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i parla, da parte degli storici, spesso con molta enfasi, a mio avviso per una forma di comoda semplificazione e pigrizia mentale, di “passaggi epocali”.
In realtà, nella Storia dell’Umanità (a partire, diciamo da quella Storia più agevolmente collocabile in continuità coi nostri giorni; convenzionalmente considererei il VI – V sec. a. C.) i “passaggi epocali” sono rarissimi, addirittura eventi singolari direi [ovviamente esprimo esclusivamente il mio (meditato) pensiero].
In coscienza, a tutt’oggi, quale “vero” passaggio epocale, io considero unicamente la conquista della Magna Grecia e delle città greche, da parte di Roma, nel III – II secolo a.C. (una Roma “espansionista”, ancorché non ancora “imperiale” nel senso proprio del termine).
Un altro passaggio epocale (a parte quell’evento comunemente definito “la caduta dell’Impero Romano”, su cui mi soffermerò brevemente a parte e spiegherò il perché) avrebbe potuto essere la scoperta dell’America, ma non lo fu, dal momento che lì non si fermò o deviò la Storia rispetto alle premesse e ai periodi precedenti, ma continuò sullo stesso percorso, dopo l’IMPERIALISMO ROMANO vero e proprio, i dieci secoli di Medio Evo e i connessi “imperialismi derivati” (Impero Romano d’Oriente, Sacro Romano Impero, Impero Ottomano ecc.), con l’affermazione degli Imperialismi spagnolo e portoghese (con la benedizione dello Stato Pontificio), dell’Imperialismo inglese, dell’imperialismo francese, olandese ecc. aventi tutti quella medesima matrice, così come i successivi sviluppi (per cui in questo senso, neanche la guerra di indipendenza americana, con la creazione degli USA, può definirsi un “passaggio epocale”, per quanto, indubbiamente, un FATTO STORICO di eccezionale rilevanza).
Avrebbe potuto essere tale la Rivoluzione Francese; ma a dispetto della trionfalistica affermazione di Napoleone Bonaparte del 1799, circa la realizzazione dei suoi principi, essi rimasero, sostanzialmente solo sulla carta o poco più, indubbiamente come aspirazione, traccia per il futuro, ma in concreto, CONTINUO’ l’imperialismo di quel Paese, “sul quale non calava mai il Sole”, secondo la definizione, appunto del Re Sole.
Un passaggio epocale avrebbe potuto segnare la Rivoluzione d’Ottobre, ma neanche ciò accadde, perché a sua volta approdò, anche per alcuni errori di valutazione nella formazione dei principi fondanti (addirittura risalenti al pensiero dello stesso Carl Marx con riferimento alla Storia, secondo me)nonché per l’insita umana imperfezione, dopo varie vicende, all’Imperialismo Stalinista e, più in generale, Sovietico.
Eppure la Storia, per quanto con enorme sforzo ed enormi difficoltà, avrebbe potuto FERMARSI, in corrispondenza con uno dei menzionati “mancati” passaggi epocali, o subito prima, o subito dopo.
Ne parlo in altri scritti e, in particolare, nel mio precedente articolo: “XV secolo – il Rinascimento Italiano e lo Scambio Colombiano” recentemente su VIVICENTRO www.vivicentro.it (VI appendice a “Passi nel Cosmo e mappa del Cosmo” ); non intendo qui ripetermi.
Ricordo solo che la più grande flotta navale che sia mai stata vista solcare il mare (oltre 300 navi dalle caratteristiche tecnologiche così avanzate che sarebbe occorso ancora un secolo prima che l’Occidente ne potesse disporre), al comando dell’ammiraglio cinese Zheng He, tra il 1405 e il 1433, oltre mezzo secolo prima dell’impresa atlantica di Cristoforo Colombo (Dinastia Ming prima maniera), solcò l’Oceano Indiano (mentre si guardò bene dall’affrontare il Pacifico, il che pure avrebbe potuto agevolmente fare) e si fermò alla punta meridionale dell’Africa, inspiegabilmente (fino ad un certo punto) senza andare oltre; successivamente tutti i resoconti delle navigazioni furono distrutti (“1493” Charles Mann).
Non so se questo possa definirsi un “passaggio epocale”, anche perché dopo che cominciò ad aversi contezza del Nuovo Continente e cominciò ad esserci richiesta di scambi commerciali, ebbero inizio e poi dilagarono i viaggi attraverso il Pacifico; tuttavia è, certo, PROVA REGINA che, se ci fosse stata una grande, illuminata e lungimirante volontà (quale ad esempio l’intento di evitare il caos che il commercio indiscriminato avrebbe portato; l’utilizzo delle risorse per una vita più semplice e non più ricca), l’Uomo avrebbe potuto FERMARE il TEMPO.
