789 la nuova Carta costituzionale e inventarono la Marsigliese.

A me quell’inno piace moltissimo e lo canto ogni volta che mi si dà l’occasione. Speriamo di poterla cantare anche nei mesi e negli anni che ci attendono.

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vivicentro/ Scalfari su Renzi alle prese con: Libia, Immigrazione, Europa, Rai, Referendum e Italicum STANISLAO BARRETTA
Repubblica/ Nei giorni del prossimo novembre vorrei cantare La Marsigliese di EUGENIO SCALFARI


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