Si accendono i toni tra società e comitati di quartieri
Non si placano le polemiche relative alle operazioni di restauro delle Torri Aragonesi in via Marina, a Napoli. Dai rallentamenti dei lavori alle pubblicità affisse sui monumenti, le controversie dal 2013 a oggi sono state tante e sempre diverse. Oggi il dibattito si arricchisce di una nuova vicenda che mette al centro i materiali adoperati per il recupero delle torri.
Nei giorni scorsi il presidente del comitato Portosalvo, Antonio Pariante, aveva richiamato l’attenzione su presunte sovrastrutture cementizie alla sommità della torre cosiddetta “spinella”. Non solo: anche l’abbandono dell’area e la mancanza di cartellonistica da cantiere sono argomenti al centro di questa ultima querelle.
“Qui manca tutto” afferma Pariante, “ed i lavori non stanno rispettando le tempistiche previste. Per la torre “spinella” siamo al 22%, per quella “brava” al 29% e per la murazione appena al 33%. Oltretutto, girando per il cantiere, ne constatiamo l’abbandono e la mancanza di indicazioni utili al riconoscimento della ditta che gestisce il restauro e che deve spiegarci quali materiali sta adoperando”.
La Uno Outdoor però, società a cui vennero affidati i restauri, rispedisce al mittente le accuse. “Non c’è motivo di dubitare della correttezza dei lavori – afferma l’avvocato Antonio Parisi – che sono autorizzati dalla soprintendenza e realizzati attraverso una impresa specializzata. Tutte queste polemiche sono fuori luogo anche perché è stata utilizzata una finitura in calce, così come richiesto dalla soprintendenza, perfettamente compatibile con i materiali sottostanti”.
Un dibattito senza esclusione di colpi quello tra la società e i comitati di quartiere che a questo punto, attendono la sentenza della giustizia amministrativa attesa entro fine giugno che stabilirà se i lavori dovranno proseguire o dovranno essere definitivamente fermati.
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