Una Magistratura “investita da una tempesta senza precedenti”, la descrive così Matteo Frasca, Presidente della Corte d’appello di Palermo.
“È innegabile l’incidenza negativa cagionata dalle vicende dello scorso anno sulla fiducia nella Magistratura che é fortemente diminuita toccando livelli bassi mai raggiunti in precedenza e che è invece indispensabile recuperare per l’esercizio efficace della giurisdizione” è la dichiarazione di Matteo Frasca, Presidente della Corte d’appello di Palermo all’apertura dell’anno giudiziario “Così come è altrettanto insoddisfacente il grado di percezione da parte dei cittadini e da parte delle imprese dell’indipendenza della Magistratura che secondo le rilevazioni dell’Eurobarometro vedono il nostro Paese agli ultimi posti tra gli Stati europei”.
“Una tempesta senza precedenti che ha posto in discussione il ruolo e la credibilità dello stesso organo di governo autonomo della Magistratura che però, con alto senso istituzionale e nutrendosi del pluralismo ideale che alimenta la crescita della democrazia, sta mostrando di impegnarsi per superare il difficilissimo momento che attraversa” ha aggiunto Presidente della Corte d’appello di Palermo “Una Magistratura indipendente e un’Avvocatura indipendente che si confrontano e cooperano alla ricerca dell’efficienza del processo rafforzano la giurisdizione nell’interesse dei cittadini. Occorre avere la consapevolezza che non sono in discussione meri profili tecnici sul funzionamento del processo, ma la posta in gioco è molto più alta perché investe principi costituzionali e regole della democrazia. Non è più tempo né vi può essere spazio, per nessuno, per chiusure corporative o per derive autoreferenziali. Prima che sia troppo tardi”.
Il Presidente della Corte d’Appello di Palermo Marco Frasca nell’annuale relazione dell’anno giudiziario appena concluso mette in guardia dal sottovalutare la mafia “Cosa nostra continua ad esercitare il suo diffuso, penetrante e violento controllo sulle attività economiche, imprenditoriali e sociali del territorio. Pur fiaccata nella forza economica e decimata nel suo esercito Cosa Nostra rimane ben radicata nel territorio e in grado di risollevarsi. E se negli anni precedenti il dato statistico aveva mostrato qualche cenno di diminuzione va sottolineato che nell’anno in corso le denunce sono state ben 151 a fronte delle 65 e 69 dei due anni immediatamente precedenti. A livello distrettuale quindi si registra un aumento di ben il 132%”.
Nella relazione sulla salute della giustizia nel distretto di Palermo Frasca sottolinea due aspetti che riguardano gli assetti di potere delle famiglie. Le indagini in provincia di Trapani- coordinate dalla Dda di Palermo “hanno registrato ancora il potere mafioso saldamente nelle mani della famiglia Messina Denaro che vanta un elevato novero di suoi componenti che hanno ricoperto e ricoprono tutt’ora ruoli di assoluto rilievo all’interno dell’intera provincia mafiosa trapanese”.
Le continue operazioni della Dda hanno eroso il cuscinetto di protezione della primula rossa di Castelvetrano, ma questo non ha scalfito il potere di Messina Denaro sul territorio di Trapani e anche nelle altre province, continua il dr. Matteo Frasca “L’azione investigativa portata avanti dalle diverse forze di polizia sotto il coordinamento della Dda, finalizzata a localizzare il latitante e a disarticolare il reticolo di protezione che consente a Matteo Messina Denaro tuttora di mantenere la latitanza e governare il territorio trapanese, ha prodotto nell’anno diversi arresti, anche vicinissimi al contesto relazionale del latitante”.
Seppure con il tentativo di riorganizzare la cupola sventato dai Carabinieri un anno fa, i boss fanno ancora riferimento all’ultimo grande latitante della stagione dei corleonesi di Totò Riina. E proprio la morte di Riina ha contribuito all’apertura di una nuova stagione mafiosa, esplicita ancora il Presidente Frasca “Si deve affermare che la morte di Riina ha contribuito ad accelerare i processi non conflittuali di riorganizzazione dei vertici dell’organizzazione che probabilmente, anche se con tempi più dilatati, si sarebbero in ogni caso verificati, perché conformi alle esigenze strategiche della stessa”.
