Una pensione minima (fino a 680 euro) garantita a chi fatica ad accumulare contributi e teme di ritrovarsi anziana senza la possibilità di mantenersi, ovvero la generazione dei precari. Il ritiro è previsto prima dei 70 anni con 20 di contributi: è il piano presentato dal Governo per la prossima Legge Finanziaria.
Pensione minima ai giovani con assegni fino a 680 euro
Il governo presenta ai sindacati la norma salva-precari
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a proposta come detto riguarda i giovani «discontinui», che oggi possono andare in pensione prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi solo se maturano un trattamento pari a 1,5 volte l’assegno sociale (oppure a 63 anni, ma se hanno maturato una pensione «ricca» di 1300 euro, 2,8 volte l’assegno sociale). Il primo intervento è la riduzione del criterio minimo, da 1,5 a 1,2 volte l’assegno sociale. Il secondo è invece l’innalzamento dal 33 al 50% della possibilità di cumulare assegno sociale e pensione contributiva. Con le maggiorazioni sociali, si arriverebbe a una pensione minima di 650-680 euro al mese.
Su questo intervento i sindacati si sono detti sostanzialmente favorevoli, pur riservandosi delle valutazioni più puntuali. Critiche invece sono arrivate al sostanziale «no» del governo sulla questione del meccanismo automatico dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Per il leader Cgil Susanna Camusso «c’è un’ampia reticenza da parte del governo a dire che la questione è all’ordine del giorno. Abbiamo ribadito con nettezza che per noi è fondamentale superare un meccanismo che pesa due volte in termini di allungamento dell’età e abbassamento dei rendimenti». Sulla pensione dei giovani precari torna invece l’ex ministro Pd Cesare Damiano: «al tempo del Governo Prodi – spiega – avevamo individuato nei contributi figurativi in caso di disoccupazione, nell’accesso più favorevole al riscatto della laurea e nella lotta al lavoro precario, gli strumenti cardine per conseguire l’obiettivo di una pensione adeguata». Insomma, la proposta di Poletti va nella giusta direzione, ma non basta.
Il confronto con il governo comunque prosegue. È stato «un incontro utile, in un clima positivo, con l’impegno a continuare», ha sottolineato Poletti. I prossimi appuntamenti sono fissati per il 5 settembre (sui temi del lavoro), il 7 e il 13 settembre (ancora sulle pensioni). Ma «entro la fine del mese di settembre e, comunque, prima della presentazione della legge di bilancio bisogna arrivare ad un risultato», ha avvertito il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. Per la Cisl, come ha detto il segretario confederale Maurizio Petriccioli, si tratta di «ipotesi positive ma ancora non sufficienti per tenere insieme il necessario ripristino delle condizioni di flessibilità con il tema dell’adeguatezza dei trattamenti pensionistici».
Altro capitolo al centro del confronto quello della previdenza complementare, con l’ipotesi di incentivare la Rita, la Rendita integrativa temporanea anticipata, anche con la detassazione. E di consentire che la pensione integrativa possa fare da reddito ponte per chi vuole uscire prima (oggi questo vale solo all’interno dell’Ape social).
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lastampa/Pensione minima ai giovani con assegni fino a 680 euro ROBERTO GIOVANNINI
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