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La sigla PM10 (Particulate Matter o Materia Particolata, cioè in piccole particelle) identifica una delle numerose frazioni in cui viene classificato il particolato, quel materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico (ovvero corrispondente al diametro di un’ipotetica sferetta di densità uguale a 1 g/cm³ ugualmente veicolata dall’aria) è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro.

È costituito da polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide denominato in gergo tecnico aerosol: esso, infatti, è un insieme di particolati, ovvero particelle solide e liquide disperse nell’aria con dimensioni relativamente piccole. Queste particelle presenti nell’atmosfera sono indicate con molti nomi comuni: polvere e fuliggine per quelle solide, caligine e nebbia per quelle liquide.

Sorgenti

Le principali fonti di PM10 sono:

  • Sorgenti legate all’attività dell’uomo: processi di combustione (tra cui quelli che avvengono nei motori a scoppio, negli impianti di riscaldamento, in molte attività industriali, negli inceneritori e nelle centrali termoelettriche), usura di pneumatici, freni ed asfalto.
  • Sorgenti naturali: l’erosione del suolo, gli incendi boschivi, le eruzioni vulcaniche, la dispersione di pollini, il sale marino.

I paesi UE utilizzano una classificazione in 13 aree per indicare le fonti del particolato. Secondo l’agenzia europea dell’ambiente, gli edifici sono la principale fonte di PM10 e PM2,5, in aumento nel periodo 2003–2015 e pari al triplo dei trasporti.

Inoltre, una parte rilevante del PM10 presente in atmosfera deriva dalla trasformazione in particelle liquide o solide di alcuni gas (composti dell’azoto e dello zolfo) emessi da attività umane. Il particolato che si forma in atmosfera prende il nome di particolato secondario, mentre quello che viene direttamente emesso in forma solida e/o liquida si definisce primario. Nelle aree urbane il traffico veicolare è una fonte importante di PM10. Secondo l’annuario ISPRA[quale anno? ](Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) oltre il 38% delle stazioni di rilevamento registra superamenti dei limiti di qualità dell’aria per le PM10. Uno studio del 2007 stimava il contributo a circa il 29%

Impatto sulla salute

Secondo ricerche sperimentali su pazienti di città USA e a Milano: il particolato riduce l’aspettativa di vita di 1-2 anni e in particolare di 0,77 anni ogni 10 μg/m³ di PM2,5; il PM10aumenta l’asma tutto l’anno e le bronchiti in inverno (a causa degli idrocarburi policiclici aromatici); il PM2,5 è un probabile fattore di rischio per l’insorgenza di tumori.

Tipologia di particolato

La nocività delle polveri sottili dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell’apparato respiratorio:

  • oltre i 7 µm: cavità orale e nasale
  • fino a 7 µm: laringe
  • fino a 4,7 µm: trachea e bronchi primari
  • fino a 3,3 µm: bronchi secondari
  • fino a 2,1 µm: bronchi terminali
  • fino a 1,1 µm: alveoli polmonari

Infatti le particelle di maggiori dimensioni non rappresentano un grave problema per la salute per due motivi: il primo è che, data la velocità con cui sedimentano, il tempo di esposizione è assai ridotto, e il secondo è che le particelle più grosse vengono efficacemente filtrate dal naso mentre quelle più piccole (come nel caso del PM1) possono persino raggiungere gli alveoli polmonari.

Dipende inoltre dalla loro natura chimica. In genere, le patologie legate all’inquinamento da polveri sottili sono riconosciute essere l’asma, le affezioni cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità polmonari. La mortalità indotta dalle polveri sottili è oggetto di dibattito.

Stima dei morti

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, basandosi su dati raccolti nel 2008, ha stimato che le polveri sottili siano responsabili di circa 2 milioni di decessi nel mondo all’anno. Le polveri sottili causano 22000-52000 morti all’anno negli USA (dati del 2000) e in Europa contribuiscono a circa 370 000 morti premature (dati 2005) o circa 400 000 (secondo dati più recent).

Uno studio del 2013, svolto su 300.000 persone e pubblicato su Lancet Oncology, mostra che per ogni incremento di 5 µg/m³ di PM 2,5 nell’aria, il rischio relativo di ammalarsi di tumore al polmone aumenta del 18%, mentre cresce del 22% a ogni aumento di 10 µg/m³ di PM 10.

Nell’ottobre 2013 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha inserito l’inquinamento ambientale e le polveri sottili nel gruppo 1, cioè fra i cancerogeni per l’uomo.

Secondo le linee guida dell’OMS del 2005 sulla qualità dell’aria, riducendo i PM 10 da 70 a 20 µg/m³, si potrebbe ridurre la mortalità nelle città inquinate del 15% all’anno.

Stima dei morti in Italia
Decessi per PM10 l’anno media 2006-2008 Città N. decessi 2006-2008
813 Torino 2439
906 Milano 2718
168 Verona 504
140 Padova 420
291 Bologna 873
1508 Roma 4524
324 Palermo 972
164 Venezia 492
241 Firenze 723
378 Napoli 1134
129 Bari 387
443 Genova 1329
124 Messina 372
110 Catania 330
137 Trieste 411
5876 all’anno Totale decessi 17628 anni 2006-2008

Tabella dei decessi per tumori maligni della laringe, della trachea, dei bronchi e dei polmoni nel triennio 2006, 2007 e 2008 in alcune città italiane (dati ISPRA e OMS) elaborati da Nomisma;[13][14][15] [16][17] i dati sono stati ampiamente anche se parzialmente pubblicati da Ansa e dalla stampa nazionale e locale, discussi anche alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica italiana.

