Giacomo Matteotti: a 97° dal suo barbaro assassinio fascista, da tutti i sinceri democratici viene ricordato per il suo civico coraggio
Omaggio a Matteotti nel 97° anniversario del barbaro crimine fascista
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97° dal suo barbaro assassinio per mano fascista, Giacomo Matteotti viene da tutti i sinceri democratici ricordato per il suo coraggio politico.
Fu consapevole che l’avrebbe pagato con la vita. E tuttavia non si tirò indietro, di fronte al dovere etico di difendere la democrazia in pericolo.
Nel 1924 il clima politico in Italia era rovente. Il partito fascista, capeggiato da Mussolini, spadroneggiava con prepotenza e con violenza inaudita.
Le squadracce di picchiatori regolavano alla spiccia i conti con gli avversari politici, con olio di ricino e botte a colpi di manganello e giù di lì.
Ad aprile si tengono le elezioni politiche, non proprio del tutto limpide e serene, per le intimidazioni e le violenze che si succedettero in quei mesi.
Il 30 maggio l’onorevole Matteotti, 39 anni, pronuncia un coraggioso discorso in cui denuncia con vigore e sincera passione democratica i brogli elettorali e la violenza operate dalla nascente dittatura fascista.
Il discorso colpisce molte coscienze democratiche in Aula e fuori dall’aula parlamentare.
Ma l’impegno politico di Matteotti lo porta ad occuparsi ad indagare non solo sulla violenza ma anche sulla corruzione del governo. Egli svela un affare di tangenti che riguarda la concessione petrolifera della Sinclair Oil, che vede coinvolto, nientemeno, Arnaldo Mussolini, fratello minore del duce.
Per il nascente regime dittatoriale è troppo tollerare che venga sbandierato un simile scandalo. Si sa che Matteotti ha tutto pronto ed il 10 giugno si sta recando in Parlamento da dove avrebbe tuonato un’altra raffica di accuse di corruzione contro i fascisti che si presentavano come salvatori della Patria, incorrotti ed incorruttibili.
Ma per strada viene rapito da una squadra di ben cinque vigliacchi sicari che lo caricano a forza su una macchina dove lo scannano a coltellate. Poi lo vanno a seppellire nella campagna romana.
Egli se lo sapeva che non gliela avrebbero perdonato e che gli avrebbero fatto la pelle. Infatti, quando finì il suo discorso alla Camera, sui brogli elettorali i suoi compagni di partito si complimentarono con lui.
«Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me», fu la sua lucida e consapevole risposta.
Ma ai suoi avversari politici disse pure: «Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai ».
Ed, infatti, dei cinque vermiciattoli che l’uccisero nessuno se ne ricorda. Mentre di Giacomo Matteotti, del suo coraggio e dei suoi ideali di libertà e di uguaglianza tra gli uomini, tutti ce ne ricordiamo.
Ed in questo giorno di anniversario gli rendiamo onore con deferente omaggio. Grazie onorevole Matteotti!
Omaggio a Matteotti nel 97° anniversario del barbaro crimine fascista // Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia