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Parco Nord Milano, il Festival della Biodiversità ascolta le voci della terra

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Dal 12 al 24 settembre 2019 Parco Nord Milano organizza la 13° edizione del Festival della Biodiversità, entrato ormai nelle abitudini settembrine dei milanesi.

La manifestazione nazionale, celebre per i temi della natura e della sostenibilità, quest’anno si ispira ai valori stabiliti dall’UNESCO, che ha proclamato il 2019 ”Anno internazionale delle lingue indigene” con l’obiettivo dichiarato di “preservarle, tutelando i diritti e il benessere di chi è in grado di tenerle in vita”.

Per tredici giorni il Festival diventa una finestra sul mondo delle lingue native attraverso le tante iniziative in programma capaci di valorizzare l’unicità dei loro contesti naturali e di concentrare l’attenzione sui linguaggi della natura, e sulle relazioni che le popolazioni indigene instaurano con gli elementi naturali.

Da anni il Festival propone un percorso interculturale a più voci, lontano da forme facili di sensibilizzazione e consapevolezza. Quest’anno il cammino parte dalle voci della Terra legate tra loro da corde primordiali.

 

Si tratta di un viaggio che offre al grande pubblico gli eventi più amati e diventati ormai essenza stessa del Festival, come i tanti laboratori per bambini e le loro famiglie con proposte di letture e passeggiate nella natura, di girono e di notte; i mercati dei piccoli produttori scelti da Slow Food; i workshop per adulti a tema naturalistico o artistico per un programma di tredici giorni di intense attività. Torna anche “Fino alla fine della notte”, lo speciale sleeping concert a cura del complesso Enten Hitti, uno dei più originali gruppi di ricerca musicali italiani, che quest’anno propone un concerto meditativo condotto da Juri Camisasca, cantautore, musicista, mistico, collaboratore di Franco Battiato, autore di canzoni per Alice, Giuni Russo, Milva.

 

Il Festival negli anni ha saputo far proprio anche il linguaggio del teatro e le sue grammatiche. L’arte si riappropria così dei suoi spazi, come il Teatrino Breda –  testimone di spettacoli dove il teatro si fonde con la natura – e ne inventa di nuovi come il Lago di Niguarda.

Accade quindi che la natura diventi un’estensione dell’azione teatrale, e non semplice scenografia. Ed è ciò che avviene in tutti gli spettacoli in programma scelti dalla direttrice artistica Lorenza Zambon: Berta. Canto alla terra. Una narrazione lirica di Teatro Nudoecrudo, un inno in difesa del pianeta affidato alla voce potente  dell’attivista Berta Caceres, leader dell’etnia Lenca; le Otto Montagne di Minima Theatralia, trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti; Emigranti di Faber Teatro, un viaggio teatrale e musicale alla scoperta di nuove terre e antiche culture; Quattro passi per sgranchirsi l’anima, con la leggerezza che solo Antonio Catalano da trasmettere; Miti di Stelle di O Thiasos TeatroNatura, diretto da Sista Bramini e tratto dalle Metamorfosi di Ovidio; Il Paese che non c’è di Ura Teatro e Gigi Gherzi sull’epopea del popolo curdo; Zanna Bianca con Francesco D’Elia, liberamente ispirato ai romanzi e alla vita avventurosa di Jack London.

 

In questo viaggio tra le culture e i grandi ecosistemi del mondo accade che le voci più lontane si mescolino anche con il cibo. Ed ecco allora nascere il MEET-NIC, un grande e partecipato pic-nic biodiverso in cui i partecipanti condividono pietanze delle proprie origini, e dove cibo diventa mediatore tra lingue diverse, per incontrarsi tra sconosciuti e comunicare per comprendersi.

 

Presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema, il festival propone la rassegna La lingua misteriosa del cinema, un viaggio in otto film dalle origini della lingua sino alle culture e alle popolazioni che la globalizzazione sta scartando. Non mancherà una proiezione per i più piccoli con il film d’animazione I primitivi (Nick Park, 2018), che racconta le avventure di una bizzarra tribù dell’Età della Pietra.

 

Il Festival della Biodiversità non abbandona il linguaggio della divulgazione scientifica che ne contraddistingue gli incontri, mescolato quest’anno da quello più antropologico. Infatti a partire dall’incontro di apertura, si rende evidente da un lato la distinzione del concetto di biodiversità in natura e in ambito culturale; dall’altro il nesso tra biodiversità culturale e etnolinguistica, senza che una posizione ideologica a tutela degli ecosistemi e delle specie in via d’estinzione alimenti il falso mito di un “buon selvaggio”.

 

 

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