Limiti di legge

La riduzione del particolato è da decenni un obiettivo della politica europea e mondiale. Fra il 1990 e il 2010, l’emissione totale annua di PM10 e PM2,5 in Europa è diminuita di circa il 25 %, da quasi 3 milioni di tonnellate annue a circa 2. Risulta però una grande variabilità fra paesi, per esempio il PM2,5 è sceso del 90 % in Repubblica Ceca ma salito del 120 % in Finlandia. Nel 2013, la Commissione ha dichiarato l’intenzione di ridurre le emissioni (l’impatto) di PM2,5 del 50 % entro il 2030

I limiti per la concentrazione delle PM10 nell’aria sono così stabiliti

Valore massimo per la media annuale 40 µg/m³
Valore massimo giornaliero (24 ore) 50 µg/m³
Numero massimo di superamenti consentiti in un anno 35

I limiti annuali risultano spesso violati dalle grandi città in Italia, specie al Nord e al Sud, nonché in alcune aree di Francia, Spagna, Polonia e Bulgaria (dati 2012 pubblicati nel 2014 dall’Agenzia europea dell’ambiente). I limiti giornalieri sono superati in larga parte d’Europa.

La Commissione europea sollecita i paesi a rispettare i valori limite di qualità dell’aria dell’UE per il particolato e ricorre contro tali stati alla Corte di giustizia.

Il rilevamento inquinanti è disciplinato dal documento: APAT Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici, Linee guida per la predisposizione delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria in Italia.

Prevenzione per coloro che vivono in aree inquinate

Particolare attenzione è richiesta per anziani, malati cardiocircolatori e polmonari, neonati e bambini (specie con crisi bronchiali, tosse e catarro).[37]

Misurazioni sul campo a Roma e Milano mostrano che c’è grande variabilità nell’esposizione al particolato a seconda del percorso seguito in città, mentre il mezzo di trasporto scelto influisce meno (l’esposizione massima può avvenire in auto, moto o mezzi pubblici a seconda dei casi, perché immersi nella scia del traffico-strada dove maggiore è la quantità di inquinanti rispetto al marciapiede).[38]

Consigli:
  • Per evitare l’infiltrarsi delle polveri sottili in casa: chiudere gli interstizi fra muratura e cassonetti delle tapparelle, muratura e corsie delle tapparelle, muratura e casse dei telai delle finestre (es. siliconi, acrilico o simili sigillanti per finiture murali), controllare le guarnizioni delle ante delle finestre.
  • Arieggiare con aria pulita le stanze degli edifici nelle prime ore della giornata quando la concentrazione del PM10 è più bassa, se non c’è aria pulita filtrarla attraverso unfiltro HEPA con un ventilatore (noto anche come purificatore d’aria).
  • Spostarsi in città scegliendo i percorsi a minor traffico e sui marciapiedi, lo smog si concentra soprattutto nella sede stradale attirato dal movimento delle automobili.
  • Fare sforzi fisici (esempio sport) nelle zone laddove minore è la concentrazione dei PM10.
  • Evitare di rimanere a lungo all’aperto nelle giornate inquinate, controllare i bollettini meteo PM10 delle ARPA regionali, se è necessario uscire di casa usare maschere facciali o endonasali per proteggere le vie respiratorie.
  • Evitare le normali mascherine non certificate, perché non proteggono dalle polveri sottili.
  • Valutare l’acquisto di filtri per l’abitacolo delle automobili, efficaci contro le polveri sottili.
  • Valutare l’acquisto di un Filtro Facciale Protezione 3, la migliore protezione da particolato in commercio, in codice FFP3 conformi alla norma EN 149:2001+A1:2009 che fissa rigidi protocolli nella scelta, modalità d’uso, pulizia e conservazione. Le maschere FFP3 vengono ampiamente usate negli ospedali per prevenire malattie infettive, nelle industrie dell’amianto e nella contaminazione da polveri sottili; sono dotate di valvola che favorisce l’espirazione e aderiscono con facilità alla forma del viso. Le maschere FFP se ben aderenti al volto filtrano al minimo garantito del: FFP1 80%, FFP2 94%, FFP3 99% secondo l’European standard EN 149, gli elastici di ritenuta devono essere tesi adeguatamente, il nasello metallico ben sagomato attorno al naso, i bordi della maschera devono essere perfettamente aderenti alla pelle.
  • Valutare l’acquisto di filtri endo nasali, che, se adeguatamente dimensionati ed aderenti alle pareti delle narici del naso, pur essendo quasi invisibili e più pratici delle mascherine in tessuto FFP, hanno un potere filtraggio inferiore minimo garantito del 30% (medio del 52%, massimo 80 %), in ogni caso sono migliori delle maschere prive di certificazione

/wikipedia

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