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Castellammare di Stabia

Operazione “doppio jack”: smantellato sistema di truffe e gioco d’azzardo illegale

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span id="MainContent_Testo">Questa mattina, oltre 100 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali domiciliari disposta dal G.I.P. presso il Tribunale di Firenze, Dott. Angelo Pezzuti, su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Capo di Firenze, Dott. Giuseppe Creazzo. Destinatari di queste ordinanze sono 7 persone, ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa. Oltre ai provvedimenti di arresto, sono  sequestrate 14 sale da gioco, dieci immobili, sette autovetture, quote societarie relative ad otto imprese e le disponibilità finanziarie depositate su oltre trenta conti correnti relativi alle 40 persone complessivamente indagate. Sequestrata anche una società maltese per un valore complessivo di € 8.417.000. Inoltre sono state eseguite 30 perquisizioni nelle province di Firenze, Roma, Venezia, Prato e Pistoia. Le indagini, svolte dai Finanzieri della Compagnia di Empoli sotto la direzione del Sost. Proc. Dott. Filippo Focardi, sono iniziate versola fine del 2013, a seguito di alcuni riscontri emersi durante un controllo ispettivo effettuato presso il citato capoluogo empolese nei confronti di un’associazione sportiva dilettantistica. Le Fiamme Gialle avevano scoperto in quell’occasione che diversi apparecchi da intrattenimento (della tipologia slot machines), durante il loro funzionamento, non erano stati collegati al server nazionale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, procedura necessaria per monitorare i reali flussi di gioco degli avventori e, quindi, conseguentemente poter calcolare l’imposta dovuta all’Erario dalla normativa vigente per ogni singola giocata (c.d. “PREU” – Prelievo Erariale Unico). Gli ulteriori verifiche investigative, svolte sotto il coordinamento della Procura di Firenze, hanno permesso di individuare l’esistenza di una strutturata organizzazione criminale – di cui facevano parte, a vario titolo, 40 persone italiane e straniere – ben attrezzata per creare sale gioco clandestine (camuffate da enti associativi non commerciali, formalmente non aventi scopo di lucro, quali Associazioni sportive dilettantistiche, circoli culturali e/o internet point, posti telefonici, il cui oggetto ed attività sociale indicato nei relativi statuti ed atti costitutivi ben si presta come paravento all’attività illecita ivi perpetrata e, comunque, del tutto estranea rispetto all’effettiva attività ivi esplicata) ubicate in diverse Regioni del Paese (Toscana, Lazio, Veneto, Marche e Emilia Romagna). La tecnica fraudolenta posta in essere dal dominus della truffa (un imprenditore veneziano di 50 anni) con la collaborazione di un tecnico informatico, consisteva nell’aver messo a punto una piattaforma di gioco on line illegale che consentiva di collegare i video giochi/slot machines presenti nelle sale gioco clandestine ad un server posizionato fisicamente nell’isola di Malta, in grado di conteggiare le vincite senza rendicontarle al Fisco italiano, in modo da non versare i rilevanti importi dovuti a titolo di imposta. Le 24 sale da gioco clandestine inizialmente individuate dopo laboriose e prolungate indagini, frequentate per lo più da soggetti di etnica cinese, erano dotate di apparati di videosorveglianza e di sofisticati congegni tecnici che, applicati sulle macchine da gioco, erano in grado di “resettare” le stesse nel caso di controlli ispettivi delle Forze di Polizia, interrompendo immediatamente il collegamento con la piattaforma illegale. Allo stato attuale, una stima iniziale calibrata su 3 “sale da gioco” abusive scoperte ha consentito di quantificare giocate mensili effettuate per oltre € 10.000.000 ed un’imposta evasa per circa € 6.000.000. Nei confronti di tutti gli indagati e di altri soggetti coinvolti nel contesto investigativo sono in corso ulteriori approfondimenti di natura economico-finanziaria per verificare la provenienza del danaro ed i connessi accertamenti tributari per quantificare l’evasione fiscale compiuta ai danni dell’Erario.


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