Aveva i “mezzi tecnici”, ma soprattutto la SCINTILLA dell’intelligenza e della conoscenza per farlo; ma non lo fece. Più forte era la corrente IMPERIALISTA e INVASIVA della Storia.
Niente di diverso è ravvisabile nella Storia seguente, fino ai nostri giorni, come è sotto i nostri occhi.
In poche parole il mio pensiero è che solo se, ad un certo punto, FINISCE un intero RIFERIMENTO STORICO, con riguardo a tutto ciò che lo costituisce (non solo l’arte, la cultura, la conoscenza scientifica, ma le più profonde radici, il passato, il popolo, i costumi, le ideologie, la spiritualità, i progetti, le alleanze e le rivalità, gli indirizzi e le previsioni per il futuro ecc.) e, da quel momento INIZIA un altro RIFERIMENTO STORICO, del tutto diverso, nei termini detti, che si SOSTITUISCE ed abroga TUTTO il precedente, anche se non è escluso (ed anzi è naturalmente da considerare) che possono esserci influenze, commistioni, emulazioni diffuse, solo in questo caso, dicevo, può parlarsi di PASSAGGIO EPOCALE.
Mi rendo conto che quanto da me affermato, richiede alcuni chiarimenti e precisazioni.
Partiamo da DUE EVENTI apparentemente paralleli:
la conquista del Mondo Greco da parte di Roma e la conquista dell’Impero Romano, da parte dei “barbari”.
Si considera, in genere, da parte degli studiosi della materia in trattazione, sotto il profilo storico, filosofico, sociologico, che è significativo, ai fini dell’ individuazione di un nuovo percorso storico, il subentrare di Forze provenienti da diversi assetti politici e sociali, che si IMPOSSESSANO di tutti i parametri culturali e di civiltà del popolo sottomesso, ed escludendo una partecipazione di quest’ultimo, li fanno propri.
Così accadde con la Città di Roma rispetto al Mondo Greco classico.
Così accadde, circa 800 anni dopo, con lo smembramento dell’Impero Romano, ad opera di Vandali, Visigoti, Ostrogoti, Burgundi e così via.
Tuttavia c’è una differenza di fondo abissale ed incolmabile tra le due situazioni, a mio modo di vedere.
I Romani acquisirono tutti gli aspetti evidenti, etici ed estetici dei greci, ma NON le regole di vita, la visione del Mondo, le aspirazioni; cioè quelli che sono, in pratica, i caratteri fondamentali di una società e di un popolo.
Questo fu DAVVERO un passaggio epocale, perché ebbe DEFINITIVAMENTE termine (per quanto sia, poi, sempre da considerare uno spazio di RELATIVITA’ tra le intenzioni e la concretezza degli effetti) quello che io considero il “vero” MODELLO CLASSICO: l’armonia, l’equilibrio, la misura, la frugalità, la visione naturalistica della vita, la non aggressività d’istinto, non propensione al saccheggio, rispetto dei valori, in generale, educazione, esperienza, età, culto della femminilità, bellezza anche d’animo, semplice eleganza ecc.
Tutto questo ebbe TERMINE, e se qualcosa c’era di conservazione di una vitalità troppo irrinunziabile per l’Uomo, per poter essere del tutto estirpata, perché nuovamente emergesse in modo non latente, nascosto o sotterraneo, ma in modo aperto e brillante, dovevano passare 18 secoli circa, con il Rinascimento Italiano, per quanto splendido e fugace, come il bagliore di una Supernova.
E dopo? Più niente fin qui (allorché oltre 5 secoli ancora sono trascorsi). Ma… qualcosa c’è ancora che scorre nel Mondo, a mio avviso; se non altro il rigagnolo del RICORDO e del PENSIERO della Grande Storia Classica.
Il MODELLO ROMANO, da parte sua, come si mosse da allora?
Si ammantò dei segni di una civiltà acquisita o usurpata, che dir si voglia, ma pose termine, come si è detto, a quella fonte da cui, a piene mani, aveva attinto, per continuare su un’altra strada; se ne avvalse, anzi, per dare lustro alle proprie caratteristiche di base: eccesso, grandiosità, opulenza, invasività, organizzazione, egemonia, assoggettamento, spoliazione, primato del potere e della forza, eleganza anche qui, ineccepibile, ma ostentata; tutto quello che non aveva nulla a che vedere con il MODELLO GRECO, e aveva tutti i numeri per dare vita all’IMPERO ROMANO e, con il perfezionamento delle sue capacità di mantenimento del dominio e tessitura dei rapporti, al concetto di IMPERIALISMO. Il primo CADUCO, come ogni umana epopea; il secondo POTENZIALMENTE ETERNO, come patrimonio ideale e non materiale.
Ecco il PASSAGGIO EPOCALE: contemporaneamente qualcosa finisce, e proprio lì, qualcosa inizia.
