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Napoli, l’autista dell’ambulanza sequestrata dalla gang:”Ostaggio di cavernicoli senza cultura, servono simboli positivi”

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P. P., 58 anni, da circa 20 al lavoro come autista sulle autoambulanze del 118 in città. Un lavoro usurante, soprattutto per i rischi che si corrono a Napoli. Basta pensare alle recenti dichiarazioni del presidente dell’Ordine dei Medici della città partenopea che aveva paragonato la situazione di pericolo del personale 118 napoletano a quella dei medici di Raqqa. Domenica sera è stato vittima anche lui dell’escalation di violenza che ha investito i sanitari di Napoli: al Vecchio Pellegrini, dopo aver condotto in ospedale un paziente oncologico colpito da un infarto, è stato sequestrato, insieme all’ambulanza da una gang di ragazzi esagitati che sotto minaccia lo hanno condotto sul luogo di un incidente mortale dove erano già presenti altre due ambulanze.
«Cavernicoli scesi dai vicini Quartieri Spagnoli – ha raccontato l’autista a IlMattino – privi di cultura, senza scolarità, che non hanno rispetto per nulla e che non capiscono come funziona il servizio dei soccorsi, né intendono rispettarne le regole. Gente che non legge i giornali e nemmeno le cronache, i loro unici interessi sono legati al calcio, alle vicende di Sarri e del Napoli. Forse solo allo stadio si potrebbe cercare di scalfire questo muro di incultura e indifferenza, magari veicolando corrette informazioni arruolando come testimonial uno dei loro beniamini, come Insigne. Simboli positivi di un riscatto sociale che, per l’impatto emotivo che hanno su questa fascia di popolazione, potrebbero instradarne anche i comportamenti e stigmatizzarne le devianze».


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