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Castellammare di Stabia

Napoli, lascia il compagno e vola all’estero: condannata

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Ora il bambino non parla più italiano

Il giudice monocratico del Tribunale di Nola (Napoli) ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione, in contumacia, una donna ucraina di 29 anni accusata di sottrazione internazionale di minore. Il giudice le ha anche sospeso la potestà genitoriale. La donna il 29 gennaio 2017 è fuggita da Volla insieme con il figlio che allora aveva due anni, nel suo paese di origine, senza dire nulla al convivente, 35 anni, padre del bambino, che da allora non ha più visto il figlio.

Dopo la denuncia presentata alle forze dell’ordine iniziano le indagini e grazie all’Interpol si riesce a sapere che il piccolo sta bene. In questi due anni e mezzo i contatti tra padre e figlio sono stati rarissimi. L’ultimo contatto telefonico tra padre e figlio, che ora ha quattro anni e non parla più italiano, risale allo scorso mese di giugno.
“C’è bisogno di in un’intervento legislativo mirato sia in campo nazionale che internazionale”, sostiene l’avvocato Sergio Pisani, che insieme con Angelo Pisani difende il padre. “La convenzione dell’Aja va del tutto rivista. I tempi delle procedure di rientro non tengono conto del fatto che un minore se sottratto in tenera età non rientrando in tempi ragionevoli rischia di dimenticare del tutto l’altro genitore”, sottolinea il legale. “Bisogna inasprire le pene e prevedere idonee misure cautelari – aggiunge – altrimenti casi come questi continueranno a essere all’ordine del giorno. Lo Stato d’origine deve ottenere l’immediato rientro in tempi brevi”.

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