E’ palese l’infondatezza, a questo punto, dell’espressione “Mondo greco-romano”, con riferimento all’antichità, tuttavia abusata, anche da parte di importanti autori.
L’impossessamento da parte dei “barbari”, dei segni di civiltà, delle leggi, dell’apparato amministrativo, della disciplina anche militare di Roma, non può definirsi, invece, un passaggio epocale, perché essi si IMMERSERO, per così dire, nella DILAGANTE ROMANITA’ e, sostanzialmente, non cambiò nulla.
Cambiarono loro, piuttosto.
Molto sinteticamente, non essendo possibile andare oltre in questa sede:
I Vandali, popolo nomade, dedito a conquiste e saccheggi che non risparmiarono la stessa città di Roma, ma senza sistematicità o programmazione, solo sull’onda dell’emotività e dell’istinto, divennero stanziali, accettarono anche la Religione cristiana (inizialmente di fede ariana, poi anche nicena), assorbirono il concetto di “governo di un regno”, dai Romani, fino ad essere sconfitti e sparire dalla Storia, ad opera dell’Impero Bizantino sotto Giustiniano I.
I Visigoti, che accettarono in pieno la tradizione giuridica romana, ebbero sorte non dissimile, e, all’inizio dell’VIII secolo, dovettero definitivamente soccombere all’invasione islamica.
Ugualmente può dirsi degli Ostrogoti che si insediarono in Italia, dopo aver sconfitto Odoacre, che aveva deposto Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’Occidente, e furono, successivamente, sconfitti dai Bizantini.
I Burgundi ebbero, a loro volta, analogo destino e seguirono, infine la sorte dei Franchi, popolo che andava affermandosi nell’Europa centro-occidentale, come espressione di Regni che costituirono, poi, in gran parte, feconda eredità del Sacro Romano Impero, che, con gli stessi parametri, era caratterizzato da maggiore stabilità e assorbimento di tutta la Storia precedente, e si espandeva dalla Sassonia in Germania, Francia, Italia; definito, in seguito, il Primo Reich, fu diretta filiazione dell’Impero Romano d’Occidente.
I popoli che subentrarono ai Romani, quindi, perpetuarono i caratteri del grande Impero: grandiosità, opulenza, invasività, organizzazione, egemonia, assoggettamento, spoliazione, primato del potere e della forza, e rinunziarono ai propri canoni etici ed estetici per acquisire ed interpretare quelli romani.
Dopo aver abbandonato, senza troppi rimpianti, le vie di Atene, Sparta, Corinto ecc. [con l’unica splendida eccezione, secondo me, del Rinascimento Italiano, al quale ho già fatto cenno, che dimostrò come lo SPIRITO del MONDO CLASSICO, esile ruscello diventato fiume, sia pure in modo effimero e per breve tempo, dopo aver attraversato, per quanto debilitato, circa 8 secoli di prosecuzione dell’Impero Romano e 10 secoli di Medio Evo, senza prosciugarsi né arenarsi (il che, indubbiamente fu dovuto anche all’accoglienza sotto l’ala protettiva del Ramo Orientale dell’Impero, caratterizzato, nel tempo, da una raffinata cultura e visione illuminata della vita pubblica, soprattutto dopo il definitivo e ineluttabile tramonto dell’Impero Romano d’Occidente), potesse ancora essere di richiamo e di esempio per le future generazioni], il Mondo non esitò a percorrere con determinazione e senza alcun limite, le vie di Roma.
E’ curiosamente da rilevare, e va qui annotato, come, in linea generale, la storia dei popoli che direttamente e apertamente devastarono Roma e il suo Impero, non ebbe poi un seguito degno di nota.
Si affermarono, invece i sistemi sociali che avevano assorbito e perpetuavano la Romanità, episodicamente anche con l’apporto dell’Impero Romano d’Oriente, che con l’arte diplomatica e la sapiente gestione delle tradizioni e delle connotazioni da cui proveniva e ricavava la sua stessa ragion d’essere, riuscì a durare per quasi tutto il Medio Evo, prima di essere a sua volta eliminato dallo scenario mondiale, ad opera dell’Impero Ottomano, 40 anni prima della scoperta dell’America [la divisione e la spartizione tra i due figli, alla morte di Teodosio I, nel 395 d.C. (80 anni prima della deposizione di Romolo Augustolo), dell’Impero, in Impero Romano d’Occidente (imperatore Onorio, fratello minore di Arcadio, del quale, dopo un tentativo di usurpazione fu successore Valentiniano III, figlio della sorella Galla Placidia e di Costanzo III che aveva associato al trono e successivamente un susseguirsi di generali/imperatori per pochi anni, se non per pochi mesi, giungendo quindi alla inevitabile fine) e Impero Romano d’Oriente, più ricco e pertanto affidato al primogenito Arcadio (successore Teodosio II), DUE RAMI dell’Impero, DIVISI, ma pur sempre UNITI, per quanto caratterizzata da alterne e contrastanti vicende e pur non essendo degni di nota i primi passi, in mano ad Imperatori privi di effettive capacità, si rivelò, infine, una saggia e lungimirante scelta, per il perdurare e il mantenimento dello splendore, ad Oriente . Al disastro totale non avrebbe resistito, fin dalle prime invasioni barbariche, l’Impero unito].
