Tanto tuonò che alla fine piovve: Renzi, in conferenza stampa in una delle sale alla Camera, ha annunciato il ritiro del suo tris, le ministre Bellanova e Bonetti ed il sottosegretario Scalfarotto, ed è crisi.
Renzi fa dimettere i suoi tre rappresentanti al Governo: è la crisi
Renzi si presenta in sala conferenza, in ritardo sull’ora prefissata, accompagnato dalle ministre Bellanova e Bonetti e dal sottosegretario Scalfarotto e da inizio al suo show, in larga parte previsto, soprattutto per il suo solito dire di andare per un verso e subito dopo affermare, con la stessa sicurezza e serietà, che sta andando per ben altra via.
Ma vediamo di riassumere cosa ha detto.
Ha esordito affermando:
«Abbiamo convocato questa conferenza per fare il punto sulla situazione politica del paese e per annunciare le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto»
Bene! Almeno così una cosa sembra finalmente chiarita e si esce da almeno uno dei suoi ultimi penultimatum. Dico “sembra” perché, anche se magari così sembra, ecco che subito dopo riprende il carosello del dico, non dico, me ne vado ma forse anche no, non sono io ad essere il cattivo, lo sono gli altri che non accettano di fare come dico io.
Insomma, la solita replica della barzelletta: io? Io razzista? Ma non esiste proprio! È lui ad essere negro!
Infatti, il dove sarebbe andato a parare alla fine lo si avverte sin dalle prime parole con le quali comincia a costruire un’aura di santità per se ed i suoi.
Dice infatti:
«È molto più difficile lasciare una poltrone che aggrapparsi allo status quo. Noi viviamo una grande crisi politica, stiamo discutendo dei pericoli legati alla pandemia. Davanti a questa crisi il senso di responsabilità è quello di risolvere i problemi, non nasconderli»
e prosegue con:
«La nostra responsabilità è dare risposte al paese».
Ma che bravi. Santi subito!
Ma poi la santità comincia subito a scricchiolare quando, strumentalmente, dichiara la sua “fiducia incrollabile e senza condizioni” nell’operato del Presidente Mattarella epperò ….
Epperò aggiunge subito che la crisi non la si può addebitare a lui ed al suo operato.
La crisi, afferma, “è aperta da tempo” per cui lui non ha fatto altro che renderla visibile e, ciò premesso, ecco che subito passa ad accusare il presidente del Consiglio Conte, e il resto della maggioranza, di non avere rispettato le regole della democrazia in quest’anno di governo il che, detto da lui, fa ridere (se non ci fosse da piangere) visto che nel suo passato di calpestii se ne contano tanti ma, essendo fatti da lui, era alta politica. E lo rivendica a testa alta e faccia adeguata.
A chi gli fa notare la situazione in cui l’Italia (e non solo) versa con la pandemia sanitari in atto, e la crisi economica che si trascina dietro, risponde:
«C’è una drammatica emergenza da affrontare ma non può essere l’unico elemento che tiene in vita il governo. Rispondere alla pandemia significa avere desiderio e bisogno di sbloccare i cantieri e agire sulle politiche industriali»
Richiamato a spiegare come, a questo punto, si esce dalla crisi, continuando (o riprendendo) il suo gioco preferito, quello dell’oca, torna alla casa di partenza rispondendo:
“Tocca al presidente del Consiglio, noi siamo pronti a discutere di tutto.
Una pregiudiziale sulla permanenza di Conte a Palazzo Chigi? Noi non abbiamo nessuna pregiudiziale né sui nomi né sulle formule …. non faremo mai i ribaltoni e non faremo mai un Governo con le forze della destra sovranista …. è l’unica pregiudiziale”.
Poi aggiunge, come il va avanti del gioco dell’oca:
«Se c’è governo istituzionale siamo pronti, ma anche all’ opposizione»
E con questo, al solito, dice tutto dicendo niente come anche chiude tutto senza nulla chiudere visto che poi aggiunge subito anche che, però, in parlamento, ad ogni modo, «ci sono le condizioni per evitare il voto».
Insomma, ecco il torna indietro, o salta a, dello stesso gioco, ed il solito problema è che nemmeno questo è univoco. È Sì ed allo stesso tempo No. Lo si potrà decifrare solo a posteriori, secondo sua convenienza!
Ciò che per ora invece è chiaro ed indiscutibile (forse, perché Renzi di sicuro avrà la sua pezza a colore anche per questo) è che la sua azione, e le sue parole, per il momento, rappresentano un macigno enorme per la governabilità del Paese in un momento delicatissimo.
Questo è quanto fa subito notare il capo politico a interim del Movimento 5 stelle, Vito Crimi, che afferma:
“Mentre il Paese affronta con fatica, impegno e sacrificio la più grave crisi sanitaria, sociale ed economica della storia recente, Renzi sceglie di ritirare la propria delegazione di ministri. Credo che nessuno abbia compreso le ragioni di questa scelta. Ma ora è il momento della responsabilità, non dei personalismi”
Contemporaneamente si fa sentire anche il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando che, lapidario, scrive:
“Un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti”
Ecco, appunto: Povera Patria
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