Indosserà la maglia numero 19 Alisson Ramses Becker, il portiere che Sabatini ha acquistato dall’Internacional di Porto Alegre. Una casacca pesante da portare sulle spalle, visto che prima di lui l’aveva indossata niente di meno che Walter Samuel “The Wall”. Dopo Doni e Julio Sergio, nella capitale arriva un altro portiere brasiliano, classe ’92, nato a Novo Hamburgo, alto 1,93 m e “di grandissima personalità”, parola del difensore ex Roma Juan. Nella sala stampa di Pinzolo, viene oggi presentato ufficialmente come calciatore della AS Roma. Queste le sue parole:
Le prime dichiarazioni sono del dg Baldissoni:
“Diamo il benvenuto ad un nuovo calciatore brasiliano, Alisson Ramses Becker . Ha solo 23 anni ed ha già 108 presenze con l’Internacional e ben 9 con la nazionale brasiliana di cui ha difeso la porta in Coppa America. Viene dall’Internacional di Porto Alegre. La Roma ha già comprato da questo club RobertoFalcao, non possiamo che augurargli lo stesso percorso di successi”.
Hai già parlato con il mister? Cosa ti ha chiesto?
“Mi ha spiegato come far ripartire l’azione, come avviare l’azione da dietro. Sono felice di essere qui, nello stesso club di Falcao e spero di ripercorrere le sue orme”.
Che differenze hai notato rispetto ai metodo di allenamento brasiliani?
“Se c’è qualche differenza, riguarda l’aspetto tecnico con i preparatori dei portieri. Il lavoro con la squadra è lo stesso”.
La presenza di Szczesny è più uno stimolo o un fastidio?
“Sono molto felice di essere qui, non do importanza a ciò che succede fuori dal campo”.
Come stile preferisci Buffon o Neuer?
“Sono cresciuto con il mito di Buffon, era il mio idolo da bambino. Negli ultimi anni ho apprezzato anche Neuer, Probabilmente, Buffon è più forte tecnicamente, Neuer ha più forza e velocità. Ammiro entrambi pur rispettando le differenze tra i due”.
Sei contento anche sapendo che potresti non essere titolare? Il passaporto?
“Ribadisco che per me il tema non è importante. Szczesny ha fatto bene alla Roma ma io sono concentrato sul campo, voglio dimostrare il mio valore, ripagare la fiducia che mi è stata data e sono sicuro che ci sarà una concorrenza leale tra di noi. Sul passaporto non c’è ancora nulla di concreto, ma è una possibilità”.
Perché non hai scelto la Juventus?
“Il motivo è semplice: la fiducia che la Roma ha riposto in me. Mi hanno sin da subito presentato un grande progetto e sono sicuro che mi troverò bene qui assieme alla mia famiglia”.
Le tue caratteristiche tecniche? Ed i punti deboli?
Interviene Baldissoni: “I punti deboli non li riveliamo”.
“È difficile parlare di me stesso. Mi ritengo un portiere rapido, con un buon senso della posizione sia dentro che fuori dai pali. Posso migliorare su tutti i fondamentali, mi concentrerò in particolare sulle uscite con i piedi visto che qui è così importante”.
Ti aspettavi qualcosa di più dalla Coppa America?
“Sì, certamente avremmo voluto fare meglio. L’obiettivo era vincere il torneo ma il calcio è così, si vince e si perde. Il calcio brasiliano vive un momento di transizione, si sta ricostruendo ma vorremmo tornare a regalare gioie ai tifosi”.
In Brasile c’è tutta questa attenzione a come un portiere gioca con i piedi?
“Personalmente, a partire dalle categorie inferiori ho sempre cercato di giocare con i piedi con la finalità di diventare un portiere moderno, con un occhio sempre rivolto al calcio europeo. Il Brasile si sta adattando. Ci sono ancora dei preconcetti: quando il tifoso vede il retropassaggio rumoreggia un po’, ma si sta cercando di andare avanti. Io ho sempre cercato di giocare palla al piede perché in nazionale ho molti compagni abituati ad essere serviti così”.
Totti?
“Per me significa moltissimo, è un grandissimo onore giocare con un idolo mondiale. Mio nipote si chiama Francesco in suo onore ma non parlo ancora bene in italiano quindi non ho avuto modo di parlarci molto”.
Hai avuto modo di parlare con il connazionale ed ex giallorosso Doni? Come va l’ambientamento?
“Doni non lo conosco personalmente, solo per fama. Per quanto riguarda l’ambientamento, a livello climatico Roma è simile a Porto Alegre, con l’estate caldissima e l’inverno freddo. L’unico problema è relativo alla lingua, ma non credo che avrò grandissime difficoltà”.
In Italia si ritiene che i portieri brasiliani sono discontinui…
“Non sapevo di questa visione dei portieri brasiliani. Ribadisco che dono concentrato sul campo, sull’affinità con il reparto difensivo in particolare. Lavoro per raggiungere regolarità e costanza”.
Perché il numero 19?
“Era uno di quelli a disposizione, non ha un significato particolare. All’Internacional avevo il numero 1, anche in nazionale”.
In passato Falcao ha dichiarato che hai problemi nel guidare la difesa…
Interviene Baldissoni: “Non ci risultano queste dichiarazioni”.
“Non mi era giunta voce di queste dichiarazioni ed un po’ mi sorprendono ma del resto ognuno ha la sua opinione. All’Internacional ero diventato capitano anche per la mia capacità di guidare la squadra. Il portiere deve usare la forza e la testa e può capitare di prendere una decisione errata”.
Claudia Demenica
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