Per molti secoli è continuato e permane tuttora, il MITO di ROMA, perché si perpetuano e si evolvono il concetto e la pratica dell’IMPERIALISMO, attraverso il COLONIALISMO, le GUERRE di egemonia e di influenza, GENOCIDI e STERMINI, il CONSUMISMO, lo SFRUTTAMENTO indiscriminato delle RISORSE, la DEFORESTAZIONE, l’INQUINAMENTO massiccio (emblematico il Pacific Trash Vortex, la grande isola di plastica in mezzo al Pacifico) con conseguente scioglimento dei ghiacciai eterni e sconvolgimenti atmosferici che sono sotto i nostri occhi, la GLOBALIZZAZIONE e, da ultimo il CONTROLLO TRANSNAZIONALE e MONDIALE dell’Economia, da parte delle Banche e delle Multinazionali.
Ultimo stadio, questo dell’HOMOGENOCENE, per dirla alla Michael SAMWAYS (come ci ricorda C. Mann), dopo di che, a quanto pare, non potrà che esserci l’HOMOTANATOCENE (mia definizione), e cioè l’AUTODISTRUZIONE dell’Umanità col moltiplicarsi e sovrapporsi e intrecciarsi, come i tentacoli di una gigantesca piovra, di tutti i percorsi esasperati, derivanti dall’unico ceppo iniziale dell’IMPERIALISMO e, specificamente dell’Imperialismo Romano che, più concretamente e in modo imponente, ne è stato espressione. Molto difficile uscirne, ma non impossibile (richiamo qui tutte le mie precedenti considerazioni sul tema; a partire da “Rumore di passi nei giardini imperiali” – v. LITERARY – www.literary.it )
ROMA significò ARRICCHIMENTO a discapito di altri popoli, quando anche fossero portatori di una grande antica civiltà, come dimostrato dai numerosissimi obelischi egizi traslati a Roma, dagli Imperatori Romani e impiantati in tutte le piazze, ad opera loro e, successivamente, dei Papi che li avevano gelosamente conservati a tale scopo (da ultimo ci ha provato anche il nostro Duce con la stele etiopica di Axum, ma è poi finita in burletta, come doveva essere e come, farsescamente, l’episodio si riporta, ed è riportato anche da pennivendoli odierni, alla tragica pagliacciata del Fascio).
Ugualmente può dirsi dei CONQUISTADORES della Penisola Iberica, che prosciugarono tutte le miniere di metalli e pietre preziose del Centro-Sud America; per la Francia, basta guardare il Museo del Louvre a Parigi, dove non manca anche un moai dell’isola di Pasqua, quello che parve più imponente e meglio conservato agli ufficiali di marina che, senza alcun accordo o condivisione, ma solo con l’ARROGANZA dei dominatori, se ne impossessarono; per l’Inghilterra, a parte il fiore all’occhiello del più grande museo egizio al Mondo, si ricorda l’appropriazione del frontone del Partenone.
Dalla parte dei POPOLI SACCHEGGIATI troviamo quindi, i Greci; mentre dalla parte dei ROMANI troviamo, sempre, in Occidente e, ormai, nel Mondo globalizzato, gli IMPERIALISTI, i saccheggiatori.
Ancora una volta, una contrapposizione netta tra le due civiltà e, come si vede, nessun ulteriore “passaggio epocale” rispetto a quello del III / II secolo a. C. al quale si è, sopra fatto cenno.
Con tutto l’enorme volume di STORIA che precede queste mie modeste e sintetiche parole, il modello classico della GRECIA ANTICA, rimane ancora quello di tutta l’Umanità, quello al quale aspiriamo, almeno come dimensione IDEALE.
Il modello dell’epopea di ROMA è invece sempre quello dell’IMPERO, del DOMINIO, quindi delle guerre, del sangue, delle violenze, delle ingiustizie, degli stupri e degli stermini; quello dal quale vorremmo fuggire, e purtroppo è di dimensione assolutamente REALE e MATERIALE.
La Storia, tuttavia, continua e, in questo primo scorcio del XXI secolo, molti drammatici e inediti eventi si affacciano ripetutamente e prepotentemente all’orizzonte.
14 agosto 2016
Alberto Liguoro
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