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Castellammare di Stabia

Monumento ai Caduti di Castellammare di Stabia: Anniversario

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n Piazza Principe Umberto, una delle più belle della nostra città, si erge il Monumento ai Caduti. In migliaia ogni giorno in questo luogo di incontri e socialità si fermano o passano, osservando distrattamente la bronzea statua alata che si erge sulla cima dell’opera marmorea.

Agli occhi ingenui di un bambino sembra un angelo con le braccia sollevate in un gesto di protezione divina. E di una divinità si tratta, ma pagana: la Vittoria alata, la Nike degli antichi Greci che, nella sua classica bellezza, dall’alto guarda le acque del Golfo di Napoli, sollevando una corona d’alloro.

La storia sul Monumento ai Caduti di Castellammare di Stabia

Oggi si ricorda il 90° anno dalla sua inaugurazione, avvenuta il 29 marzo del 1931 e qui c’è da raccontare un “gossip storico” che non tutti conoscono.

Il monumento fu commissionato da un Comitato cittadino nel 1925 all’artista prof. Giuseppe Renda, con lo scopo di glorificare i Caduti e suscitare l’amore patrio, senza simboli difficili e ispirandosi alle grandi opere classiche.

Tre anni dopo il monumento era pronto nella sua imponenza e classica armonia ed era tutto pronto per l’inaugurazione prevista per domenica 28 ottobre 1928, quando improvvisamente il Vescovo si rifiutò di presiedere alla cerimonia.

A suo avviso, nei bassorilievi bronzei alla base della Vittoria Alata erano ritratti alcuni nudi maschili che erano considerati scandalosi.

Il Monumento rimase nascosto per circa tre anni, perché il maestro Renda si rifiutava di coprire le nudità nei bassorilievi incriminati. Infine l’artista si convinse ad effettuare le modifiche richieste e il Monumento ai Caduti fu inaugurato, ma con quasi tre anni di ritardo.

A distanza di novant’anni resta una delle opere più importanti nell’immaginario collettivo, non solo perché è un’icona di Castellammare di Stabia, ma anche perché ancora oggi continua a tener vivo nel cuore degli Stabiesi il ricordo di quanti si sacrificarono per la Patria e per l’amore della propria città.

Adelaide Cesarano


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