Il Presidente della Corte di Appello di Palermo dedica un ampio capitolo alle associazioni antiracket, che se prima potevano essere soggetti impermeabili, oggi sono molto a rischio di infiltrazione mafiosa “Particolare attenzione merita la composizione e la partecipazione alle associazioni antiracket perché la possibilità di infiltrazioni mafiose, assolutamente impensabile un tempo, è attualmente possibile. Occorre, pertanto, una ragionevole prudenza da parte delle associazioni e dell’autorità giudiziaria procedente”.
Fra i settori di interesse di Cosa Nostra anche le slot machines e le scommesse on line, mentre precisa ancora il dr. Frasca nella relazione “permane, – la presenza mafiosa nel campo degli appalti, ma la gestione e la turbativa riguardano quasi esclusivamente quelli degli enti locali di piccole e medie dimensioni. Più in generale, si può affermare che rimane elevato il rischio di infiltrazioni mafiose in tutti i livelli, siano essi meramente amministrativi che politici, dei Comuni e degli enti di piccole e medie dimensioni del territorio qui di interesse”.
In rappresentanza del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) il Consigliere togato dr. Nino Di Matteo, palermitano, rivolgendosi ai numerosi Magistrati presenti ha detto “Sono certo che saprete soffocare sul nascere il pericolo di un ritorno al passato, a quegli opachi contesti nei quali trovarono terreno fertile stragi e delitti eccellenti. Spero che Palermo abbia la volontà è la capacità di continuare a rappresentare l’esempio trainante di una giurisdizione che non ha paura di estendere ai potenti il controllo di legalità”.
E ha proseguito l’ex Pubblico ministero Di Matteo che aveva istruito il processo Stato-mafia aggiungendo che il Csm deve essere “percepito come baluardo dell’indipendenza della magistratura nel suo complesso e di ciascun magistrato, uno scudo contro quegli attacchi che all’indipendenza vengono quotidianamente mossi dall’esterno e dall’interno dell’ordine giudiziario. Il Consiglio superiore deve dimostrare con i fatti di volere cambiare pagina, abbandonando per sempre quelle logiche che lo hanno trasformato in un centro di potere lontano, quando addirittura non ostile, i magistrati più liberi e indipendenti”.
Alla la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, aperta dal Presidente della Corte d’appello Matteo Frasca, c’erano inoltre in rappresentanza del ministro della Giustizia il capo del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) Francesco Basentini e hanno assistito le massime Autorità giudiziarie, come il Procuratore generale Roberto Scarpinato, il Procuratore della repubblica Francesco Lo Voi. Presenti in aula anche i vertici delle Forze dell’ordine, il sindaco e il prefetto di Palermo.
L’opinione.
L
a Magistratura dovrebbe porre fine di essere, a detta di tutti, politicizzata e divisa in correnti di sinistra, destra e centro, diversamente, indipendenza e oggettività non appaiono attendibili. Il cittadino però dovrebbe essere con la Magistratura, altrimenti arroganza statale, clientelismo, voto di scambio, mercimonio, corruzione, delinquenza, truffe e mafie, ci sommergerebbero, oggi più che mai in questo mondo globalizzato. Poiché come detto dal Presidente della Corte di Appello di Palermo “Cosa nostra continua ad esercitare il suo diffuso, penetrante e violento controllo sulle attività economiche, imprenditoriali e sociali del territorio”, come anche che c’è la possibilità per le “associazioni antiracket … di infiltrazioni mafiose” (vedasi il sistema “Montante” <“Depositate le motivazioni del “sistema Montante” (la “mafia trasparente”) dissimulato da tutti per decine di anni)” e “La Regione Siciliana ha un contratto con un condannato per corruzione”>). Mai uno Stato serio e un popolo civile dovrebbero abbassare la guardia.
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