Presidente della Repubblica: sarà Draghi necessariamente?

Da lunedì in Parlamento inizia il travagliato conclave per eleggere il Presidente della Repubblica. Sarà Draghi necessariamente?

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Da lunedì in Parlamento inizia il travagliato conclave per eleggere il Presidente della Repubblica. Sarà Draghi necessariamente?

Da settimane ormai la vita politica italiana sembra quasi inceppata. Motivo: le imminenti elezioni che iniziano lunedì perché sono il miraggio e lo spauracchio delle forze politiche e di ogni singolo parlamentare.

Il passaggio è nevralgico perché in gioco c’è anche la vita del governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi. In caso di sua caduta si va dritto verso elezioni anticipate. Che la maggior parte dei parlamentari teme perché, con la riduzione dei seggi prevista dalla recente riforma, non si sa chi di loro riuscirà a mantenere il suo seggio. Quindi tutti lor signori vogliono a tutti i costi finire la legislatura per riuscire a maturare il diritto al famigerato vitalizio. Che non scatterebbe a legislatura interrotta anticipatamente.

Chi eleggere, allora, come Presidente della Repubblica che possa garantire loro questo bisogno fondamentale (per loro)?

Il presidente Mattarella ha ripetuto in tutte le salse che non intende accettare un secondo mandato. Per il bene ed il prestigio del settennato presidenziale, già di per sé lungo abbastanza.

La candidatura di Berlusconi ha qualcosa di pittoresco, di patetico, di imprudente e via dicendo, per la figura alquanto controversa che egli ha rappresentato nella politica italiana nell’ultimo quarto di secolo. Non pare che abbia i voti necessari, al netto del borsino che gli accredita alcune decine di acquisti in Parlamento. Dove nidificano, però, tanti covi di franchi tiratori che nel segreto dell’urna qualche sassolino dalla scarpa se lo toglieranno.

Tanti si rivolgono alla figura indiscussa di Draghi, per la sua caratura internazionale universalmente riconosciutagli. Egli da Presidente della Banca centrale europea ha fatto molto per l’Italia sostenendo il debito pubblico nostrano. Da Presidente del Consiglio in questi unici mesi, con garbo e riserbo, ha lavorato per contrastare la pandemia e per approntare il piano che consente di accedere ai finanziamenti europei per la ripresa e la resilienza.

Tutti si augurano che la sua azione di governo continui con la stessa efficacia. Ma Draghi al governo potrà restare al massimo un altro anno. Poi, ad elezioni celebrate, la politica vorrà riappropriarsi del proprio ruolo di guida del paese, del quale adesso si sente quasi espropriata.

Ed allora, per non perderlo, si pensa di farlo traslocare al Quirinale. Dal quale potrebbe supervisionare. Ma ci troveremmo in uno snaturamento della figura e del ruolo del Presidente della Repubblica, per come la Costituzione lo ha delineato.

Qualcuno, fa osservare,  con quali occhi ci guarda l’Europa, dove ogni anno o due, arriva sempre un nuovo capo del governo. I nostri partner europei ci giudicano come inaffidabili per i continui cambi di maggioranze e di governi. Una figura come Draghi, con la sua caratura e con la sua autorevolezza, sarebbe una garanzia di credibilità ed affidabilità per l’immagine dell’Italia. Finalmente!

Questo è il punto dolente della situazione istituzionale italiana: la mancanza di stabilità e durata dei governi. Tutti in passato, più o meno recenti, hanno parlato di riforma istituzionale. Ci si è arrivati vicino. Ma al momento di concretizzare, pare ci sia un destino beffardo che congiura contro. Si spera che il prossimo Parlamento affronti responsabilmente questo annoso problema. Anche se ci si poteva aspettare che questa amplissima maggioranza – detta appunto “di unità nazionale” – avesse potuto concordare una riforma costituzionale condivisa. Del tipo sfiducia costruttiva, alla tedesca per intenderci.

Con una riforma del genere già attuata, Draghi sarebbe potuto restare a tenere dritta la barra del governo. Ed alla presidenza della repubblica sarebbe potuta andare un personalità “super partes” ad ambedue gli schieramenti.

Qualcuno recentemente ha scritto, che in parlamento per questo tipo di elezioni sembra quasi che spiri una sorta di spirito santo laico ad illuminare le menti dei grandi elettori. Noi ci auguriamo e ci uniamo nell’invocazione a questo laico spirito, affinché anche stavolta non dimentichi di soffiare in Transatlantico e di infondere un po’ di amor di patria nelle loro coscienze di cittadini, deputati a onorare il bene comune degli italiani e non il loro esclusivo particulare.

Dio salvi l’Italia !

Presidente della Repubblica: sarà Draghi necessariamente?// Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia

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